È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

I Cristiani nei primi secoli: tra persecuzioni crudeli, lavoro e Carità tra segni e simboli

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2015 22:19
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
26/08/2012 14:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Millesettecento anni dopo la grande persecuzione


È del febbraio 303 il primo decreto di persecuzione contro i cristiani degli imperatori Galerio e Diocleziano. Una decisione dettata da una feroce superstizione religiosa. Un paradosso perché, visto dall’esterno, già a quel tempo l’Impero romano era percepito come l’impero dei cristiani. La persecuzione per un decennio fu seme di cristiani ma anche causa di tradimenti e lacerazioni nella Chiesa. Anche il vescovo di Roma papa Marcellino offrì incenso agli dei


di Lorenzo Cappelletti  maggio 2003


Qui sopra, il ritratto dell’imperatore Diocleziano, da Izmit, IV secolo d.C., Museo archeologico, Istanbul, Turchia

Qui sopra, il ritratto dell’imperatore Diocleziano, da Izmit, IV secolo d.C., Museo archeologico, Istanbul, Turchia

All’alba del 23 febbraio del 303 – giorno dei erminalia, la festività di “Giove dei confini” (Iuppiter Terminalis), che ben poteva fungere da simbolica occasione per farla finita una volta per tutte con la fede cristiana –, i pretoriani, con un blitz, radono al suolo la basilica cristiana di Nicomedia, la città dove risiedevano al momento gli imperatori Diocleziano e Galerio. Quello stesso giorno, o il giorno dopo, viene emanato un editto che, quanto ai cristiani, decretava la distruzione dei loro luoghi di culto e dei loro libri sacri; la decadenza dalle cariche pubbliche e la privazione del diritto di difesa rispetto a qualunque genere di accusa; la degradazione dei cristiani più ragguardevoli, che potevano con questo essere sottoposti a tortura; e, quanto agli schiavi cristiani, l’impossibilità di un loro eventuale affrancamento.

È l’esordio della sanguinosa persecuzione che per un decennio non sarà solo seme di cristiani ma causa pure di tradimenti e lacerazioni in seno alla Chiesa (cfr. Eusebio, Storia ecclesiastica VIII, 2-3), a cominciare da quella di Roma, il cui papa Marcellino, come si legge lapidariamente nella sua biografia ufficiale, finì per incensare le divinità pagane: «ad sacrificium ductus est ut turificaret, quod et fecit» (Liber pontificalis I, 162). Non per nulla ogni fedele domanda ogni giorno nella preghiera del Signore «et ne nos inducas in tentationem».

Il millesettecentesimo anniversario dello scoppio di questa persecuzione, conosciuta come la grande persecuzione o la persecuzione di Diocleziano, non ha avuto alcuna eco sulle pagine culturali della stampa. Eppure non si tratta di un fatto minore e privo di suggestioni per noi moderni, «i primi» diceva Péguy «dopo Gesù senza Gesù», che non cogliendo più l’eco della lotta radicale e misteriosa a cui allude l’Apocalisse di Giovanni, non capiamo perché la fede in Gesù Cristo debba essere odiata e consideriamo la sua persecuzione semplicemente frutto di costumi primitivi e barbari, o al massimo strumentale rispetto ad altri interessi. Come consideriamo barbara e/o strumentale, a dispetto dei fatti, la conversione di Costantino.
Ci incaricheremo noi di ripercorrerla. Avvalendoci delle notizie fornite da due autori ad essa contemporanei, il greco Eusebio, vescovo di Cesarea di Palestina, e il retore di lingua e cultura latina Lucio Celio Firmiano Lattanzio. L’impostazione dei quali è discutibile, perché scrivono le loro opere storiografiche da campioni di un cristianesimo ormai vincitore. Ma noi non ci interesseremo del quadro più o meno ideologico e trionfalistico in cui entrambi includono vincitori e vinti, bensì dei fatti capitati in Oriente a cavallo fra III e IV secolo e di cui essi furono, in certi frangenti, testimoni oculari.

I maghi e il segno
della croce
Chi sapeva interpretare non il fegato delle pecore o il volo degli uccelli, ma alcuni fatti accaduti nel decennio precedente, poteva immaginarsi, ben prima di quella Kristallnacht del 23 febbraio, che si stava preparando la soluzione terminale.

Negli anni Novanta del secolo precedente, infatti, c’erano state diverse epurazioni di militari e di funzionari imperiali, benché sporadiche e senza implicazioni per la fede cristiana, almeno in apparenza. Queste implicazioni vengono in luce giusto intorno al volgere del secolo, dopo la vittoria riportata dal Cesare Galerio nella seconda spedizione contro i Persiani, da cui era tornato gonfio di pretese col titolo di Persicus maximus, e per il deciso influsso della casta degli aruspici (gli indovini). «Diocleziano si trovava in Oriente. Ricercando ansiosamente, come era solito fare, presagi del futuro, sacrificava capi di bestiame ed esaminandone il fegato cercava di decifrare l’avvenire.

Alcuni inservienti che assistevano a una cerimonia e che conoscevano il Signore si fecero in fronte il segno immortale [della croce]. Le potenze malefiche furono poste in fuga da questo gesto e i sacrifici ne risultarono turbati. Gli aruspici furono presi da sgomento non scorgendo nelle viscere delle vittime sacrificate i segni consueti, e più volte ricominciarono da capo il sacrificio, ma le vittime immolate continuavano a non offrire presagi. Finché Tage, famoso capo degli aruspici, o perché sospettasse o perché aveva visto qualcosa, affermò che le sacre cerimonie non avevano esito perché uomini profani erano presenti ai sacrifici rituali. Furioso, Diocleziano ordinò che compissero sacrifici non solo gli addetti alle sacre cerimonie ma tutti quelli che erano nel palazzo, e che fossero frustati se opponevano resistenza; con dispacci scritti ai comandanti ordinò che anche i soldati fossero obbligati ai sacrifici nefandi: chi non avesse obbedito avrebbe dovuto essere cancellato dai ruoli dell’esercito» (Lattanzio, De mortibus persecutorum X).


Come in molti racconti di persecuzione antichi e moderni la motivazione potrebbe apparire insufficiente e dunque incredibile: «È difficile per coloro che non hanno mai conosciuto persecuzione, e che non hanno mai conosciuto un cristiano, credere a questi racconti di persecuzione cristiana» scriveva Eliot nel VI coro di The Rock (oggi la pretesa di risolvere questa difficoltà in chiave culturale nasce da una incredulità maggiore e a sua volta la fomenta). Ma un precedente viene a conferma: l’ultima persecuzione generalizzata del 257-58, quella decisa dall’imperatore Valeriano, che, come farà poi Diocleziano, aveva accolto presso di sé molti cristiani tanto che «la sua casa era diventata una chiesa di Dio [•kklhsía Yeoû]», dice Eusebio (Storia ecclesiastica VII, 10, 3), fu certamente determinata dalla superstizione feroce del consigliere Macriano. Di lui così parla lo stesso Eusebio: «Il suo [di Valeriano] maestro [Macriano], che era il capo dei maghi egiziani, lo persuase a cambiare rotta, lo indusse a uccidere e perseguitare quegli uomini puri e santi, perché avversavano e ostacolavano gli incantesimi immondi e ripugnanti; vi erano difatti e vi sono tuttavia cristiani capaci di sconvolgere i disegni dei demoni nefasti con la loro presenza, col loro sguardo, solo col loro respiro e con la loro voce. Gli suggerì di compiere riti impuri, malefìci abominevoli, sacrifici esecrandi; di sgozzare poveri bambini, di immolare figli di infelici genitori, di lacerare le viscere di neonati, di dividere e fare a pezzi le creature di Dio, quasi che così potesse raggiungere la felicità» (Storia ecclesiastica VII,10,4).

Dunque, intorno al 300, misure intese a fare pulizia nel Palazzo e nell’esercito, motivate come cinquant’anni prima da una feroce superstizione, potevano costituire pericolose avvisaglie.


[SM=g1740771]  continua....
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 23:08. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com