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Nova et Vetera Tradizione e progresso dopo il Concilio: la crisi nella Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 27/08/2011 18:23
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Sesso: Femminile
31/08/2009 22:43
 
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Faccio una breve parentesi NON per interrompere questa lettura, ma per valorizzarla annotando, come potrete vedere, che quanto avete letto fino a qui non è il pensiero di una sola persona, nè di un solo Vescovo...parlando di crisi ci fu profeta Chesterton nel suo :
Perchè sono Cattolico, di Chesterton


così come ci aiuta a comprendere la profondità di questa crisi padre Moliniè, Domenicano, in questa sua omelia che vi ripropongo:

Quanto segue è di un Padre Domenicano il quale, durante un incontro con dei giovani sull'obbedienza all'Enciclica di Paolo VI "Humanae Vitae", pone un interrogativo che ha dato origine così anche a questo spazio per noi:


Ho detto all’inizio che non avrei affrontato tutti i problemi. Uno di voi mi ha posto venti domande che, da sole, quasi esauriscono l’argomento: con tali domande potrei abbozzare una vera e propria "quaestio disputata" alla maniera di S. Tommaso, ma esito a farlo nell’ambito di queste lettere. Qualunque sia la vostra legittima curiosità intorno a tutti questi problemi, non dobbiamo perderci nel loro intrico né abbandonare le profondità evangeliche. Infatti la cosa grave che rende i problemi insolubili e li trasforma in impasse, non sono i problemi stessi, che paragonerei alle spine, ma il veleno che queste spine potrebbero contenere.

Cerco di darvi l’antidoto di questo veleno; l’antidoto si trova nelle profondità del Cuore di Cristo.
Chi è liberato dal veleno, diventa capace di sentire e anche di accogliere con gioia le risposte dettagliate, che in queste lettere non fornisco. Anche se restano in lui dei dubbi e dei turbamenti, questo non gli impedisce di andare avanti. Chi, invece, si lascia paralizzare dal veleno dell’arroganza intellettuale, non può più udire né accogliere le vere risposte, anche se gli fossero offerte con la più grande accuratezza.

Bisognerebbe parlare, beninteso, dell’autorità del Papa e della Chiesa in queste materie e forse lo farò, se sento che anche il vostro turbamento è eccessivo in proposito. Ma è proprio in questo campo che il veleno è più subdolo e più inafferrabile. I giansenisti hanno trovato fino alla fine eccellenti ragioni per non accettare l’insegnamento di Roma... e oggi le stesse menti che ripudiano il giuridismo, menzionano un argomento giuridico per ripudiare l’enciclica (riferimento all'Humanae Vitae di Paolo VI).

Confesso di non avere nessuna voglia di rispondere loro. Se qualcuno ha deciso di non accettare un insegnamento ecclesiastico diverso dalle definizioni solenni del Magistero straordinario, perché mai dovrebbe ascoltare me? Ad ogni modo, le mie parole hanno molto meno autorità dell’enciclica (è il minimo che uno possa dire): non potrei accettare che fossero accolte con più fiducia di quelle del Papa. Quanto a coloro che si fidano solo del loro giudizio proprio (anche se ha il sostegno della legione dei teologi e de chierici che non han fiducia anche loro che nel proprio giudizio, con tanta più arroganza quanto più sanno - o credono - di essere la maggioranza), vorrei in primo luogo guarirli da questo veleno e spiegare loro cos’è la fede, prima di dir loro qualcos’altro.

Prima di tutto, è importante sapere se il nostro atteggiamento intimo è cattolico o protestante, perché, se può esserci ecumenismo (ed è molto auspicabile) tra protestanti e cattolici, non può esserci ecumenismo tra l’atteggiamento protestante e l’atteggiamento cattolico.

Il primo consiste essenzialmente nel non accettare altra autorità al di fuori dello Spirito Santo, del giudizio proprio e, sul piano esteriore, della Bibbia; il secondo ammette, invece, l’autorità esteriore della Chiesa allo stesso piano della Rivelazione: quella stessa autorità, ed essa sola, ci assicura che la Bibbia è ispirata.

Bisogna scegliere tra questi due atteggiamenti. Chi, fosse anche un cardinale, discute un’enciclica proprio al momento della sua pubblicazione con il pretesto che non è infallibile..., costui, credo che, in verità, sia lacerato tra l’atteggiamento protestante e l’atteggiamento cattolico: egli cerca di mettere nella sua vita interiore il minimo di cattolicesimo e il massimo di protestantesimo.

Non credo di essere ingiusto dicendo così, perché capisco benissimo questa sua lacerazione: mi sento capacissimo di condividerla, di esitare e di oscillare anch’io tra questi due atteggiamenti, ma ho l’evidenza che essi sono incompatibili l’uno con l’altro; temo, invece, che costui non abbia quest’evidenza... e vorrei proprio dargliela. Finché sentirò che questo punto non è stato delucidato, chiarito, sanato, temerò sempre che le nostre discussioni siano una perdita di tempo...

Che Cristo ci illumini su tutti questi punti, perché è veramente dal di dentro e sotto la mozione dello Spirito Santo che dobbiamo aderire all’autorità esteriore della Chiesa. Al di fuori di questo movimento perfettamente libero, personale e segreto, in realtà non c’è nulla...

festa di S. Teresa di Gesù Bambino,

Fr. M.D. Molinié, o.p.


Padre Moliniè O.P. "Il Coraggio di osare"

E' NECESSARIO RITROVARE LA NOSTRA IDENTITA' CATTOLICA.....

130 anni fa Papa Leone XIII nominava cardinale J.H. Newman che da anglicano, come sappiamo, divenne un fervente cattolico e non senza sofferto cammino...

ascoltiamo cosa ebbe a dire, quanto segue è tratto da un articolo che uscirà domani sull'O.R.
e che troverete integralmente qui:
Cardinale John Henry Newman; da anglicano a fervente ed innamorato Cattolico


"In un lungo corso di anni ho fatto molti sbagli. Sono lontano da quell'alta perfezione che è propria degli scritti dei santi (...) ma ciò che confido di potermi attribuire in quanto ho scritto è questo: la retta intenzione, l'immunità da interessi privati, la disposizione all'obbedienza, la prontezza a essere corretto, il grande timore di sbagliare, la brama di servire la Santa Chiesa, e, per divina misericordia, sufficiente buon successo".

E proseguiva:
"Godo nel dire che a un gran male mi sono opposto fin dal principio. Per trenta, quaranta, cinquant'anni anni ho resistito, con tutte le mie forze, allo spirito del liberalismo religioso, e mai la Chiesa ebbe come oggi più urgentemente bisogno di oppositori contro di esso, mentre, ahimé, questo errore si stende come una rete su tutta la terra".

"Il liberalismo religioso è la dottrina secondo la quale non esiste nessuna verità positiva in campo religioso, ma che qualsiasi credo è buono come qualunque altro; e questa è la dottrina che, di giorno in giorno, acquista consistenza e vigore. Questa posizione è incompatibile con ogni riconoscimento di una religione come vera. Esso insegna che tutte sono da tollerare, in quanto sono tutte materia di opinione. La religione rivelata non è verità, ma sentimento e gusto, non fatto obiettivo (...) Ogni individuo ha diritto a interpretarla a modo suo (...) Si può andare nelle chiese protestanti e in quelle cattoliche; si può ristorare lo spirito in ambedue e non appartenere a nessuna. Si può fraternizzare insieme in pensieri e affari spirituali, senza avere dottrina comune o vederne la necessità. Poiché la religione è un fatto personale e un bene esclusivamente privato, la dobbiamo ignorare nei rapporti reciproci"
.

Newman aggiungeva:  "La bella struttura della società che è l'opera del cristianesimo, sta ripudiando il cristianesimo"; "Filosofi e politici vorrebbero surrogare anzitutto un'educazione universale, affatto secolare (... che) provvede le ampie verità etiche fondamentali di giustizia, benevolenza, veracità e simili"; sennonché - osserva Newman - un tale progetto è diretto "a rimuovere e ad escludere la religione".

È difficile non riconoscere la rovinosa attualità di questo liberalismo religioso, che preoccupava Newman nel 1879:  oggi si sta esattamente e largamente avverando e diffondendo la persuasione che le religioni siano equivalenti, che sia indifferente e non pertinente la questione della loro verità, che una confessione o una Chiesa si equivalgono.



davvero profetico!!!


 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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