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Interessante e significativo reportage dalle Chiese di Parigi (di Daniele di Sorco)

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2009 22:21
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07/12/2009 22:21
 
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Cattedrale di Nostra Signora

L'altare antico è ancora intatto in fondo al coro. Ma chi lo usa più? Adesso, tra il coro e la navata, è stato costruito il nuovo, "progressivo" presbiterio. Si caratterizza per un ributtante cassone di pietra, minuscolo (rispetto alle proporzioni della chiesa), più quadrato che rettangolare, ornato da figure che si vorrebbero umane ma risultano extraterrestri e coperto da una tovaglia invisibile (un adeguamento alla moda delle tovagliette americane?).


I candelieri dove sono? Non li hanno messi? Ah sì, eccoli: sono addossati alla parete della navata, sopra tre spilloni neri. Del resto, la rubrica non dice forse "sopra l'altare o in prossimità di esso"? Ognuno poi ha il concetto di prossimità che preferisce.


Ora che la Messa è stata avvicinata al popolo, bisogna far sì che tutti si sentano egualmente vicini. Basta con le discriminazioni! Perché la persona che si trova davanti all'altare deve vedere il rito meglio della persona che ha trovato posto a metà navata o in fondo? Tranquilli, a questo problema rimediano le moderne tecnologie. Ecco che allora, dai vetusti pilastri del tempio, spuntano avveniristici schermi al plasma. Che consentono di vedere tutto, proprio come se si avesse il prete davanti. Il prossimo aggiornamento quale sarà? Un distributore automatico di ostie per evitare che chi sta dietro faccia troppi passi in avanti?


La "chiesa" finisce qui: presbiterio nuovo e navata coi televisori. Il resto è "museo". Le cappelle laterali sono trascurate, sporche, umide. Certo, qualche eccezione c'è. L'altare della Vergine di Guadalupe è stato coperto con una specie di poncho messicano. E c'è da meravigliarsi che, per completare il quadretto folcloristico, non abbiano deposto sulla mensa una statuetta maya.


Altrove la cappella è stata trasformata in un deposito (debitamente chiuso da una parete di vetro trasparente) di casse di candele. Ce ne erano moltissime. Positivo retaggio di un'antica e pia tradizione? Forse. O forse una ghiotta occasione d'incasso, visto che un lumino di medie dimensioni costa 5 euro. E la cifra è riportata a caratteri cubitali, in modo che nessuno possa non vederla.


C'è anche il plastico della cattedrale. Dove? In una stanza adiacente? In un posticino appartato dietro a una colonna? No di certo. In una cappella del deambulatorio. Proprio davanti all'altare. Tanto l'altare chi lo usa più? In molti casi è stato anche privato della pietra sacra, restando così un monumento vuoto e privo di senso.


Il fondo dell'edificio è un negozio di souvenirs. Non solo di rosari e libri sacri (il che, nelle dovute forme, potrebbe essere accettabile), ma anche e soprattutto di guide turistiche, ricordini, portachiavi e simili cianfrusaglie. "Scriptum est: Quia domus mea domus orationis est. Vos autem fecistis illam speluncam latronum".


Un'ultima chicca. Dove si ricevono le confessioni in una chiesa parigina moderna? Nel confessionale?


Ma quello è out dappertutto. In sacrestia? Neppure. In una stanzetta apposta, fuori della chiesa? Siete sempre fuori strada. In Francia si è all'avanguardia anche sotto questo profilo. Le confessioni si ricevono in chiesa, sì, ma non in quella "bara" o "garitta da controriforma spagnola" (sono definizioni di una rivista liturgica italiana) che è il confessionale. Oggi le persone non vogliono più stare in ginocchio o sentirsi giudicate. Ci vuole un ambiente aperto, confortevole, conforme alla nuova concezione del sacramento come seduta psicologica. Come si è provveduto? Semplice. Sfruttando una delle numerossissime e inutilizzate cappelle laterali. La si trasforma in cabina, chiudendola con una parete di vetro trasparente. E all'interno si installa un moderno bureau con tutti i comforts. Sedie imbottite, lampada, ventilatore. In altre chiese ho visto anche un telefono. Probabilmente, tra un peccato e l'altro, si può anche ordinare un café au lait.




Basilica del Sacro Cuore

Anche qui un esempio della "riconversione" delle cappelle laterali. Plastico e cartelloni illustrativi. L'altare funge da semplice supporto.



S. Pietro a Montmartre

Una delle chiese più antiche e caratteristiche di Parigi. L'immagine del nuovo altare parla da sola.


La cappella del Santissimo. Altare senza tovaglia e tabernacolo decentrato. Soltanto la lampadina elettrica (con filo bene in vista) posta al di sopra della cassetta metallica ci avverte della Presenza di Nostro Signore. Sempre che a tale Presenza si creda ancora...


Di fronte alla cappella si trova questo crocifisso altamente espressivo. Avete presente il cavaliere senza testa?



S. Giovanni a Montmartre


Questa chiesa di fine Ottocento si trova ai piedi della collina. Le sue pareti, un tempo ornate di decorazioni pittoriche in stile neogotico sono oggi completamente ingrigite. Ma nessuno si preoccupa di restaurarle. I soldi sono stati spesi per dislocare il Santissimo in una cappelletta extra ecclesiam. Eccone la foto. Una scrivania di legno funge da altare (ovviamente senza tovaglia: la si mette solo in occasione della Messa, o almeno lo spero). Ma il tabernacolo dov'è? Non si vede. Ah, eccolo. Nell'angolo più sperduto della parete di fondo. Senza neppure un inginocchiatoio per fare adorazione. Le sedie sono rivolte al tavolino che fa da altare.



S. Giuliano il Povero

Neppure questa chiesa di rito cattolico orientale si è salvata dalla riconversione culturale. Davanti alla bella iconostasi sono pronti il pianoforte e i leggii per il prossimo evento.



S. Severino

Era già all'avanguardia alla fine degli anni Cinquanta, quando il nunzio Roncalli, assistendo alla Messa in questa chiesa, rimase scandalizzato dalla celebrazione face au peuple e dal canone detto ad alta voce. Oggi l'aggiornamento è andato avanti. Ecco la cappella del Santissimo, collocata naturalmente fuori dall'edificio principale. Ed ecco gli adoratori: un passante addormentato sulla sedia in fondo a destra.



S. Stefano al Monte

Sotto lo splendido jubé medievale, unico rimasto a Parigi, ha trovato posto il cubo che a Parigi sembra essere la forma preferita per l'altare postconciare. Se si guarda in fondo al coro, se ne vede un secondo, subito davanti all'altare antico. Non sia mai che capiti di celebrare su quello!



S. Germano dei Prati

La consueta cabina per le confessioni. Bellissime le poltrone in stile ottocentesco.


Il nuovo altare, su una superficie di moquette verde.



S. Sulpizio

L'unica grande chiesa parigina da me visitata che ha l'altare antico tra il coro e la navata, all'italiana (non a caso, l'architetto che la progettò era nostro connazionale). Questo rende ancora più stridente il contrasto tra il monumento antico e l'indegno tavolino da buffet che gli è stato posto davanti, con tanto di tovaglia dorata che lo ricopre fino ai piedi.


Prima e dopo. Cambiano i tempi e cambia il modo di ricevere le confessioni... A sinistra il prima, a destra il dopo.



S. Eustachio


Una cappella laterale completamente invasa da un ridicolo quadretto che rappresenta il trasferimento del vicino mercato da Les Halles a fuori Parigi, nel 1969. L'altare ne è completamente ricoperto. La parrocchia, infatti, deve risultare, anche visivamente, espressione dello spirito del quartiere. Lo si dice pure nel giornalino parrocchiale.



Ora qualche segno di speranza.


Nostra Signora delle Vittorie

Altare benedettiano, con croce al centro (peccato per i candelieri sul pavimento...). La Messa domenicale era ben frequentata, c'erano diverse famiglie, le suore erano vestite da suore, i fedeli genuflettevano al tabernacolo, il sacerdote era in pianeta ed era assistito da un chierichetto. Buona impressione mi ha fatto anche la bacheca in fondo alla chiesa.



Cappella dell'Istituto del Buon Pastore

È stata ricavata trasformando alla meno peggio il piano terra di un palazzo di uffici in cappella. L'Arcivescovo, a quanto si sa, non ha voluto concedere altro. Alle evidenti carenze estetiche supplisce la devozione dei presenti e la bellezza delle funzioni.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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