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San Tommaso d'Aquino il Dottore Angelico

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2016 11:24
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30/03/2010 16:33
 
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San Tommaso d’Aquino

Sant’Alberto Magno ebbe a dire di Tommaso: . Tommaso era quel genere di studente che preferisce di gran lunga passare per somaro…,piuttosto che lasciar invadere i propri sogni da somari più attivi o dinamici di lui!

Tommaso d’Aquino è considerato il più celebre teologo della cristianità, patrono delle scuole cattoliche, fu anche un modello di vita evangelica sposando la povertà alla preghiera, l’umiltà alla sapienza seguendo proprio l’insegnamento del Fondatore del suo Ordine, Domenico di Guzman, quello Domenicano.
Nato nel 1220, proprio quando l’Ordine era stato da pochi anni approvato (1215) da papa Onorio III Tommaso, all’età di cinque anni, viene mandato presso l’abbazia di Montecassino per essere educato alla fede. Verso i 14 anni si ferma a Napoli per studiare alla facoltà di arti all’Università. Qui conosce i Domenicani e, nel 1244, chiede di poter essere ammesso nell’Ordine. I superiori ben presto si accorgono del talento eccezionale di Tommaso e lo mandano a Parigi per completare gli studi.

Nel 1252, fra il suggerimento del Maestro Generale dell’Ordine, fr. Giovanni di Wildeshanen, e l’interessamento di Alberto Magno, Tommaso cominciò ad insegnare alla Cattedra degli stranieri sotto Elia Brunet. Purtroppo, in quel periodo, si aggravano i rapporti dei professori parigini del clero secolare, contro i colleghi scientificamente più preparati degli Ordini Mendicanti…All’ombra di questa tempesta che minacciava tutti i frati mendicanti (Francescani e Domenicani), pare che Bonaventura, il Francescano, diventò così amico di Tommaso il Domenicano, che i contemporanei li paragonavano a “Davide e a Golia”…Entrambi si recarono a Roma per difendere le ragioni e la libertà dei Frati. E’ la prima “battaglia” di Tommaso che, a ragione, difende i diritti del suo Ordine inserendo anche un suo primo scritto molto interessante, “Contra impugnantes”, per poter rispondere ad alcune serie obiezioni di carattere dottrinale.
Queste incomprensioni durarono fino al 1256 e, Tommaso, appoggiato anche da papa Alessandro IV, potè tenere la prima lezione. Nel 1259 viene chiamato in Italia dove continua ad insegnare e a predicare. Tra il 1262-1264, viene assegnato ad Orvieto, dove aveva la residenza estiva papa Urbano IV. Il pontefice si avvalse della sua collaborazione sia per la compilazione della “Catena Aurea”, che per le trattative con la Chiesa Orientale, per la quale scrisse un opuscolo che per molti secoli esercitò un influsso positivo nei rapporti ecumenici!

L’otto settembre del 1264 venne istituita la festa del “Corpus Domini” e Tommaso venne incaricato a scrivere una serie di Inni. Da qui il celebre e meraviglioso “Pange Lingua gloriosi Corporis mysterium”, la cui quinta strofa, che inizia con “Tantum ergo”, è cantata solennemente ogni volta che si impartisce la benedizione con il SS.mo Sacramento.

Nel 1265 è a S.Sabina a Roma e, nel 1267, a Viterbo (era lì la sede papale), dove lo vuole vicino a se papa Clemente IV. In questi anni compone le opere più importanti ed illuminanti, come la “Summa contra gentiles; De unitate intellectus; De regimine principum” e gran parte della “Summa theologica”, un capolavoro che ha ispirato la teologia cattolica fino ai giorni nostri.

Tuttavia, Tommaso d’Aquino, era un profondo sacerdote: celebrava la Messa tutti i giorni ma con una viva intensità che un giorno fu visto levitare. Dormiva pochissimo perché, sull’esempio del suo amato Fondatore, trascorreva molte ore a pregare o in camera, o in chiesa davanti al SS.mo per il Quale nutriva un amore indescrivibile! Appena poteva, donava quel che aveva raccolto per se ai poveri, una volta donò anche i propri vestiti e, prima di mettersi a scrivere, si tratteneva davanti al crocifisso o al Tabernacolo (una volta restò in estasi con la testa appoggiata dentro), dal quale chiedeva e traeva lume di verità! Si tramanda che una volta, mentre pregava sotto al Crocifisso, udì la voce del Signore: rispose: Una volta scrisse: “La fede è un assaggiare in anticipo quella conoscenza che ci fa beati nel futuro.> E come dargli torto? Tommaso asserisce che “Fede e Ragione” possono compensarsi senza, necessariamente, opporsi…e diceva: “i doni della Grazia si adeguano alla natura così che non annullano ma, piuttosto, la perfezionano. Perciò la luce della fede che entra in noi per grazia, non spegne la luce della conoscenza naturale che è una nostra dote naturale.>


Nel 1273, dopo la Messa alla festa di S.Nicola, confidò all’amico Reginaldo di non voler più scrivere la “Summa” perché, disse: , e la Summa rimase interrotta al trattato “De Poenitentia”.
L’anno dopo si mise in viaggio verso Lione, per partecipare al concilio dell’unione fra Roma e Oriente, per ordine di papa Gregorio X.
Nel viaggio si fermò all’abbazia di Fossanova dove, il suo primo pensiero era di entrare in Chiesa per adorare il SS.mo Sacramento. All’amico Reginaldo confiderà di sentire prossima la fine! Dopo circa un mese, sentendosi ormai vicino al traguardo, chiese di ricevere l’Eucarestia ma non sul letto, si alzò e prostrato a terra recitò alcune preghiere, aggiungendo:
Tommaso d’Aquino muore il 7 marzo del 1274. Canonizzato nel 1323, la sua festa è stata spostata al 28 gennaio per ricordare la traslazione avvenuta nel 1368. (1)

Ma chi era s. Tommaso d’Aquino?

Nel suo libro, Chesterton, ci presenta un Tommaso forse un po’ inedito, accompagnato dalla figura di Francesco d’Assisi, scrive: <…questi due grandi uomini, lavoravano alla stessa grande opera; uno nello studio e l’altro per la strada. Non portavano qualcosa di nuovo al cristianesimo…portavano il cristianesimo dentro la cristianità. Ma lo riportavano all’indietro, andando contro la pressione di certe tendenze storiche, cresciute fino a diventare atteggiamenti consolidati presso molte grandi scuole e autorità della Chiesa; usavano “strumenti” e armi che a molti apparivano associabili con l’eresia o il paganesimo: Francesco usava la Natura e la povertà evangelica nella sua radicalità (la dove si rendeva necessario), un po’ come Tommaso usava Aristotele…Forse potrei essere frainteso se dicessi che s. Francesco con tutto il suo amore per gli animali, ci salvò dall’essere buddisti; e che san Tommaso con tutta la sua passione per la filosofia greca, ci salvò dall’essere platonici. Ma è meglio dire la verità nella maniera più semplice e cioè: che entrambi riaffermarono l’Incarnazione, “riportandoci” Cristo sulla Terra! (2) . (Questione disputate “De potentia Dei” q.VI, a.8). Con queste parole Tommaso da vigore a quella “sconcertante dottrina dell’Incarnazione”, a cui gli scettici trovano difficile credere!

San Tommaso d’Aquino è stato uno dei grandi liberatori dell’intelletto umano! Egli riconciliò la religione alla ragione, ribadendo che “i sensi sono le finestre dell’anima e che la ragione, ha il diritto divino di nutrirsi di fatti”. L’intera lezione della sua vita, la storia della sua infanzia, ci insegnano che Tommaso, fu da subito un “innamorato devoto”; che amò appassionatamente la fede cattolica, molto prima di scoprire che per essa avrebbe dovuto combattere!

Francesco e Tommaso avevano un altro aspetto, molto importante, in comune: entrambi amavano, imitavano e “correvano dietro” al Maestro…che non era la Natura, né Aristotele, più semplicemente: Gesù Cristo, Dio stesso fatto Uomo!

Così, se Francesco diventava sempre più simile a Cristo quando contemplava la Natura; Tommaso diventava più cristiano, quando ribadiva che Dio e l’immagine di Dio erano entrati in contatto col mondo materiale attraverso la materia. Entrambi davano vigore alla sconcertante dottrina dell’Incarnazione!
Tommaso d’Aquino era più che un teologo, più che un dogmatico, avendo ristabilito tramite Aristotele, il provocatorio di tutti i dogmi: lo sposalizio di Dio con l'uomo e, dunque, con la materia…(3)
Può sembrare un paradosso dire che “Tommaso rese più cristiana la cristianità, rendendola più aristotelica”…se, coloro che sanno cosa vuol dire “aristotelico” hanno, però, dimenticato cosa voglia dire “cristiano”. In poche parole: i crociati volevano riconquistare il luogo dove era stato il corpo di Cristo perché credevano, a torto o a ragione, che fosse un luogo cristiano. San Tommaso, invece, voleva riconquistare quello che era, in sostanza, il corpo stesso di Cristo; il corpo santificato dal Figlio dell’uomo, che era diventato un miracoloso mediatore tra Cielo e Terra!

Rispetto alla mentalità platonica, Tommaso scelse la via più umile, più bassa, quando si inserì nella scia di Aristotele…un po’ come fece Dio, quando scelse e si mise all’opera…nella “bottega” di Giuseppe di Nazareth, per portare a compimento il Suo progetto di salvezza!
Aristotele prendeva le cose come le trovava; Tommaso accettava le cose come Dio le aveva create!


Per concludere

Nel 1215, Domenico di Guzman, fondò un Ordine molto simile a quello di Francesco d’Assisi. Domenico aveva lo scopo di predicare la filosofia cattolica agli eretici Albigesi. Entrambi compaiono nella storia come una sorte di ponte tra il mondo moderno e quello medievale. La differenza fra i due Ordini (a parte i disegni della Provvidenza, verso i quali nutriamo poco interesse!) è che a Domenico toccò il confrontarsi con una enorme campagna per la conversione degli eretici, non dimenticando le impervie zone in cui doveva muoversi e lavorare con i suoi frati. Mentre Francesco ebbe il compito della conversione diretta di esseri umani, con un ritorno alle radici del Vangelo.(4)

Entrambi si compensano e…di entrambi la Chiesa non può fare a meno! Abbiamo bisogno di uno come Domenico di Guzman, di un Tommaso d’Aquino, di una Caterina da Siena…per convertire i pagani al cristianesimo; e abbiamo ancora bisogno di un Francesco d’Assisi per convertire i cristiani al…cristianesimo!
Il giudizio storico su entrambi, ha un sapore ironico, in sostanza dice questo: che Francesco è definito “più umano” perché cercò di convertire i saraceni, ma fallì, anche se contribuì ad un arresto delle successive invasioni! Domenico è definito un “bigotto, un ottuso” (e con Lui l’Ordine stesso), perché cercò di convertire gli albigesi e ci riuscì, contribuendo ad una riforma intellettuale della Chiesa.

Ma tra i due Santi della Provvidenza, e di quanti hanno abbracciato il loro carisma, c’è un legame assai più sostanziale: l’amore per la Chiesa Cattolica, l’obbedienza al Magistero, l’affetto filiale verso i successori della Cattedra di Pietro, l’autentico desiderio di voler appartenere a Cristo che resta, per loro, un obbiettivo da condividere e da raggiungere con il proprio prossimo.



Caterina, terziaria domenicana, 6 Gennaio 2001 – Epifania di nostro Signore Gesù Cristo.

NOTE

(1) “Santi d’Italia”, di Alfredo Cattabiani, ed. Rizzoli, 1993, pag.893 e ss.
(2) “S.Tomma d’Aquino” di G.K.Chesterton, ed. Piemme, 1935 (ristampa 1998), pag.18.
(3) “ibidem, pag.28”
(4) “ibidem, pag.29”

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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