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Archivio Denzinger: Simboli e Dichiarazioni sulla Fede Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 02/06/2021 11:46
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21/10/2009 13:02
 
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Costituzione "Gloriosam Ecclesiam"
contro i "fraticelli" - Giovanni XXII


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23 gennaio 1318

I frati minori si erano divisi nell’interpretazione della regola di san Francesco quanto all’uso povero delle cose. I "conventuali" ammettevano proprietà comunitaria, redditi fissi e possesso di immobili, gli "spirituali" rifiutavano ciò. Alcuni degli spirituali, con l’approvazione di Celestino V, nel 1294 si erano ritirati dalle comunità fondando una propria congregazione: "i poveri eremiti", chiamati nel linguaggio popolare anche "fraticelli". L’abolizione dei decreti di Celestino V da parte di Bonifacio VIII (8 aprile 1295) li aveva privati della loro indipendenza. Essi ricusarono di riunirsi all’ordine dei frati minori, ciò che Clemente V (Exivi de paradiso, 6 maggio 1312) e Giovanni XXII (Sancta Romana Ecclesia, 30 dic. 1317) richiedevano. Giacché essi identificavano la loro regola e interpretazione con l’evangelo stesso, designarono Giovanni XXII, che concedeva qualche mitigazione, nemico dell'evangelo, che conseguentemente avrebbe perduto ogni potere giurisdizionale e sacerdotale. I loro errori, almeno in parte, sono desunti dalla Postilla super Apocalypsim di Pietro di Giovanni Olivi, condannata dal papa l'8 febbr. 1326.

La Chiesa e i sacramenti, contro i fraticelli

§ 12. ... I suddetti figli della temerità e dell'empietà, come dice un rapporto degno di fede, sono caduti in una tale povertà di mente, che pensano
empiamente contro la luminosissima e sanitarissima verità della fede cristiana, disprezzano i venerandi sacramenti della chiesa e, spinti da un preciso impulso di cieco furore per calpestarlo più rapidamente, si scagliano contro il glorioso primato della chiesa romana, con l'intento di abbatterlo presso tutte le nazioni.

[...]

§ 14. Il primo errore dunque che erompe dalla tenebrosa officina di
costoro, si immagina due chiese, una carnale, schiacciata dalle ricchezze e di
ricchezze traboccante, macchiata di delitti, sulla quale asseriscono che domina il presule romano e gli altri prelati inferiori; l'altra, spirituale, pura per la semplicità, onorata per la virtù, con la veste succinta della povertà, nella quale sono accolti solo loro e i loro complici, su cui essi stessi regnano anche per il merito di una vita spirituale, se si può prestare una qualche fede alle menzogne.

[...]

§ 16. Il secondo errore di cui si macchia la coscienza dei predetti insolenti, proclama ad alta voce che i venerabili sacerdoti della chiesa e gli altri ministri sono privi della autorità di giurisdizione e di ordine, di modo che non possono nè dare sentenze, nè somministrare i sacramenti, nè istruire e insegnare al popolo soggetto, immaginando privi di ogni potestà ecclesiastica quelli che considerano lontani dalla loro perfidia: poiché presso di loro soltanto permane (come vaneggiano loro stessi) sia la santità di una vita spirituale, e così anche l'autorità, e in questo seguono l'errore dei Donatisti ...

[...]

§ 18. Il terzo errore di costoro si collega con l'errore dei valdesi, dato che questi e quelli affermano che non si deve giurare in nessuna situazione,
insegnando che si macchiano del contagio di colpa mortale e devono sottostare alla pena, coloro ai quali fosse capitato di essere costretti a un giuramento per timore religioso.

[...]

§ 20. La quarta bestemmia di questi empi, che prorompe dalla sorgente avvelenata dei suddetti valdesi, inventa che i sacerdoti ordinati secondo il rito e in modo legittimo conforme alla norma della chiesa, gravati tuttavia di un delitto qualsiasi, non possono celebrare o conferire i sacramenti della chiesa.

[...]

§ 22. Il quinto errore a tal punto acceca le menti di questi uomini,
che affermano che l'evangelo di Cristo in loro soltanto, in questo tempo, è
realizzato compiutamente, e che fino ad ora (come essi stessi vaneggiano) era
stato oscurato, o meglio del tutto estinto.

[...]

§ 24. Sono molte le altre cose che si dice che questi uomini presuntuosi
vanno cianciando contro il venerabile sacramento del matrimonio, molte
quelle che sul corso dei tempi e sulla fine del mondo vanno sognando, molte
quelle che divulgano con infelice vanità attorno alla venuta dell'Anticristo,
che affermano essere ormai presente. Tutte queste cose, poiché le riconosciamo in parte eretiche, in parte deliranti, in parte favolistiche, Noi stabiliamo che debbano essere condannate assieme ai loro autori, piuttosto che doverle incalzare o confutare con gli scritti.

[...]


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Costituzione "Cum inter nonnullos"
sull'errore degli Spirituali circa la povertà di Cristo - Giovanni XXII


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12 novembre 1323

Errore degli Spirituali circa la povertà di Cristo (1)

Dal momento che presso non pochi maestri della scuola, capita spesso che venga messo in dubbio se si debba considerare eretico raffermare con pertinacia che il nostro Redentore e Signore Gesù Cristo e i suoi apostoli, non hanno mai posseduto nulla, né in privato e nemmeno in comune, a coloro che pensano cose diverse e anche contrarie in ordine a questo:

§ Noi, desiderando porre fine a questa disputa, secondo il consiglio dei Nostri fratelli, con questo editto di carattere generale, dichiariamo che una tale pertinace affermazione, da questo momento in poi, dovrà essere ritenuta erronea ed eretica, - dal momento che contraddice chiaramente la sacra Scrittura che in parecchi luoghi afferma che costoro hanno posseduto alcune cose, e dato che afferma apertamente che la stessa Sacra Scrittura, in virtù della quale soprattutto vengono dimostrati gli articoli della fede ortodossa, contiene, per quel che riguarda le cose suddette, un fermento di menzogna, e dato che, in conseguenza, per quanto la riguarda, svuotando totalmente la sua credibilità, rende la fede cattolica, togliendo via la sua argomentazione probante, dubbia e incerta -.

§ E così anche, per l'avvenire, (deve essere ritenuto erroneo ed eretico) affermare con pertinacia che al Redentore nostro sopra nominato e ai suoi Apostoli, non sia spettato in alcun modo il diritto di usare quelle cose che la Sacra Scrittura attesta che essi stessi possedevano, e che essi non abbiano avuto neppure il diritto di venderle o donarle o anche di acquistare con queste altre cose, e questo invece, in riferimento alle cose suddette, la sacra Scrittura attesta che loro stessi hanno fatto, o afferma chiaramente che avrebbero potuto fare; dal momento che una tale affermazione include in modo evidente un comportamento e azioni degli stessi, nelle cose prima dette, non conformi a verità, - poiché in ogni caso sul comportamento pratico, sulle azioni o sui fatti del nostro Redentore Figlio di Dio è cosa scellerata pensare in modo contrario alla Sacra Scrittura e ostile alla dottrina cattolica –, dichiariamo, secondo il consiglio dei Nostri fratelli, che questa stessa pertinace affermazione, dovrà essere ritenuta a buon diritto, d'ora in avanti, erronea ed eretica.


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Nota:
(1) L’affermazione respinta in questa bolla fu dapprima designata eretica dall’inquisitore Giovanni de Berna O.P. nel 1231. Contro la sua censura i francescani spirituali si appellarono al papa, richiamandosi soprattutto al decreto Exiit qui seminai di Niccolò III del 14 agosto 1279, dove si legge: "Affermiamo che una tale rinuncia, sia privata che comunitaria, per amore di Dio alla proprietà di tutte le cose è meritoria e santa: anche Cristo l’insegnò con la sua parola e la confermò col suo esempio, mostrando la via della perfezione". Il capitolo generale dell’ordine dei frati minori tenuto a Perugia nel 1322 difese questa affermazione. L’aspra discussione circa la povertà evangelica e perfetta di Cristo e dei frati minori indusse numerose dichiarazioni di Giovanni XXII, tra le quali quella della bolla qui riportata emerge per l’obbligatorietà del suo ammaestramento. La violenta contesa proseguì. Giovanni XXII difese nelle bolle Quia quorundam del 10 novembre 1324 e Quia vir reprobus del 16 novembre 1329 la sua concezione contro il rimprovero di eresia.



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Bolla "Licet iuxta doctrinam"
al vescovo di Worcester, sugli errori di Marsilio da Padova - Giovanni XXII


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23 ott. 1327

Questa bolla respinge gli errori di un regalismo estremo contenuti nel Defensor pacis del maestro parigino Marsilio da Padova. L’opera fu terminata nel 1324, ma pubblicata solo nel 1326. Si è incerti se Giovanni de Janduno ne sia coautore. La bolla riporta gli asserti erronei non letteralmente, ma secondo il loro senso. Vengono elencati due volte: una volta nella parte principale della bolla e un po’ variati alla fine della bolla stessa. Essi vengono condannati in quest’ultima forma. Il testo qui riportato presenta perciò questa seconda forma. Per comando di Benedetto XII il Defensor pacis fu di nuovo sottoposto a un esame, che Clemente VI concluse nell’anno 1343 respingendo 240 tesi.

Errori di Marsilio da Padova sulla costituzione della chiesa

 Quello che si legge riguardo a Cristo nel Vangelo del beato Matteo [Mt 17,27], e cioè che lui stesso pagò il tributo a Cesare quando, a quelli che chiedevano una doppia dracma, ordinò di dare uno statere preso dalla bocca del pesce, questo lui fece non per condiscendenza e per la benevolenza della sua pietà, ma costretto da necessità.

 Il beato Pietro Apostolo non fu capo della chiesa più che ciascuno degli altri Apostoli, e non ebbe maggiore autorità di quella che ebbero gli altri Apostoli, e Cristo non assegnò nessun capo alla chiesa, e non fece nessuno suo vicario.

 Spetta all’imperatore correggere e punire il papa, istituirlo e destituirlo.

 Tutti i sacerdoti, sia il papa, sia un arcivescovo, sia un qualsiasi semplice sacerdote, hanno, in forza dell’istituzione di Cristo, uguale autorità e giurisdizione; quello poi che uno ha più di un altro, questo è secondo quanto l’Imperatore ha concesso in più o in meno, e, così come ha concesso, può anche revocare.

 Il papa o anche tutta la chiesa presa nel suo insieme, non può punire con punizione costrittiva nessun uomo, scellerato quanto si voglia, salvo che l’Imperatore non ne dia loro l’autorità.

[Censura: Gli articoli suddetti]... Noi dichiariamo, in forma di sentenza, in quanto contrari alla sacra Scrittura e nemici della fede cattolica, eretici, cioè conformi a eresia ed erronei, e così anche che i suddetti Marsilio e Giovanni sono eretici, o meglio manifesti e notori eresiarchi.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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