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dal dialogo "MILITARI E CATTOLICESIMO"

Ultimo Aggiornamento: 12/09/2009 22:19
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12/09/2009 22:08
 
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Consiglia  Messaggio 1 di 14 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Raptor  (Messaggio originale)Inviato: 13/02/2004 22.22
                                  I MILITARI e il magistero della Chiesa
 
La DISTINZIONE FRA CESARE E DIO
 Il cristiano, ordinariamente, non deve scegliere fra Cesare e Dio ma deve dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio: La società civile non deve essere separata dalla Chiesa, le due società devono collaborare, ma ognuna è competente e autonoma nel suo settore.
La Chiesa indica i principi morali da seguire, la società civile cerca di tradurli in pratica attraverso il diritto positivo: questo tentativo di traduzione sarà sempre imperfetto e sempre perfettibile” perché non è possibile costruire il paradiso in terra.
La distinzione fra Cesare e Dio, fra società civile e  Chiesa è analoga alla distinzione che deve essere fatta fra l’anima e il corpo.
A chi deve obbedire un militare cristiano quando deve usare la forza per motivi di ordine pubblico nazionale o internazionale? Alla Chiesa o alle autorità civili?
1) Scegliere le indicazioni della Chiesa, per quanto riguarda la fede e la morale, è una scelta ovvia per un cattolico.
  Il problema è un altro: il magistero della Chiesa  è infallibile sui principi non sulla conoscenza dei fatti..
Faccio un esempio: il magistero della Chiesa ha sempre sostenuto che non si può uccidere un essere umano innocente e questo principio morale è immutabile. Nel passato, prima del 1620, la dottrina della Chiesa riteneva lecito l'aborto prima del novantesimo giorno perché la scienza aristotelica di allora  negava la presenza dell'anima razionale nel prodotto del concepimento prima dei 90 giorni.
  Infatti, prima dei 90 giorni, non c'era la visibilità morfologica e fisiologica delle strutture cerebrali e quindi si pensava che l'anima razionale subentrasse con la comparsa di tali strutture. Quando nacque la prima scienza embriologica, con l'opera del Fienus, l'aborto fu immediatamente riconosciuto delittuoso ad ogni stadio. I giudizi morali, dunque, possono cambiare non perché variano i principi ma perché si perfeziona la conoscenza dei fatti che vengono sottoposti al giudizio tramite quei principi che restano immutabili. La Chiesa non è dotata di infallibilità per quanto riguarda la conoscenza dei fatti.
 
2) Esempio:
 
Nel caso di un processo civile o penale la Chiesa raccomanda di attenersi ad alcuni principi morali generali ma l'inchiesta e il processo non sono competenza della Chiesa, sono competenza della polizia e dei giudici.
3) Esempio:
 Nel caso di un intervento chirurgico, la Chiesa raccomanda di attenersi ad alcuni principi morali generali         ( come per esempio quello di proporzionalità e quello di totalità detto anche di terapeuticità ) ma la decisione sulla necessità di un intervento chirurgico spetta al chirurgo e non alla Chiesa.
  La Chiesa ritiene moralmente lecito interrompere le tecniche rianimative ed espiantare gli organi per donarli ma solo quando la persona è morta. Tuttavia la determinazione del momento della morte non è di pertinenza della fede e della morale ma della scienza medica. Attualmente la Chiesa accetta le conclusioni della scienza medica di oggi nel determinare il momento della morte e la scienza dice che l'individuo è morto quando si ha la morte cerebrale totale. In futuro la liceità della cessazione delle cure e la liceità dell'espianto degli organi potrebbe variare con il variare delle conoscenze scientifiche sul fenomeno della morte e sulla determinazione del momento della morte. Si tratta della distinzione dei poteri e delle competenze, della distinzione, in senso lato, fra Cesare e Dio. Il cristiano, ordinariamente, non deve scegliere fra Cesare e Dio ma deve dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio
    Il Papa, per esempio, può certamente esortare i medici a fare di tutto per salvare la vita del malato senza ricorrere all'intervento chirurgico ma decidere sulla necessità di tale intervento spetta, in ultima analisi, ai competenti del settore e non al Papa.

4)  Lo stesso problema si ripete nelle questioni di ordine pubblico nazionale o internazionale quando le autorità competenti devono decidere sull'uso della forza.
  Questo principio era già chiaro anche per i primi cristiani che non erano affatto pacifisti e ubbidivano alle autorità civili.
Il Pontificio istituto di Archeologia Cristiana lavora da oltre settanta anni al progetto ICUR ( inscriptiones cristianae urbis Romae ), cioè alla catalogazione delle oltre trentamila epigrafi paleocristiane presenti a Roma.
  Le epigrafi romane ( che citano sesso, età e professione dei primi cristiani ) mostrano che nel III° secolo, cioè prima del riconoscimento del cristianesimo fatto da Costantino, numerosi cristiani, non solo erano militari ma tra i militari cristiani erano particolarmente numerosi i pretoriani, cioè la guardia imperiale, il corpo d'élite cui accedevano solo coloro che si erano distinti nel servizio legionario. Questi studi hanno messo in crisi parecchi luoghi comuni sul cristianesimo delle origini, come quello propagandato dalla filmografia holliwoodiana che ha sempre presentato la comunità cristiana come una comunità pacifista ante-litteram. La storia dimostra che non c'era nessuna incompatibilità fra cristianesimo, vita militare e rispetto dell'autorità.
  Di incompatibilità si cominciò a parlare solo verso la fine del secondo secolo con l'eresia montanista e la persecuzione di Marco Aurelio nacque soprattutto dalla confusione che l'imperatore fece tra i cristiani e i montanisti, che erano ribelli nei confronti dell'autorità civile e del servizio militare.
  La persecuzione dei cristiani, come quella attuata da Nerone, si verifica quando l'imperatore abbandona la tradizione giulio-claudia per un potere teocratico di tipo orientale: i cristiani furono perseguitati insieme agli stoici della classe dirigente romana.
  Non c'è alcun pregiudizio dei primi cristiani verso l'autorità e il servizio militare: i cristiani rifiutano soltanto di rendere un culto religioso all'imperatore. Infatti, ad alcuni militari che lo interrogano su come devono comportarsi, Giovanni il Battista dice loro di comportarsi giustamente e aggiunge:-siate contenti della vostra paga - ( Lc 3,14 ). La fede del centurione di Cafarnao, alto ufficiale militare, capo di una Centuria ( cfr Mt 8,5-13) e la conversione del centurione Cornelio ( At 10,1-48), confermano che non esiste un'inconciliabilità di fondo fra cristianesimo, vita militare e rispetto dell'autorità. L'apostolo Paolo, nella lettera ai romani, raccomanda ai cristiani di essere sottomessi alle autorità  costituite le quali portano la spada perché sono al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male ( cfr Rm,13, 1-7).
  Già prima di Nerone e di Domiziano, l'espressione più viva di questa opposizione al culto imperiale si trova in un famoso discorso dell'imperatore Tiberio che respinge l'offerta di un tempio:- Io, o senatori, attesto di fronte a voi e voglio che i posteri ricordino, che sono un mortale e svolgo le funzioni di un mortale e mi basta adempiere il dovere di principe.-
  Dopo l'esperienza teocratica di Domiziano, l'opposizione alla divinizzazione dell'imperatore e al culto imperiale torna d'attualità con Traiano: la divinizzazione dell'Imperatore è condannata come un sacrilegio verso gli dei e come un atto di tirannia verso gli uomini ( CFR Marta Sordi,  i Cristiani e L'Impero Romano, Jaka Book, Milano 1986 ).
  Quindi i primi cristiani si comportano secondo la regola del dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
 Solo in casi straordinari, quando l'autorità civile pretende di imporre un'azione che contrasta contro un comandamento di Dio, allora e solo allora il cristiano ubbidisce a Dio piuttosto che agli uomini
  La Chiesa insegna che la guerra non è mai il mezzo idoneo per risolvere le questioni della giustizia perché nella guerra non sempre vince chi è nel giusto, ammesso che sia facile capire chi è nel giusto, dato che ogni contendente giustifica sempre molto bene le proprie ragioni.
  Tuttavia, la Chiesa insegna  che,  fino a quando - non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci,  una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima   difesa - ( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.79 ). Ma anche quando esisterà una vera autorità internazionale, la Chiesa ricorda che sarà sempre necessario un esercito internazionale in grado di far rispettare le decisioni del tribunale stesso con l'uso lecito della forza : - gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo- ( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.78) .
  Per questo coloro che - esercitano la loro professione nelle file dell'esercito, si considerino anch'essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch'essi veramente alla stabilità della pace - ( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.79 ): - la pace , infatti, non è la semplice assenza della guerra (...) ma viene con tutta esattezza definita "opera della giustizia" (Is 32,7)- ( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.78 ) .
  Giovanni Paolo II insegna che - il nucleo stesso della vocazione militare non è altro che la difesa del bene, della verità e soprattutto di quelli che sono aggrediti ingiustamente. (...) Questa difesa può portare con sé anche la morte o il danno dell'aggressore, ma egli è colpevole in questo caso - ( Giovanni Paolo II, L'Osservatore Romano 3/4-4-1989 ).
 
Come deve comportarsi un militare cristiano?
 Il Santo Padre è  il Vicario di Cristo, il padre spirituale di tutti i popoli e di tutti gli uomini ed egli sarà sempre contrario all'antica schiavitù della guerra tra i figli di Adamo ed Eva, egli cercherà sempre di fare ogni sforzo per invitare gli uomini e i popoli al dialogo, in modo che possano risolvere pacificamente e secondo giustizia i loro problemi: il Papa non si stanca di ripetere che - non c'è pace senza giustizia e non c'è giustizia senza perdono -.
  Bisogna, tuttavia, distinguere l'amore che il Papa manifesta per tutti gli uomini e i suoi giusti  timori per le conseguenze di una guerra, dalla condanna di un intervento armato  considerato assolutamente illecito dal punto di vista morale: condanna che obbligherebbe ogni cristiano che porta la divisa all'obiezione di coscienza.
  Come deve regolarsi un militare di fronte all'appello di guerra da parte delle autorità costituite quando la Chiesa non obbliga il militare cristiano alla disobbedienza civile? I moralisti cattolici hanno formulato delle norme molto chiare:-  l'individuo, benché dubiti della natura morale di una determinata guerra, può senza violare la coscienza, parteciparvi, perché si deve sempre presumere in simile caso che l'autorità competente è la sola che in via normale possegga i dati e le informazioni per giudicare se sia giusta o no la guerra ( anche il Catechismo della Chiesa cattolica dice che la valutazione delle condizioni di legittimità spetta alle autorità civili competenti, cfr n.2308 ). D'altronde il bene comune che urge difendere verrebbe compromesso se ogni singolo dovesse, prima di ubbidire all'appello di guerra, esaminare un problema così complicato e scabroso, qual è quello della moralità di un dato ricorso alle armi. (...) Il soldato non è obbligato a ricerche ed inchieste lunghe e meticolose, egli è come il ministro del giudice. Il ministro del giudice - può dare esecuzione al verdetto del tribunale, senza che ne debba fare un esame, purché non sia  assolutamente certo dell'ingiustizia della sentenza. (...)  Se mai si desse il caso, in cui sia evidente l'ingiustizia di una guerra, allora la norma dell'individo è quella degli apostoli:" ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini" ( Act. 5,29 )
  Qui evidentemente si tratta di casi astratti o, se si vuole, assolutamente eccezionali; giacché generalmente le motivazioni della guerra espresse dal potere pubblico appaiono ben giustificate - (  Angelo Brucculeri S.J., Moralità della guerra, La Civiltà Cattolica, pp.68-69, Roma 1953 ).
  Può un militare uccidere persone innocenti nel corso di una guerra? Il militare  non può mai uccidere volontariamente persone innocenti neppure durante un conflitto bellico: l'uccisione deliberata di un innocente, voluta come fine o come mezzo, costituisce un peccato grave. Nessuna circostanza, nessuna finalità può rendere lecita l'uccisione di un innocente. Diverso è il caso del militare che, nel corso di un'operazione bellica, provoca indirettamente la morte di persone innocenti: morte non voluta né come fine né come mezzo, ma solo concausata dall'intervento militare contro l'ingiusto aggressore e nonostante si sia  doverosamente adoperato ogni mezzo per evitare che civili innocenti restassero coinvolti nel conflitto. La Chiesa ricorda - la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati- ( Catechismo della Chiesa Cattolica n.2312 ) , - si devono rispettare e trattare con umanità i non-combattenti, i soldati feriti e i prigionieri- ( Catechismo della Chiesa Cattolica n.2313 ), le armi di distruzione di massa sono un crimine contro Dio e contro la stessa umanità ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.2314 ), - si è moralmente in obbligo di far resistenza agli ordini che comandano un "genocidio"- ( Catechismo della Chiesa Cattolica n.2313 ).
 
( Bruto Maria Bruti)
 
 
 
 

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Consiglia  Messaggio 2 di 14 nella discussione 
Da: Soprannome MSNTGfonteInviato: 16/02/2004 14.08

Dopo un po di assenza, dando un’occhiata ai forum, mi ha colpito quello contenente l’articolo di Bruto Maria Bruti, interesse dovuto alla questione che reputo importante per chiunque dica di essere un seguace di Gesù Cristo, per la sua attualità e per la mia storia personale, ho dovuto scontare, lietamente, una pena detentiva in un carcere militare comminatami da un tribunale militare per non aver voluto indossare la divisa.

Per questo, nonostante lo scarso tempo a mia disposizione, inserisco un mio commento.

Nell’articolo citato si afferma: "
La storia dimostra che non c'era nessuna incompatibilità fra cristianesimo, vita militare e rispetto dell'autorità."

"Il comportamento dei cristiani era molto diverso da quello dei romani. . . . Poiché Cristo aveva predicato la pace, essi rifiutavano di fare il soldato". (N. Platt e M. J. Drummond, Our World Through the Ages) E nel libro Declino e caduta dell'impero romano, Edward Gibbon afferma: "[I primi cristiani] rifiutavano di prendere parte attiva all'amministrazione civile o alla difesa militare dell'impero. . . . Per un cristiano era impossibile, senza venir meno a un più sacro dovere, assumere il ruolo di soldato" Trad. di M. Lo Buono, Mondadori, Milano, 1986, p. 214

The Rise of Christianity E. W. Barnes dice: "Un'attenta rassegna di tutte le informazioni disponibili mostra che, fino al tempo di Marco Aurelio [imperatore dal 161 al 180 E.V.], nessun cristiano faceva il soldato; e nessun soldato, divenuto cristiano, rimaneva nell'esercito".

Il prof. Cecil J. Cadoux scrive: "Almeno fino al tempo di Marco Aurelio [161-180 E.V.], nessun cristiano avrebbe fatto il soldato dopo il battesimo". - The Early Church and the World.

Lo storico Arnold Toynbee cita il caso di Massimiliano, martire del III secolo che, minacciato di morte da un proconsole romano per essersi rifiutato di arruolarsi nell'esercito, disse: "Non presterò servizio. Tu puoi farmi tagliar la testa, ma io non servirò il potere in questo mondo: dopo, servirò il mio Dio". (A. Toynbee, Storia e religione, trad. di L. Fenghi, Rizzoli, 1984, p. 115

"Noi che eravamo pieni di guerre, assassinii e di ogni malvagità, in ogni angolo della terra abbiamo trasformato ciascuno i propri strumenti di guerra, le spade in aratri, le lance in attrezzi per coltivare, e coltiviamo la pietà, la giustizia, l'amore per il prossimo, la fede, la speranza che ci viene dal Padre stesso per mezzo del crocifisso". - Giustino Martire (II secolo E.V.), Dialogo con Trifone, 110, 3, Edizioni Paoline, 1988, trad. di Giuseppe Visonà, p. 320.

"Origene [che visse nel II e III secolo dell'èra volgare] . . . osserva che 'la Chiesa cristiana non può impegnarsi nella guerra contro alcuna nazione. Essi hanno appreso dal loro Condottiero che sono figli di pace'. In quel periodo molti cristiani furono martirizzati perché avevano rifiutato il servizio militare". - Treasury of the Christian World.59

"I primi padri della chiesa, fra cui Tertulliano e Origene, sostenevano che ai cristiani era vietato uccidere un essere umano, principio che impediva loro di far parte dell'esercito romano". (The Encyclopedia of Religion, a cura di Mircea Eliade) "Molti cristiani, . . . sotto gli imperatori pagani, avevano degli scrupoli religiosi per quanto riguarda il servizio militare, e rifiutavano categoricamente di impugnare le armi oppure disertavano. Il Sinodo [di Arles, tenuto nel 314 E.V.], in considerazione dei cambiamenti introdotti da Costantino, sancì per i cristiani l'obbligo di fare la guerra, . . . perché la Chiesa è in pace sotto un principe amichevole con i cristiani". (C. J. Hefele, A History of the Christian Councils)


L’insegnamento bibblico al riguardo è molto chiaro. (i riferimenti sono dalla TILC e dalla CEI ed. 1997)

Giovanni 13:34 "Vi do un un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri."

Matteo 5:43-46 "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. "Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinchè siate figli del Padre vostro che è nei cieli: egli infatti fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non amano così anche i pubblicani?

1 Giovanni 3:11,15,18 "Poiché questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri…Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna dimorante in se stesso… Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità."

Matteo 22:39 "Il secondo e poi simile al primo: Amerai il tuo prossimo come te stesso"

1 Giovanni 4:20,21 "Se uno dice ‘Io amo Dio’, e odia il suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello."

Isaia 2:2 Alla fine il monte dove sorge il tempio del Signore sarà il più alto di tutti e dominerà i colli. Tutti i popoli si raduneranno ai suoi piedi e diranno: 3 «Saliamo sul monte del Signore, andiamo al tempio del Dio d'Israele. Egli c'insegnerà quel che dobbiamo fare; noi impareremo come comportarci». Gli insegnamenti del Signore vengono da Gerusalemme; da Sion parla al suo popolo. 4 Egli sarà il giudice delle genti, e l'arbitro dei popoli. Trasformeranno le loro spade in aratri e le lance in falci. Le nazioni non saranno più in lotta tra loro e cesseranno di prepararsi alla guerra.

Matteo 26:52 Ma Gesù gli disse: «Rimetti la spada al suo posto! Perché tutti quelli che usano la spada moriranno colpiti dalla spada.

Giovanni 18:36 "Rispose Gesù ‘Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù."

Giovanni 17:14,16 " Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non del mondo, come io non sono del mondo… Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo."

(Che differenza con il plurisecolare atteggiamento della Chiesa Cattolica e dei Papi, i cosiddetti Vicari di Cristo, di difesa del loro regno mondano, difesa che ha comportato lo spargimento del sangue di migliaia di suoi servitori e di migliaia di altre persone!)

Romani 12:18 Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti.

Romani 14:19 Cerchiamo quindi quel che contribuisce alla pace e all'aiuto reciproco.

2 Corinti 10:3,4 "In realtà, noi viviamo nella carne ma non combattiamo secondo criteri umani. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti e ogni arroganza che si leva contro la conoscenza di Dio, e sottomendo ogni intelligenza all’obbedienza di Cristo."

Ebrei 12:14 "Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore

segue


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Consiglia  Messaggio 3 di 14 nella discussione 
Da: Soprannome MSNTGfonteInviato: 16/02/2004 14.12

"Bisogna, tuttavia, distinguere l'amore che il Papa manifesta per tutti gli uomini e i suoi giusti timori per le conseguenze di una guerra, dalla condanna di un intervento armato considerato assolutamente illecito dal punto di vista morale: condanna che obbligherebbe ogni cristiano che porta la divisa all'obiezione di coscienza.

Se mai si desse il caso, in cui sia evidente l'ingiustizia di una guerra, allora la norma dell'individo è quella degli apostoli:" ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini" ( Act. 5,29 )
Qui evidentemente si tratta di casi astratti o, se si vuole, assolutamente eccezionali; giacché generalmente le motivazioni della guerra espresse dal potere pubblico appaiono ben giustificate - ( Angelo Brucculeri S.J., Moralità della guerra, La Civiltà Cattolica, pp.68-69, Roma 1953 )."

Casi astratti?

Le guerre naziste non erano evidentemente ingiuste?

Quando il battezzato cattolico Hitler, alleandosi con l’Unione Sovietica, attaccò la cattolicissima Polonia non era evidentemente una guerra di aggressione?

Il 17 settembre 1939, oltre due settimane dopo che la Germania aveva invaso la Polonia, i vescovi tedeschi pubblicarono congiuntamente una lettera pastorale in cui dicevano: "In questa ora decisiva ammoniamo tutti i soldati cattolici di fare il loro dovere in ubbidienza al Führer e d'essere pronti a sacrificare tutta la loro individualità. Invitiamo i fedeli a partecipare alle ardenti preghiere che la Divina Provvidenza dell'Iddio Onnipotente conduca questa guerra al felice successo e alla pace per la nostra patria e la nostra nazione"

Il clero cattolico tedesco non era nuovo a questi appelli, l'arcivescovo di Colonia, in Germania, disse quanto segue ai soldati tedeschi della prima guerra mondiale:

"Diletto popolo della nostra Madre Patria, Dio è con noi in questa lotta per la giustizia in cui siamo stati trascinati contro il nostro volere. In nome di Dio vi comandiamo di combattere fino all'ultima goccia del vostro sangue per l'onore e la gloria del paese. Nella sua sapienza e rettitudine, Dio sa che siamo dalla parte della giustizia e ci darà la vittoria"

Lo storico cattolico E. I. Watkin scrisse:

"Per quanto l'ammissione sia penosa, non possiamo nell'interesse di una falsa edificazione o di una disonesta lealtà negare o trascurare il fatto storico che i Vescovi hanno coerentemente sostenuto tutte le guerre combattute dal governo del loro paese. Non so infatti di un solo caso in cui una gerarchia nazionale abbia condannato come ingiusta una guerra qualsiasi . . . Qualunque sia la teoria ufficiale, in pratica 'il mio paese ha sempre ragione' è stata la massima seguìta in tempo di guerra dai Vescovi cattolici. . . . quando si trattava di nazionalismo belligerante hanno parlato come portavoce di Cesare"

Cattolici contro cattolici, non solo soldati cattolici contro altri soldati cattolici, ma anche contro civili cattolici di entrambe le parti.

Dov’era l’amore che avrebbe contraddistinto i veri crististiani?

Dov’era l’unità?

"Sappiamo ancora pochissimo sulla sorte degli obiettori di coscienza della seconda guerra mondiale; finora si sa solo quanto segue: tra i luterani, Hermann Stöhr e Martin Gauger rifiutarono irremovibilmente di compiere il servizio militare . . . Si possono menzionare sette nomi di cattolici . . . I mennoniti tedeschi, pacifisti per tradizione, non scelsero di 'esercitare il principio della non difesa' durante il Terzo Reich, in base a una decisione presa il 10 gennaio 1938 da una riunione di anziani e ministri religiosi. Si sa di due quaccheri in Germania che rifiutarono di prestare servizio militare. . . . Si possono citare sette appartenenti agli Avventisti del Settimo Giorno che rifiutarono di pronunciare il giuramento di fedeltà . . . e furono messi a morte. I testimoni di Geova (Studenti Biblici) lamentarono il maggior numero di vittime. Nel 1939, nel 'Grande Reich Tedesco', c'erano circa 20.000 aderenti a questa . . . organizzazione religiosa. Si calcola che solo in Germania circa 6.000-7.000 testimoni di Geova rifiutarono di compiere il servizio militare durante la seconda guerra mondiale. La Gestapo e le SS prestarono quindi speciale attenzione a questo gruppo". - "Sterben für den Frieden" (Morire per la pace) di Eberhard Röhm, pubblicato nel 1985.


si è moralmente in obbligo di far resistenza agli ordini che comandano un "genocidio"- ( Catechismo della Chiesa Cattolica n.2313 )

2313 Si devono rispettare e trattare con umanità i non-combattenti, i soldati feriti e i prigionieri.

Le azioni manifestamente contrarie al diritto delle genti e ai suoi principi universali, non diversamente dalle disposizioni che le impongono, sono crimini. Non basta un'obbedienza cieca a scusare coloro che vi si sottomettono. Così lo sterminio di un popolo, di una nazione o di una minoranza etnica deve essere condannato come peccato mortale. Si è moralmente in obbligo di far resistenza agli ordini che comandano un « genocidio ».

2326 Lo scandalo costituisce una colpa grave quando chi lo provoca con azione o con omissione deliberatamente spinge altri a peccare gravemente.

1868 Il peccato è un atto personale. Inoltre, abbiamo una responsabilità nei peccati commessi dagli altri, quando vi cooperiamo:

- prendendovi parte direttamente e volontariamente;

- comandandoli, consigliandoli, lodandoli o approvandoli;

- non denunciandoli o non impedendoli, quando si è tenuti a farlo;

- proteggendo coloro che commettono il male.

Dato che l’olocausto era già noto alla Chiesa Cattolica durante il suo svolgimento, quando e come la Chiesa

Cattolica lo ha condannato e ha invitato i suoi fedeli, particolarmente i tedeschi, sia civili che militari, a far resistenza a chi gli ordinava di parteciparvi?

Quando e come ha additato gli autori degli ordini di genocidio come colpevoli di peccato mortale?

Perché mentre nel dopoguerra ha scomunicato i comunisti ciò non è stato fatto per i nazisti?

Perché ha protetto dopo la guerra molti criminali di guerra nazisti aiutandoli a fuggire?

le armi di distruzione di massa sono un crimine contro Dio e contro la stessa umanità ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.2314)

Il cappellano cattolico degli aviatori che nel 1945 sganciarono le bombe atomiche sul Giappone recentemente ha detto: "Negli scorsi 1.700 anni la chiesa ha reso rispettabile la guerra. Ha fatto credere alla gente che sia un'onesta professione cristiana. Non è vero. Ci hanno fatto il lavaggio del cervello. . . . Il vangelo della guerra giusta è un vangelo che Gesù non ha mai insegnato. . . . Niente nella vita e negli insegnamenti di Gesù fa pensare che, se non è legittimo ridurre in cenere la gente in un conflitto nucleare, sia invece legittimo ridurre in cenere la gente con bombe al napalm o col lanciafiamme".



Un giornale cattolico di Londra ha dichiarato: "I primi cristiani . . . presero alla lettera le parole di Gesù e si rifiutarono di prestare servizio nell'esercito romano, anche se per questo venivano condannati a morte. L'intera storia non sarebbe stata forse diversa se la Chiesa si fosse attenuta alle sue posizioni originali? . . . Se le chiese odierne potessero condannare congiuntamente la guerra . . . , obbligando così in coscienza tutti i loro fedeli a essere, come lo erano i primi cristiani, obiettori di coscienza, sarebbe veramente possibile garantire la pace. Ma sappiamo che questo non accadrà mai". - Catholic Herald.

Concludo con le parole di 1 Giovanni 3:18 "…non amiamo a parolema con i fatti..."


TGfonte


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Consiglia  Messaggio 4 di 14 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 17/02/2004 10.55
Risposta A TG fonte


L'interpretazione "pacifista" delle frasi evangeliche è in contrasto con la
dottrina della Chiesa Cattolica e mette Cristo in contrasto con se stesso
1) Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n. 78 ( la natura della pace)
2) Concilio Vaticano II, Gaudium et spes n.79 ( sui militari cristiani )
 L'apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, dice :- Vuoi non avere da temere
l'autorità? Fa il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per
il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la
spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il
male -. ( Rm 13,3 - 4 ).
Nostro Signore, che ha raccomandato di non opporsi al malvagio e di porgere
l'altra guancia, in realtà, non si è comportato secondo la lettera di tale
insegnamento. A Gerusalemme, dopo aver fatto una sferza, percosse i mercanti
che si trovavano nel tempio ( cfr Gv 2,14 - 15 ).

Giovanni il Battista dice ai militari di comportarsi giustamente e
aggiunge:-siate contenti della vostra paga - ( Lc 3,14 ). La fede del
centurione di Cafarnao, alto ufficiale militare, capo di una Centuria ( cfr
Mt 8,5-13) e la conversione del centurione Cornelio ( At 10,1-48),
confermano che non esiste un'inconciliabilità di fondo fra cristianesimo,
vita militare e rispetto dell'autorità.  Molti sono i santi militari : San
Martino di Tours, San Giorgio, Santa Giovanna d'Arco. Il beato Giovanni XXII
è stato cappellano militare.

Tertulliano è morto eretico in quanto aderì all'eresia montanista che
rifiutava l'autorità civile e considerava sempre peccato il servizio
militare: la persecuzione di Marco Aurelio nacque soprattutto dalla
confusione che l'imperatore fece tra i cristiani e i montanisti, che erano
ribelli nei confronti dell'autorità civile e del servizio militare.

Ripeto: Il Pontificio istituto di Archeologia Cristiana lavora da oltre
settanta anni al progetto ICUR ( inscriptiones cristianae urbis Romae ),
cioè alla catalogazione delle oltre trentamila epigrafi paleocristiane
presenti a Roma.
  Le epigrafi romane ( che citano sesso, età e professione dei primi
cristiani ) mostrano che nel III° secolo, cioè prima del riconoscimento del
cristianesimo fatto da Costantino, numerosi cristiani, non solo erano
militari ma tra i militari cristiani erano particolarmente numerosi i
pretoriani, cioè la guardia imperiale, il corpo d'élite cui accedevano solo
coloro che si erano distinti nel servizio legionario. Questi studi hanno
messo in crisi parecchi luoghi comuni sul cristianesimo delle origini, come
quello propagandato dalla filmografia holliwoodiana che ha sempre presentato
la comunità cristiana come una comunità pacifista ante-litteram. La storia
dimostra che non c'era nessuna incompatibilità fra cristianesimo, vita
militare e rispetto dell'autorità. La persecuzione dei cristiani, come
quella attuata da Nerone, si verifica quando l'imperatore abbandona la
tradizione giulio-claudia per un potere teocratico di tipo orientale: i
cristiani furono perseguitati insieme agli stoici della classe dirigente
romana perché entrambi si rifiutavano di tributare un culto all'imperatore,
cioè di adorarlo come un Dio.

Per concludere una citazione della PACE secondo San FRANCESCO:

La Pace secondo San Francesco

San Francesco si reca dal sultano Malik al-Kamil per invitare alla pace i
mussulmani che uccidono i pellegrini cristiani e hanno conquistato con la
violenza le terre, un tempo cristiane, del medio oriente e del nord Africa
molto prima che nascessero le crociate.
  Prima delle guerre di conquista mussulmane, vi erano più cristiani in
Africa e in Asia che in Europa. L'imperialismo mussulmano, anche nelle sue
forme più moderate, nega al cristiano il bene più prezioso: il
diritto-dovere di annunciare il Vangelo.
  Francesco, per fermare la guerra, propone un giudizio di Dio: egli,
Francesco, e un mussulmano sarebbero entrati dentro il fuoco, l'uno
invocando Cristo, l'altro Maometto e Allah.
  Di fronte al rifiuto e all'ostinazione del sultano, che cerca di fare leva
sull'interpretazione pacifista del -porgere l'altra guancia -, per disarmare
i crociati, San Francesco dice:- mi sembra che voi non abbiate letto tutto
il Vangelo. Altrove, infatti, è detto: se il tuo occhio ti è occasione di
scandalo, cavalo e gettalo lontano da te. E, con questo, Gesù ha voluto
insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a
noi caro come la pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti ad
allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e
dall'amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo
giustizia quando invadono le vostre terre e vi combattono-
(cfr Vittorio Messori, Pensare la storia, una lettura cattolica
dell'avventura umana, prefazione del cardinale Giacomo Biffi, ed. Paoline,
Cinisello Baklsamo ( Milano ) 1992, pp.166-167)

Per quanto riguarda il dovere dei militari e delle forze dell'ordine in
genere.
Ripeto:
Come deve regolarsi un militare di fronte all'appello di guerra da parte
delle autorità costituite quando la Chiesa non obbliga il militare cristiano
alla disobbedienza civile? I moralisti cattolici hanno formulato delle norme
molto chiare:-  l'individuo, benché dubiti della natura morale di una
determinata guerra, può senza violare la coscienza, parteciparvi, perché si
deve sempre presumere in simile caso che l'autorità competente è la sola che
in via normale possegga i dati e le informazioni per giudicare se sia giusta
o no la guerra ( anche il Catechismo della Chiesa cattolica dice che la
valutazione delle condizioni di legittimità spetta alle autorità civili
competenti, cfr n.2308 ). D'altronde il bene comune che urge difendere
verrebbe compromesso se ogni singolo dovesse, prima di ubbidire all'appello
di guerra, esaminare un problema così complicato e scabroso, qual è quello
della moralità di un dato ricorso alle armi. (...) Il soldato non è
obbligato a ricerche ed inchieste lunghe e meticolose, egli è come il
ministro del giudice. Il ministro del giudice - può dare esecuzione al
verdetto del tribunale, senza che ne debba fare un esame, purché non sia
assolutamente certo dell'ingiustizia della sentenza. (...)  Se mai si desse
il caso, in cui sia evidente l'ingiustizia di una guerra, allora la norma
dell'individo è quella degli apostoli:" ubbidire a Dio piuttosto che agli
uomini" ( Act. 5,29 )
  Qui evidentemente si tratta di casi astratti o, se si vuole, assolutamente
eccezionali; giacché generalmente le motivazioni della guerra espresse dal
potere pubblico appaiono ben giustificate - (  Angelo Brucculeri S.J.,
Moralità della guerra, La Civiltà Cattolica, pp.68-69, Roma 1953 ).

Anche la Germania, formalmente, giustificava la sua entrata in guerra come
guerra difensiva
1) Per l'intervento in Cecoslovacchia adduceva come  motivazione "ufficiale"
l'oppressione della minoranza etnica dei sudeti tedeschi: furono prodotti
documenti sulle atrocità subite dai sudeti. La Germania chiedeva un
pebiscito per l'autonomia dei sudeti che la Cecoslovacchia non concedeva.
2) Per l'intervento in Polonia. Premessa sintetica: la Polonia voleva come
accesso al mare Danzica,  che era un territorio tedesco: in conseguenza
delle richieste polacche, a Versailles, fu creato il territorio libero di
Danzica sotto il controllo della Società delle Nazioni. Non occorreva molta
lungimiranza per prevedere contrasti futuri con la Germania.
Approfittando della guerra civile russa, l'esercito polacco avanzò fin a
Kiev. In seguito l'armata rossa contrattaccò giungendo fin quasi a Varsavia.
La Francia intervenne per respingere i russi oltre il Niemen.Il successivo
trattato di Riga permise alla Polonia di conservare 150 chilometri di
territorio che era stato Russo da secoli: anche in questo caso non era
difficile prevedere futuri contrasti con la Russia.
 La società delle nazioni aveva, poi, deciso di affidare il futuro dell'alta
Slesia a un plebiscito: il 60% degli abitanti era favorevole alla Germania.
La Polonia risolse il problema con le armi e occupò la maggior parte dei
distretti carboniferi della Slesia. Da queste situazioni la Germania addusse
motivazioni ufficiali per pretendere la riannessione al suo territorio di
Danzica.Come si può vedere, anche per un esperto, in assenza di un tribunale
internazionale è difficile districarsi in questo ginepraio.
IL PROBLEMA PIU' GRANDE E' UN ALTRO.
La Chiesa Cattolica invita i belligeranti a trattare, a dialogare, chiede
con insistenza la creazione di un tribunale internazionale munito di forze
efficaci, ma non è
competente sulla conoscenza dei fatti: questi sono di competenza delle
autorità civili.Il magistero della Chiesa  è infallibile sui principi non
sulla conoscenza dei fatti. Per esempio: nel caso di un intervento
chirurgico, la Chiesa raccomanda di attenersi ad alcuni principi morali
generali  ( come per esempio quello di proporzionalità e quello di totalità
detto anche di terapeuticità ) ma la decisione sulla necessità di un
intervento chirurgico spetta al chirurgo e non alla Chiesa. Ogni chirurgo
giustifica sempre "formalmente" la necessità del suo intervento.
La Chiesa Cattolica, tuttavia, condanna, con l'enciclica Mit Brennender di
Pio XI,  l'ideologia Nazional-socialista.
Il Corpo direttivo dei Testimoni di Geova, invece, nel 1933 appoggiò
l'ideologia nazista che indicava negli ebrei i responsabili dello
sfruttamento dei popoli del mondo intero.
 L'Annuario del 1975 dei Testimoni di Geova, pp.111-112,
narra che Rutheford e Knorr si recarono in Germania nel 1933 allo scopo di
garantire la sicurezza della Società. Rutheford preparò una dichiarazione da
presentare al Congresso del 25 giugno 1933, a Berlino. In questa
dichiarazione, distribuita in 2.100.000 copie a numerosi alti funzionari
tedeschi, era scritto:"" Il più grande e oppressivo impero sulla terra è
quello anglo-americano. (...) Sono stati i commercianti ebrei dell'impero
britannico-americano che hanno costituito e gestiscono l'Alta finanza allo
scopo di sfruttare ed opprimere i popoli di molte nazioni"" ( CFR, J. Penton
Apocalypse Delayed. The story of Jehovah's Witnesses, University of Toronto
Press 1985, pp.148, 149; CFR, Achille Aveta, Un'ideologia che logora, I
testimoni di Geova, ed, Dehoniane Roma, 1990, pp. 344-345).
Nell'Annuario del 1975, pp.111-112, è scritto che molti fratelli TdG furono
delusi dalla dichiarazione e non poterono adottarla con tutto il cuore.
Questa delusione di molti testimoni dimostra come sia falsa la tanto
sbandierata neutralità politica dei Testimoni di Geova e del loro Corpo
direttivo.

( Bruto Maria Bruti )

Rispondi
Consiglia  Messaggio 5 di 14 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 17/02/2004 10.58

Mi puoi cortesemente dire dove si possono trovare queste due lettere pastorali?

1)Il 17 settembre 1939, oltre due settimane dopo che la Germania aveva invaso la Polonia, i vescovi tedeschi pubblicarono congiuntamente una lettera pastorale in cui dicevano: "In questa ora decisiva ammoniamo tutti i soldati cattolici di fare il loro dovere in ubbidienza al Führer e d'essere pronti a sacrificare tutta la loro individualità. Invitiamo i fedeli a partecipare alle ardenti preghiere che la Divina Provvidenza dell'Iddio Onnipotente conduca questa guerra al felice successo e alla pace per la nostra patria e la nostra nazione"

Il clero cattolico tedesco non era nuovo a questi appelli, l'arcivescovo di Colonia, in Germania, disse quanto segue ai soldati tedeschi della prima guerra mondiale:

2) "Diletto popolo della nostra Madre Patria, Dio è con noi in questa lotta per la giustizia in cui siamo stati trascinati contro il nostro volere. In nome di Dio vi comandiamo di combattere fino all'ultima goccia del vostro sangue per l'onore e la gloria del paese. Nella sua sapienza e rettitudine, Dio sa che siamo dalla parte della giustizia e ci darà la vittoria"



Rispondi
Consiglia  Messaggio 6 di 14 nella discussione 
Da: Soprannome MSNTGfonteInviato: 17/02/2004 14.17
Caro Raptor,
rispondo velocemente, per ora, al  tuo ultimo messaggio:

1) Gemeinsames Wort  der deutschen Bischofe, 'Martinus-Blatte', n°38, 17/09/39

2) Giornale belga "La Derniere Heure"


TGfonte



Rispondi
Consiglia  Messaggio 7 di 14 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 17/02/2004 19.11
Caro TGFONTE, anche io sarò velocissimo.
Tu hai inserito dei testi in italiano menter gli articolo saranno stati scritti ( immagino io) in tedesco e in francese.
Le traduzioni le hai fatte tu?
Se le hai fatte tu, possiedi gli originali dei due pezzi?
Se non le hai fatte tu, dove hai trovato la traduzione in italiano?
Dove è possibile trovare i due articoli in lingua originale?
Grazie
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