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L'anima sopravvive alla morte?

Ultimo Aggiornamento: 17/10/2009 22:29
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17/10/2009 22:20
 
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Da: cristianoInviato: 04/01/2003 17.18
Carissimo raptor,
la mia citazione era "pressocchè completa" in relazione al discorso che facevamo e al pensiero del Dizionario Biblico che citavo. Comunque se ti fa piacere copio per intero la voce MORTE:
<<Per alcune dottrine filosofiche greche la morte era una "liberazione": era il momento in cui l'anima tenuta prigioniera nel corpo durante l'esistenza terrena riguadagnava la libertà e le regioni celesti (Platone). La concezione biblica della morte è diametralmente opposta a quella greca. La morte è nel pensiero dell'AT e del NT la grande nemica di Dio (1 Cor. 15:26), è una "maledizione", ed è intervenuta come castigo che colpisce la creatura colpevole:"Per certo morrai":Gen 2:17. Così quando Paolo nell'epistola ai Romani (6:23) parla della morte come del "salario del peccato" esprime in forma scultorea, il pensiero di tutta la Bibbia.
E poichè, secondo la Bibbia, l'uomo tutto intero è creazione di Dio, la morte colpisce pure l'uomo intero "corpo ed anima". Dunque la morte, nella concezione biblica, non è, nè una "liberazione", nè un passaggio naturale ad una forma più elevata di vita, bensì una potenza ostile, un elemento radicalmente opposto a Dio, elemento che non può essere vinto senza una immane lotta. Ed infatti la morte e la vita sono l'oggetto di un grandioso combattimento; Gesù stesso ne prova "spavento e angoscia" (Mc. 14:33). Perchè alla morte possa succedere la vita, occorre un atto sovrano di Dio, analogo a quello della creazione; è indispensabile il miracolo dell'Iddio onnipotente. Questo avevano compreso i Giudei i quali, nella gran maggioranza, ai tempi di Gesù, aspettavano la "risurrezione nell'ultimo giorno"(Giov. 11:24) E questa necessità di un intervento diretto della onnipotenza di Dio, conferma Gesù, quando rimprovera ai Sadducei - i quali negavano la risurrezione - di non conoscere le Scritture e la "potenza di Dio". (Mt 22:29)
E' appunto questa "potenza di Dio" che si è manifestata nella risurrezione di Cristo. Nella risurrezione di Cristo dai morti, la morte è stata vinta, privata della sua onnipotenza: II Tim 1:10:"Gesù Cristo...il quale ha distrutto la morte".Sebbene la morte sia già stata vinta, essa non sarà definitivamente distrutta che alla fine, come "l'ultimo nemico": I Cor. 15:26; Apoc. 20:13. La morte infatti esercita ancora il suo potere sugli uomini, ma ormai la battaglia decisiva è stata vinta: Cristo è risuscitato ! Con la risurrezione di Gesù Cristo, la potenza di vita, lo Spirito Santo, è entrata nel mondo; lo Spirito che è il grande avversario della "carne", potenza di morte; lo Spirito che è vita, lo Spirito Santo che è la grande anticipazione attuale della fine. Così per i credenti la morte non è più una "maledizione", è l'avvenimento preparatorio e necessario per la risurrezione potente e gloriosa".
Mi sembra che il teologo protestante Miegge dica in sintesi:
1- la concezione biblica della morte è diametralmente opposta a quella greca. Per quella greca la morte è una liberazione per quella biblica è una maledizione.
Domanda: quale concezione condividono la stragrande maggioranza dei cristiani (cattolici e protestanti) odierni ?
2-La morte colpisce la persona intera "corpo e anima".
Domanda: secondo la credenza comune cosa viene colpito dalla morte ?
3- La morte cessa di essere una maledizione grazie a Cristo e alla sua risurrezione. La vittoria completa sulla morte avverrà alla fine quando Cristo la distruggerà per sempre.
Domanda: la stragrande maggioranza dei cristiani vive nell'attesa della futura risurrezione dei morti, che sarà operata da Cristo alla sua parusia (1 Cor 15,20-23) o pensa che subito dopo la morte riceverà la ricompensa celeste ?
Questo il dato riguardante la MORTE.
Ovviamente non ho detto che questo teologo non credesse nell'immortalità dell'anima (tipica dottrina delle chiese evangeliche) ma che semplicemente nel suo dizionario, analizzando le originarie parole ebraiche e greche riguardo l'anima, lo spirito,la morte, l'immortalità e la risurrezione, non sostiene in alcun modo le dottrine tradizionali delle chiese.
In realtà l'idea del condizionalismo professata dagli avventisti e dai Testimoni di Geova è più vicina alla concezione biblica dell'anima e della speranza ultramondana dell'idea dell'immortalità dell'anima.
Cristiano

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Da: cristianoInviato: 04/01/2003 18.05
Carissimo stefano,
tu trovi incoerente il fatto che i testimoni di Geova citino i dizionari biblici di altri. Che lo facciano o meno sono fatti loro. Io personalmente cito tutto ciò che trovo buono e non ritengo giusto alzare barriere nella conoscenza biblica. Se Miegge (per fare un esempio) tratta con correttezza linguistica e filologica la questione dell'anima perchè non citarlo ?
Attenzione: che un dizionario biblico cattolico o protestante esponga correttamente il significato dei termini biblici non è automaticamente segno che l'autore condivida una dottrina diversa dalla sua chiesa. Quasi tutti gli autori dei dizionari e dei commentari biblici ammettono l'idea che le dottrine della chiesa, pur poggiando su certi riferimenti scritturali, sono stati oggetto di elaborazioni e riflessioni successive ed esterne alla scritta Parola di Dio.
Tu prendi l'esempio della Trinità. Senza voler andare fuori tema il Miegge crede nella Trinità ma correttamente dice:" La dottrina della Trinità...non è esplicitamente formulata nelle Scritture.La dottrina della Trinità...è il risultato della riflessione teologica dei primi secoli".
Quindi il Dizionario Biblico che cito semplicemente espone i concetti biblici così come li troviamo nella Scrittura e riconosce che di molte dottrine oggi professate comunemente non ci sono le definizioni nella Bibbia . Che sia lecito poi dedurre una dottrina sulla base dell'unione di elementi biblici con riflessioni umane (come la Trinità o l'immortalità dell'anima) è un altro discorso.
I Testimoni di Geova (e altri) dicono che questo non è corretto e che ci si dovrebbe basare unicamente su quanto dice, esplicitamente o implicitamente, la Parola di Dio.
Quindi loro citano i dizionari biblici per avvalorare la tesi secondo cui la Trinità o l'immortalità dell'anima non sono dottrine immediatamente formulate o deducibili dalla Parola di Dio. La citazione come avallo della loro peculiare idea che la formulazione di tali dottrine è esterna alla Bibbia.Anche Paolo citò poeti pagani applicando poi quanto scrivono su Zeus al Dio dei cristiani.- Atti cap. 17
Tornando al condizionalismo professato dai Testimoni di Geova devo contraddirti. Russell non ha inventato nulla ma ha riaffermato quanto già creduto in altri gruppi protestanti, in particolar modo nell'avventismo. L' anti-trinitarismo e il condizionalismo affondano le radici in una lunga tradizione protestante.
In ultimo ripeto a te quanto ho detto a "vitocristiano". A me non interessa disputare su questioni prettamente religiose ma sugli aspetti linguistici e filologici. Trovo sterile la lotta a suon di versetti biblici. I miei interessi sono ben altri.
Se ovviamente questo modo di dialogare infastidisce, perchè si preferisce la sterile "guerra" di religione, posso benissimo andarmene e cercare un gruppo "virtuale" dove si possano confrontare gli aspetti linguistici e filologici senza doversi preoccupare di difendere una "denominazione" di appartenenza.
Circa gli studiosi che negano dottrine direttamente insegnate dalla Bibbia ritengo che il credente debba usare i suoi sensi spirituali per distinguere il bene e il male. Il teologo che citi tu può negare quello che vuole ma cozza direttamente con la Parola di Dio in quanto Cristo è stato veramente risuscitato da Dio. ( 1 Corinti 15,1-12) Allo stesso modo un teologo può affermare o negare l'immortalità dell'anima ma questo va direttamente paragonato con le Scritture. Ora, a prescindere dalle differenti dottrine ultramondane delle varie chiese, resta un fatto inconfutabile che si ricava dall'esame linguistico della Scrittura: l'anima non è una parte immateriale ma la persona stessa o la sua vita.(Gen 2,7; 1 Cor 15,45) L'immortalità non è innata ma posseduta da Gesù e sarà dono di Dio all'uomo alla risurrezione che avverrà in futuro, alla parusia.( 1 Tim 6,16; 1 Cor 15,20-23; Giov 11,24) Resta la domanda: cosa avviene all'uomo in attesa della risurrezione futura ?
La risposta (e qui puoi vedere non ho citato mai nessun dizionario biblico) che danno le varie chiese è differente. Secondo la teologia cattolica i santi vanno direttamente a godere della visione di Dio, i reprobi all'inferno (che è distacco da Dio) e coloro che hanno aspetti da purificare al purgatorio.Altre chiese protestanti hanno una concezione simile a quella cattolica meno il purgatorio. Ho compreso che secondo la tua chiesa esiste uno "stadio intermedio" dove si gode della presenza di Cristo in attesa della futura risurrezione.Secondo i condizionalisti invece in attesa della risurrezione i morti sono inconsci.(Qoelet 9,5-10) Secondo i sostenitori di tale dottrina i reprobi sarebbero meritevoli di morte eterna e quindi non verranno risuscitati. Questa secondo loro è la seconda morte. Ho scritto pure che il linguaggio biblico sembra sostenere l'idea che la seconda morte è semplicemente la distruzione totale: lo dimostrerebbe il fatto che nello stagno di fuoco (che secondo coloro che credono nell'immortalità dell'anima vengono gettati i reprobi ) vengono scagliati la morte e l'inferno. Dato che nè la morte nè l'inferno sono persone letterali che possono subire sofferenze coscienti o sentire la privazione di Dio è evidente che il brano biblico indica semplicemente che la morte e l'inferno verranno distrutti per sempre.E con loro la scrittura colloca pure "chiunque non fu trovato scritto nel libro della vita". E' evidente che costoro, come la morte e l'inferno, cesseranno di esistere totalmente, non avendo più alcuna possibilità di risurrezione. - Apocalisse 20,14-15
Cristiano

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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/01/2003 19.20

Caro Cristiano,

tu dici:   "Ora, a prescindere dalle differenti dottrine ultramondane delle varie chiese, resta un fatto inconfutabile che si ricava dall'esame linguistico della Scrittura: l'anima non è una parte immateriale ma la persona stessa o la sua vita.(Gen 2,7; 1 Cor 15,45)"

prendo spunto da questa tua espressione per allegare uno studio di un amico che penso sia interessante per capire meglio cosa dica la Scrittura riguardo all'anima.

Nel N U O V O T E S T A M E N T O

"PSICHE" e "PNEUMA"


Psiche, il termine in parte corrisponde ai vari significati del termine ebraico "nephesh"; in certi casi ha il significato preciso di parte viva dell'uomo in opposizione al corpo.

a) casi in cui si presenta col senso generico affine a quello di "nephesh":


-1 vita: 160 Mt. 2,20; 161 6,25; Mc. 3,4; 163 Gv. 10,11; 15,17.18; 164 Fl. 2,30.

-2 uomo concreto=individuo: 165 At. 2,41; 166 1 Pt. 3,20; uomo fisiologico: 167 1 Cor.

2,14; 168 15,44; 169 Gd. 19;

-3 animo, complesso affettivo e di ragione: 170 Mt. 22,37; Gv. 10,24; At. 4,32; Ef. 6,6;

Col. 3,23.


b) Casi in cui ha il significato ben preciso di parte vitale in distinzione ed opposizione al cor-

po: Mt. 10,28; 171 At 2,27; 172 Ap. 6,9; 173 Lc. 12,20; 174 Mt. 16,26; 175 Lc. 9,56 (176

Gc. 1,21; 177 1Pt. 1,9) 178 Gv. 12,25; 179 2Cor. 12,15; 180 Eb. 13,17.


Pneuma dalla nozione alquanto generica di "vento" 181 Gv. 3,8; 182 Eb. 1,7; di "soffio della

bocca" 183 2Tes. 2,8; di "mentalità" 184 1Cor. 2,12; 185 Ef. 4,23; si passa a quella ben determinata di "realtà immateriale" In questo secondo senso il termine "pneuma" è riferito:

-1 a Dio, esplicitamente ed ordinariamente, tanto da definire la natura: Dio è spirito 186

Gv. 4,24.


-2 Anche ai demoni: 187 Mt. 12,43; 188 Mc. 1,23-26; 189 Lc. 10,20.


-3 a Gesù: -commosso nello spirito: 190 Gv. 13,21;

-turbato nello spirito: 191 Gv. 11,33; 13,21;

-esultò nello spirito: 192 Lc. 10,21

-conobbe nel suo spirito: 193 Mc. 2,8;

-raccomandò il suo spirito: 194 Lc. 23,46;

-in opposizione al suo corpo: 195 1Pt. 3,18.

-4 all'uomo: a) in attività parallele a quelle di Dio stesso: lo spirito conosce: 196 1Cor.

2,11; lo spirito attesta col nostro spirito: 197 Rm. 8,16; formazione di uno

spirito solo con Dio: 198 1Cor. 6,17.


b) associato al termine "corpo" per dire "tutto l'uomo": 199 1Cor. 7,34.


c) opposto al corpo: lo spirito è pronto, ma la carne è debole: 200 Mt. 26,41

(concetto ampiamente esposto da S. Paolo: 201 Gal. 5,16-24; corpo castiga-

to perchè lo spirito sia salvo: 202 1Cor. 5,5; assente col corpo, ma presente

con lo spirito: 203 1Cor. 5,3-4.

d) Quando lo Spirito non c'è, il corpo è morto: 204 Gc. 2,26; 205 Ap. 11,11.

e) con la morte torna a Dio: 206 Lc. 8,55; 207 At. 7,59.

-5 riferito ad esseri nell'oltretomba: 208 !Pt. 3,19. Infine, la definizione di Cristo: "Lo spirito

non ha carne ed ossa" 209 Lc. 24,39.

Concludendo: 1 Solo il termine "nephesh" (anima) non può dare una risposta alla nostra questione se vi sia la sopravvivenza dopo la morte:

ne positiva, in favore cioè della spiritualità dell'anima, perchè è usato anche per le

bestie; ne negativa, perchè è attribuita anche a Dio.


2 Il termine greco "psiche" da solo può portare ad una soluzione positiva, perchè

i testi che lo riferiscono certamente alla parte immateriale dell'uomo sono una

prova convincente.


3 I termini "ruach" e "pneuma" apportano argomenti decisivi per una soluzione positiva.

Che il termine "ruach" sia anche attribuito alle bestie, non costituisce una difficoltà, perchè per l'uomo si dice espressamente che il suo spirito torna a Dio che lo diede: 210 Qo. 12,7.

Con affetto

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