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dal dialogo "MILITARI E CATTOLICESIMO"

Ultimo Aggiornamento: 12/09/2009 22:19
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12/09/2009 22:15
 
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Da: Soprannome MSNTGfonteInviato: 19/02/2004 11.46

Perché gli appartenenti al clero cattolico, vescovi, preti e frati, non fanno il militare?

Cioè, compresi i cappellani militari, perché non si addestrano all’uso delle armi e, se in guerra, non prendono parte attiva nei combattimenti?


TGfonte


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Da: Soprannome MSN°RaptorInviato: 19/02/2004 13.04
Caro TGFONTE, certo che per essere uno che non ha molto tempo ne hai inserita di roba! Tu scrivi:

L’appello dell’arcivescovo di Colonia riportato dal giornale belga è citato in una nostra pubblicazione (ripensandoci, quindi per te falsa)


E perchè dovrei ritenerla falsa? Dammi semplicemente i riferimenti del giornale per fare, se possibile, i controlli del caso.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/02/2004 13.31
 

Perché gli appartenenti al clero cattolico, vescovi, preti e frati, non fanno il militare?

Cioè, compresi i cappellani militari, perché non si addestrano all’uso delle armi e, se in guerra, non prendono parte attiva nei combattimenti?....

.........

Mio caro Tgfonte...perchè Gesù chiamandoli disse...VI FARO' PESCATORI DI ANIME.......a loro affida UN GREGGE......noi siamo le pecore......


Se hai fatto questa sola domanda ne deduco che il resto tu l'abbia compre spero....infine...visto che l'ho appena scritto:

Diocleziano materialmente impossibilitato a governare l'impero per come era stato conquistato, Attraverso il senato fu stabilita una "tretrarchia" per la quale, gli aggravi di governo furono suddivisi in tre diverse funzioni di governo. Diocleziano a capo dell'impero d'oriente, Galerio governatore di Roma e Massimiano governatore dell' impero nord occidentale. Fu il tetrarca Galerio, anticristiano per antonomasia, ad iniziare la cosidetta "nona persecuzione" anticristiana, con la scusa dell'invadenza cristiana sulle terre imperiali. Dopo l'incontro a Nicomedia (nda: cittadina situata nel mar di Marmara, nella ex provincia romana di Bitinia- odierna Izmit), Galerio riuscì a convincere Diocleziano a ritornare al paganesimo e perseguire tutti i dissidenti. Il 23 febbraio 303 fu incendiata la chiesa di Nicomedia. I cristiani, in risposta incendiarono il palazzo imperiale ed in conseguenza il pugno di ferro. Le milizie romane distrussero quasi tutto. I beni confiscati e migliaia di persone furono condannate a morte. Fu addirittura massacrata l' intera "legione tebea", formata esclusivamente da cristiani. ( nda: si pensi che all'epoca non vi erano miliardi di individui, ma solo poche centinaia di migliaia, nel mondo conosciuto). ....

......

.......ciao Fraternamente Caterina


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Da: Soprannome MSNTGfonteInviato: 19/02/2004 13.54
Caro Raptor,
è che questa mattina non sono potuto andare al lavoro.
Per quanto riguarda la dichiarazione dell'aricvescovo di Colonia per ora non posso essere più preciso.
Attendo le tue considerazioni sulle mie argomentazioni.
Spero di averti risposto nel tempo limite (che ancora ignoro).
Per ora ti lascio perchè nel pomeriggio lavoro.
Tgfonte

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Da: Soprannome MSNTGfonteInviato: 19/02/2004 13.58
Cara Caterina,
una doppia morale, una per il clero e un'altra per il laicato?
Sul tipo armiamoci e partite.
TGfonte

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/02/2004 14.24
No Tg fonte....soltanto....RUOLI E COMPITI DIVERSI......
Il punto è un altro..che il tuo fare l'obbiettore di coscienza, se pur BUONO e di sane motivazioni....NON parte da un insegnamento evangelico...tutto qui.....perchè il DIRITTO ALLA DIFESA ESISTE.....l'argomento perciò andrebbe affrontato diversamente.....
Fra l'altro oggi questo problema non esiste più dal momento che fare il servizio militare è volontario......
Durante l'invasione dei Lanzichenecchi a Roma...INCITATI E PAGATI DAI PROTESTANTI......saccheggiarono Roma mettendola sottosopra e naturalmente MASSACRANDO i cristiani....si narra di un episodio...il Papa e altri del suo seguito con gente semplice del popolo si rifugiarono a Castel S.Angelo...altri del rione trovarono riparono nella Basilica di san Pietro...ma vennero presi....e si chiese al Papa il riscatto che il Papa pagò immediatamente.....i prigionieri vennero tutti massacrati.....la lotta continuò con quel poco di esercito che era rimasto fedele al Papa.....QUESTA E' DIFESA caro mio...come difesa è appellata dagli altri...dagli stessi protestanti di Zwingli....il quale contribuì al massacro dei contandini e dove perse anch'egli la vita......
Certo per carità...la guerra è brutta caro mio...e NON CI NO ALLA FINE NE VINTI NE VINCITORI....ma un MARE DI MORTI....e di sofferenze per i superstiti....e chi la vorrebbe veramente? Ma purtroppo è falsamente antievangelico insegnare che non esista il diritto alla difesa.....
Fraternamente Caterina

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Consiglia Elimina    Messaggio 21 di 28 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/02/2004 15.23
Rino Cammilleri, Nuova edizione riveduta e ampliata, Trento 2003, ed. [url]http://www.estrelladeoriente.it/ , info@estrelladeoriente.it, ISBN 88-87037-07-8, Euro 14,80.

PREMESSA

La coincidenza esistente tra molte virtù cristiane e molte di quelle richieste ai militari ha dato lo spunto per questo libro. In fondo, anche per il cristiano la vita è un combattimento: militia super terram vita hominis est, dice il profeta Giobbe . Naturalmente, il cristiano combatte contro il peccato e quegli «spiriti» del male (come dice s. Paolo) che lo fomentano. Ma poiché, socialmente parlando, il peccato ha efficacia solo se posto in essere da qualcuno, il soldato e il poliziotto (soldato “interno”) devono combattere anche contro i peccatori: l'ingiusto aggressore nel caso del primo e il trasgressore in quello del secondo.
Il soldato, il monaco e il sacerdote portano uno speciale abito che li indica attivi per qualcosa di più alto, qualcosa per cui si deve essere pronti anche a dare la vita. Anche il coraggio, lo sprezzo delle fatiche e dei pericoli, l'obbedienza, la disciplina, il dominio di sé, il lavoro di squadra, le ritualità, le gerarchie sono virtù richieste e aspetti comuni nell'uno e nell'altro ordine.
Molti cristiani si sono santificati passando, per un motivo o per un altro, attraverso il mestiere delle armi. A loro è dedicato questo libro, il cui scopo non vuol essere storico, letterario o semplicemente folkloristico, bensì religioso. In esso non si troveranno tutti i santi che, in un modo o nell'altro, direttamente o indi-rettamente, hanno avuto a che fare con la vita militare. Un'impresa del genere richiederebbe più di un volume ed esulerebbe dal nostro intendimento, che è quello di indicare alcuni esempi illustri, nonché altri, sconosciuti ai più, che la Chiesa non ha ancora acclamato come santi.
La scelta è stata compiuta cercando di dare una panoramica di ampio respiro sul fenomeno «santità e vita militare» nelle varie epoche e nei suoi vari aspetti.
Poteva venir adoperata una scansione esclusivamente e strettamente temporale, ma si sarebbe dovuto spiegare cosa ci fa, per esempio, la Madonna fra i «santi militari». Si è allora preferito raggruppare le figure proposte in diversi modi.
Il lettore più erudito avrà qualche perplessità sulle ricorrenze di vari santi. Il fatto è che non sono pochi quelli che hanno più di una ricorrenza. Per molti di loro sui testi consultati non si sono trovate date univoche. Si è seguito allora, nei casi dubbi, il criterio del cosiddetto dies natalis, che é il giorno della morte del santo (quello della sua "nascita" a vita nuova), generalmente utilizzato anche per la festa.
L'esperienza ha insegnato all'Autore che, malgrado tutte le sue precauzioni, quando si tratta di santi qualche inesattezza finisce sempre con l'impigliarsi nella penna. Sarà grato ai lettori se vorranno segnalargliele senza pietà, perché non gli par vero di imparare quel che non sa o che conosce parzialmente. Ribadisce, comunque, che questo libro non vuol essere opera storica né filologica, ma semplicemente una carrellata di figure esemplari anche per il mondo contemporaneo, che è sempre più confuso sull'idea stessa di pace e sempre alla vigilia di una nuova guerra.

Dalla prima edizione di questo lavoro, nel 1992, molta acqua è passata sotto i ponti e il nuovo ordine mondiale deve fare i conti con problemi così antichi da essere diventati una novità. Un vera novità, tuttavia, è quella certa dose di pacifismo che sembra aver contagiato molti cattolici. Il cristiano ha, certo, il dovere di essere «pacifico», uomo di pace, ma da qui a diventare «pacifista» ce ne corre. Per il cristiano la pace è, secondo la definizione di s. Agostino, «tranquillità nell’ordine». Essendo egli chiamato a cercar di tradurre i comandamenti divini in istituzioni sociali e possibilmente politiche, va da sé che considera la «pace» il risultato di certe premesse e condizioni, al di fuori delle quali non si dà «tranquillità nell’ordine». Slogan come «pace senza se e senza ma» o «meglio rossi che morti» non sono compatibili con la visuale cristiana, per la quale non è affatto la «pace» il fondamento di tutti i valori. Ogni –ismo dichiara la sua derivazione utopica e ideologica. Il pacifismo e il suo corollario, l’obiezione di coscienza all’uso delle armi, ne fanno parte a pieno titolo. Il chiodo su cui sta appesa l’intera antropologia cristiana è il Peccato Originale, di cui è dolorosa e quotidiana prova il mazzo di chiavi che ciascuno di noi porta in tasca. Per questo esiste, è sempre esistita e sempre esisterà la polizia. Per questo, sebbene avesse inflitto loro tre secoli di persecuzioni, i cristiani consideravano provvidenziali l’Impero romano e la «tranquillità dell’ordine» che bene o male esso garantiva all’interno del suo limes, al di fuori del quale regnava solo il caos. Come è stato autorevolmente detto, lo stesso Gesù non avrebbe potuto predicare senza i romani a guardia dell’ordine pubblico. Ai cristiani dei primi tempi tutto ciò era chiarissimo, tant’è che si arruolarono in massa nelle legioni.
Dovremo spendere due parole sulla supposta «obiezione di coscienza» che i cristiani avrebbero opposto al servizio militare nei loro primi secoli.

Verso il 211 un ignoto legionario romano viene messo in carcere perchè, in occasione di una distribuzione di donativi e supplementi di paga concessi dagli imperatori Caracalla e Geta, si è presentato a capo scoperto anziché, come d’uso, incoronato d’alloro. Richiesto del perché, risponde di essere cristiano. Tertulliano ne trae spunto per il suo celebre De corona, in cui chiarisce che non si tratta di obiezione di coscienza al servizio militare (infatti, quel cristiano, militare lo è già) bensì di rifiuto di sottoporsi a un gesto inequivocabilmente idolatrico e magico che, non a caso, anche gli adepti del culto mitraico (del pari molto diffuso in ambiente militare) rigettano.
Nel 314 il concilio di Arles è esplicito: i cristiani che disertano le armate imperiali sono da considerare scomunicati.
Nel secolo successivo s. Agostino così scrive all’ufficiale romano, e cristiano, Bonifacio: «Anche facendo la guerra sii operatore di pace, in modo che vincendo tu possa condurre al bene della pace coloro che sconfiggi».
Gli odierni obiettori di coscienza hanno eletto a loro patrono s. Massimiliano di Tebessa, un martire africano decapitato il 12 marzo 295. Figlio del veterano Fabio Vittore, secondo la legge del tempo avrebbe dovuto accettare l’arruolamento compiuti i ventun anni. Ma rifiutò adducendo il suo essere cristiano. Il proconsole Dione gli fece osservare che molti cristiani militavano nelle legioni senza alcun problema. Ma quello rimase fermo nel suo diniego. Ora, il motivo per cui la Chiesa ha sempre sospeso il giudizio su questo santo è che Massimiliano aveva conosciuto il cristianesimo nella versione eretica montanista, che ebbe il suo apice in quei tempi e specialmente in Oriente.
( Caro TG fonte...questa notizia l'ho appresa adesso anch'io..........)
I seguaci di Montano ricercavano fanaticamente il martirio e si esibivano in plateali provocazioni, nello spirito delle antiche rivolte antiromane giudaiche, incendiando templi pagani, abbattendo idoli e, appunto, rifiutando ogni servizio allo Stato, tra cui quello militare. Massimiliano era certo in buona fede, e tanto bastava per il suo ingresso nel Regno dei Cieli. Ma il suo esempio è molto lontano da quella che è sempre stata la posizione ortodossa in materia.
Come il lettore di questo libro avrà modo di vedere.

r.c.
Un grazie al sito:

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Consiglia Elimina    Messaggio 22 di 28 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/02/2004 15.39
I cristiani contro lo statalismo
l Centro culturale Enrico Manfredini organizza venerdì alle 21 nella Sala conferenze del Quartiere S. Stefano (via S. Stefano 119) la presentazione del libro di Hugo Rahner «Chiesa e struttura politica nel cristianesimo primitivo» (Jaca Book); partecipa don Luigi Negri, docente di Introduzione alla Teologia e Antropologia filosofica all'Università Cattolica del Sacro Cuore. Al relatore abbiamo rivolto alcune domande.

Il libro documenta come nei primi secoli cristiani è stato affrontato il rapporto tra Chiesa e autorità politica. C'è un'idea comune che lega i diversi testi?

L'idea comune, che è poi il filo conduttore di tutto il volume, è che nei primi otto secoli si è provocata una dialettica tra la vita (la vita concreta del popolo cristiano) e l'ideologia. E in particolare l'ideologia che conferiva un valore totalitario all'esperienza politica. Quindi è uno scontro tra una Chiesa che anela alla sua libertà come libertà di presenza, libertà di missione, e uno Stato che, coerentemente con un'ideologia di tipo totalitario, si concepisce come l'unico soggetto della storia, quindi tende ad inglobare la Chiesa nel suo ambito. In particolare, fino al terzo secolo, non tende ad inglobarla ma ad eliminarla anche fisicamente; dal terzo secolo in poi invece gli imperatori cristiani tentano di assoggettare all'impero cristiano la stessa Chiesa.

Cristo ha detto: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che di Dio». Come riuscirono i primi cristiani ad applicare questo mandato?

Circondando di rispetto lo Stato e coloro che lo rappresentavano, perché sono un valore fondamentale che deriva da Dio e deve presidiare la libertà e l'ordine della vita sociale. Ma hanno rifiutato di trattare lo Stato come Dio. Davano a Cesare quel che è di Cesare, l'onore e il rispetto, ma il timore solo a Dio. Mentre lo Stato esigeva non soltanto il rispetto, ma anche il culto, cioè la celebrazione dello Stato come valore totalizzante.

Come si comportava la Chiesa di fronte a uno Stato fortemente militarista? Era pacifista?

Direi proprio di no: considerava la partecipazione alle necessità militari dello Stato come una necessità della vita sociale. Si tenga presente poi che la maggior parte di quelli che prestavano il servizio militare o erano schiavi o erano liberti o erano prigionieri. Quindi il nucleo non era certamente rappresentato dai cittadini romani, se non la struttura direzionale. La Chiesa non ha avuto un problema di guerra e di pace come adesso, i cristiani hanno avuto il problema di partecipare da cristiani alle strutture della vita, tra le quali c'era certamente anche la struttura militare come condizione di ordine e di pace.

Nel rapporto con lo Stato dei giorni nostri c'è ancora per la Chiesa l'esigenza, fortemente sentita nei primi secoli, di un impegno per ottenere spazi per svolgere la propria missione?

Indubbiamente. È il senso secondo me di tutte le politiche concordatarie che la Chiesa ha fatto con i regimi più diversi. È un problema non di vergogna per la Chiesa ma di vergogna per gli Stati, che invece di concedere la libertà l'hanno in qualche modo concordata.

In Italia sono stati messi in discussione i crocefissi nelle scuole e in Europa è stato, per il momento, cancellato dalla futura Costituzione ogni riferimento alle radici cristiane. È questa l'autentica laicità dello Stato?

No, questa è solo una stupidità giacobina.

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