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Giornali e riviste Cattoliche, si occupino di propagare il Magistero della Chiesa e non altro

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2015 09:29
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20/01/2010 15:38
 
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Enrico Zuppi, storia di un vaticanista cattolico
Uno spaccato di storia della Chiesa del Novecento, un saggio di storia contemporanea che ci fa guardare dentro il Vaticano e dentro il mondo cattolico



Alla fine del 2002, nella ricorrenza del X anniversario della scomparsa del giornalista vaticano, vide la pubblicazione un bel libro di Valerio De Cesaris, Enrico Zuppi e «L’Osservatore della Domenica». Un giornale da leggere e da vedere. La presentazione e l’introduzione sono di Giancarlo Zizola e di Andrea Riccardi.

nrico Zuppi (1909-1992) …iresse e collaborò a quotidiani, settimanali e periodici, sempre nell’ambito della stampa cattolica (a Bologna lavorò al quotidiano L’Avvenire d’Italia con Raimondo Manzini); promosse iniziative spirituali, apostoliche, assistenziali e culturali; ebbe carteggi “storici” con Giovanni Battista Montini-Paolo VI, del quale era amico (l’amicizia risale agli anni Venti, quando Montini era assistente della Fuci), e con lo scrittore fiorentino Prezzolino. Le Lettere a un giornalista vaticano di Montini, quattro da Milano e altrettante da Papa, sono state pubblicate, a cura di Nello Vian, sul Notiziario n.28 dell’Istituto Paolo VI (pp.7-17); come pure Vian curò, con la moglie di Zuppi Carla Fumagalli, il Carteggio di amicizia: Giuseppe Prezzolini-Enrico Zuppi (oltre 40 lettere) pubblicato nel 1994 in un estratto del bimestrale Studium.

Vale la pena soffermarsi un attimo su questa corrispondenza intercorsa con un grande Papa e un grande intellettuale non cattolico. «Il confronto spirituale» scrive Guidotti in un articolo apparso su Studium «fra un credente militante cattolico... e un non credente che avrebbe voluto avere una fede ma era rassegnato, pessimisticamente, a non riuscire ormai a raggiungerla, come del resto l’intellettuale fiorentino aveva icasticamente sintetizzato nel libro pubblicato nel 1969 Dio è un rischio e per il quale lo stesso Paolo VI scrisse a Prezzolini l’invito... del Cristo: “Camminate mentre è giorno”».

Ma torniamo al recente volume di Valerio De Cesaris, opportunamente presentato all’Istituto Sturzo il 13 febbraio scorso. È uno spaccato di storia della Chiesa del Novecento, un saggio di storia contemporanea che ci fa guardare dentro il Vaticano, dentro il mondo cattolico, sulla linea di una delicata frontiera tra memoria (il ricordo degli affetti spesso non coincide con la ricostruzione storica) e storia.

Enrico Zuppi fu direttore del settimanale vaticano L’Osservatore della Domenica per oltre trent’anni, fino al luglio del 1979 quando cessò l’autonomia della pubblicazione, sostituita da un inserto quotidiano, e Zuppi cessò il suo servizio per raggiunti limiti d’età: all’incarico era stato chiamato nel gennaio del ’47 da monsignor Montini, allora sostituto della Segreteria di Stato (cfr. il cap. V, “Gli anni di Paolo VI”). Zuppi era un appassionato comunicatore; aveva una solida formazione culturale umanistica, ma anche sociale, storica, politica, teologica che gli consentiva di essere «un giornalista e un uomo immerso nella vita contemporanea, non solo come osservatore, ma anche come “attore”, autore, animatore: un cattolico militante... fra la gente» (M. Guidotti).

De Cesaris è un giovane ricercatore dell’Università Cattolica di Milano. Nella sua ricerca non tralascia niente; con puntigliosità quasi ossessiva e con meticolosa precisione di analisi riporta documenti, fornisce notizie, indaga tutte le tappe di una vita si può dire spesa al servizio e sulle frontiere della comunicazione e della stampa di un «ingegnere della notizia», come ebbe a definire Zuppi Raimondo Manzini: alla fine ne esce un ritratto completo dell’uomo e del giornalista. Attraverso una vasta documentazione riesce a ricostruire non solo la figura di Zuppi fedele servitore della Chiesa, da laico, ma anche il ruolo del settimanale vaticano nei confronti della società civile: De Cesaris, cioè, riesce a collocare il personaggio nella storia (e qui non siamo più nella “memoria”).

Non si dimentichi il periodo storico nel quale Zuppi “lavora”: sono gli anni della guerra, del dopoguerra (nel secondo dopoguerra, su invito del cardinal Schuster, Zuppi era ritornato a Milano quale caporedattore del quotidiano L’Italia); del Concilio Vaticano II, quello straordinario evento ecclesiale che cambiò in un certo qual senso gli orizzonti della vita ecclesiale aprendo una stagione di rinnovamento per alcuni versi non ancora compiuta (la copertina del libro riproduce l’immagine d’apertura del numero dell’Osservatore dedicato al Concilio Ecumenico Vaticano II, 1966) e del post Concilio. Importanti i collaboratori del settimanale, uomini di cultura italiani e stranieri, coi quali Zuppi coltivava un rapporto di amicizia che andava al di là dell’arido rapporto di lavoro (cap. IV): Giuseppe De Luca, Piero Bargellini, Igino Giordani, Davide Turoldo, Salvatore Garofalo, Cesare Angelini, Gilberto Martire, Adriana Zarri. E ancora Giovanni Spadolini, Giuseppe Prezzolini, François Mauriac, Damelle Klitsche Annesi, Henri Daniel-Rops e tanti altri.

La storia di Enrico Zuppi, ha scritto giustamente Marco Impagliazzo sull’Osservatore Romano del 18 dicembre 2002, «si inserisce in quella tradizione di giornalismo cattolico, fatta di tante pubblicazioni, che ha contribuito a dare visibilità alla Chiesa e al movimento cattolico anche in anni difficili. Questa tradizione ha fatto sentire a tanti giornalisti cattolici il loro mestiere come una missione e una battaglia». L’augurio e l’auspicio è che questo importantissimo libro segni la traccia per scrivere la storia del giornalismo cattolico in Italia, la storia dei rapporti tra Chiesa cattolica e media, tra Chiesa e opinione pubblica.
Walter Montini


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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