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Notizie dalla Chiesa in Argentina e dal Brasile

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2011 15:27
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03/10/2010 09:22
 
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A colloquio con il presidente della Conferenza episcopale regionale Noroeste del Brasile

Punta sui laici l'annuncio del Vangelo in Amazzonia


di Nicola Gori

La vastità dei territori dell'Amazzonia non spaventa certo le comunità cattoliche, impegnate a far giungere a tutti il messaggio del Vangelo. Di fronte alla mancanza di sacerdoti, i laici svolgono, infatti, un ruolo fondamentale nel portare avanti l'evangelizzazione delle popolazioni sparse in una miriade di piccoli villaggi. Anche se le risorse umane sono limitate, le diocesi si affidano ai mezzi di comunicazione sociale, in particolare alla radio, per far sentire la voce della Chiesa. Ne abbiamo parlato con il vescovo di Humaitá, monsignor Franz Josef Meinrad Merkel, presidente della Conferenza episcopale regionale Noroeste, in occasione della visita ad limina Apostolorum.

Nella regione dell'Amazzonia, dove le distanze tra piccoli centri abitati sono enormi, il ruolo del laici nell'evangelizzazione diventa essenziale. In che modo vengono valorizzati?

Nell'Amazzonia i laici hanno un ruolo molto importante. Mi riferisco all'attività dei laici sia dentro la Chiesa, sia all'interno delle comunità, sia nell'ambito sociale e politico. Nella mia diocesi di Humaitá, situata nel sud dell'Amazzonia, i laici partecipano attivamente alla vita ecclesiale. Sono essi che portano avanti il cammino di fede. E la situazione della mia diocesi è la stessa nelle prelature e nelle altre diocesi dell'Amazzonia.

Il proselitismo delle sette è una sfida per la Chiesa. Come l'affrontate?

Notiamo che attualmente c'è una stagnazione nella diffusione delle sette. D'altro canto, registriamo anche una crescita delle comunità pentecostali, fenomeno che stiamo affrontando con una certa sobrietà. È bene ricordare che l'evoluzione di queste comunità cristiane cominciò nel 1910 con l'arrivo e l'espansione delle Assemblee di Dio. Esse operano in luoghi dove la Chiesa cattolica non è presente. In ogni caso l'evangelizzazione - che noi realizziamo attraverso incontri, formazione, presenza, valorizzazione della Parola di Dio - sta già dando dei risultati. Nella nostra regione la Chiesa cattolica è riuscita a contenere il fenomeno, ma nelle grandi città la situazione  è  ancora  difficile. Questo  perché nelle metropoli che crescono troppo in fretta, le periferie non sono ben strutturate e le sette trovano terreno fertile.

È possibile portare avanti con queste comunità protestanti il dialogo ecumenico?

Ci proviamo. Ci sono differenze significative tra le varie comunità protestanti e molto dipende dalla mentalità del pastore che le guida. C'è già una certa collaborazione in alcuni ambiti:  per esempio, nell'aiuto ai portatori di handicap e nella lotta alla droga. Quando, invece, si tratta di dialogo dottrinale, il rapporto diventa difficilissimo.

La presenza di grandi industrie che danneggiano l'ambiente e sfruttano le risorse dell'Amazzonia per reinvestire i profitti in altri Paesi è una sfida anche per la Chiesa. Quali iniziative avete in corso?

L'Amazzonia si estende per più di 5 milioni di chilometri quadrati e in alcune parti vi è una forte presenza di industrie multinazionali. Nella regione dove vivo, la loro attività non è molto significativa. Nella parte sud dello Stato di Rondônia la presenza di multinazionali è discreta; ci sono invece molte imprese brasiliane che abbattono le foreste al fine di creare spazio per il bestiame da allevamento e per la coltivazione di soia. D'altronde, è bene considerare che c'è una grande differenza tra lo Stato dell'Amazzonia e lo Stato di Rondônia, anche perché la nostra legislazione in materia è più restrittiva. Anche nello Stato dell'Acre la situazione è un po' diversa. Nel nord, invece, nella diocesi di São Gabriel da Cachoeira - dove il 95 per cento della popolazione è indigena - il fenomeno ha un impatto maggiore.

La pastorale per gli indios è coordinata a livello nazionale da un vescovo. Come è portata avanti nella vostra regione?

Esiste la Commissione missionaria per gli indios (Cimi), creata nel 1972, che svolge attività a livello federale. Inoltre esistono specifiche pastorali per gli indigeni nelle varie diocesi. Il Cimi si concentra più sulla preservazione dell'identità culturale, sulla difesa delle terre riservate alle tribù autoctone e sui diritti umani. Nelle nostre diocesi abbiamo piccoli gruppi che si mantengono in contatto continuo con la miriade di villaggi sparsi per l'Amazzonia. Purtroppo, un'evangelizzazione sistematica non è molto frequente. A fianco di molti indios cattolici, infatti, esiste una parte di famiglie autoctone che frequenta le comunità pentecostali.

La risposta alla mancanza del clero è la promozione della pastorale vocazione. Come accolgono i giovani la proposta di servire Dio e la Chiesa più da vicino?

Le vocazioni sacerdotali e religiose purtroppo sono poche rispetto ai bisogni pastorali. La cultura amazzonica valorizza molto la famiglia, il ruolo di padre e figlio. Il legame familiare è forte e la sensibilità nei confronti delle vocazioni è molto debole. Dobbiamo riconoscere che le vocazioni sorgono in maniera molto lenta, mentre le sfide crescono in modo molto più rapido.

Di fronte alla vastità del territorio, la Chiesa fa uso dei mezzi di comunicazione sociale?

Le diocesi dispongono molte volte di stazioni radio. Purtroppo, in mancanza di risorse umane e di mezzi finanziari, non riescono a mantenerle in vita. La diocesi di Humaitá, per esempio, possedeva un canale televisivo locale, ma abbiamo dovuto chiuderlo per mancanza di fondi. C'è da dire che la politica attuale del Governo è rivolta a incentivare la nascita di radio locali, chiamate radio comunitarie, e in esse la diocesi è presente in orari prestabiliti. Una diocesi grande come Porto Velho possiede un'emittente propria che trasmette in un'area di centinaia di chilometri e raggiunge le popolazioni disseminate all'interno delle foreste. Le diocesi sono presenti anche su internet attraverso pagine web. Le riviste non sono molte:  utilizziamo piuttosto dei foglietti od opuscoli mensili per tenerci in contatto con i nostri fedeli.



(©L'Osservatore Romano - 3 ottobre 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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