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Il sacramento della RICONCILIAZIONE

Ultimo Aggiornamento: 12/11/2009 11:16
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12/11/2009 11:11
 
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Da: Soprannome MSN°Gino  (Messaggio originale)Inviato: 21/11/2002 13.13

IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

LASCIATEVI RICONCILIARE

Ripartiamo dal centro: Dio è amore. Dio crea per amore, per dare all’uomo tutto quanto è e ha: in una parola, per sposare l’umanità.
Questo amore, annunciato, delineato nell’Antico Testamento (il tempo del fidanzamento), si concretizza e si rivela pienamente in Gesù (lo sposo dell’umanità): Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio.

Il cristiano è peccatore
Senza la rivelazione dell’amore misterioso di Dio, l’uomo non sarebbe peccatore. Sarebbe imperfetto, egoista, orgoglioso, violento, corrotto, ..., ma non sarebbe peccatore, perché non saprebbe quanto Dio l’ami.
In questo senso Gesù afferma:
Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora sono senza scusa per il loro peccato... Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai fatto, non avrebbero alcun peccato (Gv 15,22-24).
Il peccato è il rifiuto di fronte alla rivelazione dell’amore inaudito che Dio ha per noi; il rifiuto, o il fallimento parziale e provvisorio della nostra vocazione divina. Il peccato è il non avere un cuore, un comportamento all’altezza del nostro destino. Non avere un cuore di figlio, un cuore di Dio (cf. Lc 15,11-16).
In questa vita ogni cristiano è peccatore, perché ognuno, per quanto santo, resta ben lontano dall’amore folle di Dio vissuto e manifestato in Gesù Cristo. Ogni battezzato fervente è pertanto pungolato dalla sua stessa fede verso un cammino di conversione mai terminato su questa terra. Nessuno è più lucido del santo nel valutare il proprio peccato; nessuno più di lui ne è pentito; nessuno più di lui sente il bisogno del sacramento della riconciliazione. Le sue confessioni settimanali (o anche più frequenti) sono meno abitudinarie di quelle di chi si confessa ogni morte di papa.
Opposizione radicale all’amore di Dio è il peccato mortale: esso è rottura tra l’uomo e Dio, è adulterio, è sbattere la porta e andarsene dalla casa del Padre.
Il peccato mortale fa morire, uccide il rapporto d’amore: il peccatore, scientemente, volutamente (con piena avvertenza e deliberato consenso) taglia i ponti con Dio volgendogli le spalle e andando a cercare la propria vita verso altre sorgenti lontane.
Il peccatore, come ramo tagliato dal tronco, non riceve più la linfa divina, non dà più frutti di salvezza, si secca ed è destinato al fuoco
(cf. Gv 15,6).
Al di là delle immagini, il peccatore non è più partecipe della natura divina
(2Pt 1,4) perché ha spezzato il suo rapporto di alleanza con Dio. Il figlio della luce, staccandosi dalla sorgente della luce, è diventato tenebra, figlio delle tenebre.

Ma Dio è misericordia
Il peccatore sa fare i guai, ma non sa rimediarli. Ma Dio è misericordia,
Dio ama i peccatori, ama i propri nemici, porge l’altra guancia, perdona settanta volte sette, ossia sempre. Il prodigo è perdonato prima ancora che faccia ritorno a casa, è perdonato da sempre, perché il padre non ha mai smesso di amarlo.
La pecorella perduta è amata nonostante i suoi sbandamenti, anzi, proprio per i suoi sbandamenti, perché è soprattutto allora che attira su di sé l’attenzione premurosa del buon pastore che lascia tutte le altre pecore per darsi completamente alla sua ricerca finché non la trova
(Lc 15).
In altri termini,
Dio è amore incondizionato. Non ama perché è amato, come facciamo noi, come fanno i pagani
(cf. Mt 5,43-48). Ama anche quando non è amato. È questa la gratuità, la grazia. Anzi, ama perché non è amato. È questa la misericordia, perché non c’è maggior miseria che quella di non amare Dio. La bontà di Dio non viene infiacchita da nessuna ingratitudine. Dio è amore e non può fare altro che amare.
Così Dio, libero di quella libertà dell’amore perfetto, che non viene mai meno, non cambia nel suo amore. Ama sempre, anche i suoi nemici. Dà il suo sole e la sua pioggia, simboli della sua inalterabile bontà, ai campi del bestemmiatore come ai giardini delle claustrali. Il suo amore non è una risposta, una eco. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi... Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo (1Gv 4,10-19).
Egli non cambia atteggiamento, non si lascia condizionare da noi: è sempre tutto amore, tutto perdono, anche nei confronti di chi si ostina nella rottura.
L’uomo rompe, Dio non rompe mai. Non reagisce alla rottura sbarrando la porta del suo cuore. Non interrompe le comunicazioni. Padre del prodigo, sposo della prostituta (Ez 16), rimane sempre in atteggiamento di perdono, di attesa, di accoglienza.
Il peccatore beneficia sempre dell’amore incondizionato di Dio. È sempre perdonato, e perdonato in anticipo. Ha in mano un assegno in bianco sul conto inesauribile della misericordia di Dio.
Per perdonare basta Dio. Per riconciliarsi bisogna essere in due. Se il peccatore accoglie liberamente il perdono, subito avverrà la riconciliazione: Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò (Lc 15,20).

Riconciliarsi con Dio


Il perdono di Dio è costante, la riconciliazione è sempre offerta in Gesù Cristo nostro salvatore. Poiché l’amore di Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro... Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio (2Cor 5,14-21).

Riconciliarsi con i fratelli

La riconciliazione non è solo pace fra Dio e gli uomini, ma contemporaneamente anche pace degli uomini tra loro. Dio ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà... il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra (Ef 1,9-10).
In Gesù Cristo, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunciare pace... Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito
(Ef 2,14-18).
Vi esorto dunque io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati...
(Ef 4,1-4).
In questo modo la penitenza è anche il sacramento dell’umanità riconciliata. Il disegno di Dio è la pace, un miracolo che rovescia ogni forma di inimicizia e di guerra.
La pace di Cristo pone fine alla triplice rottura (con Dio, con gli altri e con se stessi) che è appunto il peccato.

Cristo non è solamente vittima di espiazione per i nostri peccati (1Gv 2,2; 4,10), ma ci rende nuovi: Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove (2Cor 5,17).


I sacramenti della riconciliazione
Questa novità è prima di tutto Gesù stesso al centro del mondo degli uomini: Figlio di Dio incarnato, diventato uomo per gli altri, il Crocifisso che prega per i suoi carnefici, morto al peccato per tutti noi, risorto per la nostra divinizzazione.
Mediante i sacramenti il Risorto fa saltare le nostre serrature e ci attira a sé in modo da formare con lui e con tutti un solo uomo nuovo (Ef 2,15).
Il battesimo fa nascere a questa nuova realtà e ci fa entrare come membra nel corpo di Cristo che è la Chiesa. Se prendo il mio battesimo seriamente, io sono Cristo, uomo per gli altri, che perdona ai suoi carnefici, che muore per i suoi nemici.
L’eucaristia mi fa vivere in pienezza la riconciliazione. Insieme mangiamo Cristo per fare una cosa sola con lui. Insieme beviamo il suo sangue versato per tutti per la remissione dei peccati, per il perdono generale, per la pace di tutti con Dio e con l’umanità.
Non dovrebbe succedere, ma succede. Il battezzato può ancora peccare gravemente. In questo caso interviene, normalmente, il sacramento della riconciliazione.
Nel sacramento della penitenza, Dio Padre accoglie il figlio pentito che ritorna a lui, Cristo prende sulle spalle la pecora smarrita e la riporta all’ovile, lo Spirito Santo santifica nuovamente il tempio di Dio e abita più abbondantemente in esso. Infine questo ritorno a Dio si manifesta in una partecipazione rinnovata e più fervente alla mensa del Signore; il fatto che il figlio ritorni da lontano è fonte di grande gioia al banchetto della Chiesa di Dio
(Nuovo rito della penitenza, 6).

Sia lodato Gesù Cristo.

[Modificato da (Teofilo) 12/11/2009 11:16]
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