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La "DONNA VESTITA DI SOLE" di Apocalisse cap.12

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2009 17:10
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16/08/2009 16:59
 
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Ap 12,1
Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.

2 Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto.

3 Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi;

4 la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato.

5 Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono.

6 La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.

7 Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli,

8 ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo.

9 Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.

10 Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte.

11 Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire.

12 Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo».

13 Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio.

14 Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente.

15 Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque.

16 Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca.

17 Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù.

18 E si fermò sulla spiaggia del mare.

[Modificato da °Teofilo° 16/08/2009 17:10]
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16/08/2009 17:01
 
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La Donna gloriosa del Messia Salvatore.
La scena della Donna dell'Apocalisse (12, 1-6) nelle doglie del parto e il rapimento del suo Neonato al Trono di Dio, possiamo intenderlo alla luce del Mistero Pasquale che non prettamente ad un atto fisico della Notte Santa di Betlemme. Anche qui, come a Cana, come alla Croce, ci si riferisce all'Ora della Passione e Resurrezione del Figlio di Dio: è questo il motivo conduttore da un capo all'altro dell'Apocalisse.
La Donna che partorisce il Figlio maschio è così da intendersi più genericamente la Chiesa Madre che, dopo il triduo pasquale, dà alla luce il Salvatore la Domenica di Resurrezione nella celebrazione e nelle opere del Regno. Ma appunto perché Maria è la Chiesa prima della Chiesa, dal momento che ha portato in grembo il Messia partorendolo nella realtà, e poichè la Chiesa già perfetta dal momento che è Santa, è legittimo vedere la Madre di Dio nella Donna del grande segno.
Maria che ha concepito a Nazaret e partorito a Betlemme il Messia escatologico, lo genera nella fede sulla Croce gloriosa (Gv 19, 25-27; Gal 4, 19). Nel capitolo 12 dell'Apocalisse, senza prescindere dalla Madre vergine se non vogliamo, si concentra maggiormente l'attenzione sulla Chiesa: l'Autore mostra qui come la generazione del Verbo di Dio, nato dalla Figlia di Sion, nato comunque da Maria e perciò l'una inscindibile dall'altra, si prolunga nella sacramentalità della Chiesa e nella fede dei singoli cristiani. Ogni fedele che crede, come Maria "concepisce e partorisce" quotidianamente il Verbo del Padre.
(Sergio Gaspari, Celebrare con Maria l'anno di grazia del Signore, ed. Monfortane, pp. 109-110).
  
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Apoc.12: la Donna e il dragone


Nel cielo apparve poi un segno grandioso:

L’espressione usata e la donna che partorisce rimandano alla profezia di Isaia 7,10 ss in cui il re Acaz ottiene questa promessa: "Il Signore stesso darà a voi un SEGNO: ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio e gli porrà nome Emanuele.

Il Segno raggiunge la sua pienezza che è determinata dall’aggettivo "grandioso". Una DONNA ha come vestito il sole della inscrutabile Divinità. Essa è ricolma dello splendore divino.

Troviamo agli inizi della storia umana, in Gen.3,15 questa promessa da parte di Dio: "io porrò inimicizia tra te e la DONNA tra la tua stirpe e la sua stirpe, questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai i calcagno.

Con queste parole primordiali pronunciate subito dopo il peccato, la DONNA dei disegni salvifici, entra nella storia dell’uomo, dando alla luce Colui che avrebbe schiacciato la testa del serpente.

E’ il segno, che si realizza al di sopra della terra e nello stesso tempo si innalza partendo dalla terra.

una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.

Consideriamo attentamente quella APPARIZIONE della DONNA ammantata della luce del sole. Di fronte a questa DONNA fasciata di luce, sospesa sulla luna, coronata da una costellazione di dodici astri, allusione alle tribù d’Israele e agli apostoli, potremmo domandarci, come si fa nel Cantico dei Cantici davanti a una figura simile: "Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, splendente come il sole?" (6,10).

L’interpretazione più naturale e immediata che è anche quella trasmessaci da coloro che ci hanno preceduto nei secoli trascorsi, è quella che identifica nella donna, Maria che genera il Cristo.

Il primo di cui si conservi il riferimento scritto a questo passo di apoc.12, fu sant’Epifanio, vescovo di Salamina nell’isola di Cipro, nato nei pressi di Gaza in Palestina attorno al 315: Egli ritiene che il passo si riferisca a Maria.

Maria, va considerata, in prima istanza, come il segno grandioso che apparve nel cielo. Anche se con tale segno sono connessi altri significati riferibili al popolo eletto e alla Chiesa, (di cui Maria è figura eminente come singolare figlia di Sion che discende dalla genealogia di Abramo e Davide e diventa la capostipite del nuovo popolo di Dio), non bisogna ignorare quelli materialmente descritti nei Vangeli come avvenuti sul piano individuale nella vicenda terrena di colei che viene espressamente chiamata DONNA da Gesù stesso.


Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto.

Lett. grida, essendo in doglie e tormentata per partorire.

Per lunghi secoli Israele portò nel suo seno la promessa del Redentore, promessa che venne assumendo forme sempre più definite e precise per opera dei profeti.

Poichè tale passo è stato interpretato esplicitamente da Mt.1,22-23 in senso messianico-individuale, è da ritenere che Giovanni qui, pensando al Messia-individuo, alluda alla Madre-individuale del Messia stesso, e cioè a Maria....."

Anche l'esegesi "evangelica" non può fare a meno di riconoscere un chiaro riferimento a Maria in questo versetto; così riferisce il commentario di laparola.net:

"A misura che le circostanze esterne del popolo si fecero più tristi con l'esilio, con la perdita dell'indipendenza nazionale, con la persecuzione, l'aspirazione dei credenti verso l'adempimento della "speranza d'Israele" divenne più angosciosa ed è raffigurata qui dalle doglie del parto le quali, fisicamente, non toccarono se non alla vergine israelitica che portò nel suo seno il bambino Gesù. L'aspettazione della "consolazione d'Israele", della nascita del Re dei Giudei, al principio dell'era cristiana, era generale (Luca 2:25,38; Cfr. Michea 4:9-10; 5:1-3; Isaia 8:23-9:6).

Le doglie del parto vengono viste come letterali da parte non cattolica, mentre da parte cattolica sono riferibili alle sofferenze morali e fisiche che Maria dovette affrontare sin dal momento della sua risposta: "Eccomi, sono la serva del Signore": la sofferenza per la possibile incomprensione e rifiuto di Giuseppe e di tutti, la concitazione e il disagio del viaggio per il censimento, la difficoltà di trovare un alloggio, il parto improvviso e in stato di estrema indigenza, la profezia della spada che le avrebbe trafitto il petto, unendosi misticamente al suo Figlio crocifisso.

Maria è la prima credente e quindi Chiesa prima della Chiesa, dal momento che ha portato in grembo il Messia partorendolo nella realtà, è legittimo e doveroso vedere la Madre di Gesù nella Donna del grande segno. Anzi è illogico e fuorviante ignorare questa principale e lampante interpretazione.

Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; 4 la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. 5

Ricorda innanzitutto sul piano storico, la diabolica furia di Erode che scatena un eccidio violento contro i bimbi di Betlemme pur di eliminare il Bambino Gesù. Rimanda anche all’editto del Faraone di far uccidere tutti i bimbi ebrei tra cui Mosè che si salva per divina disposizione.

Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro,

E’ solo Maria che sul piano fisico ha partorito Cristo il cui riferimento è diretto e chiarito dalla sua speciale missione di Re di tutti i popoli.

e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono.

La maggioranza degli esegeti vi vedono l’assunzione di Cristo al cielo, però risulta strano che la visione passi immediatamente all’epilogo della vicenda umana del Messia. Può indicare più verosimilmente un nascondiglio divino preparato per il Figlio di Maria che è al tempo stesso Figlio di Dio, subito dopo la sua nascita. Paolo, riferendosi alla nostra vicenda terrena.di credenti, usa ad esempio una espressione che può rendere l’idea qui espressa: "la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio "(Col 3,3).

6 La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.

Possibile allusione alla sua permanenza in Egitto in attesa che termini la persecuzione di Erode.

7 Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, 8 ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. 9 Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. 10 Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:

"Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l`accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. 11 Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell`Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio, poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. 12 Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo".
Si tratta della lotta e del canto di vittoria contro il diavolo, prima in cielo e poi sulla terra, per mezzo del sangue di Cristo, in mezzo a durissime prove, che continuano fino a che duri il poco tempo previsto.
13 Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio.
Ancora un riferimento alla madre del Messia da cui è stato effettivamente partorito.
14 Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente.
Il versetto 13 è simile al versetto 6, ma è difficile pensare ad una ripetizione dello stesso concetto. Può essere una ripresa del motivo interrotto dal cantico della salvezza. Può anche trattarsi però del trasferimento di Maria in cielo, dal momento che si fa riferimento a "due ali della grande aquila" che la portano nel rifugio preparato per lei che resta un luogo deserto (che in questo caso potrebbe significare che non è ancora abitato dai corpi di altri risorti) e lontano dalle brighe umane e diaboliche. L’espressione: " ali d’aquila" rimanda anche ad Esodo 19,4 in cui Dio aveva liberato Israele portandolo su ali d’aquila lontano dall’oppressione egiziana, e può altresì essere inteso come prefigurazione del rapimento dei credenti durante il regno dell’Anticristo, la cui durata sarebbe appunto di tre anni e mezzo.
15 Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d`acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. 16 Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca.
Il tentativo del diavolo di travolgere la DONNA fallisce, in quanto essa è stata portata al sicuro.
17 Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. 18 E si fermò sulla spiaggia del mare

La DONNA è la madre del Messia e dei fedeli. Troviamo che sotto la Croce, Gesù, affida alla madre il discepolo Giovanni che Egli amava, dicendo: DONNA ecco tuo figlio. Proprio durante il momento più atroce dello spasimo per la morte del Figlio e in cui effettivamente la spada le trapassava il petto, come per le doglie di un parto, Maria diventa madre di un altro figlio.

Come Abramo fu padre secondo la fede in Dio Padre, di una discendenza numerosa, Maria, fu madre di una discendenza spirituale, secondo la fede in Dio Figlio, che essa per prima accolse nell’anima, attraverso l’annuncio della Parola, e nel suo corpo, attraverso l’incarnazione della Parola. I veri fratelli di Gesù non possono non essere veri figli di Maria.

Maria, che è in tal senso, madre della Chiesa, diventa anche il segno e la prefigurazione di quanto la Chiesa dovrà sostenere nel suo cammino verso la patria celeste attraversando le tappe e le prove significate nel grandioso segno visto da Giovanni. Dunque è Maria la Donna che viene vista come segno grandioso, nella luce radiosa del sole e circondata dagli altri luminari celesti, è legittimo e consequenziale concludere che essa sia stata assunta in cielo, come lo erano stati già anche Enoch ed Elia.

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16/08/2009 17:07
 
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Critica a commenti non cattolici:


Rimango della convinzione, che il soggetto dell’apparizione sia Maria, e che si può in essa ravvisare come figura, come modello, l’Israele sia del VT da cui essa discende e che dà luogo fisicamente, materialmente al parto del Bambino, sia l’Israele del NT, la Chiesa, di cui Maria è la prima e più significativa figura rappresentativa.

Tale DONNA, stando a quanto Giovanni vede, sta partorendo il Messia, di cui egli stesso conosce esattamente da chi e come sia nato. E’ chiaro e immediato perciò che si sia portati a vedere nella Donna, il riferimento a Maria, tant’è che al punto 2. Il commento da te allegato diceva:

2 Ella era incinta e gridava nelle doglie tormentose del parto.

Lett. grida, essendo in doglie e tormentata per partorire. Per lunghi secoli Israele portò nel suo seno la promessa del Redentore, promessa che venne assumendo forme sempre più definite e precise per opera dei profeti. A misura che le circostanze esterne del popolo si fecero più tristi con l'esilio, con la perdita dell'indipendenza nazionale, con la persecuzione, l'aspirazione dei credenti verso l'adempimento della "speranza d'Israele" divenne più angosciosa ed è raffigurata qui dalle doglie del parto le quali, fisicamente, non toccarono se non alla vergine israelitica che portò nel suo seno il bambino Gesù.

Paolo dice esplicitamente in Gal 4,4: Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge…., e quella DONNA è Maria.

Lo stesso commentatore evangelico si avvede di questo accostamento imprescindibile a Maria anche se poi nel resto del commento lo ignora del tutto, tant’è che al verso 17 dice:

17 E il dragone si adirò contro la donna, e andò a far guerra col rimanente della progenie d'essa che serba i comandamenti di Dio e ritiene la testimonianza di Gesù.

Ogni nuovo scacco accresce l'ira di Satana. Non avendo potuto sopprimere il Figlio, si è volto contro la madre, cioè contro la comunità credente; non essendo riuscito a sopprimer questa d'un colpo, nè ad impedire il suo propagarsi nel mondo, non si da per vinto e muove guerra dovunque ai membri più fedeli della comunità cristiana che sono i figli genuini della donna mistica. Il rimanente della progenie d'essa - lett. 'i restanti del seme d'essa' - sono i figli spirituali della donna, all'infuori del figlio per eccellenza rapito presso a Dio, e ch'è il 'primogenito fra molti fratelli' Romani 8:29. In realtà sono parte della donna giacchè non v'è differenza essenziale tra la donna e i suoi figli, i quali nei versi precedenti sono considerati come inclusi in essa. Però, quando Giovanni specifica come progenie della. donna quelli che serbano i comandamenti di Dio e ritengono (lett. hanno) la testimonianza di Gesù, cioè la verità da lui rivelata, egli sembra accennare ad una distinzione da fare tra figli genuini e pii della Chiesa di Dio e figli spurii che porteranno bensì il nome di cristiani e faranno parte della Chiesa visibile, ma non avranno nè fede del cuore in Cristo, nè condotta cristiana.

si dice cioè che la Donna sarebbe la Chiesa e che la Chiesa avrebbe partorito Gesù Cristo: non condivido questa interpretazione in quanto ritengo che la Chiesa derivi da Cristo e non viceversa. Il Messia non è stato partorito dalla Chiesa, ma dalla DONNA che nel brano in questione rimane distinta dalla sua discendenza. Questa identificazione che pone sullo stesso piano i discendenti con colei da cui si discende non lo trovo né logico né compatibile con una retta esegesi del testo.

Dice inoltre il commento:

Dovranno i credenti disperdersi lungi dal luogo natio come quei di Gerusalemme; dovranno adunarsi nelle catacombe come quelli di Roma, si rifugieranno nei conventi in tempi di prevalente mondanità; dovranno come i Valdesi di Lombardia e di Piemonte adunarsi per secoli in segreto nelle grotte, nei boschi o nelle case private (dal sec. XII fino al 1555); saranno come gli Ugonotti 'la chiesa del deserto'; andranno come i "padri pellegrini" a cercare un rifugio sulle spiaggie inesplorate dell'America del Nord;


Trovo contraddittorio questa parte di commento alla fuga della Donna che il commentatore ravvisa in una serie eterogenea di movimenti religiosi che hanno professato dottrine alquanto diverse tra loro e che quindi sono secondo me in contrasto con lo splendore di cui la Donna viene vista vestita e che significherebbero secondo lo stesso autore:
La comunità dei credenti personificata nella donna è rivestita del sole perchè gode della luce della rivelazione divina ch'essa dovrà sparger nel mondo.

La luce della rivelazione che la Chiesa ha sparso nel mondo è stata trasmessa e conservata nell’unica fede e nell’unico battesimo in seno alla unica Sposa di Cristo e non differenziata in diecine di fedi e di denominazioni.

Perciò, anche se la parte generale può essere condivisibile, mi trovo in disaccordo per quanto riguarda l’individuazione della DONNA che è innanzitutto Maria, che ha partorito effettivamente Gesù, e poi simbolicamente la Chiesa per estensione.


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Consiglia  Messaggio 5 di 6 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 02/09/2003 20.22
 Continuazione critica a commento non cattolico

Si può osservare quindi il parziale cambiamento di identità della donna: all’inizio del capitolo è Israele (12 tribù, cioè i 12 figli di Giacobbe=Israele), poi diventa l’insieme dei Giudei fedeli a Dio e al Suo Messia e dei Gentili cristiani. Leggere nella donna la rappresentazione di Maria, oltre ad essere una evidente forzatura, non è sostenibile sia per i motivi già detti prima, sia perché ella non ha generato Israele, né la Chiesa.

Non condivido l’interpretazione di questo cambiamento di identità della Donna la quale secondo me individua un unico soggetto. Che poi questo unico soggetto possa rimandare ad altri significati validi, lo posso anche condividere. Quello che invece mi trova in disaccordo è il tentativo di cercare solo altri significati,, scartando però quella primaria, più evidente e più logica. Basti pensare che si parla di parto del Messia in ben tre versetti (1+5+13); si dice inoltre che la stessa donna che ha generato il Messia è stata messa al sicuro in un rifugio preparato da Dio proprio mentre il dragone va a sfogare il suo odio contro la discendenza della DONNA.

Lo stesso Giovanni, autore dell’Apocalisse aveva anche riportato fedelmente le parole pronunciate solennemente sotto la Croce, da Cristo. A Maria è detto esplicitamente: ECCO TUO FIGLIO. (Gv 19,26…vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". 27Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa).

La premura prioritaria di Cristo, si noti, non è stato di affidare prima la madre a Giovanni, come sarebbe stato logico aspettarsi nel caso di una preoccupazione materiale, bensì il contrario: prima viene affidato il figlio alla madre che viene chiamata non a caso DONNA, quasi a voler stabilire una continuità di tale termine in tutta la Scrittura a partire dal testo di Genesi fino all’Apocalisse. Proprio in Ap 12,17 troviamo indicato dallo stesso autore del quarto Vangelo, e che quindi usa un linguaggio analogo, che la DONNA ha una discendenza: per me i due testi si integrano e si illuminano a vicenda e rendono ragione all’intero testo di Apoc. 12 che si può comprendere solo se non si scarta Maria dall’orizzonte dell’apparizione a Giovanni.

Se ad essa, il Figlio crocifisso, che aveva partorito nella carne, volle dare un nuovo figlio, ciò significa, che qualunque discepolo che egli ama è da affidare alle cure premurose di tale Madre. E’ proprio in quell’ ORA, ormai giunta, che nasce la Chiesa.

Il vangelo di Giovanni è di ordine soprattutto spirituale, anche se non va mai dimenticato l’aspetto materiale. Sarebbe molto riduttivo interpretare il passo dell’affidamento di Giovanni alla madre e viceversa, solo sotto l’aspetto di una preoccupazione di ordine materiale o legale (il che, non dimentichiamolo, sta anche a dimostrare che Gesù era l’unico figlio naturale).

L’esegesi Cattolica tiene conto della implicazione del popolo di Dio nel significato di questo brano, a volte sottolineato anche in modo molto forte da alcuni teologi: tuttavia non viene esclusa Maria. Vale appena il caso di ricordare che la liturgia ha continuato ad accostare questo brano alla Beata Vergine, come espressione di una radicata convinzione circa il significato più immediato ed evidente del testo.

Si dice anche:

Anche sostenere un paragone,  fra Abramo e Maria  pare azzardato per il solo fatto che di Abramo è scritto esplicitamente che è Padre dei circoncisi e degli incirconcisi, ma non di Maria.

Per quanto riguarda il mio accostamento di Maria ad Abramo, faccio solo alcuni paragoni, desunti dalla Scrittura:

Abramo lasciò la sua terra per una terra promessa ma non ancora posseduta

Maria rinunciò a tutto per Dio dicendo "Eccomi, sono l’ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola…

Abramo dovette credere che avrebbe avuto un figlio a cent’anni.

Maria dovette credere addirittura che l’avrebbe avuto senza concorso d’uomo.

Abramo fu chiamato a sacrificare il suo unigenito.

Maria sotto la Croce vide sacrificare il Figlio Unigenito di Dio, che era anche il suo unico figlio, per mano di peccatori.

Abramo non vide morire il figlio, ma lo riebbe subito salvo, senza sofferenza e senza spargimento di sangue.

Maria non solo lo vide morire ma partecipò alla sua passione di sangue e morte mentre una spada le trafiggeva l’anima.

Sono convinto dalla Scrittura che la fede di Maria non fu per nulla inferiore a quella di Abramo, anzi maggiore, e che la sua maternità spirituale si può desumere dai già riferiti testi di Gv 19,26 e Ap.12,17

Se può essere altrettanto vero che anche la Chiesa è madre e genera i credenti in Cristo secondo il modello di Maria, non bisogna dimenticare che Maria è stata la prima credente in Gesù Cristo venuto nella carne, nella sua stessa carne e quindi come tale, essendo Chiesa prima della venuta alla fede di altri credenti, non può che esserne la capostipite.


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Consiglia  Messaggio 6 di 6 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 02/09/2003 20.24

2. La Chiesa madre

Ciò per cui Maria "impersona" più direttamente la Chiesa è il fatto che entrambe sono madri di Cristo. Agostino lo ha spiegato più chiaramente di tutti:

<DIR> <DIR>

"La Chiesa è vergine però partorisce. Assomiglia a Maria che partorì il Signore. Forse che santa Maria non partorì da vergine, e vergine rimase tuttavia? Così anche la Chiesa partorisce ed è vergine. E se consideri bene, anch’essa partorisce il Cristo, perché sono membra di Cristo quelli che vengono battezzati […]. E se partorisce membra di Cristo, essa è somigliantissima a Maria (Mariae simillima)" .

Tutta la tradizione lo seguirà in questa linea, fino alla sintesi della Lumen gentium:

"Maria e la Chiesa, sono una madre e più madri…Quella, senza alcun peccato, partorì al corpo il Capo; questa, nella remissione di tutti i peccati, partorisce il corpo al Capo. Entrambe madri di Cristo, ma nessuna partorisce il tutto senza l’altra". Per questo, nelle Scritture divinamente ispirate, ciò che si dice in modo universale della Vergine Madre Chiesa, lo si intende in modo singolare della Vergine Madre Maria" .

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