Dt 13,7 “Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio di tua madre…”
Che bisogno c’era di specificare “figlio di…” se la parola fratello significava solo e soltanto fratello carnale?
Oggigiorno non sarebbe più necessario specificare “figlio di tuo padre o figlio di tua madre”, anche se con il divorzio (anti-biblico) il marito che si separa dalla moglie può avere altri figli con una seconda moglie, i figli di quello stesso padre si chiamano fratelli, senza specificare che sono solo figli dello stesso padre ma con madre diversa, ognuno di noi capisce che in effetti quelli sono fratelli carnali.
Se io devo indicare mio fratello di certo non preciso che anche lui è figlio di mio padre e di mia madre, dico soltanto “è mio fratello”, gli ebrei invece lo precisavano perché nel loro modo di esprimersi la parola “fratello” se non precisata poteva essere fraintesa, indicando nella maggior parte dei casi solo fratelli di fede, membri dello stesso clan, compaesani, compatrioti. Un ebreo per indicare un fratello di sangue aggiungeva sempre “figlio di mia madre, o di mio padre”.
Dt 27,22 “Maledetto chi si unisce con la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre! Tutto il popolo dirà: Amen.”
Oggi non si direbbe più “figlia di suo padre o figlia di sua madre” ma semplicemente “sua sorella”, anche qui si nota chiaramente che il modo di esprimersi di quei tempi non è uguale a quello dei nostri giorni. Se invece si tratterebbe di una cugina si scriverebbe solo quest’ultimo termine, anche se tra cugini ci si può sposare.
Gb 19,17 “Il mio fiato è ripugnante per mia moglie e faccio schifo ai figli di mia madre”
A Giobbe sarebbe bastato dire “faccio schifo ai miei fratelli”, invece usa il linguaggio di quei tempi, e specifica, “figli di mia madre”, perché se avrebbe detto “ai miei fratelli” i suoi contemporanei avrebbero sicuramente frainteso, cioè avrebbero potuto capire che quelle parole erano riferite anche ai suoi cugini, parenti o compaesani vari.
Sal 50,20 “Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre.”
Sal 69,9 “Sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre.”
Perché Davide ripete due volte la stessa cosa, estraneo e forestiero che in definitiva sono due sinonimi?
Nella prima parte delle frase se i suoi fratelli sarebbero stati i figli di sua madre che bisogno c’era di ripetere termini sinonimi “estraneo e forestiero”?
Usa i due sinonimi perché quando dice “i miei fratelli” non si riferisce ai fratelli carnali ma ai parenti, come anche ai suoi compatrioti, infatti quando si riferisce ai fratelli carnali usa il termine “figli di mia madre”
Quindi nella sua osservazione prima si rivolge ai parenti e ai compatrioti, poi si riferisce ai fratelli carnali, non è pensabile che Davide ripeta due volte la sua estraneità verso le stesse persone, infatti scrivendo in quel modo intende proprio distinguere i fratelli dai figli di sua madre (fratelli carnali).
Ct 1,6 “I figli di mia madre si sono sdegnati con me:”
Anche qui che bisogno c’era di dire “i figli di mia madre” poteva benissimo dire “i miei fratelli si sono sdegnati di me”, ma per dare un significato preciso alle sue parole, e non dare l’impressione che con il termine fratelli si riferisse anche ai cugini o ai compaesani, egli preferisce usare la frase “figli di mia madre” proprio per precisare il significato della sua frase.
Mt 20,20 “Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli..”
Qui vediamo una madre insieme con i suoi figli, che si avvicinò a Gesù per chiedergli qualcosa, come mai quando nella Bibbia si ripete una scena quasi identica, (Mt 12,46-50 e Mc 3,31) in cui c’è una madre che si avvicina a Gesù (ed è Maria), non viene detto “arrivò Maria la madre dei figli di Giuseppe, oppure arrivò Maria e gli altri suoi figli?”
Perché non viene mai detto ad esempio “mentre Gesù predicava arrivò Maria con gli altri suoi figli”?
Maria in realtà non ebbe altri figli, sono i fratelli protestanti che forzatamente glieli fanno spuntare, ma così facendo dimostrano solo una conoscenza biblica superficiale, non conoscendo affatto il linguaggio ebraico antico, né il greco.
Giudici, 8,18 “Poi disse a Zebach e a Zalmunna: «Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?». Quelli risposero: «Erano come te; ognuno di loro aveva l’aspetto di un figlio di re». Egli riprese: «Erano miei fratelli, figli di mia madre…”
Perché Gedeone specifica “figli di mia madre”?
Che bisogno c’era se la parola fratelli veniva usata solo per indicare i fratelli carnali?
Anche questo prova che gli ebrei potevano indicare con la frase “i miei fratelli” anche e soprattutto i parenti di primo grado e i compatrioti, altrimenti non c’era bisogno che specificassero “figli di mia madre”.
Cronache cap. 27 “Figli di Merari: Macli e Musi. Figli di Macli: Eleàzaro e Kis. Eleàzaro morì senza figli, avendo soltanto figlie; le sposarono i figli di Kis, loro fratelli.”
Eleazaro morì avendo soltanto figlie femmine, queste ultime si sposarono con i figli di Kis, quindi con il loro cugini di primo grado, perché Kis era fratello carnale.. di Eleàzaro. Anche qui si vede chiaramente che viene usata la parola “fratelli” per indicare i cugini.
2° CRONACHE CAP. 21 “Giòsafat si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con loro nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Ioram. I suoi fratelli, figli di Giòsafat, erano Azaria, Iechièl, Zaccaria, Azariau, Michele e Sefatia; tutti costoro erano figli di Giòsafat re di Israele”
Seguendo il nostro linguaggio moderno ed occidentale che bisogno c’era di specificare di chi erano figli i fratelli di Ioram?
Il profeta lo specifica perché i fratelli di Ioram potevano anche essere dei cugini, quindi sottolinea che i fratelli di Ioram erano figli di Giòsafat, quindi fratelli carnali di Ioram.
Nel nostro linguaggio moderno, non ci sarebbe bisogno di specificare, basterebbe solo usare il termine fratelli, ma come dimostrato nel linguaggio ebraico antico, c’era bisogno di specificare perché il termine fratello era un termine molto generico, con il quale si indicavano anche cugini, parenti, compaesani o compatrioti.
Gen 43,29 “Egli alzò gli occhi e guardò Beniamino, suo fratello, il figlio di sua madre…”
Perché il profeta specifica che Giuseppe vide Beniamino figlio di sua madre, poteva benissimo dire soltanto: “vide suo fratello Beniamino”, perché specifica “figlio di sua madre”?
Anche se Giuseppe e Beniamino erano figli di Rachele, (madre diversa rispetto agli altri fratelli carnali di Giuseppe) oggi col nostro linguaggio non occorre più specificare, si dice fratello avendo in comune lo stesso padre.
Perché per i parenti di Gesù non viene mai detto i suoi fratelli figli di sua madre, o figli di Maria?
Ovviamente perché Gesù non ebbe altri fratelli carnali!
Lev 18,9 “Non scoprirai la nudità di tua sorella, figlia di tuo padre o figlia di tua madre”
Anche qui non c’era bisogno di specificare, bastava dire solo “ non scoprirai la nudità di tua sorella”
Ma per gli ebrei si vede che era necessario specificare che si trattava di sorella carnale.
Nel nostro linguaggio odierno non usiamo più specificare, perché se dico ad esempio “io e mio fratello lavoriamo assieme” si capisce che mi riferisco al mio fratello carnale, anche persone che non mi conoscono leggendo queste righe capirebbero che mi riferisco al mio fratello carnale e non ad un mio cugino o parente oppure compaesano o tanto meno compatriota.
A quei tempi per gli ebrei invece era importante specificare che tipo di fratello o sorella fosse la persona indicata, perché altrimenti il significato poteva cambiare indicando altre persone non consanguinee.
Lev 20, 17 “Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei ed essa vede la nudità di lui, è un’infamia”
Ancora una volta il profeta sottolinea “sorella figlia di suo padre o figlia di sua madre” cioè sorella carnale.
Visto che gli ebrei potevano avere più mogli, si poteva specificare “figli della stessa madre”, ma il padre in ogni caso era lo stesso, eppure viene specificato anche “i miei fratelli figli di mio padre”, per scongiurare ogni ombra di dubbio sullo stretto legame carnale che univa i fratelli consanguinei.
Mt 3,32 «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre».
Luca 11, 27-28: “Mentre Gesù così parlava, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e gli disse.- " Beato il seno che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato! ". Ma egli disse. " Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica "”.
Qui verrebbe il sospetto che Gesù abbia addirittura rinnegato le persone più intime, perché da loro rinnegato, come appare in Gv 7,5. Non c’è dubbio che le parole di Gesù vogliono darci dei profondi insegnamenti. L’appartenenza a Lui non si basa su legami di sangue o di parentela.
La Chiesa non è fondata su rapporti ambientali, di razza, di classe o di cultura: essa è famiglia di Dio. Gli evangelisti sottolineano le ragioni opposte che suscita la persona di Gesù. Le folle lo cercano, i più intimi (parenti, paesani) lo ritengono quasi folle: essi non comprendono affatto la sua missione e vogliono distoglierlo facendolo ritornare in patria. Ancora più grave è l’ostilità dei dottori della religione ebraica; essi si persuadono che Gesù riceve il suo potere dal principe dei demoni, Belzebul (Mt 3,22).
Non c’è dubbio che nelle parole di Gesù è implicito un elogio per la sua madre che “serbava le sue parole… meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19-51) ed era “la serva del Signore che compiva tutta la Sua volontà” (Lc 1,38)
Gesù non manca di rispetto a sua madre, ma sottolinea la propria natura divina, e dice che lui è venuto ad annunciare la Parola di Dio, e chi lo segue entra in un rapporto intimo con lui, divenendo un tutt’uno con Lui e quindi con la Chiesa. Quindi Gesù va oltre i legami familiari terreni, Lui è il figlio di Dio, non un semplice figlio di donna; le parole di Gesù vanno capite in modo corretto.
Se un uomo politico mentre sta svolgendo un comizio viene avvertito che sono arrivati sua madre e i suoi parenti, e risponde dicendo “chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli” ovviamente intende disprezzare sia la madre che i fratelli o parenti, perché l’uomo politico è un semplice uomo, egli sta facendo un comizio politico, e quindi sta sottolineando la sua bravura personale, o la serietà del suo partito, ma ovviamente i suoi legami familiari rimangono umani normali e invariati, Gesù invece non era un semplice uomo, ma il Verbo fattosi uomo. Quindi per far meglio capire alle folle che lo ascoltavano chi in realtà Egli fosse, non perde occasione di rimarcare la sua superiorità infinita, la sua messianicità, il Figlio di Dio è fratello di chiunque segua la sua Parola, quindi non segue strettamente i legami carnali, ma va ben oltre, perché Lui diventa un tutt’uno con i credenti, Lui è la testa della Chiesa, i credenti sono il corpo della Chiesa, questo le folle dovevano capirlo, era giusto che Gesù facesse un distinguo tra i normali legami carnali e i legami spirituali attuati per mezzo di Lui.
Pace
Salvatore