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RUFINO di Aquileia: brani scelti

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2009 23:23
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30/07/2009 23:21
 
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10. Ma forse obietteranno che certo Dio avrebbe potuto far sì che una vergine concepisse e anche partorisse: ma sembra indegno che quella così grande maestà sia passata attraverso gli organi genitali di una donna: dove, anche se non ci fosse stata contaminazione derivante da unione con un uomo, tuttavia ci sarebbe stata l’offesa del vergognoso contatto prodotto dal puerperio. A costoro rispondiamo brevemente secondo il loro modo di vedere. Se uno vede un bambino che viene ucciso in mezzo al fango profondo e, pur essendo uomo importante e potente, entra nel fango, per così dire, in punta di piedi per liberare il bambino che sta morendo, tu accuserai quest’uomo di essersi contaminato per aver calpestato un po’ di fango ovvero lo loderai per la sua pietà, dato che ha salvato la vita a uno che stava per morire? E questa considerazione può esser fatta anche a proposito di un uomo comune. Torniamo invece ora alla natura di colui ch’è nato. Quanto pensi che gli sia inferiore la natura del sole? Certamente quanto la creatura è inferiore al creatore. Ora osserva: se un raggio di sole giunge al fondo di una fossa fangosa, forse ne risulta di qui per qualche parte contaminato? o riterremo offesa per il sole anche solo l’aver illuminato quella sozzura? Di quanto la natura del sole è inferiore alle realtà di cui stiamo parlando? Eppure non crederemo che una qualche materia sozza e turpe messa sul fuoco possa contaminarlo.

Dato che evidentemente così è riguardo alle cose materiali, pensi tu forse che quella trascendente e incorporea natura, che è al di sopra di ogni fuoco e di ogni luce, possa in qualche modo essere insozzata e contaminata? Osserva infine anche questo. Noi diciamo che Dio ha creato l’uomo dal fango della terra (Gen 2, 6). Che se consideriamo vergognoso per Dio riscattare la sua opera, molto più vergognoso riterremo averla creata così dall’inizio. Ed è superfluo chiedere perché mai egli sarebbe passato attraverso membra vergognose, dato che potresti chiedere perché mai avrebbe creato tali membra. Del resto non la natura ma la consuetudine ci ha insegnato che tali parti del corpo sono vergognose. Infatti tutte le parti del corpo sono state fatte da un solo e stesso fango e si distinguono soltanto per gli usi e le funzioni naturali.

11. Ma per risolvere completamente questa difficoltà non tralascerò neppure di rilevare che la sostanza di Dio, ch’è del tutto incorporea, non può inserirsi nei corpi né essere accolta da questi in modo primario, se non tramite la mediazione di una sostanza spirituale che possa essere capace di accogliere lo spirito divino. Per fare un esempio, la luce può illuminare tutte le membra del corpo, ma non può essere percepita da nessuna tranne che dal solo occhio: infatti soltanto l’occhio è capace di percepire la luce. Così nasce il Figlio di Dio dalla Vergine non unito in modo primario soltanto con la carne, ma generato essendo l’anima mediatrice fra la carne e Dio. Pertanto, dato che l’anima è un’entità intermedia ed è capace di accogliere il Verbo divino nell’intimo recesso dello spirito razionale, Dio è nato dalla Vergine senza contrarre quell’offesa che tu pensi. E così non dobbiamo immaginare niente di vergognoso là dove era presente la santificazione dello Spirito Santo, e l’anima, che era capace di accogliere Dio, diventava capace anche di accogliere la carne. Nulla devi ritenere impossibile là dove era presente la potenza dell’Altissimo; nulla devi pensare di umana fragilità là dove era presente la pienezza della divinità.

12. Crocifisso sotto Ponzio Pilato e sepolto, discese nell’inferno. L’apostolo Paolo insegna che gli occhi del nostro cuore debbono essere illuminati per comprendere quale sia l’altezza e la larghezza e la profondità (Ef 1, 18; 3, 18). Altezza larghezza profondità sono descrizione della croce. Infatti Paolo ha chiamato profondità quella parte ch’è conficcata in terra; altezza quella parte che protesa nell’aria si erge in alto; larghezza infine quella parte che distesa si allarga a destra e a sinistra. Poiché dunque ci sono tante specie di morte, con le quali gli uomini sono soliti uscire da questa vita, l’Apostolo vuole che noi con cuore illuminato conosciamo il motivo per cui di tutte queste specie è stata scelta proprio quella della croce per la morte del Salvatore.

A tale proposito bisogna sapere che la croce era segno di trionfo: infatti il trofeo è il segno del trionfo, in quanto è segno della vittoria sul nemico. Poiché dunque Cristo col suo avvento ha sottomesso parimenti a sé i tre regni (questo infatti indica Paolo là dove dice: "In nome di Gesù si piegherà ogni ginocchio, delle creature celesti e terrestri e infernali" [Fil 2, 10]) e tutti e tre li ha vinti con la sua morte, è stata prescelta una specie di morte che fosse adatta ad indicare il mistero: infatti sollevato in alto e sottomettendo le potenze dell’aria, riportava vittoria su queste potenze eccelse e celesti; teneva poi le mani distese tutto il giorno, come dice il profeta (Is 65, 2), rivolto al popolo ch’è in terra, per accusare gl’increduli e invitare i credenti; con quella parte poi della croce che è immersa sotto terra sottometteva a sé i regni infernali.

13. Infatti – per dire in breve qualcosa anche sugli argomenti più segreti – quando Dio all’inizio fece il mondo vi mise a capo alcune gerarchie di potenze celesti da cui fosse retto e amministrato il genere umano. Che così sia stato fatto indica Mosè nel cantico del Deuteronomio, dove dice: "Quando l’Eccelso divideva i popoli, stabilì i confini delle genti secondo il numero degli angeli di Dio" (Deut 32, 8). Ma alcuni di costoro, come anche colui ch’è chiamato principe del mondo (Gv 12, 31), usarono del potere ch’era stato dato loro da Dio non secondo le norme con le quali l’avevano ricevuto; e così insegnarono agli uomini a ubbidire non ai precetti divini bensì alle loro prevaricazioni: perciò è stata scritta a nostro danno l’obbligazione derivante dai peccati, perché, come dice il profeta, siamo stati venduti a causa dei nostri peccati (Is 50, 1). Infatti ognuno riceve un prezzo per la propria anima quando abbia soddisfatto i suoi cattivi desideri.

Ma questa obbligazione di noi tutti, ch’era in mano di quei pessimi reggitori, Cristo col suo avvento l’ha strappata via ed ha privato quelli di tale potere. Proprio a questo allude Paolo con parole piene di mistero, là dove dice di Cristo: "Distruggendo l’obbligazione che era contro di noi e inchiodandola sulla croce, espose alla pubblica derisione i principati e le potenze, trionfando su di loro in se stesso" (Col 2, 14-15). Perciò quei reggitori, che Dio aveva messo a capo del genere umano, voltisi alla tirannia con spirito di ribellione, intrapresero ad aggredire gli uomini ch’erano stati loro affidati e a debellarli con l’arma del peccato, secondo quanto accenna con parole coperte il profeta Ezechiele dicendo: "In quel giorno avanzeranno gli angeli affrettandosi a distruggere l’Etiopia, e ci sarà tra quelli gran turbamento nel giorno dell’Egitto, perché quel giorno verrà" (Ez 30, 9). Perciò a ragione è scritto che Cristo, dopo averli privati di tutto il loro potere, ha trionfato su di loro e ha trasferito il potere da loro agli uomini come egli stesso dice nel Vangelo ai suoi discepoli: "Ecco, vi ho dato il potere di calpestare i serpenti e gli scorpioni, e tutta la forza del nemico" (Lc 10, 19). Così la croce di Cristo ha assoggettato costoro, che male avevano usato del potere loro concesso, a quelli che una volta erano stati loro soggetti.

A noi poi, cioè al genere umano, insegna per prima cosa a resistere fino alla morte contro il peccato ed ad accettare volentieri la morte per la fede. Infine con questa sua croce propone a noi anche esempio di ubbidienza, come a quelli, che una volta erano stati nostri reggitori, ha stabilito pene per la loro protervia. Senti infatti come l’apostolo vuole insegnarci l’ubbidienza per mezzo della croce di Cristo: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti ch’erano in Cristo Gesù: egli, essendo nella natura di Dio, non tenne gelosamente per sé l’essere uguale a Dio, ma annientò se stesso assumendo la forma di schiavo; fatto a somiglianza degli uomini e reso nell’aspetto come un uomo, fu ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce" (Fil 2, 5-8). Poiché infatti è grande maestro colui che opera in conformità del suo insegnamento, egli ha insegnato che le persone pie debbono osservare l’ubbidienza anche a costo della morte, morendo egli stesso il primo per essa.

14. Ma forse qualcuno si potrebbe spaventare ad ascoltare una tale dottrina: infatti trattiamo ora della morte di colui che poco fa abbiamo detto essere sempiterno insieme con Dio Padre e generato dalla sua sostanza, e che abbiamo insegnato essere una cosa sola col Padre per regno eternità maestà. Ma non voglio che ti spaventi, o fedele ascoltatore: colui che ora senti dire morto, fra poco di nuovo lo vedrai immortale. Infatti egli accoglie la morte per depredare la morte.

Infatti il mistero dell’incarnazione, che or ora abbiamo esposto, è stato determinato da questo motivo: che il Figlio di Dio nella sua divina potenza, come un amo, rivestito di aspetto umano e, secondo quanto ha detto or ora l’apostolo, reso nell’aspetto come un uomo (Fil 2, 7), potesse invitare alla lotta il principe del mondo. Consegnando a questo la sua carne come esca, egli lo ha afferrato grazie all’amo della divinità che gli si era profondamente conficcato dentro, e con l’effusione del sangue immacolato – infatti solo lui non conosce macchia di peccato – ha distrutto i peccati di tutti: di quelli almeno che avevano segnato col suo sangue la porta della loro fede (Es 12, 7). Se un pesce afferra l’amo ch’è nascosto dall’esca, non soltanto porta via l’esca insieme con l’amo ma egli stesso è strappato via dall’acqua, per essere poi esca per gli altri pesci: così anche colui che esercitava l’impero della morte ha portato via il corpo di Gesù per darlo alla morte, senza accorgersi che dentro quel corpo era nascosto l’amo della divinità; così quando l’ha divorata, egli stesso subito è rimasto attaccato e, rotti i cancelli dell’inferno, è tirato via quasi che fosse tratto fuori dal profondo del mare, al fine di essere esca per altri.

Che così sarebbe stato già lo aveva prefigurato il profeta Ezechiele con la stessa immagine dicendo: "Ti tirerò fuori con il mio amo e ti distenderò sulla terra. I campi saranno ripieni di te e radunerò su di te tutti gli uccelli del cielo e sazierò di te tutte le bestie della terra" (Ez 32, 3-4). Anche David dice: "Lo ha dato come esca ai popoli d’Etiopia" (Sal 73, 14). E Giobbe parla in modo analogo sullo stesso mistero: afferma infatti in persona di Dio che gli parla: "O condurrai il dragone con un amo o porrai una cavezza intorno alle sue narici" (Giob 40, 20).


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 05/10/2002 21.25

15. Perciò Cristo ha patito nella carne senza danno o offesa per la sua divinità ma al fine di operare la salvezza per mezzo della debolezza della carne, la natura divina è discesa nella morte, non per essere trattenuta dalla morte secondo la legge delle creature mortali, ma per aprire le porte della morte a quelli che grazie a lui sarebbero risorti. È come se un re si rechi ad una prigione ed entrato dentro apra le porte, sciolga catene e ceppi, infranga cancelli e chiavistelli, conduca fuori alla libertà quelli che erano incatenati e restituisca alla luce e alla vita quelli che sedevano nell’oscurità e all’ombra della morte (Sal 106, 10). Diremo allora che il re, certo, è stato in prigione, ma tuttavia non nella condizione che era stata di quelli che venivano tenuti in prigione: ma quelli vi erano tenuti per scontare le pene, egli invece c’è venuto per rimettere le pene.

16. Quelli che hanno tramandato il Simbolo hanno anche indicato nel modo più preciso il tempo in cui tutto ciò è avvenuto: sotto Ponzio Pilato, per evitare che la tradizione dei fatti, incerta e generica in qualche parte, riuscisse meno probante. Bisogna poi sapere che nel Simbolo della Chiesa di Roma non è aggiunta l’espressione discese nell’inferno, ed essa non è in uso neppure nelle Chiese d’Oriente: ma lo stesso concetto di queste parole è espresso là dove è detto che egli è stato sepolto.

Ma poiché tu sei molto attaccato e interessato alle Sacre Scritture, certamente mi dirai che tutte queste verità debbono essere confortate da più perentorie testimonianze tratte appunto di lì. Quanto più infatti è importante ciò che si deve credere, tanto più necessita di testimonianze idonee e al di sopra di ogni dubbio. Ciò che tu chiedi è giusto e ragionevole: ma noi, in quanto ci rivolgiamo a chi conosce la Legge, per esigenza di brevità tralasciamo una gran massa di testimonianze. Presenteremo tuttavia poche cose fra le tante, se ci si accontenta anche di queste, sapendo che a quanti si dedicano allo studio delle Sacre Scritture si spalanca a tal proposito un immenso mare di testimonianze.

17. Innanzitutto bisogna sapere che il valore della croce non è uno solo e lo stesso per tutti: ma essa ha un significato per i pagani, un altro per i Giudei, un altro per i credenti, come anche l’apostolo dice: "Noi poi predichiamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e pazzia per i pagani, ma per quanti sono stati chiamati sia Giudei sia Greci potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Cor 1, 23-24). E in un altro luogo: "Infatti la parola della croce è pazzia per quanti periscono, ma per coloro che si salvano è potenza di Dio" (1Cor 1, 18). Infatti i Giudei, che dalla Legge avevano appreso che il Cristo sarebbe rimasto in eterno (Gv 12, 34), traevano motivo di scandalo dalla sua croce, perché non vollero credere nella sua resurrezione. Ai pagani poi sembrava pazzia credere che Dio era morto, perché essi ignoravano il mistero della incarnazione. I fedeli invece, che avevano creduto che Cristo era nato, aveva patito ed era risorto dai morti, giustamente credevano che era potenza di Dio quella che aveva vinto la morte.

Per prima cosa dunque ascolta come dalla parola profetica di Isaia è indicato che i Giudei, cui i profeti avevano predetto queste verità, non avrebbero creduto, e invece avrebbero creduto quelli che mai avevano ascoltato ciò dai profeti: "Coloro – egli dice – cui questo non è stato annunziato, vedranno, e coloro che non hanno ascoltato, comprenderanno" (Is 52, 15). Lo stesso Isaia in questo modo predice che, mentre non credettero quelli che meditavano la legge di Dio dalla fanciullezza alla vecchiaia, tutto il mistero della salvezza sarebbe stato trasferito ai pagani: "Ecco – egli dice –, il Signore degli eserciti preparerà a tutte le genti un banchetto su questo monte: berranno la gioia, berranno vino, si ungeranno di profumi su questo monte: dà ai pagani tutti questi beni. Questa è la volontà del Signore onnipotente riguardo a tutti i pagani" (Is 25, 6-7).

Ma forse quelli che si vantano della conoscenza della Legge ci obietteranno: Bestemmiate voi che affermate che il Signore è stato soggetto alla corruzione della morte e alla passione della croce. Ma allora leggete quanto trovate scritto nelle Lamentazioni di Geremia, là dove egli dice: "Lo spirito del nostro volto, Cristo Signore, fu preso a causa dei nostri peccati, riguardo al quale abbiamo detto: Sotto la sua ombra vivremo fra i pagani" (Lam 4, 20). Ascolta come quello profetizza che Cristo Signore è stato preso e per noi, cioè a causa dei nostri peccati, è stato dato in preda alla corruzione; e poiché il popolo ch’è rimasto incredulo è stato rigettato via, dice che all’ombra del Signore vivremo non in Israele ma fra i pagani.

18. Che se poi non sembra troppo laborioso, voglio indicare come nei profeti siano stati predetti tutti i particolari che riferiscono i vangeli: in tal modo quelli che ricevono i primi rudimenti della fede possono tenere scritte nel loro cuore queste testimonianze, perché non si insinui in loro alcuna funesta incertezza riguardo al contenuto di questa loro fede.

Il vangelo ci insegna che Giuda, uno degli amici e dei commensali di Cristo, lo tradì (Mt 26, 14-16): ascolta come ciò venga predetto nei Salmi: "Uno che ha mangiato il mio pane, ha teso l’insidia contro di me" (Sal 40, 10). E in un altro luogo: "I miei amici e i miei congiunti si sono avvicinati e stettero contro di me" (Sal 37, 12). E ancora: "Si sono ammorbidite le loro parole più dell’olio, ed esse erano dardi" (Sal 54, 22). Vuoi vedere in che modo si sono ammorbidite? "Venne – è detto – Giuda da Gesù e gli disse: Salve, Maestro, e lo baciò" (Mt 26, 49). Con l’allettamento dolce di un bacio infisse il dardo esecrando del tradimento. Per cui il Signore gli dice: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?" (Lc 22, 48).

Senti dire che egli è stato valutato trenta monete d’argento dalla cupidigia del traditore (Mt 26, 15). Ascolta anche su questo particolare la parola del profeta: "Dissi loro: Se vi par bene, datemi la ricompensa oppure dite di no". E subito dopo: "E ricevetti trenta monete d’argento e le gettai nella casa del Signore per essere fuse" (Zac 11, 12-13). Non è proprio questo ciò che si legge nel vangelo, che Giuda preso da penitenza riportò indietro il danaro, lo gettò nel tempio e si allontanò? (Mt 27, 3-5). Bene anche il profeta ha parlato di ricompensa di Giuda, col sentimento di chi accusa e rimprovera. Infatti tante opere buone Gesù aveva fatto presso di loro: aveva dato la vista ai loro ciechi, l’uso dei piedi agli zoppi, la possibilità di muoversi ai paralitici; aveva restituito anche la vita ai morti (Gv 10, 32; Mt 11, 5). In contraccambio di tutti questi benefici gli danno la morte, valutata al prezzo di trenta monete d’argento. Nel vangelo è detto anche ch’egli fu legato. Lo aveva predetto la parola del profeta, dicendo così per bocca di Isaia: "Guai alle loro anime, perché hanno fatto un pessimo pensiero contro sé stessi, dicendo: Incateniamo il giusto, perché ci è molesto" (Is 3, 9; Ez 38, 10; Sap 2, 12).

19. Ma qualcuno obietterà: Ma dobbiamo intendere tutto ciò del Signore? Che forse il Signore poteva essere preso dagli uomini e tratto in giudizio? Proprio di questo ti convincerà il medesimo profeta con queste parole: "Il Signore verrà in giudizio con gli anziani e con i capi del popolo" (Is 3, 14). Proprio il Signore viene giudicato secondo la testimonianza del profeta: non solo giudicato ma flagellato, percosso nel volto con le mani e sputacchiato (Gv 19, 1-3); e per noi sopporta ogni offesa e indegnità. E poiché tutti si sarebbero stupiti ad udire tali cose dagli apostoli, ecco che ancora il profeta in loro persona esclama e dice: "Signore, chi ha creduto alla nostra parola?" (Is 53, 1). Infatti era incredibile che si dicesse che Dio Figlio di Dio avesse patito tali tormenti; perciò questi vengono predetti dai profeti affinché non avessero a dubitare coloro che avrebbero creduto. Ecco pertanto che lo stesso Cristo Signore dice in sua persona: "Ho presentato la mia schiena ai flagelli e le mie guance alle percosse, e non ho distolto la mia faccia dalla vergogna degli sputi" (Is 50, 6).

Fra gli altri patimenti è scritto anche che legatolo lo condussero al cospetto di Pilato (Mt 27, 2). Anche questo ha predetto il profeta, là dove dice: "E legatolo lo condussero in dono al re Iarim" (Os 10, 6). A meno che uno non faccia questa obiezione: Ma Pilato non era re. Ma sta a sentire che cosa dice il vangelo subito dopo: "Pilato, ad udire ch’egli era della Galilea, lo mandò ad Erode, che allora era re in Israele" (Lc 23, 6-7). Ed a ragione il profeta ha aggiunto il nome Iarim, che significa selvatico. Infatti Erode non era della casa d’Israele né di quella vigna israelitica, che il Signore aveva portato fuori dall’Egitto e aveva piantato in cima ad un fertile colle (Is 5, 1); ma era selvatico, cioè apparteneva alla selva degli stranieri: per questo è chiamato selvatico, come quello che mai era cresciuto dai tralci della vite d’Israele. E anche ciò che ha detto il profeta: "in dono", si adatta benissimo. Allora infatti – come afferma il vangelo (Lc 23, 12) – Erode e Pilato, che prima erano nemici, fecero pace e come dono per la loro riconciliazione mandavano legato Gesù l’uno dall’altro. Ma che cosa importa questo, purché Gesù dovunque riconcilii quelli che sono in discordia, ristabilisca la pace e la concordia? Anche di questo è scritto in Giobbe: "Il Signore riconcilia i cuori dei principi della terra" (Giob 12, 24).


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 05/10/2002 21.26

20. È anche raccontato che, volendolo Pilato lasciar libero, tutto il popolo gridò: "Crocifiggilo, crocifiggilo" (Gv 19, 12; Lc 23, 21). Lo aveva predetto il profeta Geremia, dicendo in persona proprio del Signore: "La mia eredità è diventata per me come un leone nella selva: ha lanciato contro di me la sua voce; per questo l’ho avuta in odio, e per questo ho abbandonato – egli dice – la mia casa" (Ger 12, 8. 7). E ancora in un altro passo: "Su chi avete aperto la vostra bocca e contro chi avete sciolto le vostre lingue?" (Is 57, 4). È scritto che, mentre veniva giudicato, Gesù taceva (Mt 26, 63). Molti passi della Scrittura ne son testimoni. Nei Salmi è scritto: "Sono diventato come uno che non sente e che non ha nella sua bocca parole per rimproverare" (Sal 37, 15). E ancora: "Ma io come un sordo non ascoltavo, ed ero come muto che non apre la sua bocca" (Sal 37, 14). E ancora un altro profeta: "Come un agnello di fronte al tosatore, così non ha aperto la sua bocca; nell’umiliazione fu portato il giudizio contro di lui" (Is 53, 7-8).

È scritto che gli fu imposta una corona di spine (Mc 15, 17). Riguardo a questo ascolta nel Cantico dei cantici, sull’iniquità di Gerusalemme, la voce del Padre che si meraviglia dell’ingiuria fatta al Figlio e dice: "Uscite e osservate, figlie di Gerusalemme, la corona con la quale lo ha coronato sua madre" (Ct 3, 11). E così un altro profeta ricorda le spine: "Ho aspettato che (la vigna) producesse uva; invece ha prodotto spine; non giustizia ma iniquità" (Is 5, 2. 7). Tuttavia, perché tu conosca anche le verità più segrete, era necessario che colui che era venuto a portar via i peccati del mondo, purificasse anche la maledizione della terra; essa infatti, a causa del peccato del primo creato, aveva ricevuto la sentenza per la prevaricazione, con queste parole del Signore: "La terra sarà maledetta per la tua azione, e produrrà per te spine e triboli" (Gen 3, 17-18). Perciò Gesù vien coronato di spine, affinché quella prima sentenza di condanna fosse abolita. È condotto alla croce, e al legno viene sospesa la vita di tutto il mondo (Mt 27, 35). Vuoi avere anche su questo la conferma delle parole del profeta? Ascolta Geremia che dice: "Venite e gettiamo il legno nel suo pane e spazziamolo via dalla terra dei vivi" (Ger 11, 19). E ancora Mosè, quasi compiangendoli, dice: "E la tua vita sarà sospesa davanti ai tuoi occhi, e temerai giorno e notte e non crederai alla tua vita" (Deut 28, 66). Ma dobbiamo passare oltre: infatti abbiamo già oltrepassato il limite della brevità che ci eravamo proposti e abbiamo protratto con lunga argomentazione il discorso abbreviato. Tuttavia aggiungeremo ancora qualcosa, per non trascurare completamente ciò che abbiamo incominciato.

21. È scritto che Gesù, colpito al fianco, emise insieme acqua e sangue (Gv 19, 34). Certo questo particolare ha significato occulto: infatti proprio lui aveva detto: "Scaturiranno dal suo ventre fiumi di acqua viva" (Gv 7, 38). E ha emesso anche quel sangue che i Giudei avevano chiesto che ricadesse su di loro e sui loro figli (Mc 27, 25). Perciò ha emesso l’acqua che purificasse i credenti, ed ha emesso il sangue che condannasse gl’increduli. Ma si può anche intendere che in questo particolare è simboleggiata la duplice grazia del battesimo: una è quella che viene data per mezzo dell’acqua battesimale; l’altra è quella che viene cercata per mezzo del martirio con l’effusione di sangue: infatti l’uno e l’altro sono chiamati battesimo. Che se ricerchi anche perché è detto che egli emise acqua e sangue non da altro membro ma proprio dal fianco, mi sembra che qui nel fianco sia indicata, per tramite della costola, la donna. Infatti poiché la fonte del peccato e della morte derivò dalla prima donna, che fu la costola del primo Adamo (Gen 2, 22), per questo anche la fonte della redenzione e della vita scaturisce dalla costola del secondo Adamo.

22. È scritto che durante la sua passione discesero le tenebre dall’ora sesta all’ora nona (Mt 27, 45). Sta a sentire anche su questo punto la testimonianza del profeta che dice: "Il sole tramonterà per te a mezzogiorno" (Am 8, 9). E ancora il profeta Zaccaria: "In quel giorno – dice – non ci sarà luce. Ci sarà freddo e gelo in un giorno, e quel giorno è noto al Signore, e non ci sarà giorno né notte, e ci sarà luce al tramonto" (Zac 14, 6-7). Che cosa di altrettanto evidente avrebbe potuto dire il profeta, sì che sembrasse non tanto predire cose future quanto raccontare cose già passate? Ha predetto anche il freddo, anche il gelo: per questo infatti Pietro si riscaldava al fuoco (Gv 18, 18), perché era freddo; ed egli soffriva il freddo non soltanto del tempo ma anche della fede. Il profeta ha aggiunto ancora: "E quel giorno è noto al Signore, e non ci sarà né notte né giorno". Che significa: Non ci sarà notte né giorno?. Che forse non ha parlato chiaramente delle tenebre che sono sopraggiunte durante il giorno, e della luce che è stata richiamata indietro? Quello non fu un giorno: infatti non cominciò col sorgere del sole. Né fu vera e propria notte: infatti non intraprese dall’inizio il cammino che le è assegnato, dopo ch’era stato completato il corso del giorno, né lo condusse fino al termine stabilito: ma la luce, allontanata dal delitto degli empi, tornò al tramonto. Infatti dopo l’ora nona, scacciate le tenebre, il sole è restituito al mondo. E di questo stesso fatto un’altra testimonianza dice: "E di giorno si oscurerà la luce sopra la terra" (Am 8, 9).

23. La predicazione del vangelo c’insegna anche che i soldati si divisero le vesti di Gesù e trassero a sorte la sua tunica (Mt 27, 35). Anche questo lo Spirito Santo ha avuto cura che fosse annunziato dalla parola del profeta, che dice: "Si sono divise le mie vesti e hanno gettato la sorte sul mio vestito" (Sal 21, 19). Ma i profeti non hanno neppure taciuto di quella veste che – com’è scritto – i soldati gli fecero indossare per schernirlo, cioè la veste purpurea (Mt 27, 28). Ascolta infatti che cosa dice Isaia: "Chi è costui che viene da Edom? e le sue rosse vesti da Bosra? Perché è rosso il tuo vestito, e le tue vesti come quelle che vengon fuori da un torchio pigiato?" (Is 63, 1-2). Sì che egli stesso risponde: "Da solo ho pigiato il torchio, figlie di Sion" (Is 63, 3). Uno solo è infatti colui che non ha commesso peccato ed ha portato via il peccato del mondo (1Pt 2, 22; Gv 1, 29). Se infatti la morte è potuta entrare a causa del peccato di uno solo, quanto più ha potuto essere restituita la vita per opera di un solo uomo, ch’era anche Dio? (Rom 5, 12).

24. È scritto anche che Gesù è stato dissetato con aceto o con vino mirrato, ch’è più amaro del fiele (Mt 27, 34.48). Ascolta che cosa su questo aveva predetto il profeta: "Per cibo mi hanno dato fiele e nella sete mi hanno dato da bere aceto" (Sal 68, 22). E riferendosi a questo fatto già a suo tempo Mosè diceva di quel popolo: "Delle vigne di Sodoma è la loro vite, e i loro tralci sono di Gomorra; la loro uva è di fiele e il loro grappolo è amaro" (Dt 32, 32). E rimproverandoli dice ancora: "Popolo sciocco e non saggio, hai contraccambiato così il Signore?" (Dt 32, 6). Anche nel Cantico sono prefigurati gli stessi fatti, dove è ricordato anche il giardino nel quale fu crocifisso. Infatti il Signore dice così: "Sono entrato nel mio giardino, sorella mia sposa, e ho vendemmiato la mia mirra" (Ct 5, 1), dove chiaramente ha indicato il vino mirrato col quale fu dissetato.

25. È scritto che subito dopo rese lo spirito (Mt 27, 50). Anche questo era stato preannunziato dal profeta, che in persona del Figlio diceva al Padre: "Nelle tue mani affido il mio spirito" (Sal 30, 6). È raccontato che fu sepolto e che all’entrata della tomba fu apposta una grande pietra (Mt. 27, 60). Ascolta che cosa su questo abbia predetto la parola profetica di Geremia: "Hanno messo a morte in una fossa la mia vita e hanno posto una pietra su di me" (Lam 3, 53). È questo un accenno chiarissimo fatto dalla parola del profeta alla sua sepoltura. Ma stanne a sentire anche altri: "Il giusto – è scritto – fu tratto via dal cospetto dell’iniquità e il suo posto sarà in pace" (Is 57, 1). E altrove: "E darò i cattivi per sua sepoltura" (Is 53, 9). E ancora un altro passo: "Giacendo hai dormito come un leone e come un leoncello: chi lo risveglierà? (Gen 49, 9).

26. Anche la sua discesa all’inferno (Rom 10, 7; 1Pt 3, 18-20) è prefigurata con chiarezza nei Salmi, dove egli dice: "Mi hai tratto nella polvere della morte" (Sal 21, 16). E ancora: "Che giovamento c’è nel mio sangue, mentre discendo nella corruzione?" (Sal 29, 10). E ancora: "Son disceso nel fango profondo e non c’è sostegno per me" (Sal 68, 3). Anche Giovanni dice: "Sei tu che verrai? – senza dubbio nell’inferno – o aspettiamo un altro?" (Lc 7, 20). Sì che anche Pietro dice: "Cristo messo a morte quanto alla carne, ma riportato in vita quanto allo spirito, con questo spirito va anche a predicare a quegli spiriti che erano stati chiusi in carcere, che erano stati increduli nei giorni di Noè" (1Pt 3, 18-20). Qui è anche spiegato che cosa egli abbia operato nell’inferno. Ma proprio il Signore, quasi riferendosi al futuro, dice per mezzo del profeta: "Non abbandonerai l’anima mia nell’inferno e non permetterai che il tuo santo provi la corruzione" (Sal 15, 10). E nondimeno, con parola profetica egli dimostra ancora che questo si è verificato, quando dice: "Signore, hai condotto fuori dall’inferno la mia anima e mi hai salvato da quelli che discendevano nella fossa" (Sal 29, 4).

27. Poi il Simbolo continua: Il terzo giorno è risorto. La gloria della resurrezione ha dissolto in Cristo tutto ciò che appariva debole e fragile. Se poco fa non ti sembrava possibile che l’immortale venisse a morte, osserva ora come non possa essere mortale colui che, vinta la morte, è detto essere risorto. E comprendi in questo la bontà del creatore, perché egli avendo pietà di te è disceso fin là dove tu eri stato precipitato a causa del peccato. Né accuserai d’impotenza Dio creatore di tutte le cose, sì da credere che la sua creatura a causa della caduta sia stata imprigionata là dove egli non poteva arrivare per liberarla. Parliamo di livelli inferiori e superiori in relazione a noi, che chiusi in una ben delimitata forma corporea, siamo ristretti entro i limiti della norma che ci è stata assegnata. Ma per Dio, ch’è dovunque e non manca da nessuna parte, che cosa è inferiore e che cosa superiore? E tuttavia nell’incarnazione si realizza anche questa delimitazione.

È risorta la carne che era stata deposta nel sepolcro, perché si adempisse ciò ch’era stato predetto dal profeta: "Non permetterai che il tuo santo provi la corruzione" (Sal 15, 10). Perciò torna vincitore dai morti, traendo con sé le spoglie dell’inferno: infatti ha condotto fuori coloro ch’erano trattenuti dalla morte, come egli stesso aveva predetto con queste parole: "Quando sarò innalzato, trarrò tutto a me" (Gv 12, 32). E di ciò è testimone anche il vangelo, là dove dice: "Si aprirono i sepolcri, e molti corpi di santi che vi riposavano risorsero e apparvero a molti, ed entrarono nella città santa" (Mt 27, 52-53): per certo entrarono in quella città santa della quale l’apostolo dice: "Ma la Gerusalemme di lassù è libera, essa ch’è la madre di tutti noi" (Gal 4, 26). Come dice in altro passo anche agli Ebrei: "Era giusto che colui, per il quale e dal quale sono state create tutte le cose, volendo condurre alla gloria molti figli, elevasse a perfezione, per mezzo dei patimenti, l’autore della loro salvezza" (Eb 2, 10). Perciò (Cristo) ha collocato nel più alto dei cieli alla destra del trono di Dio la carne elevata a perfezione dai patimenti, per mezzo della quale con la potenza della resurrezione aveva riparato il peccato del primo creato; sì che anche l’apostolo dice: "Insieme con lui ci ha resuscitato e insieme ci ha fatto sedere nei cieli" (Ef 2, 6). Infatti egli era il vasaio che, come c’insegna il profeta Geremia, "il vaso che gli era sfuggito di mano e si era rotto, di nuovo lo tirò su con le sue mani e lo plasmò di nuovo, come volle" (Ger 18, 4). Così il corpo, che aveva assunto mortale e corruttibile, innalzato dalla pietra del sepolcro e fatto immortale e incorruttibile, egli ha voluto collocare non già in terra ma in cielo e alla destra del Padre. Di questi misteri sono piene le Scritture del Vecchio Testamento: non ne ha taciuto nessun profeta, nessuno scrittore di leggi, nessuno scrittore di salmi; ma ne parla quasi ogni pagina sacra. Mi sembra perciò superfluo indugiare a radunare testimonianze. Addurremo tuttavia pochi passi, proprio pochi, rinviando alle stesse fonti dei libri divini quanti vogliono abbeverarsi più copiosamente


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 05/10/2002 21.27

28. È detto subito nei Salmi: "Mi ero assopito e immerso nel sonno, e mi svegliai perché il Signore mi difenderà" (Sal 3, 6); e in un altro passo: "Per lo strazio dei miseri e il gemito dei poveri subito mi leverò, dice il Signore" (Sal 11, 6); e in un altro passo, come sopra abbiamo detto: "Signore, hai condotto fuori dell’inferno la mia anima, mi hai salvato da quelli che discendevano nella fossa" (Sal 29, 4); e ancora: "Perché rivolto a me mi hai ridato la vita e mi hai tratto fuori di nuovo dalla profondità della terra" (Sal 70, 20). E nel modo più chiaro nel Salmo 87 è detto di lui: "E diventò come un uomo senza aiuto, libero fra i morti" (Sal 87, 5-6). Il salmista non ha detto "uomo", ma "come un uomo". Infatti era come un uomo, perché era disceso nell’inferno; ma era libero tra i morti, perché la morte non lo poteva trattenere: perciò una parola presenta la natura dell’umana fragilità, e l’altra la natura della maestà divina. Il profeta Osea ha predetto con evidenza anche il terzo giorno in questo modo: "Ci risanerà dopo due giorni; e il terzo giorno risorgeremo e vivremo al suo cospetto" (Os 6, 3). Osea qui parla nella persona di quelli che, risorgendo con lui il terzo giorno, sono richiamati dalla morte alla vita; e son questi che dicono: "Il terzo giorno risorgeremo e vivremo al suo cospetto". Invece Isaia dice apertamente: "Colui che trasse fuori dalla terra il grande pastore delle pecore" (Is 63, 11).

Quanto poi al fatto che le donne avrebbero visto la sua resurrezione, mentre gli scribi, i farisei e il popolo non avrebbero creduto, anche questo Isaia predice con tali parole: "Donne, che venite dallo spettacolo, accorrete: infatti non è un popolo che abbia raziocinio" (Is 27, 11). Quanto poi a quelle donne di cui si dice che vennero al sepolcro, lo cercarono e non lo trovarono, come di Maria si dice che venne prima dell’alba e, non avendolo trovato, disse piangendo all’angelo che stava là: "Hanno portato via il Signore e non so dove l’hanno messo" (Lc 24, 1-3; Gv 20, 1. 13), anche tutto ciò è predetto nel Cantico dei cantici così: "Nel mio letto ho cercato quello che la mia anima ha amato; di notte l’ho cercato e non l’ho trovato" (Ct 3, 1. 2). Anche riguardo alle donne che lo trovarono e abbracciarono i suoi piedi, ecco la predizione nel Cantico dei cantici: "Lo abbraccerò e non lo lascerò andar via, lui che l’anima mia ha amato" (Ct 3, 4). Ecco per ora poche testimonianze fra le tante: infatti cerchiamo di essere brevi e perciò non ne possiamo mettere insieme di più.

29. È asceso in cielo, siede alla destra del Padre: di li verrà a giudicare i vivi e i morti. Questo contiene la continuazione del discorso abbreviato sulla fede, dove è chiaro ciò che vien detto ma bisogna ricercare in che senso tutto ciò debba essere inteso: infatti una volta che non intendiamo secondo la dignità della divinità l’essere asceso e l’essere seduto e l’essere in procinto di venire, con tali espressioni sarà indicato l’agire dell’umana fragilità. E infatti, realizzato completamente ciò che aveva operato in terra e richiamate dall’inferno le anime prigioniere, si dice che Gesù ascende in cielo, come aveva predetto il profeta: "Ascendendo in alto, ha condotto prigioniera la prigionia, ha dato doni agli uomini" (Sal 67, 19 Ef 4, 8). Quei doni, cioè, che Pietro, negli Atti degli apostoli, indicava nello Spirito Santo: "Perciò esaltato dalla destra di Dio, ha effuso questo dono, che voi vedete e ascoltate" (At 2, 33). Perciò Cristo ha dato agli uomini il dono dello Spirito Santo, perché i prigionieri, che prima il diavolo aveva condotto giù nell’inferno a causa del peccato, egli grazie alla resurrezione dalla sua morte li ha richiamati in cielo.

È asceso in cielo, non dove prima il Verbo Dio non era stato (infatti egli era sempre in cielo e rimaneva presso il Padre), ma dove il Verbo fatto carne prima non aveva seduto. Poiché infatti tale ingresso appariva nuovo ai custodi e principi delle porte del cielo, al vedere la natura della carne che entrava nel recesso più intimo del cielo, essi dicono l’un l’altro, come riferisce David pieno di Spirito Santo: "Alzate, principi, le vostre porte e innalzatevi, porte eterne, ed entrerà il re della gloria. Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia" (Sal 23, 7-8). Certo queste parole vengono pronunziate non a causa della potenza della divinità, ma per la novità rappresentata dalla carne che ascendeva alla destra di Dio. E dice altrove lo stesso David: "È asceso Dio fra il giubilo, il Signore al suono della tromba" (Sal 46, 6). È costume infatti che il vincitore ritorni dalla battaglia al suono della tromba. Di lui è detto anche: "Egli stabilisce in cielo il suo trono" (Am 9, 6). E ancora altrove: "Egli è salito sui Cherubini ed ha volato, ha volato sulle ali dei venti" (Sal 17, 11).

30. Anche sedere alla destra del Padre è mistero della carne assunta. Infatti ciò non si adatta convenientemente alla incorporea natura di Cristo senza l’assunzione della carne; ed è non la natura divina bensì quella umana che progredisce fino alla sede celeste. Per cui è detto: "Da allora, Signore, è preparata la tua sede: da ogni tempo tu sei" (Sal 92, 2). Perciò è preparata già da ogni tempo la sede in cui si sarebbe seduto colui nel cui nome "si piegherà ogni ginocchio: delle creature celesti e terrestri e infernali, e ogni lingua proclamerà che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre" (Fil 2, 10-11). Di questo David dice così: "Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sgabello dei tuoi piedi" (Sal 109, 1). Infatti proprio spiegando nel vangelo queste parole, il Signore diceva ai Farisei: "Ma se David, ispirato dallo Spirito, lo chiama Signore, come può essere suo figlio?" (Mt 22, 45). Con ciò dimostra che secondo lo spirito egli è Signore, e secondo la carne è figlio di David. Sì che proprio il Signore dice ancora: "Anzi vi dico: D’ora in avanti vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della potenza" (Mt 26, 64). E l’apostolo Pietro dice di Cristo: "Egli, che siede in cielo alla destra di Dio" (1Pt 3, 22). E anche Paolo, scrivendo agli Efesini: "Secondo l’operazione – dice – della sua smisurata potenza, che egli ha realizzato in Cristo, risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra" (Ef 1, 19-20).

31. Che verrà a giudicare i vivi e i morti, ce lo insegnano molte testimonianze delle Sacre Scritture. Ma prima di riferire queste predizioni dei profeti, ritengo opportuno richiamare alla mente che questa tradizione di fede vuole che noi giorno per giorno stiamo attenti e preparati all’arrivo del giudice, sì da predisporre le nostre azioni come se siamo sul punto di render conto al giudice che sta per arrivare (1Pt 4, 5). Era proprio questo ciò che diceva il profeta dell’uomo felice, che "dispone con giustizia le sue parole" (Sal 111, 5). Quanto poi al fatto che è detto che egli giudica i vivi e i morti, ciò non significa che verranno al giudizio alcuni vivi e altri morti, bensì che egli giudicherà insieme le anime e i corpi, dove come anime sono indicati i vivi e come corpi i morti. Proprio il Signore dice così nel vangelo: "Non temete quelli che possono uccidere il corpo ma non possono far nulla all’anima; ma temete piuttosto colui che può mandare a perdizione nella Gehenna e l’anima e il corpo" (Mt 10, 28).

32. Ma ora, se sembra opportuno, dimostriamo brevemente che anche queste verità sono state predette dai profeti. Se poi vorrai maggior numero di testimonianze, tu stesso le metterai insieme da tutta l’ampiezza delle Scritture. Ecco quel che dice il profeta Malachia: "Ecco, viene il Signore onnipotente; e chi sosterrà il giorno del suo arrivo, o chi sosterrà la sua vista? Poiché egli al suo arrivo sarà come il fuoco dei fonditori e come la liscivia dei lavandai. E siederà per fonderli e purificarli come l’argento e come l’oro" (Mal 3, 1-3). Ma perché tu apprenda con maggiore chiarezza chi sia questo Signore, di cui si parla in tal modo, sta a sentire cosa dice anche il profeta Daniele: "Io contemplavo nella visione notturna: ed ecco che sulle nubi del cielo veniva come un Figlio di uomo, e arrivò fino all’Antico dei giorni e fu presentato al suo cospetto; e a lui fu dato principato onore e regno; e tutti i popoli tribù lingue gli serviranno; e il suo potere è potere eterno, che non passerà, e il suo regno non vedrà la corruzione" (Dan 7, 13-14). Di qui perciò impariamo a conoscere non soltanto la venuta e il giudizio, ma anche il suo potere e il suo regno: cioè, che il suo potere è eterno, e che il suo regno non vedrà né termine né corruzione. Come anche nel vangelo si dice: "E del suo regno non ci sarà fine" (Lc 1, 33). Per cui è del tutto estraneo alla fede chi sostiene che un giorno il regno di Cristo avrà fine.

Dobbiamo tuttavia sapere che questa venuta di Cristo apportatrice di salvezza il nemico cercherà di simulare con astuta frode, per trarre in inganno tutti i fedeli; e in luogo del Figlio dell’uomo, di cui aspettiamo la venuta nella maestà di suo Padre, presenterà il figlio della perdizione con prodigi e miracoli menzogneri, sì da introdurre in questo mondo, invece di Cristo, l’Anticristo del quale proprio il Signore ha fatto ai Giudei questa predizione nel vangelo: "Io sono venuto in nome del Padre mio e non mi avete accolto; verrà un altro in proprio nome, e questo lo accoglierete" (Gv 5, 43). E dice ancora: "Allora vedrete l’abominazione della desolazione nel luogo santo, come dice il profeta Daniele. Chi legge comprenda" (Mt 24, 15). Infatti Daniele nelle sue visioni ci dà molti esaurienti insegnamenti circa l’insorgere di questo errore; ma sarebbe troppo difficoltoso addurre qui tali esempi, perché si tratta di racconti molto estesi: perciò rinviamo chi vuole conoscere questo argomento in modo più esauriente, a rileggersi piuttosto proprio le visioni. Ma di questo parla anche l’apostolo: "Nessuno v’inganni in alcun modo, perché prima dovrà venire l’apostasia e si rivelerà l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, che avversa e si erige contro tutto ciò che viene definito e venerato come Dio, sì da sedere nel tempio di Dio, manifestando se stesso come se fosse Dio" (2Tess 2, 3-4). E poco dopo: "E allora si rivelerà l’empio, che il Signore Gesù ucciderà col soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. L’avvento di costui sarà accompagnato dalle opere di Satana, con ogni potenza miracoli e prodigi menzogneri" (2Tess 2, 8-9). E ancora poco dopo: "Perciò Dio permetterà che essi cadano nell’errore, perché credano alla menzogna, e siano giudicati tutti quelli che non hanno creduto alla verità" (2Tess 2, 11-12).

Perciò questo errore ci viene predetto dalle parole dei profeti, del vangelo e degli apostoli, al fine che nessuno in luogo della venuta di Cristo creda alla venuta dell’Anticristo. Ma, come ha detto proprio il Signore, "quando vi diranno: Ecco, Cristo è qui, oppure: È lì, non credete. Infatti verranno molti falsi cristi e molti falsi profeti e trarranno in inganno molti" (Mt 24, 23-24). Ma vediamo come egli abbia presentato il segno del vero Cristo: "Come il lampo – dice – risplende da Oriente fino a Occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo" (Mt 24, 27). Quando poi il vero Signore Gesù Cristo sarà venuto, siederà e giudicherà, come è detto nel vangelo: "Separerà le pecore dai capretti" (Mt 25, 32), cioè, separerà i giusti dagli ingiusti. Come anche l’apostolo scrive: "Tutti noi dobbiamo presentarci davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ognuno ciò che gli spetta secondo quanto ha operato quando era nel corpo, sia bene sia male" (2Cor 5, 10). Infatti saremo giudicati non soltanto per ciò che avremo fatto ma anche per ciò che avremo pensato, secondo quanto dice ancora l’apostolo: "Reciprocamente tra di loro con pensieri che li accusano e anche li difendono, nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini" (Rom 2, 15-16). E con ciò basta su questo argomento.

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