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Credo la Comunione dei Santi: i Testimoni della Fede

Ultimo Aggiornamento: 29/09/2009 18:39
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29/09/2009 18:36
 
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Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale)Inviato: 26/10/2003 17.12

Credo la Comunione dei Santi: i Testimoni della Fede

La Pace di Cristo!

Un forum sui testimoni della fede di tutto l’orbe cristiano, di tutti coloro che sono uniti nella professione di fede di Nicea-Costantinopoli; questo vuole essere il fine di questa nuova discussione.

Prima di tutto occorrerebbe risolvere una questione: è possibile una lista di "santi" ecumenica?

A guardare la storia della Chiesa si direbbe di si, anzi, i martirologi occidentali e i sinassari orientali nascono appunto con questo scopo.

Nei primi secoli ogni Chiesa Locale iniziò a prender nota della vita e della passione dei suoi martiri perché non se ne perdesse il ricordo; ben presto ad essi si aggiunsero gli elenchi dei vari vescovi, in quanto il loro ministero era letto come una testimonianza della fede di tutta la comunità.Ma l’universalismo che da sempre ha contraddistinto la fede cristiana fece si che ben presto queste liste circolassero tra le varie Chiese; la prima raccolta universale (e quindi ecumenica) di queste vite fu il Martirologio geronimiano del IV secolo.

Con le divisioni ben presto sorse anche la questione se santi di altre confessioni cristiane non in piena comunione potessero essere inseriti negli elenchi della propria chiesa; storicamente l’ebbe vinta la via della "sfiducia" e i martirologi, nati come strumenti di unità universale nonostante le distanze nello spazio e nel tempo, strinsero il loro campo di interesse alle figure della propria chiesa.

Eppure ciò non ha comunque impedito che figure di particolare grandezza riuscissero a superare tali angusti limiti: è il caso, per l’occidente, di Isacco di Ninive, appartenente ad una chiesa che aveva già perso la comunione con Roma, ma che venne comunque incluso dal Baronio nel suo Martirologio Romano.
Simile situazione in oriente, dove è stato molto studiato il caso della raffigurazione di san Francesco d’Assisi (vissuto dopo lo scambio di scomuniche tra i delegati pontifici e il Patriarca di Costantinopoli) in chiese ortodosse di Creta del XV secolo.

Nel mondo riformato il problema fu ancora diverso; seppur nelle varie professioni di fede protestanti si rifiuti solo il culto diretto dei santi (cioè la venerazione delle loro immagini e la preghiera direttamente a loro rivolta) e non il loro ricordo quali insigni testimoni della fede di Cristo, ciò portò nella pratica ad un oblio che solo nell’ultimo secolo, sull’onda del movimento ecumenico, tende ad attenuarsi.

Naturalmente chiedo a tutti di contribuire a questo forum con la loro ricerca e perché no, consegnandoci la storia di testimoni della loro confessione e singola chiesa.Ma penso che sia bene uniformarci nei modi, e per questo propongo il seguente schema, che chiedo a tutti di seguire.

<DIR> <DIR>

1) Nome del santo e, se è celebrata, data della memoria liturgica, possibilmente quella del rito di appartenenza;

2) una breve vita;

3) qualche breve stralcio di suoi scritti o di fonti antiche a suo riguardo;

4) una preghiera o da lui composta o,se viene ricordato liturgicamente, dai formulari liturgici, possibilmente quelli della sua chiesa di appartenenza.

5) Citazione della fonte o delle fonti alle quali si è attinto per il post.

</DIR></DIR>

Concludo riportando di seguito importanti testimonianze delle varie Chiese cristiane sulla possibilità di un ricordo dei testimoni, ed in particolare sulla possibilità di redigerne una lista ecumenica.

Vostro nel Signore Risorto,

Ireneo

E’ desiderabile che un’antologia ecumenica di resoconti di martirio, sia dei primi tempi che di oggi, venga pubblicata ad uso di tutte le chiese, dato che il riconoscimento dei martiri supera ormai i confini di ogni confessione e riporta noi tutti al centro della fede, alla sorgente della speranza e all’esempio dell’amore di Dio e dei nostri fratelli, L’uso di tale libro rafforzerebbe la solidarietà dei cristiani, nella preghiera e nell’azione, con coloro che si trovano in situazioni difficili e pericolose.

Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, 1978,
pubblicato in «Testimonianza fino alla morte», Credere Oggi 24(1984), p. 103.

È necessario che i cattolici con gioia riconoscano e stimino i valori veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio, che si trovano presso i fratelli da noi separati. Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo, talvolta sino all’effusione del sangue, è cosa giusta e salutare: perché Dio è sempre mirabile e deve essere ammirato nelle sue opere. Né si deve dimenticare che quanto dalla grazia dello Spirito santo viene compiuto nei fratelli separati, può contribuire alla nostra edificazione.

Concilio Ecumenico Vaticano II, Unitatis Redintegrazio 4

Fratelli, per grazia di Dio il mondo intero è unito a Cristo nella speranza, poiché tutti si tengono sul retto cammino, ognuno nella propria nazione e nel proprio paese. Membra del medesimo capo sono la Spagna e l’oriente, greci e barbari, armeni e georgiani, siri ed egiziani: in lui tutti sono uniti nello Spirito e di lui si sono rivestiti mediante la fede. E ciò è manifestato in modo particolare dall’efficacia delle grazie dello Spirito, che effettivamente agisce con più forza in ciascuno di loro … A chi lo esamina, tutto ciò risulta evidente. Anzi, sono noti non solo gi uomini, ma persino i templi inanimati e i segni materiali che essi hanno innalzato nel nome di Cristo: tutte cose che una fede imperfetta non può compiere; dove non c’è la fede, infatti, come potrebbe esserci lo Spirito? E dove non c’è lo Spirito, come potrebbe esserci la potenza?

Nerses di Lambron, Discorso Sinodale, XII secolo.

Noi non disprezziamo i santi … Li riconosciamo infatti come membra vive di Cristo, amici di Dio e come coloro che hanno gloriosamente vinto la carne e il mondo. Li amiamo quindi come fratelli e li onoriamo non mediante un qualche culto divino, ma con la stima onorevole che ne abbiamo e attribuiamo anche loro gli elogi di cui sono degni; infine, li imitiamo. Desideriamo infatti ardentemente imitare la loro fede e le loro virtù e partecipare assieme a essi alla salvezza eterna e abitare eternamente insieme a loro presso Dio; in breve, rallegrarci e allietarci con loro in Cristo.

Chiesa riformata di Ginevra, Seconda Confessione elvetica, 1566

I grandi uomini non hanno patria, appartengono all’umanità intera. Così i santi. Essi oltrepassano i confini confessionali e appartengono all’intera cristianità. San Francesco d’Assisi, come il suo simile san Serafim di Sarov, sono grandi santi. Non possono essere circoscritti nell’ambito relativo delle due chiese sorelle, paella orientale e quella occidentale. Sono santi di tutta la chiesa.

Maximos Aghiorgoussis, delegato del Patriarca ecumenico di Costantinopoli
alla III e IV sessione del Concilio Vaticano II, Discorso del 1966

In una visione teocentrica, noi cristiani già abbiamo un Martirologio comune. Esso comprende anche i martiri del nostro secolo, più numerosi di quanto non si pensi, e mostra come, ad un livello profondo, Dio mantenga fra i battezzati la comunione dell’esigenza suprema della fede, manifestata col sacrifico della vita. Se si può morire per la fede, ciò dimostra che si può raggiungere la meta quando si tratta di altre forme della stessa esigenza. Ho già constatato, e con gioia, come la comunione imperfetta ma reale, è mantenuta e cresce a molti livelli della vita ecclesiale. Ritengo ora che essa sia già perfetta in ciò che tutti noi consideriamo l’apice della vita di grazia, la martyria fino alla morte, la comunione più vera che ci sia con Cristo che effonde il suo sangue e, in questo sacrificio, fa diventare vicini coloro che un tempo erano lontani (cfr. Ef 2, 13).

Se per tutte le Comunità cristiane i martiri sono la prova della potenza della grazia, essi non sono tuttavia i soli a testimoniare di tale potenza. Sebbene in modo invisibile, la comunione non ancora piena delle nostre comunità è in verità cementata saldamente nella piena comunione dei santi, cioè di coloro che, alla conclusione di un esistenza fedele alla grazia, sono nella comunione di Cristo glorioso. Questi santi vengono da tutte le Chiese e Comunità Ecclesiali, che hanno aperto loro l’ingresso nella comunione della salvezza. Quando si parla di un patrimonio comune si devono iscrivere in esso non soltanto le istituzioni, i riti, i mezzi di salvezza, le tradizioni che tutte le comunità cristiane hanno conservato e dalle quali esse sono plasmate, ma in primo luogo e innanzi tutto questa realtà della santità.

Nell’irradiazione che emana dal patrimonio dei santi appartenenti a tutte le Comunità, il dialogo della conversione verso l’unità piena e visibile appare allora sotto una luce di speranza. Questa presenza universale dei santi dà, infatti, la prova della trascendenza della potenza dello Spirito. Essa è segno e prova della vittoria di Dio sulle forze del male che dividono l’umanità. Come cantano le liturgie, "incoronando i santi, Dio incorona i suoi propri doni".

Laddove esiste la sincera volontà di seguire Cristo, spesso lo Spirito sa effondere la sua grazie in sentieri diversi da quelli ordinari, L’esperienza ecumenica ci ha permesso di comprenderlo meglio. Se, nello spazio spirituale interiore che ho descritto, le Comunità sapranno veramente "convertirsi" alla ricerca della comunione piena e visibile, Dio farà per e esse ciò che fa fatto per i loro santi. Egli saprà superare gli ostacoli ereditati dal passato e le condurrà sulle sue vie dove egli vuole: alla koinonia visibile che è al tempo stesso lode della sua gloria e servizio al suo disegno di salvezza.

Giovanni Paolo II, Ut unum sint 84, 1995



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Da: saledellaterraInviato: 26/10/2003 17.44
La Pace di Cristo a tutti.
Io penso che siamo tutti un pò sale della terra, ma credo che ci siano difficoltà in questo progetto di ireneo perchè da quello che capisco io nei protestanti o pentecostali, di coloro che si chiamano evangelici queste differenze non ci sono ma nemmeno le vogliono distinguere. Cioè io credo che la difficoltà sia anche in qualcuno che deve decidere con certi criteri chi sono queste persone veramente sante perchè santi lo siamo un pò tutti, che si fa del bene e che si è buoni e che si ama il prossimo. Ma io credo che la santità che la Chiesa offre ha dei criteri diversi da quelli che ora così appariscono anche se non so quali criteri usa la Chiesa Ortodossa.
Cioè io non credo che la santità si debba applicare solo se si è scritto un buon sermone o se si è fatta una preghiera, ma dalla testimonianza nella vita che si è portata e anche come si è morti e se la vita è stata offerta per qualcosa che abbia in comune il senso cristiano.
Io conosco la storia di un medico musulmano che ancora non ho trovato in internet perchè è una storia del nostro circolo di lavoro.
Lavorava in Africa e quando poteva stando li dava una mano ai medici senza frontiere. Per salvare due bambini i cui genitori erano morti per il virus di Ebola, dopo un mese che si prendeva cura di loro ha contratto il virus ed è morto anche lui, ma abbiamo saputo che quando il suo amico e collega medico gli ha detto se voleva parlare con un prete visto che stava morendo, lui ha detto che non era il caso, perchè ha dtte che se il nostro Criosto non era una favola, avrebbe tenuto conto della sua passione di fare il medico che amava tanto fino a che ha dato la vita.
Ora per me questa persona è un santo, anche se un musulmano, ha avuto nel cuore un amore cristiano che non conosceva, i due bambini lo ricorderanno forse ora che si sono salvati per opera sua e per mezzo mio che ne racconto la storia, ora si penserà a lui, al dottor Isaac Morambisi, deceduto per aver soccorso due bambini africani colpiti dal virus Ebola nel 1999.
Pace in Cristo da un piccolo granello dei sale, Adriano

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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 26/10/2003 19.30
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Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 26/10/2003 19.32
Caro Ireneo forse potrai aiutarci ad approfondire in quale modo potremmo contribuire in questo forum......
Confesso che ho capito e non....
Condivido perciò l'apprensione espressa da saledellaterra.....dove il concetto di santità ha comunque delle regole ben precise, al dilà poi che MOLTI SONO I SANTI in ogni luogo e in ogni dove e magari anche NON cristiani o di altre Comunità fuori della Chiesa......
Diversa effettivamente appare la questione con la Chiesa Ortodossa con la quale CONDIVIDIAMO sia la Comunione dei Santi intesa tale, sia molti Padri della Chiesa e santi più o meno conosciuti......e diversa appunto la situazione con le Chiese Riformate...e completamente un muro alto i metri con le più recenti identità Pentecostali evangeliche.....
Dalle parole del Papa che tu hai inserito si evince proprio un ATTENZIONE speciale a questi fattori:

Laddove esiste la sincera volontà di seguire Cristo, spesso lo Spirito sa effondere la sua grazie in sentieri diversi da quelli ordinari, L’esperienza ecumenica ci ha permesso di comprenderlo meglio. Se, nello spazio spirituale interiore che ho descritto, le Comunità sapranno veramente "convertirsi" alla ricerca della comunione piena e visibile, Dio farà per  esse ciò che fa fatto per i loro santi. Egli saprà superare gli ostacoli ereditati dal passato e le condurrà sulle sue vie dove egli vuole: alla koinonia visibile che è al tempo stesso lode della sua gloria e servizio al suo disegno di salvezza.

.......
cioè...io penso....ed ovviamente resta un mio pensiero...che deve esclcudersi il sensore o il sentore...di una santità là dove una certa predicazione sia stata adoperata magari per portare LONTANO I FEDELI  dalla Chiesa......aricioè...dove è divisione...FA CHE IO PORTI L'UNIONE...e non altra divisione non ti pare?, naturalmente questo VALE PER TUTTI......
Non so quindi se magari ho capito male io qualcosa.....intanto che altri contribuiscano, ringrazio saledellaterra (Adriano) per averci lasciato questa testimonianza di santità.....e sì...qui gli ingredienti ci sono tutti per una santità.....
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 27/10/2003 14.54
La Pace di Cristo!
Intervengo per chiarire qualche punto del mio progetto, tra l'altro da te ispirato, cara Caterina, e per darne un esempio pratico (anche se forse potrà sconvolgere qualche neurone sclerotizzato).
E' chiaro che il criterio di Caterina è valido: laddove si propugna la divisione... è difficile riscontrare una piena santità, anche se non dobbiamo dimenticarci di inserire ogni discorso e ogni affermazione nel contesto storico e culturale nei quali sono pronunciate.
Per chiarire i dubbi di Saledellaterra, vorrei solo far notare come il riconoscimento della santità non è per forza vincolato alla canonizzazione come la conosciamo noi oggi.
Per primo, guardando la stessa tradizione cattolica, voglio far notare come il processo di canonizzazione e la necessità di una ratifica del Vescovo di Roma della santità di una persona è una pratica sorta nel XII secolo (circa) e a causa degli abusi: la forte tendenza al devozionismo, ed il rischio di ingannare i fedeli, imposero un intervento di Roma. Ma prima di allora il riconoscimento della santità era della Comunità cristiana, veniva per lo più dal basso, laddove i "grandi" della Chiesa furono capaci di far si che la loro vita e il loro annuncio ed insegnamento divenissero così importanti da diffondersi nello spazio e durare nel tempo. Per quanto riguarda l'oggi, la canonizzazione esiste anche nelle chiese Orientali con un procedimento simile a quello cattolico, mentre è assente nelle Chiese della riforma, anche se oggi esistono particolari strutture di ricerca nella Chiesa Luterana e Anglicana, che in effetti hanno prodotto negli ultimi anni la prima una lista di testimoni della fede e la seconda un vero e proprio Santorale e calendario per le feste liturgiche dei testimoni della fede.
Un criterio fondamentale, e forse l'unico che si può adottare oggi, persistendo le divisioni ufficiali, può essere quello proposto dal papa per la commemorazione ecumenica dei Testimoni della fede del '900 durante il Grande Giubileo del 2000 e cioè, per quanto riguarda le Comunità Cristiane, il criterio dell'auto-comprensione, e cioè che ogni comunità ecclesiale sappia discernere, con l'aiuto dello Spirito, quelle figure che tra i suoi figli, hanno saputo vivere e morire da uomini pienamente riconciliati.
Inoltre, testimoni della fede nel Dio unico possono essere considerati anche gli uomini fedeli del Primo patto, che come spesso abbiamo detto in altri forum di questo gruppo, non è mai stato abrogato da Dio, che resta fedele alle sue promesse. Ad esempio, gli ebrei morti durante la tragica notte dei Cristalli possono a pieno titolo essere considerati testimoni della fedeltà alla Legge di Yhwh. Nella stessa categoria si potrebbero inserire anche i testimoni dell'unicità di Dio della terza fede abramitica, e cioè della fede islamica, come la persona la cui vita e testimonianza di amore ci ha narrato Saledellaterra.
Inoltre, e seguendo in questo la tradizione degli antichi padri sui semi del verbo e la prassi del popolo ebraico dei "Giusti delle Nazioni", ripresa in modo semplice anche dalle preghiere eucaristiche cattoliche, laddove si ricordano "tutti gli uomini di buona volontà", possono essere riconosciute figure di santità anche in tutti coloro che hanno saputo combattere contro ogni idolatria, sia quella degli idoli di pietra, che del successo e potere a discapito dei piccoli e dei poveri che tanto ci ha insegnato ad amare il Signore Gesù, come potrebbe essere Gandhi.
Per un discorsi di tipo inclusivo è da quest'ultima e più ampia categoria che vorrei partire con l'esempio che vi proporrò nel mio prossimo post.
Vostro nel Signore Risorto,
Ireneo
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