Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

da Benedetto XVI a Francesco alla FAO: c'è da mangiare per TUTTI

Ultimo Aggiornamento: 16/10/2013 15:37
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
16/11/2009 13:54
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita alla sede della FAO in Roma in occasione dell’apertura del Vertice Mondiale sulla sicurezza alimentare (Roma, 16-18 novembre 2009).

Alle ore 11.30 il Papa giunge al Palazzo della FAO, accolto dal Direttore Generale, Sig. Jacques Diouf. Nell’atrio del Palazzo, saluta gli 11 Vice Direttori della FAO.

Salito al terzo piano, il Santo Padre è accolto nell’Aula Magna dal Segretario dell’ONU, Sig. Ban Ki-moon; dal Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, Sig. Ali Triki e dall’On. Silvio Berlusconi, nella veste di Presidente dell’Assemblea FAO.


                             Pope Benedict XVI is seen on a giant screen during the opening session of a World Summit on Food Security organized by the Food and Agriculture Organization (FAO) on November 16, 2009 at its headquarters in Rome. The summit is bringing together more than 60 heads of states and government.

Dopo il saluto del Sig. Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO, il Papa rivolge ai presenti il seguente discorso:



Signor Presidente,
Signore e Signori!


1. Ho accolto con grande piacere l'invito del Signor Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO, a prendere la parola nella sessione di apertura di questo Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare. Lo saluto cordialmente e lo ringrazio per le sue cortesi parole di benvenuto. Saluto le alte Autorità presenti e tutti i partecipanti. Desidero rinnovare - in continuità con i miei venerati Predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II - la stima per l'azione della FAO, a cui la Chiesa Cattolica e la Santa Sede guardano con attenzione ed interesse per il quotidiano servizio di quanti vi lavorano. Grazie alla vostra generosa opera, sintetizzata nel motto Fiat Panis, lo sviluppo dell'agricoltura e la sicurezza alimentare rimangono fra gli obiettivi prioritari dell'azione politica internazionale. E sono certo che questo spirito orienterà le decisioni del presente Vertice, come pure quelle che saranno adottate nel comune intento di vincere quanto prima la lotta alla fame e alla malnutrizione nel mondo.


2. La Comunità internazionale sta affrontando in questi anni una grave crisi economico-finanziaria. Le statistiche testimoniano la drammatica crescita del numero di chi soffre la fame e a questo concorrono l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, la diminuzione delle disponibilità economiche delle popolazioni più povere, il limitato accesso al mercato e al cibo. Tutto ciò mentre si conferma il dato che la terra può sufficientemente nutrire tutti i suoi abitanti. Infatti, sebbene in alcune regioni permangano bassi livelli di produzione agricola anche a causa di mutamenti climatici, globalmente tale produzione è sufficiente per soddisfare sia la domanda attuale, sia quella prevedibile in futuro. Questi dati indicano l'assenza di una relazione di causa-effetto tra la crescita della popolazione e la fame, e ciò è ulteriormente provato dalla deprecabile distruzione di derrate alimentari in funzione del lucro economico. Nell’Enciclica Caritas in veritate ho osservato che "la fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale. Manca, cioè, un assetto di istituzioni economiche in grado sia di garantire un accesso al cibo e all'acqua regolare e adeguato…, sia di fronteggiare le necessità connesse con i bisogni primari e con le emergenze di vere e proprie crisi alimentari…". Ed ho aggiunto: "Il problema dell'insicurezza alimentare va affrontato in una prospettiva di lungo periodo, eliminando le cause strutturali che lo provocano e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali, in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate, capaci cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e socio-economiche maggiormente accessibili a livello locale, in modo da garantire una loro sostenibilità anche nel lungo periodo" (n. 27). In tale contesto, è necessario contrastare anche il ricorso a certe forme di sovvenzioni che perturbano gravemente il settore agricolo, la persistenza di modelli alimentari orientati al solo consumo e privi di una prospettiva di più ampio raggio e soprattutto l'egoismo, che consente alla speculazione di entrare persino nei mercati dei cereali, per cui il cibo viene considerato alla stregua di tutte le altre merci.

                              Pope Benedict XVI delivers a speech during at the opening session of a World Summit on Food Security organized by the Food and Agriculture Organization (FAO) on November 16, 2009 at its headquarters in Rome. The summit is bringing together more than 60 heads of states and government.


3. La debolezza degli attuali meccanismi della sicurezza alimentare e la necessità di un loro ripensamento sono testimoniati, in un certo senso, dalla stessa convocazione di questo Vertice. Infatti, nonostante i Paesi più poveri siano integrati nell'economia mondiale più ampiamente che in passato, l'andamento dei mercati internazionali li rende maggiormente vulnerabili e li costringe a ricorrere all'aiuto delle Istituzioni intergovernative, che senza dubbio prestano un'opera preziosa e indispensabile. Il concetto, però, di cooperazione deve essere coerente con il principio di sussidiarietà: è necessario coinvolgere "le comunità locali nelle scelte e nelle decisioni relative all’uso della terra coltivabile" (ibid.), perché lo sviluppo umano integrale richiede scelte responsabili da parte di tutti e domanda un atteggiamento solidale che non consideri l'aiuto o l'emergenza come funzionali a chi mette a disposizione le risorse o a gruppi elitari presenti fra i beneficiari. Di fronte a Paesi che manifestano necessità di apporti esterni, la Comunità internazionale ha il dovere di partecipare con gli strumenti della cooperazione, sentendosi corresponsabile del loro sviluppo, "mediante la solidarietà della presenza, dell'accompagnamento, della formazione e del rispetto" (ibid., 47). All’interno di questo contesto di responsabilità si colloca il diritto di ciascun Paese a definire il proprio modello economico, prevedendo i modi per garantire la propria libertà di scelta e di obiettivi. In una tale prospettiva, la cooperazione deve diventare strumento efficace, libero da vincoli e da interessi che possono assorbire una parte non trascurabile delle risorse destinate allo sviluppo. E’ inoltre importante sottolineare come la via solidaristica per lo sviluppo dei Paesi poveri possa diventare anche una via di soluzione della crisi globale in atto. Sostenendo, infatti, con piani di finanziamento ispirati a solidarietà tali Nazioni, affinché provvedano esse stesse a soddisfare le proprie domande di consumo e di sviluppo, non solo si favorisce la crescita economica al loro interno, ma si possono avere ripercussioni positive sullo sviluppo umano integrale in altri Paesi (cfr ibid., 27).


4. Nell’odierna situazione permane ancora un livello di sviluppo diseguale tra e nelle Nazioni, che determina, in molte aree del pianeta, condizioni di precarietà, accentuando la contrapposizione tra povertà e ricchezza. Tale confronto non riguarda più solo i modelli di sviluppo, ma anche e soprattutto la percezione stessa che sembra affermarsi circa un fenomeno come l'insicurezza alimentare. Vi è il rischio cioè che la fame venga ritenuta come strutturale, parte integrante delle realtà socio-politiche dei Paesi più deboli, oggetto di un senso di rassegnato sconforto se non addirittura di indifferenza. Non è così, e non deve essere così! Per combattere e vincere la fame è essenziale cominciare a ridefinire i concetti ed i principi sin qui applicati nelle relazioni internazionali, così da rispondere all'interrogativo: cosa può orientare l'attenzione e la successiva condotta degli Stati verso i bisogni degli ultimi? La risposta non va ricercata nel profilo operativo della cooperazione, ma nei principi che devono ispirarla: solo in nome della comune appartenenza alla famiglia umana universale si può richiedere ad ogni Popolo e quindi ad ogni Paese di essere solidale, cioè disposto a farsi carico di responsabilità concrete nel venire incontro alle altrui necessità, per favorire una vera condivisione fondata sull'amore.

                                Pope Benedict XVI (L) walks together with head of the Food and Agriculture Organization (FAO) Jacques Diouf upon arrival for a World Summit on Food Security organized by the Food and Agriculture Organization (FAO) on November 16, 2009 at its headquarters in Rome. The summit is bringing together more than 60 heads of states and government.


5. Tuttavia, sebbene la solidarietà animata dall’amore ecceda la giustizia, perché amare è donare, offrire del ‘mio’ all’altro, essa non è mai senza la giustizia, che induce a dare all’altro ciò che è ‘suo’ e che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare. Non posso, infatti, ‘donare’ all’altro del ‘mio’, senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia (cfr ibid., 6). Se si mira all'eliminazione della fame, l'azione internazionale è chiamata non solo a favorire la crescita economica equilibrata e sostenibile e la stabilità politica, ma anche a ricercare nuovi parametri - necessariamente etici e poi giuridici ed economici - in grado di ispirare l'attività di cooperazione per costruire un rapporto paritario tra Paesi che si trovano in un differente grado di sviluppo. Ciò, oltre a colmare il divario esistente, potrebbe favorire la capacità di ogni Popolo di sentirsi protagonista, confermando così che la fondamentale uguaglianza dei diversi Paesi affonda le sue radici nella comune origine della famiglia umana, sorgente di quei principi della "legge naturale" chiamati ad ispirare scelte ed indirizzi di ordine politico, giuridico ed economico nella vita internazionale (cfr ibid., 59). San Paolo ha parole illuminanti in merito: "Non si tratta infatti – egli scrive - di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse poco non ebbe di meno" (2 Cor 8,13-15).


6. Signor Presidente, Signore e Signori, per combattere la fame promuovendo uno sviluppo umano integrale occorre anche capire le necessità del mondo rurale, come pure evitare che la tendenziale diminuzione dell'apporto dei donatori crei incertezze nel finanziamento delle attività di cooperazione: va scongiurato il rischio che il mondo rurale possa essere considerato, in maniera miope, come una realtà secondaria. Al tempo stesso, va favorito l'accesso al mercato internazionale dei prodotti provenienti dalle aree più povere, oggi spesso relegati a spazi limitati. Per conseguire tali obiettivi è necessario sottrarre le regole del commercio internazionale alla logica del profitto fine a se stesso, orientandole a favore dell'iniziativa economica dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate, potranno procedere verso quell'autosufficienza, che è preludio alla sicurezza alimentare.


7. Non si devono poi dimenticare i diritti fondamentali della persona tra cui spicca il diritto ad un’alimentazione sufficiente, sana e nutriente, come pure all’acqua; essi rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, ad iniziare da quello, primario, alla vita. È necessario, pertanto maturare "una coscienza solidale, che consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni" (Caritas in veritate, 27). Quanto pazientemente è stato realizzato in questi anni dalla FAO, se da un lato ha favorito l'allargamento degli obiettivi di questo diritto rispetto alla sola garanzia di soddisfare i bisogni primari, dall'altro ha evidenziato la necessità di una sua regolamentazione adeguata.


8. I metodi di produzione alimentare impongono altresì un’attenta analisi del rapporto tra lo sviluppo e la tutela ambientale. Il desiderio di possedere e di usare in maniera eccessiva e disordinata le risorse del pianeta è la causa prima di ogni degrado dell’ambiente. La tutela ambientale si pone quindi come una sfida attuale per garantire uno sviluppo armonico, rispettoso del disegno di Dio il Creatore e dunque in grado di salvaguardare il pianeta (cfr ibid., 48-51). Se l'umanità intera è chiamata ad essere cosciente dei propri obblighi verso le generazioni che verranno, è anche vero che sugli Stati e sulle Organizzazioni Internazionali ricade il dovere di tutelare l'ambiente come bene collettivo. In tale ottica, vanno approfondite le interazioni esistenti tra la sicurezza ambientale e il preoccupante fenomeno dei cambiamenti climatici, avendo come focus la centralità della persona umana ed in particolare delle popolazioni più vulnerabili a entrambi i fenomeni. Non bastano però normative, legislazioni, piani di sviluppo e investimenti, occorre un cambiamento negli stili di vita personali e comunitari, nei consumi e negli effettivi bisogni, ma soprattutto è necessario avere presente quel dovere morale di distinguere nelle azioni umane il bene dal male per riscoprire così i legami di comunione che uniscono la persona e il creato.


9. È importante ricordare – ho osservato sempre nell’Enciclica Caritas in veritate - che "il degrado della natura è… strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana: quando l'«ecologia umana» è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio". È vero: "Il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto che riguarda sia la sana convivenza in società sia il buon rapporto con la natura". Ed "Il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società". Pertanto, "i doveri che abbiamo verso l'ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri. Questa è una grave antinomia della mentalità e della prassi odierna, che avvilisce la persona, sconvolge l'ambiente e danneggia la società" (cfr ibid., 51).


10. La fame è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori. Signor Presidente, Signore e Signori, da parte della Chiesa cattolica ci sarà sempre attenzione verso gli sforzi per sconfiggere la fame; ci sarà l'impegno a sostenere, con la parola e con le opere, l'azione solidale - programmata, responsabile e regolata - che tutte le componenti della Comunità internazionale saranno chiamate ad intraprendere. La Chiesa non pretende di interferire nelle scelte politiche; essa, rispettosa del sapere e dei risultati delle scienze, come pure delle scelte determinate dalla ragione quando sono responsabilmente illuminate da valori autenticamente umani, si unisce allo sforzo per eliminare la fame. È questo il segno più immediato e concreto della solidarietà animata dalla carità, segno che non lascia spazio a ritardi e compromessi. Tale solidarietà si affida alla tecnica, alle leggi ed alle istituzioni per venire incontro alle aspirazioni di persone, comunità e interi popoli, ma non deve escludere la dimensione religiosa, con la sua potente forza spirituale e di promozione della persona umana. Riconoscere il valore trascendente di ogni uomo e di ogni donna resta il primo passo per favorire quella conversione del cuore che può sorreggere l’impegno per sradicare la miseria, la fame e la povertà in tutte le loro forme.

                                  Pope Benedict XVI speaks at the World Summit on Food Security at the United Nations Food and Agriculture Organization FAO headquarters, in Rome, Monday, Nov. 16, 2009.


Ringrazio per il cortese ascolto, mentre, in conclusione, rivolgo un saluto augurale, nelle lingue ufficiali della FAO, a tutti gli Stati membri dell'Organizzazione:


God bless your efforts to ensure that everyone is given their daily bread.

Que Dieu bénisse vos efforts pour assurer le pain quotidien à chaque personne.

Dios bendiga sus esfuerzos para garantizar el pan de cada día para cada persona.


 
بَارَكَ اللهُ جُهُودَكُم لِضَمان الخُبْز اليَومِيِّ لِكُلِّ إنسان.                                          

[Dio benedica i vostri sforzi per assicurare il pane quotidiano ad ogni persona.]


为确保每一个人都能够得到他的日常食粮
愿天主降福你们的努力

[Dio benedica I vostri sforzi per assicurare il pane quotidiano ad ogni persona.]


Да благословит Господь ваши усилия, чтобы обеспечить каждого человека хлебом насущным.

[Dio benedica I vostri sforzi per assicurare il pane quotidiano ad ogni persona.]


Grazie.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
17/11/2009 14:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il saluto del direttore generale Jacques Diouf

Il dramma della malnutrizione
è anzitutto una questione morale




Pubblichiamo in una nostra traduzione italiana il testo del saluto rivolto al Papa dal direttore generale della Fao Jacques Diouf.


Santità,
Maestà,
Eminenze,
Eccellenze,
Signore e signori,
La presenza di vostra Santità questa mattina alla Fao, in occasione del vertice mondiale sulla sicurezza alimentare a livello di capi di Stato e di Governo, è un evento eccezionale. Tengo a ringraziarla molto sinceramente, a titolo personale e a nome di tutti i partecipanti, per aver accettato di condividere con noi le sue preoccupazioni e la sua speranza di fronte all'insicurezza alimentare mondiale.

La sua presenza, questa mattina in mezzo a noi, conferisce a questo vertice una forte dimensione spirituale per affrontare il problema della fame nel mondo. Il dramma della malnutrizione e delle carestie che uccidono ogni giorno migliaia di bambini, di donne e di uomini sulla nostra terra è innanzitutto una questione morale.
Di tutte le sofferenze che conosce il mondo di oggi, la fame resta la più tragica e la più intollerabile, anche se non è sempre la più mediatica. Qualsiasi impegno per la giustizia e la pace in questo mondo è inscindibile da un'esigenza di progresso nella realizzazione del diritto all'alimentazione per tutti.

Le sue parole e la sua presenza qui questa mattina alla Fao, Santità, dimostrano, se ce n'era bisogno, la consonanza di vedute fra la Chiesa cattolica e la Fao su questa questione fondamentale. La Chiesa si è sempre data come compito quello di alleviare la miseria dei più bisognosi e il motto della Fao è Fiat panis, che va inteso come pane per tutti.

Santità, voglio sperare che al di là dei messaggi politici che saranno pronunciati nel corso del vertice, la sua presenza permetterà anche di portare la lotta contro la fame nel mondo a un livello di responsabilità collettiva e di etica che trascenda le poste in gioco e gli interessi nazionali e regionali, per riaffermare a voce chiara e forte il diritto all'alimentazione, il primo dei diritti dell'uomo.
La ringrazio.



La quinta volta di un Papa
nella sede dell'organizzazione




Benedetto XVI si è recato lunedì mattina, 16 novembre, nella sede della Fao a Roma, per l'apertura dei lavori del vertice mondiale sulla sicurezza alimentare. È stata la quinta visita di un Papa al palazzo di via delle Terme di Caracalla.
Giunto in automobile poco dopo le ore 11.30, il Pontefice era accompagnato dal cardinale Bertone, segretario di Stato, dagli arcivescovi Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, e Harvey, prefetto della Casa pontificia, dal vescovo De Nicolò, reggente della Prefettura, dai monsignori Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, e Volante, osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni e gli organismi delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. All'arrivo, alla presenza di monsignor Volante, il Papa è stato accolto dal direttore generale dell'Organizzazione della Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, Jacques Diouf.

Dopo aver salutato i vice direttori generali, in ascensore il Pontefice è salito al terzo piano, dove si trova l'Aula magna. All'ingresso è stato accolto dal presidente del consiglio dei Ministri italiano Silvio Berlusconi, in veste di presidente dell'Assemblea della Fao. Quindi il Papa ha salutato il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, e il presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni unite, Ali Triki.
All'interno dell'Aula magna, mentre prendeva posto sul podio centrale, Benedett0 XVI è stato salutato con un caloroso applauso dai presenti. Quindi, dopo le parole di benvenuto rivoltegli da Diouf, ha pronunciato il suo discorso.

Al termine, congedatosi da Ban Ki-moon, Ali Triki e Berlusconi, il Papa si è recato nell'attigua sala Caraibi, dove ha firmato il registro della Fao e salutato alcuni dei Capi di Stato presenti.
Infine, all'ingresso del palazzo della Fao, il congedo dal direttore generale Diouf e il successivo rientro in automobile in Vaticano.
In precedenza, nel corso dei lavori del vertice, Ban Ki-moon nel suo intervento aveva lanciato un appello: "Oggi - ha detto - più di 17.000 bambini moriranno di fame; uno ogni cinque secondi, sei milioni all'anno: non è più accettabile, dobbiamo agire". "Mai come ora - ha aggiunto - abbiamo bisogno di capi di Stato e di Governo per risolvere le questioni politiche fondamentali e raggiungere un accordo globale". Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, l'impegno per la sicurezza alimentare non può essere scisso dalla lotta contro i cambiamenti climatici.

Il presidente Berlusconi ha insistito sull'importanza della lotta alla speculazione finanziaria come strumento per contrastare la fame e la povertà nel mondo. Il presidente egiziano, Hosni Mubarak, ha sottolineato che è arrivato il momento di oltrepassare "la fase del dialogo per passare a misure serie e concrete e arrivare a un livello ancora non raggiunto di reazione internazionale alla crisi dell'alimentazione mondiale". Il leader libico Muammar Gheddafi ha chiesto di fermare la corsa alle armi in modo da destinare una parte di quelle risorse alla lotta contro la fame.
Intanto è stata approvata per acclamazione la bozza del documento finale del vertice.

Il documento prevede cinque azioni da mettere in campo - i cosiddetti "Cinque principi di Roma" - e chiede anche ai governi di assicurare ai Paesi in via di sviluppo i soldi promessi.




(©L'Osservatore Romano - 16-17 novembre 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
17/11/2009 14:23
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Dal messaggio di Pio XII alle visite
di Paolo VI e Giovanni Paolo II




La Fao è l'istituzione dell'Onu che i Pontefici hanno visitato di più e alla quale hanno scritto il maggior numero di messaggi. Nel sede romana di via delle Terme di Caracalla, Benedetto XVI è stato preceduto da Paolo VI il 16 novembre 1970, nel venticinquesimo anniversario di fondazione e, per ben tre volte, da Giovanni Paolo II: il 12 novembre 1979, in occasione della ventesima conferenza generale, il 5 dicembre 1992, per la conferenza internazionale sulla nutrizione, e il 13 novembre 1996, per il vertice mondiale sull'alimentazione.

Sin dalla sua nascita nel 1945, del resto, l'Organizzazione della Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura ha potuto contare anche sul sostegno e sulla vicinanza della Chiesa, tanto che già tre anni dopo Pio XII volle rivolgersi attraverso un radiomessaggio ai partecipanti al convegno di delegati delle nazioni europee alla Fao, per riconoscere ed elogiare "l'ampiezza di vedute che ha ispirato l'Onu e che ha disegnato il piano" di questo "organismo specializzato". Per Papa Pacelli l'equilibrio nella produzione e nella distribuzione dei prodotti agricoli poteva servire ad "affrancare le nazioni dall'angoscia della carestia e dall'umiliazione del dover elemosinare". Il messaggio del 21 febbraio 1948 si concludeva con un richiamo alla complementarità tra dottrina sociale cattolica e dottrina sociale naturale e al fatto che la Chiesa "nutre una compassione profonda e amorevole per l'immensa folla che patisce la fame".

Il suo successore Giovanni xxiii affrontò la delicata questione addirittura in un'enciclica, la Mater et Magistra del 15 maggio 1961. "La solidarietà umana e la fraternità cristiana - scrisse - domandano che tra i popoli si instaurino rapporti di collaborazione attiva e multiforme", al fine di favorire "il movimento di beni, capitali, uomini" per poter "eliminare o ridurre" gli squilibri. Per questo - aggiunse Papa Roncalli - "vogliamo qui esprimere il nostro sincero apprezzamento per l'opera altamente benefica che l'Organizzazione della Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura svolge, per favorire tra i popoli intese feconde, per promuovere l'ammodernamento delle colture soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, per alleviare il disagio delle popolazioni che scarseggiano di alimenti".

Paolo VI sin dall'inizio del suo Pontificato - rivolgendosi il 23 novembre 1963 ai partecipanti alla xii conferenza internazionale - volle testimoniare la propria vicinanza a uno dei progenitori della Fao, quell'Istituto internazionale per l'agricoltura che dalla sua modesta sede in Villa Borghese aveva saputo percorrere una strada "che ha portato ai magnifici sviluppi che conosciamo oggi". Papa Montini, oltre a essere stato il primo a recarsi nella sede della Fao, ha anche ricordato nella Populorum progressio "la campagna contro la fame lanciata dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura", incoraggiata dalla Santa Sede e accolta generosamente dal mondo cattolico, soprattutto dalla Caritas. Non solo: negli undici messaggi scritti per la Giornata mondiale della pace, dal 1968 al 1978, Paolo VI fece sempre riferimento a queste tematiche.

Con Giovanni Paolo II il legame si è fatto - se possibile - ancora più intenso. In occasione delle tredici conferenze tenute dalla Fao dal 1979 al 2003 ha indirizzato, a volte attraverso il suo segretario di Stato in persona, altrettanti messaggi, oltre a quello fatto pervenire al vertice mondiale sull'alimentazione del 10 giugno 2002. Senza contare poi le tre visite alla sede dell'agenzia e i numerosi messaggi inviati al Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), che iniziò le sue attività nel 1978, lo stesso anno dell'elezione di Wojtyla al Pontificato.

Lo stesso Benedetto XVI, in continuità con il magistero dei suoi predecessori, ha rilanciato il tema in numerosi interventi, soprattutto nella recente Caritas in veritate. Il documento, raccogliendo l'eredità della Rerum novarum e delle grandi encicliche sociali, annovera il diritto all'alimentazione e la lotta alla fame nella più ampia categoria dello sviluppo vero, sostenibile e integrale. Tanto più che in questo 2009, per la prima volta, il numero degli affamati nel mondo ha superato il miliardo, con un incremento del 9 per cento solo nell'ultimo anno. In pratica in dodici mesi quasi 83 milioni di persone sono entrate a far parte di quel 15,6 per cento dell'umanità che non ha accesso al minimo di calorie che definiscono la cosiddetta "sicurezza alimentare".
Papa Ratzinger ha più volte ribadito la necessità di riforme strutturali, perché la fame e la malnutrizione sono inaccettabili e dar da mangiare agli affamati è un imperativo etico, e ha assicurato il sostegno della Santa Sede, dinanzi al panorama desolante di moltitudini di individui che reclamano acqua e cibo.
(gianluca biccini)


In nome della famiglia umana



Una denuncia chiara e realista di una situazione intollerabile: cresce il numero di chi soffre la fame, ma non se ne prende coscienza. A parlare in questi termini è stato Benedetto XVI di fronte alla Fao, l'organismo delle Nazioni Unite preposto all'alimentazione e all'agricoltura che ha riunito un vertice mondiale sulla sicurezza alimentare. Con un discorso per il quale è ragionevole attendersi interesse e risposte concrete provenendo da un'autorità a cui guardano con fiducia moltissime persone in ogni parte del pianeta, anche al di fuori della Chiesa cattolica.
In continuità con l'enciclica Caritas in veritate e con l'insegnamento dei suoi predecessori, il Papa ripete che il dramma della povertà - del quale "la fame è il segno più crudele e concreto" - non dipende dalla crescita della popolazione.

Questo è un dato acquisito e viene negato soltanto da motivazioni ideologiche o dalla difesa di interessi e privilegi. Già Paolo VI lo aveva detto nelle due encicliche sorelle in difesa della vita umana (Populorum progressio e Humanae vitae), poi più volte lo ha ripetuto Giovanni Paolo II e oggi lo ribadisce il loro successore, forte anche di un consenso che ora inizia a diffondersi anche negli organismi internazionali.

Il lungo discorso del Papa merita attenzione perché è realistico. Soprattutto interpella le autorità civili e le componenti della comunità internazionale. E lo fa con uno sguardo lucido che vede "la debolezza degli attuali meccanismi della sicurezza alimentare" e suggerisce cambiamenti. A nome della Chiesa cattolica - come già Paolo VI nel 1965 quando per la prima volta un Papa parlò davanti ai rappresentanti di tutti i popoli della terra - e senza alcuna pretesa di interferire nelle scelte politiche.

A nome cioè di una realtà mondiale preoccupata soltanto di difendere ogni persona umana. E il criterio della "comune appartenenza alla famiglia umana universale" è l'unico - ha sottolineato con forza Benedetto XVI - in nome del quale "si può richiedere ad ogni Popolo e quindi ad ogni Paese di essere solidale". Con un appello, dunque, alla ragione che impone con urgenza un cambiamento nell'agenda internazionale e nelle scelte concrete: ponendo fine alla scandalosa distruzione di derrate alimentari, modificando i meccanismi degli aiuti internazionali e della cooperazione, ridisegnando gli stessi rapporti tra le Nazioni, tornando a guardare con attenzione al mondo rurale, tutelando l'ambiente.

Ci si può domandare se il ragionare lucido e concreto di Benedetto XVI sarà ascoltato, se le sue parole saranno prese in considerazione. Molti forse le ignoreranno - e qui fondamentale è il ruolo dei media internazionali - e altri ricorreranno agli stereotipi di una Chiesa cattolica oscurantista di fronte a una presunta sovrappopolazione mondiale. Ma non sarà facile: il Papa ha infatti ribadito che la Chiesa è "rispettosa del sapere e dei risultati delle scienze, come pure delle scelte determinate dalla ragione". E in nome della ragione, oltre che della fede, parla.


g. m. v.



(©L'Osservatore Romano - 16-17 novembre 2009)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
15/10/2010 18:41
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Messaggio del Papa per la Giornata mondiale dell'alimentazione

Contro la fame un modello di sviluppo
fondato sulla fraternità


Per conseguire l'obiettivo della "libertà dalla fame" è necessario un nuovo modello di sviluppo fondato sulla fraternità. Lo scrive il Papa in un messaggio a Jacques Diouf, direttore generale della Fao, in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione. Di seguito il testo in una nostra traduzione dall'inglese.

Al Signor Jacques Diouf
Direttore Generale della Fao

1. L'annuale celebrazione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione è occasione per tracciare un bilancio dei risultati ottenuti dalle molteplici attività dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (Fao) per garantire a tanti nostri fratelli e sorelle nel mondo il nutrimento quotidiano. Essa è anche occasione per ricordare le difficoltà che si riscontrano quando sono carenti doverosi atteggiamenti improntati sulla solidarietà.

Troppo spesso, infatti, l'attenzione è deviata dai bisogni delle popolazioni, non si dà il giusto rilievo al lavoro dei campi e viene meno l'adeguata cura per i beni della terra. Così si creano squilibri economici e sono ignorati la dignità e i diritti inalienabili di ogni persona.
Il tema dell'odierna Giornata, Uniti contro la fame, è quanto mai appropriato per ricordare che è necessario l'impegno di ciascuno per dare al settore agricolo la sua giusta importanza. Ognuno - dai singoli alle organizzazioni della società civile, agli Stati e alle Istituzioni internazionali - deve dare priorità a uno degli obiettivi più importanti per la famiglia umana:  la libertà dalla fame. Per conseguire la libertà dalla fame è necessario assicurare non solo che sia disponibile sufficiente cibo, ma anche che ciascuno abbia quotidianamente accesso ad esso:  ciò significa promuovere mezzi e risorse necessari per sostenere una produzione ed una distribuzione che favorisca il pieno godimento del diritto all'alimentazione.
Gli sforzi per conseguire questo obiettivo sicuramente aiuteranno a realizzare l'unità della famiglia umana nel mondo. Sono necessarie iniziative concrete ispirate dalla carità e dalla verità - iniziative capaci di fronteggiare gli ostacoli naturali legati ai cicli delle stagioni o alle condizioni ambientali, così come gli ostacoli determinati dall'azione dell'uomo. La carità, se praticata alla luce della verità, può far superare divisioni e conflitti fino a far circolare da popolo a popolo, come un intenso scambio, i beni della creazione.

Un importante passo in avanti è stata la recente decisione della Comunità internazionale circa la tutela del diritto all'acqua, che, come la Fao ha sempre sostenuto, è essenziale alla nutrizione umana, alle attività rurali e alla conservazione della natura. Infatti, come il mio Venerato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, ha osservato nel Messaggio per la xxii Giornata Mondiale dell'Alimentazione, diverse religioni e culture riconoscono un valore simbolico all'acqua, da cui "scaturisce l'invito a essere pienamente consapevoli dell'importanza di questo bene prezioso e, di conseguenza, a rivedere i modelli attuali di comportamento per garantire, oggi e in futuro, che tutti possano accedere all'acqua indispensabile alle loro necessità e che le attività produttive, in particolare l'agricoltura, possano usufruire di quantità adeguate di acqua gratuita" (Messaggio per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione, 13 ottobre 2002).

2. Se la comunità internazionale intende essere realmente "unita" contro la fame, la povertà deve essere superata attraverso un autentico sviluppo umano, fondato sull'idea di persona come unità di corpo, anima e spirito. Oggi, invece, vi è la tendenza a limitare la visione dello sviluppo alla soddisfazione dei bisogni materiali della persona, soprattutto attraverso l'accesso alla tecnologia; un autentico sviluppo non è semplicemente funzione di ciò che una persona "ha", ma deve aprirsi ai valori più alti della fraternità, della solidarietà e del bene comune.
Di fronte alle pressioni della globalizzazione e sotto l'influenza di interessi che spesso rimangono frammentati, diventa saggio proporre un modello di sviluppo fondato sulla fraternità:  se esso è ispirato dalla solidarietà e orientato al bene comune, sarà in grado di proporre dei correttivi alla crisi mondiale in atto. Per sostenere immediatamente i livelli di sicurezza alimentare, vanno pensati adeguati finanziamenti in agricoltura capaci di riattivare i cicli produttivi, anche di fronte all'inasprirsi di condizioni climatiche ed ambientali. Queste condizioni, va detto, hanno un forte impatto negativo sulle popolazioni rurali, sulle coltivazioni e sui sistemi di lavorazione, specie nei Paesi già provati dalla carenza di nutrizione di base. I Paesi maggiormente sviluppati devono essere consapevoli che i crescenti bisogni mondiali richiedono un contributo consistente da parte loro. Non possono rimanere chiusi verso gli altri:  questo atteggiamento non contribuirebbe a far superare la crisi.

In questo percorso la Fao ha il compito indispensabile di esaminare la questione della fame mondiale a livello istituzionale e proporre iniziative particolari che coinvolgano i suoi Stati membri nel dare risposta alla domanda crescente di alimenti. Infatti, le nazioni del mondo sono chiamate a dare ed a ricevere in proporzione alle loro effettive necessità, in ragione di quella "urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà, specialmente nei rapporti tra i Paesi in via di sviluppo e i Paesi altamente industrializzati" (Caritas in Veritate, 49).

3. La recente meritoria campagna "1 BillionHungry", attraverso la quale la Fao cerca di accrescere la consapevolezza circa l'urgenza della lotta contro la fame, ha evidenziato la necessità di una risposta adeguata sia da parte dei singoli Paesi che da parte della comunità internazionale, anche quando la risposta è limitata all'assistenza o all'aiuto d'urgenza. Ecco perché una riforma delle istituzioni internazionali, pensata secondo il principio di sussidiarietà, diventa essenziale, poiché "le istituzioni da sole non bastano, perché lo sviluppo umano integrale è anzitutto vocazione e, quindi, comporta una libera e solidale assunzione di responsabilità da parte di tutti" (Ibid., 11).
Per eliminare la fame e la malnutrizione bisogna superare le barriere dell'egoismo, in maniera tale da lasciare spazio ad una feconda gratuità che deve manifestarsi nella cooperazione internazionale come piena espressione della fraternità. Ciò non esclude la giustizia ed è importante che le regole stabilite siano rispettate ed applicate, come pure i piani di intervento e i programmi d'azione che si rendono necessari. Ogni persona, popolo o Paese deve avere la possibilità di essere protagonista del proprio sviluppo, utilizzando gli apporti esterni secondo le priorità e le concezioni che trovano radice nelle tecniche tradizionali, nella cultura, nel patrimonio religioso e nella saggezza trasmessa di generazione in generazione all'interno della famiglia.

Nell'invocare la benedizione dell'Altissimo sulle attività della Fao, confermo a Lei, Signor Direttore Generale, che la Chiesa è sempre pronta ad adoperarsi per sconfiggere la fame. La Chiesa è costantemente all'opera, attraverso le sue strutture, per alleviare le condizioni di miseria in cui versa larga parte della popolazione mondiale, ben consapevole che il suo impegno in questo campo forma parte di uno sforzo comune internazionale per promuovere l'unità e la pace della Comunità dei popoli.

Dal Vaticano, 15 ottobre 2010



(©L'Osservatore Romano - 16 ottobre 2010)



                                                                          Stemma Benedetto XVI

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
16/10/2013 15:37
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE DELL'ALIMENTAZIONE 2013

fao

 

Al Signor José Graziano da Silva
Direttore Generale della FAO

1. La Giornata Mondiale dell'Alimentazione ci pone davanti ad una delle sfide più serie per l’umanità: quella della tragica condizione nella quale vivono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi bambini. Essa assume ancor maggiore gravità in un tempo come il nostro, caratterizzato da un progresso senza precedenti nei vari campi della scienza e da una crescente possibilità di comunicazione.

E’ uno scandalo che ci sia ancora fame e malnutrizione nel mondo! Non si tratta solo di rispondere ad emergenze immediate, ma di affrontare insieme, a tutti i livelli, un problema che interpella la nostra coscienza personale e sociale, per giungere ad una soluzione giusta e duratura.
Nessuno sia costretto a lasciare la propria terra e il proprio ambiente culturale per la mancanza dei mezzi essenziali di sussistenza! Paradossalmente, in un’epoca in cui la globalizzazione permette di conoscere le situazioni di bisogno nel mondo e di moltiplicare gli scambi e i rapporti umani, sembra crescere la tendenza all’individualismo e alla chiusura in se stessi, che porta ad un certo atteggiamento di indifferenza - a livello personale, di Istituzioni e di Stati - verso chi muore per fame o soffre per denutrizione, quasi fosse un fatto ineluttabile.
Ma fame e denutrizione non possono mai essere considerati un fatto normale al quale abituarsi, quasi si trattasse di parte del sistema. Qualcosa deve cambiare in noi stessi, nella nostra mentalità, nelle nostre società.

Che cosa possiamo fare?
Penso che un passo importante sia abbattere con decisione le barriere dell’individualismo, della chiusura in se stessi, della schiavitù del profitto a tutti i costi e questo non solo nelle dinamiche delle relazioni umane, ma anche nelle dinamiche economico-finanziarie globali. Penso sia necessario oggi più che mai educarci alla solidarietà, riscoprire il valore e il significato di questa parola così scomoda e messa molto spesso in disparte e fare che diventi atteggiamento di fondo nelle scelte a livello politico, economico e finanziario, nei rapporti tra le persone, tra i popoli e tra le nazioni. Solo se si è solidali in modo concreto, superando visioni egoistiche e interessi di parte, anche l'obiettivo di eliminare le forme di indigenza determinate dalla mancanza di cibo potrà finalmente essere raggiunto.
Solidarietà che non si riduce alle diverse forme di assistenza, ma che opera per assicurare che un sempre maggior numero di persone possano essere economicamente indipendenti.
Tanti passi sono stati fatti, in diversi Paesi, ma siamo ancora lontani da un mondo in cui ognuno possa vivere in modo dignitoso.

2. Il tema scelto dalla FAO per la celebrazione di quest'anno parla di: “Sistemas alimentarios sostenibles para la seguridad alimentaria y la nutrición”. Mi pare di leggervi un invito a ripensare e rinnovare i nostri sistemi alimentari, in una prospettiva solidale, superando la logica dello sfruttamento selvaggio del creato ed orientando meglio il nostro impegno di coltivare e custodire l'ambiente e le sue risorse per garantire la sicurezza alimentare e per camminare verso una nutrizione sufficiente e sana per tutti. Questo comporta un serio interrogativo sulla necessità di modificare concretamente i nostri stili di vita, compresi quelli alimentari, che, in tante area del pianeta, sono segnati da consumismo, spreco e sperpero di alimenti. I dati forniti in merito dalla FAO indicano che circa un terzo della produzione alimentare mondiale è indisponibile a causa di perdite e di sprechi sempre più ampi. Basterebbe eliminarli per ridurre in modo drastico il numero degli affamati. I nostri genitori ci educavano al valore di quello che riceviamo e che abbiamo, considerato come dono prezioso di Dio.

Ma lo spreco di alimenti non è che uno dei frutti di quella “cultura dello scarto” che spesso porta a sacrificare uomini e donne agli idoli del profitto e del consumo; un triste segnale di quella “globalizzazione dell’indifferenza”, che ci fa lentamente “abituare” alla sofferenza dell’altro, quasi fosse normale. La sfida della fame e della malnutrizione non ha solo una dimensione economica o scientifica, che riguarda gli aspetti quantitativi e qualitativi della filiera alimentare, ma ha anche e soprattutto una dimensione etica ed antropologica. Educarci alla solidarietà significa allora educarci all’umanità: edificare una società che sia veramente umana vuol dire mettere al centro, sempre, la persona e la sua dignità, e mai svenderla alla logica del profitto. L’essere umano e la sua dignità sono «pilastri su cui costruire regole condivise e strutture che, superando il pragmatismo o il solo dato tecnico, siano in grado di eliminare le divisioni e colmare i divari esistenti» ”  (Cfr. Discorso ai partecipanti della 38a sessione della FAO, 20 giugno 2013).

3. E’ ormai alle porte l'Anno internazionale che, per iniziativa della FAO, sarà dedicato alla famiglia rurale. Questo fatto mi offre l’opportunità di proporre un terzo elemento di riflessione: l’educazione alla solidarietà e ad uno stile di vita che superi la “cultura dello scarto” e metta realmente al centro ogni persona e la sua dignità, parte dalla famiglia. Da questa, che è la prima comunità educativa, si impara ad avere cura dell’altro, del bene dell’altro, ad amare l’armonia della creazione e a godere e condividere i suoi frutti, favorendo un consumo razionale, equilibrato e sostenibile. Sostenere e tutelare la famiglia affinché educhi alla solidarietà e al rispetto, è un passo decisivo per camminare verso una società più equa e umana.

La Chiesa cattolica percorre con voi queste strade, consapevole che la carità, l’amore è l’anima della sua missione. Che l’odierna celebrazione non sia una semplice ricorrenza annuale, ma una vera occasione per provocare noi stessi e le istituzioni ad operare secondo una cultura dell’incontro e della solidarietà, per dare risposte adeguate al problema della fame e della malnutrizione e alle altre problematiche che riguardano la dignità di ogni essere umano.

Nel formulare, Signor Direttore Generale, il mio cordiale augurio perché l'opera della FAO sia sempre più efficace, invoco su di Lei e su quanti collaborano a questa fondamentale missione la Benedizione di Dio Onnipotente.

Dal Vaticano, 16 ottobre 2013

FRANCESCO





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:08. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com