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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Monastero Monache Benedettine a Barroux: comunità tradizionale e fiorente di vocazioni

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2011 10:13
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Descrizione:

La comunità di monache benedettine della Madonna de l'Annunciazione è nato nel 1979.
 
Quattro ragazze si riunirono con Madre Elisabetta e, a seguito di Dom Gérard, ha voluto anche "l'esperienza delle Chiese tradizione" (ossia un ritorno alla Tradizione).


Dopo essersi trasferito a sedi diverse, hanno trovato un terreno comune in prossimità della città di Le Barroux, nel 1983.
Oggi la Comunità è costituita da più di 40 suore, per altro giovani.

Dopo la prima fase di lavoro, l'installazione, anche se precario, è possibile dall 1987.

Il monastero è riconosciuto canonicamente dalla Santa Sede nel 1989 e in una abbazia eretta nel 1992.benedettine

... la Chiesa, è stata consacrata il 12 maggio 2005 dal cardinale Medina, che è venuto, come inviato speciale del Pape Benedict XVI.

Le monache sono serviti da sacerdoti-Monaci della Abbazia di San Madeleine.
 Le Barroux, che si trova a 30 km away.Holy

La Messa è celebrata nella tradizionale "Forma Straordinaria"

Le monache pubblicano un bollettino trimestrale, "La Font de Pertusa - Lettera delle Monache". Essi sviluppano Binderies tessitura della seta e della manifattura marmellate. CD di canti gregoriani

Se vorrete sostenerle:


Abbaye Notre-Dame de l'Annonciation
La Font de Pertus
84330 LE BARROUX

France
Télécopie/Fax 04 90 65 29 30

http://www.barroux.org/monial/monialpres.html





MI GIUNGE UNA CORREZIONE AL LINK:


Le Barroux - Notre Dame de l'Annonciation (Francia)

Le monace hanno un nuovo sito web:

www.abbaye-annonciation.org/english.html

Il altre link non é corretto.

In Domino

StudiumEcclesiae








segue il video
[Modificato da Caterina63 18/02/2011 13:11]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]

[SM=g1740722] [SM=g1740738]

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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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[SM=g1740717] LA CONSACRAZIONE DELL'ALTARE con il celebrante, cardinale...

it.gloria.tv/?media=87848



[SM=g1740738]



[SM=g1740722]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Video sulla vita in monastero


da Cordialiter:

Le Benedettine del monastero di Claro (Svizzera) si sono prestate alla realizzazione di un video che riprende dall'interno della clausura la vita quotidiana delle suore.

Per vedere il video cliccare qui
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Le Barroux: la Messa Tridentina, una preferenza motivata. Intervista all'Abate Dom Louis-Marie


Da Romualdica. Importanti ci paiono soprattutto le risposte alle ultime due domande. Per leggere l’intera intervista divisa in due parti, vedere qui e qui.


[Grazie alla cortese autorizzazione di Christophe Geffroy, direttore del mensile La Nef e autore dell’articolo, riproduciamo in trad. it. a nostra cura l’intervista al Padre Abate dell’abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., Un monastère pour le XXIe siècle, comparsa in La Nef, n. 230, ottobre 2011, pp. 18-21 (qui pp. 18-19)]



Non è paradossale costruire un nuovo monastero, mentre così tante antiche abbazie sembrano vuote o abbandonate?

L’ideale per noi sarebbe stato di trovare un’abbazia già esistente. Per questa ragione, prima d’intraprendere i lavori, ho scritto a un vescovo per chiedergli se potevamo subentrare in un’abbazia che stava per essere completamente restaurata. Ma ciò non è stato possibile né auspicabile per la diocesi. Non si deve dimenticare che per fondare in una diocesi occorre assolutamente l’autorizzazione del vescovo. Una tale accoglienza, dopo una lunga ricerca e molteplici inconvenienti, l’abbiamo trovata presso da diocesi di Agen. Monsignor Jean-Charles Descubes credeva alla forza della preghiera dei contemplativi, anche se non adottava tutto ciò che costituisce il nostro proprio carisma. Quanto a riutilizzare un edificio storico, devo ricordare ai nostri generosi donatori che la restaurazione è assai più costosa di una costruzione.
[…]

Per molti Le Barroux fa rima con Dom Gérard, il fondatore: come si manifesta al giorno d’oggi la sua presenza, e cosa ricordate di questa forte personalità?

Dom Gérard ci ha generati alla vita monastica. Gli dobbiamo la nostra tradizione, la nostra formazione, la nostra professione religiosa, alla quale ci ha accolti. Quando sono venuto al monastero, vent’anni fa, gli dissi che cercavo a Le Barroux lo spirito tradizionale e la fedeltà a Roma, ed egli mi rispose che vi era tutto questo. Vi sono poi le tre colonne: anzitutto la dottrina tradizionale, insegnata per mezzo della filosofia tomista; poi le osservanze monastiche, radicate nella pietà filiale verso i nostri fondatori, san Benedetto, Padre Jean-Baptiste Muard – fondatore della Pierre-qui-Vire –, Dom Romain Banquet e Madre Marie Cronier, creatori delle abbazie sorelle di En-Calcat e Dourgne; infine la liturgia celebrata nella forma straordinaria del Rito romano. Dom Gérard ci ha insegnato a custodire gelosamente il tesoro degli antichi, ma per viverne e non per conservarlo come in una camera stagna. Un nostro fratello ha detto che Dom Gérard si svegliava tutte le mattine nuovo come un bambino, ciò che gli ha permesso di passare attraverso molte prove. Questo potere di ringiovanire tutti i giorni, egli lo traeva dalla sua vita interiore, dalla sua grande fiducia nella Vergine Maria e dal suo solido legame con Nostro Signore Gesù Cristo. È sul basamento della sua vita interiore che si poggiava la sua battaglia per la cristianità.

La vostra abbazia recluta, al punto che siete stati obbligati ad aprire una fondazione, nel 2002; anche in questo caso siete controcorrente, perché ovunque si parla della “crisi” delle vocazioni: avete una “ricetta”?

No, nessuna ricetta. La ricetta è Dio, dunque non è una ricetta che si può fare uscire dal cassetto. La sola cosa che conta per noi è di essere fedeli alla nostra vocazione, di credervi, di amarla, di vivere nella pietà filiale. Questo detto, i giovani, è evidente, cercano la radicalità che il Santo Padre ha richiamato in occasione della GMG nel suo discorso ai religiosi. Hanno bisogno di strutture chiare e nette, e non di una ricerca indefinita d’identità in perpetua mutazione. Vogliono degli autentici maestri di preghiera e di vita. E poi noi abbiamo il carisma di Dom Gérard, che ha attratto molti giovani; e ancora – capite bene – i giovani attirano i giovani.
[…]

Costruire un monastero mentre non si parla d’altro che di costruzione di moschee, non è forse un segno di “resistenza”, il simbolo che il cristianesimo non è morto nel nostro Paese?

È vero che ogni monastero ha la vocazione di essere una cittadella spirituale. La resistenza monastica a quello che lo stesso Padre de Chergé [Dom Christian de Chergé O.C.S.O. (1937-1996), priore del monastero trappista algerino Notre-Dame de l’Atlas di Thibirine] chiamava “l’invasione dell’islam”, non può essere che pacifica e indiretta. Se l’islam assume una tale importanza nell’Occidente cristiano, è perché quest’ultimo ha apostatato dalla sua fede e ha amputato le sue radici cristiane. La mentalità razionalista e anti-cristiana della cultura e delle politiche occidentali li rende assolutamente sprovveduti di fronte a questa grande “onda verde”. Il sindaco di una grande città francese – ancora situata in territorio concordatario – ha bene riassunto quest’attitudine incoerente, dichiarando d’imporre nelle mense, come segno d'apertura, delle pietanze halal [“lecito”, cibo preparato in modo accettabile per la legge islamica], e di rifiutare il pesce di venerdì, per laicità. Ma il problema rimane politico e ci oltrepassa. Torneremo forse a studiare i fondamenti anti-cristiani dell’islam e tutti i pericoli che esso rappresenta per la libertà, al fine di chiarire gli uomini di buona volontà. È nostra responsabilità, più sicuramente, proclamare con forza e dolcezza la nostra fede cristiana e pregare, alimentare il grande fiume soprannaturale che percorre invisibilmente le pieghe della storia per offrire un avvenire di luce.
[…]

Un’abbazia come la vostra, la quale ha conservato le proprie esigenze, non illustra forse che tutte le “soluzioni” alla “crisi” che vanno nella direzione del mondo – matrimonio dei preti, ordinazione delle donne, legittimazione dell’omosessualità per il clero, ecc. – sono votate allo scacco, come dimostrano gli esempi anglicani e protestanti?

Davanti a una Chiesa ammalata, è grande la tentazione di disperare e di rassegnarsi alle cure palliative, quasi per aiutarla a morire senza sofferenze. Tutte le soluzioni mondane e alla moda sono paragonabili alla bevanda che i soldati hanno proposto a Gesù sulla croce affinché soffrisse meno. Ma Gesù l’ha rifiutata. Non vi è ricetta, ma abbiamo la vera medicina: la fede soprannaturale in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, salvatore degli uomini, che ci ha aperto le porte del Cielo. La vitalità della Chiesa non è il prodotto d’industrie umane ma il frutto della grazia, ricevuta principalmente nei sacramenti, e la fedeltà alla Parola di Dio che ci è pervenuta attraverso il Magistero e la Tradizione.

Voi siete legati alla forma extraordinaria del Rito romano: perché questa scelta e come giudicate la situazione liturgica nella Chiesa latina, particolarmente dopo il motu proprio Summorum Pontificum e la recente pubblicazione dell’istruzione Universae Ecclesiae?

La scelta della forma extraordinaria del Rito romano risale alle nostre origini, a Bédoin, nel 1970. Questa scelta non è affettiva, ma è una preferenza motivata da ragioni di manifestazione più netta di talune verità della fede: carattere centrale, sacrificale e sacro, della messa, presenza reale del Signore nelle sante speci, distinzione essenziale del sacerdozio ministeriale del prete e del sacerdozio battesimale. Aggiungo che la forma extraordinaria manifesta altamente la continuità della Chiesa, perché la Chiesa non accetta né rotture né rivoluzioni, essa non muta il contenuto della propria fede. Per finire, l’orientamento ecumenico dato dal Concilio Vaticano II trova nella forma extraordinaria un ponte con le Chiese orientali e finanche con le comunità cristiane anglicane e luterane, dalle forme liturgiche ancora antiche. La situazione liturgica tende a evolvere nel buon senso. Lo vedo per esempio alla messa crismale del Giovedì santo alla chiesa metropolitana di Avignone. Ma occorre del tempo, perché come diceva Dom Gérard, basta una notte per bruciare una foresta, e cinquant’anni per farla ricrescere. In ogni caso, il Santo Padre ha sbloccato una situazione. La forma extraordinaria non è più considerata dai fedeli come abolita. Mi sembra che il fine attuale del Vaticano sia di diffondere la celebrazione di questa forma con tutto ciò che gli va appresso – catechismo, patronati, pellegrinaggi, ecc. – al fine, in un primo tempo, d’influenzare la celebrazione corretta della forma ordinaria. Siamo all’inizio dell’inizio. Dopo di che, Dio provvederà.

Le Barroux si è reso noto per la pubblicazione di studi importanti in accordo con la preoccupazione del Santo Padre di una corretta “ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità”. Per voi questo è importante, e come percepite i progetti di Benedetto XVI in materia?

Si tratta di un punto fondamentale. La Chiesa non ha il potere di darsi nuove costituzioni nel corso del tempo. Essa deve rimanere sé stessa, com’è stata fondata dal suo Maestro. Spetta ai pastori coltivare nella vigna del Signore lo spirito di fedeltà, di comunione con la Tradizione e i suoi sviluppi fondamentali, e quindi di presentare il Concilio Vaticano II non come una novità assoluta, ma come uno sviluppo organico o una riforma nella continuità. I pastori che si comportano diversamente dovranno renderne conto al Signore. Io non sono nei segreti del Santo Padre, ma constato che le sue allocuzioni illustrano bene l’urgenza di riprendere la nostra storia: da cinque anni, egli dedica le sue udienze generali a presentare i giganti della storia della Chiesa, partendo dagli apostoli, passando per san Benedetto, e per finire con santa Teresa del Bambino Gesù. Giunti a questo punto, ci parla dell’uomo di preghiera. Mi sembra che il suo progetto sia il radicamento, tema della GMG, radicamento nella nostra fede, nella nostra storia e nella preghiera. Era anche il progetto di Dom Gérard quando lanciò i lavori di Le Barroux: “Il sommo criterio, quello al quale desideriamo sacrificare tutto, non sarà l’emergenza, ma il radicamento”. Promette buoni frutti.

[Per aiutare i lavori di costruzione del Monastero Sainte-Marie de la Garde (47270 Saint-Pierre-de-Clairac, Francia), di cui abbiamo parlato già in altre occasioni, si rimanda al sito Internet
http://www.jeconstruisunmonastere.com/ ]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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