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Notizie dalla Chiesa in ASIA: Giappone, Cina, India....Sri Lanka e il neo cardinale Malcom Ranjit

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2013 19:50
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08/12/2010 00:35
 
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[SM=g1740720] GRAVISSIMA SITUAZIONE E TENSIONE DELLA CINA CONTRO IL VATICANO....

di Andrea Tornielli

Cari amici, dalla Cina arrivano ancora brutte notizie: in vista dell’Assemblea Nazionale dei Delegati Cattolici cinesi che si apre oggi a Pechino - e che avrà il compito di eleggere sia i responsabili della Conferenza episcopale (non riconosciuta in quanto tale dalla Santa Sede) sia i nuovi dirigenti dell’Associazione Patriottica, cioè dell’organizzazione filo-governativa che pretende di controllare la Chiesa cattolica cinese e di nominare i vescovi senza il mandato del Papa – si stanno verificando nuove pressioni e violenze sui vescovi. Per costringerli a partecipare.

Negli ultimi giorni alcuni vescovi sono stati sottoposti a pressioni, altri vengono prelevati con la forza dalla polizia. «Il vescovo ufficiale di Hengshui – denuncia l’agenzia AsiaNews – è stato prelevato e trattenuto in isolamento mentre anche il vescovo di Cangzhou, è sotto la minaccia di un ordine di cattura che lo addita come un pericoloso criminale ricercato». In un caso un’ottantina di fedeli hanno cercato di fare scudo al loro pastore, ma la carica della polizia ha avuto la meglio.

L’Associazione Patriottica vuole costringere i vescovi in comunione con Roma a partecipare alle elezioni di questo organismo che Benedetto XVI, nella sua lettera ai cattolici cinesi, ha definito «incompatibile con alla fede cattolica». La nuova crisi nei rapporti tra Cina e Vaticano si è aperta lo scorso 20 novembre, con l’ordinazione episcopale illegittima del vescovo di Chengde, Giuseppe Guo Jincai.

Con una nota ufficiale, la Segreteria di Stato qualche giorno dopo aveva bollato la mossa come una «dolorosa ferita alla comunione ecclesiale e una grave violazione della disciplina cattolica» ed ha denunciato che contro i cattolici cinesi si verificano «pressioni e restrizioni» che «costituiscono una grave violazione della libertà di religione e di coscienza». Altrettanto dura era stata reazione della Cina, che a sua volta aveva accusato il Vaticano di «limitare la libertà» religiosa.

E’ molto probabile che quasi tutti gli otto vescovi partecipanti alla consacrazione illegittima, della quale per la prima volta in mezzo secolo la Santa Sede ha messo in dubbio la validità, siano stati costretti a farlo. Proprio questa sarebbe la possibile causa di invalidità.

Erano quattro anni che in Cina non avvenivano ordinazioni di vescovi illegittimi, dato che le ultime dieci nomine episcopali erano state tacitamente concordate tra le autorità cinesi e quelle vaticane. Ora i rapporti tra la Santa Sede e il governo cinese sembrano ripiombare nell’incomprensione, nonostante sembrasse vicino un accordo che avrebbe permesso di porre fine alle ordinazioni illegittime attraverso una procedura concordata.

Un accorata e preoccupata analisi della situazione cinese era stata proposta ai cardinali lo scorso 19 novembre, durante il concistoro, dal cardinale Joseph Zen Zekiun, vescovo emerito di Hong Kong, che aveva denunciato il permanere di un “controllo asfissiante e umiliante da parte di organismi che non sono della Chiesa – Associazione patriottica e Ufficio affari religiosi”.

Il rischio connesso a questa nuova crisi è che si ripiombi nel clima di dieci anni fa, e che si fomentino le divisioni tra la Chiesa cosiddetta clandestina (che rifiutando di sottomettersi all’Associazione Patriottica svolge il suo ministero in forma sotterranea) e quella cosiddetta ufficiale (i cui vescovi, pure perseguitati a lungo dal regime, hanno scelto di venire allo scoperto).

E’ importante ricordare che in Cina non esistono due Chiese, ma una sola, e che sarebbe una visione sbagliata considerare gli “ufficiali” come semplicemente collaborazionisti del regime. E’ importante ricordare che la stragrande maggioranza dei vescovi cinesi, anche quelli a suo tempo conscrati illegittimamente, hanno chiesto e ottenuto la comunione con il Papa.

Le pressioni e le violenze in atto, le intimidazioni e i sequestri, ci dicono quanto sia difficile la situazione in quel grande Paese e come non sia facile esprimere giudizi dal di fuori. Non l’ha voluto fare nemmeno la Santa Sede, che dopo l’ordinazione illecita di Jincai ha ricordato la pena canonica della scomunica per le ordinazioni episcopali illegittime, ma si è riservata di compiere approfondite indagini per valutare quanto abbiano pesato le costrizioni e le minacce sui vescovi che vi hanno preso parte.

Aveva detto a questo proposito il cardinale Zen, parlando ai confratelli cardinali alla vigilia dell’ordinazione illegittima: “Cari fratelli, suppongo che siate informati degli ultimi fatti: stanno tentando di nuovo di fare un’ordinazione episcopale senza mandato pontificio. Per questo hanno sequestrato dei vescovi, messo pressione su altri: sono gravi offese alla libertà religiosa e alla dignità personale”.


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CINA - VATICANO

Vescovi cinesi deportati per partecipare all’Assemblea patriottica

di W. Zhicheng - Z. Yuan

Il raduno, inconciliabile con la fede dei cattolici, dovrebbe eleggere i presidenti dell’Associazione patriottica e del Consiglio dei vescovi. Alcuni prelati si sono nascosti per non parteciparvi; altri sono stati portati contro la loro volontà. Il vescovo di Hengshui, sequestrato e strappato alla difesa dei fedeli, è stato portato a Pechino.

Pechino (AsiaNews)

Fonti di AsiaNews affermano che decine di vescovi della Chiesa ufficiale sono stati deportati a forza nella capitale per costringerli a partecipare all’Assemblea dei rappresentanti cattolici cinesi, che secondo il papa è inconciliabile con la fede cattolica.

L’Assemblea si è aperta oggi a Pechino ed è circondata dal segreto e da un profilo basso: è impossibile contattare chiunque e perfino la Xinhua non ha dato alcuna notizia dell’evento. Essa dovrebbe portare all’elezione del presidente nazionale dell’Associazione patriottica e del presidente del Consiglio dei vescovi cinesi, due organismi inaccettabili per i cattolici perché mirano all’edificazione di una Chiesa indipendente, staccata dal papa. “È solo una riunione per una nuova tornata di leader”, ha spiegato Liu Bainian, vicepresidente dell’Ap e regista dell’Assemblea. In realtà, il raduno è “l’organismo sovrano” della Chiesa ufficiale cinese, in cui i vescovi sono una minoranza, fra rappresentanti cattolici e governativi. In essa si prendono decisioni ecclesiali a colpi di elezioni manipolate. Prima del raduno di oggi, tutti i partecipanti hanno ricevuto da Liu Bainian le indicazioni di cosa fare e di cosa votare.

L’Assemblea è stata rimandata per almeno quattro anni perché i vescovi ufficiali, in obbedienza alle indicazioni della Santa Sede, hanno sempre rifiutato di parteciparvi.

Fonti di AsiaNews comunicano che molti vescovi da diverse province, per evitare di essere trascinati a Pechino, si sono nascosti o si sono dati per malati. Altri sono stati presi da rappresentanti governativi e trascinati all’Assemblea contro il loro volere. Altri ancora, che sapevano di non poter sfuggire, hanno accettato di venire a Pechino, ma hanno deciso di non concelebrare le messe all’Assemblea, essendo presenti alcuni vescovi scomunicati.

Le stesse fonti affermano che vi sono comunque vescovi che non hanno opposto alcuna resistenza. La diocesi di Pechino, nel suo bollettino, ha pubblicato due articoli per onorare l’evento.
Le violenze più gravi ed evidenti sono avvenute a Hengshui (Hebei), dove mons. Feng Xinmao è stato sequestrato da circa 100 poliziotti e rappresentanti del governo, che hanno lottato per ore contro i fedeli e i sacerdoti che facevano scudo al vescovo per garantirgli la libertà. Negli scontri un fedele è stato ferito alla spalla. Nei giorni scorsi il vescovo era stato tenuto in isolamento, lontano dalla sua casa. I fedeli erano riusciti a strapparlo al controllo dei poliziotti e a portarlo in episcopio. Dopo ore di assedio, il vescovo è stato di nuovo sequestrato e ieri sera alle 20.30, mons. Feng Xinmao è stato trascinato a Pechino per partecipare all’Assemblea. Uno dei fedeli, piangente, mentre il vescovo si allontanava scortato, ha commentato: “Il nostro povero vescovo non ha alcuna libertà”.

Un altro prelato, mons. Li Lianghui di Cangzhou (Hebei) è scomparso per sfuggire all’incontro di Pechino. La polizia ha minacciato la diocesi che se il vescovo non si consegna, sarà ricercato in tutto il Paese come “un pericoloso criminale”.

L’Assemblea e la deportazione dei vescovi gettano un’ombra buia sui rapporti fra Cina e Vaticano, dopo anni di stand by. La situazione è precipitata nelle scorse settimane, dopo l’ordinazione illecita di p. Guo Jincai a vescovo di Chengde, lo scorso 20 novembre. In essa, l’Ap ha obbligato otto vescovi ufficiali a prendere parte alla cerimonia, contro il volere della Santa Sede che ha condannato l’accaduto come “una grave violazione alla libertà religiosa”.


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da Avvenire del 7.12.2010




Tra Cina e Santa Sede
aumenta la tensione

La Chiesa cinese ha aperto oggi la sua Assemblea Nazionale per eleggere i dirigenti dell'Associazione dei cattolici patriottici e del Consiglio dei vescovi, organismi che riconoscono come autorità suprema il governo di Pechino e non la Santa Sede. Secondo l'agenzia Asianews le autorità hanno esercitato pesanti pressioni sui vescovi per costringerli a partecipare alla riunione che il Vaticano ha invitato invece a disertare. A fine novembre la Santa Sede aveva duramente criticato l'ordinazione "unilaterale" di Guo Jincai - 42 anni, un prete attivo nell' Associazione dei cattolici patriottici - a vescovo della città di Chengde, nel nord della Cina. Quella di Guo è stata la prima ordinazione fatta senza il consenso del Vaticano dopo quattro anni di collaborazione (il governo cinese e la Santa Sede non hanno formali relazioni diplomatiche dal 1951, quando il nunzio apostolico fu costretto ad abbandonare la Cina e a trasferirsi a Taiwan).

Già nella nota di protesta diffusa dalla Santa Sede il  24 novembre, in seguito all'ordinazione di Guo Jincai, si leggeva che molti esponenti della Chiesa cinese sono stati sottoposti a «pressioni e a restrizioni della propria libertà di movimento, allo scopo di forzarli a partecipare e a conferire l'ordinazione episcopale. Tali costrizioni, compiute da autorità governative e di sicurezza cinesi, costituiscono una grave violazione della libertà di religione e di coscienza».

Liu Bainian, il vicepresidente dell' Associazione dei cattolici patriottici, chiamato in causa dal Vaticano per sue attività che «danneggiano la Chiesa e le sue relazioni con la Cina», ha minimizzato l'importanza dell' Assemblea. «È semplicemente l' elezione di un nuovo gruppo dirigente», ha affermato rifiutandosi di aggiungere altro. Feng Xinmao, vescovo di Hengshui (Cina del nord) è stato prelevato di forza dalla sua residenza e portato in una località nei pressi di Pechino. Un altro  vescovo, Li Lianggui di Canzhou, si è nascosto ed è attivamente ricercato dalla polizia.

L'Assemblea, che si protrarrà fino a giovedì e si svolge nella semi-segretezza, deve scegliere i successori di Fu Tienshan, presidente dell' Associazione patriottica morto nel 2007 e di Liu Yuanren, presidente del Consiglio dei vescovi deceduto nel 2005.


Pechino, pugno di ferro
Retate contro i vescovi

Bernardo Cervellera da Avvenire 7.12.2010

Monsignor Feng Xinmao, vescovo ufficiale di Hengshui è stato sequestrato da 100 poliziotti e portato di forza a Pechino. Decine di fedeli hanno cercato di salvarlo dalle grinfie dei poliziotti, che hanno assediato per ore la casa del prelato.
 
L’atto di forza, che ricorda i tempi di Mao e della Rivoluzione culturale vuole obbligarlo a partecipare all’Assemblea dei rappresentanti cattolici cinesi che si tiene da oggi nella capitale.
L’Assemblea, che è «l’organismo sovrano» della Chiesa, dovrebbe eleggere i presidenti dell’Associazione Patriottica (Ap) e del Consiglio dei vescovi, due organismi che il Papa definisce contrari alla fede cattolica, perché miranti a creare una Chiesa indipendente da Roma.

Nel marzo scorso, la Commissione vaticana per la Chiesa in Cina ha chiesto ai vescovi cinesi di evitare «di porre gesti (quali, ad esempio, celebrazioni sacramentali, ordinazioni episcopali, partecipazione a riunioni) che contraddicono la comunione con il Papa, che li ha nominati Pastori, e creano difficoltà, a volte angoscianti, in seno alle rispettive comunità ecclesiali». Seguendo le indicazioni della Santa Sede, molti vescovi e responsabili ecclesiali non vogliono parteciparvi, ma il governo li sta forzando a prendere parte al raduno.

Per convocare almeno qualche prelato, l’Ap ha messo agli arresti domiciliari alcuni dei vescovi che hanno partecipato all’ordinazione illecita di Chengde, lo scorso 20 novembre. Per quella occasione, otto vescovi erano stati sequestrati e obbligati a partecipare alla cerimonia, condannata dalla Santa Sede come «una grave violazione alla libertà religiosa».

Da dopo l’ordinazione illecita, monsignor Feng Xinmao era stato costretto a vivere in isolamento, senza poter vedere alcun fedele, sotto il controllo della polizia. In questi giorni è morto un sacerdote molto anziano e lui ha chiesto di poter almeno celebrare i funerali. La polizia prima ha rifiutato, poi, dietro la minaccia del vescovo di attuare uno sciopero della fame, gli è stato concesso di presiedere alla messa funebre. Alla fine delle esequie i fedeli e i suoi sacerdoti lo hanno preso e portato nell’episcopio, da dove mancava da quasi un mese e si sono messi a guardia del loro vescovo perché non venisse ancora portato in isolamento.
La polizia e rappresentanti del governo, con almeno 30 camionette, ha assediato l’episcopio e dopo diverse ore è riuscito a prendere il vescovo e a trasferirlo a Pechino. Negli scontri vi sono stati alcuni feriti. Uno dei fedeli, piangendo, ha commentato ad AsiaNews: «Il nostro povero vescovo non ha alcuna libertà». In diverse altre diocesi si registrano pressioni e “deportazioni” a Pechino dove vescovi e responsabili laici saranno costretti a partecipare all’Assemblea.

Un altro episodio di violenza riguarda il vescovo monsignor Li Lianggui di Cangzhou. Dopo l’ordinazione illecita, il prelato è scomparso, forse perché non vuole di nuovo costretto a partecipare all’Assemblea dei rappresentanti cattolici cinesi. La polizia, dopo averlo ricercato nel territorio diocesano, ha minacciato tutti i fedeli: o il vescovo ritorna sotto il loro controllo, o diramerà un ordine di cattura in tutta la Cina, additandolo come «un pericoloso criminale ricercato».

Nei giorni scorsi Benedetto XVI aveva lanciato un appello per la Chiesa cinese che «sta vivendo momenti particolarmente difficili». Egli ha pure domandato ai fedeli di tutto il mondo di pregare per «tutti i vescovi cinesi, a me tanto cari, affinché testimonino la loro fede con coraggio, riponendo ogni speranza nel Salvatore che attendiamo».




[Modificato da Caterina63 08/12/2010 00:38]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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