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LA QUESTIONE DEL PURGATORIO

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2009 19:57
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21/07/2009 19:48
 
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PERCHE' I CATTOLICI CREDONO NEL PURGATORIO MENTRE NELLA BIBBIA NON NE VIENE FATTA ESPLICITA MENZIONE?

Si obietta ancora: Ma Gesù morendo sulla Croce non ha operato la nostra salvezza? Perché dunque dovremmo passare attraverso una purificazione? Non ha forse Egli detto: TUTTO E’ COMPIUTO?



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Nella Bibbia vi sono contenuti i concetti per dedurre che dopo la morte fisica vi sia uno stato di purificazione; ecco qui di seguito i versetti:

Apoc.21,27 dice che "nulla d'impuro può entrare nel regno di Dio";

Gesù afferma "Se non ritornerete come bambini non potete entrare nel regno di Dio"

(Mt. 18,3)

L'Apostolo Paolo dice che " senza la santificazione nessuno vedrà mai il Signore" (Eb.12,14)

I testi sopra citati dicono chiaramente che l'ingresso nel regno esige un'assoluta purezza e perfezione.

La sola bontà e la sola conversione non avrebbero potuto da soli risolvere la separazione tra Dio e gli uomini operata dal peccato originale e da tutti i peccati dell'umanità conseguenti a tale peccato. Era assolutamente necessario, secondo la giustizia divina che fosse rimossa la causa principale che causava la morte, fisica e spirituale dell'uomo. Attraverso il peccato originale, il diavolo aveva acquisito un diritto sull'umanità, che il Signore stesso, facendosi uomo, da innocente ed immacolato qual era, ha riconquistato a favore dell'umanità, la possibilità di raggiungere la vita. Egli dunque ha aperto LA PORTA PER ENTRARE NELLA VITA.

Noi però dobbiamo percorrere la VIA. E la Via è stretta, angusta, irta di difficoltà, a volte di sofferenze, anche se devo sottolineare che è la più entusiasmante ed affascinante, perchè la Via è GESU'.

Chiediamoci dunque: perchè il Signore, visto che avrebbe già fatto tutto Lui continua a chiedere all'umanità questo continuo sacrificio: perdite di beni o di persone care, malattie, vecchiaia prolungata a volte da immani sofferenze e dolori di ogni genere, ..... se tutto fosse stato già completato sarebbe stato invece giusto risparmiare all'uomo tutto quello che è sotto i nostri occhi, non ti pare?

Ci si chiede: perchè allora dice TUTTO E' COMPIUTO? E' compiuto il sacrificio che ci APRE LA PORTA....NOI DOBBIAMO ENTRARE E PERCORRERE LA STRADA e Gesù ci invita: SFORZATEVI ! Lui ha fatto la parte ESSENZIALE: APRIRE LA PORTA che prima ERA CHIUSA. Non direbbe SFORZATEVI, se non fosse richiesta alcuna cooperazione da parte nostra.

Si obietta:

Gesù, con il suo sacrificio ha adempiuto a tutto ciò, porgendoci il perdono del Padre e permettendoci di percorrere la via e ricevere la vita in Lui.

PERMETTENDOCI DI PERCORRERE LA VIA è assolutamente ben detto ! Ma per percorrerla costa!"Quanto è angusta la strada"! e percorrendola operiamo quella conversione che ci viene richiesta quando troviamo scritto CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO. Quindi non solo la fede ma anche la CONVERSIONE DELLA VITA che equivale a quello che noi chiamiamo purificazione.

Ci si chiede: Se Dio perdona completamente e non si ricorda più del nostro passato pechè dovrebbe chiedere ancora una espiazione?

i chirurghi che tolgono le parti cancrenose dai corpi, rimuovono radicalmente il male...ma la parte asportata ha bisogno di ricostituirsi di rimarginarsi prima di tornare ad essere sana. Molte volte gli operati accusano dolore, devono rimanere digiuni, non possono muoversi per giorni...e poi...lentamente ...tornano a riprendere il loro stato di salute fisica. Qualcosa di analogo avviene nello stato spirituale. Il Signore toglie completamente il peccato quando ci perdona ma a noi rimane la conseguenza generata da quello che abbiamo fatto. La evidenza maggiore l'abbiamo dal fatto che la conseguenza del peccato originale che è la morte, è una pena che, nonostante il perdono di Dio, e il sacrificio di Cristo, tutti continuiamo a portare.Ma tutto questo non deve farci pensare ad un Dio duro di cuore, bensì ad un

Dio di amore che ci considera a tal punto da farci rendere artefici della nostra personale maturazione, se occorre anche attraverso la prova del fuoco.

Paolo parla di diverse categorie nella Chiesa che chiama: i PERFETTI, gli PSICHICI e i CARNALI.

Paolo esclama queste parole: AGGIUNGO CIO' CHE MANCA AI PATIMENTI DI CRISTO NELLA MIA CARNE.

E dice ancora: "io tratto duramente il mio corpo affinchè non accada che dopo aver predicato agli altri venga io stesso squalificato"

Anche al perfetto, come parte del Corpo di Cristo, possono essere richiesti dei sacrifici, che unendosi al sacrificio di Cristo contribuiscono all'opera della salvezza. In questo si realizza il corpo mistico di Cristo, che rende i suoi fedeli partecipi del progetto di redenzione a favore di tutti gli uomini.

1 Corinti 3,1 Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. 2Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; 3perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana?)

Ora i Carnali, i neonati, devono crescere spiritualmente prima di arrivare a divenire maturi in Cristo. Le pietre prima di essere poste nella costruzione devono essere lavorate, sbozzate a colpi di scalpello e di martello.

Ecco perchè la Scrittura dice anche che IL SIGNORE SFERZA COLORO CHE AMA. Cioè li perfeziona, a volte con dure prove. Un salmo parla di CROGIUOLO DEL DOLORE e il salmista esclama: PURIFICAMI O SIGNORE.

Ora la domanda lecita che ci si pone a questo punto è: Se il Signore si propone di perfezionare i giusti, chiamandoli ad essere perfetti, e quindi ad una radicale e completa santità della vita (siate perfetti come è perfetto il Padre vostro), COSA ACCADE A COLORO CHE NELLA VITA PRESENTE NON HANNO COMPLETATO QUESTO PERFEZIONAMENTO ? (Morti prematuramente, morti in guerra, morti dopo aver commesso delle manchevolezze non gravi, ecc.)

Gesù dice ancora che chi avrà bestemmaito contro lo Spirito Santo non sarà perdonato nè in questo nè nell'altro mondo. Già i primi dottori della Chiesa avevano rilevato che Gesù dicendo questo voleva intendere chiaramente che vi sono peccati che vengono perdonati in questa vita e PECCATI CHE INVECE POSSONO ESSERE PERDONATI NELL'ALTRA VITA (eccettuato quello contro lo Spirito Santo). Dunque Gesù lascia intendere che vi è un modo affinchè dei peccati possono avere il perdono, ma non in questa vita.

Si tenga anche presente che Gesù non voleva rivelare il tempo del suo ritorno, perchè questo doveva rimanere ignoto a tutti. Dunque egli doveva velare la sua rivelazione. Oggi sappiamo che dopo il suo primo avvento sono già trascorsi 2000 anni. Ma nella proclamazione evangelica non è spiegato in modo esplicito il sistema di vita dei defunti. Tuttavia i pochi accenni che troviamo sono sufficienti ad esplicitare quanto la Chiesa con certezza ha definito.




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21/07/2009 19:55
 
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Esaminiamo il testo di Ebrei 12,22 che dice: Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa 23e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione.

Si dice con chiarezza che quei giusti si trovano nella Gerusalemme celeste ed inoltre che sono stati PORTATI ALLA PERFEZIONE. Portati alla perfezione attraverso le prove della vita. Ma se questi fossero insufficienti? In questo caso questi spiriti possono essere portati alla perfezione anche senza il loro corpo, attraverso il dolore di doversi distaccare dalle cose che amarono non secondo Dio ma secondo i propri attaccamenti disordinati, ancora carnali o non completamente orientati al servizio di Dio.

A tal proposito S.Agostino, scriveva nella sua opera " CITTA' DI DIO " al cap.13:

Noi ammettiamo che anche in questa vita, la quale dovrà finire, vi sono alcune pene purificatrici, non quelle da cui sono tribolati coloro, la cui vita con esse non diviene più onesta, ma al contrario più disonesta, ma sono purificatrici per coloro che, indotti da esse alla riflessione, si ravvedono. Tutte le altre pene, tanto temporanee che eterne, in relazione al modo con cui ognuno deve essere trattato dalla divina Provvidenza, sono applicate tanto per i peccati o passati o per quelli in cui trascorre la vita colui che ne è colpito, come per promuovere ed evidenziare le virtù mediante uomini ed angeli buoni e cattivi. Difatti anche se qualcuno subisce qualcosa di male per la cattiveria o l’errore di un altro, pecca certamente l’uomo che per ignoranza o malvagità commette un’azione cattiva contro l’altro, ma non pecca Dio che per un giusto e occulto giudizio permette che questo avvenga. Ma alcuni subiscono pene temporanee soltanto in questa vita, alcuni dopo la morte, altri prima e dopo, ma tuttavia prima dell’ultimo giudizio molto severo. Ora non tutti quelli che dopo la morte subiscono pene temporanee vanno alle pene eterne che si avranno dopo il giudizio finale. Abbiamo già premesso appunto che ad alcuni la colpa, che non viene condonata nel tempo, è condonata fuori del tempo affinché non siano puniti con l’eterna condanna del mondo futuro....



Dice S.Paolo in 1 Cor 3,10 :

Ma ciascuno stia attento come costruisce. 11Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 12E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. 14Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; 15ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.

Così S.Agostino commenta questo brano:

Vi saranno allora molte costruzioni, di oro e di fieno, sull’ottimo fondamento che è Cristo Gesù, in modo che il fuoco saggi le une e le altre e dalle prime adduca beatitudine e dalle altre punizione, ma in virtù dello stabile fondamento non dia alla perdizione né gli uni né gli altri di coloro in cui riscontra tali costruzioni. Ma chiunque antepone a Cristo, non dico la moglie, dal cui accoppiamento nella carne usa per un piacere carnale, ma anche altri individui legati dall’affetto, esenti da simili soddisfazioni, amandoli carnalmente in modo umano, non ha il Cristo come fondamento e quindi non avrà mediante il fuoco la salvezza, ma non l’avrà affatto perché non potrà essere con Cristo che dà la salvezza e che sull’argomento ha detto con molta chiarezza queste parole: Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; e chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me . Però chi ama questi vincoli di parentela carnalmente, in modo però da non anteporli al Cristo e da preferire di essere privo di loro anziché del Cristo, qualora fosse costretto a un simile momento critico della prova, avrà la salvezza nel fuoco perché è ineluttabile che per la loro perdita il dolore bruci tanto quanto l’amore rendeva uniti. Inoltre, se qualcuno amerà padre e madre, figli e figlie secondo il Cristo in modo da provvedere a loro per raggiungere il suo regno ed essere a lui uniti, o se ama in essi il fatto che sono membra del Cristo, certamente questo affetto non si riscontrerà nel legno, fieno e paglia per essere bruciato, ma sarà assegnato alla costruzione in oro, argento e gemme. Come infatti può amare loro più che il Cristo se li ama per lui?


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 13/07/2003 16.59

Gesù afferma in Marco 9,47: se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.49 Perché‚ ciascuno sarà salato con il fuoco.


La parola ciascuno indica che tutti dovremo essere purificati per entrare nel Regno e pochi raggiungono tale purificazione assoluta in questa vita. Inoltre parla espressamente di FUOCO. L’idea del fuoco perciò non è una invenzione di teologi ma si trova nella Scrittura ed è inteso anche come mezzo di purificazione.

Resta pertanto da concludere che queste espressioni di Gesù' e di Paolo: "salare col fuoco" e " salvarsi come attraverso il fuoco" indicano appunto un iter necessario che viene definito comunemente PURGATORIO.


E’ molto interessante il commento di Origene al brano biblico di Luca 12,58-59 in cui Gesù invita a regolare i conti con l’avversario finchè si è in tempo, al fine di non essere trascinati da lui davanti al giudice e non dover pagare fino all’ultimo spicciolo. Origene pur non usando il termine "purgatorio" che ai suoi tempi (II sec.d.C.) non era stato ancora coniato per esprimere questi concetti biblici che stiamo evidenziando, afferma che ogni persona deve cercare di regolare i conti in questa vita per evitare di doverla regolare nell’altra pagando appunto "fino all’ultimo spicciolo".



Infine nel brano di Luca 12,42 ss troviamo la figura del servo che di fronte all’attesa del proprio padrone, si può comportare in modi differenti. Rileggiamo il testo:


43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.

45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;

48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.




1) totale fedeltà, 2) totale infedeltà, 3) parziale infedeltà, 4) parziale fedeltà.


Per ciascuno di questi atteggiamenti, Gesù dichiara come si comporterà il padrone al suo ritorno dicendo che

- nel primo caso il servo fedele sarà posto a capo di tutti i suoi beni: cioè in uno stato di premio, che noi, in base alle altre Scritture chiamiamo "paradiso".

- nel secondo caso il servo malvagio sarà trattato con rigore come gli infedeli, cioè verrà punito nel fuoco eterno (cf.Mt.25,41)

  • nel terzo caso Gesù indica il comportamento di chi non si uniforma pienamente alla volontà del Padrone pur conoscendola e dice che riceverà molte percosse;

  • nel quarto caso indica il comportamento di un servo che ha agito male ma senza sapere di offendere il Padrone. Si noti l’attenuante e come Gesù tenga conto delle responsabilità individuali di ogni suo servo. Questo servo dunque, di percosse ne riceverà poche."

Questo testo non lascia dubbi circa il destino dei singoli servi: è chiarissimo il riferimento al premio del paradiso, al castigo eterno, ma soprattutto alla parziale pena comminata a chi pur non avendo fatto in tutto e per tutto la volontà del padrone non si è reso responsabile di un castigo eterno ma solo di "molte o poche percosse"; e siccome queste sono promesse al ritorno del padrone è chiaro anche che non si riferisce alla vita presente ma a quella futura.

Per questa parziale e temporanea punizione decisa dal Padrone quando si incontrerà di nuovo col suo servo non del tutto fedele e non del tutto fedele, è stato utilizzato il termine unico di "purgatorio" per sintetizzare tutto il concetto espresso nella Scrittura in tutti i brani sopra riportati.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 13/07/2003 17.09
Un altro punto di vista sul Purgatorio.
Per comprendere questo insegnamento della Chiesa Cattolica, che è stato per troppe volte nel corso della storia incompreso e vilipeso, cominciamo facendo un rapido excursus nella Parola di Dio per acquisirne una comprensione accurata:
Dio dall'inizio della sua Rivelazione, si presenta come un fuoco, passa vicino ad Abramo come una fiaccola ardente (Gen 15,17)
Poi a Mosè come un fuoco:
"L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia" (Es 3,2-3)
Allo stesso modo la dimora di Dio tra gli uomini, il tabernacolo era segnato dalla presenza del fuoco:"Nel giorno in cui la Dimora fu eretta, la nube coprì la Dimora, ossia la tenda della testimonianza; alla sera essa aveva sulla Dimora l'aspetto di un fuoco che durava fino alla mattina. Così avveniva sempre: la nube copriva la Dimora e di notte aveva l'aspetto del fuoco." (Num 9,15-16)
Ancora si manifesta in questo modo al popolo di Israele:"Tutti gli Israeliti, quando videro scendere il fuoco e la gloria del Signore sul tempio, si prostrarono con la faccia a terra sul pavimento, adorarono e celebrarono il Signore" (2Cr 7,3)
Il Signore intervenne anche in aiuto di Elia:"Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto. 
A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!". (1Re 18,38-39)
L'azione di Dio come fuoco, come affinamento diventa sempre più chiara nella rivelazione giudaica: "Poiché tu ci hai messi alla prova, o Dio, ci hai passati al crogiuolo come l'argento.
Ci hai fatti cadere nella rete, hai posto un grave peso ai nostri fianchi.
Hai fatto cavalcare uomini sul nostro capo;
siamo passati attraverso il fuoco e l'acqua,
ma poi ci hai tratti fuori in un luogo di refrigerio." (Sal 66,10-12)
Qui, stupendamente, nell'acqua abbiamo persino una prima immagine del Battesimo, il quale ci anticipa il "refrigerio finale" del Cielo
Il profeta Malachia ci dà altre indicazioni a riguardo: "Egli si metterà seduto, come chi raffina e purifica l'argento, e purificherà i figli di Levi e li raffinerà come si fa dell'oro e dell'argento; ed essi offriranno al SIGNORE offerte giuste.
Sta parlando di Gesù Cristo, attraverso il quale sangue siamo stati purificati e resi partecipi della natura divina
La presenza di Dio operante nell'uomo si manifesta appieno nella Pentecoste quando gli Apostoli vengono rivestiti di potenza dall'alto (Lc 24,49) e ,a differenza di Gesù in cui lo Spirito Santo era sceso come una colomba, nel caso degli Apostoli (e di tutti noi) lo Spirito Santo ci santifica; poco alla volta i nostri peccati sono "bruciati" e resi santi da Dio stesso, mediante la potenza di Dio che vive in noi: questa è la Grazia Santificante che si riceve nel Battesimo...e viene vissuta in pienezza nell'esperienza del Battesimo in Spirito Santo o Effusione, l'immagine che la rappresenta è appunto il fuoco:
"Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. (At 2,3-4)
Non a caso l'autore della lettera agli Ebrei conferma questo insegnamento biblico:
"Il nostro Dio è anche un fuoco consumante" (Eb 12,29)
Sappiamo bene che nessun cristiano è perfetto finchè vive su questa terra, ma continuna a commettere dei peccati, più o meno gravi:
Se qualcuno vede suo fratello commettere un peccato che non conduca a morte, preghi, e Dio gli darà la vita: a quelli, cioè, che commettono un peccato che non conduca a morte.
Vi è un peccato che conduce a morte; non è per quello che dico di pregare. Ogni iniquità è peccato; ma c'è un peccato che non conduce a morte. (1Gv 5,16-17)

Ci sono infatti dei peccati che conducono alla morte spirituale, che altro non è che la separazione eterna da Dio nell'inferno (peccati mortali) e dei peccati che costituiscono un ostacolo alla nostra relazione con Dio, appesantiscono la nostra vitalità spirituale, ma non sono colpe tanto gravi da portarci alla perdizione (peccati veniali) che sono appunto i peccati che non conducono a morte di cui parla qui l'Apostolo Giovanni.
Per avere una sana vita spirituale ed essere sempre nella piena Grazia di Dio, dobbiamo sforzarci di non commettere peccati anche minimi, per avvicinarci sempre di più al Signore.
Quello che è stato spesso travisato è che noi non possiamo con le nostre forze evitare di peccare, perchè peccatori siamo per natura, ma chiedere con insistenza a Dio una maggiore infusione di Grazia, affinchè il suo Spirito operi dentro di noi e santificandoci ci allontani dal peccato in tutte le sue forme.
Dopo la nostre morte affronteremo il giudizio divino:
"è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio" (Eb 9,27)
"la nostra opera sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno.
Se l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco." (1Cor 3,13-15)
Per comprendere questi insegnamenti escatologici della Parola di Dio, dobbiamo ricordarci che Dio, gli angeli e tutto il mondo invisibile sono al di fuori delle nostra categorie spazio-temporali e di queste cose possiamo comprenderne solo parzialmente la portata.
Dato che non tutti nel momento della morte hanno già completato il loro cammino di santificazione, accadrà dopo la morte:
Voi vi siete invece avvicinati al monte Sion, alla città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste, alla festante riunione delle miriadi angeliche, all'assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti. (Eb 12,29)

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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 13/07/2003 17.09
L'autore dell'epistola agli Ebrei parla con chiarezza di un perfezionamento degli spiriti dei giusti, non sulla terra ma nel mondo spirituale, ovvero la Gerusalemme celeste, che nelle Scritture è simbolo del paradiso.
I peccati veniali che l'uomo ha commesso mentre era in vita possono essere perdonati anche oltre la vita terrena:
"A chiunque parli contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro." (Mt 12,32) Gesù in questo versetto dò per scontato che alcuni peccati possono essere rimessi anche dopo la morte.
Questa situazione di purificazione post-mortem, temporanea, fino ad arrivare alla perfezione (Eb 12,23) è indicata spesso nella Parola di Dio con il concetto di prigione:
"Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!" (Mt 5,25-26)

"sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto."                 (Mt 12,32)

"...il giudice ti consegni all'esecutore giudiziario e l'esecutore ti metta in prigione. Io ti dico che non uscirai di là, finché non avrai pagato fino all'ultimo centesimo".(Lc 12,58-59)

"infatti è stato predicato l'evangelo anche ai morti"        (1Pt 4,6)

"egli (Gesù) andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere" (1Pt 3,16)

Per capire il motivo per cui questi peccati devono essere espiati, dobbiamo fare un passo indietro riferendoci al discorso della salvezza: il cristiano è giustificato non per sola fede, ma anche per le opere che compie:

Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere?                                                                   Forse che quella fede può salvarlo? (Gc 2,14) 

come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta. (Gc 2,26)

Quindi se non ci sono le opere non c'è fede, e se non c'è fede non c'è grazia e se non c'è grazia non c'è salvezza!

Spesso per dimostrare vera la dottrina luterana del "sola fide" si usa citare Ef 2,8-9: "Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene."

Purtroppo si dimentica, spesso volontariamente il versetto seguente:" Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo" (Ef 2,8-10)

Le legge di retribuzione è chiaramente enunciata nella Parola di Dio:

"Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia" (Mt 5,7)

"rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori" (Mt 6,12)

"Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato." (Gal 6,7)

I peccati commessi devono essere espiati, o con il ravvedimento e il sacramento della Riconciliazione in questa vita, oppure con un periodo di purificazione nella prossima, prima di accedere al cielo.

Dato che nessun cristiano è puro e perfetto in questa vita, e dato che nessuno che sia impuro può stare alla presenza di Dio che è purità assoluta, c'è questo stato di transizione; i credenti che sono un solo corpo già su questa terra, diventano un corpo ancora più unito nella dimensione ultraterrena, perchè in presenza del Capo del Corpo di Cristo, (Ef 5,23) ovvero la Chiesa che è Cristo stesso.

Questa comunione dei santi che sono i cristiani con la santità assoluta che è Dio, si è sempre manifestata nell'ebraismo prima e nella fede cristiana successivamente con la preghiera per i defunti, perchè i loro peccati veniali fossero assolti dal Signore, eccone vari esempi nelle Scruitture:

"Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione. Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti.   Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato"                     (2 Maccabei 12,43-45)

Gli ebrei per cui qui si pregava non avevano commesso un peccato mortale, ovvero di idolatria nell'avere con sè degli idoli. si trattava di un peccato veniale, li avevano presi per avidità, per rivenderli; si trattava di un peccato  che avrebbe potuto essere perdonato, per questo si fece il sacrificio per loro.

Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non s'è vergognato delle mie catene;  anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché mi ha trovato. Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli ha reso in Efeso, lo sai meglio di me (2 Tim 1,16-18)

Questo è l'esempio più antico che abbiamo di preghiera per i defunti: Onesiforo era appena mancato (la sua famiglia era priva di lui cfr. 2Tim 4,19) e Paolo scrive questa preghiera per lui, affinchè il Signore ne avesse misericordia: questo dimostra che i primi cristiani non credevano di andare immediatamente alla presenza di Dio; oltretutto Paolo elogia le opere compiute da questo suo discepolo.

deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. (Tobia 4,16-17)

Qui l'autore ispirato ci spiega che pregare; fare offerte (deporre il pane) per i peccatori morti impenitenti è tempo sprecato, se qualcuno muore in peccato mortale non c'è niente da fare. dall'inferno non si può uscire.

Tuttavia la Chiesa raccomanda di pregare, e prega, per tutti i defunti, poichè anche se un orazione è rivolta per aiutare un anima perduta, nulla nel piano celeste va sprecato; lo Spirito Santo saprà lui dove indirizzare quella preghiera.

che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? (1Cor 15,29)

Di questa pratica del battesimo per i morti sappiamo ben poco, quello che tuttavia si evince chiaramente dal contesto era che i vivi potevano in qualche modo aiutare i morti; dato che  i beati sono già col Signore e che i dannati non hanno speranza, questo suppone implicitamente la credenza in uno stato intermedio di purificazione da parte delle prime comunità cristiane.

Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi (Ef 6,18)

I santi che sono nel mondo spirituale, anche se sono anime purganti, sono senz'altro santi, anche più di noi; questo versetto può far presupporre che Paolo non intendesse restringere le preghiere solo ai santi vivi sulla terra, ma si riferisse pure ai santi vivi in cielo.

Nell'antico testamento abbiamo svariate occasioni in cui si effettuava un digiuno per i morti, per aiutarli ad avvicinarsi alla presenza di Dio; la quale era incompleta nell'antico patto:

Poi presero le loro ossa, le seppellirono sotto il tamarisco che è in Iabes e fecero digiuno per sette giorni. (1Sam 31,13)

Essi alzarono gemiti e pianti e digiunarono fino a sera per Saul e Giònata suo figlio, per il popolo del Signore e per la casa d'Israele, perché erano caduti colpiti di spada. (2Sam 1,12)

tutti i loro guerrieri andarono a prelevare il cadavere di Saul e i cadaveri dei suoi figli e li portarono in Iabes; seppellirono le loro ossa sotto la quercia in Iabes, quindi digiunarono per sette giorni. (1Cr 10,12)

Infine abbiamo un altro esempio di richietrasta di remissione per i peccati dei morti, molto chiaro nel libro di Baruc.

(Anche se non credi che i libri deuterocanonici siano ispirati, non ha importanza, devi comunque riconoscere che sono espressione della mentalità ebraica universalmente accettata all'epoca, e che Gesù non criticò affatto questo. In ogni caso vedi la sezione sul canone della Bibbia.)

"Signore onnipotente, Dio d'Israele, un'anima angosciata, uno spirito tormentato grida verso di te. Ascolta, Signore, abbi pietà, perché abbiamo peccato contro di te. Tu domini sempre, noi continuamente periamo. Signore onnipotente, Dio d'Israele, ascolta dunque la supplica dei morti d'Israele, dei figli di coloro che hanno peccato contro di te: essi non hanno ascoltato la voce del Signore loro Dio e a noi si sono attaccati questi mali. Non ricordare l'iniquità dei nostri padri, ma ricordati ora della tua potenza e del tuo nome, poiché tu sei il Signore nostro Dio e noi ti loderemo, Signore.  Per questo tu hai riempito i nostri cuori del tuo timore perché invocassimo il tuo nome. Noi ti lodiamo ora nell'esilio, poiché abbiamo allontanato dal cuore tutta l'iniquità dei nostri padri, i quali hanno peccato contro di te. Ecco, siamo ancor oggi esiliati e dispersi, oggetto di obbrobrio, di maledizione e di condanna per tutte le iniquità dei nostri padri, che si sono ribellati al Signore nostro Dio." (Baruc 3,1-8)

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21/07/2009 19:57
 
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Conversazioni gentilmente forniteci dall'autore e tenute durante delle trasmissioni a Radio Maria
    
    
      Il Purgatorio
     
      In questa conversazione parleremo del Purgatorio. E' un tema dottrinale, importante, che distingue noi cattolici, e anche, per certi versi, i cristiani ortodossi, che crediamo nella esistenza del Purgatorio dai Protestanti e dai Testimoni di Geova, che non credono alla esistenza del Purgatorio.
       Naturalmente, poiché non credono all'esistenza del Purgatorio, non credono che esistano anime bisognose delle nostre preghiere, dei suffragi e dunque non ritengono opportuna, necessaria, doverosa la preghiera per le anime dei defunti.
      Il purgatorio è un tema sul quale si sono cementati persino gli storici. Storici di prestigio ritengono che la dottrina del Purgatorio sia stata inventata dalla Chiesa medievale. Prima nessuno avrebbe mai parlato di questa realtà ultraterrena. Anche qualche giornalista è di questo parere. Su un articolo del Corriere della Sera del 1 agosto 1999 si legge che il Purgatorio è nato con il MedioEvo.
      Ora iniziamo la nostra conversazione ponendoci una domanda: per quale ragione ci occupiamo di Purgatorio? Qual è il vantaggio che vogliamo ricavare trattando questo tema in questa conversazione?
      Rispondiamo così: per rinsaldare la verità della fede cattolica. Noi cattolici crediamo che dopo la morte verremo giudicati da Dio, che ci ama, crediamo nella esistenza del Paradiso e dell'inferno, dunque dell'immortalità dell'anima. Con molta gioia suggerisco a tutti voi amici di leggere il bel libro intitolato "L'Aldilà è una certezza", scritto da una delle voci più ascoltate di Radio Maria, Anna Maria Cenci. E' un libro adatto a tutti, che spiega in modo estremamente semplice queste verità ultraterrene.
      E tra le verità di fede cattolica vi è anche quella del Purgatorio. La "professione di fede"  formulata da papa Paolo VI in occasione dell'Anno della fede (1967 - 1968) celebrato in tutto il mondo cattolico per ricordare il 1900° anniversario dalla marte dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, recita testualmente :  "Crediamo che le anime di tutti coloro che muoiono nella grazia di Dio - sia quelle che devono essere ancora purificate col fuoco del Purgatorio sia quelle che, come il buon ladrone, sono ricevute in Paradiso subito dopo essersi separate dal corpo - costituiscono il popolo di Dio dopo la morte".
      L'esistenza del Purgatorio è una verità di fede ribadita anche dal Concilio Vaticano II, nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, al punto 49, dove si può leggere: "Fino a che il Signore non verrà nella gloria e tutti gli angeli con lui (cf. Mt 25,31) e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose (cf. 1 Cor 15, 26-27), alcuni  dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri passati da questa vita, stanno purificandosi  altri   godono della gloria".
      Dunque, l'esistenza del Purgatorio è una verità che un cattolico non può mettere in discussione. Diciamo Purgatorio per intendere uno stato di purificazione di alcune anime dopo la loro morte.
      Poi, apologeticamente, andremo a verificare nel campo della storia, se corrisponde al vero l'affermazione secondo la quale la dottrina del Purgatorio sarebbe nata nell'epoca medievale. Dobbiamo verificare se corrisponde al vero l'affermazione secondo la quale la dottrina del Purgatorio è stata inventata dalla Chiesa cattolica molti secoli dopo la morte di Gesù.
      Dunque, entriamo subito nel vivo della nostra conversazione e illustriamo le ragioni della tesi che intendiamo difendere. La dottrina del Purgatorio nasce dalla Sacra Scrittura. E' dottrina illustrata nella Parola di Dio.
      Gli amici lettori sanno che le nostre sono conversazioni di apologetica e non vogliamo entrare nel campo della esegesi biblica. Per questa ragione, mi limito soltanto a brevi cenni, che ciascuno poi potrà approfondire a casa propria.
      Nell'Antico Testamento è di fondamentale importanza il capitolo 12 del secondo libro dei Maccabei, specialmente i versetti 43-46. Qui si narra un episodio veramente significativo. Giuda Maccabeo, dopo avere vinto una decisiva battaglia per la nobile causa dell'indipendenza degli Ebrei, si reca sul campo di combattimento per seppellire i caduti. Si accorge che sotto la tunica di ciascun caduto vi erano oggetti idolatrici, oggetti dedicati agli idoli pagani e Giuda Maccabeo capisce, in quel momento, il perché questi soldati erano morti.
      Dio li aveva puniti per questo grave peccato. Cosa ci racconta la Bibbia? Ci racconta che giuda Maccabeo prega e fa pregare il popolo di Israele perché Dio perdoni il peccato commesso da questi soldati. Erano morti combattendo per una nobile causa, erano morti con "sentimenti di pietà" (lo dice il racconto biblico) e Giuda Maccabeo fa innalzare preghiere a Dio per i defunti. Questa è la prova che si credeva nella possibilità che i peccati dei defunti fossero perdonati, rimessi.
      Si legge ancora nel racconto biblico Giuda Maccabeo fece una colletta e la "inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio" e la Bibbia dice che agì "in modo molto buono e nobile,  suggerito dal pensiero della Risurrezione. Perché se non avesse avuta ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentavano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato"  (2 Mac 12,43-45).
      Dunque, ricaviamo subito un primo insegnamento. Quanto noi cattolici preghiamo per le anime dei nostri defunti siamo in perfetta sintonia, in perfetto accordo con quanto è insegnato nella Parola di Dio, fin dall'Antico Testamento. Facciamo un'opera "buona e nobile", facciamo un'opera "santa e devota" quando preghiamo per i nostri defunti, proprio come ha fatto Giuda Maccabeo.
      Proseguiamo nella nostra riflessione. Ricordiamo brevemente tre passi del Nuovo Testamento che alludono abbastanza chiaramente al Purgatorio.
      Il primo lo troviamo nel Vangelo di san Matteo. Ascoltiamolo: "Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo"  (5,25-26)
      Questo brano del vangelo di san Matteo è interessantissimo. Lasciamo agli esegeti il compito di approfondire il significato di questo passo, ma facciamo solo una considerazione. Delle due l'una: o Gesù, quando parla di questa prigione, intende una prigione terrena, come quelle che ci sono sulla terra (e allora, spiace dirlo, si è sbagliato: pensate a quanti esempi, soprattutto nella nostra Italia, si possono fare di persone che escono di prigione senza aver scontato tutta la pena), oppure Gesù parlava di una "prigione" non terrestre, prigione dove si sconta - quindi si purga - fino all'ultimo spicciolo, infallibilmente. E questa prigione dove, chi lo merita, sconta fino all'ultimo spicciolo è il Purgatorio.
      Il secondo passo lo troviamo sempre nel vangelo di san Matteo: "Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo spirito non  sarà perdonata né in questo secolo né in quello futuro" (12, 31-32)
      Sant'Agostino, san Gregorio Magno e san Bernardo hanno visto in questo passo evangelico la chiara allusione alla possibilità che alcuni peccati, meno gravi della bestemmia contro lo Spirito, siano perdonati nella vita futura, quindi dopo una purificazione.
      Ma il brano più importante viene da san Paolo. Ascoltiamo attentamente quanto l'Apostolo delle genti scrive nella sua prima Lettera ai Corinti: "Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco" (1 Cor 3,10-17)
      Anche per questo brano di san Paolo lasciamo il compito agli esegeti di spiegarci bene ogni particolare. Ma a noi resta un dato di fatto: san Paolo insegna che l'opera di quelli che hanno costruito la loro vita sul fondamento Gesù Cristo verrà provata, verrà giudicata. Se, nonostante abbiamo costruito meritoriamente su Gesù Cristo , l'opera verrà trovata imperfetta, costoro verranno puniti, ma non per sempre: si salveranno, però dopo essere passati per il fuoco purificatore.
      Bene: questo è il Purgatorio. Vedete bene che la credenza nella esistenza del Purgatorio è fondata biblicamente. La credenze nella possibilità di scontare i propri  peccati in Purgatorio è credenza fondata biblicamente. Credere che è necessario pregare per le anime del Purgatorio ha fondamento biblico.
      Noi cattolici possiamo dunque stare tranquilli. La nostra fede è pienamente conforme all'insegnamento biblico.
      Facciamo un passo avanti nella nostra riflessione. Una conversazione di apologetica non può evitare di interrogarsi sulla storia. Che cosa pensavano i primi cristiani riguardo il Purgatorio? Professavano la stessa fede che professiamo oggi noi cattolici? Oppure dobbiamo riconoscere che l'idea del Purgatorio è stata inventata dalla Chiesa nell'epoca medievale, come sostiene qualche storico e qualche giornalista?
      La risposta, è ovvio, va cercata nella documentazione storica, nelle tracce che la storia ci ha lasciato. E, prima ancora di vedere i documenti che la storia ci ha trasmesso, possiamo anticipare senza timore di essere smentiti, che anche la storia conferma la verità di fede cattolica sul Purgatorio.
      Il primo esempio che voglio ricordare è tratto dal commovente diario di una grande martire cristiana, di nome Perpetua, che fu uccisa a Cartagine, in Africa, il 7 marzo dell'anno 203 insieme ad altri cinque cristiani: Felicita, Revocato, Saturnino, Secundolo e il loro catechista Saturo. E' importante ricordare questa data: siamo nell'anno 203, all'inizio del terzo secolo dopo Cristo.
      Il diario di Perpetua è commovente, ci fa comprendere la grandezza di questi martiri dei primi tempi del Cristianesimo, uccisi in odio alla fede nei modi più brutali, davanti a folle impazzite che gioivano di questi crudeli spettacoli. Perpetua e i suoi compagni, fratelli nella fede, furono prima feriti gravemente da belve feroci e poi finiti con un colpo di grazia, passati a fil di spada.
      Il diario ci narra un episodio importane per il tema che stiamo trattando in questa conversazione. Mentre si trovava in prigione, Perpetua ha una duplice visione. Nella prima visione vede suo fratello Dinocrate, "morto a sette anni per un cancro che gli aveva devastato la faccia" al punto che, scrive Perpetua "la sua morte aveva fatto inorridire tutti". Nella prima visione, Perpetua vede suo fratellino uscire "da un luogo tenebroso dove vi era molta altra gente; era accaldato e assetato, sudicio e pallido. Il volto era sfigurato dalla piaga che l'aveva ucciso". E ancora, in questa prima visione, Perpetua vede suo fratello che tenta senza riuscirci di abbeverarsi ad una piscina e capisce che Dinocrate sta soffrendo. Non riesce ad abbeverarsi e questo era per lui motivo di grande sofferenza.
      Perpetua prega per l'anima di suo fratello defunto. Il Signore ascolta le sue preghiere e in una seconda visione, Perpetua vede Dinocrate perfettamente guarito, in grado di abbeverarsi, capace di giocare come fatto tutti i bambini. Interpretando questa seconda visione, Perpetua scrive nel suo diario: "Mi svegliai e compresi che la pena (del Purgatorio) gli era stata rimessa".
      Soffermiamo un istante la nostra attenzione su questo episodio. La storia ci consegna un documento straordinario, documento che risale all'inizio del terzo secolo, nel quale Perpetua, una martire della fede cattolica fa esplicito riferimento al Purgatorio.
      Nel terzo secolo dopo Cristo i cristiani credevano pacificatamene all'esistenza del Purgatorio, come dimostra il diario della martire Perpetua.
      Capite bene, cari amici, che basta questo documento per smantellare l'accusa che il Purgatorio sarebbe stato inventato dalla Chiesa cattolica nell'epoca del suo maggior splendore, nel Medioevo. Non è vero: in realtà i cristiani credevano nell'esistenza del Purgatorio molto tempo prima, fin dai primissimi secoli.
      Proseguiamo il nostro viaggio nella storia. Prima della testimonianza di Perpetua, che abbiamo appena ricordato, nel secondo secolo, la storia ha collocato un'altra importante testimonianza della credenza nel Purgatorio. O meglio: della credenza nella necessità di pregare per le anime dei defunti e quindi, ovviamente, del Purgatorio, anche se non lo si chiamava con questo nome.
      Perché diciamo "ovviamente". Perché i cristiani sapevano e sanno bene ancora oggi che pregare per le anime del Paradiso è inutile, perché queste anime godono già della felicità eterna; e  pregare per le anime dei dannati non solo è inutile, ma è una gravissima offesa fatta a Dio e alla sua infinita e infallibile giustizia.
      Quindi, quando troviamo documenti satirici che attestano la pratica di pregare per le anime dei defunti, ciò vuol dire ceh i cristiani credevano nella possibilità di  aiutare le anime dei defunti; anime che non erano certo destinate all'inferno (altrimenti sarebbe stato peccato pregare per loro): si tratta dunque di anime destinate certamente al Paradiso ma che avevano bisogno di una ulteriore purificazione, che avevano bisogno dei nostri suffragi, dovendosi purificare; è ciòc he noi chiamiamo Purgatorio.
      Torniamo alla nostra documentazione storica. Nel secondo secolo - dicevamo -  la storia colloca il notissimo epitaffio di Abercio. Chi era Abercio? Era un cristiano , probabilmente vescovo di Ierapoli, in Asia Minore il quale, prima di morire, compose di propria mano il suo epitaffio, cioè l'iscrizione per la sua tomba.
      In questo epitaffio leggiamo una frase importante per il tema che stiamo affrontando nella nostra conversazione. Leggiamo: "Queste cose dettai direttamente io, Abercio, quando avevo precisamente settantadue anni di età. Vedendole e comprendendole, preghi per Abercio."
      Riflettiamo un momento. Abercio invita quelli che visiteranno la sua tomba a pregare per lui. Invita a pregare per lui  defunto,  quindi per la sua anima. Siamo di fronte, come si può facilmente comprendere, ad una  antichissima testimonianza che prova come la Chiesa primitiva, la Chiesa dei primi secoli, credeva al Purgatorio e alla necessità di pregare per le anime dei defunti.
      Ripetiamo bene:  le anime che avevano  - e hanno -  bisogno di preghiere non sono né le anime del Paradiso (per le quali è inutile pregare) né  quelle dell'inferno (per le quali è peccato pregare). Evidentemente sono le anime del Purgatorio.
      Questo documento storico antichissimo, di straordinaria importanza "l'epitaffio di Abercio", non può che  rinsaldare, rinvigorire, rinforzare  la consapevolezza che noi cattolici abbiamo ragione quando crediamo nella esistenza del Purgatorio. La nostra fede è conforme alla fede dei primi cristiani. Pazienza se nel corso dei secoli, dopo la Riforma protestante o la nascita dei testimoni di Geova, è emerso qualcuno che ha negato questa verità. Noi stiamo dalla parte di ciò che insegna la Bibbia e che professano i veri cristiani fin dai tempi della Chiesa primitiva.
      Continuiamo il nostro viaggio apologetico nel mondo della storia. Un'altra preziosa testimonianza ci giunge da Tertulliano (ca 155 - ca 222). Abbiamo citato questo autore anche nella precedente conversazione. Ricordo che Terutlliano visse a cavallo tra secondo e terzo secolo,  quindi in epoca antichissima. Era un pagano, convertito al Cristianesimo; divenne uno strenuo apologeta del cattolicesimo prima di cadere, purtroppo nell'eresia montanista.
      A noi Tertulliano interessa per la sua testimonianza storica. Nel suo De Corona, Tertulliano scrive: "Nel giorno anniversario facciamo preghiere per i defunti". Abbiamo, con la testimonianza di Tertulliano, una prova ulteriore che la Chiesa dei primissimi tempi pregava per i defunti, quindi per le anime del Purgatorio.
      Tertulliano ci offre un altro documento storico importante: nel suo De monogamia, scrive: "La moglie sopravvissuta al marito offre preghiere per la gioia di suo marito nei giorni anniversari della sua morte", dove si intende bene che la moglie prega perché l'anima del defunto giunga presto alla gioia del Paradiso. Questo documento storico ci mostra la credenza dei primi cristiani nell' esistenza del Purgatorio: si prega perché le anime dei defunti  giungano presto nella gioia, cioè nel Paradiso.
      La storia della Chiesa, la storia antica è ricchissima di testimonianze. Anche il grande sant'Agostino attesta la fermissima fede della Chiesa dei primi secoli nella esistenza del Purgatorio. Scrive quel santo vescovo di Ippona: "Non si può negare che le anime dei defunti possono essere aiutate dalla pietà dei loro cari ancora in vita, quando è offerto per loro il sacrificio del Mediatore [qui sant'Agostino sta parlando del sacrificio della Santa Messa], oppure mediante elemosine"  (De fide, spe, et caritate).
      Riportiamo un'ultima testimonianza, anche per non stancare i nostri amici lettori. Proviene da sant'Efrem di Siro, vissuto nel IV secolo (306-373). Siamo di fronte ad un uomo di grandissime virtù, che raggiunse una fama di santità immensa. Era così importante che San Girolamo (ca 347 - 419 o 420) attesta che gli scritti di sant'Efrem erano letti pubblicamente in Chiesa, dopo la Sacra Bibbia.
      Scrive sant'Efrem nel suo testamento: "Nel trigesimo della mia morte ricordatevi di me, fratelli, nella preghiera. I morti infatti ricevono aiuto dalla preghiera fatta dai vivi" (Testamentum).
      Anche questa, dunque, è una testimonianza offerta dalla storia riguardo la credenza della Chiesa dei primi secoli: i morti potevano ricevere benefici dalle preghiere dei vivi. Ovviamente, come già detto, non si poteva trattare né delle anime del Paradiso (che non hanno bisogno di nostri benefici) né delle anime dell'inferno (che non possono ricevere alcun beneficio).
      Dunque, siamo giunti al termine di questa conversazione apologetica. Che cosa ci portiamo a casa? Direi due considerazioni: la prima riguarda la dottrina del Purgatorio che viene contestata. Abbiamo visto che si tratta di una verità fondata sulla Sacra Scrittura e sempre creduto dalla Chiesa e dal popolo cattolico.
      La seconda considerazione: preghiamo per le anime dei nostri cari, preghiamo con la consapevolezza che la nostra preghiera porta giovamento alla condizione delle anime del Purgatorio. Preghiamo sapendo che queste anime contraccambiano le nostre preghiere e implorano Dio di concederci ogni mezzo necessario per andare insieme a loro in Paradiso.
      
      Giampaolo Barra.
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