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Francescani dell'Immacolata (ramo maschile e femminile)

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2012 09:27
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Sesso: Femminile
23/04/2011 15:59
 
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Vocazione nata dalla meditazione della Passione di Gesù


Da Cordialiter:

Una ragazza partecipò più per curiosità che per devozione alla Messa “in Coena Domini” del giovedì santo. Nella tarda serata tornò in chiesa per l'adorazione eucaristica.

Pensò alle ultime ore di Gesù buono su questa terra, quando Egli, pur essendo Dio, si umiliò nel lavare i piedi ai suoi Apostoli, ed istituì il Sacramento dell'Eucaristia per poter fare comunione con gli esseri umani sino alla fine del mondo. Pensò anche alla sua agonia nell'orto del Getsemani, ma ciò che la colpì maggiormente fu il pensiero che Gesù aveva patito tutte quelle sofferenze per lei, per espiare al suo posto le pene meritate dai suoi peccati.

Il giorno seguente meditò sulle atroci sofferenze del Redentore nel giorno della sua morte in croce. Pensare che Gesù buono si sarebbe lasciato giustiziare innocentemente per salvare anche lei sola, la fece piangere di tenera compunzione. Sentiva di essere amata in modo ineffabile da un Dio così buono e misericordioso, e nello stesso tempo sentiva che a causare la dolorosa Passione di Cristo furono anche i suoi peccati. Da quel giorno cominciò a meditare anche sulla vocazione, aveva 17 anni ed era studentessa di ragioneria.

Cominciò a seguire la Messa ogni giorno, e fece amicizia con un'altra ragazza che frequentava quotidianamente la chiesa. Diplomatasi in ragioneria, si iscrisse ad economia e commercio, ma un giorno la sua amica la invitò alla professione religiosa di sua sorella, la quale era entrata tra le Suore Francescane dell'Immacolata, ordine religioso di stretta osservanza fondato da Padre Stefano Maria Manelli. Quando vide queste giovani suore, rimase incantata dalla luce quasi magnetica che emanavano i loro volti. Erano persone piene di gioia interiore, e questa gioia traspariva sui loro volti, una gioia che non si trova sulle facce delle persone mondane, anche se immerse nei divertimenti sfrenati del secolo.

La gioia delle suore era una gioia vera. Così quella studentessa decise di fare un ritiro di alcuni giorni presso un convento delle Francescane dell'Immacolata. Fu un'esperienza straordinaria, le sembrava di stare in paradiso. Lì ebbe la conferma che la sua era vera vocazione. Finalmente aveva trovato la risposta a tutti i suoi interrogativi, ma soprattutto aveva trovato la pace interiore.

Tornata a casa per sbrigare le ultime faccende, parlò della vocazione alla sua famiglia solo qualche settimana prima della partenza definitiva. Il 2 agosto successivo, nella festa della Madonna degli Angeli, entrò in convento dando l'addio al mondo e a tutte le sue vanità che non possono rendere felice il cuore umano.

Nel silenzio della sua povera cella, piena di letizia spirituale, poteva finalmente ringraziare la Madonna Mediatrice di tutte le grazie per averle dispensato la grazia della vocazione religiosa, facendola così diventare sposa di Gesù Cristo.

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Nuovi francescani

Nella mia città, Trento, vi è un immenso seminario. Prima che la Chiesa si “addormentasse”, per citare il titolo dell’ultimo libro di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro (“La bella addormentata”, Vallechi), il seminario era straboccante.

Moltissimi giovani salivano e scendevano le scale, ogni giorno, dalle aule alla cappella, in attesa di un futuro da ministri di Dio. Trento è infatti una città che ha sempre dato molto, alla Chiesa, e soprattutto alle missioni, in Africa e in America Latina.

Poi la crisi che tutti conosciamo, e il seminario prosciugato. Cinque, sei, dieci persone massimo (questo il trend di nuove entrate, da molti anni) si aggirano in una struttura immensa, sproporzionata, che parla di uno splendore lontano. Dove c’erano vita, movimento, speranze, desideri, oggi stanze quasi vuote e locali pressoché silenti.

Ma chi crede, sa che Dio non abbandona gli uomini.

I tempi di Dio sono lunghi, è vero, e talora viene voglia di cantare, con san Filippo Neri: “Capitan Gesù, non star lassù, lui sta quaggiù con la bandiera in mano…”.

Ma i segni di un lento risveglio ci sono. Penso, per esempio, a due famiglie trentine che conosco, che hanno visto partire, sacerdoti e suore, l’una tre figli su tre, l’altra tre figli su quattro.

Rifletto con mia moglie, ogni tanto, sui prodigi di Dio: prendersi, oggi, sei giovani su sette, in due sole famiglie! Convincerli a lasciare tutto, il rumore del mondo, la carriera, per indossare un abito azzurrino, semplice semplice, come quello di san Massimiliano Kolbe, e un paio di sandali. Per affrontare una vita, quella del religioso, spesso dura, ricca di privazioni, senza una propria famiglia e una propria fissa dimora. C’è veramente una potenza immensa nella chiamata di Dio. Come uomini rimaniamo liberi di accoglierla o meno, ma quando il cuore lascia spazio al soprannaturale, esso esplode nella natura umana, capovolgendola, trasformandola, spingendo a scelte che sarebbero, altrimenti, incomprensibili. Dio può ancora oggi entrare in una famiglia, aperta alla voluntas Dei, come un tuono che entra dalla finestra della torre, per spazzare via ogni cosa!

Certo, perché sei giovani su sette lascino la loro casa, i loro studi, il loro lavoro, legittime ambizioni, occorre che l’abito che indosseranno abbia un grande fascino. E quello dei Francescani dell’Immacolata lo ha. Grazie, soprattutto, al suo fondatore, ancora in vita: Padre Stefano Maria Manelli.

“Padre Stefano”, come lo chiamano familiarmente i suoi frati, è per me una conoscenza di infanzia. Mio padre leggeva a noi figli, intorno al lettone matrimoniale, le sue meditazioni, molti anni prima che avessi l’opportunità di conoscerlo dal vivo. Io allora non lo sapevo, ma i libri di spiritualità di Mannelli, sono, oggi, quasi un unicum. Hanno un sapore medievale, cioè un gusto forte, dolce ed amaro nello stesso tempo.

Padre Stefano, dopo il Concilio Vaticano II, nel 1970, a causa di un progressivo indebolimento dell’osservanza religiosa, aveva chiesto ai Superiori di iniziare con un compagno, P. Gabriele M. Pellettieri, un’esperienza di vita secondo il modello francescano delle origini. Andare all’origini del francescanesimo significa anche tornare ad una predicazione essenziale, quella dei fioretti, degli exempla medievali. Leggere un libro di padre Stefano, ascoltare una sua predica, significa gustare la dottrina cattolica calata nel reale, incarnata nella storia. Niente a che vedere con i fumosi discorsi di taluni teologi, che vorrebbero assomigliare ai filosofi del passato o agli psicologi del presente. Nulla a che vedere con le prediche sciape, assolutamente vaghe, senza alcun contatto con la realtà, o assolutamente sociologiche (tutte uomo-mondo-società), di tanti predicatori odierni.

Padre Stefano propone sempre una visione teocentrica: Dio, l’uomo, i santi; morte, giudizio, inferno paradiso. La dottrina viene mescolata con la vita, con gli esempi concreti tratti appunto dall’esistenza dei più fedeli seguaci di Cristo. Un po’ come le catechesi di padre Livio a radio Maria, anche quelle di Padre Stefano non lasciano indifferenti lettori ed ascoltatori: li scuotono, li incalzano, non temono di turbare. Nello stesso tempo indicano cime, vette da raggiungere, da scalare; additano esempi affascinanti, propongono visioni soprannaturali. Qualcuno si ritrae spaventato, qualcuno, invece, percepisce la voce di Colui che è venuto a salvarci, ma anche a svegliarci dal sonno.

Quando decise di tentare la sua strada, padre Stefano scelse la città di Frigento, vicino Avellino, dove vi era un vecchio e malmesso convento, che divenne la prima Casa Mariana dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata (dal 1998 di diritto pontificio). Padre Manelli è fondatore anche delle Suore Francescane dell’Immacolata, molto dedite, come i frati, alla buona stampa (si va dalle pubblicazioni edificanti, popolari, alle riviste filosofiche e teologiche di alto livello) e all’evangelizzazione attraverso l’uso dei media più moderni.

Se incontrate per strada un frate o una suora, azzurri, stile francescano, con in mano una sporta stile fra Galdino, e nell’altra una telecamera modernissima, ora sapete a che ordine appartiene.

Il Foglio, 29 dicembre


 

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[Modificato da Caterina63 06/01/2012 17:28]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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