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L'arcivescovo belga De Merode, che cambiò il volto della Roma di Pio IX

Ultimo Aggiornamento: 06/02/2010 19:37
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30/10/2009 18:19
 
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Sulla scia di questo approfondimento storico:
Le armi del cardinale Ercole Consalvi tra la Rivoluzione Francese e l'Impero napoleonico

ve ne offriamo un altro altrettanto interessante.....

L'arcivescovo belga che cambiò il volto della Roma di Pio IX

L'intelligenza pratica del soldato de Merode



Pubblichiamo gli interventi di due relatori presenti all'incontro "Monsignor de Merode (1820-1874) e la Roma del suo tempo", tenuto venerdì 30 ottobre a Roma presso l'Academia Belgica.

di Johan Ickx


Frederick François-Xavier de Merode nasce a Bruxelles il 26 marzo 1820. Era il nipote del conte Félix de Merode (1791-1851), uno dei politici più in vista nel nuovo regno del Belgio. Uno dei suoi antenati, Charles William (1762-1830) era stato nominato ciambellano da Federico Guglielmo ii, re di Prussia, e sotto il regno di Napoleone fu ambasciatore a L'Aia, membro del Senato imperiale francese e sindaco di Bruxelles, nonchè Gran Maresciallo della Corte dei Paesi Bassi. Un vero cittadino europeo, quindi:  è stato successivamente austriaco, belga, prussiano, francese e olandese. Philippe-Félix, il padre di François-Xavier, nacque a Maastricht nel 1791. Era un leader del regno cattolico dei Paesi Bassi e del Belgio:  nel 1831, dopo la rivolta contro il re Guglielmo ii d'Olanda, nella quale perse la vita suo fratello Federico, il primo re del Belgio indipendente lo nominò ministro di Stato.

Si sposò due volte:  nel 1809 con Rosalia de Grammont e nel 1831 con Philippine de Grammont, sorella della prima moglie, che curò l'educazione del giovane Xavier quando perse la madre all'età di tre anni.

François-Xavier compie gli studi classici presso il Collegio dei Gesuiti a Namur ed in seguito, dal 1834 al 1838, nel famoso collegio Juilly, vicino a Parigi. Iscrittosi nel 1839 all'università di Lovanio, dopo alcuni mesi passa all'Accademia militare di Bruxelles. Destinato alla carriera militare, dietro sua richiesta nel 1844 diventa addetto estero particolare dello Stato Maggiore del generale Thomas Robert Bugeaud, governatore d'Algeria.

Alla fine del 1845 torna in Belgio da tenente; nel dicembre 1847, secondo in comando, si dimette dall'esercito per seguire una vocazione di cui aveva già parlato al famoso conte Charles de Montalembert, diventato suo cognato nel 1836. Il 14 dicembre 1846 in una lettera indirizzata al conte, che egli ammirava moltissimo, de Merode confessa il suo disgusto per il mondo e parla del suo desiderio, segreto ma probabilmente molto sincero:  "Così, ogni giorno mi sento più trascinato verso un pensiero di cui ho parlato con voi tra Gibilterra e Ceuta, se non mi sbaglio. È questo il pensiero del quale mi sarebbe piaciuto parlare con voi, se avessi potuto incontrarvi presto, come avrei voluto. Voi siete riuscito a convincermi ad andare alla guerra in Algeria, invece avreste fatto meglio a mandarmi per la Chiesa e Gesù Cristo".

Nel marzo 1847 de Merode perde la sua seconda moglie, Philippine de Grammont. Nell'inverno dello stesso anno prende una decisione importante, cercando il sostegno e la direzione nel cognato Montalembert, in padre Gerbet e in padre Ventura. Nel mese di ottobre dello stesso anno Francesco Saverio, 27enne, parte per la città eterna:  vi è accolto da monsignor Pieter Aerts, rettore dell'appena eretto Collegio belga, e da padre Janssens, della Compagnia di Gesù. Si iscrive intanto al Collegio Romano, ammirato dai giovani sacerdoti del Collegio belga. Il futuro canonico Dubois di Tournai scrive al suo vescovo, il 26 luglio 1848:  "Monsieur le Comte de Merode ci ha insegnato ad usare il bastone, perché di recente qualcuno ha cercato di inviare un cane alle calcagna, ma la bestia, come Ella sente bene, non si è degnata nemmeno di alzare la testa ed aprire gli occhi".

Dopo l'assassinio del primo ministro Pellegrino Rossi (avvenuto il 16 novembre del 1848), pugnalato sulle scale del Palazzo della Cancelleria, François-Xavier partecipa all'attacco al Quirinale. Il 23 dicembre 1848 - mentre il Papa è in esilio a Gaeta - François-Xavier prende gli ordini minori. Celebra la sua prima Messa a San Pietro il 23 settembre 1849. Il giovane ecclesiastico avrebbe potuto ben presto cominciare la "sua" battaglia per la Chiesa.

Durante l'assedio di Roma del 1849 si distingue per il suo coraggio disinteressato. Dopo che le truppe francesi avevano riportato l'ordine a Roma, de Merode partecipa attivamente al restauro del governo pontificio, iniziando da cappellano militare. Di ritorno da Gaeta Pio IX, nel mese di aprile 1850, lo nomina uno dei suoi camerieri partecipanti. Durante i primi dieci anni della sua carriera nella Curia si distingue sia per la generosità verso i poveri, sia per le doti d'intelligenza pratica nelle opere, alle quali dedica molto del suo tempo libero e gran parte delle proprie risorse.

L'abate de Merode guadagnò rapidamente il favore del Papa per la sua natura perspicace e decisa, la sua pietà, la sua devozione, la sua profonda conoscenza di tutto ciò che riguardava l'alta politica dei Paesi al di là delle Alpi, e la sua esperienza istituzionale, amministrativa e finanziaria. Anche le istituzioni nazionali belghe a Roma non mancavano di chiamarlo in loro aiuto. Il 6 maggio 1851 divenne provvisore della Fondazione Lambert Darchis, dove conobbe il banchiere Terwange e il pittore, più tardi imprenditore, Pietro Monami.

Merode fu risolutamente devoto alla causa del potere temporale del Papa, promuovendo nel contempo l'ammodernamento dell'amministrazione pontificia, cercando così di eliminare una delle obiezioni principali avanzate dai liberali contro la sovranità del Pontefice.

Un tale personaggio non poteva mancare all'appuntamento con la storia. Il 17 aprile 1859 diventa canonico di San Pietro e un anno dopo, nel 1860, Pio IX lo nomina pro-ministro delle armi. "Pro-ministro" invece di "ministro":  è facile concepire quanto fosse delicata la posizione di questo prelato belga presso la Curia, vis-à-vis con gli esponenti politici ed ecclesiastici predominanti nella città papale, in primo luogo il cardinale Antonelli, segretario di Stato, che nutrì non poca invidia per la sua posizione.
Da quella data François-Xavier de Merode comincia ad organizzare, in stretta collaborazione con il generale dell'esercito pontificio La Moricière, la campagna bellica, avviata troppo presto nelle sanguinose campagne di Castelfidardo e Ancona. Dopo il fallimento dei suoi zuavi, perché contrastato dal cardinale Antonelli geloso della sua influenza e della sua attività, a causa di intrighi organizzati contro di lui, ma anche a causa della sua "impertinenza", vale a dire la sua incapacità di adeguarsi alle sottigliezze del gioco politico, il pro-ministro è costretto a dimettersi nel 1865. Accetta però una carica nuova, quella di cappellano papale, e il 22 giugno 1866 il Papa gli conferisce la dignità di arcivescovo titolare di Militene.

Tra il 1865 e il 1870 Xavier de Merode mostra straordinaria attività nel campo della carità, dell'educazione e nella pianificazione urbana. Erede delle idee dei grandi progettisti d'Europa, non solo ha lanciato un programma di rinnovamento e di trasformazione di Roma, ma ne diresse e organizzò egli stesso l'esecuzione. Grazie alla sua iniziativa conosciamo la prima bonifica dei terreni agricoli intorno alla città, ma ancora più incisiva è stata la creazione e l'attuazione della piazza Termini e di piazza Esedra; la progettazione e realizzazione della Via de Merode, in seguito via Nazionale, e di tutto il quartiere intorno, come strada di collegamento della zona di Termini e delle Terme di Diocleziano, fortemente vittima del degrado sociale, con piazza Venezia, il centro di Roma, elevando così i ceti bassi della società fino ad allora rintanati nei loro "settori". Con particolare attenzione si impegna al contempo per rendere più umane le condizioni di vita dei carcerati.

L'avvento di Porta Pia pose fine a questa "impresa de Merode", che qualcuno ha considerato mera speculazione, dimenticando i vantaggi che la città di Roma e la sua gente ne ha ricavati.
L'apertura degli archivi della Congregazione per la Dottrina della Fede, ci ha permesso di scoprire la prova di un altro danno psicologico inflitto all'arcivescovo di Militene. Accusato dal preposito generale della Compagnia di Gesù, il belga Beckx, di non aver accettato la definizione di infallibilità, e dopo che Pio IX ordinò al Sant'Uffizio di esaminare l'affare, monsignor de Merode ne uscì umanamente umiliato e ferito, ma la sua fama non ne subì alcun danno.
 
Tuttavia dopo il 1870, non si è fermata la sua opera caritativa e di acquisizione. Un anno dopo, nel 1874, lo troviamo con un suo amico di vita, Giovanni Battista De Rossi, alla scoperta delle catacombe di Santa Domitilla. Ma forse proprio questa visita alle catacombe ha causato, nel giugno 1874, una polmonite acuta. Recentemente presso il castello di Trélon abbiamo avuto modo di consultare, attraverso la disponibilità della principessa de Merode e della sua famiglia, e l'aiuto della archivista, le ultime lettere scritte dall'arcivescovo. A Roma, intanto, si vociferava che lui fosse un candidato alla porpora cardinalizia per l'imminente concistoro.



Nell'ultima lettera al fratello, datata 5 luglio 1874, de Merode scrive:  "Io continuo a stare meglio (...) non scrivo a te domani, se non vi è nulla di nuovo nella mia condizione". Due giorni dopo, però, la malattia peggiora e il 10 luglio François-Xavier muore.

Pio IX lo va a trovare, mentre lo assiste la sorella Anne, Madame de Montalembert.

"Nessuno lo ha conosciuto meglio di Pio IX e nessuno lo ha forse più amato" disse di lui Veuillot. È vero che l'arcivescovo de Merode poteva contare sul favore del Papa, che era affezionato a questo leale, austero e gioioso prelato belga ed aveva potuto apprezzare la sua dedizione e disinteresse personale.

Il 18 febbraio 1875 Pio IX scrisse a Werner de Merode:  "Ho avuto la Consolazione di veder terminata tutta la gestione di Mons. Fra(ncesco) Saverio instancabile gestore, Che però ha voluto spesso camminare per vie difficili, e non poteva far a meno di inciampare".
Come valutare il silenzio sui rapporti tra questo personaggio e il Risorgimento italiano?

Oltre alle monografie di La Potevin e di monsignor Besson, ci sono gli studi del canonico Aubert e questo è tutto. Ci sono diversi motivi che giustificano questa mancanza di interesse da parte degli storici della Chiesa. La damnatio memoriae è probabilmente causata dagli eventi storici in Italia, ma la ragione ancora più importante è probabilmente la mancanza di materiale d'archivio che ha impedito a storici italiani e colleghi belgi di affrontare con successo uno studio approfondito e una biografia completa di de Merode, e valutare le sue numerose attività.

Abbiamo seguito per anni il compianto John Puraye di Liegi, solerte provvisore della Fondazione Darchis a Roma, nella ricerca delle lettere e dei documenti di François-Xavier de Merode, ma i risultati di questo suo lavoro, purtroppo, non sono mai emersi. Siamo lieti di poter completare il suo testamento spirituale, attraverso la disponibilità di tutti i membri della famiglia de Merode a metter a disposizione queste preziose fonti storiche. Gli archivi del Vaticano sono stati così arricchiti di una vera miniera d'oro per il ricercatore.



(©L'Osservatore Romano - 31 ottobre 2009)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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