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La bellezza di essere sacerdote storie lontane e vicine

Ultimo Aggiornamento: 15/06/2018 23:26
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22/11/2017 18:49
 
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Oggi Gesù mi ha rimproverato mentre celebravo la Messa


Il sacerdote che sentiva di agire male

Come tutti i sacerdoti del mondo, non passa giorno senza che qualcuno cerchi padre Sergio per parlare un po’ e chiedergli cosa fare di fronte a certe situazioni: “Mia suocera mi è contro, vorrei allontanarmi da lei e smettere di parlarle. Cosa mi consiglia di fare?”; “Mio nonno ha lasciato un’eredità a tutti noi, ma certi non se la meritano, conviene che faccia giustizia?”; “Padre, non sopporto più mio marito, i suoi insulti, i suoi maltrattamenti. Mi viene voglia di lasciarlo, crede che lo debba fare?”; “Sento che nella vita mi è andato tutto male, che tutti i miei sforzi sono stati vani, sono stanca… Cosa posso fare?”

Sono tante le domande che mi vengono rivolte tutti i giorni. Cerco sempre di ascoltare tutti con il cuore e di illuminare con qualche parola di speranza, invitando a fare il bene, a chiedere a Dio la forza per andare avanti, e ricordando che è meglio subire un’ingiustizia che commetterla.

Ma soprattutto prego per loro, particolarmente nell’Eucaristia. Quando ho tra le mani il mio Signore gli dico: “Ti affido questa persona e quest’altra, aiutale a prendere le decisioni migliori per la tua gloria e a beneficio delle loro famiglie…”.

Giorni fa, però, in un unico pomeriggio mi sono stati presentati moltissimi problemi, e sentivo che i miei consigli erano ben poveri. Quando sono arrivato a Messa ero immerso in un mare d’angoscia e continuavo a pensare a come avrei potuto orientare tutte quelle persone. Subito dopo la consacrazione ho balbettato varie volte e mi sono rimproverato: “Stai dicendo male le cose”.

E in quel momento sono riuscito a sentire il mio dolce Gesù: “È vero, lo stai dicendo male, non potrai aiutarli, dì loro di chiedere a Me cosa farei Io al posto loro e indicherò loro il cammino”.

Mi ero sbagliato, non solo nel balbettare, ma anche nel modo di voler aiutare. Gesù aveva ragione. Chi meglio di Lui può dirci cosa fare? E allora mi sono riproposto di non preoccuparmi tanto la volta successiva, incoraggiando piuttosto le persone ad avvicinarsi a Dio e a chiedere consiglio a Lui.

Quella sera stessa, prima di uscire dalla cappella, si è presentato un signore che voleva parlare con me. Mi ha raccontato che suo padre era stato molto crudele con lui per tutta la vita; praticamente era cresciuto tra botte e insulti, e il padre non aveva mai voluto sostenere lui o i suoi fratelli perché andassero a scuola, senza contare che alla madre sapeva solo dare ordini gridando, e quindi non appena ha potuto se ne era andato di casa ed erano ormai più di trent’anni che non lo vedeva. Una settimana prima, però, una zia gli aveva detto che il padre era sottoposto a dialisi, che era molto debole e che nessuno della famiglia voleva aiutarlo. Alla fine mi ha detto: “Padre, grazie a Dio ho una famiglia, sono molto felice, so che mia moglie e i miei figli accoglieranno con gioia mio padre, ma credo che non sia giusto che io ora lo aiuti dopo tutto quello che ha fatto passare a me, a mia madre e ai miei fratelli. È vero che non sono costretto ad aiutarlo?”

L’ho abbracciato, dicendo: “Figlio, mi dispiace per tutto quello che hai passato e capisco che non ti sembri giusto. Ti chiedo di accompagnarmi, ti aprirò la cappella del Santissimo e voglio che tu chieda a Nostro Signore cosa farebbe Lui al posto tuo”.

Dopo una mezz’oretta è tornato e mi ha detto tra le lacrime: “Padre, lo accoglierò. È grazie a mio padre che ho la vita. Lo prenderò in casa mia e lo aiuterò in tutto ciò che posso”.

Sono andato a letto molto felice, e sentivo che quel giorno avrei riposato come non mai. Dio mi ha mostrato ancora una volta che è Lui a risolvere i problemi, e che io devo solo avvicinarli a Lui. Mi ha anche ricordato quando sarebbe facile la nostra vita se solo Lo invitassimo a farne parte.

Molte cose vanno male perché non pensiamo di chiedere a Gesù cosa farebbe al nostro posto. Quanto mi piacerebbe incontrare tutti coloro che stanno affrontando una difficoltà o che hanno bisogno di prendere una decisione per dire loro: “Non temere, non angosciarti tanto, Dio ti ama, è con te e ti aiuterà. Mettiti solo in ginocchio davanti a Lui e chiedigli: ‘Mio buon Gesù, cosa faresti Tu al posto mio?’”

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

     



che si può AMARE e ci possa amare fra coniugi come “Cristo comanda” si può, non è utopia e non è impossibile, non è una idea MA LA GRAZIA DEL SACRAMENTO.   

Ecco una prova bellissima tratta da La Nuova Bussola Quotidiana: “Che non sono parole lo dicono anche Diego e Marta, 3 figli, che “abbiamo scoperto queste cose dopo 20 anni di matrimonio: ci rispettavamo certo, ma questa unità profonda non la vivevamo”. Marta spiega di quando cercava ovunque la risposta a quella sete che avevo di Amore totale, “ma al primo seminario a cui partecipai, don Renzo disse che la risposta era lì davanti a me da 20 anni, era nel sacramento: cominciammo (come fanno centinaia di famiglie legate a Mistero Grande e sparse per l’Italia) a pregare insieme ogni giorno, a leggere il Vangelo quotidiano, ad aprire casa a chi voleva pregare con noi e tutto cambiò”.

Bonetti

C'è un sacramento non ancora «trafficato fino in fondo dalla Chiesa», quello nuziale, «che può portare i coniugi ad un livello di amore pari a quello di Cristo sulla Croce: non uno sforzo ma un dono da saper usare. Per cui non c'è matrimonio che possa fallire, anche dopo l'abbandono». Così don Renzo Bonetti catechizza centinaia di famiglie. 

MISTERO GRANDE

Il prete che mostra a centinaia di sposi la verità sul matrimonio

È davvero un “Mistero Grande”, così come si chiama il progetto che riunisce le famiglie che con l’aiuto di don Renzo Bonetti, Presidente della Fondazione Famiglia Dono Grande, hanno compreso la “potenza del sacramento matrimoniale, nella sua missione altissima, che nulla, nemmeno il tradimento coniugale può annullare”, come dice lui. Una potenza e una fonte di grazia “che predico da anni ma che non ho ancora compreso a pieno, tanto è profonda”. Una vocazione ritenuta “per troppo tempo di serie B, come se il matrimonio fosse per chi non ce la fa ad essere vergine”.

Don Renzo, dopo anni di pastorale familiare sul territorio prima e a Roma poi, come Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana (anni ’90/2000), è tornato da tempo nelle sua terra veneta, dove oggi abita presso la “Domus Familiae” insieme a Diego e Marta che hanno letteralmente lasciato tutto per seguire la chiamata di Dio. La Dumus è frutto della donazione di un’altra famiglia che, comprendendo il dono che è il sacramento del matrimonio, ha voluto ridare ad altri la possibilità di scoprirlo in questa grande struttura che ospita quotidianamente coppie di sposi offrendo loro un cammino di santità tramite una compagnia umana, incontri, convegni e catechesi. Ma come è nato tutto questo?

Don Renzo, nella parrocchia di Bovolone (Ve) all’inizio del suo ministero sacerdotale cominciò profeticamente da subito a “capire che il sacramento nunziale era fondamentale”, perché “è la prima chiesa, che sta alla base della Chiesa e della società”, spiega il sacerdote. Insomma, “come i preti consacrandosi ricevono il dono di trasformare il pane nel Corpo di Cristo, cioè di rendere possibile ancora oggi l’incarnazione e la presenza viva di Dio, gli sposi hanno il potere di incarnare l’amore di Gesù che dà la sua vita per la Chiesa, per il mondo e persino per i nemici”. Come un prete, qualsiasi cosa accada o faccia, continuerà fino alla morte ad avere questo potere, donatogli dallo Spirito il giorno della consacrazione, di trasformare il pane nel corpo di Cristo, anche gli sposi, dovessero anche essere traditi e abbandonati, avranno sempre la capacità, ricevuta il giorno nozze, di amare come Cristo sul Calvario.

È così, senza fronzoli, che don Renzo parla alla Fraternità Sposi per sempre, nata all’interno del progetto Mistero Grande: “Non siamo un gruppo di mutuo aiuto ma siamo fratelli che si sostengono nel vivere la santità attraverso il sacramento del matrimonio”. Ma come, proprio loro che il mondo, e ahimè anche la Chiesa spesso giudica sconfitti, parlando di “fallimento delle nozze”? “Altro che falliti - continua don Renzo - siete chiamati ad essere profeti di cosa sia veramente il matrimonio, qualcosa che il mondo anche cristiano non capisce più, o forse non ha mai capito fino in fondo: non credete a chi vi dipinge come quelli che hanno deciso solo di obbedire alla regola del “non commettere adulterio”, sopportando la situazione eroicamente e a denti stretti. Voi non siete eroi, perché il dono che lo Spirito vi ha fatto il giorno delle nozze, quello di amare come Gesù fino a morire per la salvezza dei peccatori, non è frutto della vostra volontà. Certo voi potete usarlo oppure no. E per usarlo dovete coltivarlo”. Come si fa, il sacerdote lo spiega con una formula forse non facile, ma semplicissima ed accessibile a tutti: “Mettete al muro lo Spirito Santo, invocatelo. Quello Spirito ha reso i cristiani lieti davanti ai leoni e non può fare questo? Può, ma bisogna consumarsi le ginocchia e tirare fuori le corone del Rosario che tenete nei borselli”.

Insomma, invece che una pacca sulla spalla e un “poverini, se volete rifarvi una vita vi capisco”, don Renzo ricorda a questi sposi la missione altissima, il compito, a cui Dio li chiama: “Questo amore deve arrivare a tutti: ripeto avete la capacità di amare come Cristo i vostri coniugi, i figli, ma anche i vicini, persino i vostri nemici. Usatela!”. A vedere questa gente che accoglie ogni persona che incontra come un dono, a percepire l’entusiasmo e la luce degli occhi di alcuni di loro, pieni di dolore e amore insieme per il coniuge che li ha traditi, a guardare la loro disponibilità nel soffrire e nel dare la vita “per avere mia moglie vicina in Paradiso, che la vita non finisce qui”, spiega Marco a pranzo, si capisce che quello che don Renzo dice è vero. È carne, appunto.

Per questo motivo ad un gruppo di giovani sposi (circa un centinaio) venuti da tutta Italia per seguire il cammino “A due a due Dio li mandò”, don Renzo spiega: “Non sciupate la bomba di amore che avete fra le mani, “da quando siete sposati esternamente apparite sempre voi, come dei singoli, ma la vostra natura non è più la stessa: ora siete una sola cosa, in questa unione c’è la grazia del sacramento che la Chiesa deve ancora comprendere e che non ha ancora raggiunto tutti i suoi sbocchi pratici, perché non la si è usata abbastanza”. Perciò, “siete un potenziale congelato!” Un po’ come dei preti che non conoscessero le formule per trasformare il pane nel corpo di Cristo”, dice don Renzo ai presenti, infiammando i cuori di chi non aspetta altro che pastori capaci di comunicare loro l’altezza del compito che hanno e la via per attuarlo. Perché non c’è nulla di più desiderabile per il cuore umano di raggiungere le altezze d’amore a cui aspira. Insomma, don Renzo chiede tutto, spiegando come ottenere il Tutto per cui l’uomo è sempre inquieto: “L’amore di Dio che sta dentro il sacramento nunziale: potete lasciare il capitale in banca ed elemosinare amore altrove, riducendo la fedeltà al non tradire e non demordere, oppure potete usarlo fino in fondo”.

Poi don Renzo ricorda come davvero sia “tutto lì nelle parole che il prete ha pronunciato durante il vostro matrimonio, di cui voi siete i soli ministri ogni giorno: “O Dio…hai voluto adombrare nella comunione di vita degli sposi…per rivelare il disegno del tuo amore". Ecco il fine delle nozze: mostrare l’amore di Dio al suo popolo e al mondo. Pensate che rivoluzione per la vita della società!”. A pranzo don Renzo ripete: “Se mendicate insieme dallo Spirito il Suo amore che vi rende capaci di morire per l’altro, farete centro…diventerete fiamma per infiammare il mondo con l’amore divino”. Che non sono parole lo dicono anche Diego e Marta, 3 figli, che “abbiamo scoperto queste cose dopo 20 anni di matrimonio: ci rispettavamo certo, ma questa unità profonda non la vivevamo”. Marta spiega di quando cercava ovunque la risposta a quella sete che avevo di Amore totale, “ma al primo seminario a cui partecipai, don Renzo disse che la risposta era lì davanti a me da 20 anni, era nel sacramento: cominciammo (come fanno centinaia di famiglie legate a Mistero Grande e sparse per l’Italia) a pregare insieme ogni giorno, a leggere il Vangelo quotidiano, ad aprire casa a chi voleva pregare con noi e tutto cambiò”. Giorgio spiega che ora la comunione fra loro è reale e assicura che “fra noi c’è un prima e c’è un dopo l’incontro che abbiamo fatto con don Renzo e Mistero Grande”.

Infine, Michi e Maia, seduti intorno ad una tavola imbandita per gli amici, ricordano il dolore dell’infertilità: “Quando scoprii che non potevamo avere bambini andai in crisi nera, misi in discussione tutto, la mia femminilità, il mio essere moglie. Avevo la morte dentro”. Poi il dialogo con don Renzo “mi fece vedere ciò che il dolore aveva oscurato, l’amore di mio marito” e successivamente la compagnia di un’altra famiglia di Mistero Grande che non potevano avere bambini, ma che “erano bellissimi, pieni di amore, quindi li seguimmo nel cammino proposto da Mistero Grande”. Cammino grazie a cui Michi comprese che “Dio era reale”, mentre Maia, “ricordando che si sono trasferiti vicino alla Domus dopo diversi traslochi, perché questa è finalmente casa, ha scoperto che esiste una fecondità che va oltre la fertilità”. Il dolore resta, ma il sacramento li rende generatori di amore, ospitalità, servizio. Basta guardare come si rispettano e adorano per capire quanto la bellezza dell’amore vero, sino al sacrificio di sé per l’altro, abbia una capacità attrattiva senza pari.

Insomma, in questo tempo in cui il sacramento del matrimonio viene ridotto a modello da raggiungere moralisticamente, perciò attuabile dai pochi eroi che riescono a fare lo sforzo della fedeltà, le centinaia di famiglie che seguono la via di Mistero Grande dicono che invece ad agire fra loro è lo Spirito di Dio mendicato e Gesù presente in mezzo a loro. Colui che rende la sublimità unitiva dell’amore coniugale una realtà reale, certo e a cui occorre aderire continuamente. Ma vera e resa tale ogni giorno dal sacramento divino che gli sposi sono chiamati ad amministrare.


si legga anche:


- SALVARE UN MATRIMONIO. SI PUO' E SI DEVEdi Riccardo Caniato





[Modificato da Caterina63 28/01/2018 08:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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