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Maria: punto di Unità fra Protestanti e Cattolici

Ultimo Aggiornamento: 11/10/2009 22:46
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11/10/2009 22:15
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/10/2003 18.16
UDIENZA GENERALE
Mercoledì 12 Novembre 1997
Giovanni Paolo II 

1. Dopo aver illustrato i rapporti fra Maria e la Chiesa, il Concilio Vaticano II ci rallegra nel costatare che la Vergine è onorata anche dai cristiani che non appartengono alla comunità cattolica: "Per questo santo Concilio è di grande gioia e consolazione che vi siano anche, tra i fratelli separati, di quelli che tributano il debito onore alla Madre del Signore e Salvatore..." (LG, 69), (cfr Red. Mater, 29-34). A ragion veduta possiamo dire che la maternità universale di Maria, anche se fa apparire ancor più dolorose le divisioni tra i cristiani, costituisce un grande segno di speranza per il cammino ecumenico.
Molte Comunità protestanti, a motivo di una particolare concezione della grazia e dell'ecclesiologia, si sono opposte alla dottrina e al culto mariano, ritenendo la cooperazione di Maria all'opera della salvezza lesiva dell'unica mediazione di Cristo. In questa prospettiva, il culto della Madre farebbe quasi concorrenza all'onore dovuto al Figlio.

2. Tuttavia, in tempi recenti, l'approfondimento del pensiero dei primi riformatori ha posto in luce posizioni più aperte nei confronti della dottrina cattolica. Gli scritti di Lutero manifestano ad esempio amore e venerazione per Maria, esaltata come modello di ogni virtù: egli sostiene l'eccelsa santità della Madre di Dio ed afferma talvolta il privilegio dell'Immacolata Concezione, condividendo con altri Riformatori la fede nella Verginità perpetua di Maria
Lo studio del pensiero di Lutero e di Calvino, come anche l'analisi di alcuni testi di cristiani evangelici, hanno contribuito a creare una rinnovata attenzione di alcuni protestanti ed anglicani verso diversi temi della dottrina mariologica. Alcuni sono giunti persino a posizioni molto vicine a quelle dei cattolici per quanto riguarda i cardini fondamentali della dottrina su Maria, quali la maternità divina, la verginità, la santità, la maternità spirituale.
La preoccupazione di sottolineare il valore della presenza della donna nella Chiesa favorisce lo sforzo di riconoscere il ruolo di Maria nella storia della salvezza. 
Tutti questi dati costituiscono altrettanti motivi di speranza per il cammino ecumenico. Il desiderio profondo dei cattolici sarebbe di poter condividere con tutti i loro fratelli in Cristo la gioia derivante dalla presenza di Maria nella vita secondo lo Spirito.

3. Il Concilio ricorda tra i fratelli che "tributano il debito onore alla Madre del Signore e Salvatore", specialmente gli Orientali, "i quali concorrono nel venerare la Madre di Dio sempre Vergine, con ardente slancio ed animo devoto" (LG, 69).
Come risulta dalle numerose manifestazioni di culto, la venerazione per Maria rappresenta un significativo elemento di comunione tra cattolici ed ortodossi.
Restano, tuttavia, alcune divergenze circa i dogmi dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione, anche se tali verità furono illustrate inizialmente proprio da alcuni teologi orientali - basti pensare a grandi scrittori come Gregorio Palamas (+ 1359), Nicola Cabasilas (+ dopo il 1396), Giorgio Scholarios (+ dopo il 1472). 
Tuttavia tali divergenze, forse più di formulazione che di contenuto, non devono far dimenticare la comune fede nella divina maternità di Maria, nella sua perenne Verginità, nella sua perfetta santità, nella sua materna intercessione presso il Figlio. Come ha ricordato il Concilio Vaticano II, l'"ardente slancio" e "l'animo devoto" accomunano ortodossi e cattolici nel culto della Madre di Dio.

4. Alla fine della Lumen gentium il Concilio invita ad affidare a Maria l'unità dei cristiani: "Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e Madre degli uomini, perché Ella, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo esaltata sopra tutti i beati e gli angeli, nella Comunione di tutti i Santi interceda presso il Figlio suo" (ibid.).
Come nella prima comunità la presenza di Maria promuoveva l'unanimità dei cuori, che la preghiera consolidava e rendeva visibile (cfr At 1,14), così la più intensa comunione con Colei che Agostino chiama "madre dell'unità" (Sermo 192,2; PL 38,1013), potrà condurre i cristiani a godere il dono tanto atteso dell'unità ecumenica.
Alla Vergine Santa si rivolgono incessanti le nostre preghiere perché, come agli inizi ha sostenuto il cammino della comunità cristiana unita nella preghiera e nell'annuncio del Vangelo, così oggi con la sua intercessione ottenga la riconciliazione e la piena comunione tra i credenti in Cristo.
Madre degli uomini, Maria ben conosce i bisogni e le aspirazioni dell'umanità. A Lei il Concilio chiede particolarmente di intercedere perché "le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, nella pace e nella concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della Santissima e indivisibile Trinità" (LG, 69).
La pace, la concordia e l'unità, oggetto della speranza della Chiesa e dell'umanità, appaiono ancora lontane. Esse, tuttavia, costituiscono un dono dello Spirito da domandare senza sosta, ponendosi alla scuola di Maria e confidando nella sua intercessione. 

5. Con tale richiesta i cristiani condividono l'attesa di Colei che, ricolma della virtù della speranza, sostiene la Chiesa in cammino verso il futuro di Dio.
Raggiunta personalmente la beatitudine per aver "creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45), la Vergine accompagna i credenti - e la Chiesa intera - perché tra le gioie e le tribolazioni della vita presente, siano nel mondo i veri profeti della speranza che non delude.
Sia lodato Gesù Cristo

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/10/2003 18.24

MARIA NEL CENACOLO DI IERI,

NELL’ECUMENISMO DI OGGI

(Chiesa Valdese: la formazione)

Intervento di

RENZO BERTALOT

"...quel turbamento che ogni credente deve provare".

Prendiamo in esame, nel Vangelo di Luca, l’episodio dell’Annunciazione. Maria è una testimone unica, irripetibile: nessuna creatura come lei è stata in maggior contatto con la trinità attraverso il suo "fiat" alla richiesta del Padre, il suo accogliere nel grembo il Figlio, il suo essere ricoperta come da un'ombra dallo Spirito Santo. "Hai trovato grazia", le dice l’Angelo, esortandola a non temere di fronte all'annuncio del disegno di Dio. L’esperienza del timore, il turbamento profondo che assale Maria prefigura quel turbamento che ogni credente deve provare di fronte alla Parola del Signore e che è fondamentale per una vera esperienza di fede. Non si può rimanere impassibili davanti alla Parola di Dio. Essa scandisce il tempo della nostra esistenza in un "prima" e un "dopo": una volta ricevuto l'annuncio di salvezza dobbiamo anche noi sentirci sconvolti, proprio come Maria poiché la Parola ci chiama, ci provoca, ci spinge ad un profondo cambiamento, ad una vera conversione di noi stessi, e allora anche noi sapremo pronunciare il nostro "fiat", come Maria, non nel segno della passività ma di una forte presa di coscienza, nella massima libertà, della "missione" che siamo chiamati a compiere, secondo l’ispirazione dello Spirito Santo. Senza l’ispirazione dello Spirito santo, infatti, la nostra libertà è solo anarchia.

Dall'Annunciazione scaturisce un messaggio valido universalmente, in ogni tempo e soprattutto nello smarrimento di valori e nell'incertezza del mondo presente: la libertà nasce di fronte alla parola di Dio, dal confronto diretto con il Vangelo. Se tutti i cristiani sapessero comprendere a pieno tale messaggio e pronunziassero il loro "fiat" davanti alle richieste del Signore, cercando con tutte le forze di conformarsi alla sua volontà, l’unità tra le Chiese potrebbe essere immediatamente raggiunta.

La testimonianza di Maria è prodigiosa.

Nel Magnificat ogni cristiano può trovare il fondamento della propria fede. Nei versetti finali del cantico infatti si dice: "Fedele nella sua misericordia, ha sollevato il suo popolo, Israele. Così aveva promesso ai nostri padri: ad Abramo e ai suoi discendenti per sempre" (Lc 1,54-55).

A noi che viviamo in un’epoca così povera di valori e di veri punti di riferimento, Maria, attraverso il suo cantico, indica che il nostro punto di riferimento non deve essere ricercato entro i confini dell’esistenza terrena, ma deve essere posto nella promessa, nell’elezione, nella benedizione fatta ad Abramo, che si estende di generazione in generazione nel corso della storia e la trascende, conducendoci verso la vera, grande Salvezza, nella quale è vinta anche la nostra morte.

Cristo in tutta la sua vita sottolinea con le parole e con i gesti una totale fiducia in questa promessa. Egli, sulla croce, grida: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Sal 22,2), usando le parole del Salmo 22, nel quale, dopo le iniziali espressioni di dolore, di disperazione, di angoscia, esperienza dell'abbandono, è presente e vivo il ricordo dell'amore misericordioso di Dio e della promessa che il Signore ha fatto a Israele: "In te sperarono i nostri padri: hanno sperato e li hai condotti in salvo, ti chiesero aiuto e li hai liberati, si sono fidati e non sono rimasti delusi" (Sal 22, 5-6).

Gesù dice ai suoi oppositori: "Oggi si è compiuta questa parola". Potremo anche noi dire alla fine della nostra giornata terrena: "Oggi si è compiuta questa parola"? Dobbiamo cercare di tendere oltre i confini biologici della nostra vita. Il significato di essere Madre di Dio, Maria lo vede nella promessa fatta da Dio ad Abramo. Maria testimonia il primato della parola di Dio dalla quale scaturiscono la sua fede e la sua missione. Dal contatto con la parola di Dio i Cristiani devono saper ricuperare la loro gioia e il senso della loro vocazione.

"...leggere e conservare nel nostro intimo le parole del Signore"

Nel Vangelo di Luca, sia nell'episodio dei Pastori (Lc 2,19), che in quello di Gesù tra i dottori nel tempio di Gerusalemme, si dice che Maria "custodiva tutte queste cose e vi rifletteva in cuor suo" (Lc 2,19; 2, 51). Maria quindi osservava attentamente ciò che si compiva intorno a lei e lo meditava interiormente, conservando nel cuore, oltre che nella memoria, e confrontandolo costantemente con le parole dell'annuncio ricevuto e della promessa fatta dal Signore ad Abramo. Anche noi dobbiamo prendere esempio da Maria: dobbiamo continuamente leggere e conservare nel nostro intimo le parole del signore che possiamo incontrare ogni giorno nella Bibbia, accogliendo con fede anche quelle che, a prima vista, ci sembrano incomprensibili, nella più profonda certezza anche il loro significato ci sarà svelato dalla grazia nel momento per noi più propizio.

Nell'episodio delle nozze di Cana, Maria, rivolgendosi ai servi dice: "Fate tutto quello che egli vi dirà" (Gv 2,5). Se attualizzassimo queste parole rivolgendole a noi stessi comprenderemmo che Maria ci spinge a guardare a Cristo per ascoltare la sua Parola, così come lei stessa ha fatto. Se tutti i Cristiani ascoltassero senza alcun pregiudizio la parola del Signore, troverebbero in essa una formidabile spinta all'unità, senza più perdere tempo in discussioni e inutili sofismi.

Maria si trova ai piedi della croce, come pure sta nel Cenacolo. È significativo osservare come la storia della Maria biblica inizi e termini nel Dio trinitario, attraverso uno speciale rapporto con lo Spirito Santo, che già nel momento dell'annuncio l'aveva ricoperta con la propria ombra e che viene di nuovo da lei atteso nel Cenacolo insieme a tutti gli apostoli. I testi evangelici nulla ci dicono sul quel periodo di silenzio e di attesa, ma per noi che Maria si trovi in quel luogo indica che per lei la sofferenza di vedere il figlio sulla croce non ha distrutto, ma anzi ha rafforzato la sua fede in quella promessa di salvezza che, di generazione in generazione, scorre da Abramo a tutti i suoi discendenti. Maria prega ed attende con fiducia lo Spirito: così dobbiamo fare anche noi e, come Maria, dobbiamo imparare a stupirci di fronte alla parola di Dio. Questa è la parola che può cambiare la nostra vita, rendendola feconda e costantemente illuminata dallo spirito, questa è la parola che, con suo soffio vitale, può ispirare energie nuove per affrontare insieme il cammino verso l'unità.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/10/2003 18.41

L’ECUMENISMO CON MARIA

La terra è popolata attualmente da oltre cinque miliardi di creature umane, delle quali solo un miliardo e settecento milioni sono cristiani, e non tutti uniti tra loro.

Un grande movimento ecumenico è nato soprattutto dopo il Concilio Vaticano II per rispondere all'anelito pressante di Cristo affinchè tutti siano una cosa sola.

Il S. Padre Giovanni Paolo Il affida a Maria, la Madre dei viventi, la prima cristiana, la sua volontà ecumenica. Nell’enciclica Redemptoris Mater egli evidenzia tutto ciò che già unisce i cristiani nella figura della Madonna: il Nuovo Testamento, i primi Concili, i simboli di fede, le icone venerate dagli orientali che sono sempre più venerate anche in Occidente...

 Ci consola a proposito la riflessione di Max Thurian della comunità di Taizè: «Ritengo che l’attuale enciclica sarà un’occasione per molti cristiani ancora divisi di riflettere sul posto che Maria occupa nel mistero di Cristo e della chiesa.., la riflessione su Maria, come figura e modello della chiesa, sarà sempre più necessaria.., la sua maternità è dell’ordine della grazia perchè ella implora il dono dello Spirito Santo che suscita nuovi figli di Dio, salvati dal sacrificio di Cristo».

Dice il S. Padre:» Come già stato ricordato, anche tra i fedeli disuniti molti onorano e celebrano la Madre del Signore, specialmente presso gli orientali. È una luce mariana proiettata sull’ecumenismo». E ancora:

«... possiamo dire che davanti alla Madre di Cristo ci sentiamo veri fratelli e sorelle nell’ambito di quel popolo messianico chiamato ad essere un unica famiglia di Dio sulla terra...» ( Redemptoris Mater, III, 50).

Lutero dice:".Maria è l’unica goccia strappata da Dio all’oceano del peccato originale». Sulla sua mediazione, aggiungeva prima di separarsi dalla Chiesa: "Se noi invochiamo Maria, il Signore per riguardo a Lei, fa e concede ciò che noi Le domandiamo".

Una profonda devozione alla Madonna accomuna tutte le popolazioni recentemente convertite al Vangelo. In Africa Maria è soprattutto amata come Madre di Dio e madre di tutti gli uomini; e noi sappiamo quanto sia importante per quella cultura il valore della maternità. Nel momento in cui si accoglie il cristianesimo, è naturale affidarsi alla Madre per essere educati nella fede.

Nell'Anglicanesimo e tra i fratelli Luterani, Maria non è più un ostacolo, in molte chiese già è abitudine santa la preghiera del Magnificat nei Vespri. Anche in alcune comunità Valdesi si comincia a parlare in modo nuovo di Maria quale punto di comunione far i fratelli in Cristo.

La Madonna è venerata anche tra i musulmani che nelle loro scritture ne parlano come di creatura sublime. Se pregheremo insieme la Madonna ella ci guiderà verso l’unità, non solo dei cristiani, ma di tutti gli uomini. Un mondo che prega unito, vive unito.

«Maria è la copia più fedele della persona di Cristo, non solo perch'Ella gli è Madre, ma perch'Ella gli è anche figlia; Maria è un modello di fede, è modello di verginità; è maestra di umiltà, è maestra di amore a Dio e agli uomini".

Venerabile Guido M.Conforti


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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 14/10/2003 21.30
Maria unisce?
Vai a parlarne in un forum evangelico, poi fami sapere

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 14/10/2003 21.49
A Stefano...nun te ce mette pure tu...........io ci devo provare non credi? ho molti testi protestanti che convergono a questa unità in Maria......mi sembra che fin anche il testo Valdese sia palese.....
Che dirti?
Noi possiamo solo seminare......evitando il più possibile condanne e giudizi......purtroppo l'essere "cattolici-romani" fa scattare un pregiudizio...e come la zizzania che non ci è data di togliere, non possimo fare altro che confidare in Cristo imparandoci a conviverci.... affinchè attraverso lo Spirito ci renda visibile ciò che ci può unire....
Davvero non credo che possiamo fare altro......
Fraternamente Caterina

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Da: lisaInviato: 15/10/2003 8.16
Brava Caterina, sono daccordo con te, meglio seminare in bene, proponendo dei punti che potrebbero essere d'unione, che continuare ad " accoltellarci" a vicenda, seminando zizzania e  disaccordo, perchè non inserisci qualche altro testo evangelico?
un abbraccio
lisa

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Consiglia Elimina    Messaggio 11 di 83 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°63CaterinaInviato: 15/10/2003 10.17
Si Lisa....il materiale c'è....ma è evidente che ci sono persone che assogettate a satana (inconsapevolmente)...NON intendono pubblicarlo.....
prima di continuare con altri testi, vi invito a leggere anche questa:
dove leggiamo:
D'altra parte il movimento pentecostale è di fronte alla sfida storica di qualificare la propria identità in modo "prò-attivo" e non "rè-attivo", ferma restando la capacità di interagire in modo profetico, ma riconciliato, con il cattolicesimo, come è nel destino storico del protestantesimo in generale. Il dialogo fraterno preparato in modo sovrano da Dio nelle nostre persone, miracolosamente cominciato e poi anche continuato tra noi, è un segno e un seme, magari piccolissimo, di un peso molto grande sul cuore di Dio. ....
Per quanto riguarda le Assemblee di Dio a livello internazionale, da molti anni è presente un dibattito tra posizioni più aperte e altre più chiuse nei confronti del dialogo con il mondo cattolico. In Italia prevale nell'attuale leadership la posizione della parte più prudente. Non bisogna in proposito dimenticare che alcuni leader internazionali delle Assemblee di Dio hanno svolto un ruolo di primo piano nel dialogo con il mondo cattolico: senza risalire a Smith Wigglesworth, basta ricordare i nomi di Donaid Gee e di David Du Plessis, "Mr. Pentecoste osservatore al concilio Vaticano II e amico di Giovanni XXIII.
Un’eredità da vagliare e discernere per noi alla luce delle Scritture che riceviamo come suprema autorità in materia di fede e di morale, ma ciò nonostante un cammino fatto insieme per quindici lunghi secoli, se è vero, come è vero, che noi ci consideriamo figli della Riforma.
.....
se è vero, come è vero, che noi ci consideriamo figli della Riforma
.......mentre abbiamo letto chiaramente che taluni Pentecostali non si ritengono affatto "figli della Riforma".....bè....detto da un pastore Pentecostale questa frase, ci fa capire che vi è invece nel loro mondo una grande confusione e spaccatura..tanto appunto che alcuni gruppi pur di non dire che talune dottrine SONO ALLA FINE MEDESIME, come la Trinità....finiscono per negare la maternità divina di Maria, perchè una volta compreso l'inganno...che cosa dovrebbero più difendere?
Fraternamente Caterina

La donna credente degli Evangelici

Scrivo volentieri una mia breve "testimonianza", personale e teologica, su Maria, la madre di Gesù. Essendo nato e cresciuto in una famiglia valdese, fin da bambino ho imparato a conoscere Maria nelle pagine della Bibbia, studiando la vita di Gesù in quella che nelle nostre chiese si chiama "la Scuola domenicale". Fin dall’infanzia si sono scolpiti nella memoria gli episodi tante volte narrati e immaginati della nascita di Gesù, della fuga in Egitto, di Gesù dodicenne che insegna nel Tempio e, ai suoi genitori che allarmati lo cercano, parla di una «casa del Padre mio» nella quale egli si doveva trovare e che evidentemente non è la loro casa di Nazareth. Più tardi fui colpito dalla libertà con cui Gesù allargò la cerchia della sua famiglia, dicendo a coloro che gli sedevano intorno per ascoltarlo: «Ecco mia madre e i miei fratelli. Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre» (Marco 3,34-35). Più avanti negli anni imparai a capire e gustare il Magnificat, l’incomparabile inno con il quale Maria annuncia la rivoluzione di Dio, quella dall’alto che abbassa i potenti e innalza gli umili. Fondamentalmente è questa per me, ancora oggi, Maria: la giovane madre di Gesù protagonista di un’avventura più grande di lei, la fanciulla di Nazareth scelta da Dio per compiere, in lei e con lei, il miracolo della sua venuta personale nel mondo e così prendere forma e volto umano, uscendo dal suo mistero e rendendolo in qualche modo ancora più grande. Fin da bambino quindi Maria è stata presente nel mio immaginario religioso, essendo la sua storia così intimamente intrecciata con quella di Gesù e della salvezza. Non si può parlare di Gesù senza menzionare la donna da cui è nato. Lo stesso apostolo Paolo, che non riferisce il nome di Maria, dice comunque che Gesù è «nato da donna» (Galati 4,4). Ma in me, come in ogni cristiano evangelico, questa donna di nome Maria non è mai diventata la "Madonna", oggetto di culto e di preghiera. Tanto familiare è in me la figura di Maria, tanto estraneo resta il culto di Maria. È questa la differenza sostanziale tra cattolici ed evangelici su questo punto: la Maria biblica ci è comune e in questo senso ci unisce, il culto di Maria invece ci divide. La Bibbia parla di Maria, oltre che come madre di Gesù, anche come credente cristiana (Atti 1,14): essa è dunque nostra sorella in fede. Ma appunto, essa prega e invoca, non è pregata né invocata. In un passo almeno Maria diventa figura o simbolo della Chiesa o di parte di essa (Giovanni 19,26-27). Essa resta comunque sempre creatura bisognosa di salvezza come noi. Ecco perché nella Sacra Scrittura non c’è traccia, né diretta né indiretta, di un culto reso a Maria. La Maria più vera, più bella e più amata da tutti i cristiani, è quella biblica, l’«ancella del Signore» che «magnifica», cioè rende grande mediante la lode, non sé stessa ma il Signore.

Paolo Ricca '
teologo valdese - Roma

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