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RUFINO di Aquileia: brani scelti

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2009 23:23
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30/07/2009 23:23
 
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33. Appresso, nell’esposizione di fede è scritto: E nello Spirito Santo. Le verità che qui sopra sono state tramandate in forma un po’ più particolareggiata su Cristo, riguardano il mistero della sua incarnazione e della sua passione. Poiché esse riguardano la stessa persona (del Figlio), sono inserite nella parte intermedia del Simbolo e così hanno ritardato un po’ la menzione dello Spirito Santo. Se invece si fosse tenuto conto soltanto della divinità, allo stesso modo con cui all’inizio è detto: "Credo in Dio Padre onnipotente" e subito dopo: "In Gesù Cristo unico suo Figlio nostro Signore", così subito dopo seguirebbe: "E nello Spirito Santo". Infatti tutte le altre verità che sono tramandate su Cristo, si riferiscono – come abbiamo detto – all’economia della carne. Perciò nella menzione dello Spirito Santo si completa il mistero della Trinità.

Infatti come diciamo un solo Dio e non c’è altro Padre, e come diciamo un solo Figlio unigenito e non c’è altro unigenito, così anche lo Spirito Santo è uno solo e non ci può essere un altro Spirito Santo. Pertanto a fine di distinguere le persone sono distinti i termini che indicano le relazioni, con i quali intendiamo come Padre colui dal quale derivano tutte le altre realtà e che non ha padre egli stesso; questo è il Figlio, in quanto è nato dal Padre; questo è lo Spirito Santo, in quanto procede dalla bocca di Dio e santifica ogni cosa. E per dimostrare che una sola e la stessa è la divinità della Trinità, come diciamo di credere in Dio Padre, aggiungendo, cioè, la preposizione in, così diciamo di credere anche in Cristo suo Figlio e così anche nello Spirito Santo. Ma perché risulti più chiaro ciò che diciamo, comproviamolo con ciò che segue.

34. Infatti subito appresso il Simbolo continua: La santa Chiesa, la remissione dei peccati, la resurrezione di questa carne. Non è detto: "Nella santa Chiesa" né "nella remissione dei peccati" né "nella resurrezione della carne". Se infatti fosse stata aggiunta la preposizione in, uno solo e il medesimo sarebbe stato il valore insieme con le espressioni che precedono. Invece in queste espressioni in cui si definisce la fede intorno alla divinità, si dice: "in Dio Padre" e "in Gesù Cristo suo Figlio" e "nello Spirito Santo". Invece nelle altre espressioni, che trattano non della divinità ma delle creature e dei misteri della salvezza, non si aggiunge la preposizione in sì che si dica: "nella santa Chiesa", ma si deve credere soltanto "la santa Chiesa", cioè, non come se fosse Dio, ma come Chiesa riunita insieme per Dio. Così si deve credere "la remissione dei peccati" e non "nella remissione dei peccati"; e "la resurrezione della carne" e non "nella resurrezione della carne". Così grazie a questa preposizione di una sola sillaba si distingue il Creatore dalle creature e le realtà divine sono separate da quelle umane.

Lo Spirito Santo è colui che nel Vecchio Testamento ha ispirato la legge e i profeti, e nel Nuovo i vangeli e gli apostoli. Sì che anche l’apostolo dice: "Ogni Scrittura ispirata da Dio è utile ad insegnarsi" (2Tim 3, 16). Perciò a questo punto sembra conveniente enumerare uno per uno, come ho appreso dalle testimonianze dei padri, quali siano i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento, che secondo la tradizione dei nostri predecessori noi crediamo ispirati proprio dallo Spirito Santo.

35. Del Vecchio Testamento ci sono stati tramandati all’inizio i cinque libri di Mosè: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Dopo di questi Giosuè, figlio di Nave, e il libro dei Giudici insieme con Ruth. Dopo di questi i quattro libri dei Re, che gli Ebrei contano come due; quello dei Paralipomeni, che è detto libro dei Giorni, e due libri di Esdra, che presso gli Ebrei sono contati come uno solo; e il libro di Esther. I libri dei profeti sono: Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele; e inoltre un solo libro dei Dodici profeti. Libri isolati sono anche quello di Giobbe e i Salmi di David. Di Salomone tre libri sono stati tramandati alle Chiese: Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei cantici. Con questi libri è concluso il numero dei libri del Vecchio Testamento.

Fanno parte del Nuovo Testamento i quattro vangeli: di Matteo, Marco, Luca, Giovanni; gli Atti degli apostoli, che scrisse Luca; quattordici lettere dell’apostolo Paolo; due lettere dell’apostolo Pietro; una di Giacomo, fratello del Signore e apostolo; una di Giuda; tre di Giovanni, l’Apocalisse di Giovanni. Questi sono i libri che i nostri padri hanno riunito nel canone e sui quali hanno voluto che fossero fondate le verità della nostra fede.

36. È opportuno però sapere che ci sono anche altri libri, che i nostri predecessori hanno chiamato non canonici bensì ecclesiastici: la Sapienza, ch’è detta di Salomone; e un’altra Sapienza, ch’è detta del figlio di Sirach; questo libro presso i latini con termine generico è chiamato Ecclesiastico, col quale nome non si indica l’autore del libro bensì la qualità del contenuto. Della stessa categoria fanno parte il libro di Tobia, quello di Giuditta e i libri dei Maccabei. Relativi al Nuovo Testamento sono il libro ch’è detto del Pastore ovvero di Erma, e quello ch’è intitolato Due vie o Giudizio di Pietro.

Tutti questi libri i nostri padri vollero che fossero letti nelle Chiese ma non che fossero addotti per confermare l’autorità della fede. Tutti gli altri scritti li hanno chiamati apocrifi e hanno proibito che fossero letti nelle Chiese. Queste norme, che – come ho detto – ci sono state tramandate dai nostri padri, mi è sembrato opportuno riportare in questo punto del libro per istruzione di quelli che imparano i primi rudimenti della fede, perché sappiano da quali fonti essi debbano attingere la bevanda della parola di Dio.

37. Poi la tradizione di fede afferma: la santa Chiesa. Già sopra abbiamo spiegato il motivo perché non sia detto anche qui: "nella santa Chiesa", ma "la santa Chiesa". Perciò coloro che sopra hanno appreso a credere in un solo Dio nel mistero della Trinità, debbono credere anche questo: che una soltanto è la santa Chiesa, nella quale una sola è la fede, uno solo il battesimo, nella quale si crede in un solo Dio Padre e in un solo Signore Gesù Cristo Figlio suo e in un solo Spirito Santo. Questa perciò è la santa Chiesa, che non ha macchia né ruga (Ef 5, 27). Infatti anche molti altri hanno riunito chiese intorno a sé, come Marcione Valentino Ebione Mani e tutti gli altri eretici. Ma quelle chiese non sono senza macchia e ruga di perfidia; perciò di loro diceva il profeta: "Ho odiato la chiesa dei malvagi e non siederò insieme con gli empi" (Sal 25, 5). Invece di questa Chiesa, che conserva integra la fede di Cristo, ascolta che cosa dice lo Spirito Santo nel Cantico dei cantici: "Una sola è la mia colomba, una sola la perfetta per sua madre" (Ct 6, 8). Perciò chi riceve questa fede nella Chiesa, non si volga ai concili di vanità e non si metta con quelli che fanno il male (Sal 25, 4).

Infatti concilio di vanità è quello che fa Marcione, il quale nega che il Padre di Cristo sia il Dio creatore, che per mezzo di suo Figlio ha creato il mondo. Concilio di vanità è ciò che insegna Ebione, che bisogna credere in Cristo in modo tale da praticare la circoncisione della carne, l’osservanza del sabato, la solennità dei sacrifici e tutte le altre osservanze secondo la lettera della Legge. Concilio di vanità è ciò che insegna Mani, che per prima cosa ha affermato di essere proprio lui il paracleto; poi dice che il mondo è stato fatto dal male, nega che Dio sia il creatore, respinge il Vecchio Testamento; afferma che ci sono una natura buona e una cattiva, reciprocamente coeterne; sostiene secondo la dottrina dei Pitagorici che le anime degli uomini secondo diversi cicli di generazione passano nelle pecore, nelle bestie feroci e in altri animali; nega la resurrezione della nostra carne, sostiene che la nascita e la passione di Cristo sono avvenute non nella realtà della carne ma in apparenza.

Concilio di vanità è anche ciò che ha sostenuto Paolo di Samosata e poi il suo successore Fotino: che Cristo non è nato prima dei tempi dal Padre ma ha avuto inizio da Maria; e ritiene non che egli Dio sia nato come uomo ma che da uomo sia diventato Dio. Concilio di vanità è anche ciò che hanno insegnato Ario ed Eunomio, i quali sostengono che il Figlio di Dio non sia nato dalla stessa sostanza del Padre, ma sia stato creato dal nulla. Concilio di vanità è anche quello che fanno coloro i quali affermano, sì, che il Figlio deriva dalla sostanza del Padre, ma separano e distaccano lo Spirito Santo, mentre invece il Salvatore nel vangelo ha dimostrato che una sola e la stessa è la potenza e la divinità della Trinità, dicendo: "Battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28, 19). Ed è evidentemente empio che l’uomo separi ciò che è unito in forza della divinità. Concilio di vanità è anche quello che non molto tempo fa ha riunito una ostinazione tenace e perversa, affermando che Cristo certo ha assunto carne umana, ma non anche un’anima razionale, mentre invece una sola e la stessa salvezza è stata apportata da Cristo alla carne e all’anima e alla sensibilità e alla mente. È concilio di vanità anche quello che Donato ha riunito in Africa accusando falsamente la Chiesa di aver consegnato i libri sacri; e quello che ha messo su Novaziano rifiutando la penitenza ai peccatori e condannando le seconde nozze, anche se talvolta la necessità abbia costretto a contrarle.

Perciò tutte queste fuggile quali riunioni di malvagi. E anche quelli, se ce ne sono, di cui si dice che affermino che il Figlio di Dio non vede e conosce il Padre allo stesso modo con cui è conosciuto e visto dal Padre, che il regno di Cristo dovrà finire e che la carne non risorgerà conservando intatta la sostanza della sua natura, che non ci sarà il giusto giudizio di Dio nei riguardi di tutti gli uomini e che il diavolo sarà assolto dalla meritata punizione: tutti costoro – lo ripeto – i fedeli rifiutino di ascoltarli. Tieniti invece ben saldo alla santa Chiesa, che afferma Dio Padre onnipotente e l’unigenito suo Figlio Gesù Cristo nostro Signore e lo Spirito Santo nell’unità di una medesima sostanza; che crede che il Figlio di Dio è nato dalla Vergine e ha patito per la salvezza degli uomini ed è risuscitato dai morti con la medesima carne con la quale è nato; che spera che egli stesso verrà giudice di tutti; e in lui predica la remissione dei peccati e la resurrezione della carne.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 05/10/2002 21.28

38. Quanto alla remissione dei peccati, dovrebbe bastare il solo credere. A che infatti ricercare cause e motivazioni là dove è fondamentale il perdono? E invece, mentre non è soggetta a critiche la generosità del re terreno, la liberalità divina è messa in discussione dalla temerarietà degli uomini. Infatti i pagani sono soliti irriderci dicendo che noi inganniamo noi stessi ritenendo che possano essere espiati con parole delitti che sono stati commessi con l’azione. E dicono: Che forse può non essere omicida colui che ha commesso un omicidio o non essere adultero chi ha fatto adulterio? In che modo uno che sia reo di tali crimini vi sembra diventare d’un tratto santo e puro? Ma a tali obiezioni, come ho detto, rispondo meglio con la fede che con la ragione. Infatti colui che ci ha fatto questa promessa è re di tutti, signore del cielo e della terra. E a colui che mi ha creato uomo dalla terra non vuoi che io creda che da peccatore mi può rendere innocente? E colui che, quando ero cieco, mi ha fatto vedere e, quando ero sordo, mi ha fatto sentire e che mi ha fatto camminare quando ero zoppo, egli non potrà ridarmi l’innocenza che ho perduto?

E tuttavia veniamo anche alla testimonianza della stessa natura. Non sempre è criminoso uccidere un uomo: ma è criminoso ucciderlo per malvagità e non secondo le leggi. Perciò, dato che talvolta questa azione è giusta, se io mi trovo in tale situazione, non è l’azione che mi condanna ma l’anima che mi ha mal consigliato. Ma allora, se in me viene corretta l’anima che è diventata peccatrice e nella quale c’è stata l’origine del crimine, perché tu non credi che io possa diventare innocente, così come prima sono stato peccatore? Infatti, come sopra abbiamo detto, tutti sanno che il peccato sta non nell’azione ma nella intenzione. E allora, come la cattiva volontà, per malvagia istigazione del demonio, mi ha assoggettato al peccato e alla morte, così la stessa volontà, volta al bene per il buon volere di Dio, mi restituisce all’innocenza e alla vita. Simile ragionamento vale anche per tutti gli altri peccati; e così vediamo che la nostra fede non è in contrasto con la ragione naturale, in quanto la remissione dei peccati è accordata non alle azioni, che non possono essere cambiate, bensì all’anima, che certamente può passare dal male al bene.

39. Le ultime parole del Simbolo, che affermano la resurrezione dei morti, nella loro stringata brevità, portano a compimento la somma di tutta la perfezione, benché anche a tal proposito la fede della Chiesa sia impugnata non solo dai pagani ma anche dagli eretici. Infatti Valentino nega nel modo più assoluto la resurrezione della carne, e anche Mani, come sopra abbiamo dimostrato. Ma costoro non hanno voluto ascoltare il profeta Isaia che dice: "Risorgeranno i morti e si sveglieranno quelli che sono nei sepolcri" (Is 26, 19), e neppure Daniele, il più sapiente di tutti, che afferma: "Allora risorgeranno quelli che sono nella polvere della terra: questi alla vita eterna, questi altri invece alla vergogna e alla confusione eterna" (Dan 12, 2). D’altra parte, anche dai vangeli, ch’essi sembrano accettare, avrebbero dovuto imparare dal Signore Salvatore nostro che, insegnando ai Sadducei, dice: "Quanto poi al fatto che i morti non risorgerebbero, non avete letto come venga detto a Mosè nel rovo: il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è Dio dei morti ma dei vivi" (Mt 22, 31-32; Mc 12, 26-27). E in un passo precedente di questo stesso contesto ha anche ricordato quale e quanta sia la gloria della resurrezione, dicendo: "Nella resurrezione dei morti né gli uomini avranno moglie né le donne avranno marito, ma saranno come gli angeli di Dio" (Mt 22, 30).

Perciò la potenza della resurrezione conferisce agli uomini la condizione angelica, perché coloro che sono risorti dalla terra vivano non più di nuovo in terra con gli animali, bensì in cielo con gli angeli. Ma ciò vale per quelli che saranno ammessi a tale condizione in forza di un modo di vita sufficientemente puro: cioè, coloro che già ora custodendo la carne come compagna dell’anima nel servizio di Dio, l’avranno assoggettata con il freno della pudicizia all’obbedienza dello Spirito Santo; in tal modo, purificatala da ogni sozzura di peccato e trasformatala in gloria spirituale per virtù della santificazione, meriteranno di introdurla anche nel consorzio degli angeli.

40. Ma gl’infedeli obiettano e dicono: Ma la carne, che si dissolve putrefatta o si muta in polvere e talvolta anche viene inghiottita dal profondo del mare e viene dispersa dai flutti, in che modo può ricomporsi di nuovo e reintegrarsi insieme, sì che da essa venga di nuovo formato il corpo dell’uomo? A costoro indirizziamo subito una prima risposta con le parole di Paolo: "Sciocco tu! Ciò che semini non prende vita se prima non muore; e quello che tu semini non è il corpo che dovrà nascere, ma semini un nudo chicco di grano o di qualche altra semente. Dio poi gli dà corpo come vuole" (1Cor 15, 36-38). E perciò quel che vedi annualmente accadere per i semi che getti in terra, non credi che possa verificarsi per la tua carne, che per legge divina viene seminata in terra? Perché – ti prego – valuti tanto poco la potenza di Dio da non ritenere possibile che la polvere dispersa di una qualsiasi carne possa riunirsi e ricomporsi secondo la sua forma originaria, mentre vedi che la capacità dell’uomo riesce a scorgere anche le vene dei metalli immerse nel profondo della terra? Infatti l’occhio del competente scorge l’oro là dove l’inesperto vede soltanto terra. E a colui che ha creato l’uomo non concediamo neppure tanto quanto può riuscire a fare l’uomo ch’è stato creato da lui? Così, mentre la capacità dell’uomo mortale scopre che c’è una vena propria dell’oro, un’altra propria dell’argento e una molto diversa del bronzo, e che sotto la superficie della terra sono nascoste vene diverse di piombo e di ferro, non crederemo che la potenza divina sia in grado di individuare e ritrovare le componenti naturali proprie di ogni corpo carnale, anche se esse sono disperse?

41. Ma cerchiamo ancora di aiutare con ragionamenti naturali le anime che vengono meno nella fede. Immaginiamo che uno mescoli insieme semi diversi e indiscriminatamente li dissemini e li sparga qua e là in terra. Che forse il principio formale di ogni seme, dovunque questo sarà capitato, non farà nascere a tempo opportuno il germe secondo la natura della sua specie e non riprodurrà lo stelo secondo la sua forma e il suo corpo? Analogamente, ammettiamo anche che la sostanza di una qualsiasi carne sia stata variamente dispersa in diversi luoghi: tuttavia, allorché per volontà di Dio arriderà la primavera per i corpi seminati in terra, il principio formale che c’è in ogni carne ed è immortale – infatti è carne dell’anima immortale – raccoglierà da terra e riunirà insieme le parti componenti della sua sostanza e li restituirà a quella forma che una volta la morte aveva dissolto. Così avviene che a ogni anima non viene restituito un corpo estraneo o variamente mescolato, ma proprio quello suo, che aveva già avuto: in tal modo, in ragione delle prove della vita presente, la carne insieme con la sua anima o sarà premiata, se si sarà ben comportata, o sarà punita, se si sarà comportata male. Perciò la nostra Chiesa ha qui fatto al Simbolo una prudente e provvidenziale aggiunta, sì che, mentre le altre Chiese tramandano: "la resurrezione della carne", essa tramanda, con l’aggiunta di un solo aggettivo: "la resurrezione di questa carne": di questa, cioè, che colui che fa la professione tocca con la mano, mentre fa sulla fronte il segno della croce. Così ognuno dei fedeli sa che, se avrà custodito pura dal peccato la sua carne, questa sarà vaso per uso onorevole, utile al Signore, adatto per ogni opera buona; se invece la sua carne si sarà contaminata nel peccato, essa sarà vaso d’ira per la morte (2Tim 2, 21; Rom 9, 22).

Se poi uno a questo punto desidera saperne di più sulla gloria della resurrezione e sulla grandezza delle promesse, troverà che questi argomenti sono esposti quasi in ogni libro della Sacra Scrittura. Di tutte queste testimonianze noi ora qui ne ricorderemo solo poche, che servono di richiamo, e così termineremo l’opera che tu ci hai richiesto. L’apostolo Paolo afferma che i morti risorgeranno portando questi argomenti: "Se poi non c’è la resurrezione dei morti, allora neppure Cristo è risorto. Ma se Cristo non è risorto, è vana la nostra predicazione e priva di senso la nostra fede" (1Cor 15, 13-14). E poco dopo: "Ma ecco che Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Come infatti per causa di un uomo è venuta la morte, così per causa di un uomo ci sarà la resurrezione dei morti. Come infatti tutti sono morti in Adamo, così tutti avranno vita in Cristo; ma ognuno secondo il suo posto: prima di tutti Cristo, poi quelli che sono di Cristo al momento della sua venuta; quindi ci sarà la fine" (1Cor 15, 20-24). E dopo aggiunge anche queste parole: "Ecco che vi svelo un mistero: tutti certo risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati (o, come troviamo in altri codici: "non tutti saremo morti, ma tutti saremo trasformati"): in un attimo, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba: i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati" (1Cor 15, 51-52). E scrivendo ai Tessalonicesi dice così: "Non voglio, fratelli, che voi siate nell’ignoranza riguardo a coloro che sono morti, perché non abbiate a rattristarvi come quegli altri che non hanno la speranza. Infatti se crediamo che Gesù è morto ed è risorto, così anche quelli che sono morti Dio trarrà a sé per mezzo di Gesù e insieme con lui. Ecco infatti che cosa vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo, che siamo superstiti, all’arrivo del Signore non precederemo coloro che sono morti. Infatti il Signore stesso al comando dato dalla voce dell’arcangelo e dalla tromba di Dio scenderà dal cielo e i morti che sono in Cristo risorgeranno per primi. Poi noi che viviamo, che siamo superstiti, insieme con quelli saremo tratti sulle nubi incontro a Cristo in aria: e così staremo sempre col Signore" (1Tess 4, 13-17).


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 05/10/2002 21.29

42. Perché poi tu non creda che la resurrezione dei morti sia annunziata soltanto dalla nuova predicazione di Paolo, ascolta che cosa abbia predetto già tanto tempo fa il profeta Ezechiele ispirato dallo Spirito Santo: "Ecco, io aprirò i vostri sepolcri e vi trarrò fuori dai vostri sepolcri" (Ez 37, 12). E sta a sentire con quanta chiarezza predica la resurrezione dei morti anche Giobbe, tutto traboccante di parole misteriose: "C’è speranza per l’albero – egli dice –: infatti se sarà stato tagliato, potrà ancora germogliare, e il suo virgulto non viene mai meno. Se sarà invecchiato, la sua radice è piantata nella terra; e se il suo tronco sarà morto sulla roccia, rifiorirà al sentore dell’acqua e farà nascere il ramo quasi fosse una pianta novella; e se l’uomo sarà morto, se n’è andato, e se il mortale sarà caduto, ormai non esisterà più?" (Giob 14, 7-10). Non ti sembra che con queste parole Giobbe ammonisca gli uomini in modo un po’ coperto e dica così: A tal punto sono sciocchi gli uomini che, mentre vedono germogliare di nuovo da terra il tronco di un albero tagliato e il legno morto ricevere di nuovo la vita, essi ritengono che per sé non ci sarà nulla di simile al legno e all’albero? Perché poi tu sappia che si deve leggere in forma interrogativa la frase: "e se il mortale sarà caduto, non risorgerà?" (Giob 14, 12), abbine prova da ciò segue. Infatti Giobbe subito aggiunge: "Se infatti l’uomo sarà morto, vivrà" (Giob 14, 14). E poco dopo dice: "Aspetterò fino a esistere di nuovo" (Giob 14, 14). E dice ancora: "Egli risusciterà sulla terra la mia pelle, questa che ora è secca" (Giob 19, 25-26).

43. Questi passi siano stati addotti a comprovare la nostra professione di fede, con la quale nel Simbolo affermiamo la resurrezione di questa carne. Infatti l’aggiunta di "questa" osserva quanto sia in armonia con tutti questi concetti che abbiamo ricordato dalle testimonianza delle Sacre Scritture. Che cos’altro infatti è indicato nelle parole di Giobbe che abbiamo riportato sopra, quando dice: "risusciterà la mia pelle, questa che ora è secca" (Giob 19, 26), cioè, quella che patisce questi tormenti? non dice forse apertamente che avverrà la resurrezione di questa carne, di questa – dico – che ora sopporta i patimenti delle tribolazioni e delle tentazioni? E quando l’apostolo dice: "Bisogna che questo corpo corruttibile rivesta l’incorruttibilità e questo corpo mortale rivesta l’immortalità" (1Cor 15, 53), che forse la sua non è parola di chi in certo modo tocca col dito il suo corpo? Perciò questo corpo, che ora è corruttibile, sarà incorruttibile per la grazia della resurrezione, e questo corpo, che ora è mortale, sarà rivestito dalle prerogative della immortalità. In tal modo, come Cristo, risorgendo dai morti, ormai non muore più e la morte non dominerà più su di lui (Rom 6, 9), così anche quelli che risorgono in Cristo, non saranno più soggetti alla corruzione e alla morte, non perché venga abolita la natura della carne, ma perché sarà trasformata la sua condizione e la sua qualità. Perciò il corpo che risorgerà dai morti sarà incorruttibile e immortale, non solo il corpo dei giusti ma anche dei peccatori: dei giusti, perché possano rimanere sempre con Cristo; dei peccatori, perché paghino le pene dovute, senza mai essere distrutti e annientati.

44. Che i giusti rimarranno sempre con Cristo Signore, già sopra lo abbiamo spiegato, dove abbiamo addotto le parole dell’apostolo: "Poi noi che viviamo, che siamo superstiti, insieme con quelli saremo tratti sulle nubi incontro a Cristo in aria: e così staremo sempre col Signore" (1Tess 4, 17). Non meravigliarti se la carne dei santi sarà trasformata dalla resurrezione in tanta gloria da essere tratta al cospetto del Signore sospesa sulle nubi e trasportata in aria, dal momento che lo stesso apostolo, descrivendo quanta dignità Dio conferirà a quelli che lo amano, dice: "Egli che trasformerà il corpo della nostra umiliazione in conformità del corpo del Figlio della sua gloria" (Fil 3, 21). Perciò non c’è niente di assurdo nel dire che i corpi dei santi saranno innalzati in aria sulle nubi, dato che vien detto che essi saranno trasformati in conformità dell’aspetto del corpo di Cristo, che siede alla destra di Dio. E il santo apostolo aggiunge ancora riguardo a sé e a quanti gli son pari per meriti e sede: "Ci ha risuscitato insieme con Cristo e insieme ci ha fatto sedere in cielo" (Ef 2, 6).

Dal momento che la resurrezione dei morti comporterà, secondo le promesse, tali magnificenze e molte altre a queste simili, non sarà certo difficile credere anche a questo che i profeti hanno predetto: "I giusti risplenderanno come il sole e come il fulgore del firmamento nel regno di Dio" (Dan 12, 3). Infatti che difficoltà ci sarà a credere che essi avranno lo splendore del sole e saranno adornati dal fulgore delle stelle e di questo nostro firmamento, dal momento che è preparata loro in cielo la vita e la compagnia degli angeli di Dio e di loro si dice che saranno resi conformi alla gloria del corpo di Cristo (Fil 3, 20-21)? Proprio guardando a questa gloria promessa dalla parola del Salvatore (Mt 13, 43), il santo apostolo ha detto: "Viene seminato un corpo animale, risorgerà un corpo spirituale" (1Cor 15, 44). Se infatti è vero, come certamente è vero, che la divina bontà assocerà tutti i giusti e i santi al consorzio degli angeli, è certo che trasformerà anche i loro corpi nella gloria del corpo spirituale.

45. Né tale promessa ti sembri essere in contrasto con i principi naturali del corpo. Noi infatti crediamo, secondo quanto è scritto, che Dio, prendendo fango dalla terra, plasmò l’uomo (Gen 2, 7); e questo è il principio naturale del nostro corpo, che per volontà di Dio la terra si trasformi in carne: ma allora perché ti sembra assurdo e contraddittorio se, per il medesimo principio per cui diciamo che la terra ha progredito fino a formare il corpo animale, crediamo che a sua volta il corpo animale progredisca fino a diventare corpo spirituale?.

Tali affermazioni e molte altre simili a queste troverai nelle Sacre Scritture riguardo alla resurrezione dei giusti. D’altra parte, come sopra abbiamo detto, anche ai peccatori sarà dato in forza della resurrezione uno stato di incorruttibilità e immortalità che, come ai giusti serve alla perennità della gloria, così ai peccatori serve al prolungamento della tristezza e della pena. Così attesta anche la parola del profeta che abbiamo ricordato poco fa, là dove dice: "E molti risorgeranno dalla polvere della terra: questi alla vita eterna, questi altri alla confusione e alla vergogna eterna" (Dan 12, 2).

46. A questo punto abbiamo compreso con quanta venerazione Dio onnipotente sia detto Padre, per quale mistero il Signore nostro Gesù Cristo sia ritenuto suo unico Figlio, con quale perfezione sia nominato il suo Spirito Santo, e come la santa Trinità sia una cosa sola quanto alla sostanza, ma distinta per relazione e persone. Abbiamo anche compreso il significato del parto della Vergine, della nascita del Verbo nella carne, del mistero della croce; quale sia l’utilità della discesa di Dio nell’inferno, quale il significato della gloria della resurrezione e del richiamo delle anime dalla prigionia dell’inferno, dell’ascensione al cielo e dell’attesa del giudice venturo. Infine abbiamo compreso quale conoscenza si debba avere della santa Chiesa contro i concili di vanità, quale sia il numero dei libri della Sacra Scrittura e quali le sètte eretiche da evitare; come nella remissione dei peccati la ragione naturale non contrasti affatto con la liberalità divina, e come la resurrezione della nostra carne sia confermata non solo dalle parole della Scrittura ma anche dallo stesso esempio del nostro Signore e Salvatore e dalla logica coerenza della ragione naturale. Se professiamo queste verità in modo organico e completo secondo la norma della tradizione presentata sopra, allora preghiamo che a noi e ai nostri ascoltatori il Signore conceda che, custodita la fede che abbiamo ricevuto e terminata la corsa, noi aspettiamo la corona di giustizia che ci è riservata (2Tim 4, 7-8) e siamo annoverati fra coloro che risorgono alla vita eterna, liberi dalla confusione e dalla vergogna eterna, per Cristo nostro Signore, per mezzo del quale è a Dio Padre onnipotente con lo Spirito Santo gloria e impero nei secoli dei secoli. Amen.

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