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dal dialogo: L' IMMACOLATA CONCEZIONE del 24-11-2002

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 07:08
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13/09/2009 07:04
 
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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 29/11/2002 19.25
Carissimo gruppo,             la pace di Cristo!

Riprendo dallo studio su Maria del gruppo di Dombes, di cui ho già parlato e che  ho già usato alcune volte un excursus storico sul dogma dell'immacolata concezione.

Rinnovo come sempre il mio affetto e la mia stima ai teologi di questo gruppo. Il breve brano che io ho estrapolato non rende giustizia di tutto ciò che il testo dice e del lavoro teologico che vi sta dietro, al fine di uno superamento degli ostacoli ancora esistenti tra protestanti e cattolici.

I dogmi cattolici dell'immacolata concezione e dell'assunzione.
Rimandi storici


I due dogmi Mariani sono stati definiti al termine di una lunga storia nella quale pietà popolare, preghiera liturgica e riflessione teologica sono state strettamente intrecciate. La riflessione teologica, in certi casi, ha potuto precedere, più spesso, invece, ha accompagnato (in modo volte critico), o addirittura seguito i percorsi dell'affettività religiosa e della devozione che sono sfociati negli annunci del 1854 e del 1950. Questo per sottolineare l'importanza, per una giusta comprensione di questi dogmi, dei percorsi che hanno condotto alle definizioni mariane e del contesto storico nel quale esse sono intervenute.

Dall'affermazione della santità di Maria alla definizione cattolica della sua concezione immacolata.

L'evoluzione che ha portato alla definizione del 1854 è stata scandita, in Occidente, da un certo numero di controversie teologiche. Se nei primi secoli, in oriente, l'affermazione della santità della Madre di Dio non escludeva che venissero riconosciute a volte alcune debolezze ( per esempio la sua difficoltà a credere all'angelo dell'annunciazione, il suo intervento a Cana o addirittura la sua presenza presso la croce), in Occidente, invece, a partire da Ambrogio, questa santità è stato oggetto di affermazione che comportavano sempre meno ombre. Ma tale riconoscimento della perfetta santità di Maria è stata duramente segnata, in Occidente, dalle discussioni concernenti il peccato originale. Discussioni che erano state sollevate dalle posizioni di Pelagio ( 360 circa-422 circa) per il quale Maria, della Sua Santità perfetta, è l'esempio di quel che può la natura umana quando rifiuta il peccato e di Giuliano d’Eclano ( 380 circa-445 circa) che riteneva che il dato della santità di Maria permettesse di negare il peccato originale. Opinioni combattute d'Agostino la cui posizione, confusa nella formulazione, è tuttavia chiara di fondo. Pur ammettendo che la santità personale sia stata totalmente accordata Maria in quanto madre di Dio, egli rifiuta nondimeno che lei, a differenza degli altri uomini, sia stata concepita senza peccato. In realtà ha beneficiato anch'essa della grazia della rigenerazione.

In Occidente, le riflessione sulla santità di Maria rimane dominata da questa posizione di Agostino e segnata dalle elaborazioni dottrinali relativa alla natura e agli effetti del peccato originale. Tra le riflessione vede affrontarsi nel medioevo di posizioni contrastanti rispetto al modo di comprendere il concepimento di Maria, la cui festa, venuta dall'oriente, si diffonde in Occidente a partire dal XII secolo. Alcuni rifiutano la concezione immacolata di Maria in ragione dell'universalità del peccato originale. Altri, come Bonaventura ma soprattutto Duns Scoto, dichiarano la concezione immacolata di Maria e le danno la formulazione che si farà strada della teologia occidentale: Maria e stata riscattata da Cristo e essendo " preservata " dal peccato originale, in previsione dei meriti di suo Figlio.

Se, a partire dalla XIV secolo, si crea un movimento a favore dell'immacolata concezione, il dibattito nondimeno resta vivo tra i teologi e porta il magistero a intervenire quando i rappresentanti della linea agostiniana stretta mettono in discussione la legittimità del culto dell'immacolata concezione come quella della predicazione e dell'insegnamento relativi.

Nel 1483, il Papa Sisto IV afferma che questo punto della dottrina è il libero e proibisce di qualificare l'etica l’una o l’altra posizione. Il concilio di Trento si riferisce a questa dichiarazione alla fine del decreto sul peccato originale, precisando che non è stata sua intenzione include nel decreto "la beata e immacolata vergine Maria, madre di Dio ". Così, pur affermando l'universalità del peccato originale, distingue il caso di Maria: riconosce il valore dell'argomentazione che cercava di conciliare questo universalità del peccato originale e della redenzione con la concezione immacolata di Maria, senza peraltro prendere posizione sul nocciolo del problema.

Mentre le controversie continuano, vediamo succedersi interventi di papi che, pur proibendo ogni anatema tra gli appartenenti alle due posizioni, vanno sempre più nel senso della preservazione di Maria dal peccato originale e approvano il culto dell'immacolata concezione senza per questo imporla. Tale e in particolare il contenuto del breve di Alessandro VII ( 1661 ) dalla quale alla definizione del 1854 teneva in prestito alcune formulazioni.

Un rapido sorvolo storico permette all'ora di constatare che, se la pietà e il fervore non cessano di spingere verso la celebrazione del " privilegio " di Maria, il nucleo della resistenza teologica dottrina dell'immacolata concezione - questa volta senza distinzione fra le confessioni - è sempre stato il timore che esentando Maria dal peccato originale si mette in discussione la necessità universale della salvezza del mezzo di Cristo. Queste resistenza costrette teologi partigiani della dottrina a elaborare formulazioni che, pur affermando il privilegio di Maria, lo sottomettono alla necessità di essere salvata da Cristo.

La definizione dell'immacolata concezione di pio IX nel 1854, si scrive nel contesto del ritorno della devozione Mariana del XIX secolo. Era stata preceduta da una consultazione dell'episcopato mondiale che, con una maggioranza molto vasta, si mostra favorevole a una simile definizione ( 546 però e 57 contro ). Riprende essenzialmente le formulazioni che le riflessione teologica era stata portata a elaborare.

Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, edizioni Qiqajon, Magnano (BI) 1998, nn 244 – 251.

In un altro messaggio inserirò le riflessione teologiche che lo stesso gruppo fa in riferimento al dogma dell'immacolata concezione, gli elementi del consenso tra cattolici e protestanti e le divergenze che permangono.

Sarebbe inoltre interessante almeno leggere la proposta di conversione dottrinale che il gruppo di teologi propone alle chiese in riferimento ai due dogmi cattolici e recenti, cioè immacolata e assunzione. È bello che il gruppo proponga la " conversione " dottrinale sia ai cattolici che ai protestanti, e ad ambedue chieda di porsi in maniera nuova gli antichi problemi che questi due dogmi pongono alle chiese e alle coscienze dei singoli.

Un saluto a tutti

Ireneo


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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 30/11/2002 3.20
In rierimento al messaggio precedente mi scuso per alcuni errori di ditteggiatura di cui non mi sono accorto
 
come l'etica al posto di eretica
oppure però al posto di pro.
 
Ho trascritto il testo di Dombe con un programma vocale che ha procurato errori di cui non mi sono accorto prma.
 
Me ne scuso con tutti
 
Ireneo

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Da: Yohèl Inviato: 30/11/2002 15.21
Cristo che è senza peccato non può avere una madre soggetta al peccato; e allora per onore del Signore bisogna esimere da ogni peccato Maria. 
 
Forse farò una domanda ingenua, ma se Maria è senza peccato come può essere nata da una madre soggetta al peccato?
 
Mi sembra di aver letto che il Papa abbia detto che Maria sia morta per cause naturali, ma se è senza peccato come può essere morta per cause naturali dato che la morte è la conseguenza del peccato?
 
Cordiali saluti.
 
Yohèl

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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 30/11/2002 17.06
Pax Christi!
 
Vorrei inserire un altro brano tratto dal documento del Gruppo di Dombes su Maria, ma voglio prima di tutto fare un accenno alla domanda astuta ma furoviante di Yohel.
 
Volendo giocare con le parole come hai fatto tu, caro Yohel, il testo che hai portato in grassetto, precisa che è per onoere del Signore che bisogna esimere da ogni colpa la Madre.
 
La tua critica, e che cioè "Maria come può essere nata da una madre soggetta al peccato?" sarebbe valida solo se per onoere alla madre del signore occorrerebbe esimere da ogni colpa colei (nel caso di Maria, nata naturlmente, coloro) che l'ha generata. Ma natuarmente non essendo l'onore tributato a Maria lo stesso tributato a Cristo, la tua obiezione cade nel momento stesso in cui è formulata.
 
Secondo, secondo la sacra scrittura non è la morte in quanto tale ma l'entrare della morte nel mondo legata col peccato originale.
 
Con il peccato dei primogenitori la morte è entrata nel mondo e tutto il cosmo, non solo l'uomo, ha ormai la necessità di essere rinnovato dal suo interno per "non morire più", come dice infatti Paolo, tutta la creazione geme e soffre come nelle doglie di un parto nell'attesa della manifestazione dei figli di Dio.
 
Se infatti così non fosse, le persone immacolate non potrebbero mai morire (non solo non potrebbero morire per cause naturali). Sposando la tua ottica, essendo Cristo immacolato e non avendo nè peccato originale nè peccati attuali, essendo un uomo perfetto, egli non sarebbe potuto morire ed il suo sacrificio in croce sarebbe solo apparente, ma se lui non fosse veramente morto, al modo di ciascun altro uomo, la salvezza non sarebbe realizzata e tu ed io saremmo ancora nei nostri peccati.
 
Più che cercare di mettere in fallo gli altri esaminando analiticamente le loro frasi, cerca di capire l'essenziale di ciò che si vuole affermare e controlla no se si ritrova tale e quale nelle sacre scritture, ma se ciò che si afferma è contrario ad esse!
 
Ora passo al documento di Dombes. Riporto i numeri che vanno dal 266 al 275 e che trattano una riflessione teologica sull'Immacolata definendo i dati del problema tra cattolici e protestanti, gli elementi di consenso, e le divergenze che ancora permangono.
 
Ecco di seguito il documento:
 
Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, edizioni Qiqajon,
Magnano (BI) 1998, nn 266 - 275
 
 Riflessioni teologiche sull'Immacolata concezione

266. La fine rinvia all'inizio: così il destino ultimo di Maria invita a considerare la prima fase della sua esistenza e a interrogarsi, di conseguenza, sulla dottrina dell'Immacolata concezione. Nel quadro del dialogo tra cattolici e protestanti, questa dottrina solleva indubbiamente più difficoltà della dottrina dell'Assunzione. Degli ostacoli non riguardano solo il carattere tardivo della sua promulgazione, nelle polemiche che, dal XIX secolo e fino a oggi, accompagnano i dibattiti sull'Immacolata concezione. Sono anche difficoltà propriamente teologiche, legate a diverse concezioni del rapporto tra il creatore e le sue creature, del peccato originale, nella grazia e della libertà, del posto di Maria nell'economia della salvezza. Il nostro percorso consisterà innanzitutto nel chiarire i dati del problema, poi nell'individuare gli elementi del consenso ai quali possiamo ormai pervenire, prima di precisare le divergenze che a tutt'oggi non sono ancora state superate.

I dati del problema

267. Da parte protestante, si comprende certo che il dogma dell'Immacolata concezione è legato alla dottrina dell'Incarnazione, nel senso che, per i cattolici, la venuta del figlio di Dio presuppone che la sua Madre umana sia preservata d'ogni colpa e ciò fin dal proprio concepimento. Ma è esattamente questo presupposto che crea la difficoltà. Si obietta infatti che essa contraddice la rivelazione dell’evangelo secondo la quale Dio è venuto a visitare i peccatori: la creatura umana non è graziata perché amabile, è amabile perché graziata. Di fatto, dal punto di vista protestante, la dottrina dell'Incarnazione non implica assolutamente che Maria fin dall'inizio sia stata preservata dal peccato. Tale preservazione non era necessaria affinché Maria potesse pronunciare il suo fiat, e bisogna invece ricordare che, anche come madre del Salvatore, ella è stata segnata dal peccato originale. L'obiezione non deriva quindi soltanto dal fatto che il dogma dell'Immacolata concezione non è, per i protestanti, attestato dalla scrittura, ma dal fatto che la sua motivazione fondamentale parrebbe essere in contraddizione con la rivelazione biblica.
268. Dal canto loro i cattolici ci tengono a ricordare che la dottrina dell'Immacolata concezione non mette in discussione l'appartenenza di Maria alla condizione di ogni creatura chiamata la salvezza: al contrario, si deve comprendere che Maria è stata essa stessa " riscattata " essendo stata preservata dal peccato originale. I cattolici tuttavia ammettono che ella è stata beneficiaria di tale favore " fin dal suo concepimento ", ed è su questo punto che verte la loro divergenza con i protestanti. Essi riconoscono al contempo la diversità delle motivazioni che hanno portato la definizione del dogma: a volte si è sottolineato che il corpo di Gesù non avrebbe potuto nascere da una carne segnata dal peccato, altre volte si è inteso l’Immacolata concezione come il segno di una santità che, accordata Maria in modo assolutamente gratuito e che ha fatto di lei una donna " colmata di Grazia " ( Lc 1,28 ), le avrebbe permesso di pronunciare un giorno il Fiat dell'annunciazione. Questa seconda motivazione è in sé più soddisfacente e risulta più promettente nella prospettiva del dialogo con i protestanti. Come l'Assunzione di Maria significa il compimento della salvezza che Dio comunica a tutti gli uomini, così pure la sua Immacolata concezione significa la vocazione alla santità alla quale Dio ci chiama tutti (cf. Ef 1,4).

Gli elementi del consenso.

269. Avendo così chiarito le posizioni attuali, siamo in grado di individuare più punti che fin da ora possono costituire l'oggetto di un consenso fra le nostre due tradizioni, sebbene una di esse non approvi il dogma in quanto tale. Constatiamo in primo luogo che le nostre diverse chiese condividono di fatto la stessa preoccupazione di onorare senza riserva la sovranità di Cristo, sia ricordando che Maria ( come ogni creatura ) ha bisogno anch'essa di essere salvata da suo Figlio, sia sottolineando che l'Immacolata concezione deve essere compresa solo in riferimento al mistero dell'Incarnazione.
270. Le posizioni delle nostre diverse chiese si radicano tutte, in secondo luogo, in una teologia della grazia. Se è vero che la riforma protestante insiste legittimamente sull'iniziativa assoluta di Dio nel dono della sua grazia (sola gratia), la dottrina cattolica dell'Immacolata concezione deve essere, anch'essa, intesa a partire dalla sola gratia; perché l’Immacolata concezione non è legata ai meriti personali di Maria, ma è interamente l'opera di Dio che " in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere stanchi immacolata al suo cospetto della carità " (Ef 1,4 ), e che ha preservato Maria da ogni colpa, fin dal concepimento, per prepararla a diventare un giorno una madre di suo Figlio.
271. Anche se protestanti cattolici non sono d'accordo sul fatto di confessare che Maria sia stata esente da ogni peccato, gli uni e gli altri affermano tuttavia insieme che ella ha vissuto la condizione umana che passa attraverso il progresso, la scoperta, le lacerazioni, le debolezze e i limiti. Se Gesù stesso ha conosciuto la tentazione, niente ci permette di escludere Maria dalla stessa situazione. La sua santità non le è stata donata in una sola volta in maniera definitiva. Testimoniano di questo itinerario le scene dello smarrimento di Gesù nel tempio ("i suoi genitori non compresero ": cf. Lc 2,50) e quelle di Maria che interviene nella vita pubblica di Gesù.
272. Infine, il dialogo a proposito dell'Immacolata concezione non può che avvalersi dei progressi della riflessione ecumenica sul tema della " cooperazione ". Perché da una parte, nella misura in cui i cattolici ammettono che il Fiat di Maria al momento dell'annunciazione è stato possibile solo a mezzo della grazia di Dio, essi possono presentare l'Immacolata concezione come un'espressione radicale di tale grazia con la quale a Dio è piaciuto, fin dall'inizio, di concedere ciò che avrebbe permesso a Maria di aderire al disegno del Signore. E, viceversa, nella misura in cui i protestanti riconoscono che il dono della grazia non dispensa Maria dal dover rispondere liberamente e attivamente alla volontà di Dio, essi possono allora comprendere meglio il senso della posizione cattolica secondo la quale l’Immacolata concezione non ha avuto l'effetto di strappare Maria alla condizione umana, ma piuttosto di prepararla a potere un giorno, come ogni creatura riscattata, apportare la propria risposta attiva all'iniziativa di Dio.

Le divergenze che permangono.

273. Gli elementi del consenso che abbiamo esposto aiutano anche precisare, per contrasto, le divergenze che sussistono tra noi a proposito dell'Immacolata concezione. Se le nostre due tradizioni vogliono ugualmente onorare la santità incomparabile di Cristo e l'assoluto primato della grazia divina, esse non ne traggono le stesse conseguenze e non considerano allo stesso modo la situazione di Maria nell’insieme dell'umanità.<o:p></o:p>
Per le Chiese nate dalla Riforma, il dono di Dio a Maria precede sicuramente il momento del Fiat, ma non è teologicamente necessario, a partire da ciò, risalire fino all'affermazione di una santità che sarebbe stata comunicata a Maria fin dal suo stesso concepimento: oltre al fatto che questa affermazione non ha fondamenti scritturistici, essa non fa pienamente giustizia a una retta comprensione della grazia divina dell'opera di Cristo. Come, infatti, Maria sarebbe stata toccata della grazia, se non avesse prima fatto l'esperienza del peccato? Come sarebbe stata "fin dal suo concepimento " preservata dalla colpa dal momento che, secondo la rivelazione del Vangelo, Cristo è venuto per chiamare e salvare i peccatori? E come concepire che Maria abbia potuto beneficiare in anticipo della salvezza che sarà un giorno realizzata da suo Figlio? La dottrina dell'immacolata concezione rischia sempre di strappare Maria al comune della condizione umana per il fatto che, secondo tale dottrina, ella è la sola creatura a essere preservata dalla colpa originale fin dall'inizio.
274. La dottrina cattolica dell'Immacolata concezione, da parte sua, sostiene che la grazia redentrice ha raggiunto Maria fin dal primo istante della sua esistenza. Sebbene non sia formalmente attestato dalla scrittura, questo si comprende alla luce del disegno di Dio nella storia della salvezza: affinché Maria possa veramente pronunciare il Fiat dell'annunciazione, Dio ha voluto che lei fosse stappata fin dal principio alla maledizione del peccato originale. Non si deve quindi immaginare un tempo nel quale Maria avrebbe vissuto in situazione di peccato prima di poter beneficiare della grazia; si deve dire piuttosto che Maria, benché appartenga totalmente alla nostra umanità, è stata, fin dal primo istante, preservata da ogni peccato: e ciò per pura grazia, perché era chiamata a diventare un giorno la Madre del Salvatore. Anche in questo senso, è stata "colmata di grazia ". Questa prospettiva non implica che la santità di Maria si confonda con la santità di Cristo, il quale è l'unico Redentore dell'umanità. Ma la dottrina dell'Immacolata concezione significa che la santità di Cristo è stata anticipatamente accordata alla donna che doveva un giorno portarlo nel proprio corpo: Maria è santa fin dal primo istante solo perché beneficia, in anticipo, della santità comunicata dal suo Figlio. La santità che le viene così accordata, lungi dal sottrarla alla condizione umana, è ciò che di fatto ha restaurato in lei l'autentica umanità, rendendola capace di rispondere un giorno alla parola dell'angelo e di permettere così la realizzazione del disegno salvifico. Comprendiamo, per questa via, come l'Immacolata concezione, non meno dell'Assunzione, parli in realtà della nostra vocazione: se Maria è stata "colmata di grazia " in maniera unica è per testimoniare che noi siamo a nostra volta toccati dal dono sovrabbondante della grazia che Dio ci ha accordato nel suo Figlio diletto (cf. Ef 1,6 ). Questa visione supera ogni necessità logica: appartiene all'ordine dell'eccesso divino.

Conclusioni

275. Il nostro dibattito ecumenico sull'Assunzione e l'Immacolata concezione dovrebbe così permettere di superare le polemiche ereditate del passato e di comprendere meglio le nostre rispettive posizioni su ciascuna di queste affermazioni mariane. Ci ha portato a riconoscere elementi di consenso tra le nostre tradizioni e, soprattutto, a precisare più nettamente le divergenze che sussistono tra di noi. Per quel che concerne i dogmi dei quali abbiamo parlato, i cattolici li accolgono e li iscrivono nella " gerarchia delle verità" in funzione dei loro rapporti con il cuore stesso della fede cristiana. I protestanti pensano invece che questi dogmi non aiutino a comprendere meglio l'estensione della fede e che diano spesso luogo a una devozione priva di legame diretto con l'evangelo.
Noi constatiamo tuttavia che queste divergenze non attentano alla nostra comunione in una stessa fede in Cristo. In realtà siamo convinti che le affermazioni riguardanti l'esistenza della vergine - dal suo inizio alla sua fine - devono sempre essere ordinate all'intelligenza della persona di Cristo e della salvezza che Cristo ci ha apportato.
 
In un prossimo post inserirò le proposte di conversione dottrinale che i cattolici hanno espresso per la loro Chiesa e i protestanti per le loro varie Confessioni di appartenenza.
Spero che questi testi aiutino tutti, sia cattolici che protestanti, a capire quali nella realtà, oggi, in campo teologico sono i veri punti di dissenso e sappiano andare oltre la sterile polemica o ritenendo insormontabili differenze alcuni problemi che invece sono già stati risolti dalle rispettive Chiese, anche se spesso tali soluzioni non sono molto publicizzate.
Nel modo in cui viene espresso nelle righe precedenti il dogma dell'Immacolata concezione, pur non rinunciando a nulla di ciò che esso rappresenta per la Chiesa cattolica, si fa notare come esso possa essere riletto tramite il principio protestante del "sola gratia": quel Dio che per primo si fa incontro all'uomo offrendogli la salvezza ha voluto dimostrarci l'immensità del suo amore e della sua grazia rendendo un'umile creatura (destinata a portare in grembo il Dio incarnato) libera da ogni peccato; una visione che "supera ogni necessità logica: appartiene all'ordine dell'eccesso divino" (Cf. nel documento alla fine del n. 274)
 
Con affetto,
 
 
Ireneo.
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