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Credo la Comunione dei Santi: i Testimoni della Fede

Ultimo Aggiornamento: 29/09/2009 18:39
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Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale)Inviato: 26/10/2003 17.12

Credo la Comunione dei Santi: i Testimoni della Fede

La Pace di Cristo!

Un forum sui testimoni della fede di tutto l’orbe cristiano, di tutti coloro che sono uniti nella professione di fede di Nicea-Costantinopoli; questo vuole essere il fine di questa nuova discussione.

Prima di tutto occorrerebbe risolvere una questione: è possibile una lista di "santi" ecumenica?

A guardare la storia della Chiesa si direbbe di si, anzi, i martirologi occidentali e i sinassari orientali nascono appunto con questo scopo.

Nei primi secoli ogni Chiesa Locale iniziò a prender nota della vita e della passione dei suoi martiri perché non se ne perdesse il ricordo; ben presto ad essi si aggiunsero gli elenchi dei vari vescovi, in quanto il loro ministero era letto come una testimonianza della fede di tutta la comunità.Ma l’universalismo che da sempre ha contraddistinto la fede cristiana fece si che ben presto queste liste circolassero tra le varie Chiese; la prima raccolta universale (e quindi ecumenica) di queste vite fu il Martirologio geronimiano del IV secolo.

Con le divisioni ben presto sorse anche la questione se santi di altre confessioni cristiane non in piena comunione potessero essere inseriti negli elenchi della propria chiesa; storicamente l’ebbe vinta la via della "sfiducia" e i martirologi, nati come strumenti di unità universale nonostante le distanze nello spazio e nel tempo, strinsero il loro campo di interesse alle figure della propria chiesa.

Eppure ciò non ha comunque impedito che figure di particolare grandezza riuscissero a superare tali angusti limiti: è il caso, per l’occidente, di Isacco di Ninive, appartenente ad una chiesa che aveva già perso la comunione con Roma, ma che venne comunque incluso dal Baronio nel suo Martirologio Romano.
Simile situazione in oriente, dove è stato molto studiato il caso della raffigurazione di san Francesco d’Assisi (vissuto dopo lo scambio di scomuniche tra i delegati pontifici e il Patriarca di Costantinopoli) in chiese ortodosse di Creta del XV secolo.

Nel mondo riformato il problema fu ancora diverso; seppur nelle varie professioni di fede protestanti si rifiuti solo il culto diretto dei santi (cioè la venerazione delle loro immagini e la preghiera direttamente a loro rivolta) e non il loro ricordo quali insigni testimoni della fede di Cristo, ciò portò nella pratica ad un oblio che solo nell’ultimo secolo, sull’onda del movimento ecumenico, tende ad attenuarsi.

Naturalmente chiedo a tutti di contribuire a questo forum con la loro ricerca e perché no, consegnandoci la storia di testimoni della loro confessione e singola chiesa.Ma penso che sia bene uniformarci nei modi, e per questo propongo il seguente schema, che chiedo a tutti di seguire.

<DIR> <DIR>

1) Nome del santo e, se è celebrata, data della memoria liturgica, possibilmente quella del rito di appartenenza;

2) una breve vita;

3) qualche breve stralcio di suoi scritti o di fonti antiche a suo riguardo;

4) una preghiera o da lui composta o,se viene ricordato liturgicamente, dai formulari liturgici, possibilmente quelli della sua chiesa di appartenenza.

5) Citazione della fonte o delle fonti alle quali si è attinto per il post.

</DIR></DIR>

Concludo riportando di seguito importanti testimonianze delle varie Chiese cristiane sulla possibilità di un ricordo dei testimoni, ed in particolare sulla possibilità di redigerne una lista ecumenica.

Vostro nel Signore Risorto,

Ireneo

E’ desiderabile che un’antologia ecumenica di resoconti di martirio, sia dei primi tempi che di oggi, venga pubblicata ad uso di tutte le chiese, dato che il riconoscimento dei martiri supera ormai i confini di ogni confessione e riporta noi tutti al centro della fede, alla sorgente della speranza e all’esempio dell’amore di Dio e dei nostri fratelli, L’uso di tale libro rafforzerebbe la solidarietà dei cristiani, nella preghiera e nell’azione, con coloro che si trovano in situazioni difficili e pericolose.

Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, 1978,
pubblicato in «Testimonianza fino alla morte», Credere Oggi 24(1984), p. 103.

È necessario che i cattolici con gioia riconoscano e stimino i valori veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio, che si trovano presso i fratelli da noi separati. Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo, talvolta sino all’effusione del sangue, è cosa giusta e salutare: perché Dio è sempre mirabile e deve essere ammirato nelle sue opere. Né si deve dimenticare che quanto dalla grazia dello Spirito santo viene compiuto nei fratelli separati, può contribuire alla nostra edificazione.

Concilio Ecumenico Vaticano II, Unitatis Redintegrazio 4

Fratelli, per grazia di Dio il mondo intero è unito a Cristo nella speranza, poiché tutti si tengono sul retto cammino, ognuno nella propria nazione e nel proprio paese. Membra del medesimo capo sono la Spagna e l’oriente, greci e barbari, armeni e georgiani, siri ed egiziani: in lui tutti sono uniti nello Spirito e di lui si sono rivestiti mediante la fede. E ciò è manifestato in modo particolare dall’efficacia delle grazie dello Spirito, che effettivamente agisce con più forza in ciascuno di loro … A chi lo esamina, tutto ciò risulta evidente. Anzi, sono noti non solo gi uomini, ma persino i templi inanimati e i segni materiali che essi hanno innalzato nel nome di Cristo: tutte cose che una fede imperfetta non può compiere; dove non c’è la fede, infatti, come potrebbe esserci lo Spirito? E dove non c’è lo Spirito, come potrebbe esserci la potenza?

Nerses di Lambron, Discorso Sinodale, XII secolo.

Noi non disprezziamo i santi … Li riconosciamo infatti come membra vive di Cristo, amici di Dio e come coloro che hanno gloriosamente vinto la carne e il mondo. Li amiamo quindi come fratelli e li onoriamo non mediante un qualche culto divino, ma con la stima onorevole che ne abbiamo e attribuiamo anche loro gli elogi di cui sono degni; infine, li imitiamo. Desideriamo infatti ardentemente imitare la loro fede e le loro virtù e partecipare assieme a essi alla salvezza eterna e abitare eternamente insieme a loro presso Dio; in breve, rallegrarci e allietarci con loro in Cristo.

Chiesa riformata di Ginevra, Seconda Confessione elvetica, 1566

I grandi uomini non hanno patria, appartengono all’umanità intera. Così i santi. Essi oltrepassano i confini confessionali e appartengono all’intera cristianità. San Francesco d’Assisi, come il suo simile san Serafim di Sarov, sono grandi santi. Non possono essere circoscritti nell’ambito relativo delle due chiese sorelle, paella orientale e quella occidentale. Sono santi di tutta la chiesa.

Maximos Aghiorgoussis, delegato del Patriarca ecumenico di Costantinopoli
alla III e IV sessione del Concilio Vaticano II, Discorso del 1966

In una visione teocentrica, noi cristiani già abbiamo un Martirologio comune. Esso comprende anche i martiri del nostro secolo, più numerosi di quanto non si pensi, e mostra come, ad un livello profondo, Dio mantenga fra i battezzati la comunione dell’esigenza suprema della fede, manifestata col sacrifico della vita. Se si può morire per la fede, ciò dimostra che si può raggiungere la meta quando si tratta di altre forme della stessa esigenza. Ho già constatato, e con gioia, come la comunione imperfetta ma reale, è mantenuta e cresce a molti livelli della vita ecclesiale. Ritengo ora che essa sia già perfetta in ciò che tutti noi consideriamo l’apice della vita di grazia, la martyria fino alla morte, la comunione più vera che ci sia con Cristo che effonde il suo sangue e, in questo sacrificio, fa diventare vicini coloro che un tempo erano lontani (cfr. Ef 2, 13).

Se per tutte le Comunità cristiane i martiri sono la prova della potenza della grazia, essi non sono tuttavia i soli a testimoniare di tale potenza. Sebbene in modo invisibile, la comunione non ancora piena delle nostre comunità è in verità cementata saldamente nella piena comunione dei santi, cioè di coloro che, alla conclusione di un esistenza fedele alla grazia, sono nella comunione di Cristo glorioso. Questi santi vengono da tutte le Chiese e Comunità Ecclesiali, che hanno aperto loro l’ingresso nella comunione della salvezza. Quando si parla di un patrimonio comune si devono iscrivere in esso non soltanto le istituzioni, i riti, i mezzi di salvezza, le tradizioni che tutte le comunità cristiane hanno conservato e dalle quali esse sono plasmate, ma in primo luogo e innanzi tutto questa realtà della santità.

Nell’irradiazione che emana dal patrimonio dei santi appartenenti a tutte le Comunità, il dialogo della conversione verso l’unità piena e visibile appare allora sotto una luce di speranza. Questa presenza universale dei santi dà, infatti, la prova della trascendenza della potenza dello Spirito. Essa è segno e prova della vittoria di Dio sulle forze del male che dividono l’umanità. Come cantano le liturgie, "incoronando i santi, Dio incorona i suoi propri doni".

Laddove esiste la sincera volontà di seguire Cristo, spesso lo Spirito sa effondere la sua grazie in sentieri diversi da quelli ordinari, L’esperienza ecumenica ci ha permesso di comprenderlo meglio. Se, nello spazio spirituale interiore che ho descritto, le Comunità sapranno veramente "convertirsi" alla ricerca della comunione piena e visibile, Dio farà per e esse ciò che fa fatto per i loro santi. Egli saprà superare gli ostacoli ereditati dal passato e le condurrà sulle sue vie dove egli vuole: alla koinonia visibile che è al tempo stesso lode della sua gloria e servizio al suo disegno di salvezza.

Giovanni Paolo II, Ut unum sint 84, 1995



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Da: saledellaterraInviato: 26/10/2003 17.44
La Pace di Cristo a tutti.
Io penso che siamo tutti un pò sale della terra, ma credo che ci siano difficoltà in questo progetto di ireneo perchè da quello che capisco io nei protestanti o pentecostali, di coloro che si chiamano evangelici queste differenze non ci sono ma nemmeno le vogliono distinguere. Cioè io credo che la difficoltà sia anche in qualcuno che deve decidere con certi criteri chi sono queste persone veramente sante perchè santi lo siamo un pò tutti, che si fa del bene e che si è buoni e che si ama il prossimo. Ma io credo che la santità che la Chiesa offre ha dei criteri diversi da quelli che ora così appariscono anche se non so quali criteri usa la Chiesa Ortodossa.
Cioè io non credo che la santità si debba applicare solo se si è scritto un buon sermone o se si è fatta una preghiera, ma dalla testimonianza nella vita che si è portata e anche come si è morti e se la vita è stata offerta per qualcosa che abbia in comune il senso cristiano.
Io conosco la storia di un medico musulmano che ancora non ho trovato in internet perchè è una storia del nostro circolo di lavoro.
Lavorava in Africa e quando poteva stando li dava una mano ai medici senza frontiere. Per salvare due bambini i cui genitori erano morti per il virus di Ebola, dopo un mese che si prendeva cura di loro ha contratto il virus ed è morto anche lui, ma abbiamo saputo che quando il suo amico e collega medico gli ha detto se voleva parlare con un prete visto che stava morendo, lui ha detto che non era il caso, perchè ha dtte che se il nostro Criosto non era una favola, avrebbe tenuto conto della sua passione di fare il medico che amava tanto fino a che ha dato la vita.
Ora per me questa persona è un santo, anche se un musulmano, ha avuto nel cuore un amore cristiano che non conosceva, i due bambini lo ricorderanno forse ora che si sono salvati per opera sua e per mezzo mio che ne racconto la storia, ora si penserà a lui, al dottor Isaac Morambisi, deceduto per aver soccorso due bambini africani colpiti dal virus Ebola nel 1999.
Pace in Cristo da un piccolo granello dei sale, Adriano

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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 26/10/2003 19.30
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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 26/10/2003 19.32
Caro Ireneo forse potrai aiutarci ad approfondire in quale modo potremmo contribuire in questo forum......
Confesso che ho capito e non....
Condivido perciò l'apprensione espressa da saledellaterra.....dove il concetto di santità ha comunque delle regole ben precise, al dilà poi che MOLTI SONO I SANTI in ogni luogo e in ogni dove e magari anche NON cristiani o di altre Comunità fuori della Chiesa......
Diversa effettivamente appare la questione con la Chiesa Ortodossa con la quale CONDIVIDIAMO sia la Comunione dei Santi intesa tale, sia molti Padri della Chiesa e santi più o meno conosciuti......e diversa appunto la situazione con le Chiese Riformate...e completamente un muro alto i metri con le più recenti identità Pentecostali evangeliche.....
Dalle parole del Papa che tu hai inserito si evince proprio un ATTENZIONE speciale a questi fattori:

Laddove esiste la sincera volontà di seguire Cristo, spesso lo Spirito sa effondere la sua grazie in sentieri diversi da quelli ordinari, L’esperienza ecumenica ci ha permesso di comprenderlo meglio. Se, nello spazio spirituale interiore che ho descritto, le Comunità sapranno veramente "convertirsi" alla ricerca della comunione piena e visibile, Dio farà per  esse ciò che fa fatto per i loro santi. Egli saprà superare gli ostacoli ereditati dal passato e le condurrà sulle sue vie dove egli vuole: alla koinonia visibile che è al tempo stesso lode della sua gloria e servizio al suo disegno di salvezza.

.......
cioè...io penso....ed ovviamente resta un mio pensiero...che deve esclcudersi il sensore o il sentore...di una santità là dove una certa predicazione sia stata adoperata magari per portare LONTANO I FEDELI  dalla Chiesa......aricioè...dove è divisione...FA CHE IO PORTI L'UNIONE...e non altra divisione non ti pare?, naturalmente questo VALE PER TUTTI......
Non so quindi se magari ho capito male io qualcosa.....intanto che altri contribuiscano, ringrazio saledellaterra (Adriano) per averci lasciato questa testimonianza di santità.....e sì...qui gli ingredienti ci sono tutti per una santità.....
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 27/10/2003 14.54
La Pace di Cristo!
Intervengo per chiarire qualche punto del mio progetto, tra l'altro da te ispirato, cara Caterina, e per darne un esempio pratico (anche se forse potrà sconvolgere qualche neurone sclerotizzato).
E' chiaro che il criterio di Caterina è valido: laddove si propugna la divisione... è difficile riscontrare una piena santità, anche se non dobbiamo dimenticarci di inserire ogni discorso e ogni affermazione nel contesto storico e culturale nei quali sono pronunciate.
Per chiarire i dubbi di Saledellaterra, vorrei solo far notare come il riconoscimento della santità non è per forza vincolato alla canonizzazione come la conosciamo noi oggi.
Per primo, guardando la stessa tradizione cattolica, voglio far notare come il processo di canonizzazione e la necessità di una ratifica del Vescovo di Roma della santità di una persona è una pratica sorta nel XII secolo (circa) e a causa degli abusi: la forte tendenza al devozionismo, ed il rischio di ingannare i fedeli, imposero un intervento di Roma. Ma prima di allora il riconoscimento della santità era della Comunità cristiana, veniva per lo più dal basso, laddove i "grandi" della Chiesa furono capaci di far si che la loro vita e il loro annuncio ed insegnamento divenissero così importanti da diffondersi nello spazio e durare nel tempo. Per quanto riguarda l'oggi, la canonizzazione esiste anche nelle chiese Orientali con un procedimento simile a quello cattolico, mentre è assente nelle Chiese della riforma, anche se oggi esistono particolari strutture di ricerca nella Chiesa Luterana e Anglicana, che in effetti hanno prodotto negli ultimi anni la prima una lista di testimoni della fede e la seconda un vero e proprio Santorale e calendario per le feste liturgiche dei testimoni della fede.
Un criterio fondamentale, e forse l'unico che si può adottare oggi, persistendo le divisioni ufficiali, può essere quello proposto dal papa per la commemorazione ecumenica dei Testimoni della fede del '900 durante il Grande Giubileo del 2000 e cioè, per quanto riguarda le Comunità Cristiane, il criterio dell'auto-comprensione, e cioè che ogni comunità ecclesiale sappia discernere, con l'aiuto dello Spirito, quelle figure che tra i suoi figli, hanno saputo vivere e morire da uomini pienamente riconciliati.
Inoltre, testimoni della fede nel Dio unico possono essere considerati anche gli uomini fedeli del Primo patto, che come spesso abbiamo detto in altri forum di questo gruppo, non è mai stato abrogato da Dio, che resta fedele alle sue promesse. Ad esempio, gli ebrei morti durante la tragica notte dei Cristalli possono a pieno titolo essere considerati testimoni della fedeltà alla Legge di Yhwh. Nella stessa categoria si potrebbero inserire anche i testimoni dell'unicità di Dio della terza fede abramitica, e cioè della fede islamica, come la persona la cui vita e testimonianza di amore ci ha narrato Saledellaterra.
Inoltre, e seguendo in questo la tradizione degli antichi padri sui semi del verbo e la prassi del popolo ebraico dei "Giusti delle Nazioni", ripresa in modo semplice anche dalle preghiere eucaristiche cattoliche, laddove si ricordano "tutti gli uomini di buona volontà", possono essere riconosciute figure di santità anche in tutti coloro che hanno saputo combattere contro ogni idolatria, sia quella degli idoli di pietra, che del successo e potere a discapito dei piccoli e dei poveri che tanto ci ha insegnato ad amare il Signore Gesù, come potrebbe essere Gandhi.
Per un discorsi di tipo inclusivo è da quest'ultima e più ampia categoria che vorrei partire con l'esempio che vi proporrò nel mio prossimo post.
Vostro nel Signore Risorto,
Ireneo
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29/09/2009 18:37
 
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Da: Soprannome MSNSoloGesùSalvaInviato: 27/10/2003 15.31
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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 27/10/2003 20.30
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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 27/10/2003 20.47
Caro Ireneo spero di non esser uscita troppo fuori tema dal forum, ma credo che entrambi le questioni sollevate sono interessanti........
Tu dici:
vorrei solo far notare come il riconoscimento della santità non è per forza vincolato alla canonizzazione come la conosciamo noi oggi.
........
concordo...infatti hai fatto bene e ricordare Del Giubileo :
Un criterio fondamentale, e forse l'unico che si può adottare oggi, persistendo le divisioni ufficiali, può essere quello proposto dal papa per la commemorazione ecumenica dei Testimoni della fede del '900 durante il Grande Giubileo del 2000 e cioè, per quanto riguarda le Comunità Cristiane, il criterio dell'auto-comprensione, e cioè che ogni comunità ecclesiale sappia discernere, con l'aiuto dello Spirito, quelle figure che tra i suoi figli, hanno saputo vivere e morire da uomini pienamente riconciliati.
............
sarebbe veramente un gran traguardo se alcune chiese si muovessero versa questa direzione......come un altro esempio azzeccato è questo che hai fatto:
Inoltre, testimoni della fede nel Dio unico possono essere considerati anche gli uomini fedeli del Primo patto, che come spesso abbiamo detto in altri forum di questo gruppo, non è mai stato abrogato da Dio, che resta fedele alle sue promesse. Ad esempio, gli ebrei morti durante la tragica notte dei Cristalli possono a pieno titolo essere considerati testimoni della fedeltà alla Legge di Yhwh.
..........
Così come la realtà di Gandhi....fra i "Giusti delle Nazioni"....., si...grazie a Dio c'è molto materiale......
E ti ringrazio per aver citato la Preghiera Eucaristica nella quale in questo forum:
abbiamo tracciato alcune particolarità....anche a me piace là dove diciamo:
Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere della tua gloria quando, asciugata ogni lacrima, i nostri occhi vedranno il tuo volto e noi saremo simili a te, e canteremo per sempre la tua lode.....
.....
Amo la Chiesa che invoca la Misericordia di Dio PER TUTTI.....PROPRIO TUTTI.....attraverso la quale auspichiamo UNA COMUNIONE PIENA CON TUTTI......tutti i Santi di Dio e i Giusti DI OGNI TEMPO anche di coloro che non abbiamo conosciuto.....
quando, asciugata ogni lacrima, i nostri occhi vedranno il tuo volto e noi saremo simili a te, e canteremo per sempre la tua lode....
.....
Bè...che dire?
Abbiamo qui altri amici evangelici...fraveri è tanto che non lo leggiamo....cosa ne pensa?.......
Buona meditazione a tutti, fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 27/10/2003 20.51

Abele il Giusto e i Testimoni Pagani di Dio
giusti tra le genti


Fin dagli inizi dell’epoca neotestamentaria, Gesù e i suoi discepoli hanno chiamato Abele, non appartenente né all’ebraismo né al cristianesimo, il «giusto».

A partire da allora la chiesa non ha cessato di vedere rappresentati in lui tutti coloro che hanno conosciuto il vero Dio attraverso la sua provvidenza nel mondo e la luce interiore posta nella coscienza di ogni uomo. Abele è così il primo testimone della possibilità riservata ai pagani di poter essere oggetto dell’elezione che Dio ha compiuto per amore, fin dall’inizio della storia, di alcuni uomini affinché tutti ricevessero la vita.

Abele è giusto perché eletto, ed eletto per testimoniare l’amore di Dio con il dono totolae di sé. È infatti grazie al suo sangue, versato come quello dell’agnello che egli stesso aveva offerto a Dio e nel quale la liturgia romana vee prefigurato il sacrificio di Cristo, che fin dall’inizio della storia, accanto alla presenza del male, è già presente in mezzo algi uomini la possibilità della vittoria del bene.

Sebbene Abele non sia un personaggio storico, la tradizione ha visto in lui il simbolo della sovrana libertà di Dio, che sceglie i suoi testimoni anche al di fuori dell’alleanza abramica, per poter raggiungere ogni uomo attraverso l’unica realtà che salva, il mistero pasquale del Cristo suo Figlio.

Abele è liturgicamente ricordato dalle chiese Copta ed Etiopica rispettivamente l’11 gennaio e il 30 luglio.

Tracce di lettura

Il cristiano, associato al mistero pasquale, come si assimila alla morte di Cristo, così anche andrà incontro alla resurrezione confortato dalla speranza. E ciò non vale solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà. Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio consoce, con il mistero pasquale.

Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 22

L’azione del Verbo si rivela in ogni mente umana, dalle origini del mondo. Giustino non esita a ravvisare dei discepoli del Verbo e dei santi nei pagani che hanno aderito a questa rivelazione, conformandovi la propria condotta. Quanti uomini nel mondo pagano hanno aderito a tale rivelazione? Questo è il segreto di Dio. Bastava per il nostro scopo che la Scrittura ci dicesse che alcuni l’hanno fatto pienamente per autorizzarci a parlare dei santi dell’alleanza cosmica.

Jean Daniélou, da I santi pagani dell’Antico Testamento.

Preghiera

Volgi sulla nostra offerta
il tuo sguardo sereno e benigno,
come hai voluto accettare i doni di Abele, il giusto,
il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede,
l’oblazione pura e santa di Melchisedech,
tuo sommo sacerdote.

Messale Romano, Preghiera eucaristica I

Fonti utilizzate: Comunità di Bose, Il libro dei Testimoni; Messale Romano.


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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 27/10/2003 21.02
La Pace di Cristo!
Chiedo scusa sia a SoloGesùSalva che a Caterina, ma gli interventi che avete qui proposto non sono ascrivibili al tema di questo forum, che vuole solo essere un elenco di testimonianze di nostri amici nella fede; un breve profilo di coloro che hanno saputo vivere in modo eroico per Dio e per gli uomini... le disquisizioni dottrinali su come intendere "Credo la comunione dei santi", preferirei non entrassero in questo forum.
Caterina già conosce, e spero che anche tu lo sappia, Michele, che sono molto aperto al dialogo e non amo nè dire no a una richiesta di chiarimento e aiuto, nè fare polemica e contrapposizione.
Sarò lieto di rispondere ai tuoi dubbi, se aprirai un forum apposito. Ma questo non è il luogo, e non desidero che lo diventi.
Ho dato un esempio di ciò che intendo sia questo forum nel Messaggio 9. Da parte mia aggiungerò un profilo a settimana, facendo attenzione a sceglierlo tra testimoni di tutte le latitudini e confessioni... chiunque voglia aggingere sullo stesso stile suoi interventi è il benvenuto.
Attendo il tuo forum, SoloGesùSalva per risponderti.
Vostro nel Signore Risorto,
Ireneo

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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 27/10/2003 22.06
Accogliendo la giusta richiesta di Ireneo.....avvisiamo che i messaggi 6 e 7 NON sono stati censurati, ma spostati qui:
.........
Grazie Caterina
P.S.
Caro Ireneo, leggendo ora il tuo messaggio 9 ho capito cosa intendevi...e ti ringrazio per l'idea perchè effettivamente ci mancava una ricerca del genere......, ci auguriamo che possiamo tutti trarne una buona edificazione.....

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 01/11/2003 16.32
Comunione dei santi del cielo e della terra
1° novembre
Le chiese antiche si resero conto ben presto che nessun martirologio era sufficiente a contenere il numero dei santi riconosciuti dalle varie comunità cristiane.
Sorse così nel IV secolo la solennità odierna, dapprima nella chiesa siriaca, dove era chiamata festa di "tutti i martiri". Ad Antiochia essa veniva celebrata la domenica dopo Pentecoste, a sottolineare il legame imprescindibile tra effusione dello Spirito dall'alto e testimonianza dei cristiani fino al martirio.
I santi, cioè i morti per Cristo, con Cristo e in Cristo, sono viventi assieme a lui, sono una communio sanctorum; e poichè noi siamo membra del Corpo di Cristo ed essi membra gloriose del corpo glorioso del Signore, la chiesa pellegrinantericorda oggi la sua comunione con la chiesa celeste, assieme alla quale forma l'unico e totale corpo del Signore.
Nel corso dei secoli le chiese bizantine hanno conservato la data anchiochena della festa, mentre i latini colsero l'occasione di questa celebrazione per crisitanizzare i tempoli e ele feste pagane dedicati a "tutti gli dei". Nel VII secolo a Roma essa fu dunque fissata il 13 maggio, riorno in cui il tempio romano del Pantheon divenne la chiesa si Santa Maria dei martiri.
L'attuale data occidentale del 1° novembre è probabilmente di origine celtica, e fu imposta a tutto l'occidente nell'835 da papa Gregorio IV. Posta così nel tempo autunnale, a conclusione dei raccolti, la solennità di Tutti i santi chiede di contemplare la messe di tutti i sacrifici viventi offerti a Dio, la raccolta presso il Signore di tutti i frutti maturi, opera del suo amore tra gli uomini. Essa ricorda, contro ogni solitudine e isolamento nel cuore dell'uomo, che non siamo soli, ma siamo una comunione destinata a una vita senza fine.
Tracce di lettura
La festa di tutti i santi che noi oggi celebraimo è davvero un memoriale dell'autunno glorioso della Chiesa. E' la festa contro la solitudine, contro ogni isolamento che sta nel cuore dell'uomo.
Oggi noi dovremmo cantare: "Non siamo soli, siamo una comunione!".
Oggi dovremmo rinnovare il canto pasquale eprchè, se a Pasqua contemplavamo il Cristo vivente per sempre alla destra del Padre, oggi, grazie alle energie di resurrezione sprigionate dalla Pasqua, noi contempliamo quelli che sono in Cristo alla destra del Padre: i santi.
A Pasqua cantavamo che la vite era vivente, risorta; oggi la Chiesa ci fa cantare che i tralci hanno dato il loro frutto, che i tralci, mondati e potati dal padre sulla vite che è Cristo, hanno portato una vendebbia abbonante e che questi grappoli, questi furtti della vite sono insieme un unico vino: quello del regno di Dio.
Se non ci fossero i santi, se noi non credessimo alla comunione dei santi del cielo e della terra, saremmo chiusi in una solitudine disperata e disperante.
Un monaco della Chiesa d'Occidente
Preghiera
Dio d'amore,
tu oggi ci riunisci con i santi, tuoi amici,
in una gioiosa comunione fraterna:
accordaci di camminare come loro sulle tracce di Cristo
e noi, avvolti da un così grande nube di testimoni,
entreremo nel tuo regno,
benedetto nei secoli dei secoli.
Orazione della Liturgia di Bose
Fonte: Comunità di Bose, Il libro dei Testimoni

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 01/11/2003 16.58
Aelredo di Hexham, abate di Rievaulx
12 gennaio
La Comunione Anglicana e l'Ordine cistercese ricorda, nel giorno stesso in cui morì, Aelredo, nato ad Hexham nel 1109.
Cresciuto alla corte del re di Scozia, nel 1133 decise di entrare nel monastero cistercense di Rievaulx, che aveva visitato durante una missione compiuta per incarico del re.
Aelredo si fece presto amare da tutti per il suo amore sincero e per la sua generosità.
Fu incaricato di guidare la nuova fonzazione di Revesby. Dopo tre anni ritorno a Rievaulx dove venne richiamato come abate, incarico che manette fino alla morte. Ricco di sapienza, attento ai doni di ciascuno, abile nel compagniare l'unità comunivaria a partire dalla varietà dei carismi, ci ha lasciato -sollecitato da Bernardo di Clairvaux, di cui fu grande amico - alcuni scritti di rara profondità e chiarezza sul valore dell'amicizia e della carità cristiana.
Morì nella sua abbazia il 12 gennaio del 1167.
Tracce di Lettura
Lo Spirito, che ha stabilito la Scrittura, l'ha composta con tale abilità che essa è capace di innumerrevoli significati. Lo Spirito rivela un certo senso a qualcuno, altri sensi ad un altro, per stimolare la ricerca ... Ma bisogna nondimeno applicare un certo giudizio, sotto l'ispirazione dello Spirito, per discernere quali cose siano suggestioni diaboliche e per evitare il pericolo sempre presente di un'interpretazione puramente umana.
Per questo abbiamo una regola di fede, sappiamo chiarametne che cosa speriamo e che i precetti della cartià sono stati promulgati.
Se ci viene in mente un'idea che non corrispone a queste norme, bisogna sen'altro attribuirla al demonio o all'errore umano.
Invece, tutto ciò che può essre onestamente fatto emergere dalle sante pagine e che contribuisce a illuminare la fede, a rianimare la speranza e a infiammare l'amore, non dubitate: ciò è stato posto tra le righe dallo Spirito stesso e da egli stesso vi è stato rivelato.
Aelredo di Hexham, Sermone I su Isaia
Preghiera

Dio onnipotente,
che hai arrichhito l'abate Aelredo
con il dono dell'amicizia cristiana
e con la sapienza necessaria
per condurre i fratelli sulla via della santità:
accorda al tuo popolo
quel medesimo spirito di reciproco affetto,
perchè amandoci gli uni gli altri
possiamo conoscere l'amore di Cristo
e rallegrarci nel possesso eterno
della tua suprema bontà.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio
nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un  solo Dio, ora e sempre.
Colletta della Liturgia Anglicana
Fonte: Comunità di Bose, Il libro dei Testimoni.

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 06/12/2003 17.16

Benedetto Giuseppe Labre, vagabondo per Cristo

16 aprile

La Chiesa di rito romano di Francia ricorda il 16 aprile uno dei suoi amati figli: Benedetto Giuseppe Labre, morto in questo giorno, un mercoledì santo, nell’anno 1783 a Roma.

Nativo del bordo di Amettes (oggi nelle diocesi di Arras), nel nord della Francia, egli ricevette un'istruzione sufficiente a leggere il latino i grandi testi spirituali del suo tempo.

Benedetto avvertì fino da giovanissimo di essere chiamato alla vita monastica, ma la sua ricerca vocazionale non fu facile. Egli fu infatti rifiutato da diverse certose a motivo della sua età precoce e di una salute malferma. I trappisti, dal canto loro, non lo ritennero in grado di condurre una vita religiosa tradizionale.

Il giovane non si arrese, e a partire dei propri limiti e dal rifiuto patito, giunse discernere la chiamata a una forma di testimonianza diversa e nel contempo profondamente evangelica. Divenuto pellegrino senza fissa dimora, in cerca della città futura, Benedetto si immerse nella preghiera, che non lo abbandonerà più fino alla morte, e visitò i grandi centri dell'Europa cristiana portando della propria borsa unicamente il nuovo testamento, il breviario e l’imitazione di Cristo.

Giunto a Roma all'età di 28 anni, e gli disse vagabondo per sette anni dalla Chiesa all'altra e dormendo calorie del colosseo, in ascolto di poveri e pellegrini, amico di eretici e non credenti, totalmente abbandonato, come aveva sognato fin da piccolo, all'amore misericordioso di Dio. Alla sua morte si diffuse nelle vie di Roma la voce: «è morto il santo» e migliaia di poveri e di vagabondi volle assistere in Santa Maria dei monti ai suoi funerali.

Benedetto Labre, vagabondo di Dio e povero sulle tracce di Cristo, testimonia al cuore della Chiesa d'Occidente una possibilità paradossale di santità, che lo accosta alle grandi figure dei «folli per Cristo» delle chiese d'oriente.

Tracce di lettura
In un secolo d’odio, superbo, avido, impuro
di colpe d’ogni genere, com’è benevola la chiesa
a esaltare oggi l’oscuro tra gli oscuri,
il mite fra tutti i miti, all’ignoranza umana,
e l’umiliato inquieto che la fede trascina
nel saio sanguinante e d’estasi sbiancato,
presso i popoli e i santi, lui che purificati i sensi
fece di Povertà sua sposa e sua regina,
come un novello Alessio, come un altro Francesco,
e fu il raccapricciante Povero,
a un tempo angelico,
che visse la dolcezza, l’orrore del Vangelo!

E per dimostrare a questo mondo che ha torto
e son d’argilla i piedi creduti d’oro e argento,
com’è tenera la chiesa
e com’è forte il suo Signore!

Paul Verlaine, Saint Benoit-Joseph Labre, jour de la canonisation.

Preghiera
Dio della speranza,
tu hai chiamato alla vita itinerante
il povero e umile Benedetto Labre:
egli, pieno di gioia e di carità,
perduto nella tua preghiera,
ha camminato sulle strade
come un girovago:
concedici di amare la follia della croce
e di sentirci pellegrini verso il regno.
Per Cristo Nostro Signore.

Dalla liturgia di Bose.

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 16/12/2003 20.46

I 7 Monaci Trappisti dell’Atlas,
martiri

Il 21 maggio del 1996, un comunicato del Gruppo Islamico Armato, organizzazione estremista algerina, annuncia l’avvenuta esecuzione dei sette monaci trappisti rapiti due mesi prima al monastero di Notre-Dame de l’Atlas. È la conclusione di un itinerario di testimonianza evangelica spintosi fino a rendere presente l’Emmanuele, il Dio-con-noi, in mezzo all’inimicizia che dilaga tra gli uomini.

Il cammino dei monaci dell’Alas era cominciato nel lontano 1938, con l’insediamento di alcuni di loro nella regione di Tibhirine per testimoniare nel silenzi, nella preghiera e nell’amicizia discreta la fratellanza universale dei cristiani.

La comunità era stata molto prossima alla chusura negli anni Sessanta, ma aveva conosciuto un forte rilancio spirituale per l’intervento diretto di diverse abbazie francesi e anche grazie alla guida del nuovo priore, frère Christian de Chergé. Proprio quest’ultimo ha lasciato ai posteri alcuni scritti di grande valore evangelico, nei quali traperla la makrothymìa, la larghezza danimo di chi, a somiglianza del Maestro, sa ormai vedere l’altro, il nemico stesso, con gli occhi di Dio.

Accanto a lui saranno i suoi fratelli Bruno, Célestin, Christophe, Luc, Michel e Paul a condividere sino alla morte ogni giia e ogni dolore, ogni angoscia e ogni speranza, e a donare interamente la vita a Dio e ai fratelli algerini.

Con il precipitare degli eventi essi avevano deciso insieme di rimanerere in Algeria, e avevano intessuto profondi legami di dialogo e di approfondimento spirituale con i mussulmani residenti nella regione.

La morte cruenta di questi monaci, che ha riportato all’attenzione dei cristiani d’occidente la possibilità del martirio presente in ogni vita veramente cristiana, ha trasmesso a ogni uomo capace di ascolto la convinzione che solo chi ha una ragione per cui è disposto a morire ha veramente una ragione per cui vale la pena di vivere.

Tracce di lettura
Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti ghli stranieri che vivnono in Algeria, correi che la mia comunità,la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. Venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo spesso perdonare con tutti il cuore chi mi avesse coltpio.

Evidentementeme, la mia morte semprerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da iddeealsita… Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui giigia segreta sarà sempre lo stbnilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze.

E anche a te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Si, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se paice a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Insh’Allah.

Fr. Christian de Chergé, Testamento Spirituale

In verità, sia che siate uccidi per la causa di Dio sia che moriate, sappiate che il perdono di Dio e la sua misericordia sono certamente miglior delle ricchezze che i miscredenti vanno accumulando. Morti o uccisi che siate, sarete tutti radunati davanti a Dio.

Corano 3, 157-158

Preghiera

A imitazione del Cristo tuo Figlio
i santi martiri hanno reso gloria al tuo nome
e hanno testimoniato con il sangue i tuoi pridici, o Padre
che riveli nei deboli la tua potenza
e doni agli intermi la forza del martirio,
per Cristo nostro Signore.

Messale Romano II, Prefazio dei santi martiri


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 16/12/2003 21.43
Ti ringrazio Ireneo di questa testimonianza.....la cercavo l'anno scorso, ma non ricordavo i dati sufficienti per la ricerca......fa molto meditare questo forum..grazie ancora....
F.C.


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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 27/10/2003 20.30
Questo messaggio è stato eliminato dal gestore o dall'assistente gestore.

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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 27/10/2003 20.47
Caro Ireneo spero di non esser uscita troppo fuori tema dal forum, ma credo che entrambi le questioni sollevate sono interessanti........
Tu dici:
vorrei solo far notare come il riconoscimento della santità non è per forza vincolato alla canonizzazione come la conosciamo noi oggi.
........
concordo...infatti hai fatto bene e ricordare Del Giubileo :
Un criterio fondamentale, e forse l'unico che si può adottare oggi, persistendo le divisioni ufficiali, può essere quello proposto dal papa per la commemorazione ecumenica dei Testimoni della fede del '900 durante il Grande Giubileo del 2000 e cioè, per quanto riguarda le Comunità Cristiane, il criterio dell'auto-comprensione, e cioè che ogni comunità ecclesiale sappia discernere, con l'aiuto dello Spirito, quelle figure che tra i suoi figli, hanno saputo vivere e morire da uomini pienamente riconciliati.
............
sarebbe veramente un gran traguardo se alcune chiese si muovessero versa questa direzione......come un altro esempio azzeccato è questo che hai fatto:
Inoltre, testimoni della fede nel Dio unico possono essere considerati anche gli uomini fedeli del Primo patto, che come spesso abbiamo detto in altri forum di questo gruppo, non è mai stato abrogato da Dio, che resta fedele alle sue promesse. Ad esempio, gli ebrei morti durante la tragica notte dei Cristalli possono a pieno titolo essere considerati testimoni della fedeltà alla Legge di Yhwh.
..........
Così come la realtà di Gandhi....fra i "Giusti delle Nazioni"....., si...grazie a Dio c'è molto materiale......
E ti ringrazio per aver citato la Preghiera Eucaristica nella quale in questo forum:
abbiamo tracciato alcune particolarità....anche a me piace là dove diciamo:
Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere della tua gloria quando, asciugata ogni lacrima, i nostri occhi vedranno il tuo volto e noi saremo simili a te, e canteremo per sempre la tua lode.....
.....
Amo la Chiesa che invoca la Misericordia di Dio PER TUTTI.....PROPRIO TUTTI.....attraverso la quale auspichiamo UNA COMUNIONE PIENA CON TUTTI......tutti i Santi di Dio e i Giusti DI OGNI TEMPO anche di coloro che non abbiamo conosciuto.....
quando, asciugata ogni lacrima, i nostri occhi vedranno il tuo volto e noi saremo simili a te, e canteremo per sempre la tua lode....
.....
Bè...che dire?
Abbiamo qui altri amici evangelici...fraveri è tanto che non lo leggiamo....cosa ne pensa?.......
Buona meditazione a tutti, fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 27/10/2003 20.51

Abele il Giusto e i Testimoni Pagani di Dio
giusti tra le genti


Fin dagli inizi dell’epoca neotestamentaria, Gesù e i suoi discepoli hanno chiamato Abele, non appartenente né all’ebraismo né al cristianesimo, il «giusto».

A partire da allora la chiesa non ha cessato di vedere rappresentati in lui tutti coloro che hanno conosciuto il vero Dio attraverso la sua provvidenza nel mondo e la luce interiore posta nella coscienza di ogni uomo. Abele è così il primo testimone della possibilità riservata ai pagani di poter essere oggetto dell’elezione che Dio ha compiuto per amore, fin dall’inizio della storia, di alcuni uomini affinché tutti ricevessero la vita.

Abele è giusto perché eletto, ed eletto per testimoniare l’amore di Dio con il dono totolae di sé. È infatti grazie al suo sangue, versato come quello dell’agnello che egli stesso aveva offerto a Dio e nel quale la liturgia romana vee prefigurato il sacrificio di Cristo, che fin dall’inizio della storia, accanto alla presenza del male, è già presente in mezzo algi uomini la possibilità della vittoria del bene.

Sebbene Abele non sia un personaggio storico, la tradizione ha visto in lui il simbolo della sovrana libertà di Dio, che sceglie i suoi testimoni anche al di fuori dell’alleanza abramica, per poter raggiungere ogni uomo attraverso l’unica realtà che salva, il mistero pasquale del Cristo suo Figlio.

Abele è liturgicamente ricordato dalle chiese Copta ed Etiopica rispettivamente l’11 gennaio e il 30 luglio.

Tracce di lettura

Il cristiano, associato al mistero pasquale, come si assimila alla morte di Cristo, così anche andrà incontro alla resurrezione confortato dalla speranza. E ciò non vale solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà. Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio consoce, con il mistero pasquale.

Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 22

L’azione del Verbo si rivela in ogni mente umana, dalle origini del mondo. Giustino non esita a ravvisare dei discepoli del Verbo e dei santi nei pagani che hanno aderito a questa rivelazione, conformandovi la propria condotta. Quanti uomini nel mondo pagano hanno aderito a tale rivelazione? Questo è il segreto di Dio. Bastava per il nostro scopo che la Scrittura ci dicesse che alcuni l’hanno fatto pienamente per autorizzarci a parlare dei santi dell’alleanza cosmica.

Jean Daniélou, da I santi pagani dell’Antico Testamento.

Preghiera

Volgi sulla nostra offerta
il tuo sguardo sereno e benigno,
come hai voluto accettare i doni di Abele, il giusto,
il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede,
l’oblazione pura e santa di Melchisedech,
tuo sommo sacerdote.

Messale Romano, Preghiera eucaristica I

Fonti utilizzate: Comunità di Bose, Il libro dei Testimoni; Messale Romano.


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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 27/10/2003 21.02
La Pace di Cristo!
Chiedo scusa sia a SoloGesùSalva che a Caterina, ma gli interventi che avete qui proposto non sono ascrivibili al tema di questo forum, che vuole solo essere un elenco di testimonianze di nostri amici nella fede; un breve profilo di coloro che hanno saputo vivere in modo eroico per Dio e per gli uomini... le disquisizioni dottrinali su come intendere "Credo la comunione dei santi", preferirei non entrassero in questo forum.
Caterina già conosce, e spero che anche tu lo sappia, Michele, che sono molto aperto al dialogo e non amo nè dire no a una richiesta di chiarimento e aiuto, nè fare polemica e contrapposizione.
Sarò lieto di rispondere ai tuoi dubbi, se aprirai un forum apposito. Ma questo non è il luogo, e non desidero che lo diventi.
Ho dato un esempio di ciò che intendo sia questo forum nel Messaggio 9. Da parte mia aggiungerò un profilo a settimana, facendo attenzione a sceglierlo tra testimoni di tutte le latitudini e confessioni... chiunque voglia aggingere sullo stesso stile suoi interventi è il benvenuto.
Attendo il tuo forum, SoloGesùSalva per risponderti.
Vostro nel Signore Risorto,
Ireneo

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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 27/10/2003 22.06
Accogliendo la giusta richiesta di Ireneo.....avvisiamo che i messaggi 6 e 7 NON sono stati censurati, ma spostati qui:
.........
Grazie Caterina
P.S.
Caro Ireneo, leggendo ora il tuo messaggio 9 ho capito cosa intendevi...e ti ringrazio per l'idea perchè effettivamente ci mancava una ricerca del genere......, ci auguriamo che possiamo tutti trarne una buona edificazione.....

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 01/11/2003 16.32
Comunione dei santi del cielo e della terra
1° novembre
Le chiese antiche si resero conto ben presto che nessun martirologio era sufficiente a contenere il numero dei santi riconosciuti dalle varie comunità cristiane.
Sorse così nel IV secolo la solennità odierna, dapprima nella chiesa siriaca, dove era chiamata festa di "tutti i martiri". Ad Antiochia essa veniva celebrata la domenica dopo Pentecoste, a sottolineare il legame imprescindibile tra effusione dello Spirito dall'alto e testimonianza dei cristiani fino al martirio.
I santi, cioè i morti per Cristo, con Cristo e in Cristo, sono viventi assieme a lui, sono una communio sanctorum; e poichè noi siamo membra del Corpo di Cristo ed essi membra gloriose del corpo glorioso del Signore, la chiesa pellegrinantericorda oggi la sua comunione con la chiesa celeste, assieme alla quale forma l'unico e totale corpo del Signore.
Nel corso dei secoli le chiese bizantine hanno conservato la data anchiochena della festa, mentre i latini colsero l'occasione di questa celebrazione per crisitanizzare i tempoli e ele feste pagane dedicati a "tutti gli dei". Nel VII secolo a Roma essa fu dunque fissata il 13 maggio, riorno in cui il tempio romano del Pantheon divenne la chiesa si Santa Maria dei martiri.
L'attuale data occidentale del 1° novembre è probabilmente di origine celtica, e fu imposta a tutto l'occidente nell'835 da papa Gregorio IV. Posta così nel tempo autunnale, a conclusione dei raccolti, la solennità di Tutti i santi chiede di contemplare la messe di tutti i sacrifici viventi offerti a Dio, la raccolta presso il Signore di tutti i frutti maturi, opera del suo amore tra gli uomini. Essa ricorda, contro ogni solitudine e isolamento nel cuore dell'uomo, che non siamo soli, ma siamo una comunione destinata a una vita senza fine.
Tracce di lettura
La festa di tutti i santi che noi oggi celebraimo è davvero un memoriale dell'autunno glorioso della Chiesa. E' la festa contro la solitudine, contro ogni isolamento che sta nel cuore dell'uomo.
Oggi noi dovremmo cantare: "Non siamo soli, siamo una comunione!".
Oggi dovremmo rinnovare il canto pasquale eprchè, se a Pasqua contemplavamo il Cristo vivente per sempre alla destra del Padre, oggi, grazie alle energie di resurrezione sprigionate dalla Pasqua, noi contempliamo quelli che sono in Cristo alla destra del Padre: i santi.
A Pasqua cantavamo che la vite era vivente, risorta; oggi la Chiesa ci fa cantare che i tralci hanno dato il loro frutto, che i tralci, mondati e potati dal padre sulla vite che è Cristo, hanno portato una vendebbia abbonante e che questi grappoli, questi furtti della vite sono insieme un unico vino: quello del regno di Dio.
Se non ci fossero i santi, se noi non credessimo alla comunione dei santi del cielo e della terra, saremmo chiusi in una solitudine disperata e disperante.
Un monaco della Chiesa d'Occidente
Preghiera
Dio d'amore,
tu oggi ci riunisci con i santi, tuoi amici,
in una gioiosa comunione fraterna:
accordaci di camminare come loro sulle tracce di Cristo
e noi, avvolti da un così grande nube di testimoni,
entreremo nel tuo regno,
benedetto nei secoli dei secoli.
Orazione della Liturgia di Bose
Fonte: Comunità di Bose, Il libro dei Testimoni

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 01/11/2003 16.58
Aelredo di Hexham, abate di Rievaulx
12 gennaio
La Comunione Anglicana e l'Ordine cistercese ricorda, nel giorno stesso in cui morì, Aelredo, nato ad Hexham nel 1109.
Cresciuto alla corte del re di Scozia, nel 1133 decise di entrare nel monastero cistercense di Rievaulx, che aveva visitato durante una missione compiuta per incarico del re.
Aelredo si fece presto amare da tutti per il suo amore sincero e per la sua generosità.
Fu incaricato di guidare la nuova fonzazione di Revesby. Dopo tre anni ritorno a Rievaulx dove venne richiamato come abate, incarico che manette fino alla morte. Ricco di sapienza, attento ai doni di ciascuno, abile nel compagniare l'unità comunivaria a partire dalla varietà dei carismi, ci ha lasciato -sollecitato da Bernardo di Clairvaux, di cui fu grande amico - alcuni scritti di rara profondità e chiarezza sul valore dell'amicizia e della carità cristiana.
Morì nella sua abbazia il 12 gennaio del 1167.
Tracce di Lettura
Lo Spirito, che ha stabilito la Scrittura, l'ha composta con tale abilità che essa è capace di innumerrevoli significati. Lo Spirito rivela un certo senso a qualcuno, altri sensi ad un altro, per stimolare la ricerca ... Ma bisogna nondimeno applicare un certo giudizio, sotto l'ispirazione dello Spirito, per discernere quali cose siano suggestioni diaboliche e per evitare il pericolo sempre presente di un'interpretazione puramente umana.
Per questo abbiamo una regola di fede, sappiamo chiarametne che cosa speriamo e che i precetti della cartià sono stati promulgati.
Se ci viene in mente un'idea che non corrispone a queste norme, bisogna sen'altro attribuirla al demonio o all'errore umano.
Invece, tutto ciò che può essre onestamente fatto emergere dalle sante pagine e che contribuisce a illuminare la fede, a rianimare la speranza e a infiammare l'amore, non dubitate: ciò è stato posto tra le righe dallo Spirito stesso e da egli stesso vi è stato rivelato.
Aelredo di Hexham, Sermone I su Isaia
Preghiera

Dio onnipotente,
che hai arrichhito l'abate Aelredo
con il dono dell'amicizia cristiana
e con la sapienza necessaria
per condurre i fratelli sulla via della santità:
accorda al tuo popolo
quel medesimo spirito di reciproco affetto,
perchè amandoci gli uni gli altri
possiamo conoscere l'amore di Cristo
e rallegrarci nel possesso eterno
della tua suprema bontà.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio
nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un  solo Dio, ora e sempre.
Colletta della Liturgia Anglicana
Fonte: Comunità di Bose, Il libro dei Testimoni.
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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 06/12/2003 17.16

Benedetto Giuseppe Labre, vagabondo per Cristo

16 aprile

La Chiesa di rito romano di Francia ricorda il 16 aprile uno dei suoi amati figli: Benedetto Giuseppe Labre, morto in questo giorno, un mercoledì santo, nell’anno 1783 a Roma.

Nativo del bordo di Amettes (oggi nelle diocesi di Arras), nel nord della Francia, egli ricevette un'istruzione sufficiente a leggere il latino i grandi testi spirituali del suo tempo.

Benedetto avvertì fino da giovanissimo di essere chiamato alla vita monastica, ma la sua ricerca vocazionale non fu facile. Egli fu infatti rifiutato da diverse certose a motivo della sua età precoce e di una salute malferma. I trappisti, dal canto loro, non lo ritennero in grado di condurre una vita religiosa tradizionale.

Il giovane non si arrese, e a partire dei propri limiti e dal rifiuto patito, giunse discernere la chiamata a una forma di testimonianza diversa e nel contempo profondamente evangelica. Divenuto pellegrino senza fissa dimora, in cerca della città futura, Benedetto si immerse nella preghiera, che non lo abbandonerà più fino alla morte, e visitò i grandi centri dell'Europa cristiana portando della propria borsa unicamente il nuovo testamento, il breviario e l’imitazione di Cristo.

Giunto a Roma all'età di 28 anni, e gli disse vagabondo per sette anni dalla Chiesa all'altra e dormendo calorie del colosseo, in ascolto di poveri e pellegrini, amico di eretici e non credenti, totalmente abbandonato, come aveva sognato fin da piccolo, all'amore misericordioso di Dio. Alla sua morte si diffuse nelle vie di Roma la voce: «è morto il santo» e migliaia di poveri e di vagabondi volle assistere in Santa Maria dei monti ai suoi funerali.

Benedetto Labre, vagabondo di Dio e povero sulle tracce di Cristo, testimonia al cuore della Chiesa d'Occidente una possibilità paradossale di santità, che lo accosta alle grandi figure dei «folli per Cristo» delle chiese d'oriente.

Tracce di lettura
In un secolo d’odio, superbo, avido, impuro
di colpe d’ogni genere, com’è benevola la chiesa
a esaltare oggi l’oscuro tra gli oscuri,
il mite fra tutti i miti, all’ignoranza umana,
e l’umiliato inquieto che la fede trascina
nel saio sanguinante e d’estasi sbiancato,
presso i popoli e i santi, lui che purificati i sensi
fece di Povertà sua sposa e sua regina,
come un novello Alessio, come un altro Francesco,
e fu il raccapricciante Povero,
a un tempo angelico,
che visse la dolcezza, l’orrore del Vangelo!

E per dimostrare a questo mondo che ha torto
e son d’argilla i piedi creduti d’oro e argento,
com’è tenera la chiesa
e com’è forte il suo Signore!

Paul Verlaine, Saint Benoit-Joseph Labre, jour de la canonisation.

Preghiera
Dio della speranza,
tu hai chiamato alla vita itinerante
il povero e umile Benedetto Labre:
egli, pieno di gioia e di carità,
perduto nella tua preghiera,
ha camminato sulle strade
come un girovago:
concedici di amare la follia della croce
e di sentirci pellegrini verso il regno.
Per Cristo Nostro Signore.

Dalla liturgia di Bose.


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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 16/12/2003 20.46

I 7 Monaci Trappisti dell’Atlas,
martiri

Il 21 maggio del 1996, un comunicato del Gruppo Islamico Armato, organizzazione estremista algerina, annuncia l’avvenuta esecuzione dei sette monaci trappisti rapiti due mesi prima al monastero di Notre-Dame de l’Atlas. È la conclusione di un itinerario di testimonianza evangelica spintosi fino a rendere presente l’Emmanuele, il Dio-con-noi, in mezzo all’inimicizia che dilaga tra gli uomini.

Il cammino dei monaci dell’Alas era cominciato nel lontano 1938, con l’insediamento di alcuni di loro nella regione di Tibhirine per testimoniare nel silenzi, nella preghiera e nell’amicizia discreta la fratellanza universale dei cristiani.

La comunità era stata molto prossima alla chusura negli anni Sessanta, ma aveva conosciuto un forte rilancio spirituale per l’intervento diretto di diverse abbazie francesi e anche grazie alla guida del nuovo priore, frère Christian de Chergé. Proprio quest’ultimo ha lasciato ai posteri alcuni scritti di grande valore evangelico, nei quali traperla la makrothymìa, la larghezza danimo di chi, a somiglianza del Maestro, sa ormai vedere l’altro, il nemico stesso, con gli occhi di Dio.

Accanto a lui saranno i suoi fratelli Bruno, Célestin, Christophe, Luc, Michel e Paul a condividere sino alla morte ogni giia e ogni dolore, ogni angoscia e ogni speranza, e a donare interamente la vita a Dio e ai fratelli algerini.

Con il precipitare degli eventi essi avevano deciso insieme di rimanerere in Algeria, e avevano intessuto profondi legami di dialogo e di approfondimento spirituale con i mussulmani residenti nella regione.

La morte cruenta di questi monaci, che ha riportato all’attenzione dei cristiani d’occidente la possibilità del martirio presente in ogni vita veramente cristiana, ha trasmesso a ogni uomo capace di ascolto la convinzione che solo chi ha una ragione per cui è disposto a morire ha veramente una ragione per cui vale la pena di vivere.

Tracce di lettura
Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti ghli stranieri che vivnono in Algeria, correi che la mia comunità,la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. Venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo spesso perdonare con tutti il cuore chi mi avesse coltpio.

Evidentementeme, la mia morte semprerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da iddeealsita… Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui giigia segreta sarà sempre lo stbnilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze.

E anche a te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Si, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se paice a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Insh’Allah.

Fr. Christian de Chergé, Testamento Spirituale

In verità, sia che siate uccidi per la causa di Dio sia che moriate, sappiate che il perdono di Dio e la sua misericordia sono certamente miglior delle ricchezze che i miscredenti vanno accumulando. Morti o uccisi che siate, sarete tutti radunati davanti a Dio.

Corano 3, 157-158

Preghiera

A imitazione del Cristo tuo Figlio
i santi martiri hanno reso gloria al tuo nome
e hanno testimoniato con il sangue i tuoi pridici, o Padre
che riveli nei deboli la tua potenza
e doni agli intermi la forza del martirio,
per Cristo nostro Signore.

Messale Romano II, Prefazio dei santi martiri


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 16/12/2003 21.43
Ti ringrazio Ireneo di questa testimonianza.....la cercavo l'anno scorso, ma non ricordavo i dati sufficienti per la ricerca......fa molto meditare questo forum..grazie ancora....
F.C.

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 18/12/2003 18.57
La Pace di Cristo!
Cara Caterina, grazie mille per il tuo messaggio!
Gradirei avere qualche conferma sull'interesse o meno a questo forum perchè, dato che sembra nessuno se la senta di scrivere a parte me, non riesco a capire se sono letti e se stimolano interesse e riflessione. Il tuo messaggio mi rincuora.
Grazie a tutti coloro che trovano piacevole il mio "sforzo" e chiedo scusa per i molti errori, ma dovendo trascrivere tutto a mano (non ho scanner) ed in fretta nei ritagli di tempo, a volte non mi rendo conto... spero i messaggi siano nonostante tutto comprensibili.
Ciao.
Ireneo

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 18/12/2003 19.24
Caro Ireneo siamo oltre 170 iscritti e se intervenissero tutti probabilmente andremmo in tilt.......
Abbiamo affrontato questo argomento degli interventi e spero che anche tu comprenda che molti sono qui per apprendere....e dunque ci hanno comunicato più volte che si sentono anche a disagio per rispondere....e per questo non abbiamo mai insistito sulla partecipazione assidua, ma abbiamo chiesto di renderci partecipi ogni tanto...che almeno si legga e che i forum sono di gradimento..... e così abbiamo constatato molte volte che ci leggono......e questo credo che sia importante....
Perciò grazie di questo messaggio perchè aiuterà a ricordare i tanti collaboratori per una edificazione del Gruppo e di quanti leggono.....
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 13/02/2004 0.13
Rashj (1040 - 1105)
Giusto d'Israele
Nel 1105, il 29 di tammuz sencondo il calendario ebraico, corrispondente al 3 agosto, muore a Troyes dopo aver scritto la parola "puro" Rashj, uno dei più grandi commentantori medievali della Tanak (nome ebraico delle Sacre Scritture) e del Talmud.
Raschj è acronimo di Rabbi Shelomò ben Jizchaq.
Dopo aver studiato presso le accademie rabbiniche di Worms e di Magonza fece ritorno alla sua città, Troyes dove, attrono al 1070 darà vita a una propria jeshivà, accademia di studio, alla quale accorsero discepoli da tutta la francia.
Rashj dedicò la sua vita alla stesura di affascinanti commenti delle Scritture ebraiche e dei testi talmudici.
Di lui i posteri diranno giustamente che "senza Rashj Israele avrebbe perduto la possibilità di comprendere il Talmud babilonese".
Per la loro profonda ispirazione, i suoi commenti troveranno ampio spazio e credito anche presso gli esegeti cristiani dei secoli successivi, che gli saranno grati per la luce gettata dalle sue parole sulla loro comprensione del Primo Testamento.
Traccia di Lettura
Io ritengo che Salomone abbia visto, in Spirito santo, che in futuro i figli di Israele avrebbero subito esilio dopo pesilio, distruzione dopo ditruzione, e che durante questo esilio avrebbero rimpianto la loro gloria di un tempo, e avrebbero ricordato l'affetto di una volta, quando erano il suo tesoro personale fra tutti i popoli [...].
Per questo Salomone ha composto questo libro, sotto ispirazione dello Spirito santo, attraverso l'immagine di una donna avvolta dalla vedovanza di un marito vivente, che ha il desiderio del marito, che si stringe al suo amato", che rammenta l'amore della sua giovinezza per lui.
Anche il suo amato si affligge dell'afflizione di lei, e rammenta i favori della sua giovinezza, la grazia della sua bellezza e l'integrità del suo comportamento, per cui si è legato a lei con un amore forte, manifestandole così che non di sua volontà l'ha afflitta e che il suo ripundio non è vero ripudio, perchè essa è ancora sua moglie ed egli suo marito, e tornerà ancora da lei.
Rashi, Prologo del Commento al Cantico dei Cantici
Preghiera
Ricorderò il tuo nome
per tutte le generazioni,
e i popoli ti loderanno
in eterno, per sempre!
Salterio 45(44), 18

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 24/02/2004 17.05

Abramo di Al-Fayyum (1829-1914),
vescovo

Il 10 giugno del 1914, all’età di ottantacinque anni, dopo trentatré anni di ministero episcopale e quasi settanta di vita monastica, si spegne Abramo, vescovo di Al-Fayyum.
Nativo della provincia copta di Al-Minya e battezzato con il nome di Giuseppe, egli era entrato diciottenne nel monastero della Vergine di Al-Muharraq.
Distintosi soprattutto per il suo straordinario impegno in favore dei poveri, che sarà il vero e proprio filo rosso evangelico di tutta la sia vita, Giuseppe divenne a 37 anni abate del monastero.
Con l’accrescersi del numero dei suoi discepoli crebbero anche le tensioni all’interno del monastero, a tal punto che Giuseppe fu costretto ad abbandonarlo perché accusato di dissipare i beni della casa a favore dei poveri (sic!)
Accolto con alcuni compagni in un altro monastero il cui abate sarà presto consacrato patriarca, proprio quest’ultimo consacrerà per le loro doti spirituali tutti e cinque i fuggiaschi vescovi. Con la consacrazione episcopale, avvenuta nel 1881, Giuseppe prende il nome di Abramo e gli viene assegnata la cattedra di Al-Fayum.
Egli si sentì chiamato a servire i poveri presenti nella sua diocesi, senza fare distinzione tra cristiani e mussulmani.
Compì un profondo e personalissimo cammino di spoliazione che giungerà anche nel rifiuto di utilizzare quei siegni distintivi esteriori che pure spettano per tradizione in quasi tutte le chiese a chi è rivestito dell dignità episcopale.
Alla sua morte, una folla immensa di cristiani e mussulmani accorse a dargli l’ultimo saluto.

Traccia di lettura

Per il Mattino!
Per la notte che si ammanta di quiete e tenebre!
Il tuo Signore non ti ha abbandonato né ti odia,
e certo l’altra vita sarà per te migliore della prima.
Ben presto il tuo Signore ti darà il suo premio, e ne sarai contento.
Non ti ha trovato orfano e ti ha raccolto?
Non ti ha trovato errante e ti ha guidato?
Non ti ha trovato povero, e di beni ti ha colmato?
Dunque, l’orfano non opprimerlo!
Dunque il mendicante non scacciarlo!
Dunque, proclama la generosa bontà del tuo Signore!

Corano, Sura 93: Il Mattino

Preghiera.

O Dio, che nell’amore verso di te e verso i fratelli
hai compendiato i tuoi comandamenti,
fa che ad imitazione di Abramo di Al Fayyum
dedichiamo la nostra vita a servizio del prossimo
per essere da te benedetti nel regno dei cieli.

Liturgia delle Ore secondo il Rito Romano, Orazione per un Santo della carità.


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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 28/02/2004 17.31

Nerses di Lambron
14 luglio
pastore e testimone di ecumenismo

La Chiesa armena ricorda liturgicamente a metà del mese di luglio Nerses di Lambron, arcivescovo di Tarso.
Il giovane Smbat (questo il suo nome di battesimo), appena sedicenne venne affidato alle cure del prozio Nerses Snorhali, catholicos della chiesa armena.
Fu ordinato presbitero e si recò ad apprendere la tradizione monastica sulla montagna Nera. Professati i voti monastici con il nome di Nerses, venne ordinato vescovo dal nuoto catholicos, Grigor Tlay, succeduto al prozio.
Coinvolto nelle questioni riguardanti l’unione tra la chiesa armena e quella greca, separate dai tempi di Calcedonia, scrsse testi mirabili per aprire gli animi di tutte e due le chiese e per spingere la propria chiesa a riformare le proprie consuetudini che potevano urtare la sensibilità greca.
La sua apertura al dialogo in nome del primato della carità gli costeranno sia l calunnie da parte di molti della sua chiesa, e il sospetto da parte del clero greco di Costantinopoli, insensibile ai suoi appelli nonostante la stima e l’ammirazione che egli nutriva per la chiesa bizantina.
Morto il 14 luglio 1198, è considerato dottore dalla Chiesa armena.

Traccia di lettura
Fratelli, cerchiamo di avere i medesimi sentimenti e i medesimi pensieri. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi consideri gli altri migliori di se stesso; preferite essere vinti piuttosto che vincitori, essere vittime piuttosto che oppressori, poiché abbiamo a che fare con amici e non siamo in guerra con dei nemici. Scrive l’Apostolo in proposito: "Perché non lasciarvi piuttosto privare ed essere maggiormente angustiati?" Pertanto, è con Paolo e non con un uomo da nulla che noi siamo in accordo quando con le nostre privazioni e la nostra umiltà consolidiamo la carità.
Se amiamo e questa è la nostra misura, la carità sarà la nostra parte; se sono il rancore e l’odio, ci attendono rancore ed odio

Nerses di Lambron, Discorso Sinodale

Preghiera
O Santi traduttori,
sul modello del vero amore
dei santi apostoli
prese in voi sussistenza
sgorgando come una fonte
lo Spirito dei doni,
sorgente inesauribile.
Venite, adoriamo la luce inesauribile!

Tropario armeno del notturno per la festa dei Santi traduttori

Fonte: Comunità di Bose, Il libro dei Testimoni, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2002.

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