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San Tommaso d'Aquino il Dottore Angelico

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2016 11:24
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15/07/2010 19:34
 
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San Tommaso e il pensiero contemporaneo

Voglia di libertà (usando la ragione)


Pubblichiamo alcuni stralci dell'intervento che il direttore della cattedra "San Tommaso e il pensiero contemporaneo" ha tenuto a conclusione del ciclo annuale di lezioni alla Pontificia Università Lateranense.

di Mario Pangallo

La filosofia di san Tommaso non mortifica ma esalta la ragione umana e fa sua la formula d'origine neoplatonica dell'uomo "microcosmo":  Propter hoc homo dicitur "minor mundus" quia omnes creaturae mundi quodammodo inveniuntur in e (Summa Theologiae). Definizione che in Tommaso non conosce le deformazioni naturalistiche di alcune correnti della filosofia rinascimentale e dell'antropocentrismo illuministico. L'uomo che, con un cattivo uso del libero arbitrio, voglia sganciarsi dall'Essere, dalla Verità e dal Bene, per diventare egli stesso artefice dei valori, rinuncia a essere soggetto veramente pensante, per piegarsi al dominio di un volere disordinato.
 
Per san Tommaso la vera essenza della libertà è radicata nella ragione e il suo dispiegamento si realizza grazie alla volontà. La libertà dell'uomo si realizza pienamente sviluppando nella sua storia concreta il naturale orientamento al bene della facoltà volitiva; e la ratio boni appetibilis è riconosciuta dal pensiero. Per questo la volontà è "appetito razionale", cioè una tendenza del soggetto al bene in quanto tale motivata dalla natura razionale dello spirito umano; se l'anima umana non fosse anima "intellettiva" o "razionale", la volontà non si distinguerebbe dall'appetito sensibile.

Il fatto che il libero arbitrio possa orientare la vita umana a un fine scelto anche contro la retta ragione o manipolando il proprio pensiero affinché giustifichi le proprie scelte esistenziali, non è un segno di supremazia del volere sul sapere, anzi è un segno di debolezza e di limite.

Le filosofie che si lasciano affascinare dal volontarismo e dall'irrazionalismo rendono un pessimo servizio alla cultura e in particolare ai giovani. Il volontarismo e le cosiddette filosofie della libertà assumono forme spesso insidiosamente attraenti per la cultura religiosa e per la stessa teologia, sicché non sempre è facile riconoscerne tutte le implicazioni soggettivistiche.
 
Il tomismo del terzo millennio non potrà prescindere dal confronto con le filosofie della libertà e anche con nuove forme di pensiero cristiano, che proseguono sulle vie tracciate dallo spiritualismo di fine Ottocento e dall'esistenzialismo teistico del xx secolo. Perciò sarebbe importante l'approfondimento dei testi di san Tommaso, oltre che nell'ambito tradizionale di una metafisica dell'essere, anche nella direzione, "tomistico-agostiniana", di una metafisica del soggetto e di una metafisica dell'esperienza morale e religiosa. Un'antropologia filosofica né spiritualista né materialista è valido presupposto di una filosofia morale che affermi il primato della legge morale naturale nell'ethos umano. Il rischio delle filosofie che proclamano il primato della libertà sul pensiero non è soltanto il relativismo etico, ma è, come ultimo esito, l'agnosticismo, o addirittura l'ateismo. Sennonché queste filosofie non possono non riconoscere che un'etica oggettiva è pur sempre necessaria nella vita sociale e politica, e allora spesso propongono modelli come l'utilitarismo sociale, il convenzionalismo, il contrattualismo, il positivismo giuridico.

Da qui la necessità di intraprendere percorsi intellettuali sulla questione del diritto naturale, della giustizia, del legame tra etica, diritto, politica ed economia, evidenziando la fecondità della filosofia sociale di san Tommaso d'Aquino, adeguatamente attualizzata, dopo il naufragio del socialismo marxista e di fronte ai rischi provenienti dal neoliberismo. Un'impresa del genere non potrà avere efficacia culturale se si darà l'impressione di voler dedurre la filosofia politica o la filosofia del diritto immediatamente dalla teologia cristiana. L'ordine soprannaturale illumina tutto l'ordine naturale e ne permette una più profonda e completa comprensione, elevando l'ordine morale e l'ordine sociale umano a un orizzonte di valori e di obiettivi a noi dischiuso dalla Divina Rivelazione; resta tuttavia la possibilità di distinguere i due livelli, come sapientemente sa fare il Dottore Angelico.

Quando invece si nega ogni forma di distinzione tra ordine naturale e ordine soprannaturale, allora ciò va a scapito o dell'ordine soprannaturale (naturalismo, razionalismo, secolarismo, laicismo) o a scapito dell'ordine naturale (negazione del concetto di natura, fideismo, integrismo, fondamentalismo). Dalla confusione di ordine naturale e ordine soprannaturale provengono non solo problemi per il dialogo interculturale ma anche difficoltà nel proporre una filosofia cristiana che non si riduca a ideologia.
 
Così facendo viene a cadere la distinzione tra filosofia e teologia, tra natura e grazia, tra creazione e rivelazione. Perciò è importante sottolineare l'importanza della teologia naturale e dell'uso della analogia entis nel linguaggio teologico. La difesa della teologia naturale come il momento più alto della scienza metafisica non giova soltanto alla filosofia, ma anche alla stessa teologia della Rivelazione, in particolare alla teologia fondamentale. Alla luce della sintesi filosofico-teologica dell'Aquinate, la teologia cattolica nel Terzo Millennio, di fronte a una società "multiculturale" e "multireligiosa", dovrebbe sentirsi nuovamente "provocata" da tematiche cruciali, come la "ragionevolezza" del Cristianesimo e la credibilità della Rivelazione.

È importante condurre l'interlocutore verso il riconoscimento delle verità rivelate, presentandole come realtà vitali che è più ragionevole accettare che non accettare e sollecitando una presa di posizione della libertà, nella speranza di una conversione del cuore, che può realizzarsi solo con la Grazia.


(©L'Osservatore Romano - 16 luglio 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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