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L'ASSUNZIONE DI MARIA

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2009 16:45
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16/08/2009 16:40
 
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La voce dei santi padri

Così s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l'assunzione corporea dell'alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: "Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio".(
13) Queste espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, s. Germano di Costantinopoli trovava consentanea l'incorruzione e l'assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso corpo verginale: "Tu, come fu scritto, apparisci "in bellezza", e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere; trasformato bensì, in quanto umano, nell'eccelsa vita della incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato della pienezza della vita".(14) E un altro antico scrittore dice: "Come gloriosissima Madre di Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell'immortalità, è da lui vivificata, rivestita di corpo in un'eterna incorruttibilità con lui, che la risuscitò dal sepolcro e la assunse a sé, in modo conosciuto da lui solo".(15)

Con l'estendersi e l'affermarsi della festa liturgica, i pastori della chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate.

Frequentemente poi s'incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri,(
16) per illustrare la loro fede nell'assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: "Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l'Arca della tua santificazione" (Sal 131,8), e vedono nell'Arca dell'Alleanza fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal 44,10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici "che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d'incenso" per essere incoronata (Ct 3,6; cf. 4,8; 6,9). L'una e l'altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli.

Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l'assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell'Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l'apostolo Giovanni contemplò nell'isola di Patmos (Ap 12,1s). Così pure, fra i detti del Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole "Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne" (Lc 1,28), poiché vedevano nel mistero dell'assunzione un complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva.

continua


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Consiglia  Messaggio 9 di 16 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 19/07/2003 20.47
Contemporaneamente il dottore esimio, posta come norma della mariologia che "i misteri della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati secondo le leggi ordinarie, ma secondo l'onnipotenza di Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o ripugnanza da parte della s. Scrittura"(30) fondandosi sulla fede della chiesa tutta, circa il mistero dell'assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi con la stessa fermezza d'animo, con cui doveva credersi l'immacolata concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due verità potessero essere definite.

Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l'alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo - non diciamo, con l'anima, ma neppure col corpo - colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l'eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto.

Maria è la nuova Eva

Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com'è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3,15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell'apostolo delle genti (cf. Rm cc. 5 e 6; 1Cor 15,21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, "quando... questo corpo mortale sarà rivestito dell'immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria" (1Cor 15,54).

In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità "con uno stesso decreto"(
31) di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1Tm 1,17).

….

La solenne definizione

"Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo".



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Consiglia  Messaggio 10 di 16 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 02/09/2003 20.00

TESTI PATRISTICI (Il testo azzurro è dell'autore mentre quello in neretto è un commento)

Germano di Costantinopoli (m.733) Dalle omelie sulla dormizione.

Essendo umano (il tuo corpo) si è trasformato per adattarsi alla suprema vita dell’immortalità; tuttavia è rimasto integro e gloriosissimo, dotato di perfetta vitalità e non soggetto al sonno (della morte), proprio perché non era possibile che fosse posseduto da un sepolcro, compagno della morte, quel vaso che conteneva Dio e quel tempio vivente della divinità santissima dell’Unigenito.

Vieni di buon grado da Colui che da te è stato generato. Con dovere di Figlio, io voglio rallegrarti; voglio ripagare l’abitazione dei seno materno, il soldo dell'allattamento, il compenso deIl’educazione; voglio dare sicurezza al tuo cuore. O madre, tu che mi hai avuto come Figlio unigenito, preferisci piuttosto abitare con me!.

In altre parole, il singolare privilegio appare dovuto a esigenze della pietà filiale di Gesù verso la madre; quindi qualcosa di più che non semplici motivi di convenienza:

Infatti, come un figlio cerca e desidera la propria madre e la madre ama vivere con il figlio, così fu giusto che anche tu, che possedevi un cuore colmo di amore materno verso il Figlio tuo e Dio, ritornassi a lui; e fu anche del tutto conveniente che a sua volta Dio, il quale nei tuoi riguardi aveva quel sentimento d'amore che si prova per una madre, ti rendesse partecipe della sua comunanza di vita con se stesso.

Non si poteva porre un accento più forte sul principio delle esigenze dell'amore filiale di Gesù per la propria madre. Ma il patriarca costantinopolitano da un paio di altre ragioni che giustificano il privilegio mariano. C'è il motivo della purezza e dell'integrità totale della Vergine:

Tu, secondo ciò che è stato scritto, sei bella e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto abitazione di Dio: perciò è anche estraneo al dissolvimento in polvere.

L'altro motivo è quello della mediazione e dell'intercessione che Maria deve svolgere presso Dio in favore degli uomini:

Io ti costruirò quale muro del mondo, ponte di coloro che sono scossi dai marosi, arca di quelli che si salvano, bastone per coloro che si lasciano condurre per mano, intercessione per i peccatori e scala che ha il potere di far salire gli uomini al cielo.

Quanto al problema della morte di Maria, Germano di Costantinopoli considera normale che Maria abbia dovuto affrontare questa esperienza umana prima della sua assunzione gloriosa:

Anche se tu ricevesti la morte, inevitabile da parte della natura umana, tuttavia il tuo occhio che ci custodisce nè vacilla nè si addormenta.

Una prima ragione è costituita dal fatto dell'universalità della legge della morte, a cui nessuna creatura può sottrarsi:

Infatti tu eri partecipe della nostra condizione corporea, per cui non saresti potuta sfuggire all'appuntamento con la morte, comune a tutti gli uomini, al punto che il tuo stesso Figlio e Dio di tutti gustò la morte.

Da questo testo affiora una seconda ragione che postulava la morte di Maria: il suo destino terreno non poteva differire da quello del Figlio suo che ha voluto affrontare egli stesso la morte e il sepolcro. Ma anche per Maria l'esperienza del sepolcro doveva concludersi gloriosamente, come era avvenuto per il Cristo:

Essendo venuti di corsa e avendo trovato le fasce e il sudario, Pietro e Giovanni appresero che Cristo era risorto. Quanto a noi, discepoli del Salvatore, raccolti con la folla presso di tè, o Getsemani, per i funerali della Semprevergine Maria, noi tutti abbiamo visto che essa è stata deposta nel sepolcro e poi è stata trasferita altrove. Essa qui divenne invisibile al di sopra di qualsiasi contestazione, prima che il sepolcro fosse chiuso dalla pietra... Mentre veniva osannata con inni e stava per essere calata nella tomba, essa lasciò il sepolcro vuoto.

Al patriarca di Costantinopoli non sfugge una terza ragione per spiegare la morte di Maria. Questa doveva apparire come una conferma della realtà del mistero dell'incarnazione. Seguiamo il suo ragionamento:

Come avrebbe potuto, la dissoluzione del corpo, ridurre in polvere e cenere te che, mediante l'incarnazione del Figlio tuo, hai liberato l'uomo dalla rovina della morte? Tu quindi ti separasti dalle cose terrene affinchè apparisse realmente confermato il mistero della tremenda incarnazione. Infatti tu avevi sopportato l'allontanamento dalle cose temporali, affinchè si credesse che il Dio nato da te era stato egli pure un uomo completo, in quanto Figlio di una vera madre, lei stessa sottoposta alle leggi delle necessità fisiche, come conseguenza di una decisione divina e delle norme che regolano il tempo proprio della vita..

Inoltre il mistero della morte e dell'assunzione di Maria al cielo ebbe negli apostoli dei testimoni qualificati, in grado di confermarne autorevolmente la verità:

La tua partenza non fu priva di testimoni nè falsa fu la tua dormizione. Il cielo narra la gloria di quelli che allora ti corsero incontro; la terra presenta la verità che li riguarda; le nubi gridano l'onore che a tè fu da loro prestato e gli angeli riferiscono l'offerta dei doni che allora ti fu fatta: cioè come gli apostoli ti furono accanto (passando) al di sopra di Gerusalemme....

D'altra parte Germano insiste molto sul fatto che l'assunzione non ha interrotto la presenza spirituale di Maria tra noi:

Anche se partisti, non ti separasti tuttavia dal popolo cristiano. Tu che sei la via verso una cosi grande incorruttibilità, non ti allontanasti da questo mondo corruttibile; al con-

trario rimani vicina a coloro che ti invocano. Coloro che fedelmente ti cercano, non mancano di trovarti.

La presenza spirituale di Maria nel nostro mondo ha dei caratteri di singolare analogia con quella del Figlio suo. L'autore pone sulle labbra di Cristo delle parole significative:

Come io, pur non essendo del mondo, volgo lo sguardo e provvedo a coloro che sono nel mondo, così la tua protezione non sarà allontanata dagli esseri del mondo fino al suo termine.

L`Assunzione non toglie al mondo la protezione misericordiosa di Maria

E` ora, dice il Signore, che ti porti con me, o Madre mia. Come hai riempito di gioia la terra e coloro che abitano in terra, o piena di grazia, così rallegra i celesti. Fai lieta la casa del Padre mio: ravviva gli spiriti dei santi. Vedendo infatti la tua festosa Assunzione tra una moltitudine di angeli si renderanno conto che, per tuo mezzo, una porzione di loro stessi venga ad abitare nella mia luce. Vieni, dunque, con gioia. Ave anche ora e sii felice, come già quella volta (Lc 1,28); hai, infatti, la pienezza di quanto veniva significato con le parole piena di grazia. Ricevesti un messaggio di gioia, quando stavi per concepirmi; godi ora che sei invitata all`Assunzione con me. Non ti turbi l`abbandono di un mondo, che si corrompe con i suoi desideri. Tu superi la sua corruzione; e non è che lasci privi del tuo aiuto coloro che sono nel mondo; ma come io, che non sono del mondo, guardo con occhio di misericordia coloro che sono nel mondo e li guido con la mia provvidenza, così, fino alla fine, non sarà mai tolta al mondo la tua protezione.

L`abbandono della cura della carne non ti farà perire: ti volgerai a una vita piú vivace, a un riposo di gioia, alla piú grande e tranquilla pace, a una vita senza affanni, a piaceri senza macchia, a un`eternità serenissima, a una letizia immortale, a una luce senza tramonto, a un giorno senza sera; ti volgerai a me, Creatore tuo e di tutte queste cose. Perché dove son io, ivi è la vita eterna, la gioia incomparabile, un`abitazione unica, una città non soggetta a morte. Perciò dove sono io, devi stare anche tu, madre inseparabile, nel Figlio indiviso. Dov`è Dio, c`è ogni bene, ogni piacere, tutto è giocondo. Nessuno che ha visto il mio splendore, pensa d`andar via. Nessuno che ha assaggiato la mia pace, vuole piú le cose di un mondo che perisce. Chiedi a Pietro, se ci sia un paragone tra il mondo e il Tabor, dove egli poté vedere per un momento il mio splendore.

Mentre eri nel mondo corruttibile, ti mostrai la mia potenza in visione, ora che ne esci, io mi ti mostrerò a faccia a faccia. Non ti dispiaccia di lasciare alla terra ciò ch`è proprio della terra. Il tuo corpo è mio; e poiché son miei tutti i confini della terra, nessuno porterà via nulla dalle mie mani. Afiidami il tuo corpo; anch`io diedi in custodia la mia divinità al tuo utero. La tua anima vedrà la gloria del Padre; il tuo corpo illibato vedrà lo splendore del Figlio unigenito; il tuo spirito immacolato vedrà la maestà del santissimo Spirito.

La morte non avrà nulla da gloriarsi su di te, poiché tu hai portato nel tuo ventre la Vita. Sei stata il mio recipiente; nessuna cosa lo spezzerà, nessuna caligine ti porterà nel buio. Vieni da tuo Figlio di buon animo, voglio farti felice, come lo può volere un figlio: voglio ricompensarti per avermi ospitato nel tuo seno: voglio ripagarti per il latte che m`hai dato: voglio contraccambiarti l`avermi allevato; voglio darti testimonianza che sei mia madre. Tu che, o Madre, hai avuto me come tuo unigenito, vorrai certo stare con me; so molto bene che non puoi portare il tuo amore a un altro figlio. Io ti ho fatta vergine madre. Io ti farò madre felice di tuo Figlio. Ti farò il mondo debitore e farò piú gloriosa la tua uscita dal mondo. Ti farò muro del mondo, ponte di quelli che sono sbattuti dai flutti, bastone di quelli che non si reggono, avvocata dei peccatori, scala che porti al cielo i mortali.

Vieni felice. Apri il paradiso, che Eva tua parente, compagna della tua razza, aveva chiuso. Vieni nella gioia di tuo Figlio. Lascia la terrena Gerusalemme: corri alla città celeste; perché il pianto della Gerusalemme terrena durerà poco, come sta scritto: ci sarà un gran pianto, come il pianto del melograno, che vien tagliato nel campo (Zc 12,11). Stenditi nel sepolcro di Getsemani, ma solo in apparenza: non vi ti lascerò a lungo sola. Verrò da te, appena sarai stata seppellita, non per essere un`altra volta concepito ma perché tu sia mia compagna. Adagia con fiducia il tuo corpo sul Getsemani, come io, prima della passione, in quello stesso luogo prostrai le ginocchia del mio corpo. Come io dal punto, ove avevo piegato le ginocchia, mi recai liberamente alla morte vivifica della mia croce, cosí tu, dopo la deposizione del tuo corpo, sarai subito portata alla vita.

Verranno da te i miei discepoli e il tuo funerale sarà curato con riverenza dalle loro mani, ed essi sono i figli spirituali della mia luce. A loro, ne sei testimone, ho dato la grazia dell`adozione; perciò mentre essi ti rendono onore, pensa che sia io a renderti gli onori e che io stesso con le mie mani accudisca ai tuoi funerali. Neanche è bene, infatti, che facciano questi uffici per te altri che i miei apostoli, nei quali abita anche lo Spirito Santo, e che rappresenteranno la mia persona, o immacolata, agli onori dei tuoi funerali.

(Germano di Costantinopoli, Hom. in Assumpt., nn. 1824-1826)


Azione mediatrice della Vergine santa


Dalla gloria dei cieli Maria esercita un ruolo di mediatrice a favore degli uomini. E un tema, questo, sul quale i testi di Germano potrebbero essere citati in abbondanza. Riportiamo un passo ben noto, preso dalla celebre omelia per la liberazione di Costantinopoli dall'assedio degli arabi:

La Semprevergine, irradiante di luce divina e piena di grazia, lei che fu mediatrice dapprima per il suo parto soprannaturale e ora per l'intercessione della sua materna assistenza, sia coronata di incessanti benedizioni. Per nostro tramite gli onori degli inni possano accompagnarla durante la notte di questa vita.

Non esista momento in cui vengano dimenticate le meraviglie che Dio, per mezzo di lei, ha operato a nostro favore, affinchè non perdiamo la sua sollecitudine e la sua protezione. Questa madre della luce... vuole che, cercando in ogni cosa l'equilibrio e la convenienza, camminiamo onestamente come figli della luce.


Andrea di Creta (740 d.C.) Dalle Omelie sulla natività

Occorreva dunque preparare un palazzo al re prima della sua venuta; fu necessario tessere le fasce regali in anticipo per accogliere il regale fanciullo al momento della sua nascita. Finalmente bisognava che l’argilla ricevesse un trattamento previo, prima dell’arrivo del vasaio.

Secondo Andrea di Creta la Vergine fu soggetta alla legge della morte, la quale tuttavia per lei non tu castigo del peccato. Essendo infatti una creatura diversa dalle altre perché libera dalle colpe del peccato e dotata di una santità unica, in lei la morte non assunse il significato di una condanna e di una maledizione. Al contrario questa condanna e questa maledizione sono state vinte proprio nel mistero della morte di Maria:

La morte, naturale agli uomini, ha raggiunto anche lei; tuttavia non per imprigionarla, come succede a noi, nè per sottometterla. Nulla di tutto questo! Era solo per procurarle l'esperienza di quel sonno che da quaggiù ci conduce all'oggetto della nostra speranza...

Non c'è uomo, dice la Scrittura, che viva senza vedere la morte. Ma siccome la creatura umana che noi oggi celebriamo è superiore agli altri uomini, è chiaro che se essa obbedisce come noi alla legge della natura, non le accade tuttavia come a noi ma in un modo eminente; e questo per una ragione superiore a quella che costringe noi a subirla totalmente.

Dopo la morte, Maria fu chiamata a fruire della gloria celeste; però circa la natura di questa assunzione Fautore manifesta delle incertezze che egli tenta di esporre in un lungo passo dell’Omelia II sulla Dormizione…

II parto sfuggì alla corruzione e neppure la tomba sopportò la corruzione, la quale non tocca ciò che è santo. Voi volete che vi dica quale ne è la prova. Ma da parte vostra nessuno dei presenti trascuri il sepolcro vuoto, perché invece io vi chiederò: perché non si vede il cadavere, perché dalla tomba mancano gli arredi sepolcrali, se non perché ciò che fu sepolto evitò la distruzione e il tesoro fu trasferito?

Se le cose stanno in questi termini, perché non dovrebbe essere stato vero il trasferimento, dato che anche le altre circostanze concordano con esso: la separazione dell'anima dal corpo, la deposizione del corpo nel sepolcro, la divisione del

composto umano, la separazione delle componenti, la dissoluzione, l'unione, la riconnessione, la scomparsa nelle sfere dell'invisibile? La tomba infatti rimane vuota a tutt'oggi, come confermano le testimonianze e come essa stessa testimonia del trasferimento.

Io non so se avvenne la ricomposizione degli elementi in unità, come conseguenza della riunificazione delle parti. Perciò ragionerò un attimo su queste cose. Forse il Mediatore di tutte le cose, secondo il suo arcano beneplacito, pensò di onorare così quella che lo aveva generato. Oppure una delle due parti prevalse sull'altra cosicché, dopo la reciproca separazione, l'una (il corpo) ebbe in sorte di essere collocata entro i confini terreni, l'altra (l'anima) fuori di questi. Oppure si verifìcò un procedimento ignoto e fuori del comune, di carattere soprannaturale, a favore di lei, nel quale tutte le sue condizioni personali si presentarono del tutto nuove, per cui essa accolse il Verbo supremo in modo superiore ad ogni parola e conoscenza
.

Da questo testo piuttosto laborioso si ricava che per Andrea di Creta, certamente l'anima di Maria è salita al cielo, mentre non gli è chiara la sorte del suo corpo. Potrebbe essersi riunito all’anima nella gloria celeste, oppure essere stato trasferito in qualche luogo adatto qui sulla terra, una specie di paradiso terrestre. L'unico dato chiaro per lui è quello del sepolcro rimasto vuoto.

A proposito di questo mistero, Andrea risponde alle difficoltà che potrebbero derivare dal silenzio della sacra Scrittura e dei più antichi padri della Chiesa. Egli ritiene che la spiegazione per questo silenzio verrebbe dalla circostanza che la madre del Signore sarebbe morta alquanto tardi, vale a dire dopo che la redazione dei libri del Nuovo Testamento era stata completata da tempo.


S.Giovanni Damasceno (ca.750) Dalle Omelie sulla dormizione.


Le tré omelie sulla dormizione dimostrano l'eccezionale importanza che assume la dottrina del Damasceno sull'assunzione di Maria in cielo. Giovanni insegna esplicitamente la verità dell'assunzione corporea di Maria in cielo. Conformandosi all'insegnamento dei suoi due celebri contemporanei", Germano di Costantinopoli e Andrea di Creta, il nostro dottore accetta la tesi della morte previa di Maria, quale premessa dell'imminente glorificazione:

Come mai la fonte della vita è condotta alla vita attraverso la morte? Come mai colei che nel parto oltrepassò i limiti della natura, si sottomette ora alle sue leggi e il corpo immacolato sottosta alla morte? E’ necessario spogliarsi di ciò che è mortale e rivestirsi di immortalità, dal momento che neppure il Signore della natura si è sottratto alla morte. In realtà egli muore nella carne per distruggere la morte con la morte; alla corruzione sostituisce l'incorruttibilità; della morte fa una fonte di risurrezione.

Ma se la via alla glorificazione passa attraverso la morte, tuttavia il caso personale della madre di Dio ha avuto un esito insolito rispetto al destino di tutti gli altri esseri umani:

Quantunque la tua anima santissima e beata si sia separata dal tuo corpo felicissimo e immacolato, secondo le esigenze della natura, e quest'ultimo sia stato portato in sepoltura come tutti gli altri corpi, esso tuttavia non rimase nel dominio della morte ne fu preda della corruzione.

Infatti come la sua verginità rimase intatta nel momento in cui partorì, così il suo corpo, anche dopo la morte, fu preservato dalla distruzione e fu trasferito in una dimora migliore e più divina, non soggetto alla morte, ma che dura per tutti i secoli dei secoli
.

Nella seconda omelia sulla dormizione, il Damasceno illustra, ricorrendo alla tipologia biblica, tutta una serie di motivi per cui era conveniente che il corpo di Maria non si consumasse in un sepolcro. Anche in questo testo, come in quello precedentemente citato, si nota la tendenza del-l'omileta a motivare il privilegio dell'assunzione con il ricorso al mistero della verginità di Maria nel parto. Se però questo poteva apparire un argomento di convenienza, agli occhi del Damasceno sembrava rivestire un carattere di più stringente necessità, a causa del ruolo fondamentale svolto da Maria nel mistero dell'incarnazione:

Bisognava che colei che nel parto aveva conservato intatta la sua verginità, conservasse incorrotto il suo corpo anche dopo la morte. Bisognava che colei che aveva portato in grembo il Creatore quando era bambino, abitasse nei tabernacoli del cielo...

Bisognava che la madre di dìo diventasse partecipe dei beni del Figlio suo e che venisse celebrata da tutta la creazione

quale madre e ancella di Dio. L'eredità passa solitamente dai genitori ai figli. Nel nostro caso, tuttavia, per usare l'espressione di un saggio, le sorgenti del sacro fiume risalgono verso la loro origine, giacché il Figlio ha sottoposto alla madre tutta la creazione
.

Maria mediatrice tra terra e cielo

Giovanni introduce il concetto della mediazione di Maria con una significativa immagine veterotestamentaria, quella cioè della scala di Giacobbe. Come già si è detto, egli ama applicarla alla madre del Signore:

Come quello (Giacobbe) contemplò il cielo unito alla terra dalle estremità di una scala e gli angeli scendere e salire lungo di essa e colui che è il forte per eccellenza e l'invincibile lottare con lui simbolicamente, allo stesso modo tu sei diventata mediatrice e scala per la quale Dio discende verso di noi, allorché assume la fragilità della nostra sostanza, abbracciandola e unendola Ìntimamente a sé. Così ha fatto dell'uomo uno spirito capace di vedere Dio e ha riunito ciò che era diviso.

Grande è l'efficacia che egli attribuisce alla mediazione della santa Vergine in ordine alla nostra salvezza.

Il tuo corpo santo e integerrimo veniva consegnato a un sacro sepolcro, mentre gli angeli lo procedevano, lo accompagnavano e lo seguivano; e che cosa non avrebbero fatto per servire la madre del loro Signore?

Intanto gli apostoli e la Chiesa in tutta la sua pienezza cantavano inni divini e suonavano, mossi dallo Spirito, pronunciando queste parole: " Ci sazieremo dei beni della tua casa; santo è il tuo tempio; mirabile nella giustizia " (Sal 65,6). E ancora: " L'Altissimo ha santificato la sua dimora " (Sal. 46,5); " Montagna di dìo, montagna ricca, montagna in cui dìo si è degnato di abitare" (Sal. 68,16-17).

La comunità degli apostoli, trasportando sulle spalle te, che sei la vera Arca del Signore Dio, come un tempo i sacerdoti trasportavano l'arca simbolica, ti deposero nella tomba, attraverso la quale, come attraverso il Giordano, ti condussero alla vera terra promessa, vale a dire la Gerusalemme di lassù, madre di tutti i credenti, il cui architetto e costruttore è Dio. La tua anima non è discesa nell'Ade, ma neppure la tua carne ha visto la corruzione. Il tuo corpo integro e incontaminato non fu abbandonato nella terra; perché tu fosti trasferita nelle regali dimore del cielo; tu la regina, la sovrana, la signora, la madre di Dio, il quale è stato veramente generato da tè.

Come è possibile che il cielo abbia accolto colei che apparve più vasta dei cieli? Come è possibile che la tomba abbia ricevuto la dimora di Dìo? Eppure l'ha accolta e ospitata. Essa infatti fu più vasta del cielo non a causa delle dimensioni corporee; poiché come potrebbe un corpo di tre cubiti, che va sempre più assottigliandosi, essere paragonato con la larghezza e la lunghezza del cielo? E a causa della grazia, invece, che ha sorpassato il limite di ogni altezza e profondità. Il divino non ammette confronti.

O sepolcro santo, stupendo, venerando e adorabile! Anche adesso gli angeli continuano a circondarti di attenzioni, standoti vicino con grande rispetto e timore, mentre Ì demoni inorridiscono. Con fede accorrono gli uomini, per renderti onore, per adorarti, per salutarti con gli occhi, con le labbra e con l'affetto dell'anima, onde attingere abbondanza di beni.

Come un unguento prezioso, se viene versato sulle vesti o in un luogo qualsiasi e poi viene tolto, lascia tracce della sua fragranza anche dopo la sua evaporazione, allo stesso modo questo

corpo, santo e purissimo, impregnato di profumo divino e abbondante sorgente di grazia, il quale era stato deposto nella tomba, allorché fu so^ratto e trasferito in un luogo migliore e più elevato, non la^iò la tomba senza ricompensa, ma le trasmise il profumo r'ivino e la grazia, facendo di questo monumento una sorgen^ di guarigione e di ogni bene per coloro che vi si accostalo con fede.

(Giovanni Damasceno, Omelia I sulla Dormizione 12-13, PG 96, 717 D - 720 C)

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