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NATUZZA EVOLO LA MASSAIA DI DIO

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2017 13:43
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21/05/2013 22:47
 
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La massaia rurale di Dio (forse): Natuzza Evolo. Parte 2

NATUZZA

L’eredità di

NATUZZA

 

Parte seconda, fine


Natuzza è la donna che sembra l’anello di congiunzione tra la sapienza popolare e la dottrina della fede. A chi le chiedeva conto dei fenomeni strani che le accadevano, rispondeva con semplicità: «io da bambina volevo solo vedere il Cielo». Il paragone con Padre Pio. L’eredità spirituale e i frutti concreti di Natuzza. L’invito a recitare sempre il Santo Rosario e le tante opere di misericordia.

 

di Dorotea Lancellotti

Per religiosità “popolare” la Chiesa intende la semplicità della fede, dell’annuncio, della pratica, una fede genuina ma non per questo priva di dottrina. Natuzza dimostra in tutta la sua esistenza il perfetto connubio fra dottrina e religiosità popolare, e forse per questo è avversata. Probabilmente succede per il suo continuare a prendere sempre l’Eucaristia in bocca, per il suo confessarsi ogni settimana e, in certi periodi anche tutti i giorni. A qualche coppia che arrivava da lei da convivente diceva nel salutarli: “Figlioli, mi raccomando, vedete di regolarizzare la vostra unione, perché così non siete nè carne nè pesce, e fate un dispiacere al Signore, alla Madonna, ai vostri Angeli Custodi e alle anime dei vostri defunti….”A chi le chiedeva la causa di questi fenomeni e di come lei li vivesse, sorridendo rispondeva: “Che vuoi che ne sappia? Io fin da bambina volevo solo vedere il Cielo. E’ stato poi un sacerdote che mi ha insegnato il passo delle parole di san Paolo ai Colossesi: da allora credo che la mia vita così doveva e debba essere, ma io sono felice, mi dovete credere, ché verme della terra sono, bisognosa anche delle vostre preghiere. Se Gesù è felice di come io gli obbedisca, allora anch’io sono felice, tutto il resto va e viene, solo la gioia di Gesù è importante ed eterna”. Il brano a cui si riferisce è Colossesi 1,24: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”.

Natuzza

Natuzza ha raccontato poi questo episodio: “Venne da me una signora una sera che stavo sudando perché stavo particolarmente male e mi disse che aveva il dono della guarigione e voleva impormi le mani sulla testa dicendomi: – così vi tolgo tutti i mali e starete bene -. Quelle parole non mi sono piaciute, ho avvertito un tremore e nella mente invocavo il mio Angelo Custode per capire chi avessi davanti. Capii che avevo davanti una signora non cattolica che vedeva le mie pene come opera del demonio, ma lei non aveva alcun potere di guarire perché non riceveva i Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia e nessun potere ad imporre le mani perché non era un prete. Per non offenderla le dissi che queste sofferenze non sono opera diabolica, ma un dono del Signore come ci ricorda l’apostolo e quindi preferisco tenermele, e quando Lui lo vorrà me le toglierà, ma per le mani di un sacerdote…”

E ancora: “Venne un giorno una signora e vedendo mio marito che aveva un forte dolore ad un ginocchio, è andata da lui e gli ha imposto le mani lisciandolo più volte e il giorno dopo gli ha chiesto come stava. Sto peggio di ieri, rispose mio marito. Io lo dico di stare attenti perché è un peccato di superbia farsi imporre le mani dai laici: è un peccato persino grave per chi lo fa e per chi lo riceve. Nessuno può fare guarigioni, solo Dio e nessuno può imporre le mani ma solo i sacerdoti…”

A chi le chiedeva come pregare, rispondeva: “Dite tanti Rosari, imparate a memoria le giaculatorie così non maledirete più e invocherete sempre grazie sulle anime e su voi…”

DAI FRUTTI LI RICONOSCERETE… 

Si fanno spesso accostamenti fra lei e Padre Pio. Tralasciando ora i fenomeni soprannaturali di cui è piena la rete, vogliamo invece accennare almeno alle opere perché, alla fine, ciò che contano sono le opere che una fede autentica deve maturare e produrre.

Padre Pio fu anche attenzionato per il fiume in piena di ingenti somme di danaro che gli provenivano da tutto il mondo e con il quale fondò il grandioso ospedale che ben conosciamo. Anche a Natuzza è accaduto, forse non per ingenti somme ma di certo per somme sostanziose. Come li ha spese? Cosa ci ha fatto? Come è vissuta?

Natuzza non ha mai chiesto denaro, ha sempre rifiutato le interviste dietro pagamento, rispondendo alle domande solo se queste erano finalizzate al bene e non per soddisfare qualcuno o per tentare qualche strumentalizzazione dei fatti. Una volta, durante una intervista, essendosi accorta che le stavano estorcendo delle risposte con domande a tranello, finalizzate al sensazionalismo, s’interruppe e, chiedendo scusa, si rifiutò di rispondere. Era davvero una donna libera; mai un compromesso, mai una caduta di stile o di dottrina, mai una disobbedienza al Vescovo.

Natuzza giovane, col marito e il primo figlio

Nel 1987 è la Madonna stessa che le suggerisce dove indirizzare la raccolta di fondi: un centro per l’assistenza medica e per giovani in difficoltà, anziani, disabili, il cui cuore è un Santuario, il fulcro stesso della neo Associazione, il “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”. Ad oggi si è realizzato, per metà, il Santuario e il centro per gli anziani bisognosi, dentro al quale Natuzza visse gli ultimi anni e morì il 2 novembre 2009, giorno della memoria di tutti quei defunti verso i quali ella ebbe materna cura. È stato realizzato anche il centro per i servizi alla persona dedicato a san Francesco di Paola. Natuzza ha dato il via: resta ora a quanti le hanno creduto, convertendosi, continuare queste opere e a non sprecare ciò che la Provvidenza ha mandato negli anni in cui lei ha operato. L’Associazione è stata portata al cospetto del Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Domenico Cortese, il quale l’ha benedetta. Oggi l’opera continua con il successore, mons. Luigi Renzo.

Natuzza muore poco dopo aver ricevuto la visita del suo vescovo, quello attuale, che racconta: “Le chiesi se voleva baciare il Crocefisso. Come si fosse svegliata da un torpore di sofferenza, ha aperto gli occhi, ha fatto cenno di sì e porgendo le labbra ha baciato il Crocefisso riprodotto sulla mia croce pettorale. In quello stato di sofferenza finale, vedevo davvero un anima santa in procinto di abbracciare Colui che aveva teneramente amato per tutta la sua vita”.

TUTTE LE OPERE DI MISERICORDIA DI NATUZZA

Natuzza Evolo: analfabeta, ma ricca di una grande sapienza popolare e religiosa.

Natuzza aveva anche un “motto”: fate opere di misericordia, senza trascurarne alcuna. Le opere di misericordia fanno parte del Catechismo della Chiesa e sono sette più sette ossia sono due blocchi unici, corporali e spirituali e vengono dal Vangelo.

Le corporali: dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati; vestire gli ignudi; alloggiare i pellegrini; visitare gli infermi; visitare i carcerati; seppellire i morti.

Le spirituali: consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; ammonire i peccatori;  consolare gli afflitti;  perdonare le offese;  sopportare pazientemente le persone moleste;pregare Dio per i vivi e per i morti.

Natuzza le ha vissute tutte e quattordici, non ne ha trascurata alcuna: tutta la sua esistenza si è sviluppata avendo come fondamento queste richieste del Vangelo. Tutte le ha insegnate e per ognuna di queste opere si è prodigata in tutta la sua esistenza.

La sua stessa abitazione, con marito e 5 figli, era diventata un via vai di persone bisognose. Si alzava alle cinque del mattino per potersi dedicare, dopo aver sistemato i figli, a queste opere e a quanto la Provvidenza le mandava in casa.

La rete è piena di video in cui Natuzza viene intervistata: sappiatela ascoltare e leggere la sua vita con il Cuore stesso di Maria. Quando le chiedevano sulla spinosa questione fra il bene e il male e di quanto ne avesse ricevuto, rispondeva: ” Sì, sì, meglio ricevere il male che farlo! Benedire sempre chi ti fa del male perché ti purifica, ti aiuta a fare più bene e a offrire tutto a Gesù. E poi, quando fai un bene, dimentica di averlo fatto, non lo annunciare ai venti: ho fatto questo, ho fatto quello, no, non va bene. Ciò che fa la tua destra non lo deve sapere neppure la tua sinistra, il bene bisogna farlo e basta, quasi di nascosto, e farlo pensando sempre a Gesù, è Lui che ci da di che avere perché possiamo distribuirlo a chi meno ha….”

In un altra occasione diceva: “Non sono io che compio guarigioni, io prego e offro tutto quello che il Signore mi manda affinché chi mi chiede guarigioni possa ottenerle. Quando vengono da me e mi dicono “Natuzza grazie, la Madonna m’ha fatto il miracolo!” io sono contenta perché Gesù non ha ascoltato solo me, ma anche a chi chiedeva la grazia. Io la preghiera gli faccio, ma poi è la Madonna che mi dice chi deve essere guarito e Gesù fa il resto per mezzo suo. Soffro quando mi vengono a dire che io ho fatto il miracolo, non è vera questa cosa, io non faccio nulla; tutti noi possiamo fare le opere di misericordia ed è attraverso queste opere che il Signore può fare i miracoli quando e come vuole Lui”.

DITE TANTI ROSARI

Natuzza primi anni ’70

Una delle giaculatorie quotidiane di Natuzza viene da Fatima, quella che l’Angelo insegnò ai pastorelli: “Mio Dio io credo, Ti amo, Ti adoro, spero. Ti chiedo perdono per quelli che non credono, non Ti amano, non Ti adorano e non sperano”. Lei aggiungeva anche questa: “Signore, Ti amo per quelli che non Ti amano, Ti adoro per quelli che non Ti adorano, Ti prego per chi non Ti prega; salva tutte le Anime”.

Altra opera sono i cenacoli di preghiera i quali, come ben sappiamo, furono “fondati” già da Padre Pio come “Gruppi di Preghiera”. Anche Natuzza quindi li predilige: cenacoli non di chiacchiere e pettegolezzi, ma di preghiera, soprattutto il Rosario da applicare per i vivi e per i defunti. Pregare per non spettegolare.

Accadde una volta che un sacerdote si rifiutò di accogliere uno di questi cenacoli nella sua parrocchia. Natuzza, interpellata, rispose: “Se tu il prete non lo puoi trovare… o nella sua parrocchia non vi accoglie, fate il cenacolo di preghiera in una casa. Se ti è possibile bisogna parlarne al Vescovo, a noi è lui che ci ha autorizzati. Se il Vescovo, avvisato, non vuole, oppure egli stesso vi indica il prete dove andare, obbeditegli all’istante. Se vi manca il prete perché altri non ve ne sono, fate ugualmente cenacolo in una casa: non fate pettegolezzi e dite più Rosari per i vivi e i Defunti. State sereni e sempre obbedienti al Vescovo, e il Signore Gesù sta in mezzo a noi, non ti preoccupare…”

Natuzza, ultraottantenne, negli ultimi tempi della sua vita

Gli stessi funerali di Natuzza furono celebrati dal suo Vescovo in una solenne concelebrazione: un segno tangibile di evangelico rapporto fra le pecore e il proprio pastore, dall’inizio fino alla fine della sua vita terrena, in perfetta obbedienza e letizia.

Evitiamo dunque, di ridurre la storia di Natuzza Evolo alla sola questione dei segni soprannaturali! Cerchiamo di conoscere bene la sua vita e la sua storia, i suoi insegnamenti ed incitamenti soprattutto alla conversione, alla preghiera costante, ai Sacramenti, all’obbedienza al Vescovo, al rispetto verso i sacerdoti…

Vogliamo concludere con le parole di Natuzza da una sua preghiera:

“Inginocchiata dinanzi a Te, stringendo la Tua Corona – Restiamo così, o Mamma Santa? Sì, restiamo così! Affinché dopo tante lacrime e sospiri versati ai tuoi piedi, potrò venire a ringraziarTi per la grazia speciale da Te fatta”. Così sia.

***

fonti:

Diversi video che troverete su youtube nei quali è la stessa Natuzza che risponde alle domande fornendoci un quadro lucido e diretto, senza intermediari; il tascabile “365 giorni con Natuzza” di Don Marcello Stanzione; dal libro “Il miracolo di una vita”, 452 pag. di Luciano Regolo – lo ritengo il libro più serio sull’argomento.



[SM=g1740733]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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