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dal dialogo: REINCARNAZIONE E CRISTIANESIMO

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2009 08:21
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09/09/2009 22:16
 
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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 23/11/2003 23.29

Caro Iyvan

Raccolgo la tua legittima perplessità che hai espresso in modo chiaro rispetto alla mia generica e troppo sintetica risposta che era:

<Elia non poteva essersi incorporato nel Battista il quale quindi profetava "con lo spirito di Elia", cioè con la sua forza, con il vigore e l’autorità che era stato dato ad Elia >

Si può anche interpretare così, anche se però l'affermazione di Gesù mi sembra abbastanza precisa e categorica "Elia è già tornato, ma non è stato riconosciuto" Secondo l'interpretazione di cui sopra, l'affermazione dovrebbe essere così formulata: "Battista ha profetato con la forza, il vigore e l'autorità di Elia, ma voi non avete compreso"

Non mi sembra che le due frasi dicano la stessa cosa.

Mi sembra anche strano che Pietro abbia potuto fare una simile domanda se non fosse stato a sua volta convinto di ciò che la tradizione affermava. Eppure Gesù non lo corregge. Mah!

Cercherò pertanto, considerato il tuo giustificato interesse, e anche nel rispetto di chi ci legge e si attende delle chiarificazioni accettabili, di sviscerare meglio la questione, ricostruendo tutti i passaggi evangelici riguardanti il soggetto, servendomi naturalmente di un commentario:

Mt 11,14. E, se lo volete accettare, Egli è l'Elia, che doveva venire.

Qui Gesù cita un  passo del profeta Malachia 4:5 : «Ecco io vi mando Elia il profeta prima che venga il giorno dell'Eterno, giorno grande e spaventevole». Tratti in errore dalla versione dei 70. che rendono questo versetto colle parole: «Ecco io vi mando Elia il Tisbita», gli Ebrei aspettavano letteralmente che Elia il Tisbita riapparisse (tornando dal cielo dove era stato assunto col proprio corpo) prima della venuta del Messia.

Ma Gesù dice loro implicitamente che ciò era un errore, poiché la profezia era già stata adempiuta, essendo il promesso precursore non altri che Giovanni (il quale aveva avuto una nascita regolare). È da osservare, che né la testimonianza di questo versetto, né quella simile recata da nostro Signore in Matteo 17:12 sono in contraddizione con la negativa di Giovanni, non essere Egli Elia Giovanni 1:21 ; poiché la domanda fattagli si riferiva evidentemente alla riapparizione di Elia il Tisbita in persona.

Mat 17,10-12 Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.

Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro».

Mc 9,11. Poi gli domandarono, dicendo: Perché dicono gli Scribi, che prima deve venire Elia?

Sapendo, che una volta raggiunti gli altri discepoli, non sarà loro più lecito di parlare del notevole evento di quella notte, essi colgono l'occasione per chiedere spiegazioni intorno ad una difficoltà che la vista di Elia aveva fatta venire in mente loro . Gli Scribi, citando le Scritture, insegnavano che prima che fosse apparso "l'Angelo dei Patto" (il Messia), Elia doveva apparire. Or come potea ciò conciliarsi con l'avvenuta apparizione di Elia in quella notte stessa? Essi credevano che Gesù il Messia; ma perché dunque non l'aveva Elia preceduto? Era forse quella breve apparizione di Elia sulla scena della trasfigurazione l'adempimento della profezia e né devono essi tre soli, fra tutto il popolo, essere i testimoni? E perché Elia non era egli rimasto con loro? Ovvero doveva egli apparire ancora e, in tal caso, perché questa inversione nell'ordine degli eventi?

Vedendo che con tale divieto non ci sarebbe modo di chiedere spiegazioni in appresso, e con l'animo pieno della scena di cui erano stati testimoni, i discepoli colgono avidamente l'occasione di farsi sciogliere una difficoltà intorno alla vaticinata venuta di Elia quale precursore de Messia. Se Gesù era il Messia (e di ciò non poteva esserci più alcun dubbio dopo quello che avevano pure allora veduto e udito), come dunque Elia non era ancora apparso secondo le profezie? Ovvero questa breve apparizione, sulla cima di una montagna della Galilea, nel mezzo della notte, la presenza non d'altri testimoni che di essi tre discepoli, doveva considerarsi come l'adempimento della profezia di Malachia? Gesù spiega loro che di Giovanni Battista parlava il profeta, perché Giovanni doveva venire nello spirito e nella virtù d'Elia, onde porre mano alla riforma morale d'Israele e preparare la via del Signore. Tutti i discepoli conoscevano già la sua storia quale Precursore .

L'apparizione di Elia nella sua gloria riconduceva naturalmente i loro pensieri alla popolare credenza che, innanzi alla venuta del Messia, dovesse quel profeta apparire in persona sulla terra. La spiegazione data da Cristo Matteo 11:14 , che Giovanni Battista era venuto (da intendersi nello spirito e colla potenza di Elia), e come suo precursore in adempimento della profezia di Malachia, era stata o dimenticata o non mai compresa da loro. Se prima della trasfigurazione essi avevano conservato qualche dubbio, dopo di essa non potevano più dubitare che Gesù fosse il Messia. Essi avevano veduto coi loro propri occhi il vero Elia che era stato assunto in cielo, e certamente nessuno che avesse la minima rassomiglianza con esso aveva preceduto Cristo; quindi la domanda: "Come dunque dicono gli Scribi che conviene che prima venga Elia?". Con pazienza grandissima il Signor nostro spiegò loro di nuovo ciò che a loro stessi aveva già detto, intorno a Giovanni, e questa volta la verità rifulse ai loro intelletti, ed essi l'accolsero.

La maggior parte dei Padri primitivi, gli scrittori Cattolici in genere, e molti scrittori moderni, ritengono che questa venuta di Elia debba ancora avverarsi letteralmente e servire d'introduzione alla seconda venuta del Signore. Essi son d'avviso che la profezia di Malachia, non sia stata ancora adempiuta definitivamente, perché il Battista non andò davanti al Signore, se non "nello spirito e virtù d'Elia".


Gv 1,21. Ed essi gli domandarono: Che sei adunque? (letteralmente: che dunque?) Sei tu Elia? Ed egli (Giovanni) disse: Io non lo sono.

I Giudei aspettavano in quei tempi (e la aspettano ancora) Elia il Tisbita, che doveva scendere in persona dal cielo, prima della venuta del Messia, e da ciò ebbe origine questa domanda in quel senso personale Giovanni nega di essere Elia, ma non nega di essere l'Elia di cui Malachia profetizzò ( 4:5) poiché subito dopo dichiara di essere stato mandato per preparare la via del Signore. Mentre corregge le loro false nozioni sopra Elia, spiega il suo vero carattere e la sua missione in modo così chiaro che essi avrebbero potuto comprendere essere egli l'Elia annunziato dal profeta (Matteo 9:14 );; Marco 9:11 -13

Considerazione

Giovanni Battista nega di essere Elia, Gesù invece dice che lo era. Sono essi in contraddizione?

Se Giovanni era un vero profeta non avrebbe potuto affermare di sè una cosa falsa. Tutt'al più se non lo sapeva, avrebbe dovuto dirlo. Ma invece lo negò esplicitamente. Infatti non era Elia il Tesbita e diceva il vero.

Gesù allora perchè diceva che Battista era Elia? Perchè indicava così il messaggero che avrebbe preparato la sua missione e diceva ugualmente il vero.

Solo in tal modo si capisce sia l'affermazione dell'annunziatore che dell'Annunziato, circa l'identità del Battista.

Con affetto

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Da: IyvanInviato: 24/11/2003 12.06
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Da: IyvanInviato: 24/11/2003 12.09
</TABLE>
Caro Teofilo,
la tua disamina è molto ben articolata e segue un filo conduttore
di una logicità ineccepibile, tanto che sarei tentato di dirti: "Sei stato veramente convincente". Tuttavia, per spremere fino in fondo l'argomento, permettimi un'ulteriore riflessione, vale a dire un altro
ipotetico dubbio: Gesù era Dio, quindi Egli era ben consapevole di
ciò che affermava, ed Egli in effetti fece delle affermazioni precise
senza minimamente tentare, almeno così apparirebbe, di confutare
o perlomeno correggere ciò che sembrerebbe essere stata una convinzione anche degli stessi apostoli che vivevano al suo fianco.
Se io ti chiedessi: "Tu sei la reincarnazione di Tizio?", se tu ritenessi
assurda una tale domanda non potresti mai rispondermi: "No, non lo
sono", ma senz'altro mi guarderesti come se fossi impazzito e risponderesti di conseguenza. "Ma che corbellerie stai dicendo? Di
quale reincarnazione parli, che non esiste?".
Cioè, non negheresti di essere colui che ti chiedo ma negheresti la
possibilità che ciò possa verificarsi. 
Il Battista, a sua volta, risponde negando soltanto di essere quella
persona. Questo non significa necessariamente che, qualora lo
fosse stato, egli abbia mentito, ma potrebbe anche essere che non
ne avesse semplicemente la consapevolezza, quindi la sua risposta
sarebbe stata in buona fede, a differenza di Gesù per il quale nulla
poteva essere nascosto. (D'altra parte, la reincarnazione implicherebbe l'oblio di precedenti esperienze al fine di con condizionare quella presente).
Non prendere quanto ho scritto per una contestazione. Voglio solo
ribadire che la dottrina può essere accettata solo per fede, perchè
nulla può essere dimostrato con assoluta certezza. Si può essere
o non essere d'accordo su queste riflessioni, ma non si può dimostrare con assoluta sicurezza quale delle due tesi sia quella vera.
La verità assoluta è solo il Cristo, ma Egli ci ha istruiti solo su ciò che
era necessario conoscere al momento della Sua venuta.
Probabilmente è come tu affermi, caro Teofilo, ma se anche così non
fosse non vedrei alcuna contraddizione con la fede in Lui e con il
motivo della Sua venuta. 
Con altrettanto vero affetto,
iyvan

<NOBR>Prima </NOBR> <NOBR>Precedente </NOBR> <NOBR>23-37 di 37 </NOBR> <NOBR>Successiva </NOBR> <NOBR>Ultima </NOBR>
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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 24/11/2003 21.13
la dottrina può essere accettata solo per fede, perchè
nulla può essere dimostrato con assoluta certezza. Si può essere
o non essere d'accordo su queste riflessioni, ma non si può dimostrare con assoluta sicurezza quale delle due tesi sia quella vera.
Ti propongo un altro punto di vista caro Iyvan, Cristo era ed è Dio onnipotente ed onniscente, quindi sa sicuramente che cosa è giusto e che cosa non lo è.
Se la reincarnazione fosse stata vera sarebbe stato contradditorio che lui che è la Verità permettesse che la Chiesa da Lui fondata, insegnasse per 2000 anni cose false, ovvero il paradiso, e l'inferno eterni dopo la fine di questa singola vita.
La verità assoluta è solo il Cristo, ma Egli ci ha istruiti solo su ciò che
era necessario conoscere al momento della Sua venuta.
A questo punto possiamo gettarci in un burrone facendo un salto mortale:
immaginiamo che davvero la reincarnazione esista e che Cristo non la abbia insegnata, quand'anche le cose fossero in questo modo così opposto a quello che i cristiani hanno sempre creduto, vorrebbe dire che è giusto che sia così!!!
mi spiego meglio: se davvero fosse utile credere alla reincarnazione per crescere spiritualmente, Gesù lo avrebbe detto in modo molto chiaro, così come ha detto chiaramente che è indispensabile amare il prossimo e pregare per i propri nemici per essere veri figli di Dio.
Quindi in base alla Scrittura e alla Tradizione cristiana di 2000 anni, ciò che bisogna credere se vogliamo fare la volontà di Gesù Cristo è che esiste solo questa vita e che dopo di essa c'è un giudizio definitivo e senza rimedio.
Quindi se per ipotesi assurda, la reincarnazione fosse vera, il fatto stesso che Gesù non ce ne ha parlato è prova infallibile che non dobbiamo occuparcene e che dobbiamo proclamare quello che ha insegnato Gesù (paradiso&inferno) a noi, facendo così la volontà di Dio.

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Consiglia Elimina    Messaggio 40 di 40 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 24/11/2003 21.53

Caro lyvan,

per quanto riguarda la impossibilità che il Battista fosse Elia il Tisbita, abbiamo la conferma dal fatto che tale persona è stata assunta in cielo col suo corpo ed il suo spirito. Se il suo spirito si fosse dissociato dal corpo per andare ad incorporarsi in quello del Battista avremmo due assurde soluzioni: o Elia aveva due spiriti il che è impossibile o Elia doveva lasciare il suo corpo in cielo privo del suo unico spirito. Cose assurde che nessun padre della CHiesa ha mai avuto minimamente l'ardire neppure di ipotizzare, neppure Origene, che come sai ipotizzò la preesistenza delle anime.

Vorrei riprendere una tua considerazione del post 34, nel quale osservavi:

Il sacrificio di Cristo ci ha riscattati dalla condizione in cui il peccato ci aveva fatto precipitare e ci ha riaperto la via verso il Padre, ma questo può benissimo valere per una o anche altre vite. Perchè no? E che differenza ci sarebbe espiare attraverso il passaggio nel purgatorio oppure attraverso altre esistenze terrene?

La differenza che personalmente vi vedo è molto vicina a quella che tu stesso hai espresso dicendo:

Attenzione, non è detto che reincarnandoci capiremo senz'altro. Potremmo continuare a farlo all'infinito e non avanzare di un passo.

infatti se le anime separate dal corpo dopo la morte, fossero costrette a reincarnarsi per conseguire la loro purificazione, non solo non è scontato che avanzeranno di un passo o che si purificheranno e arriveranno a comprendere, ma incorrerebbero nel RISCHIO di accrescere le loro infedeltà e le loro impurità o addirittura DI DANNARSI PER SEMPRE, (tanto più che nella vita terrena non si la consapevolezza di una vita passata che permetta di far tesoro delle esperienze passate);

Invece, nel purgatorio, attraverso quelle poche o molte percosse, di cui Cristo ha parlato spiegando la retribuzione che spetterà al momento dell'incontro del servo PARZIALMENTE FEDELE con il suo Padrone, vi è la sicura e consapevole possibilità di purificarsi, nella certezza di poter entrare nella gioia del suo Signore. E questo comporterebbe un notevole accrescimento dell'amore verso Dio, ancorchè imperfetto e in via di purificazione, il che è connaturale al fine per il quale siamo stati creati.

Inoltre per le anime separate dal corpo che non hanno raggiunto quella "santificazione senza della quale non possono vedere il Signore" (cf Eb.12,14) non vi sarebbe il terrore di dover tornare in un corpo col rischio che anzichè migliorarsi potrebbero definitivamente perdersi. Un ipotetico provvedimento di far reincarnare un'anima, non converrebbe quindi nè all'anima stessa nè a Dio che invece vuole la salvezza di tutti gli uomini.

Vi è dunque una sostanziale, anzi "abissale" differenza tra il purgatorio e la reincarnazione.

Quanto sopra solo per cercare di approfondire insieme una questione sempre di attualità e che in tanti ci poniamo.

Concordo poi pienamente con la tua considerazione finale.

...il discorso non si può esaurire che accettando per fede la dottrina.

Ecco perchè dissi all'inizio che preferisco non pormi questo problema, ma semplicemente vivere (per quanto ne sono capace) in aderenza agli insegnamenti di Cristo questa vita. Perchè in ogni caso è in questa vita che dobbiamo cercare di dare il meglio di noi stessi, poi avremo modo di sciogliere ogni dubbio, o magari di rivedere alcune nostre certezze.

Con affetto

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