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La storia della Madonna de La Salette: apparizione e profezie

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2018 18:14
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12/01/2016 23:16
 
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LETTERA DI MONS. ZOLA AL SIG. AMEDEO NICOLAS

(Avvocato - Via Senac, 64 a Marsiglia)
 

Lecce, 5 gennaio 1880

Signore,
sono veramente meravigliato del rumore che attualmente si fa in Francia, in occasione della pubblicazione del racconto e del segre­to di N.S. de La Salette. Qualche giorno prima dell'arrivo della vostra lettera, dello scorso 22 dicembre, ho risposto ad una lettera simile, scritta dal Vicario generale di... sotto ordine del suo Vescovo, che era sul punto di colpire di censure canoniche l'opuscolo di Melania e le persone che lo propagavano nella sua diocesi.
Da parte mia non so come rendermi conto di tale opposizione susci­tata in Francia dal clero ed anche da alcuni vescovi, per uno scritto che era già di dominio pubblico. Mi riferisco al Segreto; poiché voi non ignorate, Signore, che nel 1873 il Rev. Sac. Bliard aveva pubblicato a Napoli il medesimo Segreto (anche se con qualche piccola reticenza) seguito da una serie di lettere sullo stesso soggetto. Il detto opuscolo fu pubblicato col permesso e l'Imprimatur della curia di Sua Emin. il Cardinale Sisto Riario Sforza, Arcivescovo di Napoli, la cui santità e saggezza sono conosciute anche in Francia.
Il detto Segreto, nel 1851, fu presentato, nella sua redazione ori­ginale, al Sommo Pontefice Pio IX, di santa memoria, ed a diversi vescovi e cardinali; ed ultimamente è stato sottoposto ad una rispetta­bilissima e degna persona di grande autorità (e che non è proprio il caso che qui ve la nomini), e a quanto io so molto bene, non è stato affatto né biasimato, né censurato.
Dopo tutto questo, non avrei rifiutato che a torto all'editore il per­messo di stamparlo, il quale mi chiedeva di pubblicare lo stesso Segreto nel 1879. L'editore ne aveva diritto; ed anch'io, cioè la mia curia epi­scopale, in un'occasione come questa, doveva conformarsi alle regole e alle prescrizioni date dalla Chiesa; infatti secondo la consuetudine di Pio IV, "Dominici gregis", il vescovo non si può opporre che alla pubblicazione di quei libri che "o sono eretici o sono sospettati di es­serlo, o nuociono certamente ai costumi, o alla pietà".
Ora, nello scritto di Melania, voi non potete rimproverarvi nulla. Ma sarete piuttosto convinto che è destinato, e che è in grado, di fare del bene, di scuotere i cuori induriti, di riportare i cattivi sulla buo­na strada, e di rassodare la fede nelle anime tiepide e vacillanti, al suo­no dei terribili castighi di cui Dio vendicatore minaccia la nostra società prevaricatrice.
Se ne vorrebbe fare forse una questione di prudenza e di opportuni­smo? Ma questa questione, che poteva ben essere posta allorché si trat­tava di pubblicare il segreto per la prima volta, non ha motivo di esiste­re, dato che il medesimo segreto è già, da tanto tempo, di dominio pubblico, senza che né la S. Sede, né i Vescovi, l'abbiano minima­mente riprovato o incriminato. E si sarebbe voluto farne davvero una novità indirizzandosi al Sommo Pontefice, prima che la mia curia po­tesse rilasciare il permesso di stampa, mentre questo libro, facendo la sua prima comparsa in pubblico lo fece molti anni prima, con l'approvazione della curia di un Principe della Chiesa, il Cardinale Ria­rio Sforza.
In appoggio a queste ragioni, che da sole sarebbero state sufficienti per giustificare il comportamento della mia curia episcopale, mi pregio aggiungere qualche osservazione di carattere personale.
Conosco molto bene la pia Pastorella de La Salette che è stata affida­ta alle mie cure spirituali dal 1868, allorché ero Abate dei Canonici Regolari del Laterano, a S. Maria di Piedigrotta a Napoli.
Da quell'epoca, ho avuto occasione di parlare e di trattare di Melania e del suo Segreto con prelati e cardinali i quali, nella Chie­sa, erano grandemente venerati per le loro virtù e prudenza nel go­verno del loro gregge, quanto per la loro saggezza nel discernimento degli spiriti. Ebbene, vi posso assicurare sulla mia coscienza, che il giudizio di Pastori così rispettabili è stato sempre favorevolissimo alla buona Pastorella. Ometto i nomi di diversi e vi cito solamente qualche nome che voi certamente conoscete, cioè: il cardinale Sisto Riario Sforza, arcivescovo di Napoli, il cardinale Guidi, Mons. Fran­cesco Saverio Petagna, vescovo di Castellammare di Stabia, Mons. Mariano Ricciardi arcivescovo di Sorrento.
La grave testimonianza di questi illustri prelati mi ha sempre con­fermato nei miei sentimenti di stima verso Melania, di cui io ammiravo già sia le virtù che il suo giudizio maturo e riflesso, che non si riscontra se non raramente nelle donne. Inoltre, avendo tra le mani il manoscritto del segreto, da molto tempo, sono testimone del compimento delle predizioni che conteneva; e lo posso attestare adesso davanti a Dio.
Dunque, io sono convinto dell'autenticità della rivelazione, (pure aspettando l'infallibile oracolo del Vicario di Gesù Cristo, al quale sot­tometto pienamente il mio giudizio), a causa delle virtù della fortunata Pastorella, del sentimento concorde di diversi vescovi, e soprattutto a causa del compimento delle predizioni.
Essendo così persuaso, io avrei dovuto lottare contro la mia coscien­za per oppormi alla pubblicazione del segreto; mentre la SS.ma Vergi­ne manifestava a Melania la sua volontà, e dichiarava che l'avrebbe potuto pubblicare nel 1858, io non potevo dire: "Ti proibisco di pub­blicarlo ".
Ma, nel segreto si parla dell'abominazione che è penetrata perfi­no nel luogo santo... Ahimè! Signore, trattasi di verità spaventose e molto tristi. Ma il popolo, disgraziatamente, non l'ignora. Esso è testi­mone, diverse volte, delle piaghe che affliggono e desolano la Chiesa; gli scandali e i disordini delle persone consacrate a Dio non essendo nascosti ai suoi occhi. Oh! come brucerei molto volentieri tutte le pagi­ne del segreto, se con esse potessi coprire, con un impenetrabile e spes­so velo, tutti gli smarrimenti dei Ministri di Dio che armano il suo braccio con le folgori della sua collera, e mettendo nelle mani dei radicali i coltelli del massacro!
Non posso finire questa lettera senza dirvi ancora una parola a pro­posito della virtuosa Melania; questa anima privilegiata che in Francia si disprezza, e che si accusa di invenzione, di stravaganza e di follia. Questi signori che hanno l'abitudine di giudicare tutto e di biasimare tutto con leggerezza, conoscono molto poco ciò che la concerne. Ora, come fu onorata, sulla Montagna, dalla Madre di Dio, così è stata ono­rata dal Vicario di Gesù Cristo, Leone XIII che, ben lungi dal di­sprezzarla o condannarla, l'ha voluta ascoltare personalmente l'an­no scorso, accordandole un'udienza privata.
In quella occasione, essa dimorò a Roma per cinque mesi, nel con­vento delle Salesiane (la Visitazione), ed è in questo periodo che essa è stata meglio conosciuta e più stimata, soprattutto da queste buone reli­giose che l'hanno circondata, e che sono state edificate dalle sue virtù e dalla sua saggezza. Ne ho avuto degli attestati molto sicuri da persone di grande autorità, trovandomi a Roma lo scorso settembre.
Queste informazioni, credo, saranno sufficienti per rispondere alla vostra domanda; se lo ritenete opportuno, potete farle conoscere a Sua Ecc. il Vescovo di Marsiglia, ma non ad altri, né pubblicarli a nome mio.
Gradite, signore, l'assicurazione della mia considerazione ben di­stinta, con la quale ho l'onore di essere
Vostro umil.mo servo Salvatore Luigi,
vesc. di Lecce
 

MONS. ZOLA, VESCOVO DI LECCE AL SIG. AMEDEO NICOLAS

(Avvocato a Marsiglia)
Vescovado di Lecce

Lecce 27 maggio 1880

 
Carissimo Sig. Avvocato,
ho ricevuto la vostra buona lettera del 21 c., che mi ha fatto molto piacere per tutte le informazioni che mi date; ero già al corrente di quanto è capitato a... a proposito de La Salette, e del­l'articolo veramente empio che sembra scritto dalla mano del diavo­lo.
Mi felicito per lo zelo nella difesa e nella diffusione, per fare ben capire il Segreto de La Salette.
Continuate a lavorare per la gloria di Dio e della Divina Maria; le anime pie saranno edificate dal vostro buon libro, i nemici de La Salette saranno confusi; vi benedico assieme a tutti i vostri pii lavori. Vi segui­rò con le mie preghiere.
Poiché il conflitto ha reso di dominio pubblico e religioso tutto quello che riguarda il Segreto de La Salette, non ho ormai più motivo di oppormi al desiderio che mi manifestate di pubblicare la mia lettera del 5 gennaio; se pensate che la sua lettura possa produrre qualche frutto, fatene quel che meglio vi pare davanti a Dio e davanti agli uomini.
Infine, vi ringrazio per tutto quello che fate a favore della Settimana Religiosa di... e di me; spero che le vostre pratiche molto zelanti siano coronate da un successo assai favorevole. Nostra Signora de La Salette, che ha iniziato la sua opera, la compirà.
Mi raccomando alle vostre preghiere, perché ne ho molto bisogno, e vi prego di gradire la nuova assicurazione della mia rispettosa e distinta stima.
Vostro umil.mo servitore

Salvatore Luigi, vesc. di Lecce

 
MONS. ZOLA, VESCOVO DI LECCE

AL PADRE GIOVANNI KUNZLÉ

Direttore Generale dei Preti Adoratori della Svizzera, Germania e Austria Ungheria, a Feldkirch - Austria
 
Traduzione dall'italiano del Rev. Sac. Roubaud (St. Tropez - Var)
 
Vescovado di Lecce

Lecce, 5 marzo 1896

Re.mo Signor Direttore,
essendosi un po' calmate le mie sofferenze fisiche, rispondo alle vostre due lettere relative al Segreto de La Salet­te, contro il quale si direbbe che satana, il perfido, vuol rinnovare i suoi attacchi con una violenza ancor più grande, visto che sa bene "che gli resta poco tempo" (Ap 12, 12). La mia intenzione non è di farvi una dimostrazione e nemmeno un'esposizione del Segreto della Pastorella de La Salette che ce l'ha trasmesso.
Questo compito, l'ho considerato come un obbligo di coscienza al quale ho ottemperato durante questi ultimi sedici anni. Queste dimo­strazioni e difese si trovano in diverse lettere che io ho scritto a varie persone in Francia, lettere che in gran parte sono state date alla pub­blicità, spesso senza il mio consenso o un previo permesso. Confesso però che tutte queste lettere sono state fedelmente pubblicate ed in questo momento non ritratterei nessuna parola che ho scritto su questo soggetto in epoche diverse. Mi limiterò dunque oggi ad affermare i fatti come si sono svolti in realtà, lasciandovi la cura di trovare in questa lettera le risposte alle vostre domande e di attingervi i motivi per la tranquillità della vostra coscienza.
Nel 1868 Mons. Petagna, di felice e compianta memoria, allora santo e saggio vescovo di Castellammare di Stabia, affidava alla mia direzione spirituale Melania Calvat, oggi Suor Maria della Croce, che in quel periodo abitava in questa città, ed aveva per compagna una religiosa della Compassione di Marsiglia. Sia l'una che l'altra erano sotto a1 tutela di questo santo vescovo. Sono stato incaricato della dire­zione di Melania fino al febbraio del 1876, epoca nella quale piacque al Signore di chiamarmi, malgrado la mia grande indegnità (lo dico da­vanti a Dio) al seggio episcopale di Ugento, da dove, dopo quattro anni, fui trasferito a quello di Lecce.
Durante tutto il tempo che sono stato incaricato della direzione di Melania, posso affermare, sotto la fede del giuramento, di essere stato sempre edificato dalla condotta virtuosa ed esemplare di que­sta buona figliola, come lo era stato Mons. Petagna stesso ed altri degnissimi prelati, che avevano avuto l'occasione di parlare con lei. Essa non ha mai dato la minima occasione di poterla considerare come un'illusa, un'orgogliosa, un'interessata, o peggio ancora! come hanno detto o scritto i suoi avversari o piuttosto gli avversari de La Salette in Francia.
Fu nel 1869 (credo nel mese di maggio), che Melania stessa mi die­de una copia del Segreto che la Santa Vergine le aveva confidato. Ne avevo saputo qualcosa dalla sua compagna passionista. Questo Segreto, sebbene comunicato diversi anni prima da Melania al suo confessore in Francia, era fino allora rimasto segreto e sconosciuto a tutti. Ma dopo che lei me lo diede e che lei ne aveva dato alcuni stralci al Sac. Bliard, per mezzo di questo sacerdote fu svelato in Francia, ed in un certo modo conosciuto a Roma, poiché il Rev. Bliard ne mandò una copia manoscritta al Rev.mo P. Semenenki, Consultore della Congreg. dell'In­dice e Direttore del Seminario polacco, come pure ad altri dignitari.
Ma nel 1872, per la prima volta fu pubblicato a cura del Sig. Gi­rard di Grenoble, redattore del giornale "La Terre Sainte". Poi nel 1873 con l'approvazione arcivescovile di Napoli, fu pubblicato in questa città ed accompagnato da una sapiente lettera esplicativa del Sac. Bliard sull'argomento; infine nel 1879, fu pubblicato ancora a Lecce con approvazione del mio Vicario Generale che, in questo opuscolo di Melania, non trovò nulla contro la fede ed i buoni costumi.
Ma prima di passare ad altro, debbo dirvi che tutti i prelati ed altri dignitari ecclesiastici di mia conoscenza che hanno conosciuto il segreto, tutti senza eccezione, hanno dato un giudizio pienamente favorevole al detto Segreto, sia per quanto riguarda la sua autentici­tà, sia dal punto di vista della sua origine divina, vagliato con le Sacre Scritture, ciò che conferisce al Segreto un carattere di verità da cui ormai non può più separarsi. Tra questi prelati mi sia concesso di nominare il Cardinale Consolini; il Cardinale Guidi; il Cardinale Riario Sforza, Arcivescovo di Napoli; Mons. Ricciardi, Arcivescovo di Sorrento; Mons. Petagna, Vescovo di Castellammare; ed altri illustri Prelati il cui nome in questo momento non mi viene alla memoria.
La guerra e l'opposizione al Segreto come alla sua verità ebbero inizio non appena fu dato in pasto alla pubblicità; si rigettava so­prattutto la prima parte relativa ai rimproveri diretti al clero. Per prima questa guerra fu circoscritta; appena l'opuscolo fu stampato a Lecce con l'approvazione della mia curia, la guerra divenne accanita e senza tregua poiché essa veniva sostenuta da diversi vescovi di Francia.
In quella occasione ebbi non poche noie e contrarietà da subire, e fui obbligato a rispondere a diverse lettere che mi arrivavano dalla Francia e d'altrove, per difendere il Segreto, la buona Melania, come pure l'ap­provazione che avevo dato all'opuscolo.
Il  pretesto di questa guerra fu sempre lo stesso: "Se la veracità del Segreto viene accettata - si diceva - si copre di un discredito il clero, già tanto perseguitato dai settari, e questo la Santa Vergine non può volerlo".
Nel frattempo si preme con forza presso la S. Sede, per fare met­tere all'Indice l'opuscolo di Melania. Diversi hanno detto che in que­sta circostanza diversi cardinali si siano riuniti per emettere un giudizio in questione: per quanto riguarda questo fatto, l'ignoro assolutamente; ma posso testimoniare con certezza, ed anche ufficialmente, che tutti gli sforzi per ottenere la proibizione formale dell'opuscolo furono vani.
Solo verso la fine, per calmare un tantino i prelati francesi, che continuavano a fare la guerra al Segreto, il Cardinal Caterini, se­gretario del Sant'Ufficio, scrisse una lettera nella quale diceva che la Santa Sede aveva visto con dispiacere la pubblicazione del Segre­to (facendo soprattutto allusione alla parte concernente il clero) e non riteneva opportuno di lasciarlo nelle mani dei fedeli.
Questa lettera diceva di ritirare, per quanto possibile, tali esemplari dalle mani dei fedeli.
Ecco tutto quanto si poté ottenere da Roma.
Ma i giornali, bugiardi come sempre, pubblicarono che il Sant'Uffi­cio aveva appena lanciato una proibizione assoluta contro l'opuscolo, e da ciò sorse subito nelle anime deboli un dubbio che verteva sulla realtà medesima dell'apparizione di Nostra Signora de La Salette.
In realtà, l'opuscolo di Melania non è stato mai messo all'Indice: si manifestò soltanto il desiderio di non vederlo nelle mani dei fedeli, precisamente a causa della parte che concerne il clero; ma in quella lettera non vi fu una sola parola che potesse infirmare l'autenticità del Segreto stesso, né il valore delle profezie che conteneva (Vedi "NOTA" a fondo libro).
Considerando allora come finita la missione che era piaciuto a Dio di affidarmi, cioè: di testimoniare e difendere la veracità, l'autenticità e la divinità del celeste messaggio, fino ad oggi, non ho voluto rispondere alle lettere che mi arrivavano specialmente dalla Francia e che mi inter­rogavano sia sul Segreto che sulle opere alle quali fa allusione, in parti­colare sulla fondazione dell'Ordine degli Apostoli degli ultimi tempi, come pure sulle regole date dalla Regina del Cielo a Melania, alla fine del Segreto.
Questo silenzio che ho rigorosamente mantenuto ha potuto far cre­dere a diversi che la mia opinione e il mio giudizio sull'autenticità e sul valore intrinseco del Segreto fossero cambiati, e che in fondo finivo col ritrattare tutto ciò che avevo detto e scritto in suo favore. Niente di tutto questo.
Ed è appunto per annientare queste supposizioni che mi sono deciso a rompere il silenzio e a scrivervi questa lettera. In questo modo ogni malinteso, ed ogni falsa supposizione cadranno da soli facendo posto alla verità. Il mio giudizio, davanti al Signore, sull'opuscolo, sul Segreto e su tutto il resto è lo stesso di prima. Anzi, è ancora più fermo, visto che, da allora, diverse predizioni che vi erano contenute si sono avve­rate.
Promosso all'episcopato, mi diventava impossibile di continuare ad essere direttore di Melania. L'impossibilità divenne ancora più grande allorché essa lasciò la sua residenza di Castellammare per andare ad assistere in Francia la sua vecchia madre. Vi rimase fino agli ultimi suoi due anni. Allora ritornò per restare in Italia, ma le nostre relazioni da quell'epoca sono state per così dire del tutto eliminate. Tuttavia, posso affermare con tutta sincerità che essa conduce una vita interamente solitaria ed edificante...
Vi ho appena esposto tutto ciò che riguarda La Salette. Potete, come vi ho già detto, trarne con ogni sicurezza le risposte per le vostre do­mande e sottoporre il tutto con fiducia al giudizio pieno di saggezza dei vostri superiori. Però io non scriverò loro direttamente anche se me ne esprimete il desiderio, visto che, lo debbo dire, non ho più intenzione di entrare in polemica su questo argomento. Entrerò nel mio silenzio, in attesa che gli avvenimenti parlino da soli, come del resto hanno iniziato a parlare con eloquenza, con l'avveramento di una parte delle profe­zie contenute nel Segreto, oggetto di tante discordie. Vi sarò però rico­noscente se vorrete tenermi al corrente dell'effetto che questa lettera produrrà, qualunque esso sia.
Se a questo proposito desiderate degli schiarimenti più precisi, pote­te procurarvi un interessante opuscolo: "Il gran colpo con la sua data probabile" pubblicato di recente dal parroco di Diou (Allier), il Rev. Combe.
Alla fine di questo opuscolo troverete diversi brani di alcune mie lettere inviate ad un parroco francese nel 1880. Sono state fedelmente riprodotte e, per quello che riguarda La Salette, sono esatte.
Come prova di una autenticità più grande pongo qui a fianco il mio sigillo.
Vostro umilissimo servitore in Gesù t Salvatore Luigi Vescovo di Lecce
Posto del sigillo
 

   continua




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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