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La prima enciclica di Benedetto XVI: Deus caristas est 25-12-2005

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2016 13:44
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Congresso a 10 anni dalla Deus Caritas est di Benedetto XVI

Benedetto XVI - ANSA

Benedetto XVI - ANSA

25/02/2016

A dieci anni dalla Enciclica Deus Caritas est, la prima di Benedetto XVI, si è aperto in Vaticano un Congresso internazionale che ne vuole esaminare le prospettive teologiche e pastorali per il mondo di oggi. “La carità non avrà mai fine” è il titolo, per sottolineare che il messaggio di Dio-Amore, contenuto nel testo ha validità in ogni tempo. Gli organizzatori del Pontificio Consiglio Cor Unum e i partecipanti da diverse Conferenze episcopali e da numerosi organismi di carità cattolici saranno in udienza dal Papa questo venerdì. Il servizio di Gabriella Ceraso:



"Abbiamo dieci anni alle spalle di Deus Caritas est, è un bel traguardo, però pensiamo che sia un testo che parla ancora!". Così mons. Giampietro dal Toso, segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, spiega il motivo del Congresso. Non dunque una commemorazione di un testo ma la prospettiva che esso apre nel mondo di oggi dominato spesso dalla dimensione dell’utilità:

"La Carità apre una prospettiva di gratuità ma, se vogliamo, ancora più profondamente, questo messaggio della carità risponde in fondo a quello che è l'uomo perchè ogni uomo nel profondo del suo cuore chiede di essere amato e di amare. E sentire che Dio è Carità è un messaggio che può fare del bene".
La Carità è il cuore della fede e della vita della Chiesa e il servizio della carità è costitutivo ad essa, come lo sono i Sacramenti e la Parola. Carità, spiega il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, non è “semplice appello morale” né “obbligo religioso” né una “specie di assistenza sociale”.

A partire dall’amore sublime che unisce uomo e donna nel matrimonio, in una “comunione fisico spirituale” naturale - rispetto alla quale ogni altro tipo di unione rappresenta una falsa ideologia imposta dalla politica - l’amore vero è dedizione e perdono, è dono al prossimo di quanto ricevuto da Dio. E nella misura in cui sapremo essere testimoni di questo amore, sottolinea il porporato, porteremo la luce di Dio al mondo.

“Non ci sono barriere per la carità, la cui missione interna è proprio far sentire la bontà di Dio oltre ogni frontiera” scrive il Papa emerito Benedetto XVI ai partecipanti del Congresso. “Nessuno è indifferente agli occhi di Dio” e questo è tratto comune tra le religioni tanto da poter costituire una piattaforma per un dialogo e un lavoro comune.

Per il mondo ebraico, parla il rabbino David Shlomo Rosen dell'American Jewish Committee:


R. -There is not one word…

Non c’è soltanto una parola nell’ebraismo per indicare la carità….. La più comune è il concetto di “Sadaqah”, che significa giustizia. In altre parole, è il modo giusto di comportarsi. Non è qualcosa per cui tu ricevi una pacca sulla spalla, ma dovrebbe essere automaticamente il modo naturale di comportarsi, con generosità di spirito. E’ radicata nel riconoscimento che ogni essere è creato ad immagine divina. In altre parole, la presenza di Dio si trova negli altri, e perciò la nostra risposta agli altri è la risposta a Dio. Ma c’è anche una parola più profonda ed è la parola “Hesed”, che significa più che semplice carità, "grazia", nel senso più vicino al concetto cristiano di questo termine, e si riferisce non solo alla nostre interazioni umane di bontà amorevole e misericordiosa, ma soprattutto all’atteggiamento di Dio verso di noi: di amore illimitato, che sempre ci perdona.

D. – Può essere strumento di dialogo tra le religioni?


R. – Of course, even on the concept…

Certamente, anche nel concetto di “Sadaqah”, che è vero, perché il momento in cui riconosciamo che ogni essere umano è stato creato ad immagine divina, allora riconosciamo che non possiamo davvero servire Dio se non serviamo i nostri compagni; non possiamo amare Dio, se non ci amiamo l’un l’altro.

Gli fa eco il prof. Saeed Ahmed Khan, della Wayne State University:


R. – Charity oftentimes is limited in the way that people describe it: they think of it as giving …

Spesso il concetto di “carità” viene limitato dal modo in cui le persone la descrivono: pensano, infatti, che significhi dare qualcosa a qualcuno che è in necessità e generalmente questo viene posto in termini di necessità materiali: dare cibo, riparo, vestiti … Invece, “carità” è un termine molto più ampio che, ancora, nell’Islam è considerato una benedizione, uno strumento per manifestare l’amore e la misericordia e l’empatia nei riguardi dell’umanità. Il profeta Mohammed ha detto che perfino un sorriso può essere una forma di “carità”.

Al Congresso sarà dato spazio anche alle testimonianze di progetti concreti di carità sul territorio: da Capo Verde, alla Siria, all'America latina. Il Congresso affronta anche le prospettive antropologiche e filosofiche della carità.


 


DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO 
AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE 
SULL'ENCICLICA 
DEUS CARITAS EST DI BENEDETTO XVI,
NEL DECIMO ANNIVERSARIO DELLA PUBBLICAZIONE

Sala Clementina
Venerdì
, 26 febbraio 2016

[Multimedia]


 

Cari fratelli e sorelle,

vi accolgo in occasione del Congresso Internazionale sul tema: “La carità non avrà mai fine (1 Cor 13,8). Prospettive a dieci anni dall’Enciclica Deus caritas est”, organizzato dal Pontificio Consiglio Cor Unum, e ringrazio Mons. Dal Toso per le parole di saluto che mi ha rivolto a nome di tutti voi.

La prima Enciclica di Papa Benedetto XVI tratta un tema che permette di ripercorrere tutta la storia della Chiesa, che è anche storia di carità. È una storia di amore ricevuto da Dio, che va portato al mondo: questa carità ricevuta e donata è il cardine della storia della Chiesa e della storia di ciascuno di noi. L’atto di carità, infatti, non è solo un’elemosina per lavarsi la coscienza; include «un’attenzione d’amore rivolta all’altro» (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 199), che considera l’altro «un’unica cosa con sé stesso» (cfr San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 27, art. 2) e desidera condividere l’amicizia con Dio. La carità sta dunque al centro della vita della Chiesa e ne è veramente il cuore, come diceva santa Teresa di Gesù Bambino. Sia per il singolo fedele, sia per la comunità cristiana nel suo insieme vale la parola di Gesù, secondo cui la carità è il primo e il più alto dei comandamenti: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza … Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Mc 12,30-31).

L’Anno giubilare che stiamo vivendo è anche l’occasione per ritornare a questo cuore pulsante della nostra vita e della nostra testimonianza, al centro dell’annuncio di fede: «Dio è amore» (1 Gv 4,8.16). Dio non ha semplicemente il desiderio o la capacità di amare; Dio è carità: la carità è la sua essenza, la sua natura. Egli è unico, ma non è solitario; non può stare da solo, non può chiudersi in Sé stesso, perché è comunione, è carità, e la carità per sua natura si comunica, si diffonde.
Così Dio associa alla sua vita di amore l’uomo e, anche se l’uomo si allontana da Lui, Egli non rimane distante e gli va incontro. Questo suo venirci incontro, culminato nell’incarnazione del Figlio, è la sua misericordia; è il suo modo di esprimersi verso di noi peccatori, il suo volto che ci guarda e si prende cura di noi. «Il programma di Gesù – è scritto nell’Enciclica – è “un cuore che vede”. Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente» (n. 31). Carità e misericordia sono così strettamente legate, perché sono il modo di essere e di agire di Dio: la sua identità e il suo nome.

Il primo aspetto che l’Enciclica ci ricorda è proprio il volto di Dio: chi è il Dio che in Cristo possiamo incontrare, com’è fedele e insuperabile il suo amore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13). Ogni forma di amore, di solidarietà, di condivisione è solo un riflesso di quella carità che è Dio. Egli, senza mai stancarsi, riversa la sua carità su di noi e noi siamo chiamati a diventare testimoni di questo amore nel mondo. Perciò dobbiamo guardare alla carità divina come alla bussola che orienta la nostra vita, prima di incamminarci in ogni attività: lì troviamo la direzione, da essa impariamo come guardare i fratelli e il mondo. «Ubi amor, ibi oculus», dicevano i Medioevali: dove c’è l’amore, lì c’è la capacità di vedere. Solo «se rimaniamo nel suo amore» (cfr Gv 15,1-17), sapremo comprendere e amare chi ci vive accanto.

L’Enciclica – ed è il secondo aspetto che vorrei sottolineare – ci ricorda che questa carità vuole rispecchiarsi sempre più nella vita della Chiesa. Come vorrei che ognuno nella Chiesa, ogni istituzione, ogni attività riveli che Dio ama l’uomo! La missione che i nostri organismi di carità svolgono è importante, perché avvicinano tante persone povere ad una vita più dignitosa, più umana, cosa quanto mai necessaria; ma questa missione è importantissima perché, non a parole, ma con l’amore concreto può far sentire ogni uomo amato dal Padre, figlio suo, destinato alla vita eterna con Dio.

Io vorrei ringraziare tutti coloro che si impegnano quotidianamente in questa missione, che interpella ogni cristiano. In questo Anno giubilare ho voluto sottolineare che tutti possiamo vivere la grazia del Giubileo proprio mettendo in pratica le opere di misericordia corporale e spirituale: vivere le opere di misericordia significa coniugare il verbo amare secondo Gesù. E così, tutti insieme, contribuiamo concretamente alla grande missione della Chiesa di comunicare l’amore di Dio, che vuole diffondersi.

Cari fratelli e sorelle, l’Enciclica Deus caritas est conserva intatta la freschezza del suo messaggio, con cui indica la prospettiva sempre attuale per il cammino della Chiesa. E tutti siamo tanto più veri cristiani, quanto più viviamo con questo spirito.

Vi ringrazio ancora per il vostro impegno e per quanto potrete realizzare in questa missione di carità. Vi assista sempre la Vergine Madre e vi accompagni la mia benedizione. Per favore, fate un atto di carità e non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

 

[Modificato da Caterina63 26/02/2016 13:44]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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