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IL VERO SPIRITO LITURGICO conferenza del card. Canizares Prefetto per il Culto

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2011 18:21
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03/02/2010 21:11
 
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L’appello del 1971

Era il 16 luglio 1971 quando il Times pubblicava un appello inviato alla Santa Sede da parte di un gruppo di intellettuali, personalità del mondo della cultura e dell’arte per salvaguardare la messa antica. Furono gli intellettuali, infatti, prima di altri, a percepire l’eliminazione della messa antica come un attentato alle tradizioni di un’intera civiltà.

Lo firmò anche Agatha Christie. Con lei Jorge Luis Borges, Giorgio De Chirico, Elena Croce, W. H. Auden, i registi Bresson e Dreyer, Augusto Del Noce, Julien Green, Jacques Maritain, Eugenio Montale, Cristina Campo, Francois Mauriac, SalvatoreQuasimodo, Evelyn Waugh, Maria Zambrano, Elémire Zolla, Gabriel Marcel, Salvador De Madariaga, Gianfranco Contini, Mario Luzi, Andrés Segovia, Harold Acton, Graham Greene, fino al famoso direttore del Times, William Rees-Mogg. Ecco parte del testo dell’appello:
“Uno degli assiomi dell’informazione contemporanea è che l’uomo moderno sarebbe divenuto intollerante di tutte le forme della tradizione e ansioso di sopprimerle. Come molte altre questa apodittica affermazione è falsa. Anche oggi è proprio la cultura a riconoscere più ampiamente il valore delle tradizioni. È evidente che se un ordine insensato decretasse la demolizione totale o parziale di basiliche e cattedrali, sarebbe ancora una volta la cultura a levarsi per prima e con orrore. Si dà il caso però che basiliche e cattedrali siano state edificate dai popoli cristiani per celebrarvi un rito antico duemila anni, che fino a pochi mesi fa era una tradizione universalmente vivente. Alludiamo alla Messa cattolica tradizionale. Essa dovrebbe cessare di esistere alla fine del 1971. Questo rito ha dato vita a una folla di opere infinitamente preziose: non soltanto di mistici e dottori, ma di poeti, filosofi,musicisti, architetti, pittori e scultori tra i più grandi, in ogni paese e in ogni epoca. I firmatari di questo appellorappresentano ogni ramo della cultura moderna internazionale. Essi chiedono con la massima gravità allaSanta Sede di voler considerare a quale tremenda responsabilità andrebbe incontro di fronte alla storia se non consentisse di lasciar vivere in perpetuità la Messa tradizionale, sia pure a fianco di altre forme liturgiche”.


Un’ideologia fuorviante

"Oggi è urgente riaffermare l’“autentico” spirito della liturgia, così come è presente nella ininterrotta tradizione della Chiesa e testimoniato, in continuità con il passato, nel più recente magistero: a partire dal Concilio Vaticano II fino a Benedetto XVI. Ho pronunciato la parola “continuità”. È una parola cara all’attuale Pontefice, che ne ha fatto autorevolmente il criterio per l’unica interpretazione corretta della vita della Chiesa e, in specie, dei documenti conciliari, come anche dei propositi di riforma ad ogni livello in essi contenuti. E come potrebbe essere diversamente? Si può forse immaginare una Chiesa di prima e una Chiesa di poi, quasi che si sia prodotta una cesura nella storia del corpo ecclesiale? O si può forse affermare che la Sposa di Cristo sia entrata, in passato, in un tempo storico nel quale lo Spirito non l’abbia assistita, così chequesto tempo debba essere quasi dimenticato e cancellato?

Eppure, a volte, alcuni danno l’impressione di aderire a quella che è giusto definire una vera e propria ideologia, ovvero un’idea preconcetta applicata alla storia della Chiesa e che nulla ha a che fare con la fede autentica. Frutto di quella fuorviante ideologia è la ricorrente distinzione tra Chiesa pre-conciliare e Chiesa post-conciliare: una – quella pre-conciliare – che non avrebbe piùnulla da dire o da dare perché irrimediabilmente superata; e l’altra – quella post conciliare – che sarebbe una realtà nuova scaturita dal Concilio e da un suo presunto spirito, in rottura con il suo passato. La liturgia non deve essere terreno di scontro tra chi trova il bene solo in ciò che è prima di noi e chi in ciò che è prima trova quasi sempre il male. Solo la disposizione a guardare il presente e il passato della liturgia come a un patrimonio unico e in sviluppo omogeneo può condurci ad attingere con gusto spirituale l’autentico spirito della liturgia. Uno spirito che dobbiamo accogliere dalla Chiesa e che non è frutto delle nostre invenzioni. Uno spirito che ci porta all’essenziale della liturgia ovvero alla preghiera ispirata e guidata dallo Spirito Santo".


monsignor Guido Marini .
maestro delle Celebrazioni Pontificie



   



Parlano Messori e Melloni


Dice Vittorio Messori al Foglio che a Ratzinger “sta a cuore il problema della fede, come viverla e salvaguardarla”. Lo ha scritto, il Papa, anche nella lettera con la quale ha spiegato ai vescovi il motivo del SummorumPontificum: “Mentre noi facciamo convegni la fede si sta spegnendo come una candela che non trova più alimento”. E’ per questo che al Papa interessa la liturgia: “Perché – dice Messori – la liturgia è espressione orante della fede. Lex orandi lex credendi, come si prega è come si crede. La fede, insomma, nella liturgia si fa culto”. È per questo motivo, perché la liturgia esprime la fede della Chiesa, che “il Papa desidera che la liturgia sia espressione d’una fede ortodossa”. Ed è per questo che “la riforma liturgica del post Concilio studiata a tavolino non l’ha convinto: del resto non era mai successo che una riforma liturgica non nascesse dal popolo credente”. Secondo Messori il Papa arriverà a “una riforma dell’et-et della liturgia”. Ovvero non tornerà all’antico ma farà sì che antico e nuovo convivano assieme:
“Il canone tornerà a essere pronunciato in latino mentre le parti in comune resteranno nelle lingue volgari. Insieme la celebrazione avverrà in parte con l’altare rivolto a oriente e in parte no”..

Alberto Melloni non ritiene sia corretto parlare di riforma liturgica nel pontificato di Ratzinger. Dice al Foglio che “i cambiamenti portati dal Papa nella liturgia sono quelli di un pastore che intende usare tutte le libertà che il messale concede al fine di reinterpretarle in senso restauratore”.
La sua, dunque, “non è la volontà di riformare la liturgia così come il Concilio l’ha consegnata, bensì è il tentativo legittimo di addattare la liturgia al proprio gusto”. Secondo Melloni in molti cadono oggi nel tentativo di interpretare BenedettoXVI a proprio piacimento. “Ma se il Papa avesse in mente una riforma della riforma lo direbbe apertamente.. Non è un Papa che maschera le proprie azioni, anzi è sempre chiaro ed esplicito nelle sue decisioni. È vero: l’abbiamo visto in Tv celebrare rivolto a oriente: ma l’ha fatto nella sua cappella privata, non in pubblico”.


Cañizares

Il “piccolo Ratzinger”, così è chiamato il cardinale Antonio Cañizares Llovera, è dal dicembre 2008 prefetto della congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti. Nato a Utiel, nell’arcidiocesi di Valencia, 64 anni fa, è stato vescovo di Toledo e primate di Spagna. Il soprannome “piccolo Ratzinger” è nato inVaticano: dal 1985 al 1993 Cañizares ha svolto per la Conferenza episcopale spagnola lo stesso ruolo che Ratzinger svolgeva a Roma: si occupava del settore “dottrina della fede” della Conferenza episcopale. Grande studioso di Teresa d’Avila ha fondato l’Università Cattolica “Santa Teresa de Jesús”.

Fonte Il Foglio

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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