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Festa e Adorazione del CORPUS DOMINI

Ultimo Aggiornamento: 02/06/2013 15:04
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11/06/2009 00:55
 
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eucarestia
Raffaello, La Disputa del SS. Sacramento, Vaticano

Il Corpus Domini

La domenica successiva alla Solennità della SS. Trinità si celebra la festa del Corpo e del Sangue del Signore. Prima della riforma liturgica era nota come festa del Corpus Domini (distinta dalla festa del Sanguis Christi celebrata in luglio) La festa del Corpus Domini trova le sue origini nella ambiente fervoroso della Gallia belgica - che San Francesco chiamava amica Corporis Domini - e in particolare grazie alle rivelazioni della B. Giuliana di Retìne. Nel 1208 la beata Giuliana, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, vide durante un'estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra, da Dio intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo che ancora mancava di una solennità in onore del SS. Sacramento.

Il direttore spirituale della beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l'ottava della Trinità. Più tardi, nel 1262 salì al soglio pontificio, col nome di Urbano IV, l'antico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone, il quale - sembra anche grazie al miracolo di Bolsena (1264) - con una Bolla datata 11 agosto 1264 estese la festa a tutta la Chiesa. In seguito la popolarità della festa crebbe grazie al Concilio di Trento, si diffusero le processioni eucaristiche e il culto del Santissimo Sacramento al di fuori della Messa. Questo diede luogo anche ad alcuni abusi che obbligarono i vescovi nei secoli XV e XVI a disciplinare l'uso delle processioni.

Se nella Solennità del Giovedì Santo la Chiesa guarda all'Istituzione dell'Eucaristia, scrutando il mistero di Cristo che ci amò sino alla fine donando se stesso in cibo e sigillando il nuovo Patto nel suo Sangue, nel giorno del Corpus Domini l'attenzione si sposta sull'intima relazione esistente fra Eucaristia e Chiesa, fra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico. Le processioni e le adorazioni prolungate celebrate in questa solennità, manifestano pubblicamente la fede del popolo cristiano in questo Sacramento. In esso la Chiesa trova la sorgente del suo esistere e della sua comunione con Cristo, Presente nell'Eucaristia in Corpo Sangue anima e Divinità.

La stanza della Signatura e l'affresco della "Disputa"

Una perenne testimonianza di questa fede nella Presenza Reale di Cristo nel Sacramento ce la offre un affresco delle Stanze Vaticane: la cosiddetta disputa del Santissimo Sacramento.
Le Stanze Vaticane furono commissionate a Raffaello Sanzio da Giulio II. Giuliano della Rovere (questo il nome di Giulio II) nativo di Savona e nipote di Papa Sisto IV, salì al soglio pontificio nel 1503. Non avendo intenzione di stabilirsi negli appartamenti che erano stati del suo predecessore Alessandro VI, cercò un alloggio che rispondesse ai suoi desideri. Fu così che decise di affrescare le Stanze Vaticane, oggi meglio conosciute come Stanze di Raffaello.
La Stanza della Segnatura nella quale è situato l'affresco della Disputa, prese questo nome più tardi, allorché la camera ospitò l'aula del Tribunale ecclesiastico, quando Raffaello la dipinse essa doveva servire come Biblioteca privata di Giulio II.
 
Raffaello Sanzio giunse a Roma nel 1508, all'età di 25 anni. La sua bellezza fisica e l'amabilità del suo carattere, nonché l'amicizia e la parentela con il Bramante, fecero la sua fortuna: Raffaello divenne in breve il primo pittore di Roma, capace di oscurare persino la fama di Michelangelo Buonarroti.

Nato a Urbino nel 1483, Raffaello ricevette i primi rudimenti di pittura dal padre, Giovanni Santi, pittore assai modesto della cerchia di Melozzo da Forlì. Fu poi scolaro e collaboratore del Perugino, rivelando presto maggior talento del maestro. Il pittore urbinate si accostò alle diverse espressioni artistiche del suo tempo con un'apertura senza precedenti. Nessun altro artista è, come lui, aperto a tutte le esperienze: per lui tutte le interpretazioni si conciliano e si integrano, si riconducono all'unità: non avremmo l'arte di Raffaello senza quella di Pier della Francesca, Perugino, Leonardo, Michelangelo, Tiziano, Bramante. Egli seppe sintetizzare il meglio delle espressioni artistiche altrui, sviluppandolo però con assoluta originalità.

Le figurazioni della Stanza della Segnatura (1508-11) vogliono dimostrare la continuità fra pensiero antico e pensiero cristiano, mediante le allegorie del Bello (il Parnaso) del Bene (le Virtù) e del Vero. La disputa illustra appunto il concorso al Vero, operato dalla teologia. Per la realizzazione di questo affresco Raffaello fece una quantità considerevole di disegni preparatori (40 sono giunti fino a noi, ma dovevano essere molti di più), giustificati probabilmente dal fatto che il pittore urbinate non aveva dimestichezza con il lavoro su grande scala.
Sorprende il fatto che nel più antico dei disegni, altare e Santissimo Sacramento mancano completamente. Fu probabilmente lavorando ai personaggi dell'area sottostante e rifacendosi a modelli leonardeschi, che Raffaello si rese conto dell'assenza di un punto focale in questa zona. L'inserimento dell'altare con l'ostensorio costituì una soluzione brillante che, risolvendo un problema formale, diede maggior coerenza al contenuto religioso.


Pregare nella Chiesa-corpo

La preghiera è il respiro del credente, ma è anche il respiro dell'intero corpo di Cristo. Colui che prega entra nel mistero dell'unità del Corpo mistico di Cristo. Dire mistero non significa tuttavia parlare di qualcosa di astratto e inconoscibile; anzi per il credente fare esperienza attraverso la preghiera della propria appartenenza a un corpo è qualcosa di estremamente concreto.

La concretezza del Corpo che è la Chiesa, sperimentata dal credente, è resa dall'affresco della "Disputa" in maniera spettacolare. Per i contemporanei di Raffaello, dovette essere emozionante l'impatto con la grandiosità del dipinto. Le figure a grandezza naturale occupano la maggior parte del campo visivo della stanza coinvolgendo l'osservatore nella "disputa" e nella contemplazione suscitata dal Mistero della Fede. Un effetto simile a quello che, molto più tardi, avrebbe reso possibile il cinema.

L'orchestrazione delle figure è stata definita un paesaggio di uomini (Ortolani), ma potrebbe essere ancor meglio detta un'architettura di uomini.
Dall'ostensorio divergono ruote sempre più vaste: il cerchio aureo attorno alla colomba, la raggiera del Cristo, la corona di cherubini su cui poggia il Padre e infine l'arco che racchiude l'affresco stesso.

La volta celeste con le sue lamelle dorate è simile all'abside di una chiesa. Al di sotto figure del Nuovo e dell'Antico Testamento occupano l'intera larghezza dello spazio affrescato in una in una grandiosa semplicità architettonica. In primo piano una balaustra, a sinistra, controbilancia una costruzione simile, sulla destra, inserita per mascherare la presenza della cornice della vera porta che rompe la regolarità della composizione. Tutta la scena è racchiusa entro una struttura architettonica che conferisce unità e armonia all'intera composizione e suggerisce l'idea di una volta maestosa che introduce al presbiterio. Il pavimento visto in prospettiva, secondo le leggi normali della veduta, conduce al mistero dell'Eucaristia: non si tratta di un'apparizione o di un miracolo: "la rivelazione" è perfettamente logica, ragione e teologia non possono che confermarla".

L'immagine di questo spazio universale è costruita, equilibrata come un'architettura bramantesca
(Argan), la vera Chiesa per Raffaello è composta da membra viventi e non v'è differenza tra Chiesa come istituto e chiesa quale realtà materiale. I tre ambiti del dipinto ne disegnano i confini: in basso la Chiesa militante, al centro la Chiesa trionfante attorno a Cristo, Maria e San Giovanni Battista, nella volta il Padre fra angeli e cherubini.
Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito (Ef 2, 19-22).

Queste parole di Paolo potrebbero essere considerate un degno commento scritturistico alla Disputa e descrivono anche l'esperienza di ogni credente. Anche Madre Maria Maddalena dell'Incarnazione, fondatrice delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento, avvertiva in modo acuto questa familiarità con Dio (la stessa di cui godevano apostoli e profeti), una familiarità che l'adorazione Eucaristica alimenta e rafforza: chi lo visita spesso diviene suo amico e familiare. Sebbene la concezione di Chiesa non fosse quella illuminata dal concilio Vaticano II, la Madre avvertiva con intensità la forza unificante della carità che fa di molti una sola persona ai piedi del Sacro altare: A dire di San Giovanni Crisostomo, la carità che è virtù unitiva, di molte persone che amano ne forma una sola, cosicché essendosi tutte unite insieme, per santa mozione e pio affetto che le trasporta verso questo mistero, le adoratrici altro non sono che un corpo mistico ed una sola persona ai piedi del Sacro altare. Possono così elle esser contente al pensiero che mentre una di loro sta davanti al Signore, lo adora e lo ama, esse stesse stanno in qualche modo a pregarlo insieme con lei, lo adorano e lo amano (Dir 1814 pg 30-31).

Una tale grazia non doveva riguardare solo le Adoratrici, ma essere estesa a tutti i laici che si sarebbero uniti alla loro preghiera: L'unione delle preghiere non è limitata in una sola Chiesa, ove è un numero di anime sante che adorano giorno e notte Gesù sopra l'Altare, ma si estende a tutte quelle persone che fanno opere buone e sante, delle quali sono partecipi quelle stesse che vi concorrono, perché sono fatte a Dio davanti al Santissimo Sacramento; poiché chiunque sta in grazia di Dio partecipa di tutte le opere buone che fanno i giusti qui in terra secondo [quanto afferma] il Real Salmista: "io sono partecipe, o Signore, di tutto quello che fanno coloro che ti temono e osservano i tuoi comandamenti" (Dir 1814 pg 34).

L'Eucaristia è il cuore pulsante della vita interiore della Chiesa grazie al quale la linfa vitale dell'amore circola fra le membra. Ogni membro della Chiesa cresce e si edifica nella sua specifica vocazione, è partecipe delle opere di bene altrui e rende gli altri partecipi del suo bene grazie alla vita di comunione che scaturisce dal Sacramento dell'Altare.

Anche i personaggi della Chiesa militante, dipinti da Raffaello, conservano ciascuno una propria specifica identità. Essi, inoltre, pur nella loro compattezza formale, sono in pieno movimento: meditano, discutono additando l'ostensorio. Pochi guardano verso il cielo, eppure soltanto in cielo è la sicurezza della verità contemplata: lì siedono maestosi e quieti i santi della chiesa trionfante. (E precisamente, a partire da sinistra: Pietro, Adamo, san Giovanni Evangelista e Davide. A destra, invece, troviamo santo Stefano, Mosè, san Giacomo, il patriarca Abramo e san Paolo. Attorno allo Spirito Santo, scritti sui quattro libri compaiono i nomi dei quattro evangelisti).
Mentre nella zona sottostante dotti e teologi, formando due ali oblique, tendono al punto dell'orizzonte che coincide con l'ostensorio, nell'area superiore ogni tensione è eliminata: la Chiesa trionfante forma come un'esedra attorno alla figura di Cristo; i personaggi sono collocati sulla stessa linea della nuvola che sorregge Cristo e il semicerchio che viene a delinearsi è quasi una linea retta.
 
Due ambiti ben distinti, dunque, ma unico lo spazio. Due diverse prospettive, ma unico il mistero contemplato. L'ostia esposta e le tre Persone della Trinità: Spirito Figlio e Padre sono disposti su una linea verticale e ascendente che, rafforzata dai richiami dei bianchi e degli ori, sottolinea da un lato la verità teologica dell'Unico mistero, dall'altro l'unità spaziale della scena.
La preghiera cristiana è la preghiera di un corpo che rompe i confini dello spazio e del tempo e "abbraccia" l'eternità. Colui che prega entra in una dimensione che lo supera e diventa realmente concittadino dei santi e familiare di Dio. Madre Maria Maddalena viveva una particolare comunione con i santi e insegnava a guardare ad essi per superare l'eventuale delusione per le incoerenze della comunità cristiana visibile. La consapevolezza dell'unione con gli angeli e i santi deve aumentare la fiducia e accrescere la speranza che grazie alla loro intercessione la volontà di Dio si farà "come in cielo così in terra".

La centralità e verticalità del mistero eucaristico e trinitario nell'opera della Disputa evidenziano che culto e adorazione sono rivolti a Dio solo. L'invocazione alla Vergine, ai Santi e agli angeli è di diverso segno. Non si tratta più di preghiera di adorazione, ma di comunicazione che manifesta la nostra fede nella comunione del corpo mistico di Cristo. Pregare la Vergine o i Santi è comunicare con essi per accrescere e vivificare la nostra comunione con Cristo che essi sperimentano senza il "velo della carne". Scriveva Madre Maddalena nel Direttorio del 1814: Bisogna che voi vi sforziate di diventare Angeli e Sante imitando le loro virtù. Pregate dunque questi spiriti beati e queste anime sante che hanno già la bella sorte di godere la gloria e la chiara visione di Dio, affinché vi ottengano la grazia di essere simili a loro. Celebrerete poi le loro feste con una devozione angelica, imitandoli particolarmente nell'esercizio della presenza di Dio (pg 10).

La devozione alla Vergine e ai Santi di Madre Maria Maddalena è testimoniata da molti nei processi per la causa di beatificazione. Ella si era affidata interamente alla Vergine Maria definendola la vera fondatrice dell'Istituto:
Vostro fondatore è Iddio medesimo e la sua divina Madre è la vostra Fondatrice; considererete e amerete sempre questa augusta Regina anche come vostra cara ed amorosissima Madre e Protettrice. Ricorrete dunque al suo potente patrocinio in tutti i vostri bisogni senza timore, ma con vera e filiale fiducia. […]
Tutte le monache, ancora oggi, sul suo esempio, dopo la professione temporanea fanno la consacrazione alla Vergine sul modello di quella di San Luigi Maria De Montfort, meglio conosciuta come "schiavitù della Vergine Maria".

Un particolare rapporto di vicinanza e aiuto la Madre lo aveva con Santa Veronica Giuliani; con la reliquia di questa santa la Madre operò un numero elevato di guarigioni miracolose. Era inoltre avvertita dalla medesima, attraverso segnali particolari, circa eventi tristi o gioiosi che le sarebbero accaduti.


Nel mistero del Corpo di Cristo la preghiera gli uni per gli altri

Si è discusso, fra gli studiosi, se questa scena di Raffaello rappresentasse veramente una "disputa" come la definì il Vasari, o non piuttosto il Trionfo dell'Eucaristia che, teologi e dottori, additano accogliendo l'evidenza di quanto avevano teorizzato nei loro sottili trattati. Certo è che "l'evidenza" della Presenza Reale di Cristo nel Mistero dell'Altare è qui difesa: lo confermano le linee prospettiche del pavimento che - come già affermato più sopra - conducono "naturalmente" lo sguardo all'Eucaristia, mistero della fede che la ragione può comprendere e spiegare.
Pregare in seno alla Chiesa, attingendo alla sua ricca tradizione (che nell'affresco è ben rappresentata attraverso padri e dottori), conduce alla verità tutta intera. La Verità, a sua volta, spinge il credente ad intensificare la preghiera per l'unità della Chiesa, le cui divisioni rendono meno efficace l'annuncio del Vangelo.
 
La chiara e luminosa consapevolezza del proprio essere cattolici non contraddice, ma anzi apre al dialogo. Madre Maddalena affermò con vigore la sua adesione alle verità che la Chiesa cattolica professa, ma non cessò di orientare la sua preghiera verso i fratelli separati, verso i non credenti e gli aderenti ad altre religioni, come ebrei e musulmani. O Signore, io credo fermamente tutto quello che ti sei compiaciuto rivelare alla S. Chiesa; non credo ciò perché lo credono gli altri, ma lo credo perché lo hai rivelato Tu, prima verità infallibile, alla S. Chiesa. Sì, io credo ciò Tu hai detto, Gesù mio Salvatore, perché nulla è più vero della verità della tua Parola. Quanto mi dispiace perciò che vi sia al mondo chi non crede in te. Questa vita darei volentieri per testimoniare il tuo S. Vangelo e affinché gli uomini si assoggettassero a crederlo. O mio Dio! Io sono figlia della tua Chiesa e come tale voglio morire…! (Dir 1814 pg19).
Pur nel linguaggio del tempo la preghiera ufficiale delle adoratrici, recitata ad alta voce nella chiesa aperta al pubblico, così si concludeva: io intendo adorarti ora non solamente per quei Cattolici che non ti adorano, ma ancora in supplemento e per la conversione di tutti gli Eretici e Scismatici (cioè Riformati e Ortodossi)
… atei… maomettani ed ebrei


L'adorazione anticipo dell'eternità

Tra i personaggi della Chiesa militante troviamo grandi maestri e teologi. Raffaello ha sapientemente fuso in un'unica chiesa, santi del passato e suoi contemporanei. A sinistra, ad esempio, compaiono artisti come Bramante (nei panni della persona che si sporge sulla balaustra) e il Beato Angelico (con la veste domenicana). Il bel giovane biondo, che con gesto semplice addita la verità indiscutibile del mistero eucaristico, potrebbe essere il ritratto di Francesco Maria della Rovere, erede del ducato di Urbino. Verso l'altare, seduto su uno scranno marmoreo, troviamo Giulio II nei panni di Gregorio Magno (senza barba), accanto al quale siede san Girolamo. Sulla destra invece, identificati sulla base delle scritte nelle aureole, troviamo: (da sinistra a destra) sant'Ambrogio, sant'Agostino (seduti), san Tommaso d'Aquino, papa Innocenzo III, san Bonaventura da Bagnoregio intento nelle lettura a papa Sisto IV, lo zio di Giulio II e Dante Alighieri.
 
Dietro a Dante, potrebbe essere, seminascosta, la testa incappucciata del Savonarola, verso cui Giulio II manifestava aperta simpatia.

Con la fusione tra personaggi del passato e suoi contemporanei l'artista sottolinea la continuità fra i santi di "ieri" e quelli di "oggi": tutti sono parte dell'unica Chiesa di Cristo. La fede nella comunione dei santi deve produrre la consapevolezza dell'importanza della preghiera vicendevole, della preghiera di intercessione. Già l'Apostolo Giacomo affermava: pregate gli uni gli altri per essere salvati (cfr. Gc 5, 16). I Santi non sono soltanto quelli già canonizzati dalla Chiesa; c'è una Chiesa santa in cammino, pellegrina sulla terra, che si nutre della preghiera vicendevole per giungere alla piena maturità di Cristo.

Per Madre Maria Maddalena solo con la preghiera di Adorazione si può realizzare una catena ininterrotta di solidarietà, ove pregare gli uni gli altri: Il Sacrificio stesso della Messa, che è l'omaggio più santo, più perfetto, che possa essere dato in suo onore ha il suo tempo limitato. Gli uomini inoltre, non possono sempre fermarsi ad adorarlo, obbligati, come sono, ad attendere ai bisogni della vita e a soddisfare i doveri del loro impiego; tuttavia molte persone, dell'uno o dell'altro sesso, dividendo le ore della giornata, potrebbero consacrare a questo santo esercizio tutte le ore del giorno. In tal modo il numero degli Adoratori potrà essere così grande che in ogni ora ve ne sarebbe una quantità considerevole e questa prodigiosa moltitudine si conserverà in grazia di Dio unendosi agli Angeli e ai Beati che lo adorano in Cielo e in terra e invocherebbe sopra di sé, e sopra i luoghi ove tali Adoratori saranno, mille e poi mille celesti benedizioni. […] Le nostre chiese, che riceverebbero la gente in folla, diventerebbero tanti Paradisi su questa terra e il nostro Signor Gesù Cristo, che sta perpetuamente sugli altari per farci del bene, non starebbe solo e sarebbe onorato da noi con vera effusione di cuore. Se noi stessimo lì tutti uniti insieme, Dio si piegherebbe alle nostre preghiere ed esaudirebbe gli uni per amore degli altri e (tutti) ritornerebbero tranquilli alle loro case dopo essere stati a pregare nelle chiese (Dir 1814 pg 19.20).

La preghiera davanti all'Eucaristia costituisce un prezioso legame fra i cittadini della terra e quelli del cielo, essa potrebbe a ragione essere definita il respiro dell'unico corpo di Cristo. Se, infatti, l'Eucaristia non sarà eterna e la sua funzione cesserà quando cesserà di esistere questo mondo, l'adorazione, invece, non finirà mai essendo moto spontaneo dell'anima di fronte alla visione beatifica di Dio o (qui ed ora) alla percezione della sua Presenza.

L'adorazione Eucaristica, prolungamento della Messa, è direttamente connessa alla preghiera liturgica. Ed è la liturgia il luogo ove si realizza misticamente la Presenza piena e manifesta dell'intero Corpo di Cristo. Nella liturgia la Chiesa prega per i vivi e per i defunti, chiede l'intercessione dei Santi ed eleva la lode somma al Dio trino ed Unico.
Come lo spazio universale che abbraccia cielo e terra, celebrato da Raffaello nella sua "Disputa", la liturgia è uno spazio mistico entro al quale Chiesa militante, purgante e trionfante canta l'unico inno di gloria al Dio del cielo. In questa coreografia misteriosa e solenne, che si sviluppa attorno all'Eucaristia, cuore pulsante d'Amore, entra come parte integrante e preziosa ogni uomo che prega.


La Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico.
Gesù ci aspetta in questo Sacramento dell'amore.
Non risparmiamo il nostro tempo per andare ad incontrarlo nell'adorazione,
nella contemplazione piena di fede e pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo.
Non cessi mai la nostra adorazione.

(Giovanni Paolo II Sul mistero e culto della SS. Eucaristia)


    la disputa
fig.1 La Disputa



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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