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26-28 settembre 2009 Benedetto XVI in visita Apostolica nella Rep. Ceca

Ultimo Aggiornamento: 01/10/2009 09:39
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01/10/2009 09:39
 
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All'udienza generale il Papa ripercorre il viaggio nella Repubblica Ceca

Il coraggio del bene
per costruire l'Europa




La forza dell'amore di Cristo "ispira e anima le vere rivoluzioni, pacifiche e liberatrici". Lo ha detto il Papa all'udienza generale di mercoledì 30 settembre, in piazza San Pietro, ripercorrendo il viaggio compiuto nei giorni scorsi nella Repubblica Ceca.


Cari fratelli e sorelle!

Come è consuetudine dopo i viaggi apostolici internazionali, profitto dell'odierna Udienza generale per parlare del pellegrinaggio che ho compiuto nei giorni scorsi nella Repubblica Ceca. Lo faccio anzitutto come atto di ringraziamento a Dio, che mi ha co

ncesso di compiere questa visita e che l'ha largamente benedetta. È stato un vero pellegrinaggio e, al tempo stesso, una missione nel cuore dell'Europa: pellegrinaggio, perché la Boemia e la Moravia sono da oltre un millennio terra di fede e di santità; missione, perché l'Europa ha bisogno di ritrovare in Dio e nel suo amore il fondamento saldo della speranza. Non è un caso se i Santi evangelizzatori di quelle popolazioni, Cirillo e Metodio, sono patroni d'Europa insieme con san Benedetto. "L'amore di Cristo è la nostra forza": questo è stato il motto del viaggio, un'affermazione che riecheggia la fede di tanti eroici testimoni del passato remoto e recente, penso in particolare al secolo scorso, ma che soprattutto vuole interpretare la certezza dei cristiani di oggi. Sì, la nostra forza è l'amore di Cristo! Una forza che ispira e anima le vere rivoluzioni, pacifiche e liberatrici, e che ci sostiene nei momenti di crisi, permettendo di risollevarci quando la libertà, faticosamente recuperata, rischia di smarrire se stessa, la propria verità.

L'accoglienza che ho riscontrato è stata cordiale. Il Presidente della Repubblica, al quale rinnovo l'espressione della mia riconoscenza, ha voluto essere presente in diversi momenti e mi ha ricevuto insieme con i miei collaboratori nella sua residenza, lo storico Castello della Capitale con grande cordialità. L'intera Conferenza Episcopale, in particolare il Cardinale Arcivescovo di Praga e il Vescovo di Brno, mi hanno fatto sentire, con grande calore, il profondo legame che unisce la Comunità cattolica ceca al Successore di san Pietro. Li ringrazio anche per aver preparato accuratamente le celebrazioni liturgiche. Sono grato pure a tutte le Autorità civili e militari e a quanti in diversi modi hanno cooperato alla buona riuscita della mia visita.

L'amore di Cristo ha iniziato a rivelarsi nel volto di un Bambino. Giunto a Praga, infatti, ho compiuto la prima tappa nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, dove si venera il Bambino Gesù, noto appunto come "Bambino di Praga". Quell'effige rimanda al mistero del Dio fatto Uomo, al "Dio vicino", fondamento della nostra speranza. Dinanzi al "Bambino di Praga" ho pregato per tutti i bambini, per i genitori, per il futuro della famiglia. La vera "vittoria", che oggi chiediamo a Maria, è la vittoria dell'amore e della vita nella famiglia e nella società!

Il Castello di Praga, straordinario sotto il profilo storico e architettonico, suggerisce un'ulteriore riflessione più generale: esso racchiude nel suo vastissimo spazio molteplici monumenti, ambienti e istituzioni, quasi a rappresentare una polis, in cui convivono in armonia la Cattedrale e il Palazzo, la piazza e il giardino. Così, in quel medesimo contesto, la mia visita ha potuto toccare l'ambito civile e quello religioso, non giustapposti, ma in armonica vicinanza nella distinzione. Rivolgendomi pertanto alle Autorità politiche e civili ed al Corpo diplomatico, ho voluto richiamare il legame indissolubile che sempre deve esistere tra libertà e verità. Non bisogna aver paura della verità, perché essa è amica dell'uomo e della sua libertà; anzi, solo nella sincera ricerca del vero, del bene e del bello si può realmente offrire un futuro ai giovani di oggi e alle generazioni che verranno.

Del resto, che cosa attira tante persone a Praga se non la sua bellezza, una bellezza che non è soltanto estetica, ma storica, religiosa, in senso ampio umana? Chi esercita responsabilità nel campo politico ed educativo deve saper attingere dalla luce di quella verità che è il riflesso dell'eterna Sapienza del Creatore; ed è chiamato a darne testimonianza in prima persona con la propria vita. Solo un serio impegno di rettitudine intellettuale e morale è degno del sacrificio di quanti hanno pagato caro il prezzo della libertà!

Simbolo di questa sintesi tra verità e bellezza è la splendida Cattedrale di Praga, intitolata ai santi Vito, Venceslao e Adalberto, dove si è svolta la celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi e una rappresentanza dei laici impegnati nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali. Per le Comunità dell'Europa centro-orientale questo è un momento difficile: alle conseguenze del lungo inverno del totalitarismo ateo, si stanno sommando gli effetti nocivi di un certo secolarismo e consumismo occidentale. Perciò ho incoraggiato tutti ad attingere energie sempre nuove dal Signore risorto, per poter essere lievito evangelico nella società e impegnarsi, come già avviene, in attività caritative, e ancor più in quelle educative e scolastiche.

Questo messaggio di speranza, fondato sulla fede in Cristo, l'ho esteso all'intero Popolo di Dio nelle due grandi Celebrazioni eucaristiche svoltesi rispettivamente a Brno, capoluogo della Moravia, e a Stará Boleslav, luogo del martirio di San Venceslao, Patrono principale della Nazione. La Moravia fa pensare immediatamente ai santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi, e quindi alla forza inesauribile del Vangelo, che come un fiume di acque risanatrici attraversa la storia e i continenti, portando dovunque vita e salvezza. Sopra il portale della Cattedrale di Brno sono impresse le parole di Cristo: "Venite a me voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro" (Mt 11, 28). Queste stesse parole sono risuonate domenica scorsa nella liturgia, riecheggiando la voce perenne del Salvatore, speranza delle genti, ieri, oggi e sempre.

Della signoria di Cristo, signoria di grazia e di misericordia, è segno eloquente l'esistenza dei santi Patroni delle diverse Nazioni cristiane, come appunto Venceslao, giovane re di Boemia nel secolo x, che si distinse per la sua esemplare testimonianza cristiana e fu ucciso dal fratello. Venceslao antepose il regno dei cieli al fascino del potere terreno ed è rimasto per sempre nel cuore del popolo ceco, come modello e protettore nelle alterne vicende della storia. Ai numerosi giovani presenti alla Messa di san Venceslao, provenienti pure dalle nazioni vicine, ho rivolto l'invito a riconoscere in Cristo l'amico più vero, che soddisfa le aspirazioni più profonde del cuore umano.

Debbo infine menzionare, tra gli altri, due incontri: quello ecumenico e quello con la comunità accademica.
Il primo, tenutosi nell'Arcivescovado di Praga, ha visto riuniti i rappresentanti delle diverse Comunità cristiane della Repubblica Ceca e il responsabile della Comunità ebraica. Pensando alla storia di quel Paese, che purtroppo ha conosciuto aspri conflitti tra cristiani, è motivo di viva gratitudine a Dio l'esserci ritrovati insieme come discepoli dell'unico Signore, per condividere la gioia della fede e la responsabilità storica di fronte alle sfide attuali. Lo sforzo di progredire verso una unità sempre più piena e visibile tra noi, credenti in Cristo, rende più forte ed efficace il comune impegno per la riscoperta delle radici cristiane dell'Europa.

Quest'ultimo aspetto, che stava molto a cuore al mio amato predecessore Giovanni Paolo ii, è emerso pure nell'incontro con i Rettori delle Università, i rappresentanti dei docenti e degli studenti ed altre personalità di rilievo in ambito culturale. In tale contesto ho voluto insistere sul ruolo dell'istituzione universitaria, una delle strutture portanti dell'Europa, che ha in Praga un Ateneo tra i più antichi e prestigiosi del continente, l'Università Carlo, dal nome dell'imperatore Carlo iv che la fondò, insieme con il Papa Clemente vi.

L'università degli studi è ambiente vitale per la società, garanzia di libertà e di sviluppo, come dimostra il fatto che proprio dai circoli universitari prese le mosse a Praga la cosiddetta "Rivoluzione di velluto". A vent'anni da quello storico evento, ho riproposto l'idea della formazione umana integrale, basata sull'unità della conoscenza radicata nella verità, per contrastare una nuova dittatura, quella del relativismo abbinato al dominio della tecnica. La cultura umanistica e quella scientifica non possono essere separate, anzi, sono le due facce di una stessa medaglia: ce lo ricorda ancora una volta la terra ceca, patria di grandi scrittori come Kafka, e dell'abate Mendel, pioniere della moderna genetica.
Cari amici, ringrazio il Signore perché, con questo viaggio, mi ha dato di incontrare un popolo e una Chiesa dalle profonde radici storiche e religiose, che commemora quest'anno diverse ricorrenze di alto valore spirituale e sociale.

Ai fratelli e sorelle della Repubblica Ceca rinnovo un messaggio di speranza e un invito al coraggio del bene, per costruire il presente e il domani dell'Europa. Affido i frutti della mia visita pastorale all'intercessione di Maria Santissima e di tutti i Santi e le Sante di Boemia e di Moravia. Grazie.



Il cardinale Giovanni Coppa parla della visita di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca

Ha invitato a riedificare la casa comune europea




di Mario Ponzi

"C'ero anch'io quando la democrazia ha mosso i primi passi in Cecoslovacchia". Il cardinale Giovanni Coppa, con ancora negli occhi le immagini familiari di una terra che ha rivisitato con il Papa, dopo averla in qualche modo servita come nunzio apostolico, ricorda. Ricorda i giorni immediatamente successivi alla rivoluzione di velluto. "Mi sentivo imbarazzato - dice il cardinale - davanti a tanti sacerdoti che incontrandomi si inchinavano e volevano baciare il mio anello. "Sono io - dicevo loro - che devo inchinarmi davanti a voi, davanti al vostro coraggio, davanti alla vostra sofferenza". Era una sofferenza che si leggeva inconfondibilmente sui loro volti. La Chiesa usciva da un periodo di buio fitto e tornava a rivedere la luce.

Ricordo che durante la prima messa celebrata in cattedrale ho detto ai fedeli che la gremivano, di sentirmi piccolo di fronte a loro, poiché avevano tanto sofferto per la loro fede e per la Chiesa. "Io - ricordo di aver detto - sono qui a rappresentare uno più grande di me, il Papa. Salendo all'altare, proclamando la parola di Cristo, svolgo la mia missione. Ma in tanti anni non ho mai sofferto quello che avete sofferto voi per la vostra Chiesa. Dunque mi sento veramente piccolo di fronte a voi". Ed ero estremamente sincero e convinto di quanto dicevo; la repressione era stata dura, aveva lasciato ferite profonde, difficili da rimarginare. Ma la gioia era tanta".

Tra le impressioni più vive che conserva nella mente, il cardinale Coppa ricorda la fierezza di quanti lo avvicinavano per dichiarare la loro appartenenza alla Chiesa universale e dunque la loro fedeltà al Papa. "E vivevano questa loro appartenenza - dice il cardinale - con grande coerenza".

Negli anni successivi il lavoro di ricostruzione materiale e spirituale del tessuto sociale ha richiesto notevoli sforzi. "Passato il momento dell'entusiasmo - ricorda il porporato - la gente capì che si doveva rimboccare le maniche". Del resto il crollo del comunismo pose il Paese di nuovo al centro dell'Europa e non solo geograficamente. "Un grande impulso a ricominciare con entusiasmo - dice il cardinale - venne da Giovanni Paolo II. Mi ricordo le sue visite e devo dire che mi colpì una cosa: la risposta della gente andò via via diminuendo, dalla prima visita del 1990 sino all'ultima del 1997.

Anzi per me è stata una sorpresa vedere quanta gente si è stretta attorno a Benedetto XVI, soprattutto a Brno e a Stará Boleslav. Ma non solo. Sotto la nunziatura c'è stata sempre tanta gente ad aspettare il Papa al suo rientro per salutarlo. E in una città notoriamente agnostica non è stata cosa da poco".

L'impressione è che lo spirito con il quale Praga ha accolto il Papa sia stato certamente diverso da quello pronosticato alla vigilia. Anzi si può dire che man mano che trascorrevano le ore la presenza di Benedetto XVI scaldava sempre più gli animi. Un dato reso evidente dal mutare del tono degli articoli dei giornali pubblicati nei giorni della visita: dagli accenti aspri, a volte irridenti della vigilia, si è infatti passati a toni più concilianti e via via sempre più sorpresi dall'amabilità del Papa, dal suo parlare pacato ma chiaro, dall'affetto dimostrato nei confronti del popolo ceco. "È il segnale di quanto dicevo poc'anzi - spiega il cardinale Coppa - e cioè che la gente ha apprezzato molto Benedetto XVI".

Resta tuttavia ancora molto da fare per riavvicinare le persone alla fede viva. È non è un compito facile in questa terra, dove nei secoli le vicende storiche si sono sovrapposte lasciando lacerazioni e conflitti irrisolti, ferite non cicatrizzate e contraddizioni non riconciliate racchiuse in un crogiolo di popoli che furono Boemia e Moravia asburgiche, Slovacchia ungherese, Slesia austriaca. "Ma io sono certo che la Chiesa nella Repubblica Ceca - dice il cardinale - abbia la forza per farcela.

Del resto basta guardare al buon lavoro di preparazione fatto in questa occasione. È una Chiesa cresciuta molto in questi anni. Mi auguro che adesso riesca a sanare le controversie che ancora sono aperte con lo Stato e che si possa dedicare ancora più intensamente al lavoro pastorale, soprattutto con i giovani che hanno dato una bella dimostrazione della ricchezza spirituale da cui sono animati".


La visita del Papa porterà sicuramente frutti in questo senso. Il cardinale ne è certo: "Era ciò che ci voleva in un momento come questo. E non solo per la Repubblica Ceca. Mi trova d'accordo con quanto ha detto il cardinale Dziwisz: questa visita può essere realmente l'inizio della riscoperta dell'Europa fondata sull'unità della fede. Anch'io credo che possa essere l'avvio di un nuovo modo di interpretare la comune casa europea".



(©L'Osservatore Romano - 1 ottobre 2009)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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