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L'ASSUNZIONE DI MARIA

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2009 16:45
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16/08/2009 16:45
 
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La fede del popolo di Dio

Non dovette tardare a essere posta la questione fondamentale che riguardava la sorte del corpo della Madre di Gesù.

Una prima risposta è data a livello popolare dalla percezione di Maria nel suo stato glorioso, come santa, potente e misericordiosa, quindi in grado di soccorrere nei pericoli. Ne sono testimoni nel II secolo i graffiti di Nazareth, mentre un vivo senso di fiducia nell’intervento della Theotòkos è testimoniato dalla più antica preghiera mariana: il "Sub tuum praesidium", trovato su un papiro egiziano non posteriore al III secolo. L’uso di invocare Maria è testimoniato da Gregorio Nazianzeno (+ 390), che racconta come la bellissima vergine Giustina (III secolo) implorò "supplice la Vergine Maria affinché le recasse aiuto" in un momento di pericolo.

Il vescovo Severiano di Gabala (+dopo 408) offrirà un fondamento teologico alla preghiera dei fedeli a Maria affermando che ella: "…gode, perché si trova in uno splendido luogo, perché è nella regione dei vivi, lei che è madre della salvezza, lei che è sorgente della luce percettibile".

Quale che sia l’origine degli apocrifi dell’assunzione, essi circolavano in mezzo al popolo, dal momento che lo Pseudo-Decreto Gelasiano mette in guardia dal "liber qui appellatur Transitus sanctae Mariae", che nella versione purificata dello Pseudo-Melitone trovò larga diffusione soprattutto in Oriente, dove nessuna obiezione fu sollevata contro il racconto dell’assunzione corporea di Maria.

Oggi, grazie alle scoperte archeologiche e agli studi sugli apocrifi del ‘Transitus’, le origini delle tradizioni sulla fine terrena di Maria hanno ricevuto un’inattesa illuminazione.

Nel 1972 l’inondazione della chiesa del Getsemani, contenente la tomba della Vergine, ha spinto a intraprendere degli scavi, che hanno appurato vari rifacimenti sotto gli Imperatori Teodosio (379-395) e Maurizio (582-602), e al tempo delle Crociate.

Il fatto che i reperti archeologici siano in accordo con varie redazioni del ‘Transitus Virginis’ (circa le tre camere sepolcrali e la tomba nuova di Maria) ha condotto gli studiosi francescani B. Bagatti ed E. Testa ad esaminare gli apocrifi riguardanti gli ultimi eventi della vita della Vergine.

Le varie redazioni del ‘Transitus’ sono fatte risalire ad un prototipo non già del V-VI sec. ma del II sec., e probabilmente al testo di quel Leucio di cui parla il ‘Transitus’ latino attribuito a Melitone di Sardi e che avrebbe corrotto (‘depravavit stilo’) il racconto della ‘dormizione di Maria’.

Poiché alcune redazioni del ‘Transitus’ contenevano dottrine teologiche giudeo-cristiane (scala cosmica e dei sette cieli, Cristo come angelo, rivelazione dei segreti...), B. Bagatti rileva come esse tradiscano un tempo di composizione anteriore al IV secolo, quando furono combattute dai Padri.

Il documento originale della ‘Dormitio’ è una composizione di giudei cristiani – presenti a Gerusalemme fino a tutto il IV secolo –, che trasmette il triplice evento: morte di Maria e affidamento della sua anima agli Angeli Michele e Gabriele, deposizione del suo corpo nella tomba del Getsemani, riunione della sua anima al corpo e trasferimento in Cielo.

Secondo F. Manns, il ciclo apocrifo della "Dormizione di Maria" sarebbe un’emanazione della Comunità primitiva di Gerusalemme e "serviva di testo liturgico nelle celebrazioni presso la tomba di Maria".

In Occidente nel IX secolo, quando inizia la contrapposizione tra i teologi che affermano l’assunzione corporea e quelli che la negano, "la festa liturgica e la fede nell’assunzione di Maria, in qualunque modo intesa, erano radicate nel popolo cristiano e la tomba vuota di Maria a Gerusalemme era nota".

Discussione e precisazioni dei teologi

Nella storia del dogma troviamo diversi momenti di discussione teologica pro o contro l’assunzione corporea di Maria: prima nell’epoca patristica, poi nel Medioevo e, infine, alle soglie della definizione dogmatica.

Riprendiamo, a titolo esemplificativo, qualche frammento dal primo millennio di storia della Chiesa.

1. Il problema dell’assunzione e la sua soluzione in Epifanio

Il primo a porre la questione della fine terrena di Maria è Epifanio di Salamina nel suo ‘Panarion’ (377). Pur essendo profondo conoscitore delle tradizioni palestinesi, confessa di non sapere rispondere.

Egli avanza varie ipotesi, ma preferisce con la Scrittura osservare il silenzio e ammirare la grandezza del prodigio: "La Scrittura ha serbato in proposito il silenzio più completo a causa della grandezza del prodigio; per non suscitare uno stupore eccessivo nell’animo degli uomini. Personalmente non oso parlarne; preferisco impormi un atteggiamento di riflessione e di silenzio. […]".

2.L’omelia del Vescovo Teoteknos di Livia

La situazione cambia nel sec. VI, quando troviamo una chiara testimonianza sull’assunzione della Madre di Dio nell’omelia del Vescovo Teoteknos di Livia, pubblicata da A. Wenger nel 1955.

In essa s’invita a celebrare "la festa delle feste, l’assunzione della Semprevergine" e si afferma esplicitamente che come Enoch "fu assunto da questo mondo, perché piacque a Dio e non vide la morte; a maggior ragione Dio assunse Maria in corpo e anima al paradiso di delizie".

Il termine ‘dormizione’ è evitato, ma l’omelia è ricca di motivazioni teologiche e di intuizioni come quella della presenza protettrice di Maria: "Quand’era in terra, vegliava su tutti, era come una provvidenza universale per tutti i suoi sudditi. Assunta in cielo, costituisce per il genere umano una fortezza inespugnabile, intercedendo per noi presso suo Figlio e Dio".

3.Pascasio Radberto e la lettera ‘Cogitis me’

Tra le monache del Convento di Soissons era sorta verosimilmente una discussione intorno all’oggetto della festa dell’assunzione, cioè se Maria fosse stata assunta in Cielo anche con il corpo. Viene interpellato un autore che si nasconde sotto il nome di Girolamo e poi ravvisato comunemente in Pascasio Radberto (+870), dotto monaco di Corbie presso Amiens in Francia.

Egli risponde con la lettera ‘Cogitis me’, dove afferma bensì il fatto dell’assunzione, ma non precisa se essa avvenne con il corpo della Vergine. Anzi, con senso critico, mette in guardia le monache dall’interpretare un apocrifo del ‘Transito’ come se raccontasse cose reali.

Radberto intende rimanere fedele alla Scrittura che tace sull’assunzione corporea, lasciando aperta la questione: "Cosa accadde del suo corpo, è secondario ed inoltre molto difficile da determinare, perché di una salma di Maria non si trova traccia; soltanto alcuni affermano che essa sia risorta e sia adesso rivestita d’immortalità (c. 9).

La festa dell’assunzione, dunque, dice solo che Maria oggi è stata assunta in Cielo, come la liturgia da tempo celebra in questo giorno. Con altre parole: la Chiesa celebra oggi il ricordo del trapasso della Madre del Signore, come celebra il giorno della morte di tutti i Santi (c. 23)".

4. Ratramno di Corbie e l’enucleazione della verità biblica

Ben presto appare una replica allo Pseudo-Gerolamo sotto il nome di Agostino che finirà per imporsi ai teologi scolastici dei secoli seguenti. Lo Pseudo-Agostino, verisimilmente Ratramno di Corbie (+868), concorda con Radberto sul silenzio della Scrittura e sulla relativizzazione degli apocrifi, ma conferisce grande valore per l’enucleazione della verità alla ragione che porta a conclusione le affermazioni bibliche: "Poiché la Sacra Scrittura ha lasciato diverse cose allo sforzo della ricerca, queste non sono da ritenere superflue, allorché le cose vere sono rese note attraverso la ricerca. L’autorità della verità è infatti feconda; e mentre essa viene accuratamente discussa, uno si rende conto del come essa generi da sé ciò che essa è veramente".


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 05/10/2003 14.32

Iconografia mariana

IL SEPPELLIMENTO DELLA VERGINE

di Duccio di Boninsegna

A cura di padre Gianni Colosio
 
 

“Gli apostoli portarono il prezioso corpo della gloriosissima signora nostra, la teotoco e sempre vergine Maria, e lo deposero nella tomba nuova che era stata loro indicata dal Salvatore; e quivi rimasero tutti insieme vegliandolo per tre giorni” .
Questo il breve commento dell’apocrifo a cui si è rifatto Duccio per la tavoletta conclusiva delle Storie della Vergine. La composizione ricalca significativamente lo schema del Seppellimento di Cristo. Aiutandosi col lenzuolo funebre, gli Apostoli calano nel sepolcro la salma. I loro corpi riversi formano un’onda che raggiunge l’apice sopra il capo della defunta. La palma che Giovanni inginocchiato regge verticalmente, sembra alludere alla ormai imminente assunzione al cielo della Madre di Dio. Anche la natura pare scostarsi per fare spazio alla sua elevazione: le alture rocciose sprofondano al centro della composizione come ad aprire un corridoio aereo, delimitato da due alberi dal fusto svettante, che incornici degnamente il corpo glorioso che si appresta a raggiungere il Figlio nella gloria del Regno celeste. Poiché ogni separazione dalla persona amata è causa di mestizia, il pittore è attento a stampare sui volti degli Apostoli, fissi sulla Madre di Cristo, espressioni pensose e malinconiche che raggiungono il punto più intenso nell’Apostolo che affiora oltre Pietro, curvo sopra il capo di Maria; turbato, si porta la mano alla bocca e per reprimere i singhiozzi e per significare il lacerante rammarico di perdere, dopo il Maestro, la madre sua, colei che, intrepida, li ha sorretti nei giorni della Passione, li ha accompagnati fino alla Pentecoste e li ha spiritualmente assistiti nelle prime missioni evangelizzatrici. Anche l’oro del firmamento sembra preludere alla gloria della Theotokos.
Due parole circa l’origine del dogma dell’Assunzione. Pur non essendoci, nei primi tempi della Chiesa, alcun riferimento al destino finale della Vergine, già alla fine del secolo IV si sviluppò la convinzione, espressa ad esempio da Efrem Siro e Timoteo di Gerusalemme, che il suo corpo non avesse conosciuto il disfacimento della morte. Risalgono alla fine del secolo V i più antichi apocrifi sul Transito di Maria secondo i quali ella avrebbe avuto il privilegio di una morte singolare. Nel secolo VI l’imperatore Maurizio decretava per il 15 agosto la celebrazione liturgica del Transito; le chiese copta, abissina, siriaco-giacobita fecero altrettanto. Naturalmente le opinioni non erano sempre concordanti: “Mentre in alcune formule emerge chiara, anche se non completamente espressa, l’idea dell’assunzione, in altre è negata e viene espressa solamente l’idea dell’incorruzione del corpo verginale di Maria. Ma la maggioranza di esse non esprime in modo chiaro l’idea di una assunzione di Maria, così come è concepita oggi dalla teologia ed è espressa dalla formula del dogma, mentre è esplicitamente proclamata la morte gloriosa della madre del Signore” [2]. Dal secolo VII al IX si moltiplicarono, prima in Oriente e poi in Occidente, le testimonianze di autorevoli dottori e teologi a favore dell’assunzione corporea. La prima petizione ufficiale alla Santa Sede per la definizione dogmatica dell’Assunzione, risale al secolo XVIII; la inoltrò un Servita (Cesario Shguanin); l’iniziativa fu imitata da molti altri cattolici tra cui Isabella di Spagna (1863). La pubblicazione, nel 1942, di tutte le petizioni (conservate nell’Archivio segreto del Sant’Ufficio) ad opera di due Gesuiti (Hentrich e De Moos) accelerarono lo sviluppo di un imponente movimento assunzionista. Sollecitato dalle richieste provenienti da ogni parte del mondo cattolico, nel 1946 Pio XII inviava un documento a tutti i vescovi col quale chiedeva la loro opinione in proposito. Avendo avuto risposta affermativa e unanime, con la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus (1 novembre 1950) Pio XII definiva dogma di fede l’Assunzione di Maria in corpo e anima.

http://www.padrimaristi.it/Maria-3-2002%5Ciconografia.htm

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 05/10/2003 14.34
di STEFANO DE FIORES

Il significato del dogma dell'Assunta
   

Maria con il suo corpo glorioso non evade dalla storia, ma vi è presente come forza catalizzatrice dello Spirito per la realizzazione della Comunità definitiva.

Il Concilio Vaticano II ha confermato la dottrina definita dell’assunzione e ha aggiunto un interessante testo sull’Assunta in prospettiva ecclesiale: "La Madre di Gesù, come in Cielo glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nella età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore" (cfr. 2Pt 3,10) (LG 68).

Sulla scia conciliare i teologi hanno proseguito la riflessione, ampliandola in due direzioni: la ricerca biblica sull’escatologia e il significato teologico e vitale del dogma.

L’escatologia biblica

Nel post-concilio la questione dell’escatologia intermedia polarizza per alcuni anni la riflessione cristiana, poi si studiano i modelli biblico-escatologici, infine si cerca di precisare la condizione celeste di Maria.

L’escatologia intermedia. – Mentre era tradizionale nella Chiesa la concezione escatologica dei tre stadi: terreno - intermedio (immortalità) - finale (risurrezione), nella teologia protestante e poi in quella cattolica si è introdotta l’idea di morte totale (der Ganztod), per cui la sorte dei Cristiani non è l’immortalità, ma la risurrezione. Vengono apportate motivazioni di ordine filosofico e biblico a sostegno di questa teoria. Innanzitutto è difficile, se non impossibile, concepire una sopravvivenza postmortale senza corpo e una perfetta felicità per l’anima separata, che – al dire di San Tommaso – "non può dirsi persona".

Inoltre, con la morte termina la dimensione spazio-temporale e si è subito nell’eternità, per cui la risurrezione individuale avviene nella stessa morte (K. Barth, E. Brunner).

Secondo P. Benoit tale risurrezione immediata non consiste nella rianimazione di un cadavere, ma nella creazione di un essere rinnovato (cfr. 1Cor 15, 35-53) per opera dello stesso Spirito che ha risuscitato Gesù Cristo dai morti.

L’applicazione di questa ipotesi all’Assunta non si fa attendere. Già O. Karrer pensava che Maria fosse risorta al momento della morte, come tutti i Cristiani, e l’assunzione non rappresentasse un privilegio, né un’anticipazione, ma solo un evento cui la Vergine partecipa a titolo proprio.

Più recentemente per D. Flanagan la bolla definitoria evita di presentare l’assunzione come "singolare grazia e privilegio" e quindi lascia aperta la questione se anche altre persone, oltre Maria, abbiano raggiunto lo stato finale di gloria. Proseguendo su questa linea, Flanagan sviluppa il significato dell’Assunta in ordine alla Chiesa celeste e a quella peregrinante: "Maria Assunta incorpora nella sua persona la Chiesa gloriosa e ne è l’espressione personale e perfetta. In lei questa Comunità celeste si presenta a noi nel suo membro più perfetto e più rappresentativo... Essa esprime ciò che questa Chiesa è, non ciò che sarà […]. Maria, in questa prospettiva escatologica, appare in maniera chiarissima come la summa Ecclesiae...".

Essa esprime lo stato futuro della Chiesa pellegrina, lo stato presente della Chiesa celeste. Maria è "immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura" (LG 68). Non si deve necessariamente interpretare questo passo come se tale stato di perfezione e di compimento fosse solo di Maria. Dobbiamo notare che la nuova prospettiva della risurrezione immediata è stata respinta da teologi e ufficialmente dalla ‘Lettera su alcune questioni concernenti l’escatologia’ della Congregazione per la Dottrina della Fede (17-5-1979), che ribadisce "la sopravvivenza e sussistenza, dopo la morte, di un elemento spirituale", cioè dell’io umano che sussiste, pur mancando il complemento del suo corpo.

Quanto a Maria assunta in Cielo, la Chiesa esclude ogni spiegazione in cui svanirebbe il significato dell’assunzione della Vergine Maria circa ciò che la riguarda in modo unico; cioè nel senso che la glorificazione corporea della Vergine anticipa quella glorificazione che è destinata a tutti gli altri eletti.

Modelli di sopravvivenza nella Bibbia

Spesso, per trovare un fondamento dell’Assunzione nella Sacra Scrittura si sono esaminati singoli passi, come Gen 3, 15 o Lc 1, 26. Invece J.M. Hernández Martínez segue un’altra via, quella della ricerca delle forme o modelli di sopravvivenza.

Ne scopre quattro:

a) discesa nell’Ade della morte, cioè nello sheol come soggiorno fatto di silenzio e oblio (Lc 16, 19-21: Lazzaro e ricco epulone), pur mantenendo un certo legame con il corpo;

b) Rapimento o traslazione definitiva in paradiso o assunzione (Enoch, Gn 5, 24; Elia, 2Re 2, 1-11; Lc 23, 43; 1Ts 4, 17; Ap 11, 12);

c) Risurrezione individuale immediata dei martiri, indipendente dal cadavere e implicante una nuova creazione del corpo (2Mac 7, 23.28-29) che si realizza in Cristo risorto dai morti (1Ts 1, 10; 4, 13; Rm 4, 24) e, infine, risurrezione escatologica (Gv 5, 28-29; Ap 20, 13);

d) Esaltazione dopo l’abbassamento, per cui il servo di jhWh e i giusti ottengono vita piena nella comunione con Dio subito dopo la morte (Is 52, 13; 53, 8-12; Sap 3, 1-10; 5, 1-16; 73, 23-24) o in paradiso come luogo cristologico (Fil 1, 23; 2 Cor 5, 8).

È evidente che nella Bibbia si trova un modello particolarmente adatto ad esprimere l’assunzione di Maria: la partecipazione al destino finale del Figlio "assunto in cielo" (Mc 16,19; At 1,11).

Situazione del corpo glorioso di Maria

Un aspetto inedito della teologia post-conciliare è l’interesse per determinare la condizione celeste della Madre di gesù in ragione della sua assunzione. Dopo gli accenni di autori come A. Bea, E. Neubert, A. Müller, G. Oggioni, L. Boff, troviamo la tesi di Angelo Pizzarelli, La presenza dinamica di Maria nella vita spirituale, difesa nella Pontificia Università Gregoriana nel 1983, dove avanza e fonda la spiegazione pneumatologica del corpo glorificato della Vergine come l’unica capace di dare atto della maternità spirituale di lei e dell’esperienza che ne hanno fatto i mistici.

Per illuminare la situazione celeste di Maria ci soccorre l’analogia con Cristo risorto e con i corpi risuscitati. Ora le apparizioni di Cristo risorto ai discepoli mostrano che la corporeità del Signore è sganciata dalle leggi della materia, dai condizionamenti del tempo e dello spazio: entra a porte chiuse nel cenacolo (Gv 20, 19), appare e scompare improvvisamente (Lc 24, 15. 31), non è subito riconoscibile (Lc 24, 37; Gv 20, 15; 21, 4). Il Cardinale Carlo Maria Martini precisa che Cristo risorto ha del corpo "le qualità attive, in quanto può agire nel cosmo, ma non le passività, in quanto non è circoscrivibile, non può essere afferrato e chiuso dallo spazio e dal tempo". Questa nota di sganciamento dai condizionamenti spazio-temporali permette a Maria di intessere un rapporto vivo e vivificante con il cosmo e con gli uomini, con il tempo e con lo spazio e soprattutto con il cuore dei discepoli del suo Figlio.

Il secondo punto di riferimento per capire lo stato glorioso di Maria è la condizione dei corpi dopo la risurrezione, descritta da Paolo nel capitolo 15 della prima Lettera ai Corinzi.


Pur ammettendo una certa continuità tra il corpo mortale e quello risorto, l’Apostolo insiste sulla loro diversità mediante quattro antitesi: "Si semina corruttibile e risorge incorruttibile, si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza, si semina un corpo animale e risorge un corpo spirituale" (1Cor 15, 42-44).

Applicando questa dottrina a Maria assunta, dobbiamo riconoscere al suo corpo quattro caratteristiche:

  1. l’incorruzione, che indica vittoria sulla morte e sulla decomposizione nel sepolcro;
  2. la gloria, che esprime sia lo splendore, al pari delle stelle (Dan 12, 3), sia la presenza e azione salvifica nella storia (Gv 1, 14; 2, 11);
  3. la potenza, che designa la forza dello Spirito, capace di comunicare la vita nuova e di compiere opere efficaci e meravigliose (Rm 15, 19; 1Cor 12, 4-11; Gal 3, 5);
  4. la spiritualità, che indica l’intera persona umana della Vergine sotto la piena sovranità trasformatrice dello Spirito.

Per lo Spirito che lo vitalizza, anima e guida, il corpo glorioso della Vergine supera i limiti naturali che impediscono la piena comunicazione con tutti i membri di Cristo: l’assunzione di Maria non è separante, ma significa, al contrario, totale inserimento nel mistero della Comunione dei Santi.

Possiamo concludere questa nostra riflessione sulla definizione dogmatica dell’assunzione di Maria in Cielo, rilevando alcune evidenze di ordine teologico e vitale.

Il ‘fatto ecclesiale’

Per prima cosa balza evidente il fatto che la definizione dogmatica compiuta da Pio XII nel 1950 non risulta un’iniziativa senza radici nel passato; al contrario, essa è stata preparata dal contributo determinante di tre fattori:

  1. la fede del popolo di Dio, manifestata nei racconti del Transitus letti e accolti da tante generazioni, nella liturgia, nell’iconografia e in altre iniziative lungo i secoli;
  2. il dibattito a livello teologico che ha studiato le convenienze, sciolto le difficoltà, ammessa la definibilità, approfondito il significato;
  3. l’intervento del Magistero, che aveva rimandato la definizione e che infine, a tempo più opportuno, l’ha realizzata.

Ne consegue che la definizione dell’Assunta è un fatto ecclesiale che ha interessato le varie componenti della Chiesa e che quindi costituisce un elemento di comunione tra di esse.

Si tratta di un "singolare consenso dell’episcopato cattolico e dei fedeli" (Pio XII) che "offre per se stesso l’infallibile certezza della rivelazione divina", secondo l’insegnamento biblico richiamato dal Vaticano II: "La totalità dei fedeli, che hanno ricevuto l’unzione dello Spirito Santo (1Gv 2,20.27), non può sbagliarsi nel credere" (LG 12). Risulta pertanto che pur essendo la dimensione autoritativa quella che specifica il ruolo del Magistero nella tradizione, essa è però inseparabile dalla dimensione di comunione con i Vescovi e con l’intero popolo di Dio.


 

Ricchezze del mistero dell’Assunta

Appartenendo alla pienezza escatologica, il mistero di Maria Assunta alla gloria contiene una ricchezza di significato per la vita presente che la teologia magisteriale e dei vari studiosi non ha mancato di enucleare.

L’assunzione della Vergine non solo rafforza la fede nella risurrezione finale, ma è stimolo a rispettare il corpo e la vita umani, a cercare una cultura di pace e ad aspirare alla santità, unica via per conseguire i beni eterni. La tendenza teologica post-conciliare opera uno spostamento di accentuazione dal ‘privilegio’ alla categoria del ‘segno’.

Dopo il Cristo risorto, la Vergine assunta è segno della dignità dell’uomo e del suo destino di gloria. Ambedue gli eventi ci dicono che il destino dell’uomo, foggiato "a immagine e somiglianza" di Dio (cfr. Gen 1, 26-27), non è il disfacimento dell’essere e il suo dissolvimento nel nulla, ma la sua piena realizzazione fino a raggiungere, come amano dire gli Orientali, la "divinizzazione".

Ambedue attestano che la vita ha un senso, che il corpo è destinato a rivestirsi di gloria e di immortalità; che non sono inutili né la fatica né il sudore, né il sangue versato né le lacrime che rigano il volto del sofferente. E se l’uomo, nella sua cecità, profana e degrada il corpo e rivendica il diritto di praticare la tortura e la pena di morte, Dio, nel suo luminoso amore, proclama che Lui è la sorgente della vita e il suo Figlio Gesù è "la risurrezione e la vita" (Gv 11,25).

Il mistero realizzato in Maria assunta in Cielo è una miniera preziosa che le generazioni cristiane sono chiamate a scandagliare nel loro itinerario nel tempo verso la patria trinitaria, dove ella al seguito di Cristo ha preceduto tutti gli altri.


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Consiglia  Messaggio 16 di 16 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 05/10/2003 15.26
MARIA NELLO SPLENDORE DELLA GLORIA DELLA SANTA TRINITA'

Sapete qual è l'ultimo dogma della chiesa Cattolica? E quando è stato proclamato? L'ultimo dogma è proprio quello dell'assunzione di Maria, salita in Cielo anima e corpo, ed è stato proclamato da Papa Pio XII nel 1950.
Il dogma ( = verità di fede) non precisava però se la Madonna fosse morta o non lo fosse, diceva soltanto che è salita in cielo anima e corpo ed ha già il suo corpo glorioso perché non ha mai subito la corruzione del sepolcro, destino che aspetta invece tutti quanti noi. Questo creò incomprensione con la Chiesa Ortodossa che pur non parlando di morte, parlò sempre della DORMIZIONE DI MARIA.

Ci ha pensato Giovanni Paolo II a risolvere questo punto, affermando ad una udienza generale, che Maria è morta perchè potesse essere più conforme al Cristo il quale dovette morire per poi risorgere.


Il Dogma perciò resta inalterato nella sostanza, ma si arricchisce di un aspetto più evangelico, per la Vergine non ci fu quella tremenda lacerazione della separazione dell'anima dal corpo e non dovette aspettare la fine del mondo per ritrovare il suo corpo glorioso : morendo, è salita in cielo anche col suo corpo e non solo in spirito.
Anche questo è un bellissimo trionfo della gloria, come avevamo già visto nella Trasfigurazione del Signore, in cui possiamo intravedere il nostro destino eterno. Infatti anche noi siamo chiamati ad essere abitati dalla gloria; la grazia non è altro che il germe della gloria, ma per noi ci sarà l'inevitabile discesa nel sepolcro prima di poter vivere in pienezza la realtà della gloria, cioè dell'inabitazione di DIO anche nel nostro corpo e non solo nell'anima.
Perché la vita eterna non sarà altro che questo: essere abitati dalla realtà divina, da questa densità di gloria che trasfigurerà anche il nostro corpo rendendolo totalmente spirituale , non più soggetto a nessuna limitazione della materia, e neppure sottoposto a leggi fisiche. Le proprietà dei corpi gloriosi sono: l'impassibilità (non soffriremo più), la sottigliezza ( ci muoveremo con l'agilità del pensiero, spostandoci da un posto all'altro solo con il desiderio), l'immortalità ( non moriremo più) l'invulnerabilità ( non saremo più soggetti a nessun tipo di incidente).
La fine della vita di Maria Santissima - Assunzione per noi cattolici,e dormizione per i fratelli ortodossi - fu un trasporto di amore . Il suo desiderio di riunirsi al suo DIO e al suo Figlio fu così intenso che la trasportò davvero nel luogo di gloria. O meglio: l'irruzione della gloria e dell'amore divino furono così forti che la sua natura non resse più e volò dal suo Signore per un eccesso d'amore.
E' la cosiddetta morte d'amore che descrivono tanti mistici. " O fiamma d'amor viva/ che soave ferisci l'anima mia nel suo profondo centro/ se vuoi ormai finisci/ rompi la tela a questo dolce incontro". ( San Giovanni della Croce - Fiamma viva d'amore - Strofa 1). E' la morte il cui pungiglione non è il peccato, ma l'amore. Santa Teresina del Bambino di Gesù, dopo la terribile notte della fede, ebbe un'estasi che durò lo spazio di un Credo, in cui morì in un trasporto di amore divino. E se ne potrebbero citare tanti altri.
Se non fosse avvenuta la tremenda catastrofe del peccato originale anche Adamo ed Eva ( e noi al loro seguito) avrebbero potuto passare dal paradiso terrestre a quello celeste senza morire. Senza il peccato le facoltà spirituali che sono l'intelligenza e la volontà, sarebbero state più forti di quelle corporee e avrebbero avuto il predominio. Sarebbe bastato loro , per esempio, avere un forte desiderio della visione beatifica, che questo desiderio sarebbe bastato a farli "partire". Mentre adesso, dopo il peccato, c'è come una frattura in noi e le nostre facoltà superiori non riescono più a dominare su quelle inferiori. La nostra volontà ha un bel volere cose belle e buone, ma sperimenta comunque malattia , invecchiamento e tante altre cose che non vorrebbe perché non è più padrona del proprio corpo.
Con l' Assunzione al cielo di Maria meditiamo questo stupendo mistero di gloria che sarà anche il nostro destino futuro, se saremo fedeli alla grazia e docili all'azione dello Spirito Santo in noi. In Maria si è concretizzata come primizia la promessa del Cristo Salvatore del Mondo.

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