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Amantissimi Redemptoris di Pio IX sulla Messa, stupenda introduzione del sito maranatha.it

Ultimo Aggiornamento: 14/06/2009 09:36
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26/05/2009 00:20
 
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INTRODUZIONE
 ALLA


AMANTISSIMI REDEMPTORIS

LETTERA ENCICLICA DI SUA SANTITÀ

Pio PP. IX


 

L'enciclica di Pio IX è uno splendido esempio di dottrina, che nella sua brevità permette di cogliere insegnamenti lapidari e informazioni preziose, riguardo alla fede nell'eucaristia e riguardo al Sacerdozio Ministeriale.

Nell' Enciclica, datata 3 maggio 1858, il Pontefice esalta la missione e la centralità dei Sacerdoti rispetto all’assemblea, chiamati ad offrire, nell'incruento sacrificio della Messa, quella stessa Vittima che ha riconciliato l'umanità con Dio Padre. Raccomanda ai ministri della Chiesa di adempiere scrupolosamente al loro dovere, senza badare a sacrifici, per la salvezza delle anime loro affidate.

Nell’anno dedicato ai sacerdoti vogliamo proporre la riscoperta di un’enciclica solida e nello stesso sintetica circa il profondo valore della Santa Messa.

Con questa ampia introduzione vogliamo con profondo senso di responsabilità denunciare chi, in questi decenni, ancora continua a confondere e disorientare le anime verso quel cuore palpitante della nostra fede: la Santissima Eucaristia

La nostra missione è sempre stata a servizio della Liturgia, ora ci sentiamo di dover difendere questo tesoro.

Come umili e inappropriate sentinelle vedendo in questi anni tanta confusione perdurare, nonostante tanta chiarezza dogmatica e dottrinale, ci sentiamo, in questo anno dedicato ai sacerdoti, di rimettere in luce grazie a questa Enciclica così attuale, il senso della Messa e la missione del Sacerdote contro chi impunemente continua ad oscurare questo luminosissimo mistero diffondendo abbondanti errori e banali e banalizzanti personali interpretazioni, perché sappiamo bene che il monito del profeta Ezechiele vale tanto per loro quanto per noi.

Se tu, ammonirai il malvagio e questi non desisterà dalla sua scelleratezza e dalla sua prava condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu avrai salvato te stesso. ... Se non lo avrai ammonito, egli morirà per il suo peccato e non saranno ricordate le opere giuste che egli ha compiuto, ma io esigerò da te il suo sangue” Cfr. Ez 3, 19.21.

...

 

Il titolo rimanda immediatamente a quello che è il senso centrale di tutta l'enciclica. L'amore di Cristo per la sua Chiesa è così grande, che egli ha voluto essere sempre presente, sempre operante in mezzo ad essa. L'amore di colui che ha operato la redenzione dell'umanità, si manifesta all'umanità stessa tramite una assistenza continua, una presenza che dall'Ascensione non è venuta né verrà mai meno. Il mistero con cui è realizzata questa miracolosa presenza è la Chiesa stessa.

Infatti il Signore Gesù ha voluto istituire la Chiesa Cattolica come società in cui viene perpetuata la redenzione da lui operata, in cui viene insegnata la sua parola di verità, in cui viene rinnovato miracolosamente e misteriosamente l'unico Sacrificio del calvario, nel quale si è compiuta l'azione sacerdotale di Gesù, che non ha mai fine.


Gesù è l'unico mediatore tra il Padre e l'umanità, l'unico che possa salvare l'uomo dall'inferno. La Chiesa è l'istituzione da Lui voluta, per radunare e salvare tutti gli uomini che accolgono la Sua Salvezza e la Sua Grazia.


Nella Chiesa, la presenza di Cristo è manifestata principalmente attraverso i sacramenti. Tra tutti, in modo particolare il Beato Pio IX ci invita ad apprezzare (particolarmente) la Santissima Eucaristia e l'Ordine Sacro: il Sacerdozio Cattolico


Ogni sacramento fuoriesce dal costato di Cristo, trae origine dal Sacrificio, è finalizzato a rendere presente l'azione redentrice operata dal suo Preziosissimo Sangue.

Così il Sacerdozio è finalizzato alla celebrazione dell'Eucaristia, con cui si rende presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, la Persona di Nostro Signore, Gesù Cristo.


E' importante riflettere come anche nel Sacerdozio vi sia una forma di presenza di Cristo. Infatti il Sacerdozio Ministeriale altro non è che il modo con cui il Capo della Chiesa, Cristo, celebra i Sacri Misteri, personalmente ed individualmente, ogni volta che un Ministro, ossia un uomo chiamato a prestare le proprie membra all'azione divina del Capo, celebra un Sacramento, è Cristo stesso, presente ed operante, che celebra.

Come si è detto, la principale funzione per cui Cristo ha stabilito che fosse esercitato il Sacerdozio Ministeriale nella sua Chiesa, è la celebrazione del Sacrificio. Tale Sacrificio è il medesimo di Melchisedek, re di Salem (Gerusalemme).

Il Papa ci ricorda dunque come il Sacrificio compiuto da Cristo come sommo Sacerdote, offrendo se stesso, è un Sacrificio gradito a Dio, avente il potere di placarlo, di impetrarne le grazie e di soddisfarlo.

Proprio così.

Può sembrare paradossale ai nostri tempi, parlare di Sacrificio in questi termini. Pensare che il Padre debba essere placato “tramite il Sangue del Figlio”, potrebbe ripugnare ad alcune persone.

Ricordando Melchisedek, il Papa ci ricorda come il Salmo 109 si riferisca a Cristo: Melchisedek è il Sacerdote del Dio Altissimo che celebra il Sacrificio puro, gradito a Dio. Cristo, Sacerdote come Melchisedek, celebra un Sacrificio totale, puro, immacolato, gradito a Dio, di portata e perfezione tali da rendere superflui e superati (quindi non necessari) tutti gli altri sacrifici.
 

Tuttavia occorre rendersi conto della durezza delle parole utilizzate. Dio è placato dal Sacrificio del Figlio, esattamente a guisa degli dei pagani, che erano placati dal sangue degli olocausti. Di fronte a queste parole, diverse possono essere le reazioni.


Vogliamo proporre due esempi, uno del Arcivescovo di Friburgo, Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca e l’altro del fondatore del Cammino Neocatecumenale.

Robert Zollitsch, “Cristo non è morto per i peccati della gente come se Dio avesse preparato un'offerta sacrificale, un capro espiatorio. Piuttosto, Gesù ha offerto soltanto “solidarietà” con i poveri ed i sofferenti, questa è la grande prospettiva: questa tremenda solidarietà.” Cfr. Dichiarazione pubblica, 21 aprile 2009.

Kiko Arguello: “Carmen vi ha spiegato come le idee sacrificali che Israele aveva avuto ed aveva sublimato, si introdussero di nuovo nella eucaristia cristiana. Forse che Dio ha bisogno del Sangue del Suo Figlio, del suo Sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel Sacrificio di suo Figlio alla maniera degli dèi pagani. Per questo gli atei dicevano: che tipo di Dio sarà quello che riversa la sua ira contro Suo Figlio sulla croce?... e chi poteva rispondere?” Cfr. Orientamenti alle equipes dei catechisti per la fase di conversione p. 333.

e anche:  “Ci permettiamo ricordare che sul Sacrificio della messa si insegna che il concetto di Sacrificio è stato introdotto per compiacere i pagani al tempo di Costantino. In realtà la messa è solo una presenza-passaggio del Cristo che, ovviamente, dopo il passaggio, non rimane più dentro il pane, ecc. Tuttavia, questo non ditelo agli altri cristiani, perché non sarebbero ancora in grado di capirlo”. Cfr. Annuncio di Quaresima 2008.


Reazioni che fanno capire, a tutti coloro che pensano che una enciclica del 1858 possa essere datata o peggio, superata, quanto invece il suo contenuto sia ancora attualissimo e problematico - nel senso di fortemente interpellante lo spirito e la coscienza - per i molti che sono usciti dall’alveo del Magistero perenne.

Riflettere sull'essenza del Sacrificio significa riflettere sul mistero più profondo della nostra fede. Il Sacrificio di Cristo, rimanda al mistero di iniquità in cui l’uomo si è lasciato coinvolgere divenendo nel contempo carnefice e vittima, che ne ha causato la caduta e la rovina.

Banalizzare il Sacrificio, dubitare della sua necessità e della potenza satisfatoria che porta con sé, significa sottovalutare la gravità del peccato originale, minimizzare gli effetti di quel peccato sulla natura e sul rapporto con Dio. Banalizzare il Sacrificio significa banalizzare il peccato, che ha spinto Dio a sacrificare suo Figlio, e in ultima analisi significa banalizzare Dio stesso, l'onore che gli è dovuto e l'amore che ha e che ha manifestato con l’Incarnazione del Verbo nei confronti dell'uomo. A tanto odio nei confronti del proprio creatore si arriva, semplicemente sottovalutando l'essenza del Sacrificio.

Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) citando per altro Trento: “Con la sua obbedienza fino alla morte, Gesù ha compiuto la sostituzione del Servo sofferente che offre se stesso in espiazione, mentre porta il peccato di molti, e li giustifica addossandosi la loro iniquità. Gesù ha riparato per i nostri errori e dato soddisfazione al Padre per i nostri peccati”. (n.615).

Occorre precisarlo: per comprendere ciò che è stato il Sacrificio di Cristo, occorre avere ben chiara la reale entità del peccato. Il peccato fu un vero danno, una catastrofe, una rivoluzione e distruzione che la creazione ha riversato su se stessa, contro il suo creatore, perché il peccato è “distacco” da Dio e dal Suo Progetto per l’uomo. Tale danno è reale, tangibile, di proporzione devastante. Così grave da meritare l'inferno per tutti gli uomini, per sempre. Così grave da non meritare affatto l'amore di Dio.

Dio ha pertanto stabilito il Sacrificio del Figlio, per poter riparare il danno causato dagli uomini. La relazione causale tra peccato e redenzione, mostra senza equivoco che il Sacrificio è causato dal peccato, come riparazione e riscatto da questo.

La proporzione del peccato è stata così grave, che è stato Dio stesso a dover intervenire per rimediare, sfuggendo alle possibilità umane, di riuscire a sopperire alle loro stesse responsabilità morali. L'uomo non ha la capacità di ricreare nel bene ciò che ha corrotto con il male, non ha la capacità di donare la grazia, là dove l'ha tolta, di dare la vita là dove ha dato la morte. Le possibilità umane ammutoliscono impotenti di fronte alla reale gravità del peccato da lui stesso compiuto.


Se la responsabilità del peccato è di tutti gli uomini, tuttavia la possibilità di rimediare è solo di Dio. Solo Dio è in grado infatti di operare in modo perfetto, di sanare il male, di ridare la vita, di conferire la grazia dove manca. Solo Dio, poteva salvare, e ha salvato l’uomo divenendo uomo Egli stesso.

Solo un uomo perfetto senza peccato senza macchia poteva, con il suo Sacrificio volontario e puro ristabilire e riparare il danno ristabilendo la giustizia. Solo l’Uomo-Dio poteva riscattare non solo i peccati commessi nel passato e nel presente, ma tutti i peccati degli uomini fino alla fine del mondo.


Per questo, tramite l'incarnazione del Verbo il Padre ha mandato il Figlio nel mondo affinché prendesse la natura umana, associandosi come vero uomo a tutta l'umanità (questa è la vera solidarietà che Cristo ha con l'uomo); come vero Dio ha avuto il potere di rendere la sua azione riparatrice perfetta, ossia del tutto rispondente alla soddisfazione dovuta al Padre creatore, dalle creature colpevoli; tramite l'unione delle due nature nell'unica persona divina, ha reso possibile il Sacrificio come azione teandrica, ossia divina (quanto alla perfezione dell'atto) ed umana (quanto alla solidarietà con i responsabili del danno).


Caratteristica del Sacrificio è l'innocenza della vittima, il modo cruento con cui esso si realizza, l'accoglienza della divinità verso cui si indirizza.

Cristo si è offerto come vittima, poiché solo lui poteva essere gradito al Padre. Solo Cristo infatti è veramente puro, privo di ogni difetto, senza alcuna macchia di peccato, completamente innocente. Non si sarebbe potuto trovare in tutta la creazione, nemmeno tra gli angeli, una vittima migliore di Cristo. Per riparare il torto infinito, è necessario, corrispondentemente, una vittima infinitamente nobile, infinitamente pura, contro l'infinita sporcizia del peccato; infinitamente innocente, contro l'infinita colpa.

Il male è sanato, immolando il suo opposto annullando il “non serviar” satanico con l’“eccomi” del Figlio obbediente: “non la mia, ma la tua volontà…” suo opposto.

Il peccato impedisce con il suo peso, che attira verso la materia corrotta, che una azione possa salire a Dio. Solo chi è senza peccato, può porre in essere un atto che si libri alto verso Dio, come giustizia e ricollochi l’uomo al posto che gli era stato dato con la Creazione originaria.

Non a caso nella mentalità giudaica, quando si parla di “sacrificio”, si usa il verbo “far salire”: ne è un segno il gesto del sacerdote quando “alza”, cioè “fa salire” al trono dell’Altissimo,  il Calice e l’Ostia.


Sulla violenza dell'azione sacrificale, ben si è espresso Giovanni Paolo II, dicendo: “Il portatore della libertà e della gioia del regno di Dio volle essere la vittima decisiva dell'ingiustizia e del male di questo mondo. Il dolore della Creazione è assunto dal Crocifisso, che offre la sua vita in Sacrificio per tutti: sommo Sacerdote, che può condividere le nostre fragilità; vittima pasquale, che ci redime dai nostri peccati; Figlio obbediente, che incarna di fronte alla giustizia salvifica del Padre l'anelito di liberazione e di redenzione di tutti gli uomini.” Cfr. Docum. “La evangelizaciòn”, della III ass. gen. dell'episcopato latino-americano, Puebla 13-2-1979.


La violenza del Sacrificio del Figlio è proporzionale alla violenza del peccato.

Il dolore pagato dal Figlio, è lo stesso dolore che il peccato porta con sé. L’uomo solo non poteva soffrire in modo perfetto perché un solo uomo non avrebbe potuto sopportare tutto il carico di sofferenza che il Padre esigeva per riscattare tutti gli uomini di tutti i tempi. Un uomo non poteva ma Dio sì. Solo il Dio-uomo poteva e volontariamente l’ha fatto. Il dolore che ha dovuto patire per noi doveva essere veramente qualche cosa di orribile.

Cristo ha voluto liberamente morire, in modo che morisse con lui il peccato tutti i peccati di tutti gli uomini, l'ingiustizia, l'orrore, il male. Se non fosse morto, se la violenza cieca del male non avesse inchiodato il mediatore unico tra cielo e terra alla croce, non ci sarebbe stato il Sacrificio e non si sarebbe data la Redenzione.


Sacrificare vuol dire rendere sacro, fare diventare sacro. Con il Sacrificio, si rende sacro ciò che si immola, lo si rende proprietà di Dio, a lui gradita. Ecco l’uomo che da peccatore da maledetto dopo il Sacrificio dell’Uomo-Dio ritornerà capace di Dio, anzi del tutto simile a Dio stesso.

Essendo la Vittima del Sacrificio il Figlio di Dio stesso, egli gradisce questa offerta perfetta, in modo perfetto. Essendo l'offerta completamente soddisfacente, egli risulta completamente soddisfatto. Poiché il Figlio ribalta con la sua perfezione in modo totale l'imperfezione del male, il debito è perfettamente pagato. Poiché Egli riassume perfettamente in sé tutto il peso di ogni male e di ogni ingiustizia, ogni peccato è nel Suo Sacrificio redento e ripagato.

Poiché la perfezione di tale offerta è totale, essa si applica anche ai peccati già commessi e a quelli ancora da commettere dagli uomini, che meriterebbero da soli, ogni volta, l'abbandono dell'umanità a se stessa da parte di Dio, il quale però, risulta essere placato per sempre nel suo giusto sdegno, dall'amore infinito dato dal Sacrificio di Cristo.

Dubitare del potere della Croce di placare Dio Padre, è un grave insulto al potere infinito dell'amore sacrificale del Figlio. Delle due, l'una: o si crede che al Padre non importi nulla del peccato degli uomini, e dunque lo si ritiene un essere ingiusto, che ritiene il vero e il bene, il falso e il male sullo stesso piano, indifferentemente; o conseguentemente si crede che al Padre non sia gradita l'offerta che il Figlio amatissimo e amantissimo gli rivolge in modo perfetto, e dunque non si dimostra alcuna fede nella capacità del Figlio di compiere opere perfette.


L'ira di Dio per il peccato dell'uomo è la realtà che non si può negare, senza smettere di essere cristiani. L'ira di Dio per il peccato dell'uomo non è un sentimento, una perturbazione del cuore, alla maniera umana (Dio è imperturbabile, impassibile). E' la conseguenza della sua giustizia infinita, di fronte alla ingiustizia del peccato.

La giustizia vuole che ognuno abbia ciò che si merita. Se è vero che Dio è infinitamente Misericordioso, non possiamo mettere da parte il fatto che Egli è contemporaneamente infinitamente Giusto. Il peccato, essendo odio e ribellione a Dio, opera come conseguenza il distacco da Lui e, quindi merita la morte, la sofferenza e l'inferno.

Se non si credesse questo, si dubiterebbe della giustizia di Dio, oppure si riterrebbe che il peccato non Lo offenda, presumendo di salvarsi dunque senza merito, e peccando gravissimamente contro lo Spirito Santo.

Dio non può negare se stesso, smettendo di essere giusto. Per amore verso gli uomini, accetta di sacrificare suo Figlio, in modo che sia questo e non l'umanità intera, a pagare il prezzo del male.

Il peccato causa una lacerazione nella giustizia e nell’ordine della creazione, impresso dal Creatore, su cui tutto si regge come legge suprema, tale da rendere l'opera stessa di Dio priva di perfezione e sostanzialmente malvagia.

Se la giustizia non fossa stata prontamente ristabilita dal Padre attraverso il Sacrificio perfetto del Figlio, la creazione avrebbe testimoniato nella sua essenza, l’ingiustizia e quindi l'esistenza di un Dio malvagio.

Dio non può tollerare la situazione per cui la sua opera lo contraddica, per questo ha ricomposto, mediante il sacrificio - che rende sacra, in Cristo, l'intera creazione - la lacerazione che il peccato ha causato alla giustizia, compromettendo e corrompendo tutto il creato.

Ecco come Dio si placa tramite il Sangue del suo Figlio. Non un atto di estremo sadismo, ma al contrario, un atto di estremo amore (risparmiandoci il peso di un tale pagamento) e di estrema giustizia (dovendo il male arrecato, essere rimediato per ristabilire l'armonia creata da Dio nella grazia, senza macchia di peccato).

Chi vede in Dio un sadico, nel Sangue versato qualcosa di turpe, non è in grado di pensare a Dio come l'essere perfettissimo, in cui amore e giustizia sono al colmo della perfezione, ma al contrario lo deve ridurre a categorie umane, deve prostituirne la giustizia con il buonismo, insinuando la bestemmia che vorrebbe fare anche di Dio un giudice di “manica larga”, che perdona un po' tutti, senza criterio e fa finta di non vedere per quieto vivere.

Il sangue rappresenta la vita così come dirà il Levitico
“La vita di una creatura risiede nel sangue” (Levitico 17,11). E la Vita Divina: il Sangue che salva è stato dato all’uomo per renderlo da peccatore meritevole del fuoco eterno dell’inferno, giusto senza peccato. “Prendete e bevetene perché questo è il calice del mio Sangue, il Sangue dell’Alleanza Nuova ed Eterna, che sarà versato per voi e per la moltitudine degli uomini per il perdono dei peccati”.

Il peggiore insulto che si può fare a Dio (e anche il peggiore danno che si può arrecare a se stessi, poiché si smette di praticare la giustizia) è di crederlo un buonista, ossia un ingiusto. E' una bestemmia grave, rivolta a Chi, infinitamente Misericordioso e infinitamente Giusto, ha sacrificato senza esitare suo Figlio. E' una grave forma di ingratitudine.


Accogliendo il Sacrificio perfetto, Dio è in grado di ristabilire l’armonia, tramite la mediazione di Cristo, tra Dio e la sua creazione, la quale liberata per effetto della redenzione dalla cappa opprimente del peccato, è in grado di ricevere nuovamente la grazia, che le era stata tolta dal male stesso.

Per questo oltre ad essere offerto in espiazione, per placare la giusta collera di Dio e in soddisfazione del danno arrecato alla creazione e all'onore del creatore, il Sacrificio ha anche valore impetratorio: esso è offerto per ottenere da Dio le grazie necessarie alla salvezza. La grazia è ottenuta dall'azione sacerdotale di Cristo, pontefice tra il Cielo e la terra: Egli, così come eleva a Dio la richiesta dell'umanità, così distribuisce all'uomo ogni Grazia, mediante i sacramenti e in special modo la Santa e Divina Liturgia, che rinnova i frutti del Sacrificio ogni momento in cui viene celebrata.

In che rapporto concepire gli antichi sacrifici, nei confronti di quello perfetto, di Cristo? Tanto quelli svoltisi nell'ebraismo, quanto quelli pagani, avevano il carattere di preparazione e di introduzione figurale, simbolica, all'unico Sacrificio del calvario, che tutti riassume, porta a compimento e supera.


continua...........

[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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