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Comunione dei santi

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2009 18:08
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21/10/2009 18:03
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 08/12/2002 22.32
(Onde evitare fraintendimenti...e poichè i soli iscritti non leggono i nomi dei messaggi cancellati....questo messaggio cancellato era il mio....e non venuto bene...)
Dunque....Luca anche se altrove....riapre un dialogo già qui affrontato...lo riaggiorno aggiungendo un testo.....
CATECHESI: "Istruzione orale sui principi elementari della religione cristiana, affidata ad un sacerdote. Il termine deriva dal tardo latino "Catechesi (n)" che a sua volta deriva dal greco "Katéchesis" (istruzione orale)."

Nel corso dei secoli, l’arte ha assunto un ruolo sempre più importante nella Chiesa. Infatti la venerazione delle immagini sacre ha un senso e un significato fondamentale per la dottrina cattolica e la pietà popolare. Si è sempre affermato che onorare le immagini è giusto perché attraverso di esse si onora Dio, il cui amore ha salvato gli uomini. Nelle immagini sacre il fedele non venera ciò che è rappresentato in esse ma la "Persona" che esse evocano, cioè Cristo. La venerazione è un atteggiamento dovuto non all’opera d’arte ma "all’Origine della Salvezza", la quale non viene dall’icona ma da Dio.
La venerazione quindi, non si dà all’oggetto ma a Cristo che è il prototipo per l’uomo. Il culto delle immagini non va perciò confuso con l’adorazione che è dovuta a Dio.
La venerazione non è il modo con cui l’uomo si avvicina all’Onnipotente, ma è piuttosto amore col quale il fedele corrisponde all’amore di Dio.

Anche i santi meritano le immagini perché testimoniano la storia della salvezza; sono quegli uomini che, seguendo gli insegnamenti e le leggi di Cristo sono stati santificati; sono il modello che ogni uomo dovrebbe seguire per avvicinarsi all’Onnipotente. Le vicende personali dei santi sono esempi, storie vissute che si pongono come modello per l’uomo.

Potremmo quindi dire che onorare i santi significa venerare Dio, Padre della loro santità.
Il culto delle immagini è parte importante della fede cattolica, poiché esso contribuisce ad educare il popolo di Cristo, che venerando le sante icone è spinto a convertirsi.
Le immagini sono una catechesi  per il popolo poiché gli rendono chiaro ciò che altrimenti rimarrebbe oscuro e spingono ad imitare ciò che è bene e respingere ciò che è male.
Venerando le icone, l’uomo riesce ad instaurare un rapporto confidenziale e sincero con Dio nel quale il bisogno dell’uomo trova risposta adeguata. Tutte le rappresentazioni sono come libri aperti per l’istruzione del popolo di Cristo. Gli uomini, pregando, chiedono a Dio ciò di cui hanno bisogno, cioè di essere liberati dai mali e raggiungere il bene. Ciò avviene tramite il perdono, usato da Cristo per rimettere i peccati. La catechesi delle immagini ha raggiunto il suo obiettivo: la sequela diventa domanda di perdono. Lo scopo delle icone è questo: si propongono all’uomo per spingerlo su un cammino del quale solo Dio conosce le tappe e i tempi.

Dopo il Concilio di Nicea del 787, in seguito alla vittoria dell’ortodossia sull’iconoclasmo, fu dato vigore all’uso delle immagini come forma di catechesi popolare e come mezzo per decorare gli spazi ecclesiali con affreschi e sculture. E’ in questo periodo storico che prende avvio la grande stagione dell’arte religiosa. Lo scopo di tutte queste rappresentazioni è chiaro: come è già stato sottolineato le immagini sono libri per gli analfabeti; esse ammaestrano "con voce senza suono" coloro che le guardano. Quindi l’arte cristiana non è fine a se stessa ma ha uno scopo, una preoccupazione formativa. Le immagini devono essere realistiche cioè devono andare dritte allo scopo rappresentando, nella forma più chiara, ciò che deve essere oggetto di comunicazione.
 L’arte all’interno della Chiesa, ha avuto sempre un ruolo importante ma mai come nel periodo della Controriforma.

Nel mondo orientale le immagini sacre costituiscono un ponte fra il fedele e il mistero; se si osservano le icone si nota tutta la bellezza interiore che viene descritta con l’ausilio di linee e di colori.
Invece in occidente, lo scopo delle immagini è di evocare il soggetto: il metodo migliore, quindi è descriverlo nel modo più semplice e senza ricercatezze che potrebbero fuorviare l’osservatore su questioni marginali. Per questo motivo il contenuto delle immagini religiose non è la bellezza fine a se stessa ma il messaggio che esprimono.

Dopo molti secoli il dibattito sulle immagini, così violento nel periodo iconoclastico, si riacutizza con la Riforma Protestante , quando Lutero, nei primi decenni del 1500, sconvolge una tradizione rimasta pressoché inalterata per molto tempo.
Lutero, Zwingli ed altri protestanti colpirono, con le loro innovazioni, i perni sui quali gli insegnamenti ecclesiastici si erano appoggiati.

L’11 gennaio 1522 Zwingli diede l’avvio all’attacco contro le immagini che, secondo la parola di Dio, sarebbero proibite. Il 24 gennaio con "l’Ordinamento della città di Wittemberg", si ordinava che le immagini sacre fossero rimosse; il 27 dello stesso mese Carlostadio, riformatore tedesco seguace di Lutero, si lamentava che, a distanza di tre giorni dall’emanazione del decreto, non fossero state ancora rimosse le immagini.

Fino al primo settembre 1523 non si erano osati interventi vistosi nella vita liturgica ma, con il protestante Leo Jud, che predicò l’eliminazione dalle Chiese degli idoli, non ci fu più alcun freno: furono frantumate immagini di altare, statue e crocifissi; infrante le lampade perpetue e si mise in ridicolo l’acqua santa. Questo fu il primo dei numerosi atti che colpirono il patrimonio artistico della Chiesa nelle aree riformate. Lo scritto "Una breve istruzione cristiana" di Zwingli affermava che le immagini erano proibite da Dio e che il sacrificio della messa era contrario alle Scritture, perché Cristo era stato offerto una volta per sempre sulla croce (vedi calvinismo).
Il 15 giugno 1524 uscì un ordine del consiglio per cui si dovevano eliminare le immagini e gli idoli per dar luogo alla parola di Dio. Così nel giro di poco tempo, immagini e reliquie scomparvero dalle Chiese.

Un nuovo atto di vandalismo fu compiuto il 9 febbraio 1529, quando molte Chiese furono forzate e si distrussero crocifissi, immagini e altari. Durante l’epoca della Riforma, le arti figurative in Germania accusarono una profonda decadenza.
Il motivo del decadimento è da ricercarsi nel fatto che l’arte aveva avuto un carattere prevalentemente religioso; il committente principale era stata la Chiesa: per edifici di culto, altari, statue di santi e quadri religiosi (es. l'Arte fiamminga").
Essa veniva a perdere d’importanza quando non era soffocata con la violenza dai fanatici e dai calvinisti. Però non bisogna credere, che con il protestantesimo si sia soffocata ogni espressione artistica. Infatti una forma d’arte apprezzata anche da Lutero fu la musica.

Il livello artistico, in un primo tempo, fu molto modesto ma per il loro contenuto religioso, i toccanti Corali luterani, sono di un valore eccezionale.
Dopo la Guerra dei Trent’anni, il livello artistico si elevò e raggiunse nel protestantesimo, dopo Shutz, con Handel e Bach, i vertici supremi dell’arte musicale.

Il Concilio di Trento è un momento fondamentale della Riforma cattolica, durante il quale furono formulati importanti decreti; tra essi dobbiamo sottolineare quello sull’invocazione, la venerazione, le reliquie dei santi e sulle immagini sacre formulato nel 1563. Con questo decreto si condannarono tutti coloro che affermavano che alle reliquie dei santi non si doveva né venerazione né onore e che perciò era inutile frequentare i luoghi a loro consacrati per ottenere il loro aiuto. Inoltre si stabilì che le immagini di Cristo, della Vergine e degli altri santi dovevano trovarsi nelle Chiese; ad esse si dovevano attribuire il dovuto onore e la venerazione, non perché si chiedevano favori a queste immagini o perché bisognava credere che in esse vi fosse qualche divinità, ma perché l’onore loro attribuito si riferiva ai prototipi che esse rappresentavano.
Attraverso le sacre rappresentazioni si doveva adorare Cristo e venerare i santi di cui esse mostravano le immagini.

Oggi anche i Protestanti si sono adeguati, anche se in modo diverso, sono giunti a fare uso delle immagini, in alcune realtà della Riforma si usa anche la Croce (senza il Cristo sopra), anche se non viene ne venerata ne adorata, è comunque un segno di cambiamento anche da parte loro.


Si decise che i vescovi dovevano insegnare con impegno che attraverso la storia dei misteri della Redenzione, espressa con i dipinti il popolo veniva istruito nella fede; inoltre dovevano spiegare che da tutte le sacre immagini si traeva grande frutto, non solo perché venivano ricordati al popolo i benefici e i doni che gli erano stati fatti da Dio, ma perché, attraverso i santi, gli occhi dei fedeli potevano vedere le meraviglie create da Dio e potevano modellare la loro vita e imitazione di quelli.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 08/12/2002 22.59

Ma il gesto che stiamo compiendo deve essere per noi anche occasione propizia per meditare sul culto alle immagini mariane, che occupa uno spazio considerevole nella devozione mariana del popolo di Dio. Vorrei aiutarvi in questa meditazione.

1. Forse non tutti sanno che l’ultimo Concilio ecumenico celebrato dalla Chiesa ancora unita, celebrato a Nicea dal 24 settembre al 23 ottobre dell’anno 787, si occupò precisamente del culto delle immagini. Ecco quale è stato il suo insegnamento:

<DIR>

"…seguendo la dottrina divinamente ispirata dei nostri santi padri e la tradizione della Chiesa cattolica – riconosciamo , infatti, che lo Spirito Santo abita in essa – noi definiamo con ogni rigore e cura che, a somiglianza della raffigurazione della croce preziosa e vivificante, così le venerande e sante immagini, sia dipinte che in mosaico o in qualsiasi altro materiale adatto, debbono essere esposte nelle sante chiese di Dio, sulle sacre suppellettili, sui sacri paramenti, sulle pareti e sulle tavole, nelle case e nelle vie siano esse l’immagine del Signore Dio e salvatore nostro Gesù Cristo, o quella dell’immacolata Signora nostra, la santa Madre di Dio, dei santi angeli, di tutti i santi e giusti.

Infatti, quanto più frequentemente queste immagini vengono contemplate, tanto più quelli che le contemplano sono portati al ricordo e al desiderio dei modelli originali e a tributare loro, baciandole, rispetto e venerazione. Non si tratta certo di una vera adorazione [latria], riservata dalla nostra fede solo alla natura divina, ma di un culto simile a quello che si rende alla immagine della croce preziosa e vivificante, ai santi evangeli e agli altri oggetti sacri, onorandoli con l’offerta di incenso e di lumi secondo il pio uso degli antichi. L’onore reso all’immagine, in realtà, appartiene a colui che vi è rappresentato e chi venera l’immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto."

[cfr. DB 600-601]

</DIR>

Come avete sentito, la S. Chiesa guidata dallo Spirito Santo non solo raccomanda il culto delle sante immagini, ma ci dice anche la ragione profonda di questo culto: attraverso la contemplazione delle sante icone cresce in noi il ricordo e il desiderio della realtà in esse raffigurate.

Con questo insegnamento, la Chiesa non faceva in fondo che professare con sempre maggiore fedeltà la sua fede nel mistero di Cristo, il Verbo fattosi carne per noi uomini e per la nostra salvezza. Esiste infatti un legame molto intimo, molto profondo fra la fede nell’incarnazione del Verbo ed il culto delle sante immagini. L’argomento decisivo che mostra la liceità di questo culto è il seguente: "se il Figlio di Dio è entrato nel mondo delle realtà visibili, gettando un ponte mediante la sua umanità tra il visibile e l’invisibile, analogamente si può pensare che possa essere usata una rappresentazione del mistero, nella logica del segno, come evocazione sensibile del mistero. L’icona non è venerata per se stessa, ma rinvia al soggetto che rappresenta" [Lettera del Papa Giovanni Paolo II agli Artisti, 7,4]. Quando noi veneriamo le sante immagini, noi di fatto professiamo l’economia divina dell’Incarnazione. Il Verbo incarnato libera ciascuno di noi da ogni idolo ed idolatria non negativamente sopprimendo l’immagine, ma positivamente, rivelando nella sua umanità visibile il volto invisibile di Dio: "Filippo, chi vede me, vede il Padre" [Gv 9,14].

Nell’Antica Alleanza e nella religione mussulmana sono proibite le sacre immagini: né può essere diversamente, poiché la Deità da sola abita una luce inaccessibile (cfr. 1Tim 6,16). L’umanità ormai separata da Dio a causa del suo peccato, non significava nient’altro che se stessa. A causa dell’incarnazione del Verbo, l’umanità di Cristo è diventata l’icona della divinità. "L’iconografia di Cristo impegna pertanto tutta la fede nella realtà dell’incarnazione e nel suo significato inesauribile per la Chiesa e per il mondo. Se la Chiesa usa praticarla, lo fa perché è convinta che il Dio rivelato in Gesù Cristo ha realmente riscattato e santificato la carne e tutto il mondo sensibile, cioè l’uomo con i suoi cinque sensi, al fine di permettergli "di rinnovarsi costantemente secondo l’immagine del suo Creatore" (Col 3,10)" [Giovanni Paolo II, Lett. Ap. Duodecimum saeculum 9,3; EV 10,2382].

Attraverso la santa immagine di Cristo, noi possiamo entrare in una comunione orante con la sua persona: un incontro nella preghiera.

2. Non vi meravigliate, carissimi fedeli, se fino ad ora ho parlato solo di Cristo, del mistero della sua Incarnazione e del culto delle sue immagini. Maria, infatti, va sempre vista dentro al mistero di Cristo. Ciò che noi crediamo di Maria deriva da ciò che noi crediamo di Cristo e ci aiuta a penetrare più profondamente nel Mistero di Cristo. E pertanto del tutto logicamente, i padri del Concilio Niceno II estendono quanto insegnano sul culto alle icone di Cristo, alle icone mariane.

Nelle sante immagini, come nella nostra, Maria non è quasi mai rappresentata sola, ma sempre col Figlio. Se da un certo periodo in poi è stata spesso rappresentata sola, questo fu un abuso contro la Tradizione iconografica della Chiesa. Venerandola sempre in immagini che la rappresentano col Figlio noi facciamo continuamente memoria della sua maternità. "Il solo nome di "Madre di Dio", contiene l’intero mistero dell’economia della salvezza" scrive S. Giovanni damasceno [cfr. PG 94,1028 B]: nel culto alla santa immagine di Maria noi siamo introdotti dentro all’atto di amore eterno che ha spinto il Padre ad inviare il suo Figlio unigenito. Rappresentata col bambino, come potete vedere, essa è l’icona del mistero dell’Incarnazione e della Chiesa: nel loro guardarsi e tenersi stretti percepiamo l’unione perfetta del divino [il bambino-Verbo] e dell’umano [Maria-la madre]. I suoi occhi ci prendono dal di dentro e noi davanti a questa icona sentiamo nel cuore le grida di sofferenza e di invocazione che a Lei sono saliti lungo i secoli.

Sia questa santa icona venerata con ogni sapiente devozione: che da essa gli occhi della Madre di Dio seguano ogni persona umana di questa città, per sempre.

(Mons.Caffarra)


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/04/2004 23.53
Un nostro amico in comune al messaggio 48 di questo forum diceva:
I Santi sanno che devono lodare Dio, pregare per i peccatori, chiedere miracoli al Signore e guarigioni al Signore. Tutti pregano gli uni per gli altri e pregano Dio. Così e anche nel Cielo, pregano, lodano il Signore, sanno che la loro famiglia ha bisogno del Signore. Il Signore ascolta le preghiere e risponde. Ma non può fare nulla se il cuore di una persona è incredulo.
........
ora questo nostro amico in comune dice un altra cosa:
Intanto ci sono persone che per ignoranza attribuiscono i miracoli alla Madonna, a Padre Pio, a S. Francesco all'arcangelo Gabriele ecc.
Si ode spesso dire: La Madonna mi ha fatto il miracolo; Padre Pio mi ha fatto il miracolo ecc. No, carissimi non sono loro a compiere i miracoli ma Dio che agisce come vuole. Chi attribuisce i miracoli alla Madonna e ai Santi, corre il rischio di cadere nell'idolatria, infatti si ode spesso dire Madonna Mia fammi il miracolo, Padre Pio fammi il miracolo ecc. In questo caso la persona anzichè chiedere il miracolo a Dio che agisce come Egli vuole lo chiede alla Madonna e ai Santi. Questo  modo di fare a mio modesto parere è sbagliato perchè il miracolo va chiesto a Dio che è l'autore e poi sta a Lui come operare il miracolo.....
.....
potete notare da soli come le due definizioni, la prima del 10.9.2002 e la seconda di oggi.....si contraddicono.....
ma poi interviene il grande saggio, un altra persona non parliamo più della stessa, che dice:
io credo che occorra onestamente dire che i cattolici-romani, rivolgendosi alla madre di Gesù o ai santi in cielo, di fatto pregano qualcuno che non è Dio.
E attenzione... l'espressione "di fatto" non è così secondaria come qualcuno pensa, perchè al nostro comune nemico (il diavolo) non sempre importa che l'errore venga praticato in piena coscienza.
Per costui, infatti, è spesso sufficiente che l'errore venga divulgato "di fatto", perchè sarà lo stesso errore a portare poi la gente sempre più lontana dalla perfetta volontà di Cristo. 
Teologicamente parlando, ai santi in cielo non possiamo applicare l'esortazione anche paolina riguardo l'intercessione, proprio perchè essa è chiaramente rivolta non solo ai viventi, ma ai viventi che sono in terra.
Altre realtà ed altri compiti sono riservati a coloro che hanno ora il vanto e il privilegio di trovarsi lassù, ma non troviamo che tra questi compiti ci sia anche quello di intercedere per i viventi......
.....
analizziamo il grande saggio egli dice:
1) E attenzione... l'espressione "di fatto" non è così secondaria come qualcuno pensa, perchè al nostro comune nemico (il diavolo) non sempre importa che l'errore venga praticato in piena coscienza.
......
....e già... ha scoperto l'acqua calda....., il punto è ovvio che "di fatto non si prega Dio".....ma il grande saggio punta sul termine "di fatto"....alludendo una azione DIABOLICA....allora mi chiedevo.... ma quando noi preghiamo Gesù....DI FATTO non preghiamo il Padre e lo Spirito Santo?? E quando preghiamo lo Spirito Santo, scartiamo forse il Figlio e il Padre?? DI FATTO se preghiamo UNO NON PREGHIAMO L'ALTRO...eppure essendo della Trinità di cui stiamo parlando....quando preghiamo INVOCANDO GESU', DI FATTO....preghiamo anche lo Spirito e il Padre..e viceversa...(mo famo il gioco delle tre carte.....ops.....)....il grande saggio dirà: "ma che c'entra la Trinità?"....c'entra....c'entra eccome....perchè ci porta alla COMUNIONE DEI SANTI.....tramite la quale abbiamo UN CORRIDOIO FRA CIELO E TERRA...questo "corridoio" però.... DI FATTO è aperto PER MEZZO DEL CRISTO E' FUNZIONANTE IN CRISTO E SI REALIZZA CON CRISTO.....
Se il grande saggio non lo comprende...si auguri di diventare allora un povero ignorante come me.....e vedrà che capirà.........e si preoccupi piuttosto del fumo che il nostro comune nemico.....usa per offuscargli la vista...
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 20/04/2004 0.13
....e dice il Catechismo della Chiesa Cattolica:

956 L'intercessione dei santi. « A causa infatti della loro più intima unione con Cristo, i beati rinsaldano tutta la Chiesa nella santità [...]. Non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini. [...] La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine »: 514

« Non piangete. Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita ». 515

« Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra ». 516

957 La comunione con i santi. « Non veneriamo la memoria dei santi solo a titolo d'esempio, ma più ancora perché l'unione di tutta la Chiesa nello Spirito sia consolidata dall'esercizio della fraterna carità. Poiché come la cristiana comunione tra coloro che sono in cammino ci porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso popolo di Dio »: 517

« Noi adoriamo Cristo quale Figlio di Dio, mentre ai martiri siamo giustamente devoti in quanto discepoli e imitatori del Signore e per la loro suprema fedeltà verso il loro Re e Maestro; e sia dato anche a noi di farci loro compagni e condiscepoli ». 518

........
le note......sempre molto importanti:
514) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 49: AAS 57 (1965) 55.

(515) San Domenico, morente, ai suoi frati: Relatio iuridica 4 (Fra Rodolfo da Faenza), 42: Acta sanctorum, Augustus I, p. 636; cf Giordano di Sassonia, Vita 4, 69: Acta sanctorum, Augustus I, p. 551.

(516) Santa Teresa di Gesù Bambino, Ultimi colloqui (17 luglio 1897): Opere complete (Libreria Editrice Vaticana 1997) p. 1028.

(517) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 50: AAS 57 (1965) 56.

(518) Martyrium sancti Polycarpi, 17, 3: SC 10bis, 232 (Funk 1, 336).


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Consiglia Elimina    Messaggio 61 di 79 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 24/04/2004 19.57
Ripensavo al fatto di come sia eloquente che il grande saggio.....e di altri evangelici non abbiano avuto il piacere di ribattere su queste osservazioni ai messaggi 59/60...quando amano estrapolare solo ciò che è il finale di un testo.....o citare i cattolici e la Chiesa attaccandosi ad accuse  costruite sulle sabbie mobili.....
Mhà.....chissà.....rimugino come una mucca......

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Consiglia Elimina    Messaggio 62 di 79 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 11/07/2004 15.40
Un cristiano-evangelico che si definiva un nostro "amico" e che oggi invece appoggia la delirante accusa ed offesa che il culto ai santi è OCCULTISMO....scriveva in questo forum:
Gesù conosce i suoi e chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. 
Concludendo anche gli evangelici credono alla comunione dei Santi, cioè dei credenti ora viventi e di quelli già nella gloria del Padre, ma non sappiamo abbastanza per costruirvi una dottrina.
...
benissimo.....al chè gli si rispondeva:
Rispondo:
.....ora si che ci siamo! "NON ABBASTANZA PER COSTRUIRVI UNA DOTTRINA"....dimmi Alfonso...e con quale autorità create nuove dottrine? Sbaglio o vi state pian pianino sostituendo alla Chiesa? E se questa Dottrina la fate ora che siamo nel 2000....in tutti questi anni precedenti...Dio ha lasciato la Chiesa in balia di che cosa? senza dottrine? .....
....
Ma aggiorniamo l'argomento.....con questo collegamento interessante:
CRIPTE E SANTI ........poichè il testo è lungo metto solo alcune parti, ma voi sfogliatelo con attenzione........
Una vera e propria geografia sacra costituiscono le grotte celebri o meno, che costellano le coste del Mediterraneo, talvolta trasformate in cripte e racchiuse in basiliche, talaltra rimaste allo stato originario e affrescate come le cappelle rupestri di Cappadocia o del Tarantino........(come del resto lo sono le stesse CATACOMBE) La grotta più celebre: Betlemme
Verso il 150 l'apologista Giustino dichiarava che la nascita di Gesù Cristo era avvenuta in una grotta presso il villaggio di Betlemme. Egli non dice di aver visto questa grotta (che non è menzionata né da Matteo né da Luca), ma, essendo d'origine palestinese, egli può aver ricevuto la notizia da testimoni diretti, la sua testimonianza, raccolta prima del 130, prova dunque l'esistenza di una tradizione locale sul luogo della nascita di Cristo. Origene nel Contra Celsum, porta come prova che a Betlemme 'si mostra la grotta dove è nato ... e nella grotta la mangiatoia dove fu avvolto in fasce'. Gli scavi nei pressi della basilica della Natività hanno attestato che duemila anni fa essa si trovava all'interno dell'antico villaggio. Oggi alla grotta si accede dalla basilica. costruita ad ottagono da Costantino; dopo la distruzione del 529 Giustiniano la ampliò in cinque navate come ancora si può vedere. Infatti sfuggì all'incendio e al saccheggio dei persiani, perché colpiti da un mosaico - oggi scomparso, ma simile a quello di san Vitale di Ravenna - che rappresentava i Magi negli abiti del loro paese. San Girolamo che visse e fu sepolto in una grotta adiacente attesta che vi si venerava la mangiatoia d'argilla racchiusa in un reliquiario d'argento e oro. La 'Betlemme romana' che dal VI secolo è S. Maria Maggiore in Roma, conserva la reliquia nella cripta sotto la Confessione
.......
Che cosa vogliamo dimostrare? Che il concetto DI CULTO E DI LUOGO SACRO DOVE RECARSI PER PREGARE E TOCCARE....FU SEMPRE VIVO NEL POPOLO CRISTIANO.......
E non solo.......leggiamo ancora:
La grotta di san Pietro ad Antiochia
Antiochia sull'Oronte - per distinguerla da Antiochia di Pisidia -, oggi Antakia in Turchia, in passato capitale della Siria, è divenuta celebre perché fu la seconda sede di Pietro dopo Gerusalemme e prima di recarsi a Roma. La sua importanza nella storia del cristianesimo è enorme, perché dopo l'uccisione di Stefano durante la persecuzione dei cristiani ellenisti di Gerusalemme, questi vi fondarono una comunità composta sia da ebrei che da pagani convertiti in mezzo alla diaspora giudaica.
....
La cripta inaccessibile di Efeso
Attestata dalla fine del II secolo, su una collina a 1,5 km a nordest dell'antica Efeso, in una camera funeraria sotterranea si trova la tomba di san Giovanni apostolo, discepolo prediletto di Gesù ed evangelista.
Agli inizi del IV secolo, un martyrion quandrangolare di grandissime dimensioni (circa 19,5 per 18,5) fu costruito sulla tomba, un santuario che è stato conosciuto da Egeria. Tra IV e V secolo una chiesa cruciforme fu costruita intorno al martyrion; Giustiniano fece demolire questo edificio e costruire per i numerosi pellegrini una basilica a tre navate di 110 metri per 60 di lunghezza. La tomba dell'Apostolo venne custodita nella cripta sotto l'altare. Tutta la collina fu recintata da un muro per proteggere il santuario e le dipendenze, mentre nei pressi si venerava il luogo dove Giovanni aveva scritto il vangelo.
La cripta di Lione
A Lione, su una collina all'esterno dell'antica colonia romana, si trova la chiesa intitolata a sant'Ireneo; la tradizione tramanda che la sua tomba si trovi nella cripta a cui si accede attraverso un corridoio decorato da frammenti di sculture e iscrizioni. Ireneo, secondo vescovo di Lione dopo Potino, è il filo che collega la prima chiesa di Gallia a Policarpo di Smirne e attraverso di lui a Giovanni e a Gesù
. La prima comunità cristiana di Lione era in gran parte composta da Greci d'Oriente, ma si ignorano le cause della loro presenza in Gallia. Ireneo era una personalità poliedrica e autorevole, se nel II secolo dall'Oriente, soggiornando a Roma, sia giunto in Gallia. Egli ebbe un ruolo pacificatore nella questione della data di Pasqua, interponendosi per far ammettere una varietà di usanze liturgiche nell'unità della fede. Si ignorano le circostanze della sua morte, sebbene dal IV secolo sia considerato un martire e, per i suoi scritti, il primo 'teologo' cattolico.
.....
Cosa vogliamo dimostrare dunque? Che il CULTO AI SANTI IN QUESTA COMUNIONE DEI SANTI alla quale qualche evangelico dice di credere.....è sempre esistito nella Chiesa fin dalle origini e nessuna chiesa....si oppose....perciò quanto falsamente insegnano oggi gli evangelici E' FALSO, PRIVO DI FONDAMENTI STORICI e non suffragato da affermazioni ufficiali di vescovi del passato........
Provate a chiedere agli evangelici LE PROVE  di quello che affermano nel comportamento dei cristiani DEL PASSATO, chiedete loro quale vescvovo sostenese in passato le loro dottrine...e noterete che non hanno risposte e quando non hanno risposte si ACCANISCONO CON LA CATTIVERIA E CON LA PROVOCAZIONE.......come sta facendo Stefano che non avendo prove, non conoscendo affatto le dottrine..mischia Sacramenti e culto dei santi con l'occultismo......questa E' IGNORANZA E NON ESEGESI BIBLICA CARO STEFANO......
Fraternamente Caterina
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