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07/10/2009 20:36 | |
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| | Da: °Raptor (Messaggio originale) | Inviato: 23/03/2004 18.22 |
La sessualità e la Chiesa Cattolica
La dottrina della Chiesa cattolica sul matrimonio e la castità è spesso equivocata con conseguenze negative sia sul piano spirituale che su quello psicologico.
In questi casi è difficile dire quando i problemi nascono da un'erronea interpretazione del messaggio religioso e finiscono per dare origine a conflitti psicologici o quando nascono da un messaggio religioso corretto ma che viene deformato dal soggetto ricevente per l'esistenza di conflitti psicopatologici soggiacenti: in questo caso il soggetto ricevente si comporta in modo analogo ad una stazione radio disturbata che deforma i segnali in arrivo.
Il Catechismo di Trento, al n.291, ricorda che il matrimonio fu istituito da Dio perché non era bene che l'uomo fosse solo: occorreva un essere simile a lui che lo aiutasse.
Per questo motivo, la prima ragione dell'unione matrimoniale è quella del reciproco sostegno ed appoggio per affrontare la vita terrena.
La seconda finalità dell'unione matrimoniale è quella della procreazione e la terza ragione - sopravvenuta dopo il peccato originale - è quella di essere un rimedio alla concupiscenza.
La finalità naturale dell'atto sessuale è unitiva e procreativa. Il dovere dei coniugi è quello di collaborare all'opera della creazione attraverso la procreazione, ma l'attività procreativa deve essere un'attività responsabile soggetta alla virtù della prudenza.
Prima del peccato originale, non esistendo problemi di salute, né problemi di altra natura, era del tutto naturale che i coniugi procreassero in continuazione.
Post peccatum questo non è più possibile, né è lecito, per i coniugi, a motivo della concupiscenza e del debito coniugale, astenersi dal rapporto sessuale, se non per breve tempo e di comune accordo: San Paolo lo afferma chiaramente. (1)
Se la virtù della prudenza esige la sospensione dell'attività procreativa, i coniugi possono usufruire dei naturali periodi di infecondità della donna.
Dio stesso, che è Creatore della natura, ha voluto che nella donna esistessero dei periodi di non fecondità: i coniugi che, per seri motivi, esercitano la sessualità durante i naturali periodi infecondi, fanno uso di una disposizione naturale voluta da Dio. Essi non peccano, come non peccano i coniugi che esercitano la sessualità dopo la menopausa della moglie, quando il materiale procreativo della donna - gli ovuli - è terminato.
La finalità procreativa, in questi casi, resta potenzialmente intatta: resta potenzialmente presente e nella disposizione naturale della donna e nelle stesse intenzioni dei coniugi che, se le circostanze lo consentissero, darebbero origine ad una nuova vita, facendo passare la capacità procreativa dalla potenza all'atto.
Insegna Pio XI che non peccano i coniugi i quali, lecitamente, usufruiscono dei naturali periodi di infecondità della donna oppure hanno relazioni sessuali in quelle situazioni dove, per difettose circostanze, non può nascere una nuova vita: la relazione sessuale serve, infatti, anche per ottenere la quiete della concupiscenza, per manifestare l'affetto vicendevole e per realizzare un aiuto reciproco. (2 )
Esistono numerose coppie giovani in cui la moglie o il marito sono sterili e la Chiesa Cattolica ritiene, anche in questo caso, non solo leciti ma doverosi gli atti con cui gli sposi si uniscono in intimità. Il Concilio Vaticano II dice che questi atti, compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano ed arricchiscono gli sposi stessi nella gioia e nella gratitudine: l'amore coniugale è un amore spirituale e carnale che unisce totalmente le persone degli sposi. (3)
Pio XII dice che è lecito per gli sposi compiere l'atto coniugale nei giorni di sterilità naturale . (4 )
Inoltre Pio XII insegna che, se esistono motivi seri, come ad esempio motivi medici, eugenetici, economici e sociali, gli sposi possono compiere l 'atto coniugale nei giorni di sterilità naturale anche per l'intera durata del matrimonio . (5)
In perfetta continuità con Pio XI e Pio XII, Paolo VI sviluppa questi concetti nella lettera enciclica Humanae vitae. (6 )
Giovanni Paolo II dice che sul problema della procreazione:" (.) il pensiero cattolico è sovente equivocato, come se la Chiesa sostenesse un' ideologia della fecondità ad oltranza, spingendo i coniugi a procreare senza alcun discernimento e alcuna progettualità. Ma basta un'attenta lettura dei pronunciamenti del Magistero per constatare che non è così.
In realtà, nella generazione della vita, gli sposi realizzano una delle dimensioni più alte della loro vocazione: sono collaboratori di Dio. Proprio per questo sono tenuti ad un atteggiamento estremamente responsabile. Nel prendere la decisione di generare o di non generare gli sposi devono lasciarsi ispirare non dall'egoismo né dalla leggerezza ma da una generosità prudente e consapevole, che valuta le possibilità e le circostanze, e soprattutto che sa porre al centro il bene stesso del nascituro,
Quando dunque si ha motivo per non procreare, questa scelta è lecita, e potrebbe persino essere doverosa.
Resta però anche il dovere di realizzarla con criteri e metodi che rispettino la verità totale dell'incontro coniugale nella sua dimensione unitiva e procreativa, quale è sapientamente regolata dalla natura stessa nei suoi ritmi biologici. Essi possono essere assecondati e valorizzati, ma non - violentati - con artificiali interventi"-: in merito al controllo delle nascite è la coscienza degli sposi che deve valutare le circostanze e le condizioni. (7 )
L'apostolo Paolo esorta gli sposi all'esercizio frequente della sessualità, vietando loro di astenersi dai rapporti sessuali se non per breve tempo e di comune accordo ( cfr 1 Cor 7,5 ), a tal punto che San Tommaso D'Aquino, nelle sue catechesi quaresimali, svolte dal pulpito di San Domenico Maggiore nel 1273, e cioè molto prima che venissero conosciuti i periodi di naturale sterilità della donna, considerava difficile per gli sposi evitare contatti sessuali a solo scopo di piacere, impedendo cioè la finalità procreativa e, in tal caso, giudicava assolutamente veniali tali comportamenti . (8 )
Il Catechismo della Conferenza episcopale italiana, che in conformità al can.775 del codice di diritto canonico è stato presentato alla Sede Apostolica e ha avuto l'approvazione della Congregazione per il Clero, dopo che questa ha ottenuto il consenso della Sacra Congregazione per la dottrina della fede, scrive:"- La castità coniugale è una conquista. Occorre riconoscere umilmente che la prassi è al di sotto dell'ideale; però la nostra debolezza non può essere la misura del bene e del male. D'altra parte bisogna essere comprensivi, soprattutto in questo ambito: forti condizionamenti psicologici, familiari e culturali, possono diminuire notevolmente la responsabilità personale. Alcune coppie ritengono impraticabile per loro la continenza periodica. Altre non vedono nessun male nella contraccezione. Altre rimangono perplesse tra le esigenze dell'armonia coniugale e il rispetto della finalità procreativa, temendo di sbagliare qualunque cosa scelgano.
Occorre aiutare queste persone a fare dei passi in avanti nella giusta direzione, secondo le loro capacità. A che cosa è dovuto il loro comportamento? Implica egoismo e rifiuto della fecondità ? Ritengono di aver fatto quanto potevano? Potrebbero sperimentare senza grave difficoltà e senza pericolo i metodi naturali?
Devono essi per primi valutare la situazione della loro coscienza, aprendosi sempre più con fiducia all'insegnamento della Chiesa "-. (9)
I precetti morali della Chiesa Cattolica, quando sono problematici e difficili nella loro applicazione concreta - come ad esempio la ricerca efficace, senza grave difficoltà e senza pericolo, dei naturali periodi di sterilità della donna - e sembrano entrare in conflitto con altre esigenze espresse dalla Rivelazione - come la necessità della frequente e costante relazione sessuale fra i coniugi quale esigenza di armonia coniugale, rimedio della concupiscenza, ottemperanza al debito coniugale - ( cfr 1 Cor 7, -5 ), non devono essere visti tanto come dei divieti invalicabili che sembrano creare un ostacolo alla vita delle persone, ma devono essere visti soprattutto come indicazioni delle strade giuste in cui incanalare l'azione, la ricerca razionale e la stessa ricerca scientifica.
Paolo VI invitò molte volte gli uomini di scienza a far convergere i loro studi e le loro realizzazioni per favorire una sana regolazione della procreazione umana. (10 )
Anche se, nel momento presente, considerando le attuali conoscenze, i metodi naturali di controllo delle nascite, validi per alcuni, non possono essere sperimentati, da altri, senza gravi difficoltà e senza pericolo di sbagliare, anche se per alcuni coniugi l'impraticabilità dei metodi naturali e le esigenze dell'armonia coniugale possono giungere a diminuire la responsabilità personale nell'esercizio della sessualità, la cui prassi non è all'altezza dell'ideale proposto, i metodi naturali di controllo delle nascite restano sempre un'indicazione valida e preziosa della giusta direzione verso cui bisogna incamminarsi, della giusta direzione verso cui deve progredire la stessa ricerca scientifica, della strada che bisognerebbe sempre meglio conoscere e percorrere anche per poter avere dalla relazione sessuale una piena e naturale gratificazione: tutti i sessuologi sanno, per esempio, che il coito interrotto e la barriera artificiale del profilattico costituiscono un ostacolo alla piena gratificazione sessuale, mentre i farmaci contraccettivi sono nocivi alla salute della donna.
Sul problema della procreazione responsabile ci sembrano interessanti due testi del magistero dei vescovi - che non sono mai stati sconfessati dai Pontefici - e che tuttora costituiscono una direzione spirituale fornita dal magistero ecclesiastico ai coniugi in merito alla questione del controllo delle nascite.
Il primo testo è dei Vescovi Italiani: "- questa evangelica benignità si manifesti specialmente nei confronti di quei coniugi le cui mancanze non derivano da un rifiuto egoistico della fecondità, bensì piuttosto dalla difficoltà a volte molto seria in cui si trovano, di conciliare le esigenze della paternità responsabile con quelle di un amore reciproco, che è - amore pienamente umano, vale a dire nello stesso tempo sensibile e spirituale - ( Humanae vitae , n.9 ). In tal caso, infatti, il loro comportamento, pur non essendo conforme alla norma cristiana, non è certo valutabile nella sua gravità come quando provenisse unicamente da motivi viziati dall'egoismo e dall'edonismo ".(11)
La seconda riflessione magisteriale è dei Vescovi francesi: " La contraccezione non può mai essere un bene. E' sempre un disordine; ma questo disordine non sempre è colpevole. Capita infatti che degli sposi si considerino di fronte a veri conflitti di doveri.
Nessuno ignora le angosce spirituali in cui si dibattono gli sposi sinceri, specialmente quando l'osservanza dei ritmi naturali non riesce a - dar loro una base sufficientemente sicura per la regolazione delle nascite - ( Humanae vitae, n. 24 ). Da una parte essi sono coscienti di dover rispettare l'apertura di ogni atto coniugale alla vita; sentono ugualmente in coscienza il dovere di evitare o dilazionare una nuova nascita e sono privi della risorsa di affidarsi ai ritmi biologici. D'altra parte non vedono, per quanto li riguarda, come rinunciare attualmente all'espressione fisica del loro amore senza che sia minacciata la stabilità della loro unione ( Gaudium et spes, n.51 ). A questo riguardo, richiamiamo semplicemente l'insegnamento costante della
morale: quando si è nell'alternativa di doveri per cui, qualunque sia la decisione presa, non si può evitare un male, la saggezza tradizionale prevede di ricercare davanti a Dio quale dovere sia, nel caso maggiore. Gli sposi si determineranno in base a una riflessione comune, condotta con tutta la cura che richiede la grandezza della loro vocazione coniugale ". (12)
Secondo alcuni teologi, all'interno di questi casi di diminuita responsabilità personale, l'utilizzazione dei metodi anticoncezionali deve essere oggetto di discernimento responsabile dei coniugi affinché siano scelti, tra vari procedimenti, quelli che comportano meno elementi negativi ed esprimano sufficientemente l'unione dei corpi e l'amore scambievole; procedimenti artificiali che possono essere definiti - veniali -, in relazione alla assoluta naturalità dei periodi biologici, in quanto non nocivi alla salute e destinati a sospendere solo temporanemente le funzioni procreative.
Al contrario, devono essere assolutamente rifiutate quelle tecniche chimiche o fisiche comportanti la sterilizzazione irreversibile o l'omicidio dell'essere umano anche nella sua fase di zigote: tecniche che possono essere definite - mortali -, in relazione alla assoluta naturalità dei periodi biologici, in quanto destinate a distruggere irreversibilmente le funzioni procreative o finalizzate all'uccisione del prodotto del concepimento. (13)
Intendiamo sottolineare il concetto sopra esposto: quando i precetti morali della Chiesa Cattolica sono problematici e difficili nella loro applicazione concreta - quando si è nell'alternativa di doveri per cui qualunque sia la decisione presa, non si può evitare un male- tali precetti non devono essere visti tanto come dei divieti invalicabili che sembrano creare un ostacolo alla vita delle persone ma devono essere visti soprattutto come indicazioni delle strade giuste in cui incanalare l'azione, la ricerca razionale e la stessa ricerca scientifica, nel frattempo - la saggezza tradizionale prevede di ricercare davanti a Dio quale dovere sia, nel caso maggiore-.
Ci è stato prospettato il caso di un fedele - paralizzato- nell' alternativa di doveri per cui, qualunque fosse la decisione presa, non poteva evitare un male. Questo soggetto, non coniugato, doveva escludere la propria sterilità. Questa la sua situazione conflittuale: esaminare il liquido seminale dopo averlo ricavato da atto masturbatorio oppure esaminare il liquido seminale dopo intervento di laparotomia- apertura chirurgica della cavità addominale - e prelievo del seme con incisione delle vescicole seminali situate nella zona posteriore
delle vescica. Il precetto morale esorta a far convergere gli studi della medicina verso una soluzione più naturale del problema ma, nel frattempo, quale di questi atti è di fronte a Dio più contro natura dell'altro?
La dottrina della Chiesa Cattolica intende per castità la corretta gestione della sessualità in relazione al proprio stato di vita: esiste, dunque, la castità di coloro che non sono sposati, la castità dei fidanzati, la castità dei coniugi e anche la castità delle vergini e dei celibi.
Quando Gesù esorta alla perfezione, con questo termine intende esortare gli uomini di buona volontà ad adeguare progressivamente il loro comportamento alla volontà di Dio, così come è riassunta nei dieci comandamenti, e a realizzare la castità, ma sempre in relazione al proprio stato di vita. (14 ).
La - perfetta continenza - ( il cosiddetto voto di castità assoluta ) è la rinuncia al matrimonio, alla famiglia e alla sessualità coniugale con significato - escatologico -.
La perfetta continenza ha lo scopo di testimoniare la perfezione del mondo che verrà, quando l'unione con Dio sarà in grado di soddisfare ogni nostro bisogno, ogni nostro desiderio, ogni nostra necessità - anche la necessità del matrimonio e della relazione sessuale coniugale - e il corpo, sessualità compresa, sarà glorioso, cioè un corpo trasfigurato, sostanzialmente diverso sia da quello attuale, che è ferito, ma anche da quello originale che doveva essere divinizzato e trasfigurato.
Senza il peccato originale, infatti, la morte non sarebbe stata una separazione violenta dell'anima dal corpo, con produzione di cadavere, ma un passaggio, una trasposizione nell'aldilà di tutto l'uomo, corpo e anima, e quindi un evento gioioso e benedetto come è stato per la Santa Vergine.
La Chiesa è un corpo differenziato in cui ciascuno ha la sua funzione: le attitudini suscitate dallo Spirito sono diverse e complementari. Lo stato di vita religioso, con i consigli di perfezione evangelica, serve a testimoniare l'indole escatologica della Chiesa, la sua tensione verso il Regno di Dio, cioè serve a testimoniare la perfezione del mondo che verrà: colui che è chiamato da Dio alla perfetta continenza non è affatto perfetto, egli è solo il testimone di una perfezione che verrà, cioè di una vita e di un corpo gloriosi che verranno, quella vita e quel corpo che, nell'attuale momento, solo Cristo risorto e la Vergine assunta in cielo hanno il privilegio di possedere.
Accanto alla vocazione religiosa esiste la vocazione laicale che è una vocazione destinata a testimoniare la necessità dell'incarnazione: il - chiamato - non è solo il religioso ma anche il laico perché esistono due esigenze di testimonianza, la testimonianza escatologica e la testimonianza dell'incarnazione. La vocazione del laico consiste nell'incarnare il progetto di Dio nelle realtà temporali, cioè i laici devono ordinare le realtà temporali secondo i comandamenti di Dio affinché Dio abbia il primato su tutte le cose: sesso, famiglia, economia, cultura, politica ecc. (15)
Infatti il Concilio Vaticano II dice: "- (.) la missione della Chiesa non mira soltanto a portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini, ma anche ad animare e perfezionare l'ordine temporale con lo spirito evangelico-". (16)
La Chiesa è un corpo differenziato, nel quale ciascuno ha la sua funzione; i compiti sono distinti, non devono essere confusi e non devono dare adito alla superiorità degli uni verso gli altri.
Il solo carisma superiore che deve essere desiderato è la carità e i più grandi nel regno dei cieli non sono i perfetti continenti o i ministri ma i santi. (17)
Anche coloro che hanno fatto voto di perfetta continenza devono essere casti. Infatti,Paolo VI insegna che tale vocazione non comporta l'ignoranza o il disprezzo dell'istinto sessuale ma esige la sua sapiente sublimazione su di un piano più alto. (18 )
Il celibato non è richiesto dalla natura stessa del sacerdozio, come risulta dalla prassi della Chiesa primitiva e dalla tradizione delle Chiese orientali. Tuttavia la tradizione della Chiesa di Occidente ritiene che conferire l'ordinazione sacerdotale ai celibi sia la scelta migliore.
A tale proposito, non è inutile osservare che, anche in Oriente, soltanto i sacerdoti celibi sono ordinati vescovi e i sacerdoti stessi non possono contrarre matrimonio dopo l'ordinazione sacerdotale. Perché questa
consuetudine plurisecolare? Perché coloro che hanno il prezioso dono della perfetta continenza, dice San Paolo apostolo, possono dedicarsi a Dio più facilmente e con un cuore senza divisioni. ( 19 )
Inoltre, i consigli di perfezione evangelica sono un requisito più adatto per il servizio sacerdotale perché il sacerdote può dare, insieme ai sacramenti, la testimonianza escatologica, cioè quella testimonianza fondamentale che, nelle difficoltà della vita, dà coraggio e speranza perché ricorda ai laici che esiste un'altra vita, che la scena di questo mondo passa ( cfr 1 Cor 7,31 ), che solo in Dio sarà possibile trovare una felicità assoluta e un amore perfetto e totale.
Tutte queste considerazioni possono essere dedotte dal capitolo settimo della prima lettera ai Corinzi di San Paolo apostolo. I corinzi avevano posto dei quesiti a San Paolo ( cfr 1 Cor 7,1 ) sui rapporti che dovevano esistere fra il sacerdozio, il matrimonio e lo stato di verginità. Noi non conosciamo queste domande ma è possibile approfondire il significato della lettera di Paolo grazie alla riflessione del magistero della Chiesa: dice Papa Gregorio Magno che - le parole divine crescono con chi le legge -. (20 )
Lo stato di verginità, dice l'apostolo, è migliore del matrimonio ( cfr 1 Cor 7,25-38 ) perché dà al sacerdote la possibilità di servire Dio senza avere il cuore diviso ( cfr 1 Cor 7,32-35 ).
Per evitare, poi, il pericolo della fornicazione, chi non ha il dono della perfetta continenza deve sposarsi ( cfr 1 Cor 7,2-3-6-7 ). Ogni uomo ha, infatti, il proprio dono da Dio: ci sono coloro che sono chiamati al matrimonio e coloro che sono chiamai alla castità assoluta ( cfr 1 Cor 7,7 ).
Gli uomini sposati possono astenersi dai rapporti sessuali ma solo per il breve tempo dedicato alla preghiera e di comune accordo ( cfr 1 Cor 7,4-5 ). Bisogna ricordare, infatti, che i sacerdoti del Vecchio Testamento erano sposati e, solo durante il breve periodo del loro turno nel Tempio, dovevano astenersi dai rapporti sessuali.
Abbiamo personalmente conosciuto il caso di un giudice, che era affetto da mania di perfezionismo.
La moglie del giudice, dopo aver avuto tre figlie - la quarta era morta dopo il parto - non poteva più procreare senza mettere in pericolo la propria vita.
Il marito, fortemente intenzionato a perfezionarsi, senza rispetto per la volontà della moglie e dimenticando l'obbligo del debito coniugale, separava non solo i letti ma anche le camere per non cedere alla tentazione della carne. Iniziava così una guerra contro la sessualità e l'affettività, - una sorta di neo-catarismo- che condannava tutta la famiglia ad una vita d' inferno.
La moglie non poteva neppure aiutare il marito ad asciugarsi dopo il bagno, ogni vicinanza fisica veniva assolutamente evitata, ogni sguardo mortificato, ogni manifestazione di affetto respinta e prontamente sostituita con la preghiera.
Ma San Paolo non aveva detto agli sposi di astenersi dai rapporti sessuali soltanto di comune accordo e per breve tempo ?
La povera signora si è incamminata lungo la strada dell'esaurimento psichico, due figlie sono andate via di casa e sono diventate atee.
La terza figlia - che era la più piccola -, condizionata dalla spiritualità distorta del padre, ha cominciato a considerare impuro tutto ciò che aveva a che fare con il corpo, con la carne, con il sesso: è diventata atea e gravemente anoressica perché la sua idea ossessiva è quella di dover distruggere il corpo reale per costruirsi un corpo etereo, angelico e soprattutto senza sesso.
A tutt'oggi questa povera disgraziata è ridotta in condizioni scheletriche, costantemente in pericolo di vita per lo stato di grave denutrizione.
Qui si ha un conflitto tipico fra quello che è il desiderio del paradiso celeste, in cui dovremo andare dopo la morte, e la vita reale del paradiso terrestre, ferito dalla colpa originale, in cui ci troviamo. Vivere nel mondo reale in maniera separata, schizofrenica, come se la propria vita fosse già in parte simile a quella dei beati in cielo, significa vivere in un modo fantastico, illusorio, che non ha nulla a che vedere con il paradiso celeste né con la santità. Chi volesse raggiungere con sforzi ascetici le condizioni di vita del paradiso celeste, invece di perfezionare il paradiso terrestre in cui vive, non è un santo ma la caricatura di un santo, non vive come un angelo del cielo ma come un povero Don Chisciotte, cioè come il prototipo di colui che non sa o non vuole vivere nel mondo reale e comincia a sperimentare, a tutti i livelli, il processo della scissione e del delirio: tale scissione si è manifestata nella storia a causa di numerose sette eretiche che hanno influenzato negativamente l'inconscio e la mentalità dei cristiani che hanno subito la loro violenza fisica e culturale. Questi equivoci si ritrovano nel comportamento e nella cultura di molti cattolici, brave persone che pensano, in buona fede, di difendere la Tradizione e non si rendono conto, invece, di difendere soltanto un'immagine della Chiesa che è stata imposta dagli altri, che è stata determinata dagli influssi culturali di certe epoche storiche.
Teologia e cultura protestante, per esempio, hanno influenzato la cultura moderna e in certi casi questo ha determinato una pressione non indifferente sulla cultura cattolica, insinuando la peccaminosità di ogni forma di piacere. Per i protestanti l'uomo non è stato ferito ma piuttosto distrutto dal peccato originale: egli non può fare più niente di buono ed è completamente abbandonato alla tentazione del demonio. Per tali motivi, nella condizione terrena non c'è più niente di cui essere contenti: gioia, piacere, godimento diventano espressione di
un compiacimento dell'esistenza terrena che non può essere che di origine demoniaca. Queste idee già presenti in Lutero, vengono accentuate da Calvino e - istituzionalizzate - nel puritanesimo.
Secondo lo psichiatra e psicoanalista Giacomo Dacquino, che parte da un contesto di matrice freudiana, le errate concezioni sul sesso e sulla carne, la sessuofobia e le idee che identificano il corpo, la carne e il sesso con il male, con l'animalità, che identificano il corpo femminile con il demoniaco e considerano il corpo un involucro o addirittura una prigione, fanno la loro comparsa con i manichei, gli gnostici, gli encratiti e i càtari. Ricorda Dacquino che, con Cartesio e il razionalismo, il dualismo carne spirito si accentuò e così anche nei secoli successivi con il giansenismo, che considerava la carne come fonte di cupiditas peccaminosa. (21)
I càtari, per esempio, pretendevano di essere gli interpreti puri e autentici del cristianesimo: per loro tutto il mondo materiale - il corpo, il sesso, i beni materiali e le stesse istituzioni - era opera del diavolo. Essi si dividevano in perfetti e credenti.
I perfetti, che non dovevano avere rapporti sessuali e non dovevano avere forme di proprietà, avevano il compito di guidare gli altri , considerati ancora impreparati a recepire modelli di vita ascetica più elevati.
Per la dottrina della Chiesa Cattolica, al contrario, le vocazioni sono fondamentalmente due: la vocazione del religioso - testimonianza escatologica- e la vocazione del laico testimonianza dell' incarnazione -.
L'Apostolo Paolo insegna che - ognuno ha il proprio dono da Dio, uno in un modo, uno in un altro-. ( 22 )
La via di perfezione della persona sposata non deve consistere nell' allontanarsi dalla sessualità - che non è un errore di Dio, né un effetto perverso del peccato originale - ma appartiene all'ordine della creazione, a quell'ordine della carne per cui il Signore insegna: - (.) non sono più due, ma una carne sola -. ( 23 ) La via di perfezione nelle persone sposate non consiste nell'allontanarsi progressivamente dalla sessualità ma nell'unire progressivamente la sessualità con la tenerezza, con l'affetto: nel caso dei coniugi, la sessualità deve progressivamente purificarsi dalle conseguenze del peccato originale, deve cercare di liberarsi da quelle forti tendenze all'egoismo e da tutti quei disordini psicologici che rendono gli atti sessuali freddi e distaccati, malinconicamente fine a se stessi, atti che non portano ad una vera unione delle persone ma sono soltanto forme di masturbazione che conducono a due piaceri solitari i quali non coinvolgono il cuore e non sono la conseguenza di una piena manifestazione di tenerezza e di amore.
(fine prima parte) |
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| | Da: °Raptor | Inviato: 23/03/2004 18.23 |
L'apostolo Paolo esorta gli sposi ad una sana e costante sessualità: - il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito. La moglie non è arbitro del proprio corpo ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie. Non vi sottraete l'uno all'altro se non d'accordo e per breve tempo, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme -. ( 24 )
Il compito del cristiano non consiste nell'ottenere anticipatamente il paradiso celeste con sforzi ascetici ma nel sanare con l'aiuto della grazia - e in maniera perfettibile e mai perfetta - il paradiso terrestre che è stato ferito dal peccato originale, non dimenticando la perfezione ultima, cioè l'unione trasformante con Dio a cui siamo destinati in cielo.
Perfezione, etimologicamente, deriva da per facere e significa fare in maniera compiuta: nel progetto di Dio, il cielo è la condizione definitiva in cui portare a compimento il destino dell'uomo.
-Il cielo nel linguaggio religioso, è un simbolo per indicare Dio- : dov'è Dio, lì è il cielo e nella visione beatifica di Dio, che né Adamo ed Eva, né i mistici hanno avuto in vita, - (.) si quieterà il desiderio illimitato del cuore - ( 25 ).
Verginità consacrata e matrimonio sono - due doni complementari che si edificano reciprocamente -. ( 26 ).
-Il matrimonio è per la verginità un richiamo ad essere donazione effettiva, non immaginaria, comunione e non isolamento-. ( 27 ).
La verginità consacrata ricorda che l'amore umano - non può saziare il desiderio illimitato di amore; le vere nozze sono quelle con Dio - ( 28 ).
-Verginità e matrimonio sono due possibilità per il cristiano, due modalità di realizzare pienamente la comune vocazione all'amore, due forme di fecondità: spirituale l'una, fisica e spirituale l'altra- (29 ).
- La verginità consacrata, in quanto comunione di carità, è un matrimonio spirituale; il matrimonio, in quanto dono totale esclusivo, è verginità del cuore, appartenenza a uno solo-. (30)
-La verginità cristiana, come si vede, è più vicina al matrimonio che al restare scapoli o nubili non per propria scelta- (31 ).
( Bruto Maria Bruti )
Bibliografia:
1) cfr 1 Cor 7,5
2) cfr Pio XI, Casti Connubi, n.III, p.889, in Tutte le Encicliche dei sommi Pontefici, vol.1, Dall'Oglio, Milano 1986
3) cfr Concilio Vaticano II, Costituzione Gaudium et Spes sulla Chiesa nel Mondo contemporaneo, 7 dicembre 1965, n. 49
4) cfr Pio XII in Matrimonio e famiglia, ed. Massimo, Milano 1986, n.258
5) cfr Pio XII, ivi, n.260
6) cfr Paolo VI Humanae vitae, in particolare n.16
7) cfr Giovanni Paolo II, Nella generazione della vita gli sposi, quali collaboratori di Dio, sono tenuti ad un atteggiamento estremamente responsabile, L'Osservatore Romano, suppl. settimanale, n.29, 22 luglio 1994, p. 3, n.2.
8) cfr San Tommaso D'Aquino, Opuscoli teologico spirituali, ed Paoline, Roma 1976, commento al 6° comandamento p.240; commento al sacaramento del matrimonio p.104
9) Conferenza Episcopale Italiana, La Verità vi farà liberi, catechismo degli adulti, Libreria editrice Vaticana, Roma, 16 aprile 1995, n.1062
10) cfr Paolo VI, Allocuzione alla XXV Assemblea generale della Federazione internazionale Farmaceutica e al XXIV Congresso internazionale delle scienze farmaceutiche, settembre 1974
11) Dichiarazione dei Vescovi Italiani , in Salvino Leone, Educare alla sessualità, ed. Dehoniane, Bologna 2000, p. 180 )
12) Dichiarazione dei Vescovi francesi, n.16, in Ibidem, pp. 180-181 .
13) cfr Marciano Vidal, Manuale di etica teologica, 2, parte seconda, morale dell'amore e della sessualità, Cittadella editrice, Assisi 1996, trad. italiana, pp.652-654 ).
14) cfr Le diverse forme di castità, Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2348, 2349, 2350
15) cfr Giovanni Paolo II, Christifideles laici n.15, 55, 56
16) Concilio Vaticano II, Decreto Apostolicam Actuositatem sull'apostolato dei laici del 18 novembre 1965, n.5
17) cfr 1 Cor 12-13 e cfr Giovanni Paolo II, op. cit., nota n.190
18) cfr Paolo VI, Sacerdotalis Caelibatus n.54, 55, 56
19) cfr 1 Cor 7,32- 34
20) S. Gregorio in Ez. 1,7,8
21) Giacomo Dacquino, Che cos'è l'amore, l'affetto e la sessualità nel rapporto di coppia, Mondadori, Milano 1994, p.102 e p. 317, nota n.8
22) 1 Cor 7,7
23) Mt 19,6
24) 1 Cor 7, 3-5
25) Conferenza episcopale italiana, op. cit., n.1230
26) CEI, ivi, n.1231
27) CEI, ivi, n.1076
28) CEI, ivi, n.1076
29) CEI, ivi, n.1076
30) CEI, ivi, n.1077
31) CEI, ivi, n.1077
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