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Domanda sulla CABALA'

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2009 09:37
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31/10/2009 09:22
 
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Da: Soprannome MSNiabez  (Messaggio originale)Inviato: 04/07/2004 10.19
Buongiorno a tutti gli iscritti.
Vorrei farvi questa domanda:
Cosa ne pensate della Cabalà (mistica ebraica).
Come si potrebbe considerare.
Ecco quello che ho letto io:
La denominazione Kabbalistica del Unico, Eterno e Onnipotente Dio, creatore, fonte e vera essenza di tutte le cose. I 10 Sefirot rappresentano:  (1) La comprensione umana finita (limitata) delle emanazioni di energia che Dio ha generato dalla sua propria energia infinita per generare e regolare il nostro universo limitato e materiale e, (2) le qualità che gli esseri umani dovrebbero sforzarsi de sviluppare per avvicinarsi a Dio. I 10 Sefirot inoltre riflettono le Associazioni Morali. Anche se ci sono versioni diverse di queste Associazioni Morali, nel principio, tutte riflettono la fede in Dio e la moralità.
E ancora qui si parla di Mose:

Il cabalista Moshé ha scritto il racconto del suo soggiorno nel deserto. Se percepiamo questo racconto nel suo senso letterale, <st1:PersonName w:st="on" ProductID="la Torah">la Torah</st1:PersonName> non potrà avere impatto su noi. Se comprendiamo ciò che questo racconto contiene, il Pentateuco diventa allora un'opera di Cabalà dove sono descritti i gradi della comprensione dei mondi spirituali, ciò che desiderava trasmettere Moshé.

Ne è parimenti del Cantico dei Cantici che può essere letto e sentito differentemente, o come un canto d'amore, o come la scoperta spirituale che commenta lo Zohar che lo pone al livello della relazione suprema col Creatore.

Si parla anche di reincarnazione:

Questi desideri nascono progressivamente dalle anime, durante parecchie discese in questo mondo o, come diciamo, con lo sviluppo delle generazioni.

E quando ho letto, che i Cabalisti definiscono Gesù solo come un esempio da seguire, e non come Signore della loro vita, e credono che l'anima umana si reincarni molte volte fino a raggiungere la perfezione.

Mi sono detto non è il mio stesso Dio.

Come considerate tutto questo? Se qualcuno di voi può aiutarmi a capire.....


Iabez.



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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 04/07/2004 21.04
Premetto che approfondirò l'argomento mi preme sottolineare immediatamente che gli Ebrei NON credono nella reincarnazione......
La Bibbia è usata dai cabalisti, perchè il popolo ebraico ha dato sempre una grande importanza ai numeri...ma sono i significati che nel passare del tempo hanno intrapreso strade discordanti fra loro creando una vera materia della numerologia.......
Per ora mi fermo qui...
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 05/07/2004 0.16
In attesa che Caterina approfondisca, per quanto possa interessare riporto alcune note sull'argomento:
Gli ebrei ortodossi non credono alla reincarnazione, a differenza dei Cabbalisti.
Si ritiene che la Cabbala rappresenti la sapienza segreta alla base delle scritture ebraiche, che i rabbini del medioevo avrebbero tratto da segrete dottrine ancora più antiche. I primi ebrei che si definirono cabbalisti furono i Tanaiim, i quali vissero a Gerusalemme intorno all’inizio del terzo secolo a.C. Due secoli dopo notiamo l’esistenza di tre importanti cabbalisti ebrei: Jehoshuah ben Pandira; Hillel, il grande maestro caldeo; infine Filone giudeo, il neo platonico alessandrino. In epoca medioevale vi furono molti famosi cabbalisti, soprattutto in Spagna, sede importante della loro attività. Il rabbino Isacco Luria fondò una scuola di Cabbala intorno al 1560, e il grande esponente della sua dottrina, il rabbino Chajim Vital, scrisse un’opera celebre, io Otz Chiim, o Albero della Vita, dal quale il barone Knorr von Rosenroth, cabbalista cristiano, trasse il Libro sul Rashith ha Gilgalim, rivoluzioni delle anime, o schema delle reincarnazioni.
Nello ZOHAR [Splendore] Vol. II, fol. 99, e seg.,  sta scritto:
 
:" ... tutte le anime sono soggette alle prove della trasmigrazione ... esse devono sviluppare tutte le perfezioni... e se non hanno adempiuto a questa condizione durante una vita, devono incominciare una seconda, una terza, fino a quando ... sono atte alla unione con Dio ...
La tradizione indica come autore di questo classico della Cabbala il rabbino Simeone ben Jochai, 80 d.C., nonostante che alcune aggiunte all’opera siano compiute da studiosi ebrei nel medioevo. Il primo a curare la pubblicazione dell’opera nella sua integrità fu il rabbino Mosè di Leòn di Guadalahara, nel 1280.
RUFFINO,  in una lettera diretta a S. Anastasio scrive: "... questa credenza era comune tra i primi Padri della Chiesa ..."
DALLE CONFESSIONI DI SANT’AGOSTINO: “ Quando, Oh, Signore, ho io peccato? Quando ero nell'utero di mia madre o prima che io fossi? La mia infanzia seguirà ad altra età già morta? o prima ancora? E dove e chi io fui? Ho io peccato o i miei genitori?..."
E in altra occasione dice: Il messaggio di Platone, il più puro, il più luminoso di tutta la filosofia, ha finalmente dissipato le tenebre dell’errore e ora traspare soprattutto attraverso Plotino, platonico così simile al suo maestro che crederesti abbiano vissuto l’uno insieme all’altro, o meglio (dato che così lungo periodo di tempo li separa) che Platone sia rinato nella persona di Plotino.
ORIGENE -  L’Encyclopaedia Britannica definisce Origene come "il più eminente fra tutti i Padri della Chiesa, fatta forse unica eccezione di Agostino"; in una data fase del suo pensiero, san Girolamo lo considerò "il massimo maestro della Chiesa, dopo gli Apostoli". San Gregorio di Nissa lo chiamò "il principe della scienza cristiana nel terzo secolo".
Nella sua nota opera CONTRA CELSUM afferma al riguardo: " Non è forse più conforme a ragione che ogni anima, per certe misteriose ragioni (parlo qui secondo l’opinione di Pitagora, di Platone e di Empedocle, che Celso di frequente nomina), venga introdotta in un corpo, e ivi introdotta secondo i suoi meriti e le sue precedenti azioni?…
Non è forse razionale che le anime siano introdotte in corpi conformemente ai loro meriti e alle loro precedenti imprese, e che coloro che abbiano usato il corpo per compiere il massimo del bene abbiano diritto a corpi dotati di qualità superiori al corpo di altri?…
L’anima, la quale è per sua natura immateriale e invisibile, non ha esistenza in un luogo materiale, a meno che non possieda un corpo adeguato alla natura di quel luogo; e a un certo momento depone un corpo fino ad allora necessario, ma non più adatto alla sua mutata condizione, e lo scambia con un secondo corpo.
 
S. GIROLAMO, in una lettera che scrisse ad Arito, dice: "Se esaminiamo il caso di Esaù, potremo trovare che egli fu condannato a causa dei suoi antichi peccati in un peggior corso di vita..." Ed in un'altra occasione, scrivendo a Demetriade dice: "... la dottrina della trasmigrazione era insegnata segretamente ai pochi fino dai tempi antichi, come una verità tradizionale, che non si doveva divulgare..."
SAN CLEMENTE ALESSANDRINO (150-220 d.C.)
Negli Stromata, vol. 3, p. 433 (Édition des Bénédictins), san Clemente afferma che, sebbene l’uomo sia stato creato dopo altri esseri, "la specie umana è più antica di tutte queste cose". Nel suo Protreptico (Esortazione ai pagani), scrive:
Noi esistevamo lungo tempo prima della fondazione del mondo; avevamo vita nello sguardo di Dio, perché il nostro destino è vivere in Lui. Noi siamo le creature ragionevoli del Verbo Divino; pertanto, abbiamo avuto esistenza fin dal principio, perché in principio era il Verbo… Non è per la prima volta che Egli si dimostra pietoso verso di noi quando erriamo, Egli ebbe pietà di noi fin dal principio
.
Nel lontano Sinodo del 543, tenutosi a Costantinopoli, fu emesso un decreto per cui sarebbero stati scomunicati tutti coloro che avessero parlato della trasmigrazione delle anime da un corpo ad un altro.
Va notato che quel Sinodo fu abbastanza anomalo, vi parteciparono i soli Vescovi, il papa non v'intervenne. Comunque vi furono prese decisioni importanti, compresa la scomunica di Origene.
Non ci sarebbe stata la necessità di un Sinodo se la dottrina non fosse stata allora abbastanza diffusa.
RABBINO MANASSE BEN ISRAEL (1604-1657)
Teologo e uomo politico
Nel suo libro Nishmat Hayem, Manasse scrive:
La credenza, ovvero dottrina sulla trasmigrazione delle anime è un saldo e infallibile dogma accettato dall’intera assemblea della nostra Chiesa per comune e unico accordo, così che non esiste chi oserebbe negarla… In verità, esiste gran numero di saggi in Israele che aderisce a questa dottrina al punto di averla costituita in dogma, in argomento fondamentale della nostra religione. Noi siamo pertanto legati dal dovere di ubbidire e accettare tale dogma con giubilo… poiché la sua verità è stata incontestabilmente dimostrata dallo Zohar e da tutti i libri dei cabbalisti.
SHALOM ANSKY (1863-1920)
"Figura unica nella letteratura yiddish… Il suo capolavoro è la leggenda drammatica Tzvishen Tzvei Velten, meglio conosciuta come il Dybbuk; ha un’atmosfera totalmente mistica e simbolica e tuttavia si basa sulla realtà della vita cassidica." Enciclopedia ebraica universale”.
Bisogna aver delicatezza verso il povero; e non solo verso di lui tale delicatezza sarà ripagata. Non si può mai dire con certezza che cosa sia stato un uomo nella sua scorsa esistenza, né che cosa stia egli ora facendo sulla terra… Attraverso molte trasmigrazioni, l’anima umana è tratta da pena e da dolore alla sorgente del proprio essere, all’Onorato Trono lassù, come il bimbo al seno della madre sua. Ma talvolta avviene che un’anima la quale abbia raggiunto il finale stato di purificazione, d’improvviso divenga preda di forze malvagie, che sono causa del suo scivolare e del suo cadere. E più in alto è salita, più nel profondo cadrà.

Fraternamente, iyvan



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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 05/07/2004 13.33
Caro Yivan grazie....non avrei saputo fare di meglio......
Concedimi solo di correggere te e l'enciclopedia britannica......dove si legge:
L’Encyclopaedia Britannica definisce Origene come "il più eminente fra tutti i Padri della Chiesa...
....
ecco....Origene NON FU MAI RICONOSCIUTO PADRE DELLA CHIESA........ne dall'Oriente nè dall'Occidente a causa di alcune sue deviazioni dottrinali che gli impedirono di rimanere correttamente sulla scia apostolica e della Chiesa intera....... Origine fu anche evitato.....e ripreso soltanto dopo l'anno mille...e riabilitato, dopo studi approfonditi e a pien diritto, DALLA CHIESA CATTOLICA nell'Ottocento.
Infatti se girate sui siti ANIMISTI E FAVOREVOLI  alla reincarnazione, usano citare Origene traendo da alcune sue opere (due se non erro, ma Teofilo in questo è più preparato di me) le loro citazioni a sproposito.......
Sulla questione Cabbalistica si poggiano fin anche le motivazioni che spinsero Girolamo IN UN PRIMO TEMPO, RITRATTANDO SUCCESSIVAMENTE, LA QUESTIONE DEL CANONE.....il qualeNON doveva superare quel tot di libri perchè il numero aveva un suo specifico significato....., ma la Chiesa Cattolica NON ha mai dato importanza alla SUPERSTIZIONE NUMERICA......aumentando così il divario con l'interpretazione del mondo Ebraico sulle Sacre Scritture, cioè, mentre una classe ebraica andava specializzandosi nella NUMERICA  usando l'A.T. la Chiesa tentava sempre di più di rendere chiaro il Mistero della Rivelazione in Cristo Gesù......
Infine un chiarimento vorrei fare su Clemente qui citato quando dice:
SAN CLEMENTE ALESSANDRINO (150-220 d.C.)
Negli Stromata, vol. 3, p. 433 (Édition des Bénédictins), san Clemente afferma che, sebbene l’uomo sia stato creato dopo altri esseri, "la specie umana è più antica di tutte queste cose". Nel suo Protreptico (Esortazione ai pagani), scrive:
Noi esistevamo lungo tempo prima della fondazione del mondo; avevamo vita nello sguardo di Dio, perché il nostro destino è vivere in Lui. Noi siamo le creature ragionevoli del Verbo Divino; pertanto, abbiamo avuto esistenza fin dal principio, perché in principio era il Verbo… Non è per la prima volta che Egli si dimostra pietoso verso di noi quando erriamo, Egli ebbe pietà di noi fin dal principio
....
.....
ho trovato anch'io la stessa citazione in un sito sulla Reincarnazione....ATTENZIONE PERO'.......Clemente non sta sostenendo la reincarnazione...egli in un altro passo cita il Salmo quando dice che Dio  fin dal nostro concepimento ci chiama per nome PERCHE' GIA' CI CONOSCEVA PRIMA CHE NASCESSIMO...e che conosce il numero dei nostri capelli...... Clemente in verità si appoggia a ciò che dice s.Paolo in Ef.1,4: "...Egli ci elesse in lui (Gesù) PRIMA DELLACREAZIONE DELMONDO, perchè fossimo santi e immacolati....predestinandoci ad essere suoi figli adottivi..." ciò che intende dunque s.Clemente è completamente diverso dalla reincarnazione......
Dio in Gn.3,15 ANNUNCIA la presenza di una donna, che rende nemica di Satana e dalla quale avverrà l'incarnazione del Verbo.....questa Donna dunque, conosciuta perfettamente da Dio....non era perciò esistente nè si è reicarnata da qualcun'altro........è NEL PROGETTO DI DIO CHE OGNUNO DI NOI E' GIA' CONOSCIUTO E AMATO DA DIO...fin prima della creazione del mondo  proprio in vista dell'incarnazione del Verbo, SALVATORE E REDENTORE...... in questo senso noi "eravamo prima della creazione...", cioè...eravamo già nei pensieri di Dio e dentro il suo Progetto salvifico e di adozione a figli.....
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 05/07/2004 22.12

Riprendo alcuni spunti su Origene già presentati in passato, come documentazione per il presente forum:

Origene, a cui viene erroneamente attribuita la paternità della dottrina sulla reincarnazione in realtà non aveva mai parlato di reincarnazione ma di preesistenza delle anime. Secondo una sua ipotesi, che per altro egli stesso dichiara discutibile nel suo lavoro "Dei Principi", Dio, avendo terminato ogni lavoro nei sei giorni della creazione, avrebbe anche terminato di creare le anime umane, che avendo successivamente peccato in maniera più o meno grave, sarebbero state inviate nei corpi a scontare la pena proporzionata al loro peccato.

Questa posizione di Origene fu ritenuta erronea nel Concilio Costantinopolitano II (553 d.C.) che con un anatematismo riteneva eretica la sua concezione sulla preesistenza delle anime.

Vi è da aggiungere che a prescindere dal concilio citato, Origene che era molto stimato in precedenza da S. Girolamo e da S. Gregorio di Nissa, fu attaccato da questi proprio per la sua tesi contraria alla fede cristiana tradizionale che non ammetteva l’ipotesi origenista.

Origene si occupa di alcuni passi biblici che vengono addotti dagli gnostici come prova della reincarnazione. Nel suo commentario a san Giovanni prende in esame la complicata questione di Elia. In Gv 1,21 il Battista alla domanda: «Sei Elia?», risponde: «No». Eppure, secondo Luca, l'angelo del Signore rivela a Zaccaria che Giovanni opererà «con lo spirito e la forza di Elia» (Lc 1,11.17); e Gesù stesso in Mt 11,14 dice: «Egli è Elia che deve venire».

«Quanto alla prima domanda - commenta Origene - ( Contro Celsum III, 75, in Contro Celso, trad. di Aristide Colonna, UTET, Torino 1971, pp. 287-288.) qualcuno sosterrà che Giovanni non aveva coscienza di essere Elia: e forse di questo [passo] si serviranno coloro che su tali fondamenti aderiscono alla dottrina della metensomatosi, secondo cui l'anima si rivestirebbe di [nuovi] corpi obliando completamente le vite precedenti. Costoro aggiungeranno che anche alcuni tra i Giudei seguivano tale dottrina in quanto dicevano del Salvatore che era forse uno dei profeti antichi risorto non dalla tomba ina dalla nascita. Come avrebbero potuto infatti pensare che fosse uno dei profeti risorto dai morti, dal momento che Maria era indicata come sua madre e Giuseppe il falegname era ritenuto suo padre? [...] Un altro che sia però [veramente] uomo della Chiesa (ekkiésiastikos) respingerà decisamente come falsa la dottrina della metensomatosi e, quindi, non ammetterà che l'anima di Giovanni fosse una volta Elia, fondandosi sulle parole dell'angelo sopra citate, in cui si parla, a proposito della nascita di Giovanni, non di anima bensì di spirito e di potenza di Elia: "Egli andrà innanzi a lui con lo spìrito e la potenza di Elia, per riportare i cuori dei padri nei figli" (Lc 1,17). Egli è in grado di documentare la distinzione tra spirito e anima e tra quella che è detta potenza dello spirito e quella dell'anima con infiniti passi scritturali, che non è il caso qui e ora di citare in lungo e in largo, per non portare il discorso troppo per le lunghe. Basterò qui -a provare come la potenza sia distinta dallo spii no -quel passo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà" (Lc 1,35). A provare che gli spiriti che sono nei profeti sono considerati, per così dire, proprietà dei profeti stessi, in quanto loro donati da Dio, basterà quel passo: "Ma gli spiriti dei profeti devono essere sottomessi ai profeti" (2 Cor 14,32): e quell'altro: "Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo" (4 Re 2,15). E pertanto non è per nulla assurdo che Giovanni, il quale con questo spirito e questa potenza di Elia riporta i cuori dei padri nei figli, in virtù di questo spirito sia chiamato Elia che deve tornare. Costui proverà la sua affermazione anche con questo ragionamento: se il Dio dell'universo è fatto proprio dai santi fino al punto da esser chiamato loro Dio (è detto infatti "Dio di Abramo e Dio di Isacco e Dio di Giacobbe" [cfr. Es 3,6] ), a ben maggior ragione lo Spirito Santo è fatto proprio dai profeti tanto da esser chiamato Spirito dei profeti, per esempio, di Elia e di Isaia».( in loannem, libro VI, par. 64-68; Commento al Vangelo di Giovanni, a cura di Eugenio Corsim, UTET, Tonno 1968, pp 305-308.)

Elia - spiega in seguito Origene - non è morto, ma è stato assunto in cielo, quindi il suo ritorno non sarebbe una nuova incorporazione, ma il ritorno di un vivente.

In Mt 14,1-2 Erode dice ai suoi cortigiani di Gesù: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti». Da questo alcuni concludono che Erode credeva nella reincarnazione. Origene, nel commentario a Matteo, respinge questa interpretazione:

«Dirà poi qualcuno che Erode e certuni del popolo aderivano a quella falsa dottrina della trascorporazione [metensòmatòseòs pseudodoxia], dalla quale erano indotti a credere che costui fosse stato una volta Giovanni quando era nato ed era ritornato dai morti alla vita come Gesù, ma che tale falsa opinione [auté he pseudo-doxza\ sia da considerarsi probabile è impedito dal tempo di non più di sei mesi che è intercorso fra la nascita di Giovanni e quella di Gesù». ( Commentanum inMatthaeum 10, 20 (inJacques-Paul Migne [a cura di]. Patrologia Greca, Pangi s.d., XIII, 887).

Spiegando il passo di Mt 15,21-28 a proposito dei cagnolini che raccolgono le briciole sotto la tavola, passo anch'esso interpretato in senso reincarnazionista (le anime dei cagnolini sarebbero anime di uomini caduti in corpi di animali), Origene fornisce una importante chiave di interpretazione metaforica della reincarnazione, che si riduce così a un'immagine da non prendersi alla lettera.

«Altri, completamente estranei alla dottrina della Chiesa [xenoi tou ekkiészastikou logou\, pensano che le anime passano dai corpi umani nei corpi di cani secondo la loro diversa malvagità: noi invece, che non troviamo niente di simile nella divina Scrittura, affermiamo che c'è un passaggio dalla condizione di più spirituali a quella di meno spirituali, e la si subisce per la troppa ignavia e negligenza. Slmilmente succede che una volontà povera di spirito per aver trascurato il Logos, si converta, così da diventare spirituale, come colui che una volta era cagnolino, bramoso di mangiare le briciole che cadevano dalla mensa dei suoi padroni, consegua lo stato di figlio. Poiché molto contribuisce la virtù a che uno divenga figlio di Dio, mentre il male, il furore delle parole violente e l'impudenza a far si che, secondo le parole della Scrittura, sia chiamato "cane". Allo stesso modo interpreterai gli altri nomi presi da animali privi di ragione».23

E Origene non respinge solo la reincarnazione di anime umane in corpi di animali, ma anche il passaggio da corpi umani ad altri corpi umani.

Contro Celsum IV, 17 «Se egli avesse compreso, qual destino attende l'anima nella eternità della vita futura, e che cosa si deve pensare veramente sulla sua essenza e sulla sua origine, egli [Celso] non avrebbe messo in burla, come fa, l'avvento di un essere immortale in un corpo mortale, inteso non secondo la dottrina platonica della trasmigrazione dell'anima, ma secondo una più alta speculazione» (trad cit di A Colonna, p 311)

Da questi testi si comprende bene che il pensiero di Origene riguardo alla reincarnazione è chiaro e segue l'insegnamento della Chiesa che respinge tale dottrina.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 05/07/2004 22.12
Premetto che approfondirò l'argomento mi preme sottolineare immediatamente che gli Ebrei NON credono nella reincarnazione....
In attesa che Caterina approfondisca, per quanto possa interessare riporto alcune note sull'argomento:
Gli ebrei ortodossi non credono alla reincarnazione, a differenza dei Cabbalisti.

Traggo dal libro CRISTIANESIMO E REINCARNAZIONE di Pietro Cantoni (Pag.12-17) il seguente studio come documentazione al forum in corso:

(Per la concezione ebraica veterotestamentaria) l'uomo non è un'anima a cui è aggiunto un corpo, cosi come non è neppure soltanto un corpo animato. Nella Sacra Scrittura è sottolineata prepotentemente l'unità dell'uomo, senza escludere la sopravvivenza di "qualcosa" dopo la morte. Una sopravvivenza però che tende a reintegrare l'unità perduta, tende cioè alla resurrezione "della carne", un evento che solo l'intervento di Dio può produrre.

Così è innegabile che la concezione biblica più arcaica conosce una sopravvivenza dell'uomo in uno stato umbratile. Ciò che sopravvive sono i refaim, i "deboli". Si tratta di una visione delle cose sostanzialmente uguale a quella omerica. I refaim stazionano nello Scheol, che si divide in settori diversi, secondo il comportamento degli uomini in vita. Si tratta però sempre di un luogo sotterraneo. I refaim sono inoperosi e incapaci di ricordare e conoscere qualcosa della vita terrena.

Nei testi dell'Antico Testamento e nell'antropologia che riflettono non vi è dunque posto per la reincarnazione. Sono i cabbalisti che ve l'hanno trovata -usando però solo di un metodo allegorico molto spinto - in un periodo lontanissimo da quello della redazione dei testi sacri.

In tutta la tradizione giudaica non troviamo niente di sicuro a monte dell'VIII-X secolo, se si eccettua il caso di Filone d'Alessandria (circa 20 a.C.-50 d.C.).6

"Non vi è la prova definitiva dell'esistenza della dottrina del gilgul (Letteralmente "giro" della ruota), è il termine ebraico per "reincarnazione". Nel Giudaismo durante il periodo del Secondo Tempio. Nel Talmud non vi è riferimento ad essa".

I principali filosofi ebrei del Medioevo (per esempio Maimonide) l'hanno respinta.

In contrasto con la cospicua opposizione della filosofia, la trasmigrazione viene data per scontata nella Gabbala sin dalla sua prima espressione letteraria: il Seferha-Bahir (tardo XII secolo, nella Francia meridionale) .9 II fatto che nel Bahirnon ci sia traccia di apologetica della dottrina deporrebbe a favore di una sua origine più antica, forse risalente addirittura alla fine del periodo del Secondo Tempio. È certo comunque che a partire dal Bahir la trasmigrazione diventa una delle dottrine più importanti della Cabbala.

"E un atto della misericordia divina che egli dia all'anima, che dovrebbe essere completamente annientata nell'inferno, una chance di purificarsi per mezzo di una nuova, anche se necessariamente dolorosa, migrazione". Questa è la concezione di Scèscet di Mercadell, un cabbalista catalano della scuola del Nachmanide.

Dal caso isolato di Filone tuttavia non si può assolutamente concludere a una reincarnazione diffusa in Israele come credenza popolare talmente radicata da essere data per scontata e da non meritare perciò nessuna particolare menzione. Un'affermazione categorica del genere sarebbe assolutamente gratuita, perché -come abbiamo già detto - noi possiamo risalire con certezza, nella documentazione sulla reincarnazione in ambiente giudaico, a parte il caso di Filone, non oltre l’VIII-X secolo d.C.

( Cfr idem, Le origini della Kabbala, cil ,pp 238-239 Scholem fa riferimento alla testimonianza di Sa'adia in polemica contro certi ebrei che sostengono teorie stravaganti di un autore arabo - Al Baghdadi -, il quale afferma che ci sono ebrei favoreli alla trasmigrazione delle anime e al Libro delle luci di Anan, considerato il precursore del Qaraitismo. Si tratta quindi di circoli marginali rispetto alla grande tradizione del Giudaismo).


Sarebbe poi anche altamente inverosimile perché, come nota acutamente K.Hoheisel: "Simili fenomeni sono assolutamente noti alla storia di Israele. Così il culto sulle alture appartenne evidentemente per secoli, nell'Israele preesilico, a ciò che era ovvio e quindi non propriamente tramandato. Ciò nondimeno era già, prima che la polemica dei profeti lo mettesse al centro dell'interesse, perlomeno un piccolo capitolo marginale nella storia religiosa di Israele", e comunque sempre degno di una qualche menzione. Ma di una qualche testimonianza chiara su una credenza nella reincarnazione non c'è proprio la minima traccia.

Nel periodo intratestamentano dobbiamo tuttavia valutare anche le testimonianze di Giuseppe Flavio (e 11-ca 38-dopo il 100 d.C.). Questi attribuisce ai farisei la credenza alla "potenza dei virtuosi di ritornare in vita".

Ma si tratta solo della credenza nella resurrezione dei corpi, come dimostra l'analogo termine di 2 Mac 7,9 e altri passi chiari. Giuseppe Flavio, nell’opera Antichità giudaiche (18,14) dice che gli esseni conducevano un tipo di vita simile a quella dei pitagorici. Ma anche qui non ci sono elementi per concludere a una credenza nella reincarnazione, soprattutto se si riflette sul fatto che le fonti dirette degli esseni che possediamo dopo i ritrovamenti di Qumràn non accennano minimamente a esistenze successive in corpi diversi, mentre sembra attestata la fede nella resurrezione.

In definitiva, l'unico punto dell'Antico Testamento dove troviamo una affermazione che presenta una qualche rilevanza per il nostro problema, è nel libro della Sapienza, dove leggiamo queste parole poste sulla bocca di Salomone:

"Ero un fanciullo di nobile indole, avevo avuto in sorte un'anima buona o piuttosto, essendo buono, ero entrato in un corpo senza macchia" (Sap 8,19-20).

Questo testo è interpretato diversamente da cattolici e protestanti. La maggioranza degli esegeti protestanti (che ritengono il libro non canonico, cioè "apocrifo") non ha difficoltà a riconoscere che il versetto 20 insegna la preesistenza delle anime. Mentre vi è unanimità presso gli esegeti cattolici nel considerare che, se il versetto preso isolatamente potrebbe anche riflettere questa dottrina, ciò però contraddice apertamente il contesto (cfr. Sap 15,11 e 7,1-2) e non si compone con le dottrine preesistenzialiste di Platone o Filone da cui lo si vorrebbe influenzato. Infatti, a costoro è estranea una concezione secondo la quale all'anima è attribuito un corpo in funzione della sua bontà o cattiveria. Per Platone l'anima è inquinata dal suo contatto con il corpo e per Filone sono le anime cattive che entrano nei corpi. L'autore non avrebbe invece in vista altro scopo che quello di sottolineare il primato qualitativo dell'anima nel contesto di una creazione simultanea. Ammesso comunque (e non concesso) che si parli di preesistenza, anche in questo caso non vi è l’idea della reincarnazione.

Con affetto

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