A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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La Tradizione è contraria alla Bibbia?

Ultimo Aggiornamento: 29/11/2009 22:47
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico  (Messaggio originale)Inviato: 15/01/2004 11.43
Ma la Tradizione è servita e serve per il bene della Chiesa o per la sua rovina?
Le Chiese primitive come erano organizzate? Seguivano solo la Bibbia o anche la Tradizione?
Ecco dei testi tratti dal sito www.murialdo.it e in parte dal mio sito:
    L'organizzazione della Chiesa

Una comunità deve avere un minimo di organizzazione. Anche la Chiesa se ne è data una, costituendosi dei capi (gerarchia o clero) e delle strutture (edifici detti chiese). Tale organizzazione si è evoluta durante i secoli. Tracceremo perciò un breve profilo storico.
a) L'organizzazione alle origini (I sec.)
Le comunità cristiane del I sec., diffuse ben presto nelle principali città dell’impero romano, hanno avuto la necessità di darsi un’organizzazione che assicurasse:
-     il sostegno alla fede dei singoli: riunioni di istruzione, di preghiera, eucaristia... (At 2,41-47);
-     la diffusione del messaggio ai non cristiani (Mt 28,19-20; Mc 16,15-16);
-     l’aiuto reciproco per sostenersi nelle persecuzioni ebraiche e romane;
-     il controllo contro le deviazioni dallo spirito e dall’insegnamento di Gesù (Gv 16,12-15; At 15; 1 Cor 1,5-8; 11-12; Gal 1-3; 1 Tim 1,3-7; ecc.).
Poiché il numero dei fedeli aumentava, gli apostoli dovettero scegliere in ogni città persone adatte ad essere capi che

-       continuassero nella Chiesa la loro presenza e quella di Gesù (Gv 20,21; Mt 28,20; Lc 10,16);
-       organizzassero la predicazione del vangelo (Mt 28,18-20; Mc 16,15-16; Gal 1,11-12; 1 Cor 1,17);
-       accogliessero nella comunità coloro che avevano creduto (iniziazione cristiana) (Mt 28,19);
-       accogliessero ogni successiva espressione di fede nei momenti fondamentali dell’esistenza (gli altri sacramenti) (Gv 20,23; 1 Cor 11,24-25).
            Segno della scelta ad essere capi era (ed è tuttora) l’imposizione delle mani sulla testa, allora da parte dell’apostolo, oggi da parte di un vescovo.
             Questo rito si chiama ordinazione (cfr. Atti 6,8; 13,3; 1 Tim 4,14; 5,22).
            In assenza degli apostoli (alcuni nel frattempo erano morti), la scelta dei capi dovette avvenire nei modi più diversi, a seconda delle situazioni locali (v. appendice).
            Sempre però fu richiesta, per l’esercizio dell’autorità, l’imposizione delle mani da parte di qualche vescovo, che garantisse il collegamento con Gesù. Nessuno infatti può dire di rappresentare Gesù, se non ha ricevuto da Lui la delega. E questa si ha attraverso la successione apostolica.
            Alla fine del I secolo è già delineata una distinzione precisa di funzioni nel gruppo dei capi (gerarchia):
-      capo della comunità è il vescovo (™p…skopoj - epíscopos = sorvegliante), visto come successore degli apostoli, centro della comunione dei cristiani, segno visibile della presenza di Gesù nella comunità;
   egli è aiutato
-     nella guida spirituale della comunità dai presbiteri (= anziani - di qui  il termine "preti");
-     nella organizzazione materiale (beneficenza, assistenza, amministrazione dei beni della comunità) dai diaconi (= servitori) (At 6) e dalle diaconesse (Rom 16,1). Cfr. la testimonianza di Ignazio di Antiochia († 107 circa).
b) Tra il II e il V secolo
            Tra il II ed il V secolo, le varie comunità cristiane si organizzano erritorialmente in base al principio dell’accomodamento alle divisioni amministrative dell’impero romano (provincia e diocesi).
Capo della comunità locale è il vescovo, aiutato dai preti e dai diaconi.
Quanto più è importante la città, tanto più il vescovo della Chiesa che ivi si riunisce acquista importanza in relazione ai vescovi vicini, sui quali svolge una funzione di controllo. A seconda dell’importanza della Chiesa, il vescovo ha il titolo di patriarca, metropolita (= arcivescovo), vescovo.
Ogni Chiesa metropolitana ha molti vescovi suffraganei (= che concorrono all'elezione del metropolita) e a sua volta il patriarcato è formato da molte Chiese metropolitane, delle quali la più importante è la stessa sede patriarcale.
            La struttura organizzativa del V secolo è rimasta sostanzialmente immutata fino ad oggi.
Continua....
Salvatore


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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 15/01/2004 11.44
c) La situazione della Chiesa oggi
            (secondo i cattolici)
-     Oggi la Chiesa è divisa territorialmente in diocesi, a capo di ognuna delle quali sta un vescovo.
      In occidente di norma è nominato dal vescovo di Roma, il papa.
      Tra i vescovi c'è una gerarchia:
      Patriarca - Arcivescovo - Vescovo.
-     I vescovi formano il Collegio Episcopale, il cui capo è il vescovo di Roma come successore di Pietro ("primus inter pares" = primo fra uguali).
      Il Collegio Episcopale, riunito insieme al vescovo di Roma (papa), costituisce il Concilio Ecumenico.         
      L'insieme dei vescovi di una regione o di uno stato forma una Conferenza Episcopale.
-     Il vescovo è aiutato dai preti, dai diaconi.
      I preti e i diaconi sono nominati (= ordinati) dal vescovo, col consenso, almeno indiretto, del popolo cristiano.
      A questa chiamata precede un periodo di formazione.
-     Per attività pastorali meno importanti ci sono degli incaricati (ministri istituiti).
3. Il laicato nella Chiesa
    a) Chi è il laico?
            "Laico" è una parola usata oggi con almeno due diversi significati, sui quali dobbiamo intenderci:
1.   Laico è un aggettivo sostantivato proveniente dal greco laÕj - laòs (= popolo).
      Prima del Cristianesimo, indicava il semplice cittadino, membro del popolo, privo di un qualsiasi grado gerarchico.
      Il Cristianesimo si è appropriato di questo termine usandolo per indicare ogni membro della Chiesa non appartenente alla gerarchia.
Purtroppo di "laico" viene data una definizione solamente "negativa". È difficile trovare una definizione "positiva" che vada bene anche per i religiosi "laici".
2.   La medesima parola è stata a sua volta "catturata" recentemente dai politici e viene usata anche col significato di non cristiano: es. le forze laiche, in contrapposizione alle forze cattoliche.
      Noi la usiamo nel senso cristiano.
      Definiamo dunque laici tutti coloro che fanno parte della Chiesa (cristiani battezzati), senza rivestire incarichi nella gerarchia.
      Come abbiamo visto nel capitolo precedente, il laico può essere religioso o secolare.
      Qui parleremo dei laici secolari, che costituiscono la stragrande maggioranza dei cristiani.
      Dei laici religiosi abbiamo parlato nel capitolo precedente.
 
b) Funzioni del laico secolare
            Dovremmo ripetere qui il medesimo discorso svolto nel capitolo precedente sulle funzioni profetica, sacerdotale e regale dei secolari.

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 15/01/2004 11.46
L'elezione dei vescovi in Occidente
      Non c’è stato un uso costante ed uniforme, però si può indicare la seguente linea evolutiva:
a)  Nei primi secoli della Chiesa (III-V sec.), concorrono ad eleggere il vescovo tutti i capifamiglia cristiani della diocesi (cfr. il caso di s. Ambrogio a Milano).
b)  Quando i vescovi assunsero anche importanza politica (da Costantino - IV sec.- in poi) ed essere vescovo divenne anche un titolo d’onore, iniziarono allora ad esserci fra i cristiani controversie e divisioni per l’elezione del vescovo. Per evitare questo, l’elezione venne affidata al clero.
c)  In un successivo momento (V-VI sec.), sempre per evitare litigi dovuti ad ambizione di potere, si incaricarono di eleggere il vescovo solo i «notabili» del clero (canonici), oppure alcune famiglie potenti (cfr. quanto avvenne per il vescovo di Roma, eletto, anche ora, dai notabili del clero di Roma, i cardinali, anche se di fatto i cardinali sono sparsi in tutto il mondo).
d)  In varie occasioni e luoghi (VI-XI sec.), intervennero nell’elezione del vescovo i príncipi, i re e poi l’imperatore del Sacro Romano Impero
-   o per ingerenza autonoma (principio: "cuius regio eius et religio", cioè il re ha anche il potere religioso);
-   o su invito dei fedeli che non erano riusciti a mettersi d’accordo sulla persona da eleggere;
-   o per richiesta dell’eletto stesso, che desiderava avere maggiore autorità od eliminare contendenti.
Questo fece sì che lentamente la massima autorità politica, cioè l’imperatore, cominciasse ad eleggere a vescovi persone di suo gradimento o a confermarne l’elezione (investitura). Spesso, assieme al potere spirituale, l’imperatore dava anche al vescovo un potere politico (vescovi-prìncipi, marchesi, duchi o conti).
Questo modo di elezione fu accolto abbastanza bene dal popolo cristiano, in base al principio che anche l’autorità politica veniva da Dio (Rom 13).
Questo sistema, in vari casi, produsse però gravi inconvenienti:
1.    vescovi eletti con criteri non religiosi, ma politici o militari;
2.    vescovi che risiedevano normalmente alla corte imperiale, mentre la loro diocesi era spiritualmente abbandonata;
3.    vescovi senza una formazione teologica adatta, più signorotti medievali che pastori.
Tutto questo provocò grande decadenza spirituale e morale nel clero e nel laicato cristiano.
e)  Nel sec. XI il movimento monastico, soprattutto di Cluny, cercò di reagire a questi inconvenienti in nome della "libertas Ecclesiae". Personificazione di questa reazione fu il monaco di Cluny, Ildebrando di Soana, divenuto papa nel 1073, col nome di Gregorio VII. Egli volle liberare la Chiesa d'Occidente dalla tutela-oppressione dell’imperatore, onde poter avere pastori (vescovi e preti) che fossero all’altezza del loro compito. Per questo diede inizio alla lotta per le investiture. Essa si concluse nel 1122 col trattato di Worms: le nomine dei vescovi in Occidente diventarono di competenza del vescovo di Roma.
    Questo fatto ha lasciato l'impressione nel popolo cristiano occidentale che il papa fosse il capo della Chiesa universale.
f)   La lotta ebbe ancora qualche ripresa nel 1200, ma terminò con Innocenzo III (Concilio Lateranense IV del 1215).
g)  Alla fine del 1300 ritornò l’ingerenza statale nella nomina dei vescovi, ma questa volta per concessione pontificia (vari concordati), fatta soprattutto per ottenere per la Chiesa di qualche nazione o per lo Stato Pontificio "beni maggiori" (?). Sorsero così varie forme di regalismo 1  (gallicanesimo, giuseppinismo...), che rimasero fino alla Rivoluzione Francese (fine 1700).
h)  Nel 1800-1900 si stipularono vari concordati fra stati e Santa Sede, che permisero ancora ingerenze statali nelle nomine dei vescovi (si richiedeva infatti almeno il gradimento statale del vescovo eletto, oppure la scelta da parte dello stato su una terna di nomi, ...). Alcuni stati intervennero anche nella elezione del vescovo di Roma. Il culmine fu raggiunto nel 1904 col veto posto dall’Austria all’elezione a papa del card. Rampolla, veto che portò all’elezione di Pio X, il quale però, con un suo decreto, eliminò (speriamo per sempre) ogni ingerenza degli stati nell’elezione del papa.
i)   Il Concilio Vaticano II invitò i capi di stato cattolici (erano solo più Spagna e Portogallo) a rinunciare spontaneamente ai diritti e privilegi che avevano in relazione alla nomina dei vescovi e fece voti che in futuro non fossero più concessi (Decreto sull’Ufficio Pastorale dei Vescovi n. 20 del 28.X.1965).
     Oggi ci sono pressioni perché il vescovo torni ad essere eletto dai cristiani, come già si faceva in antico. Tuttavia, data l'attuale confusione su chi è cristiano e chi non lo è (basta essere battezzati da piccoli per essere cristiani?), questa proposta sembra per ora irrealizzabile.
Un'evoluzione analoga all'elezione dei vescovi si è avuta nei modi per scegliere i preti da ordinare. Col tempo è prevalsa la consuetudine di affidare al vescovo e ai suoi collaboratori il totale controllo sulla formazione e sull'elezione dei preti. Tuttavia il popolo cristiano in molte occasioni è stato chiamato ad esprimere il proprio consenso (applausi) oppure la propria eventuale opposizione all'ordinazione.


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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 15/01/2004 11.54
Senza la Tradizione potremmo provare la storicità della risurrezione di Cristo?
Spessp metodi di analisi pentecostale, sono molto superficiali, e prive di solide basi, i testi che seguiranno dimostrano invece il rigore cattolico nel dimostrare ogni cosa, compre la storicità della risurrezione di Cristo, per far questo bisogno per forza conoscere la mentalità ebraica di quei tempi, gli usi e i costumi, e non per ultima la Tradizione cristiana.
La STORICITA' della RISURREZIONE
Analisi di alcuni documenti

 
In questo capitolo analizzeremo
i seguenti documenti:
-  Giovanni 20,1-10 (i lini sepolcrali)
-  Matteo 27-28     (le guardie al sepolcro)
-  il vangelo (apocrifo) di Pietro

Per stabilire la storicità della risurrezione, ci limiteremo all’analisi dettagliata (in traduzione letterale) di due brani dei vangeli canonici che riteniamo particolarmente significativi:
-     la disposizione dei lini sepolcrali: Gv 20,1-10;
-     le guardie al sepolcro: Mt 27,57-66 e 28,11-15.
Ci porremo poi il problema delle divergenze contenute nei racconti e vedremo come il vangelo di Pietro (apocrifo) abbia tentato di eliminarle.                                                            
Primo documento
1. Gv 20,1-10: i lini sepolcrali
a) Informazioni preliminari sul IV vangelo
1.   La tradizione antica è unanime nel dire che questo vangelo lo scrisse (o dettò) Giovanni, l'apostolo amato da Gesù, ad Efeso, quando era vecchio.

Unica voce contraria: Eusebio di Cesarea. Egli riferisce una testimonianza più antica, secondo cui ad Efeso c'erano due Giovanni: Giovanni l'apostolo e Giovanni l'anziano (in greco "presbìtero") e che il vangelo l'avrebbe scritto "l'anziano", non l'apostolo.
2.   Fino al 1700 la totalità degli studiosi accettava la tradizione e collocava questo vangelo verso gli anni 80/90. Dal 1700 i "critici" tedeschi (= la scuola critica o razionalista, che cercava di leggere i vangeli servendosi della sola ragione e togliendo perciò da essi tutto il "miracoloso" - v. cap. successivo) accettarono invece la tesi di Eusebio e collocarono questo vangelo dopo il 100 - alcuni anche al 180 - onde rendere possibile le amplificazioni popolari per far sorgere il "miracoloso".
3.   I dati attuali
Scoperte archeologiche recenti hanno portato nuova luce su tale questione:
-     il papiro P52, trovato in Egitto nel 1934 (v. fig.), contiene alcuni versetti del cap. 18 di questo vangelo. È stato datato dai papirologi attorno al 125 d.C. Quindi, tenuto conto che per essere copiato e per arrivare da Efeso in Egitto c'è voluto un po' di tempo, restano confermate le date che pongono questo vangelo attorno al 100 o anche prima.
-     La scoperta a Gerusalemme della piscina di Bethesdà (Gv 5,1-9) nel 1898 e del Lithò-strotos (Gv 19,13) con gli annessi del palazzo del pretorio (1900-1963) hanno rivelato che l'autore conosceva bene la città prima della sua distruzione del 70 d.C. e quindi quasi sicuramente è un testimone oculare dei fatti che racconta (come emerge anche da tanti altri particolari del libro).
4.L'autore si firma "il discepolo che Gesù amava".
Chi può essere?
Tre sono, secondo i vangeli sinottici (cioè Mt, Mc e Lc), i discepoli amati da Gesù: Pietro, Giacomo e Giovanni. Dovremo quindi cercare l'autore del vangelo tra uno di questi tre.
Ora il "discepolo che Gesù amava"
-     non può essere Pietro, perché è nominato insieme al discepolo amato (cfr. Gv 20,2);
-     non può essere Giacomo "fratello di Giovanni", perché  è stato ucciso da Erode nel 43 (Atti                   12,3) - troppo presto;
-      allora non rimane che Giovanni.
E che sia Giovanni può essere confermato da due indizi:
* Giovanni non è mai nominato in tutto il IV vangelo, che pure è il vangelo che riferisce il maggior numero di interventi di apostoli;
* i Giovanni famosi nel N.T. sono due: il Battezzatore e l'Apostolo. In questo vangelo, quando si parla di Giovanni il battista, lo si chiama semplicemente Giovanni. Questo è possibile solo se l'autore del vangelo è l'altro Giovanni, non essendoci  ambiguità, non c'è la necessità, come fanno i Sinottici, di qualificarlo come "il battezzatore".
b) Analisi del testo

È l'unico vangelo canonico che parla dettagliatamente della disposizione dei lini nel sepolcro di Gesù.
1. Il primo (giorno) della settimana, Maria la Maddalena va di buon mattino quando c’è ancora tenebra al sepolcro e vede la pietra tolta dal sepolcro.
* il primo (giorno) della settimana: è la domenica dopo la sepoltura di Gesù. Essa, secondo tutti i vangeli, è avvenuta il venerdì nel tardo pomeriggio. Dicono infatti che (stava per cominciare il sabato, cosa che, secondo gli ebrei, avviene al tramonto del sole).
*Maria Maddalena: Maria di Màgdala (località della Galilea sul lago di Genezareth) è persona ben nota ai vangeli: Mt 27,56-61; Mc 15,40-47; 16,1.9; Lc 8,2; 24,10; Gv 19,25; 20,18.
   Secondo Giovanni ad andare al sepolcro quella domenica  mattina è stata una sola donna: Maria Maddalena (ma al v. 2 c’è il plurale «non sappiamo» che fa pensare che le donne fossero più di una).
   Qui c’è una divergenza rispetto ai sinottici:
-  per Matteo le donne sono 2: Maria Maddalena e l’altra Maria (28,1);
-  per Marco le donne sono 3: Maria Maddalena, Maria quella di Giacomo e Salome (16,1);
-  per Luca le donne sono almeno 5: Maria di Màgdala, Giovanna, Maria di Giacomo e «le altre» (24,10)
* quando c’è ancora tenebra: c'è divergenza rispetto a Mc 15,2 che dice: «sorto il sole» (e tuttavia prima Marco aveva detto «assai di buon’ora», come anche Luca 24,1: «ai primi albori»).
Qualche commentatore preferisce interpretare la frase di Giovanni non in senso storico, ma in senso figurato: Maria era ancora nella tenebra dell’incredulità.
Sant’Agostino invece interpreta: Maria Maddalena partì da casa quando c’era ancora tenebra e giunse al sepolcro quando il sole era già alto.
 la pietra tolta dal sepolcro: nei sepolcri ebraici dei tempi di Gesù (ne conosciamo almeno 4), la pietra posta all’ingresso non può «ribaltare», essendo bloccata in una scanalatura praticata nel tufo (si veda nei disegni e foto) e perciò il sepolcro non può essere stato aperto dall’interno con una spallata. Per questo Maria conclude che il cadavere è stato rubato.
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Da: Crociato2Inviato: 16/01/2004 9.36
Buon giorno a tutti.
E' una ricostruzione dei fatti molto ben fatta, grazie per questo lavoro.
A quanto è stato scritto volevo partire da un esempio di vita quotidiana.
Credo che anche gli Evangelici e i Protestanti in generale hanno con sè un bagaglio di tradizioni che custodiscono e conservano insegnando poi agli altri ciò che essi hanno appreso.
Un esempio deriva dalla tradizione che potremo chiamare di Lutero (o Calvino, o altri).
Gli Evangelici come i Protestanti non possono fare a meno di dover tramandare ai loro posteri i fatti avvenuti del cristianesimo come è l'esempio limpido del Credo Apostolico.
Questo Credo Apostolico non è scritto nella Bibbia, ma è stato formulato dalla Bibbia attraverso persone (Padri della Chiesa) che hanno fatto un riassunto della predicazione degli apostoli, ma che questo Credo avrebbe dovuto ripetersi è stato insegnato e comandato dalla Chiesa Cattolica e Gesù non ha mai detto di usarlo come simbolo della nostra fede.
Mentre sia noi, cattolici romani, sia la Chiesa Ortodossa, sia la maggior parte dei Protestanti e degli Evangelici che ne derivano, usano il Credo Apostolico quale simbolo della Fede tramandandolo di generazione in generazione.
Questo è un esempio concreto di che cosa significa Tradizione.
Ci sono altri esempi, ma credo che per ora basti per pensarci su.
Sia lodato Gesù Cristo, by Luca

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 16/01/2004 11.06
...mi unisco volentieri a queste riflessioni....sempre ringraziando il meticoloso lavoro di Salvatore come un piccolo sorcetto da biblioteca......(grazie)
e ringrazio anche Luca alias crociato che se pur sporadicamente quando può...tra un impegno e l'altro ci arricchisce.....
Dunque se la Tradizione (qualsiasi, cioè nel termine puro della parola) dovesse condurci alla perdizione......allora lo siamo già....perchè tutta la storia dell'uomo è in sè un TRADIZIONE.....
-Usiamo il fuoco perchè i nostri antenati l'hanno scoperto...ed è una sorta tradizione l'uso che ne facciamo.....
-Scriviamo perchè qualcuno ha inventato l'alfabeto...meno di 30 lettere eppure TRADIZIONALMENTE mettendolo queste nei dovuti modi noi possiamo COMUNICARE......
-abitiamo nelle case perche' TRADIZIONALMENTE l'uomo l'ha trovato più comodo che abitare nelle caverne o sulle palafitte......
-ci vestiamo...perchè TRADIZIONALMENTE  andare in giro nudi ci farebbe vergognare come TRADIZIONALMENTE è riportato nella Genesi.....
Sempre TRADIZIONALMENTE....perchè gli evangelici usano portare i pantaloni e non magari le tuniche? Gesù NON portava i pantaloni, ma seguiva tradizionalmente il modo di vestirsi della sua epoca.......
A parte ovviamente la mia provocazione in questi esempi, essi però ci fanno comprendere il pericolo che esiste nel denigrare il senso poi della TRADIZIONE DELLA CHIESA.....se prima non comprendiamo o lo ignoriamo volutamente, che cosa vuol dire una TRADIZIONE....
Potremmo così citare I COMPLEANNI......è una tradizione quello di festeggiarli annualmente......e non credo che un evangelico si dimentichi il giorno in cui gli è morto un figlio o un genitore o un amico caro......
Da questo forum:
 TRADIZIONI  DI UOMINI .......al messaggio 36 del 2002 ne parlammo...e vorrei riproporvi una meditazione a questo proposito:
Credo che tutte le tradizioni, fintanto che mantengono la loro matrice antropologica, cioè di fattura umana, siano su quel tenue filo che separa il bene dal male. La Bibbia ne è piena...
Se guardiamo, però, al momento della Rivelazione, ci accorgiamo che Dio vuole dichiararsi per quello che è e per quello che intende fare dell'uomo uscito dalle Sue mani.
Vale a dire che, lentamente, Egli da un senso e un fondamento a gran parte delle tradizioni, ad usanze già inserite nel tessuto connettivo del popolo eletto.
Ad es., il sacrificio umano, forse la più barbara delle tradizioni cultuali, diffusa nel Canaan e nel vicino oriente, cessa di essere "tradizione negativa" nel momento che l'angelo ferma la mano di Abramo. E' come se Dio avesse voluto dire: "OK, fino adesso avete fatto così, è stato il vostro modo di rendere culto all'idea che avevate di dio. Ma io, Dio, vi dico che da adesso in poi, il sacrificio dovrà escludere la vittima umana...".
Infatti, anche il profetismo, ad un certo punto, supererà l'idea di sacrificio animale come alternativo e legittimo, per parlare di un culto "interiore", un sacrificio che riguarda la sfera più intima e per questo, più simile al Dio cui lo si offre.
Sarà Cristo a riprendere la tematica del sacrificio abramitico e a realizzare su quel modello, l'opera salvifica totale.
Questo, ovviamente, è solo un esempio per dire che le tradizioni, solamente umane, potrebbero portare allo sfascio totale, proprio perché sconnesse dal fine ultimo che le riveste di senso umano e divino insieme, di storia e di metastoria, di tempo e di eternità.
Se usassimo la teoria matematica degli insiemi, potremmo far congiungere l'insieme A (l'uomo e la storia) con l'insieme B (Dio e l'eternità).
Il loro punto di contatto, la dove si toccano, AB, è la relazione tra quello di cui siamo capaci come uomini con quello di cui potremmo essere capaci come creature "divinizzate" dallo Spirito.
Lo stesso vale per le tradizioni: se rimangono manufatti umani, sono poco più di una brocca o di un tavolo, per quanto belli e preziosi.
Ma se corrette dal piano che Dio ha sulla creazione, ecco che acquistano senso e valore perché comunicano una particella di verità quale anticipo di quella verità totale che la tradizione (quella buona) intende presentare e conservare, assumere e prefigurare.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 16/01/2004 11.32
Mi correggo...dal messaggio precedente sempre dal collegamento che vi ho segnalato......il messaggio citato era il 22 e non il 36......
Dunque...sempre dal medesimo collegamento, vi farei riflettere su alcune risposte che Raptor diede a suo tempo al messaggio 32 (questa volta è giusto), rispondendo ad un evangelico:
Ti chiedo: sei sicuro di quello che scrivi? Vediamo un po':
   
è importante conoscere la Parola di Dio, e non c'è bisogno di essere grandi luminari per comprenderla.
La Bibbia dice una cosa diversa
2 Pt 3,16 In esse [parla delle lettere di Paolo]ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per la loro propria rovina.
Quindi è importante conoscere la Scrittura ma occorre saperla comprendere.Ma poichè io non posso sapere se faccio parte o no della categoria degli "ignoranti e degli instabili" ho bisogno di avere un'autorità che mi dica come leggerla. E' biblico questo? Sì, se leggiamo:
2 Pt 1,20 Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata interpretazione perchè non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio.
L'ignoranza delle scritture è ignoranza stessa di Cristo.
Pienamente d'accordo
Tutti gli insegnamenti di Gesù sono contenuti nella Bibbia
Non è vero che tutti gli insegnamenti di Gesù sono contenuti nella Bibbia:
Gv 20, 30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli ma non sono stati scritti in questo libro.
Gv 21,25 Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
2Gv 1,12 Molte cose avrei da scrivervi ma non ho voluto farlo per mezzo di carta e inchiostro;
3 Gv 1,13 Molte cose avrei da scrivervi ma non voglio farlo con inchiostro e penna.
ecco alcuni esempi:
Questo libro della legge non si diparta mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte, avendo cura di mettere in pratica tutto quello che v'è scritto(Giosuè 1:8)
Qui non si dice affatto che tutto quello che bisogna sapere è contenuto nella Bibbia
Queste cose sono scritte, affinchè crediate che Gesù è il Cristo, il Figliol di Dio, e affinchè, credendo abbiate vita nel suo nome (Giovanni 20:31) 
Se leggi questo versetto attentamente vedrai che Giovanni sta solo dicendo il motivo per il quale ha scritto il suo Vangelo: convincere i lettori che Gesù è il Cristo. Solo questo. Se gli diamo il significato che gli vuoi dare tu, allora questo significherebbe escludere automaticamente gli altri tre Vangeli e renderebbe inutili le lettere scritte dagli apostoli ( e da Giovanni stesso). Si arriverebbe all'assurdità del passaggio dalla Sola Scriptura alla Sola Joannem!
Quando l'Apostolo Paolo Evangelizzò i Giudei di Berea, è detto che ricevetero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le scritture per vedere se le cose stavano così (Atti 17:11)
Ti rispondo adattando quanto ho già scritto in un altro forum nel quale trattavo  lo stesso argomento.
Per capire tutto il testo bisogna tornare indietro di qualche versetto e leggere cosa hanno fatto gli abitanti di Tessalonica. E allora ecco qui il versetto: “ Secondo il suo solito, Paolo si recò presso di loro [i tessalonicesi] e per tre sabati discusse con loro a partire dalle Scritture, mostrando e sostenendo che il Cristo doveva patire e risoreger da morte e che “quel Gesù che io vi annuncio, questo è il Cristo”.
 Ci sono due momenti fondamentali: il primo è l'elogio nei confronti degli abitanti di Berea ,definiti più "aperti"  dei tessalonicesi, il secondo è il comportamento che essi tenevano ( ogni giorno interrogavano le Scritture). Perchè i bereani sono elogiati? certamente non perchè interrogavano le Scritture, in quanto i tessalonicesi facevano la stessa cosa. Infatti nel versetto precedentemente citato dice: " Secondo il suo solito Paolo si recò presso di loro, e per tre sabati discusse con loro a partire dalle Scritture” In realtà i  tessalonicesi ascoltarono la predicazione di San Paolo, in quanto non lo rifiutarono nè dopo il primo nè dopo il secondo sabato, ma solo alla fine del terzo respinsero il suo insegnamento, dopo aver ascoltato e discusso, poichè, confrontando la Scrittura con ciò che San Paolo andava predicando, si convinsero che si sbagliava. Allora bisogna dedurre che i bereani sono stati definiti "aperti"proprio perché hanno accettato la predicazione orale di Paolo in aggiunta a quanto trovavano scritto in quello che per noi oggi è l'A.T.
Una possibile obiezione potrebbe che gli abitanti di Berea cercavano nelle Scritture la conferma a ciò che Paolo diceva, subordinando così il suo insegnamento orale a ciò che invece si trovava scritto nella
Bibbia. In realtà questa obiezione è priva di fondamento perchè, avendo i bereani solo l' A.T., confrontando gli insegnamenti di paolo con le Scritture avrebbero trovato molte contraddizioni: una ad
esempio, potrebbe essere "occhio per occhio, dente per dente" contro "Ama il tuo nemico" ; un’altra potrebbe essere la citazione da Dt 21,23, riportata anche in Gal 3,13, “maledetto colui che pende dal legno” riferito a Gesù.
In pratica i berani hanno accettato un insegnamento orale in aggiunta alla Scrittura.
Lo stesso Apostolo afferma che tutto quello che fu scritto per l'Addietro, Fu scritto per nostro ammaestramento (Romani 15:4)
Anche qui nulla che faccia pensare al fatto che tutto ciò che tutti gli insegnamenti di Gesù sono contenuti nella Bibbia
San Paolo ancora, mandando la sua lettera alla chiesa di Colosse, raccomanda a quei Cristiani di farla legere ad altre Chiese: Quando questa Epistola sarà stata letta fra voi, Fate che sia Letta anche nella Chiesa dei Laodicesi, e che anche Voi leggiate quella che vi sarà mandata da Lodicea" (colossesi 4:16). Egualmente, scrivendo ai Tessalonicesi: "Io vi scongiuro per il Signore a far si che questa epistola sia letta a tutti i fratelli" (1 Tessalonicesi 5:27)
Anche qui si può fare la stessa affermazione fatta in precedenza:non cè nulla che faccia pensare al fatto che ciò che gli insegnamenti di Gesù sono contenuti nella Bibbia. E' vero, invece che è giusto che la lettera di Paolo sia conosciuta da tutti, quindi anche da noi.
Sempre San Paolo, scrivendo al suo collaboratore Timoteo dice: Sin da fanciullo hai avuto conoscenza degli scritti sacri, i quali possono renderti savio a salute (II Timoteo 3:15)
Timoteo aveva avuto accesso ( sin da fanciullo, si legge) solo a qello che per noi è l'A.T. Ovviamente l' A.T. è fondamentale per la nostra conoscenza del progetto divino ma anche questo brano  non prova che la Bibbia contiene tutto ( sto diventando ripetitivo ma non è colpa mia). 
L'Apostolo Pietro aggiunge: "Abbiamo pure la Parola proftica, più ferma. Alla quale fate bene di prestare attenzione, come una lampada splendende in luogo oscuro (II Pietro 1:19)
Ti ho citato prima il versetto successivo che tu hai dimenticato di riportare. Qui, comunque la parola profetica non si riferisce solo a quella scritta ( altrimenti Pietro avrebbe detto "la Scrittura" come facevano tutti gli ebrei dell' epoca) ma alla parola che può essere sia scritta che verbale.
Finalmente l'Apocalisse dichiara: Beatao Chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che sono scritte in essa"(Apocalisse 1:3)
Amen! ( Per non continuare ad essere ripetitivo...)
Poi se leggette Mateo Cap. 4 che parla della tentazione di Gesù nel deserto vedi che Gesù ha detto STA SCRITTO è il nemico l'ha lasciato.
E' vero, ma anche satana aveva usato i versetti della Scrittura per tentare Gesù.Questo ci dimostra che, al di là della parola scritta, è importante anche l' interpretazione che si dà di quella Parola. Gesù è colui che l'interpreta in modo perfetto ( egli E' la Parola) lo Spirito Santo è colui che ce la insegna ma è la Chiesa che ha il compito di insegnare ciò che lo Spirito Santo vuole dire.
Come vedete tutto è concentrato sull'insegnamento della Parola di Dio. Una dottrina solo se è contenuta nela Parola di Dio è vera, altrimenti è tradizione di uomini.
Anche questo non è vero. Abbiamo già detto che il canone biblico non è contenuto nella Bibbia eppure è vero.
Per quando riguarda che lo Spirito Santo avrebbe rivelato cose future, si riferisce che Gesù mandanto lo Spirito Santo agli Apostoli, li avrebbe rivelato ogni cosa e li avrebbe guidati a scrivere tutto il nuovo testamento.
Anche questo non è vero come dimostrano i versetti sopra citati. A questo aggiungo che alcune lettere di San Paolo sono andate perse. La letetra ai Laodicei, per esempio, oppure altre menzionate sempre da San Paolo in Cor 5,9. In realtà per i cattolici, il fatto che una parte della parola scritta di Dio sia andata persa non è un dramma perchè la Tradizione ( quella divina non quella umana, naturalmente) è conservata dal magistero della Chiesa.
Al contrario ci sono diverse migliaia di denominazioni protestanti (che affermano di credere solo nella Bibbia) e che in realtà hanno come unico punto di accordo un ingiustificato odio anti cattolico mentre differiscono fra di loro in molti punti dottrinali a volte molto gravi.
Lo Spirito Santo è quello che convince, che converte e che ci ricorda la Parola di Dio.
Anche qui non possiamo che dire AMEN! Aggiungendo una domanda: perchè accontentarsi solo della Parola scritta? Noi cattolici non crediamo al principio della Sola Scrittura ma quello del Solum Verbum Dei!
Sia lodato Gesù Cristo
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29/11/2009 22:46
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 16/01/2004 11.58
Infine.....ma solo per ora....in questo forum:
abbiamo dimostrato ampiamente come essi stessi VIVONO DI TRADIZIONE.....e vorrei che vi soffermaste particolarmente su una affermazione di un pastore Evangelico, tale Traettino che alla domanda di Salvatore che apre il forum..CI SCAGIONA....
Leggiamo cosa scrive:
È necessario che qualcuno abbia la parola finale, c'è bisogno di un capo (oggi una parola impopolare...!). Come Cristo è capo della chiesa, e il marito è capo della moglie, cosí il disegno di Dio prevede che dovunque ci sia un'aggregazione di uomini, una comunità, un progetto, c'è bisogno di unità di leadership. A questa esigenza risponde il governo apostolico.
..........
Traettino dice:
cosí il disegno di Dio prevede che dovunque ci sia un'aggregazione di uomini, una comunità, un progetto, c'è bisogno di unità di leadership......
..............
Traettino ha ammesso che anche loro HANNO BISOGNO DI UN CAPO VISIBILE.....che non sia il Papa naturalmente....allora mi chiedo da dove prenderanno le giustificazioni evangeliche se negano il Primato Petrino?.....faccio notare che Traettino non ha fatto citazioni evangeliche....
........
ed ecco ora come Traettino, pastore evangelico ci viene ad ASSOLVERE da questa accusa sulla Tradizione.....
egli scrive:
Infine, dobbiamo guardare all'eredità, alla continuazione della famiglia, ai figli spirituali. Anche all'interno delle nostre realtà spirituali e comunitarie è necessario che il cuore dei padri vada verso i figli, e quello dei figli verso i padri. Per preparare un popolo ben disposto! I padri siano d'esempio per i figli, i figli rispettino i padri, si coltivi il senso di alleanza e di un progetto comune e una cultura dell'apertura del cuore, del rispetto e dell'ascolto. Per farsi ammaestrare.
..........
parole come:
eredità; progetto; cultura.........hanno in se stessi la chiara tendenza a mantenere una sorta di TRADIZIONE che in questo caso, ovvio, deve andare CONTRO LA CHIESA CATTOLICA.......da qui nasce L'INGANNO......Una Tradizione si, certamente, ma che NON sia quella della Chiesa......
diversamente Traettino che è un pastore evangelico dovrebbe ABOLIRE LA PAROLA EREDITA'.....
è incomprensibile a questo punto un certo insegnamento evangelico OSTILE INVECE AI PADRI DELLA CHIESA ED ALLA TRADIZIONE...di quale erdità parla Traettino? in verità non ne parla e nulla dice a riguardo.....parla dei "padri" di questi ultimi due secoli? e questi "padri" da dove avrebbero attinto una sorta di eredità se tale eredità deve avere come base il Cristo e la Chiesa APOSTOLICA?
dice Traettino:Per farsi ammaestrare ........benissimo....e noi da chi ci siamo fatti ammaestrare se non dai Padri della Chiesa che hanno saputo tramandarci QUELLA EREDITA' DI CUI PARLA? a meno che egli non intenda un altra eredità che io leggo nella matrice Protestante....... e il discorso di Traettino filerebbe perchè questo allora sarebbe un richiamo a quella parte di mondo pentecostale che NEGA le radici del Protestantesimo storico.......
Insomma, Traettino sta tentando di  raccogliere TUTTI gli Evangelici Pentecostali sotto un unico GOVERNO UNITARIO.......fatto di MINISTERI E UFFICI indipendenti fra loro, ma spiritualmente uniti in una unica voce.....attraverso la quale raccogliere una EREDITA' E UNA RISONANZA TERRITORIALE.....che NON si facciano le scarpe tra loro, ma che come nella Chiesa Cattolica i vescovi sono responsabili indipendenti della loro diocesi, così al tempo stesso SONO UNITI PER EREDITà, TERRITORIO MINISTERI E UFFICI....IN UN UNICO GOVERNO UNITARIO......
Buona meditazione Fraternamente Caterina

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Da: francesco2Inviato: 16/01/2004 16.03
Pace a tutti.
Caro Salvatore, appena mi riuscirà ti manderò attraverso questo Gruppo la mia testimonianza così che se la vorrai utilizzare sarò felice e sereno di dare una mano al tuo lavoro nel tuo sito. Mi occorre un pò di tempo perchè sto chiedendo delle autorizzazioni per fare dei nomi, altrimenti la farò mantenendo un certo anonimato, ma in privato potrò spiegare meglio.
Questo titolo mi ha attratto e mi ha fatto meditare perchè certamente è stato il mio primo vero tema affrontato quando rientrai nella Chiesa.
Ho espresso il verbo rientrare perchè dall'accettare la Tradizione capii allora che i Protestanti come gli Evangelici sono come una appendice della Chiesa Cattolica, ma l'appendice può non dare fastidio, ma può anche infiammarsi e diventare appendicite, ed allora occorre estirparla, altrimenti ci si può convivere serenamente per tutta la vita che non da fastidio.
La vite i tralci è stato il primo argomento evangelico che dovetti approfondire per capire che la Chiesa è l'emanazione visibile di quello che Gesù ha voluto fare e che vuole fare fino al suo ritorno del Giudizio Universale.
Le nostre radici sono ebraiche e Gesù non annullò mai le tradizioni ebraiche, ma volle che si comprendesse che dentro quelle Tradizioni si inserisse il Verbo fatto carne e che non si vivesse più la Legge come una costrizione, ma che si accettasse per amore di colui che si fece carne e si fece crocifiggere, portando su di sè il fardello delle disubbidienze alla Legge. Qui dentro è il cuore della nostra salvezza per mezzo di Gesù.
La Tradizione è necessaria e lo sanno anche gli Evangelici, così come lo sapeva bene Lutero che non ha potuto fare  a meno di cancellare Agostino e così lo ha usato anche nelle sue citazioni.
Quando mi battezzai nella chiesa evangelica e dopo qualche anno iniziai ad affrontare i miei dubbi, capii che le risposte erano legate ad altre tradizioni, quelle di Lutero, di Calvino, o alle tradizioni di scritti di pastori famosi come D.Wilkerson (solo per citare uno dei più letti), quando chiesi del perchè avrei dovuto ritenere loro infallibili e non gli scritti del Papa per esempio, mi sentivo dire che loro parlano con la Parola di Dio davanti e dentro al cuore.
Ho compreso pian piano che non poteva essere una risposta soddisfacente per negare la Tradizione della Chiesa bimillenaria! Poi scoprii con le mie domande che gli evangelici infatti non negano la Tradizione ma la selezionano, ci sono delle persone che fanno proprio questo servizio alla propria chiesa individuando, per esempio, quegli scritti dei Padri che possono tornare utili se si vuole parlare di ecumenismo, o selezionando testi che potrebbero aver in passato avuto discussioni con altri vescovi della Chiesa come è il caso di Girolamo.
Non a caso Girolamo è l'unico Padre che viene menzionato nelle catechesi evangeliche quando si parla del Canone Biblico. Accuratamente sono stati selezionati i testi suoi e quelli di Agostino per far emergere che Girolamo fosse contro la Chiesa di Roma e che Roma era contro Girolamo.
Altro sul Canone non viene detto se non che i testi apocrifi sono stati aggiunti nell'A.T. soltanto nel 1546 nel Concilio di Trento.
Questa piccola ricostruzione della mia esperienza fa emergere che alla Tradizione gli evangelici ci credono e che essa non è vietata dalla Bibbia, ma per forza occorre trovarle un punto debole per poter dimostrare che la Tradizione che si è mantenuta fedele alla Chiesa di Cristo non è la Chiesa Cattolica, ma la loro che lo Spirito Santo ha incoraggiato a riemergere per riportare il gregge sulla retta via.
Sia lodato Gesù Cristo

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 16/01/2004 17.52
continua dal post 4, utile per capire come la Chiesa cattolica procede nell'analisi del testo biblico, attingendo dalla Tradizione cristiana, e da elementi storici.
 2. Corre quindi e va da Simone Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava e dice loro: «Tolsero il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo posero».
3. Uscì allora Pietro e l’altro discepolo e andavano al sepolcro.
4. Correvano i due insieme e l’altro discepolo pre-corse più velocemente di Pietro e giunse primo al sepolcro.
* È curiosa la frase di Maria: «Tolsero il Signore... e non sappiamo...» (v. 2).
L’ipotesi da lei fatta è la più ovvia: poiché venerdì il cadavere era stato messo là ed ora non c’è più, è chiaro che qualcuno l’ha portato via.
Ma dove l’avranno messo? «Non sappiamo»!
Evidentemente (al dire dell’evangelista - testimone oculare) per Maria (e per qualche altra donna che era con lei) e poi per Pietro ed «il discepolo che Gesù amava» l'eventuale trafugamento o spostamento del cadavere non era noto. D’altronde nessuno dei tre (o più) ha pensato alla risurrezione che pure, stando ai vangeli canonici, Gesù aveva profetizzato direttamente (Mt 16,21; 17,9.23; 20,19; 26,32; 27,63; Mc 8,31; 9,9.10.31; 10,34;14,28; Lc 9,22; 18,33; 24,46) o indirettamente (Mt 12,40; 16,4; 26,61; Mc 14,58; Lc 11,29-30; Gv 2,19).
* il plurale "non sappiamo" farebbe pensare che le donne al sepolcro fossero più di una, come dicono d'altronde i sinottici. Si noti poi che in 20,13 c'è il singolare "non so".
* il Signore (v. 2). È strana questa affermazione in bocca a Maria quel mattino. Infatti «Signore», usato alla terza persona, è un termine normalmente riferito solo a Dio (molte volte) o a Gesù risorto (in Gv 11,2; 20,18.20.25; 21,7.7) o all’imperatore di Roma (At 25,26). Questo farebbe pensare che Giovanni metta in bocca a Maria Maddalena la parola «Signore» già come conseguenza della sua fede (sorta dopo) in Gesù come Figlio di Dio.
* I precisi particolari raccontati in questi versetti e nei seguenti si spiegano bene se «il discepolo che Gesù amava» è il testimone oculare che ha scritto il vangelo, cioè Giovanni.
5.      E chinatosi vede giacenti (afflosciati?) i lini tuttavia non entrò.
6.      Giunge allora anche Simone Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e nota i lini giacenti (afflosciati?)
* i lini: la traduzione «bende» è insostenibile perché in greco «bende» si dice keir…ai - keirìai (cfr. Gv 11,44: le bende del cadavere di Lazzaro). Qui invece c’è ÑqÒnia -othónia cioè generici «tessuti di lino».
* giacenti: questa è la traduzione letterale del termine ke…mena - kéimena. Non è corretto tradurre «per terra».

La parola «afflosciati» messa tra parentesi non è la traduzione, ma una nostra interpretazione, che sarà chiarita in seguito.
Breve documentazione:
Nel 1952 è stato pubblicato dalla Biblioteca Rylands un papiro (Gk 627), proveniente da Ermopoli in Egitto, scritto su 9 colonne sulle due facciate per un totale di 349 righe.
È una lista, in greco, di biancheria di un agente dell’amministrazione romana in Egitto, il cui nome era Teófane (anno 320 d.C.). In essa si vede che il termine Ñqon…wn-othonìôn è un termine generico che indica vari tessuti di lino, perché è l’unico nome nella lista che è al genitivo plurale e non ha accanto il numero dei capi.
Ecco le prime 17 righe e la riga 41 (testo e traduzione):
7. e il sudario che era sopra il suo capo non con i lini giacente ma diversamente/separatamente in-arrotolato in un unico luogo.
Quella che presentiamo qui è la traduzione letterale e facciamo notare che nei manoscritti antichi non esistono varianti al testo greco che rendano possibili altre traduzioni. Purtroppo esistono molte traduzioni difettose.
Il testo non è chiaro. Ciò costringerà a dare di esso una qualche interpretazione, perché c'è da supporre che colui che scrive lo faccia per farsi capire.
Tuttavia, qualunque sia l'interpretazione proposta, non dovrà far violenza al testo: le parole del testo sono quelle, con l'unica incertezza tra "diversamente" (di modo) e "separatamente" (di luogo).
* sudario: fazzoletto (per asciugare il sudore). Qui intenderemmo mentoniera (cfr. Gv 11,44: Lazzaro ha la faccia legata attorno con un sudario).
Noi daremo di questi vv. 6b-7 una nostra interpretazione, dopo aver analizzato i versetti successivi. Per ora facciamo solo notare che il participio «in-arrotolato» (™ntetu-ligmšnon-entetyligménon) in greco è un perfetto, che indica quindi un’azione del passato i cui effetti perdurano al presente e che perciò deve essere inteso come «continuava ad essere arrotolato come era stato messo».
8. Allora entrò anche l’altro discepolo, quello giunto primo al sepolcro, e vide e credette.
9. Non ancora infatti avevano compreso la Scrittura che deve lui da morti risorgere.
10. Tornarono allora di nuovo a casa (lett.: presso di sé) i discepoli.
Per capire il senso dei vv. 6b-9 partiamo dal v. 8: «e vide e credette».
Anzitutto si noti la presenza del doppio "e" che collega il vedere e il credere: la coordinazione introdotta da "e vide e credette" è in greco assai più stretta che in italiano. Essa esprime un legame di causa e di effetto: il discepolo credette in forza di ciò che vide.
 Ora chiediamoci: quel mattino il discepolo che Gesù amava che cosa vide e che cosa credette?
- Che cosa vide sembra chiaro: come erano disposti i lini. Il fatto che li descriva con tanta minuzia ai vv. 6-7 ne è la prova.
- Che cosa credette è meno chiaro. Il verbo è comunque in greco un aoristo, che indica un'azione del passato, chiusa nel passato.
* Le interpretazioni possibili sono due: 

a) credette a Maria Maddalena che aveva proposto (v. 2) l’ipotesi dell’asportazione di cadavere.
Questa è l’interpretazione data, fra gli altri, da sant'Agostino († 430), che non conosceva bene il greco.
b) credette alla risurrezione: dalla disposizione dei lini il discepolo che Gesù amava ha concluso che Gesù era risorto.
Questa è l’interpretazione di Cirillo di Alessandria e di Cirillo di Gerusalemme (V sec.), che conoscevano perfettamente il greco.
* Ma quale delle due interpretazioni aveva in mente il discepolo che Gesù amava?
Il v. 9 che, nell’intenzione dell’autore, vorrebbe verosimilmente offrire la spiegazione, è leggibile anch’esso in più modi, ma sostanzialmente riconducibili a due:
a) «E vide e credette a Maddalena»: quando vide infatti Pietro e il discepolo che Gesù amava non avevano  ancora compreso la Scrittura (= l'Antico Testamento) che deve lui da morti risorgere; la compresero solo in seguito, comunque prima di scrivere il vangelo.
b) «E vide e credette alla risurrezione»: prima di vedere infatti non aveva ancora compreso la Scrittura; la compresero quando videro come erano disposti i lini sepolcrali.
* Dobbiamo rinunciare a capire che cosa esattamente voleva dire il discepolo?
Per fortuna possiamo ancora tentare di percorrere un’altra strada: quella del senso in cui Giovanni usa qui il verbo «credere» (in greco: pisteÚw-pistéuo).
Questo verbo nel vangelo di Giovanni viene usato 98 volte e in tutti gli altri passi ha il senso di credere in qualcosa di soprannaturale. Non è mai usato per esprimere fiducia in una persona umana. Questo c’induce a concludere che, anche qui, il discepolo lo usi con lo stesso significato e quindi intenda dire "credette alla risurrezione".
Una prima conferma indiretta della nostra affermazione si ha dalla presenza del doppio "e": "e vide e credette" che rende contemporanee, nel passato, le due azioni di vedere e di credere, benché collegate come causa ed effetto.
Una seconda conferma si può avere anche dal v. 10: Tornarono a casa i discepoli. Se infatti avessero pensato all’asportazione del cadavere, un elementare istinto avrebbe suggerito di andarlo a cercare e non di tornare a casa.
È anche possibile che l'autore abbia voluto portare un suo contributo per smentire la "voce" dell'asportazione del cadavere, voce che ai suoi tempi girava presso "certi giudei" (cfr. brano seguente di Mt 28,15): se i discepoli avessero rubato il cadavere, i lini non avrebbero potuto trovarsi nel modo in cui egli li vide.

 c) Una considerazione

Se la nostra interpretazione del "credette" è esatta, diventa allora importante capire che cosa il discepolo «vide», dato che, proprio in forza di ciò che ha visto, ha creduto alla risurrezione.
Peccato che i vv. 6-7 non brillino per chiarezza.
Sono talmente poco chiari che, quasi sempre, i traduttori, più che tradurli, li interpretano, a volte anche facendo violenza al testo. E così i lini (quando non «le bende») giacciono «per terra» e il sudario giace «ripiegato in un angolo a parte»!? 1
Siamo perciò costretti a proporre un’interpretazione, ma lo facciamo cercando di rispettare il testo, ben lieti di cambiarla, qualora ci venga proposta un'interpretazione migliore, che comunque non faccia violenza al testo.
Abbiamo già messo in risalto che nel v. 6 la parola «afflosciati», in luogo di «giacenti», non è la traduzione, ma un'interpretazione. Essa tuttavia ci pare la migliore tra quelle proposte.
Per dare un senso al testo, partiamo da una considerazione tratta dal medesimo cap. 20 del vangelo. Ai vv. 19 e 26, l'autore, testimone oculare, racconta che Gesù entra «a porte chiuse» nel locale ov’erano radunati i discepoli. È quanto dire che Gesù risorto può passare attraverso i corpi solidi (muri o porte, non fa gran differenza), cioè non è soggetto alla legge fisica dell’impenetrabilità dei corpi.
Supponiamo che il corpo di Gesù nel sepolcro
a)   sia stato avvolto in un lenzuolo (la sindone di cui parlano i sinottici) e gli sia stato messo come mentoniera il sudario del v. 7 (v. disegno).
b)   sia «uscito» (= smaterializzato), passando attraverso il lenzuolo e il sudario.
      Allora sarebbe avvenuto che i lini sepolcrali, non contenendo più il cadavere, si sarebbero "afflosciati"; il sudario invece, che era più rigido, non si sarebbe afflosciato come i lini, ma sarebbe rimasto arrotolato dentro il lenzuolo al suo posto, cioè al posto in cui logicamente avrebbe dovuto trovarsi e quindi ne sarebbe rimasta visibile all'esterno la presenza (v. disegno).
      E questo è proprio quello che, secondo la nostra interpretazione, "il discepolo che Gesù amava" descrive: «Vede i lini afflosciati e il sudario che era sul suo capo non afflosciato come i lini, ma diversamente, arrotolato dentro, al suo posto (= dove dovevano essere)».
      Quella vista lo indusse a credere alla risurrezione: se infatti qualcuno avesse voluto portar via il cadavere, non avrebbe potuto lasciare i lini in quel modo.
      Il discepolo ricava dunque dalla disposizione dei lini la «prova» della risurrezione di Gesù e così crede alle Scritture (cfr. Gv 2,22: «quando dunque fu destato dai morti, si ricordarono i discepoli ..., e credettero alla Scrittura e al discorso che disse Gesù»).

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Consiglia Elimina    Messaggio 12 di 19 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 16/01/2004 18.11
Anch'io caro Francesco sto preparando la mia testimonianza completa, dove finalmente parlerò di mia moglie che da pentecostale è ritornata cattolica (perchè da piccola lo era), ma non sono sicuro se posso fare i nomi, magari opterò per pseudonimi, o le sole iniziali.
Se qualche fratello può aiutarmi in tal senso, gliene sarò grato.
1) Posso usare le sole iniziali dei nomi, senza incorrere in qualche querela, per      violazione di privacy?
2) Posso citare il della comunità e della città in cui essa risiede senza incorrere nella violazione di privacy.
Comunque caro Francesco, se vuoi mandarmi la tua testimonianza in privato, lo puoi fare all'indirizzo cristianicattolici@virgilio.it  o info@cristianicattolici.it
prima di pubblicarla sul mio sito ne parleremo meglio.
Fin'ora sul mio sito non ho mai pubblicato testimonianze, nemmeno quella mia (parziale) ma ho intenzione di programmare un'apposita sezione, dove inserirò testimonianze serene, pacifiche, che non manifestino odio contro le comunità protestanti, ma che ne evidenzino in maniera tranquilla i diversi errori dottrinali, e/o comportamentali, senza toccare punti offensivi, o la vita privata dei singoli.
Un pò come la testimonianza del Pastore americano, inserita da SweetHawk, quella è una testimonianza esemplare per correttezza e serenità espositiva.
Credo che questo tipo di testimonianze non offendano nessuno, perchè imperniate solo sulla conoscenza dell'unica verità, senza menzioni di vicende private o scandalose.
Pace
Salvatore

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Consiglia Elimina    Messaggio 13 di 19 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 16/01/2004 18.14
A  dire il vero, qualcosa del genere (mi riferisco al post precedente) l'avevo proposto anche ai gestori di questo sito, ma per ora ci stiamo pregando sopra, per vedere cosa ci suggerisce lo Spirito Santo.
A me qualcosa già l'ha suggerita, ed è quella di evitare di pubblicare testimonianze recanti vicende oscene, ma limitarci a pubblicare solo quelle serene e tranquille simili a quella del pastore americano, in modo da non scatenare liti con nessuno.
Pace
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29/11/2009 22:47
 
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Consiglia Elimina    Messaggio 14 di 19 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 17/01/2004 9.33

Giovanni Paolo II, Discorso di apertura della IV Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, nell’auditorium della Casa San Paolo di Santo Domingo, del 12-10-1992, nn. 6-7, in supplemento a L’Osservatore Romano, 14-10-1992. Titolo e traduzione dall’originale — parte in portoghese e parte in spagnolo — redazionali.
Cristianità, 211 (1992)

Immutabilità del messaggio evangelico, Tradizione della Chiesa e "nuova evangelizzazione"

La nuova evangelizzazione non consiste in un "nuovo vangelo", che nascerebbe sempre da noi stessi, dalla nostra cultura o dalla nostra analisi delle necessità dell’uomo. Perciò non sarebbe "vangelo", ma pura invenzione umana, e in esso non si troverebbe la salvezza. Non consiste neppure nel togliere dal Vangelo tutto quanto sembra difficilmente assimilabile. Non è la cultura la misura del Vangelo, ma è Gesù Cristo la misura di ogni cultura e di ogni opera umana. No, la nuova evangelizzazione non nasce dal desiderio di "piacere agli uomini" o di "guadagnare il loro favore" (Gal. 1, 10), ma dalla responsabilità per il dono che Dio ci ha fatto in Cristo, attraverso il quale abbiamo accesso alla verità su Dio e sull’uomo, e alla possibilità della vita vera.

La nuova evangelizzazione ha, come punto di partenza, la certezza che in Cristo vi è una "ricchezza insondabile" (Ef. 3, 8), che nessuna cultura di nessuna epoca può cancellare e alla quale noi uomini possiamo sempre ricorrere per arricchirci (cfr. Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Europa, Dichiarazione finale, 3). Questa ricchezza è, anzitutto, Cristo stesso, la sua persona, perché Lui stesso è la nostra salvezza. Noi uomini, di qualsiasi epoca e di qualsiasi cultura, avvicinandoci a Lui attraverso la fede e l’incorporazione al Suo Corpo che è la Chiesa, possiamo trovare la risposta alle domande, sempre antiche e sempre nuove, che ci si presentano nel mistero della nostra esistenza, e che portiamo indelebilmente impresse nel nostro cuore dalla creazione e dalla ferita del peccato.

La novità non tocca il contenuto del messaggio evangelico, che è immutabile, poiché Cristo è "lo stesso ieri, oggi e sempre". Perciò il Vangelo deve essere predicato in piena fedeltà e purezza, così come è stato custodito e trasmesso dalla Tradizione della Chiesa. Evangelizzare significa annunciare una persona, che è Cristo. Infatti, "non c’è vera evangelizzazione se il nome, l’insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, non siano proclamati" (Evangelii nuntiandi, 22). Perciò, le cristologie riduttive, delle quali ho indicato in diverse occasioni le deviazioni (cfr. Discorso inaugurale della Conferenza di Puebla, 28 gennaio 1979, 1, 4), non possono essere accettate come strumenti della nuova evangelizzazione. Nell’evangelizzazione l’unità della fede della Chiesa deve risplendere non solo nel magistero autentico dei Vescovi, ma anche nel servizio alla verità da parte dei pastori di anime, dei teologi, dei catechisti e di tutti coloro che sono impegnati nella proclamazione e nella predicazione della fede.

Giovanni Paolo II


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 18/01/2004 11.57

Caro Salvatore,

grazie per la ricostruzione che ci hai proposto in questo forum.

Mi permetto solo di fare qualche precisazione a titolo semplicemente informativo, riguardo a questa notizia che riferivi nel post 4:

1. La tradizione antica è unanime nel dire che questo vangelo lo scrisse (o dettò) Giovanni, l'apostolo amato da Gesù, ad Efeso, quando era vecchio.


Unica voce contraria: Eusebio di Cesarea. Egli riferisce una testimonianza più antica, secondo cui ad Efeso c'erano due Giovanni: Giovanni l'apostolo e Giovanni l'anziano (in greco "presbìtero") e che il vangelo l'avrebbe scritto "l'anziano", non l'apostolo.


Eusebio riferisce che Giovanni, l’apostolo, scrisse il Vangelo omonimo appunto in accordo con la unanime tradizione, mentre ipotizza che un altro Giovanni, detto "il presbitero" abbia scritto l’Apocalisse.

Riporto il brano in questione qui di seguito tratto dal libro terzo della storia ecclesiastica di Eusebio :

…..

5. È opportuno a questo punto sapere che in Papia il nome di Giovanni è attestato due volte; il primo viene chiaramente presentato come evangelista accanto a Pietro, Giacomo, Matteo e agli altri apostoli. Dopo aver fatto una distinzione, annovera l'altro Giovanni fra coloro che non erano apostoli, gli antepone Aristione, e lo chiama chiaramente presbitero.

6. Con ciò viene dimostrata la veridicità del racconto di coloro che dicevano che in Asia due persone avevano lo stesso nome, e ricordavano che ancora oggi esistono due tombe che portano il nome di Giovanni ad Efeso. A queste cose bisogna fare attenzione; è verosimile infatti che il secondo, se non si vuole il primo, abbia avuto le visioni riferite dall’ Apocalisse attribuita a Giovanni.

7. Papia, di cui ora stiamo parlando, dichiara apertamente di avere appreso gli insegnamenti degli apostoli dai loro seguaci, e di avere ascoltato di persona Aristione e il presbitero Giovanni, che spesso cita per nome nelle sue opere, riferendo la tradizione su entrambi.

…..

24. L’ordine dei Vangeli

1….

Orsù, elenchiamo le opere indiscusse dell'apostolo Giovanni. 2. Per prima cosa si deve riconoscere autentico il Vangelo secondo Giovanni, noto a tutte le Chiese della terra. Chiarirò ora perché gli antichi, a ragione, gli hanno assegnato il quarto posto dopo gli altri tré. 3. Quegli uomini divini e veramente degni di Dio, dico gli apostoli del Cristo, che conducevano una vita proba e avevano ornato le loro anime di ogni virtù, inesperti di arte oratoria, ma coraggiosi per la potenza divina e miracolosa data loro in dono dal Salvatore, non seppero e non tentarono neppure di annunciare con persuatrice arte sofistica gli insegnamenti del Maestro, ma, forti della manifestazione dello Spirito divino che operava in loro e della sola potenza del Cristo operatrice di miracoli, che agiva per loro tramite, fecero conoscere a tutto il mondo il regno dei cieli, dandosi poco pensiero della bellezza stilistica.

4. Facevano questo perché erano preposti ad un servizio più grande e superiore alla condizione umana. Paolo pertanto, quantunque espertissimo nell'arte di elaborare discorsi e ingegnoso nei pensieri, non scrisse che brevissime lettere, sebbene avesse da dire mille cose, per di più ineffabili, che era stato reputato degno di udire quando aveva sfiorato la bellezza meravigliosa del terzo ciclo ed era stato rapito fin nello stesso Paradiso divino. 5. Delle stesse cose non furono privati neppure gli altri che avevano frequentato il nostro Salvatore: i dodici apostoli, i settanta discepoli e innumerevoli altri. Ma fra tutti coloro che furono vicini al Signore, soltanto Matteo e Giovanni hanno lasciato le loro memorie che, si dice, misero per iscritto perché ne avvertivano la necessità. 6. Matteo, che in un primo momento predicò la buona novella agli Ebrei, quando stava per andare anche presso altri popoli, compose nella lingua patria 85 il proprio Vangelo, sostituendo, con esso, la sua presenza presso coloro che lasciava. 7. Si dice che, quando Marco e Luca avevano ormai redatto i loro Vangeli, Giovanni, che aveva sempre predicato oralmente, decise di scrivere il suo Vangelo per il seguente motivo. Si dice che egli approvò i primi tré Vangeli già scritti e noti a tutti e anche a lui, testimoniandone così la veridicità; decise poi di affidare alla scrittura soltanto il racconto delle azioni compiute da Cristo all'inizio della sua predicazione. 8. Ciò corrisponde a verità: si può infatti constatare che i tré evangelisti hanno dato inizio alla loro narrazione soltanto a partire da ciò che fece il Salvatore in un solo anno, dopo la detenzione in carcere di Giovanni il Battista. –

Potrai trovare la relativa documentazione dalla STORIA ECCLESIASTICA DI EUSEBIO, nella seguente sezione.


VERITA' STORICHE

La testimonianza di Eusebio di Cesarea è di grande importanza storica perché ci permette di ricostruire il periodo iniziale della Chiesa nascente, di ciò che hanno fatto gli apostoli DOPO gli eventi narrati negli Atti, quali sono stati gli Scritti accreditati al pari delle Sacre Scritture in quanto redatti da persone di fede indiscutibile all’interno della Chiesa e in essa conservati; sono queste testimonianze che, insieme a tante altre ci permettono di rintracciare tutta l’eredità derivataci dai credenti che ci hanno preceduto (che noi chiamiamo appunto TRADIZIONE oppure TRASMISSIONE DEL DEPOSITO DI FEDE), attraverso la concatenazione di tutta la storia del popolo di Dio, che io ritengo essere STORIA SACRA, (non diversamente da come era storia sacra quella del popolo ebraico, nonostante le loro incoerenze e allontanamenti da Dio) e quindi meritevole della nostra massima attenzione.

La Bibbia non solo NON VIETA la Tradizione ma la prevede esplicitamente i 3 brani di S.Paolo.

Con affetto


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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 19/01/2004 11.57
Contro questa ipotesi si potrebbe obiettare:
se il cadavere di Gesù si è "volatilizzato", che bisogno c’era che il sepolcro fosse aperto (cfr. v. 1)?
R.    Tenuto conto che il sepolcro dall’interno non è apribile (ciò è vero almeno per i sepolcri noti costruiti dai ricchi in Palestina nel I sec. d.C. e che dovrebbero essere simili al sepolcro di Gesù costruito per sé dal ricco Giuseppe di Arimatea e poi usato per Gesù), allora
- o si può pensare a «ladri» che dall’esterno lo abbiano aperto: è l’ipotesi che fa la Maddalena (cfr. v. 2), ma che Giovanni rifiuta sulla base di come ha visto collocati i lini;
- o si può pensare che sia stato aperto in modo miracoloso:
  è la spiegazione che dà Matteo (28,2) parlando dell’angelo disceso dal cielo: il sepolcro fu aperto non perché Gesù potesse uscire, ma perché i discepoli potessero entrare a controllare che non c’era più il cadavere.
   Quale ebreo infatti avrebbe osato riaprire il sepolcro? La legge ebraica infatti lo vieta (se non per collocarvi nuovi morti), perché i morti "contaminano", cioè rendono impuri i vivi che vi entrano. Ciò è indicato, per es. dalle due lapidi, qui raffigurate, trovate nei pressi di sepolcri.
   E d'altra parte, senza questo controllo, sarebbe stato difficile per loro credere alla risurrezione di Gesù.
Secondo documento

2. Matteo 27-28: le guardie al sepolcro
a)      Informazioni sul vangelo secondo Matteo
1. Papia, vescovo di Ieràpolis di Frigia (oggi Pamùkkale in Turchia), che compose prima del 120 una Spiegazione dei detti del Signore, riferisce: «Matteo scrisse in dialetto ebraico i detti di Gesù; ciascuno li tradusse/interpretò come potè».
Ora l'attuale vangelo secondo Matteo
- non è in una lingua semita, ma in greco;
- non contiene solo detti, ma anche fatti.
Dunque non è quello di cui parlava Papia.
2. Oggi si è d'accordo nel dire che l'originario vangelo secondo Matteo fu scritto in una lingua semita molto presto (anni 45), e conteneva solo i "detti" di Gesù, ma fu poi necessario tradurlo in greco perché, dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), con l'abbandono delle lingue semite, era incomprensibile. Il "traduttore" però l'avrebbe arricchito col racconto dei "fatti" di Gesù, conosciuti attraverso gli altri vangeli e la tradizione orale.
Comunemente si ritiene che questo lavoro di revisione, sia stato fatto verso gli anni 80-85.
b)   Analisi del testo
È l’unico vangelo canonico che parla di guardie al sepolcro di Gesù.
Se si legge "tra le righe" il racconto di Matteo, si ha l'impressione che egli voglia rispondere a obiezioni sulla realtà della risurrezione, che qualcuno poteva aver fatto.
Cap. 27

57.   Sera avvenendo, venne un uomo ricco da Arimatea di nome Giuseppe, che anche egli si era fatto discepolo di Gesù.
*Siamo al venerdì pomeriggio della settimana di Pasqua, quando già stava per cominciare il sabato (Lc 23,54).
58.   Questi, andato da Pilato, chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che fosse dato.
*Per la legge ebraica (Deut 21,22-23) un cadavere non doveva rimanere appeso (ad un "legno" o alla croce) di notte, tanto più se era sabato.
* Obiezione possibile: Come mai Gesù ha avuto un sepolcro personale? Secondo l’uso romano infatti il cadavere di un giustiziato doveva essere messo nella fossa comune.
La risposta di Matteo: è intervenuta presso l'autorità romana una persona importante, un membro del Sinedrio (cfr. anche Mc 15,43-45; Lc 23,50-52; Gv 19,38) e Pilato concesse l'eccezione.
59.   E, preso il corpo, Giuseppe lo in-arrotolò in sindone (lenzuolo) pulita (nuova, bianca).
*Dunque all'inizio una sindone c'era. Ne parlano anche Marco (15,46) e Luca (23,53). Non è dimostrabile che sia quella di Torino, anche se ci sono buone probabilità a suo favore.
60.   e pose esso nel nuovo suo sepolcro che aveva scavato (opp. fatto scavare) nella roccia e, rotolata-davanti una pietra grande alla porta del sepolcro, andò via.
61.   Era però là Maria la Maddalena e l’altra Maria sedute davanti al sepolcro.
* Maria di Màgdala è ben conosciuta nei vangeli. Che ci stanno a fare queste donne?
Daremo una risposta a questa domanda commentando Mt 28,1.
62.   Il (giorno) dopo, che è dopo la parasceve, si riunirono i sommi sacerdoti e i farisei da Pilato
* parasceve è parola greca che vuol dire "preparazione" del sabato: è il venerdì (pomeriggio).
* il giorno dopo dunque è sabato (= giorno di assoluto riposo con inizio al tramonto del venerdì).
Strana questa riunione dei capi ebrei in casa del pagano Pilato proprio di sabato e durante la Pasqua. Nei giorni della festa più importante degli ebrei, essi non temono di contaminarsi a contatto con un pagano, sicuramente impuro.
63.   dicendo: «Signore, ci ricordammo che quell’impostore disse ancora vivente: "Dopo tre giorni mi desto".
64.   Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, affinché andati i discepoli non rubino lui e dicano al popolo: "Fu destato dai morti" e sarà l’ultima impostura peggiore della prima».
Si noti:
*Come fa Matteo a conoscere il contenuto del colloquio dei capi ebrei con Pilato?
Potrebbe averlo saputo da Giuseppe di Arimatea, che era membro del Sinedrio?
*Matteo ha voluto anticipare già qui l'accusa del trafugamento del cadavere di Gesù da parte dei discepoli, accusa che in seguito diventerà assai comune tra gli ebrei non cristiani. Essa è raccolta anche dal cristiano Giustino (v. pag. 34).
*Come mai gli astuti sommi sacerdoti si ricordano delle affermazioni di Gesù solo il sabato mattina?
Oggettivamente il momento più propizio ai cristiani per il trafugamento del cadavere di Gesù sarebbe stata la notte fra il venerdì e il sabato: il cadavere non aveva ancora cominciato a decomporsi ed inoltre, poiché il sepolcro era fuori di città e di sabato agli ebrei è vietato uscire da essa, i cristiani avrebbero corso meno pericoli di fare "brutti incontri" (si ricordi infatti che la legge romana e quella ebraica potevano punire con la morte il trafugamento di cadavere).
65.   Disse loro Pilato: «Avete/Abbiate una custodia (= corpo di guardia); andate, vigilate come sapete».
* Il testo greco ha œcete - échete, che è una voce del verbo "avere" e può essere:
- o imperativo presente = abbiate. In questo caso Pilato avrebbe concesso guardie romane.
- o indicativo presente = avete. Pilato avrebbe concesso di collocare al sepolcro di Gesù guardie ebree.
D. Ma i romani permettevano agli ebrei, vinti, di avere un loro corpo di guardia?
R. Poiché il tempio di Gerusalemme, oltre che luogo di preghiera, era anche luogo di discussioni, di commercio, di incontri..., potevano a volte capitare risse... Ecco allora la necessità della presenza di guardie, per tenere l'ordine pubblico.
Ma poiché la parte più interna del tempio era accessibile solo ai circoncisi (v. lapide a fondo pag.), i romani, per non urtare troppo la suscettibilità degli ebrei, avevano permesso loro di usare, nel tempio, guardie ebree (cfr. At 5,26; Gv 18,3.12).
Dunque la visita dei sacerdoti a Pilato (v. 62-64), se è avvenuta, può essere servita a chiedere per il sepolcro di Gesù di usare
- o guardie dipendenti dall’autorità romana;
- o guardie ebree fuori del recinto del tempio.
66.   Quelli partitisene vigilarono il sepolcro avendo sigillata la pietra insieme alla custodia (corpo di guardia).
* Strana e anche poco credibile la descrizione del comportamento dei sacerdoti: di sabato infatti la tradizione ebraica vietava di uscire dalla città e di fare qualsiasi lavoro (anche sigillare una pietra lo era! Nel Talmùd per es. si vieta addirittura di sigillare una lettera di sabato). Correvano perciò il rischio di essere lapidati!

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Consiglia Elimina    Messaggio 17 di 19 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/01/2004 16.03
Amici...vi invito a leggere questa intervista molto interessante.....
..........
se ritenete qualcosa utile per approfondimenti, NON scrivete li in bacheca, ma fate un copia-incolla qui.....
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 23/01/2004 19.44
Cap. 28
  1.   Dopo il sabato, al sorgere del primo (giorno) della settimana, andò Maria la Maddalena e l’altra Maria a vedere il sepolcro.
* La domenica mattina le medesime due donne che il venerdì sera erano sedute davanti al sepolcro (cfr. 27,61) trovano il sepolcro vuoto.
Sembra che, sottolineando questo particolare, Matteo voglia rispondere tra le righe ad un’obiezione che qualcuno poteva aver fatto: «Non potrebbe darsi che le donne la domenica mattina abbiano sbagliato sepolcro? Nella zona dove fu sepolto Gesù c’erano altri sepolcri. Le donne hanno trovato un sepolcro vuoto, ma poteva non essere quello di Gesù!».
  La risposta di Matteo: «Impossibile! Le donne che hanno trovato il sepolcro vuoto la domenica sono le medesime che il venerdì sera hanno visto dove fu sepolto».
* È da notare il fatto che le prime tradizioni cristiane dicono che il sepolcro fu trovato vuoto da donne. Questa è certamente una garanzia che i fatti siano avvenuti così: se presso gli ebrei la testimonianza delle donne non era valida, come mai i vangeli sinottici la riferiscono? Giovanni, più tardi, forse per rispondere a questa possibile obiezione, sottolinea che andarono al sepolcro anche Pietro e «il discepolo che Gesù amava» (Gv 20,2-10; cfr. anche Lc 24,24).

2.   Ed ecco avvenne un terremoto grande: un messaggero infatti del Signore disceso dal cielo e avvicinatosi, rotolò via la pietra e si sedette sopra di essa.
* Il terremoto è uno dei fenomeni che comunemente accompagnano, nell'Antico Testamento, le manifestazioni del divino.
Solo Matteo parla di questo terremoto.
Poiché il sepolcro dall’interno non è apribile (v. le immagini di pag. 72-73), Matteo, che rifiuta l’ipotesi del trafugamento del cadavere, afferma che ad aprire il sepolcro è stato un messaggero (angelo) del Signore, che scende dal cielo, cioè da Dio (miracolo).
Gli altri evangelisti canonici invece dicono che le donne trovano la pietra già rotolata, ma non dicono chi l’abbia fatta rotolare per aprire il sepolcro.
3.   Era l’aspetto di lui come folgore e il vestito di lui bianco come neve.
4.   Per la paura di lui furono sconvolti i custodi e divennero come morti.
* Espressioni correnti nella letteratura ebraica per le manifestazioni del soprannaturale.
5.   Ma rispondendo il messaggero disse alle donne: «Non temete voi; so infatti che Gesù il crocifisso cercate.
6.   Non è qui. Fu destato infatti come disse; venite, vedete il luogo dove giaceva.
7.   E presto, essendo andate, dite ai discepoli di lui che fu destato dai morti ed ecco preguida voi alla Galilea; là lo vedrete. Ecco, dissi a voi».
8.   Ed allontanatesi presto dal sepolcro con paura e con gioia grande corsero ad annunciare la notizia ai discepoli di lui.
* Mc 16,8 dice esattamente il contrario: le donne hanno taciuto! Se però così fosse, come fa Marco a sapere ciò che è successo?
9. Ed ecco Gesù venne incontro a loro dicendo: «Rallegratevi (salve)». Quelle allora avvicinatesi strinsero i suoi piedi e si prostrarono davanti a lui.
10. Allora dice loro Gesù: «Non temete; andate, annunciate ai fratelli miei che vadano in Galilea e là mi vedranno».
* Incidentalmente si noti che alle donne lo stesso ordine viene ripetuto due volte in circostanze analoghe. Che si tratti di "sdoppiamento" di un'unica tradizione antica che raccontava un'apparizione non meglio precisata alle donne?
Secondo Luca infatti (24,23-24) le donne al sepolcro videro solo messaggeri e non Gesù (cfr. anche Mc 16,5).
u Si noti ancora che, secondo questo testo di Matteo (e secondo il testo parallelo di Mc 16,7), le apparizioni di Gesù ai discepoli avrebbero dovuto verificarsi solo in Galilea, cioè nel nord della Palestina, contrariamente a quanto dicono Luca (cap. 24) e Giovanni (cap. 20), che mettono le apparizioni di Gesù solo in Gerusalemme o nelle immediate vicinanze (Emmaus).
È strano che la prima tradizione cristiana abbia confuso il luogo delle apparizioni di Gesù!
Per la precisione, il cap. 21 del vangelo secondo Giovanni mette un'apparizione di Gesù sul lago di Galilea, ma è un capitolo di un altro autore, aggiunto al vangelo dopo la morte di Giovanni e forse anche proprio per appianare questa "contraddizione".
  A nostro avviso questa è certamente una delle più vistose contraddizioni dei testi evangelici e di difficile spiegazione, nonostante ingegnosi tentativi anche recenti.
11.   Mentre esse se ne partivano, ecco alcuni della guardia, andati nella città, annunciarono ai sommi sacerdoti tutte le cose accadute.
* Da questo versetto sembra lecito concludere che le guardie fossero ebree: presso ogni esercito infatti esiste il principio secondo cui i soldati rispondono al loro superiore gerarchico.
12.   E riunitisi (sottinteso i sommi sacerdoti) con gli anziani e avendo preso consiglio, sufficienti denari diedero ai soldati
* Come fa Matteo a sapere che i sacerdoti e gli anziani hanno corrotto le guardie? (v. oltre).
13.   dicendo: «Dite che i discepoli di lui venuti di notte lo rubarono noi addormentati.
* Che senso ha esibire testimoni addormentati? Possibile che questi astuti capi ebrei siano caduti in una simile ingenuità, «avendo preso consiglio»?
  Qui, secondo Mt, è evidente la malafede dei capi ebrei nell'esibire tali testimoni (cfr. Agostino, In psalmos, 63.7).
14.   E se sarà udito questo dal governatore, noi (lo) persuaderemo e vi renderemo senza noie».
* Abbastanza strano questo riferimento a Pilato, se si tratta di guardie ebree. Perché Pilato avrebbe dovuto interessarsi del comportamento di guardie che non dipendevano da lui?
La punizione per violata consegna doveva competere alle autorità ebraiche. Allora le guardie sarebbero romane?
  Questo ragionamento in sé è poco convincente, però nel contesto del brano può avere un suo peso.
15.   Quelli presi (i) denari fecero come erano stati istruiti. E fu divulgato questo discorso presso giudei fino ad oggi.
* Oggi evidentemente è il tempo in cui l’autore scrive, cioè verso gli anni 80 - 85.
Così dal testo veniamo a sapere che, presso certi giudei (e non "i" giudei, come riportano varie traduzioni), gira un "discorso". Quale?
La risposta sembrerebbe chiara (anche se non del tutto):
al tempo in cui il "traduttore" greco del vangelo di Matteo scrive, certi giudei vanno dicendo che i cristiani prima hanno trafugato il cadavere di Gesù e poi hanno raccontato la risurrezione. Matteo, cristiano, non può condividere questa interpretazione dei fatti e perciò organizza il suo racconto in modo da mettere in risalto l'assurdità di questo "discorso" (v. oltre).
 
c)   Alcune considerazioni
Il testo ora presentato sorprende chiunque conosca anche solo un po’ gli usi ebraici.
Si colgono infatti molte stranezze:
-     la riunione dei capi ebrei di sabato (cosa ancor più grave se quel sabato era Pasqua) e a casa del pagano Pilato (27,62);
-     i capi ebrei si ricordano soltanto il sabato mattina che Gesù aveva detto che sarebbe risorto (27,63-64);
-     l’incertezza sulle guardie: sono romane o ebree? (27,65; 28,11-14);
-     la violazione del riposo del sabato da parte dei sacerdoti: uscita di città e sigilli alla pietra;
-     la corruzione delle guardie: come lo sa Matteo? (28,12);
-     l’esibire testimoni addormentati (28,13).
Come spiegare queste stranezze?
Se non si vuole pensare ad un autore del tutto sprovveduto, che non sa bene che cosa scrive, a nostro avviso la chiave per interpretarle è data dal versetto 28,15:
«Fu divulgato questo discorso (interpreteremmo: diceria) presso (certi) giudei fino ad oggi».
Ma se per l'autore del vangelo secondo Matteo questa è solo una "diceria", perché la riferisce? Vediamo:
1.   È evidente che egli, cristiano, è convinto che la risurrezione di Gesù c’è stata: le apparizioni di Gesù risorto, che egli racconterà immediatamente dopo, lo provano.
2.   Però egli sa che in ambienti giudaici del suo tempo si cerca di demolire la fede nella risurrezione di Gesù mediante l’accusa ai primi discepoli di aver rubato il suo cadavere e poi di aver predicato che Gesù era risorto.
La voce dell’asportazione del cadavere deve aver cominciato a girare solo dopo la redazione dei vangeli di Marco e Luca e degli Atti, cioè dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d. C.), quando ormai erano scomparsi i testimoni oculari e qualunque diceria poteva diffondersi in modo incontrollabile.

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 24/01/2004 10.09
Perchè tutta questa analisi?
Per far capire come la Tradizione non sia fondata sul nulla, o su fantasie cattoliche.
La Chiesa ha sempre appurato e verificato le fonti della Tradizione, quindi prima che i protestanti la attacchino, il più delle volte basandosi sul sentito dire, quindi sulla LORO tradizione anticattolica, non conoscendo i fatti, si permettono di dichiarare eretica la Tradizione cristiano-cattolica.
Lo stesso Paolo come tutti noi sappiamo, esortava i suoi discepoli a conservare la Tradizione orale.
Pace
Salvatore
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