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Ultimo Aggiornamento: 25/08/2010 11:47
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10/09/2009 17:34
 
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COMUNIONE DEL SACERDOTE CON DIO-CRISTO

Aspetto teologico



di Aleksander Kaszkiewicz


Che cosa il sacerdozio significhi per noi lo riconosciamo dalla lettera agli Ebrei, nei versetti che parlano del Cristo come hiereus, arhiereus.

In questa lettera Gesù Cristo è presentato come sommo sacerdote, il cui sacerdozio è diverso e superiore rispetto a quello dell'Antico Testamento. Il Cristo come sacerdote viene collocato nella grande cornice storico-teologica, nella quale avviene il compimento dell'alleanza. Questo compimento si realizza nell'alleanza nuova, perfetta (8,6; 8,13), dove si passa dai tipi e dalle figure all'adempimento delle promesse. Ancora di più: la persona di Gesù come sommo sacerdote sì unisce con la teologia del Figlio di Dio. Si nota l'eccezionalità e singolarità del sommo sacerdote: " Santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ... che ha offerto "una volta per tutte" il sacrificio "consegnando se stesso" " (9,12; 7,27). La via che conduce al santuario di Dio è il sangue di Gesù.


Si propongono cosi tre questioni:


- la prima: si scopre la natura del sacerdozio di Gesù in analogia con il concetto del sacerdozio ebraico e con le altre sue forme;

- la seconda
: l'elemento essenziale di ogni sacerdozio è la mediazione tra Dio e l'uomo tramite il culto, la preghiera e l'offerta;

- la terza: la singolarità della mediazione di Gesù Cristo che consiste nel "sacrificio del suo corpo", nella consegna della propria vita (10,10).

Parlando del sacerdozio di Gesù nel percorso della storia del cristianesimo, si sa che esso non può consistere nei nuovi sacrifici. Il Cristo ha compiuto il sacrificio insuperabile e per questo rimane come colui che in modo definitivo ha realizzato la verità del sacerdozio.


Dopo di Lui, la funzione sacerdotale, può consistere solo nella:

1. partecipazione all'offerta di Gesù nel dono della propria vita;

2. rappresentazione e continua realizzazione del suo sacrificio.


Ambedue le caratteristiche le troviamo nel Nuovo Testamento. Il sacerdozio del Cristo si presenta come il punto culminante di ogni sacerdozio. Nonostante ciò, in riferimento alla sua offerta, l'Apocalisse parla già dei "re e dei sacerdoti " (hiereus) che seguono il loro Signore (1,5; 5,10; 20,6).

Nel periodo post-apostolico, la tematica del sacerdozio rimane attuale. Il motivo della sua attualità non sono le discussioni polemiche ma l'idea del perfezionamento cristiano della realtà salvifica dell'Antico Testamento. Il secondo motivo della continua ripresa della tematica rimane legato all'ambiente pagano della predicazione del vangelo, dove il titolo di sommo sacerdote aveva grande importanza.

Con la comprensione sempre più profonda della Coena Domini come azione sacrificale e della morte di Gesù come morte sacrificale, la presidenza dell'assemblea eucaristica diventava il compito, la funzione sacerdotale e il presbitero assumeva le caratteristiche del sacerdote.

Quando si parla del sacerdozio del popolo di Dio e quando ci si riferisce a un sacerdote che adempie una funzione, che esercita un ufficio, bisogna sempre partire dall'offerta della vita di Gesù Cristo.

Il "sacerdote" abbraccia i vari compiti, tra cui le funzioni di pastore e di maestro. Sappiamo che il compito del presbitero e del maestro rimangono sempre al servizio della comunicazione della vita. La molteplicità degli impegni quotidiani, tuttavia, non può offuscare ciò che rimane come " unico necessario " (Lc 10,42). Per questo il sacerdozio deve essere sempre considerato nella sua specificità impressagli da Cristo.


COMUNIONE DEL SACERDOTE

CON I CONFRATELLI



di Matthias N'Garteri Mayadi


La volontà di creare un clima di pace e di fraternità è un impegno al seguito di Gesù; i sacerdoti e i vescovi devono anzitutto promuovere la nascita e lo sviluppo di una vita fraterna tra di loro, a immagine di quella che caratterizzava i primi cristiani.

Da trent'anni la conferenza episcopale del Ciad e i preti diocesani si sono impegnati nella ricerca dei mezzi che potevano essere di aiuto per concretizzare questa strada verso una vita di fraternità nel sacerdozio.

Tra i mezzi, si può citare il direttorio di vita pastorale per i preti diocesani delle Chiese che dipendono dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, strumento indispensabile nelle mani del nostro clero. In esso si trova una saggia raccomandazione, utile per ogni ricerca di comunione fraterna e sacerdotale: è nell'unione attorno al vescovo che i preti possono vivere la "fraternità sacerdotale", fondamento e garanzia di un aiuto spirituale reciproco e dell'adempimento del ministero in una grande unità di intenti. Tale documento fonda e conferma quelli della conferenza episcopale: i preti vivono in comunità e lavorano in " équipes " pastorali.

Altro mezzo è stato la creazione di un'associazione, Incontro Sacerdotale e Religioso degli Africani (Resrat), ossatura sulla quale cerchiamo di sviluppare la nostra fraternità sacerdotale. In effetti, l'evangelizzazione non è mai un atto isolato e individuale, ma un'azione profondamente ecclesiale che si adempie in spirito di comunione.

Creata nel 1968, è diventata molto presto un luogo di reciproco aiuto spirituale, intellettuale e materiale; ha contribuito soprattutto a rafforzare lo spirito di fraternità, a favorire l'unione a Cristo dei membri, nonché a lottare insieme contro ciò che ostacola la fedeltà all'impegno per la sequela di Cristo.

Il numero dei preti diocesani del Ciad attualmente è di cinquanta. Non si possono più accogliere nell'associazione i seminaristi, ma in ogni diocesi l'azione della Resrat si prolunga tramite un incontro di una settimana di tutti i preti diocesani e dei seminaristi maggiori attorno al vescovo. Lo scopo è di vivere già la fraternità sacerdotale in vista di un progressivo inserimento nel presbiterio.

L'associazione ha portato ad alcune realizzazioni che dimostrano la sua importanza per la fraternità sacerdotale.

Mentre in Africa i vincoli di sangue, il clan, l'etnia, prevalgono nelle relazioni umane, la Resrat provoca a vivere l'unità e la fraternità nella diversità. Tale fraternità è condivisa con i religiosi e le religiose del Ciad.

Poi vi sono altre realizzazioni concrete che si prefiggono di far crescere nella serenità questa giovane Chiesa: soprattutto l'inculturazione. In materia di liturgia, la riflessione nel seno dell'associazione sui riti delle diverse culture da cui provengono i sacerdoti ha portato a concepire un rituale che armonizza a livello nazionale le nostre celebrazioni e facilita una migliore partecipazione. Lo studio delle realtà culturali che sono di ostacolo all'evangelizzazione ha permesso di tracciare una comune linea pastorale, per liberare i nostri fedeli dalla paura e dall'oscurantismo legati alla stregoneria, alla divinazione, alla comunicazione con i morti e alla superstizione, che costituiscono altrettanti seri ostacoli per una solida vita di fede. Una terza ricerca su una dimensione essenziale dell'uomo africano come quella dei doveri circa i defunti ha analizzato in profondità i riti funerari e della vedovanza per elaborare un corpo di rituali conformi alla fede cristiana.

La conferenza episcopale ha riconosciuto all'associazione un ruolo importante nella ricerca di una evangelizzazione che tenga conto di tutte le dimensioni dell'uomo nel Ciad. Il segretario generale dell'associazione gode cosi di voce consultiva nelle riunioni della Conferenza.

Da menzionare ancora, a favore della fraternità sacerdotale, l'incontro annuale di una settimana dei preti diocesani, per lo scambio di esperienze, per pregare insieme, per conoscersi meglio, e la formazione permanente che viene impartita ai giovani presbiteri, a seguito di tale sette giorni.


COMUNIONE DEL SACERDOTE CON LA CHIESA

E CON IL PROPRIO VESCOVO



di KeIvin Edward Felix


Nel 1958, dopo la morte del papa Pio XII, L'Osservatore Romano ha pubblicato un discorso preparato da Sua Santità e mai diffuso in precedenza. Quest'ultimo delle centinaia di discorsi scritti dal pontefice fu sul tema del sacerdozio. La sua testimonianza diceva che " questa dignità conferita da Dio dovrebbe essere come una dignità acquistata. Con umiltà i presbiteri dovrebbero essere educati ad avere un concetto della propria persona distinto e più apprezzato anche da quello che è comune per gli altri cristiani, anche per quelli costituiti in particolare dignità. La vita del presbitero non è più la sua ma è quella del Cristo. Lui non appartiene a se stesso, ad una famiglia, ad una cerchia di amici, o ad una specifica nazione. La carità universale è il respiro del sacerdote. I suoi pensieri, la volontà e i sentimenti non sono per se stesso, ma per Cristo, sua vita". [SM=g1740734]

Quasi vent'anni dopo un altro papa, Giovanni Paolo I, morì improvvisamente. Alcuni hanno detto che anche lui stesse leggendo un rapporto sul sacerdozio quando il Signore lo ha chiamato a sé.

Tutti e due gli eventi sottolineano l'importanza del sacerdozio nelle menti e nei cuori dei pontefici. Papa Giovanni XXIII, Paolo VI e il pontefice Giovanni Paolo II hanno lasciato preziosissimi tesori per la Chiesa con vari documenti sul sacerdozio (oggi Benedetto XVI ha indetto perfino un Anno Sacerdotale riportando in alto la figura di un grande Sacerdote e Parroco come san Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d'Ars, e nella recente visita a san Giovanni Rotondo, ha affidato a san Padre Pio, altro grande Sacerdote, l'intercessione per questo Giubileo).

La conferenza episcopale delle Antille esprime particolare gratitudine per tanta letteratura ispirata, per le encicliche, le esortazioni apostoliche, le catechesi sul sacerdozio del 1993, le lettere annuali in occasione del giovedì santo, i sinodi dei vescovi del 1971 e 1990, i documenti delle Congregazioni per il Clero e per l'Educazione Cattolica.

Dagli anni Cinquanta si è avviata nel mondo una nuova cultura, e in tanti luoghi il sacerdote è stato abbandonato dalla comunità per il calo della pratica da parte di molti. Cosi non pochi sacerdoti, a volte in buona fede, hanno sperimentato un approccio al mondo che ha dato dubbi risultati. Ne è conseguito un senso di scoraggiamento, l'abbandono o la svalutazione del sacro ministero e, soprattutto, il rilassamento riguardo al sacramento della riconciliazione sia come penitenti che come confessori.
(Vi invitiamo a leggere due esperienze diverse fra loro qui inserite:
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8782127&...
)


Non pochi, nell'ultimo trentennio, hanno abbandonato il ministero, e la Chiesa è stata colpita ripetutamente da scandali di sacerdoti che i mezzi di comunicazione non hanno mancato di ampliare.

Tutto ciò è causa di sofferenza per tanti fedeli laici e per moltissimi sacerdoti che, pur vivendo in ambienti ostili, perseverano con fedeltà.

Gesù ha scelto dodici apostoli e, fra questi, Simone lo zelota fu un rivoluzionario, Simon Pietro rinnegò pubblicamente per tre volte il Signore e Giuda lo tradì. Gli altri nel tempo più difficile scapparono, ma il Buon Pastore li ha cercati e, finalmente, undici si pentirono. Riflettere su questo è motivo di coraggio e di consolazione. Il Buon Pastore continua a cercare i lontani.

La soluzione per tanti problemi, rammenta Benedetto XVI, che ieri ha detto ai Vescovi del Brasile:
Amati Fratelli, come sapete, è compito del Vescovo stabilire i criteri fondamentali per la formazione dei seminaristi e dei presbiteri nella fedeltà alle norme universali della Chiesa: è in questo spirito che si devono sviluppare le riflessioni sul tema, oggetto dell'Assemblea Plenaria della vostra Conferenza Episcopale, svoltasi lo scorso aprile.
Certo di poter contare sul vostro zelo per quel che concerne la formazione sacerdotale, invito tutti i Vescovi, i loro sacerdoti e i seminaristi a riprodurre nella propria vita la carità di Cristo Sacerdote e Buon Pastore, come fece il santo Curato d'Ars
.

sta in una valutazione più rigorosa riguardo ai candidati al sacerdozio anche di fronte a situazioni di scarsità di clero. Rimane importantissima la preghiera, anzi una campagna di preghiera per la santificazione dei sacerdoti. Iniziamo, intanto, con la preghiera ad invicem
!



COMUNIONE DEL SACERDOTE CON LA CHIESA


di Henry E. Karlen

La dimensione teologica della comunione


In forza dell'ordinazione il sacerdote, in modo particolare, partecipa dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo.

Partecipe dell'ufficio di Cristo, capo e pastore della Chiesa, unito con il vescovo e soggetto a lui, il sacerdote riunisce i fedeli in una sola famiglia.

Il sacerdote è ordinato dalla Chiesa e per il servizio della Chiesa. Lui non appartiene solo a se stesso. Il suo accordo con il magistero e con la disciplina della Chiesa e tutte le funzioni liturgiche sono al servizio della comunione e dell'unità della Chiesa.

L'obbedienza e l'autorità sono intimamente congiunte e protese verso lo stesso fine: la comunione con la volontà salvifica di Dio.

In questo contesto, vorrei dire che il sacerdote è " al servizio della comunione ".

Il Santo Padre, nella Pastores dabo vobis, dice che il sacerdote è un servo della Chiesa come comunione, perché lui costruisce l'unità della comunità ecclesiale nell'armonia delle diverse vocazioni, carismi e servizi (cfr. n. 16).

Nel Catechismo della Chiesa cattolica, il sacramento dell'ordine è stato considerato, insieme col matrimonio, sotto il titolo dei sacramenti "al servizio della comunione" (1534).


La dimensione spirituale della comunione


Un aspetto importante per il servizio della comunione è il fatto che il sacerdote è "l'uomo della preghiera" nella comunità. Prego per loro (Gv 17,9), dice Gesù nell'ultima cena. L'identificazione del sacerdote con Cristo richiede di fare costantemente lo stesso, soprattutto durante il sacrificio eucaristico dove, in persona Christi, il sacerdote prega e deve offrire se stesso per la salvezza di tutti. L'eucaristia è il centro e il luogo di unità della comunità cristiana.

Allo stesso tempo la comunione del sacerdote con la Chiesa trova la sua espressione nella liturgia delle ore. Questa non è una preghiera privata. E’ la preghiera della Chiesa per innalzare la lode e il rendimento di grazie a Dio, chiedere il perdono dei peccati, implorare benedizione per il popolo di Dio.

Prendendo l'ufficio divino tra le mani, il sacerdote è il " Mosè " sulla montagna durante il tempo in cui il popolo combatte a valle. Senza dubbio, questo esprime la comunione del sacerdote con la Chiesa.

Naturalmente nella preghiera personale il sacerdote può visitare la comunità cristiana molte volte ogni giorno. La preghiera crea la comunione.

La preghiera sacerdotale per le intenzioni e le necessità della Chiesa universale rinforzano il legame dell'unità e della comunione del sacerdote con la Chiesa.


La dimensione affettiva della comunione


Una delle componenti che favoriscono la comunione è la carità pastorale: una mentalità di gentilezza e amicizia con la comunità ecclesiale. L'elemento umano, ovvero l'amore e la disponibilità per il popolo, è molto importante. L necessario il sentire cum Ecclesia!

Il sacerdote deve nutrire particolare affetto per il Santo Padre, per il vescovo e per i confratelli nel sacerdozio.

Sant'Ignazio di Loyola, spiegando il sentire cum Ecclesia, ha scritto che " non si può concepire una critica per la Chiesa perché essa è la madre. Non si può giudicare la Chiesa perché è la sposa di Cristo. La sposa di Cristo è la nostra santa madre Chiesa".

Fra Cristo e la Chiesa, la sua sposa, esiste una comunione inseparabile e continua.

La comunione del sacerdote con la Chiesa richiede la carità ecclesiale: amare cum Ecclesia. Colui che ama non critica, chi ama collabora con i confratelli sacerdoti, con il vescovo, con il papa, e con tutti i settori del popolo di Dio. L'amore è il legame dell'unità e della comunione. [SM=g1740734]


In conclusione vorrei dire che, in ragione del suo amore per la Chiesa, il sacerdote diventa un " sacramento ", un segno di Cristo sposo che ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei (Ef 5,23). [SM=g1740717] [SM=g1740720]

Quest'amore da parte del sacerdote per la comunità ecclesiale diventa fecondo e trova pienezza nella paternità spirituale.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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