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I dieci Comandamenti

Ultimo Aggiornamento: 09/11/2009 16:05
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09/11/2009 15:56
 
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Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 12/08/2002 14.25
 
 

IV.              La liberazione: nota fondamentale del decalogo

Il preambolo del decalogo dice: «Io sono il Signore Dio tuo che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione di schiavitù» (Es 20,2; Dt 5,6).

Il testo del decalogo incomincia col ricordo dell’azione liberante e redentrice compiuta da Dio in occasione dell’uscita dall’Egitto.

Il decalogo è l’invito a rendere operante la libertà donata da Dio. Gli uomini liberati dal Signore debbono diventare in nome di Dio e in virtù del suo amore per essi soggetti del proprio destino, e ciò fin nelle loro disposizioni interiori. Il comportamento che ci si attende da Israele è una conseguenza dell’evento dell’esodo e quindi espressione di gratitudine per l’intervento del Signore.

Il popolo deve comportarsi in maniera conforme all’impresa di Dio, e cioè decidersi per sempre in favore della vita e della libertà.

Dio ha sollevato Israele dal fango; ora i liberati devono impegnarsi a cooperare con Dio e a trarre in “suo nome” anche altri fuori da quella condizione.

Bisogna porre continuamente l’accento sull’atteggiamento fondamentale della gratitudine perché solo così si sfugge al malinteso legalistico.

Il decalogo invita i credenti a cooperare con l’azione liberatrice che Dio ha cominciato affinché tutti gli uomini si vedano riconosciuto il loro diritto e possano vivere liberi.

Il rapporto di fiducia con il Dio salvatore e liberatore induce i credenti a dedicarsi in maniera altrettanto generosa al prossimo, ad agire come Dio ha agito con il suo popolo ridotto in schiavitù.

Il decalogo invita a cooperare con la storia della liberazione che Dio ha messo in moto in questo mondo con l’esodo di Israele dall’Egitto e con l’esodo di Gesù dalla potenza della morte.

V.                 Accentuazione nociva nell’interpretazione del decalogo

Il NT si rifà al decalogo più di una volta; i secoli successivi lo lasciarono in ombra perché i cristiani ritenevano necessario distinguersi chiaramente dai giudei. Da Agostino ricominciò lo studio del decalogo.

Esso fu visto come la concretizzazione del comandamento principale dell’amore. Nell’istruzione catechetica fu usato come base per i formulari dell’esame di coscienza.

Fu visto come una raccolta di comandi dal tono minaccioso, destinato a tutelare l’ordine stabilito da Dio.

IX.              Alcune obiezioni contro il decalogo

a.      Il decalogo non svolge un ruolo centrale nel NT e nella Chiesa primitiva. Tuttavia nel NT viene menzionato e così la sua validità per i cristiani è presupposta come ovvia.

b.      Nel decalogo mancherebbe una prospettiva positiva.

La formulazione come divieto serve ad indicare il limite estremo, se uno supera questo estremo finisce per rovinarsi con le proprie mani. All’interno del limite c’è grande spazio per l’azione della libertà.

c.      Il decalogo avrebbe un origine chiaramente umana e non andrebbe considerato come comunicato personalmente da Dio.

Anche il discorso della montagna così come giace non è stato pronunciato da Gesù!

X.                 Osservazioni conclusive

a. Le diverse chiese utilizzano una diversa numerazione. Il primo comandamento dei cattolici e luterano è diviso in due da ebrei, ortodossi, riformati:

-  “Non avrai altro Dio di fronte a me”

-  “Non ti farai idolo né immagine alcuna”

La stessa Bibbia non offre argomento decisivo al riguardo. Così dicasi per il IX e X che ortodossi, ebrei e riformati raggruppano insieme.

b. Anche la divisione su due tavole (3 + 7) non c’è giustificazione nella Bibbia.

Si dice abitualmente che i primi tre comandamenti si occupano del rapporto dell’uomo con Dio e gli altri 7 del rapporto degli uomini tra di loro. C’è qualcosa di vero.

Dio ha rivendicato il tuo diritto perché potessi vivere libero; perciò tu devi rivendicare il diritto degli altri alla libertà e non ostacolare in alcun modo una vita libera.

Non esiste il servizio a Dio e il servizio al prossimo non collegati tra loro!

 
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Consiglia  Messaggio 7 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 13/08/2002 16.34
 
 Il preamboloAmbedue le redazioni bibliche cominciano ricordando che il Signore è Salvatore del suo popolo «Io sono il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto dalla condizione di schiavitù» (Es 20,2 e Dt 5,6).La comprensione adeguata dei singoli comandamenti vive del ricordo del Dio vivente, che si è manifestato e si manifesta ai suoi come Salvatore. Gli uomini che si sono lasciati salvare dal Signore, sono chiamati a non perdere di nuovo il dono della libertà, ma a dargli corpo di modo che il loro comportamento concreto corrisponda il più possibile all’agire di Dio.Nella misura in cui gli uomini osservano i singoli comandamenti si libera in loro l’immagine di Dio. 
 
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Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 15/08/2002 22.46
 
 1°      NON AVRAI ALTRO DIO DI FRONTE A MEEs 20,3-6:  <?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p>«Non avrai altri dei contro di me.Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai.Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi».1.      Intenzione originariaUna volta che hai capito chi sono io per te, non adorerai più alcun altro Dio contro di me, perché gli altri dei ti riducono solo in schiavitù.L’intenzione di questo comandamento esprime la sollecitudine di Dio per la “permanenza” di Israele nella alleanza, che lo rende libero.Il popolo ha appena assaporato la libertà che già comincia a dubitare se valga proprio la pena accollarsene le fatiche. La libertà è faticosa; meglio le ‘pentole di carne dell’Egitto’: ecco i brontolii verso Mosé e verso il Signore Dio.Il Sal 109,19 deride il comportamento degli ebrei che per rappresentarsi Dio, questo Dio forte e potente, non trovano di meglio che un vitello vigoroso: «Si fabbricarono un vitello sull’Oreb, si prostrarono a un’immagine di metallo fuso; scambiarono la gloria di Dio con la figura di un toro che mangia fieno». Un Dio addomesticato, prodotto delle loro mani, delle loro voglie,… Il comandamento non esclude l’esistenza e l’attività di altri dei, ne tiene conto, ma è preoccupato che Israele non perda di nuovo la libertà donatagli consegnandosi ad altri idoli. Il popolo deve appartenere unicamente a Dio «perché io sono il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso!» (Es 20,5; Dt 4,24; Nm 25,11; 2Cor 11,2).2.      Successivo approfondimento (o accentuazioni bibliche e storiche)Gli ‘idoli’ sono esagerazioni e assolutizzazioni di quello che è importante per gli uomini (lo stato, il partito, la razza,… il sesso, il successo, i soldi). Il piacere, il potere economico e sociale è il ‘dio’ di oggi! al quale si è pronti a sacrificare tutto: il tempo, la libertà, i valori umani… Un rapporto sbagliato con Dio o interrotto, è la radice di molti altri comportamenti erronei successivi, che danneggiano, distruggono la libertà e la dignità dell’uomo, e a volte la sua stessa felicità e pace interiore!Invece l’adorazione del Dio amico e Salvatore degli uomini diventa liberante, allontana dalle schiavitù disumane. L’uomo è fatto per qualcosa di più grande, di eterno, che tignole e ladri non possono rubare, né il passare degli anni spegnere o offuscare: Dio mia liberazione!3.      Odierna attualizzazioneOvunque regnino le ideologie (sociali, marxista, fascista, liberalismo capitalistico) il centro non è più occupato dal Signore Dio. Le ideologie divinizzano valori creati: l’uomo, il denaro, lo stato,…Esse non possono mantenere la promessa di dare uno scopo e un senso all’esistenza umana; precludono le vie che portano all’esistenza libera. L’uomo si aliena da se stesso. Fatto per guardare in alto, sperare oltre la vita terrena, vivere in profondità… viene ridotto solo a materia, rapporti sociali condizionati, valore economico… “Evangelizzazione e ideologie” (Puebla 1979)  <nulla di divino al di fuori di Dio. L’uomo cade nella schiavitù quando divinizza o assolutezza la ricchezza, il potere, lo Stato, il sesso, il piacere o qualsiasi creatura di Dio… Dio stesso è la fonte della liberazione radicale da ogni forma di idolatria… La caduta degli idoli restituisce all’uomo il campo della sua esistenziale libertà. Dio, libero per eccellenza, vuole entrare in dialogo con un essere libero, capace di fare le sue scelte e di esercitare le sue responsabilità, individualmente e in comunità>.Nell’Europa occidentale il dio nascosto della nostra società si chiama ‘benessere economico, crescita materiale’.Alla crescita economica si sacrificano gli uomini, la natura, il futuro… Ma il successo, il denaro, la carriera professionale non sempre danno felicità, e non sempre rivelano vera utilità per l’uomo. Per molti il denaro è ciò che dà valore alla vita, l’uomo è quello che possiede; chi non ha, non è niente! Quando si rifiuta Dio al suo posto si mettono i surrogati di Dio: il successo, il sesso, il denaro, il potere, il prestigio… Nuovi idoli che schiavizzano!Tuttavia questi valori creati sono preziosi, ma devono essere delimitati, riferiti a Dio (denaro, inventività, capacità, sesso,…) e mai permettere loro di impedirci di avvicinarci a Dio. Usarli in modo disincanto e staccato, nell’interesse della libertà personale.«Non si può servire Dio e mammona (denaro, prestigio, potere, sesso,…)», Jahvé è un Dio geloso!Il divieto delle immaginiLa proibizione delle immagini occupa molto spazio nel testo originario. Nella enumerazione ebraica, ortodossa e calvinista questo testo è oggetto di un comandamento specifico: ‘Non ti farai idolo né immagine’ (gli altri comandamenti vengono scalati nella loro enumerazione; il nono e il decimo sono raggruppati insieme).Il divieto delle immagini è proprio degli islamici e degli ebrei, oltre che di qualche gruppo evangelico e dei testimoni di Geova.Pur essendo trasgredito dai cristiani, esso mostra come Dio non si lasci vincolare;  noi non siamo in grado di ‘impadronircene’ né con una immagine, né con una definizione, né con una istituzione (via apofantica: né Questo né Quello). Il divieto delle immagini (che un tempo si ritenevano modo per vincolare la divinità) esige dal cristiano una purificazione continua della propria immagine di Dio intellettuale, spirituale… Anche nella Bibbia Dio si contenta all’inizio di forme antropomorfe quanto mai primitive, della propria conoscenza, forme che però vengono via via superate e aperte all’infinito: Dio è sempre più grande di tutte le rappresentazioni che noi ci facciamo di Lui.Dio ci proibisce che ci facciamo un’immagine di Lui perché Lui stesso ne ha già fatta una: l’uomo (Gen 1,26). Il NT ci dice che l’immagine di Dio che Dio stesso ci ha dato di sé è Gesù (2Cor 4,4; Col 1,15) (+ Mt 25,31 Gesù si identifica con l’uomo). Il culto delle persone è senza dubbio la forma peggiore di idolatria, ma nello stesso tempo il vero culto a Dio sta nel servizio a l’uomo.L’iconoclastia scoppiò anche a partire da questo comandamento, ma soprattutto dalla inconcepibile possibilità di trattenere il divino in un’immagine; la divinità di Gesù non poteva essere rappresentata, ma Gesù Cristo era vero Dio e vero uomo, le due nature erano inscindibili, dunque era irrapresentabile!Leone III (726) e il figlio Costantino V (754) condannano la venerazione delle icone e confermano l’ordine di distruggerle. A Costantinopoli il culto delle icone aveva raggiunto delle dimensioni che inquietavano le autorità ecclesiastiche. Alcuni preti erano arrivati al punto di mescolare le specie eucaristiche alla polvere di colore prelevata dalle icone. Nella lotta iconoclasta i monaci, ferventi difensori delle icone, dovettero subire persecuzioni e repressioni brutali. Sotto l’imperatrice Irene, favorevole agli iconoduli (fautori delle icone), fu possibile indire il II Concilio di Nicea (7° concilio ecumenico) nel 787; esso stabilì la legittimità del culto delle icone e precisò il senso teologico della venerazione delle immagini sacre.«Quanto più frequentemente si guardano le rappresentazioni contenute nelle immagini, tanto più coloro che le contemplano saranno portati a ricordare  i modelli originali, a desiderarli, a testimoniare loro, col bacio, una venerazione rispettosa, non però una vera e propria adorazione che, secondo la nostra fede, si deve solo a Dio».Dopo una seconda ondata di persecuzioni, l’iconoclaismo fu sconfitto definitivamente; la festa fu celebrata in S. Sofia di Costantinopoli l’11 marzo 843 (anche oggi è detta ‘festa dell’ortodossia’).S. Teodoro Studita ‘L’invisibile si fa vedere!’ Alla luce dell’Incarnazione in cui Dio si fa uomo con una fisionomia ben precisa, umana, è possibile rappresentare Dio: «Chi vede me vede il Padre!». Non si tratta di rendere onore ad un sostegno materiale (marmo, legno, oro…) ma di considerare l’immagine sacra come un piccolissimo e parziale ricettacolo della bellezza e della potenza di Dio.  
 
 
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Consiglia  Messaggio 9 di 21 nella discussione 
Da: Soprannome MSN♣®rom♪♪1Inviato: 20/08/2002 14.19
 
 2°      NON PRONUNCIARE INVANO IL NOME DEL SIGNORE TUO DIOEs 20,7 aggiunge: «perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano»Dt 5,11 invece aggiunge la proibizione dello spergiuro: «Non ti servirai del Nome del Signore tuo Dio per giurare il falso, poiché il Signore non lascia impunito chi si serve del suo nome per giurare il falso» (anche Lv 19,12).1.      Intenzione originariaIsraele venera la rivelazione del Nome di Dio come un dono prezioso: Dio stesso ha rivelato il proprio nome perché ama Israele. ‘Jahvé’ = Io sono qui oppure: -  affidabilità: ‘Io sono vicino a voi in modo tale che possiate contare con sicurezza su di me…’-  indipendenza: ‘Io sono vicino a voi in modo tale che dovete contare su di me e come vorrò io…’-  esclusività: ‘Io sono vicino a voi in modo tale che possiate contare su di me solo come colui che può salvarvi…’-  illimitatezza: ‘Io sono vicino a voi in modo tale che la mia vicinanza non conosce alcun limite di tempo, di istituzione, di luogo…’Gli ebrei non pronunciano il nome di Dio (Jahvé) ma lo sostituiscono con altri nomi: l’Eterno, il Misericordioso, il Signore, il Santo, il Nome, il Luogo…Il divieto di abusare del nome di Dio è diretto contro la magia allora molto diffusa. Nell’impiego delle formule magiche si riteneva che la cosa più importante consistesse nel conoscere il vero nome della divinità, in modo di porla con la pronuncia del nome al proprio servizio. Ma soprattutto è rivolto a color che invocano Dio come testimone della verità di una affermazione falsa (Dt 5,11; Lv 19,12; Zc 5,3).2.      Accentuazioni successiveGesù si adattò all’uso di evitare in genere il nome di Dio; Mt riporta ‘regno dei cieli’ invece di ‘regno di Dio’.Ma Gesù forse anche per protestare contro un rispetto esagerato del nome divino che genera un senso di lontananza, di paura, di rapporto burocratico, di estraneità; Gesù usa ‘Abba’ = padre caro! oltre che usare ‘Dio mio!’. Incoraggia tutti coloro che credono nella sua speciale relazione con Dio a chiamarlo come fa lui: ‘Padre!’.Anche Rabbi Akiba nelle sue celebri litanie lo chiama ‘Padre nostro, nostro Re!’.Si può anche notare il senso di vicinanza espresso nell’aggettivo ‘mio’, ‘nostro’. Chi ha scoperto il significato di tale aggettivo ha scoperto qualcosa di molto prezioso.San Francesco passò una notte in preghiera ripetendo ‘Mio Dio, mio tutto!’.Il secondo comandamento si considera in modo riduttivo quando lo si interpreta solo come proibizione di pronunciare in maniera avventata il nome di Dio o di bestemmiare. Non si capisce più il senso dell’Esodo!3.      Attualizzazione per i nostri giorniIl comandamento è diretto nello spirito di libertà contro una falsa invocazione del nome di Dio. L’uso sbagliato del nome di Dio quando si insidia la vita e la libertà dell’uomo nel nome di Dio: crociate, guerre terrificanti, roghi alle streghe, progrom  contro gli ebrei… In tal modo il nome di Dio è stato infangato moltissime volte! Si è abusato del nome di Dio quando lo si è usato per coprire i propri interessi tra paesi ricchi e paesi poveri, schiavi e liberi, poveri e ricchi,… Anche la Chiesa abusa del nome di Dio quando tende a identificare se stessa e il proprio comportamento nella storia con la volontà divina e a far passare la propria parola come parola di Dio.Anche i cristiani abusano di Dio come realizzatore dei loro desideri, quotidianamente, nella preghiera, quando tentano di piegare Dio ai loro voleri. Quando le mie suppliche e i miei desideri diventano comandi, io indulgo a tendenze magiche.Usare nel modo corretto il nome di Dio è impegnarsi nel suo nome per la dignità dell’uomo, sua immagine. Santificare il nome è anche cercar di conoscere e fare la volontà di Dio; nel ‘Padre nostro’ due domande vanno strettamente unite: ‘Sia santificato il tuo nome; sia fatta la tua volontà’.
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