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Bioblioteca LITURGICA (termini e significati su tutto ciò che riguarda la Liturgia)

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2010 11:47
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06/02/2010 20:57
 
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MESSA (Differenti specie di Messa). -

M. letta: qualunque M. celebrata senza ministri, senza incensazioni, senza canto da parte del celebrante.

M. cantata: M- celebrata da un solo Sacerdote, senza assistenza di ministri sacri, ma nella quale vengono cantati tutti i pezzi che si cantano solitamente nella M. solenne. Senza speciale indulto, non vi si fanno incensazioni; ma tale indulto in ogni caso non autorizza la presenza di acoliti con candelieri.

M. capitolare: M, celebrata quotidianamente nelle chiese cattedrali e collegiate, in presenza dei membri del coro secondo le prescrizioni dell'Ufficio solenne. Essa forma, con le Ore canoniche, il servizio divino completo.

M. dei catecumeni: la prima parte di ogni M., alla quale altra volta erano ammessi anche i catecumeni o candidati al Battesimo).

M. di comunità: M. che si celebra nella cappella principale sia di Congregazioni religiose, che non recitano in coro se non il Piccolo Ufficio della Madonna o altro del genere, sia delle case di educazione: seminari, collegi, e alla quale tutta la comunità deve assistere. Non può tale M. rivendicare i privilegi della M. conventuale, ma si può considerarla tuttavia « Ufficio pubblico », che esclude quindi, per es., il suono del campanello di altre Messe che eventualmente si celebrano nello stesso momento.

M. conventuale: M. celebrata in coro nelle chiese cattedrali, collegiate e conventuali, cioè di quei religiosi o monache che hanno l'obbligo della recita corale dell'Ufficio divino, e che deve essere detta ogni giorno, presenti i membri del coro, conformemente al rito dell'Ufficio del giorno. Tale M. deve avere una certa solennità, ma sia cantata che letta, essa conserva sempre i seguenti privilegi: 1) si possono non reci¬tare le preghiere leoniane alla fine; 2) può essere servita da due servienti. (S.R.C., 3059 ad 7); 3) si possono accendere tante candele, quante alla Messa solenne, benché due sole bastino (ivi, ad 9).

M. dialogata: M. Ietta, dove però si stabilisce un dialogo tra Celebrante e assistenti. Questi possono dire ad alta voce tutte le risposte del serviente, a cominciare dal Kyrie e, insieme col Celebrante, le parti altrimenti cantate dal popolo nella M. solenne, cioè Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei.

M. dei fedeli: la seconda parte della M., a partire dal Credo, nella quale nei tempi antichi - quando ancora esisteva il catecumenato - potevano essere ammessi solo i fedeli (battezzati), che vi prendevano parte con la Comunione sacramentale. È la M, propriamente detta, perché in essa si contengono tutti i riti del Sacrificio.

M. fondata: M, nella quale l'onorario proviene da una fondazione, con l'incarico di assicurare la celebrazione del santo Sacrificio per un certo tempo o in perpetuo, in una certa chiesa o su un determinato altare (can. 826 § 3; 1544 § 1).

M. gregoriana: M. che, in virtù di un privilegio reale o personale, godeva di una speciale efficacia per la liberazione delle spinte del Purgatorio, ad instar della M. celebrata all'altare di S. Gregorio al Monte Celio di Roma.
Salvo quest'ultima, la M, gregoriana oggi non può essere altro che quella di un Trentenario gregoriano (trenta Messe celebrate consecutivamente per 30 giorni), poiché il S. Ufficio ha stabilito che il privilegio reale di altari gregoriani ad instar non sarebbe stato mai più accordato, e che il privilegio personale altro valore non ha che di concessione di semplice altare privilegiato.

M. del giorno: è la M, prescritta dal calendario liturgico, relativa cioè all'Ufficio che si recita in quel giorno.

M. letta: M, celebrata da un Vescovo o Sacerdote con l'assistenza di almeno un serviente, nella quale nessuna parte è cantata dal Celebrante (Missa lecta).

M. manuale: M. il cui onorario è dato dai fedeli al Celebrante, sia direttamente a mano, sia anche per testamento, ma in modo da non richiedere una fondazione temporanea o perpetua, che esiga la celebrazione in luoghi e secondo modalità determinate (can. 826 § 1).

M. ordinaria: M, alla quale non è legato nessun particolare privilegio.

M. papale: M, pontificale, celebrata dal Sovrano Pontefice in persona. La tradizione vuole che questa M. si celebri a Natale, Pasqua, SS. Pietro e Paolo, e nelle solenni canonizzazioni di nuovi Santi.

M, parrocchiale: M. cantata o letta che il Parroco è tenuto a celebrare tutte le domeniche e in certe altre festività per i suoi fedeli. Spesso in senso largo e improprio s'intende con questo termine quella M. domenicale e festiva che si celebra in una certa ora, nella quale c'è maggior concorso di popolo, anche se celebrata da un altro prete che non sia il Parroco. Nei giorni più solenni è tollerato che si accendano più di due candele e che sia servita da due servienti (S.R.C,, 3059 ad 7 e 9).

M, pontificale: M. solenne celebrata da un Vescovo o da altro Prelato che ha il privilegio delle insegne pontificali, sia che si usi il trono con l'assistenza di un prete e due diaconi, o il faldistorio con un prete assistente, o lo sgabello con o senza prete assistente.

M. dei presantificati: funzione liturgica, una volta in uso solo al Venerdì Santo, che comprendeva l'ultima parte della M. propriamente detta, cioè la Comunione. Non era infatti una M., perché mancava del rito essenziale del sacrificio, la Consacrazione, ma c'era semplicemente un rito di Comunione; Comunione che si fa con le ostie « precedentemente consacrate » (lat. prae¬santificata).

M. privilegiata: M, che permette di guadagnare una speciale indulgenza plenaria, applicata all'anima del Purgatorio per la quale viene particolarmente offerto il Sacrificio (Pio VI, 30 agosto 1779).

M. pro aliquibus locis: Messe inserite in appendice al Messale Romano, approvate dalla S. Sede, ma che possono essere cele¬brate solo in quei luoghi ai quali per spe¬ciale indulto è stato concesso l'uso delle relative feste (decreto 25 luglio 1920).

M. pro populo: M. celebrata nelle domeniche e in certi determinati giorni festivi, dal Parroco, precisamente in ragione della cura d'anime che gli è stata affidata (can. 466 e passim).

M, quasi manuale: M. fondata in una chiesa o annessa ad un beneficio, ma con la facoltà che possa essere celebrata da non importa quale Sacerdote e in non importa quale luogo (can, 826 § 2)

M. vera: ogni M. che comporti un vero sacrificio, cioè Consacrazione e Comunioni sotto le due specie.

M. di requiem: nel Messale Romano vi sono sei Messe dedicate esclusivamente ai defunti, e cominciano con le parole Requiem aeternam; esse sono tre Messe per il 2 novembre, la M. dei funerali (in die obitus, e per i giorni 3° 7° e 30° con orazioni speciali), quella di anniversario e quella votiva, cosiddetta quotidiana.
M. reale: in certi luoghi, specialmente in Francia, si chiama così la M. letta, celebrata da un solo Sacerdote, ma nella quale, coro e fedeli cantano Kyrie, Gloria, Credo e anche Agnus Dei. Tale denominazione proviene, sembra, dal fatto che la M solenne era giudicata troppo lunga a Corte, e così fu ridotta a semplice M. letta, ma con i. canti della M. solenne.

M. secca: recita di certe preghiere della M., senza Offertorio, né Consacrazione, né Comunione. La Missa sicca era molta usata nel Medioevo, ed è ancora in uso, come devozione privata, presso i Certosini, La Missa nautica, che si celebrava abbreviata per paura delle tempeste, e la M. dei cacciatori, Missa venatoria, caratterizzata anch'essa da brevità e fretta, ne sono delle varianti.

M. solenne: M, cantata da un Prelato non Vescovo (né con insegne episcopali) o da un prete, con l'assistenza di un diacono, suddiacono e ministri inferiori: cerimoniere, turiferario, acoliti e ceroferari.

M. solitaria: M. celebrata da un sacerdote completamente solo, senza l'assistenza di servienti o di fedeli. Alcune missioni e certe diocesi hanno ottenuto dalla S. Sede il privilegio di poterla celebrare così, ma il 10 ottobre 1949 la S. C. dei Sacramenti ha ricordato la proibizione, per chi non ne ha l'indulto, di tale modo di celebrazione.

M. stazionale: M. celebrata anticamente dal Papa in certi determinati giorni in una chiesa specialmente designata, dove aveva luogo una riunione di fedeli, chiamata con speciale nome: Statio.

M. votiva: M. celebrata liberamente senza rapporto col calendario liturgico e l'ufficio del giorno, sia in forza di un voto, sia in senso più largo per una speciale intenzione.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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