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Credo la Comunione dei Santi: i Testimoni della Fede

Ultimo Aggiornamento: 29/09/2009 18:39
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29/09/2009 18:39
 
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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 06/12/2003 17.16

Benedetto Giuseppe Labre, vagabondo per Cristo

16 aprile

La Chiesa di rito romano di Francia ricorda il 16 aprile uno dei suoi amati figli: Benedetto Giuseppe Labre, morto in questo giorno, un mercoledì santo, nell’anno 1783 a Roma.

Nativo del bordo di Amettes (oggi nelle diocesi di Arras), nel nord della Francia, egli ricevette un'istruzione sufficiente a leggere il latino i grandi testi spirituali del suo tempo.

Benedetto avvertì fino da giovanissimo di essere chiamato alla vita monastica, ma la sua ricerca vocazionale non fu facile. Egli fu infatti rifiutato da diverse certose a motivo della sua età precoce e di una salute malferma. I trappisti, dal canto loro, non lo ritennero in grado di condurre una vita religiosa tradizionale.

Il giovane non si arrese, e a partire dei propri limiti e dal rifiuto patito, giunse discernere la chiamata a una forma di testimonianza diversa e nel contempo profondamente evangelica. Divenuto pellegrino senza fissa dimora, in cerca della città futura, Benedetto si immerse nella preghiera, che non lo abbandonerà più fino alla morte, e visitò i grandi centri dell'Europa cristiana portando della propria borsa unicamente il nuovo testamento, il breviario e l’imitazione di Cristo.

Giunto a Roma all'età di 28 anni, e gli disse vagabondo per sette anni dalla Chiesa all'altra e dormendo calorie del colosseo, in ascolto di poveri e pellegrini, amico di eretici e non credenti, totalmente abbandonato, come aveva sognato fin da piccolo, all'amore misericordioso di Dio. Alla sua morte si diffuse nelle vie di Roma la voce: «è morto il santo» e migliaia di poveri e di vagabondi volle assistere in Santa Maria dei monti ai suoi funerali.

Benedetto Labre, vagabondo di Dio e povero sulle tracce di Cristo, testimonia al cuore della Chiesa d'Occidente una possibilità paradossale di santità, che lo accosta alle grandi figure dei «folli per Cristo» delle chiese d'oriente.

Tracce di lettura
In un secolo d’odio, superbo, avido, impuro
di colpe d’ogni genere, com’è benevola la chiesa
a esaltare oggi l’oscuro tra gli oscuri,
il mite fra tutti i miti, all’ignoranza umana,
e l’umiliato inquieto che la fede trascina
nel saio sanguinante e d’estasi sbiancato,
presso i popoli e i santi, lui che purificati i sensi
fece di Povertà sua sposa e sua regina,
come un novello Alessio, come un altro Francesco,
e fu il raccapricciante Povero,
a un tempo angelico,
che visse la dolcezza, l’orrore del Vangelo!

E per dimostrare a questo mondo che ha torto
e son d’argilla i piedi creduti d’oro e argento,
com’è tenera la chiesa
e com’è forte il suo Signore!

Paul Verlaine, Saint Benoit-Joseph Labre, jour de la canonisation.

Preghiera
Dio della speranza,
tu hai chiamato alla vita itinerante
il povero e umile Benedetto Labre:
egli, pieno di gioia e di carità,
perduto nella tua preghiera,
ha camminato sulle strade
come un girovago:
concedici di amare la follia della croce
e di sentirci pellegrini verso il regno.
Per Cristo Nostro Signore.

Dalla liturgia di Bose.


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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 16/12/2003 20.46

I 7 Monaci Trappisti dell’Atlas,
martiri

Il 21 maggio del 1996, un comunicato del Gruppo Islamico Armato, organizzazione estremista algerina, annuncia l’avvenuta esecuzione dei sette monaci trappisti rapiti due mesi prima al monastero di Notre-Dame de l’Atlas. È la conclusione di un itinerario di testimonianza evangelica spintosi fino a rendere presente l’Emmanuele, il Dio-con-noi, in mezzo all’inimicizia che dilaga tra gli uomini.

Il cammino dei monaci dell’Alas era cominciato nel lontano 1938, con l’insediamento di alcuni di loro nella regione di Tibhirine per testimoniare nel silenzi, nella preghiera e nell’amicizia discreta la fratellanza universale dei cristiani.

La comunità era stata molto prossima alla chusura negli anni Sessanta, ma aveva conosciuto un forte rilancio spirituale per l’intervento diretto di diverse abbazie francesi e anche grazie alla guida del nuovo priore, frère Christian de Chergé. Proprio quest’ultimo ha lasciato ai posteri alcuni scritti di grande valore evangelico, nei quali traperla la makrothymìa, la larghezza danimo di chi, a somiglianza del Maestro, sa ormai vedere l’altro, il nemico stesso, con gli occhi di Dio.

Accanto a lui saranno i suoi fratelli Bruno, Célestin, Christophe, Luc, Michel e Paul a condividere sino alla morte ogni giia e ogni dolore, ogni angoscia e ogni speranza, e a donare interamente la vita a Dio e ai fratelli algerini.

Con il precipitare degli eventi essi avevano deciso insieme di rimanerere in Algeria, e avevano intessuto profondi legami di dialogo e di approfondimento spirituale con i mussulmani residenti nella regione.

La morte cruenta di questi monaci, che ha riportato all’attenzione dei cristiani d’occidente la possibilità del martirio presente in ogni vita veramente cristiana, ha trasmesso a ogni uomo capace di ascolto la convinzione che solo chi ha una ragione per cui è disposto a morire ha veramente una ragione per cui vale la pena di vivere.

Tracce di lettura
Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti ghli stranieri che vivnono in Algeria, correi che la mia comunità,la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. Venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo spesso perdonare con tutti il cuore chi mi avesse coltpio.

Evidentementeme, la mia morte semprerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da iddeealsita… Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui giigia segreta sarà sempre lo stbnilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze.

E anche a te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Si, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se paice a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Insh’Allah.

Fr. Christian de Chergé, Testamento Spirituale

In verità, sia che siate uccidi per la causa di Dio sia che moriate, sappiate che il perdono di Dio e la sua misericordia sono certamente miglior delle ricchezze che i miscredenti vanno accumulando. Morti o uccisi che siate, sarete tutti radunati davanti a Dio.

Corano 3, 157-158

Preghiera

A imitazione del Cristo tuo Figlio
i santi martiri hanno reso gloria al tuo nome
e hanno testimoniato con il sangue i tuoi pridici, o Padre
che riveli nei deboli la tua potenza
e doni agli intermi la forza del martirio,
per Cristo nostro Signore.

Messale Romano II, Prefazio dei santi martiri


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 16/12/2003 21.43
Ti ringrazio Ireneo di questa testimonianza.....la cercavo l'anno scorso, ma non ricordavo i dati sufficienti per la ricerca......fa molto meditare questo forum..grazie ancora....
F.C.

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 18/12/2003 18.57
La Pace di Cristo!
Cara Caterina, grazie mille per il tuo messaggio!
Gradirei avere qualche conferma sull'interesse o meno a questo forum perchè, dato che sembra nessuno se la senta di scrivere a parte me, non riesco a capire se sono letti e se stimolano interesse e riflessione. Il tuo messaggio mi rincuora.
Grazie a tutti coloro che trovano piacevole il mio "sforzo" e chiedo scusa per i molti errori, ma dovendo trascrivere tutto a mano (non ho scanner) ed in fretta nei ritagli di tempo, a volte non mi rendo conto... spero i messaggi siano nonostante tutto comprensibili.
Ciao.
Ireneo

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 18/12/2003 19.24
Caro Ireneo siamo oltre 170 iscritti e se intervenissero tutti probabilmente andremmo in tilt.......
Abbiamo affrontato questo argomento degli interventi e spero che anche tu comprenda che molti sono qui per apprendere....e dunque ci hanno comunicato più volte che si sentono anche a disagio per rispondere....e per questo non abbiamo mai insistito sulla partecipazione assidua, ma abbiamo chiesto di renderci partecipi ogni tanto...che almeno si legga e che i forum sono di gradimento..... e così abbiamo constatato molte volte che ci leggono......e questo credo che sia importante....
Perciò grazie di questo messaggio perchè aiuterà a ricordare i tanti collaboratori per una edificazione del Gruppo e di quanti leggono.....
Fraternamente Caterina

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Consiglia Elimina    Messaggio 19 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 13/02/2004 0.13
Rashj (1040 - 1105)
Giusto d'Israele
Nel 1105, il 29 di tammuz sencondo il calendario ebraico, corrispondente al 3 agosto, muore a Troyes dopo aver scritto la parola "puro" Rashj, uno dei più grandi commentantori medievali della Tanak (nome ebraico delle Sacre Scritture) e del Talmud.
Raschj è acronimo di Rabbi Shelomò ben Jizchaq.
Dopo aver studiato presso le accademie rabbiniche di Worms e di Magonza fece ritorno alla sua città, Troyes dove, attrono al 1070 darà vita a una propria jeshivà, accademia di studio, alla quale accorsero discepoli da tutta la francia.
Rashj dedicò la sua vita alla stesura di affascinanti commenti delle Scritture ebraiche e dei testi talmudici.
Di lui i posteri diranno giustamente che "senza Rashj Israele avrebbe perduto la possibilità di comprendere il Talmud babilonese".
Per la loro profonda ispirazione, i suoi commenti troveranno ampio spazio e credito anche presso gli esegeti cristiani dei secoli successivi, che gli saranno grati per la luce gettata dalle sue parole sulla loro comprensione del Primo Testamento.
Traccia di Lettura
Io ritengo che Salomone abbia visto, in Spirito santo, che in futuro i figli di Israele avrebbero subito esilio dopo pesilio, distruzione dopo ditruzione, e che durante questo esilio avrebbero rimpianto la loro gloria di un tempo, e avrebbero ricordato l'affetto di una volta, quando erano il suo tesoro personale fra tutti i popoli [...].
Per questo Salomone ha composto questo libro, sotto ispirazione dello Spirito santo, attraverso l'immagine di una donna avvolta dalla vedovanza di un marito vivente, che ha il desiderio del marito, che si stringe al suo amato", che rammenta l'amore della sua giovinezza per lui.
Anche il suo amato si affligge dell'afflizione di lei, e rammenta i favori della sua giovinezza, la grazia della sua bellezza e l'integrità del suo comportamento, per cui si è legato a lei con un amore forte, manifestandole così che non di sua volontà l'ha afflitta e che il suo ripundio non è vero ripudio, perchè essa è ancora sua moglie ed egli suo marito, e tornerà ancora da lei.
Rashi, Prologo del Commento al Cantico dei Cantici
Preghiera
Ricorderò il tuo nome
per tutte le generazioni,
e i popoli ti loderanno
in eterno, per sempre!
Salterio 45(44), 18

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 24/02/2004 17.05

Abramo di Al-Fayyum (1829-1914),
vescovo

Il 10 giugno del 1914, all’età di ottantacinque anni, dopo trentatré anni di ministero episcopale e quasi settanta di vita monastica, si spegne Abramo, vescovo di Al-Fayyum.
Nativo della provincia copta di Al-Minya e battezzato con il nome di Giuseppe, egli era entrato diciottenne nel monastero della Vergine di Al-Muharraq.
Distintosi soprattutto per il suo straordinario impegno in favore dei poveri, che sarà il vero e proprio filo rosso evangelico di tutta la sia vita, Giuseppe divenne a 37 anni abate del monastero.
Con l’accrescersi del numero dei suoi discepoli crebbero anche le tensioni all’interno del monastero, a tal punto che Giuseppe fu costretto ad abbandonarlo perché accusato di dissipare i beni della casa a favore dei poveri (sic!)
Accolto con alcuni compagni in un altro monastero il cui abate sarà presto consacrato patriarca, proprio quest’ultimo consacrerà per le loro doti spirituali tutti e cinque i fuggiaschi vescovi. Con la consacrazione episcopale, avvenuta nel 1881, Giuseppe prende il nome di Abramo e gli viene assegnata la cattedra di Al-Fayum.
Egli si sentì chiamato a servire i poveri presenti nella sua diocesi, senza fare distinzione tra cristiani e mussulmani.
Compì un profondo e personalissimo cammino di spoliazione che giungerà anche nel rifiuto di utilizzare quei siegni distintivi esteriori che pure spettano per tradizione in quasi tutte le chiese a chi è rivestito dell dignità episcopale.
Alla sua morte, una folla immensa di cristiani e mussulmani accorse a dargli l’ultimo saluto.

Traccia di lettura

Per il Mattino!
Per la notte che si ammanta di quiete e tenebre!
Il tuo Signore non ti ha abbandonato né ti odia,
e certo l’altra vita sarà per te migliore della prima.
Ben presto il tuo Signore ti darà il suo premio, e ne sarai contento.
Non ti ha trovato orfano e ti ha raccolto?
Non ti ha trovato errante e ti ha guidato?
Non ti ha trovato povero, e di beni ti ha colmato?
Dunque, l’orfano non opprimerlo!
Dunque il mendicante non scacciarlo!
Dunque, proclama la generosa bontà del tuo Signore!

Corano, Sura 93: Il Mattino

Preghiera.

O Dio, che nell’amore verso di te e verso i fratelli
hai compendiato i tuoi comandamenti,
fa che ad imitazione di Abramo di Al Fayyum
dedichiamo la nostra vita a servizio del prossimo
per essere da te benedetti nel regno dei cieli.

Liturgia delle Ore secondo il Rito Romano, Orazione per un Santo della carità.


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Consiglia Elimina    Messaggio 21 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 28/02/2004 17.31

Nerses di Lambron
14 luglio
pastore e testimone di ecumenismo

La Chiesa armena ricorda liturgicamente a metà del mese di luglio Nerses di Lambron, arcivescovo di Tarso.
Il giovane Smbat (questo il suo nome di battesimo), appena sedicenne venne affidato alle cure del prozio Nerses Snorhali, catholicos della chiesa armena.
Fu ordinato presbitero e si recò ad apprendere la tradizione monastica sulla montagna Nera. Professati i voti monastici con il nome di Nerses, venne ordinato vescovo dal nuoto catholicos, Grigor Tlay, succeduto al prozio.
Coinvolto nelle questioni riguardanti l’unione tra la chiesa armena e quella greca, separate dai tempi di Calcedonia, scrsse testi mirabili per aprire gli animi di tutte e due le chiese e per spingere la propria chiesa a riformare le proprie consuetudini che potevano urtare la sensibilità greca.
La sua apertura al dialogo in nome del primato della carità gli costeranno sia l calunnie da parte di molti della sua chiesa, e il sospetto da parte del clero greco di Costantinopoli, insensibile ai suoi appelli nonostante la stima e l’ammirazione che egli nutriva per la chiesa bizantina.
Morto il 14 luglio 1198, è considerato dottore dalla Chiesa armena.

Traccia di lettura
Fratelli, cerchiamo di avere i medesimi sentimenti e i medesimi pensieri. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi consideri gli altri migliori di se stesso; preferite essere vinti piuttosto che vincitori, essere vittime piuttosto che oppressori, poiché abbiamo a che fare con amici e non siamo in guerra con dei nemici. Scrive l’Apostolo in proposito: "Perché non lasciarvi piuttosto privare ed essere maggiormente angustiati?" Pertanto, è con Paolo e non con un uomo da nulla che noi siamo in accordo quando con le nostre privazioni e la nostra umiltà consolidiamo la carità.
Se amiamo e questa è la nostra misura, la carità sarà la nostra parte; se sono il rancore e l’odio, ci attendono rancore ed odio

Nerses di Lambron, Discorso Sinodale

Preghiera
O Santi traduttori,
sul modello del vero amore
dei santi apostoli
prese in voi sussistenza
sgorgando come una fonte
lo Spirito dei doni,
sorgente inesauribile.
Venite, adoriamo la luce inesauribile!

Tropario armeno del notturno per la festa dei Santi traduttori

Fonte: Comunità di Bose, Il libro dei Testimoni, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2002.

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