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STORIA CRONOLOGICA DEI PAPI COME NON L'AVETE MAI LETTA PRIMA

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2009 01:50
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19/12/2009 01:48
 
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La situazione giuridica di Roma e dell'Impero decadente....

Mi sia concesso ora di fare un altra pausa importante....Amici qui stiamo leggendo che cosa faceva la Chiesa dentro il "suo essere chiesa nel mondo"...ma questo MONDO esterno alle Leggi dottrinali della Chiesa, come viveva, che cosa faceva?

Davvero tutto ciò che è stato insegnato falsamente contro la Chiesa era colpa dei vescovi...specialmente di Roma? Come dovevano campare i cristiani?

Uniamo allora la storia di questo inizio terzo secolo, parlandovi della situazione generale del momento.....tanto da comprendere in QUALI ACQUE AGITATE LA CHIESA DOVEVA SOPRAVVIVERE, VIVERE ED INSEGNARE E PRESERVARE......

Un ringraziamento al sito:
http://www.cronologia.it/storia/anno201.htm

Pe ora parliamo solo dell'anno 201 tanto per avere un quadro della situazione....il Papa in questione era .... Zefirino, romano (199-217) .....e lo trovate 9 messaggi dietro a questo....

Buona meditazione fraternamente Caterina

Dopo due secoli dalla fondazione dell'impero cominciò a venir meno l'equilibrio del potere instaurato da Augusto. Centro del governo era sempre quella corte lasciata da Augusto, e solo apparentemente l'amministrazione era divisa con il Senato, la cui funzione si ridusse ad approvare i provvedimenti legislativi dei vari imperatori. Una diarchia apparente che si estendeva a tutte le forme di amministrazione. Ma soprattutto nelle province, dove il senato mandava i suoi rappresentanti ma solo quelli graditi all'imperatore e senza poteri militari; infatti il comando degli eserciti stanziati era affidato a un delegato dell'imperatore, ovviamente da lui scelto..
In sostanza una esautorazione che aveva ridotto i senatori ad essere dei semplici funzionari.
Questo come abbiamo visto durò fino a quando sul trono si succedettero uomini capaci di ottenere - in un modo o in un altro- questa deferenza.


Alla morte di Augusto, nel 14 d.C. divenne imperatore il suo figliastro, Tiberio, che appoggiandosi ancora al senato, all'inizio fu ottimo amministratore ma poi per le ostilità e le trame concluse la sua vita con molti errori. Per i contrasti che ebbe con i senatori - che iniziò perfino a disprezzare- non li volle nemmeno più vedere, si ritirò nella sua splendida villa a Capri. Affidò il governo nelle mani del capo pretoriani Seiano e solo per lettera continuò a fare l'assolutista. La scelta si dimostrò fatale, e quando corse ai ripari era ormai troppo tardi. Nel 37 Tiberio lasciò l'impero nelle mani del sorpreso Caligola, più dispotico di lui anche a causa di uno squilibrio mentale. Volendo instaurare una monarchia ancora più assoluta, nel delirio di potenza, impose il culto dell'imperatore, pretese trionfi di guerre mai fatte, umiliò il senato, fin quando dopo aver superato eccessi di ogni genere in una congiura fu ucciso. Nel 41 fu nominato imperatore Claudio zio di Caligola. Si dimostrò in tredici anni un buon politico e un buon amministratore, ma prima evitò una congiura dell'ambiziosa Messalina, la prima moglie, poi non riuscì a evitare di essere avvelenato dalla seconda, Agrippina per far salire sul trono suo figlio Nerone.
Nel 54 troviamo il giovane diciassettenne al governo sotto l'influenza della madre ma soprattutto di Seneca suo maestro, che ambiva a una paritaria divisione di poteri fra imperatore e senato; ma ambizioso come molti suoi colleghi, presto Nerone si accorse che il suo maestro era anche lui un traditore, come tanti suoi amici, compresa l'ambiziosa madre, la prima moglie Ottavia e anche la seconda. Furono tutti condannati a morte.
Nerone; dapprima pur essendo giovane, amato moltissimo dal popolo, saggio e capace, con una politica moderata finì per inimicarsi il senato per le sue follie (ma questa è la versione tramandataci - forse arbitraria). Non altero ma aperto, piuttosto democratico, accusato forse proprio per questo di essere un dispotico finì nel mirino di una congiura senatorile: Organizzata una sollevazione popolare per non cadere nelle loro mani Nerone finì suicida nel 68 d.C.


Eliminato colui che era ritenuto il responsabili di tutti i mali, le cose non è che migliorarono, anzi peggiorarono; si scatenò e seguì un periodo di anarchia militare fino alla fine de 69, quando salì al potere Vespasiano.
D'origine plebea, uomo d'armi, Vespasiano seppe amministrare con fermezza l'impero ed estendere i confini con nuove conquiste, non rinunciando ad essere un monarca assoluto fino al punto che la sua monarchia la fa diventare di diritto ereditaria. Così gli succedettero prima Tito (che morì dopo due anni, nel '81) poi suo fratello Domiziano. Ma diventato anche lui autoritario e sempre nemico del senato, Domiziano fu ucciso in un'altra congiura nel 96.
Morto Domiziano, sembrò ritornare il potere nuovamente al Senato quando fu eletto a guidare l'impero proprio un anziano senatore, Nerva. Il senato era dunque riuscito così nuovamente a riprendersi il potere, a imporsi come elettore dell'imperatore, a eliminare la successione ereditaria, riservandosi perfino di approvare l'adozione del successore fatta dall'imperatore in carica.
Ma nel breve impero di Nerva (96-98) proprio lui nominò e fece approvare la sua successione inaugurando un nuovo sistema per designare il successore non più per via ereditaria, ma per adozione, favorendo l'assunzione al trono dei migliori cittadini che per un certo periodo di tempo vivevano accanto all'imperatore.
Ma la sua scelta provocò un altro cambiamento epocale - infatti per la prima volta l'imperatore era uno straniero, veniva dalla provincia, ed era lo spagnolo Traiano.
Si rivelò uomo di altissimo valore ma anche molto abile. Pur abbandonando la politica assolutistica dei predecessori, tenne in alta considerazione i senatori, ma ogni decisione fu presa sempre da lui. Del resto con lui l'impero raggiunse la massima estensione, l'amministrazione seppe gestirla bene, e come generale le sue conquiste in Dacia riuscirono a riempire le casse dello stato come nessuno aveva mai fatto prima. Il suo assolutismo insomma rendeva.



Nel 117 imperatore un altro generale, della provincia, anche lui spagnolo, Adriano, con il quale finirono le guerre di espansione romana e riuscì a creare una più solida organizzazione dell'impero. Una singolare pace poi continuò con Antonino, di origine gallica, che fece leggi per la difesa degli schiavi e tollerò abbastanza i cristiani. Più che governare un Impero, Antonino guidò paternalisticamente una "fattoria" un po' più grande di quelle che possedeva. Da dove non si mosse mai.
Dopo di lui, nel 161, salì al trono Marco Aurelio, grandissimo imperatore, distaccato filosofo prima, poi piuttosto realista e cinico dopo; piu che imperatore un generale assolutista ma anche poco coerente con i suoi personali progetti politici; ambiva a una grande confederazione europea ma continuava a fare il "bellico" monarca assoluto. Mentre il figlio Commodo, meno monarca e rigido di lui, gli successe, ma anche lui più che ignorare i senatori li derise, fu assassinato in una congiura per la sua (scrissero) sfrenata tirannia, o forse perchè stava diventando troppo democratico, e questo non era gradito al conservatorismo senatorile aristocratico.
Finita la dinastia degli Antonini, comincia a delinearsi la crisi che presto travolgerà l'impero. Dopo un breve periodo di anarchia arriviamo a questi ultimi anni con il ritorno al potere di un uomo forte, un altro generale, questa volta africano d'origine, Settimio Severo.
Seguirà fra breve il figlio Caracalla; che concederà la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'impero. Putroppo queste aperture come quelle di Nerone e di Commodo gli attirarono l'odio e il disprezzo del senato, che lo fece assassinare. Intanto i nemici esterni di Roma - soprattutto a nord - stanno organizzandosi e premono ai confini.
Davanti a noi sta iniziando il terzo secolo con tutti quei mali che poi nel quarto andranno a concludere il leggendario Impero Romano.


Il cristianesimo


La storia della vita di Gesu', tramandataci dal Vangelo, si inquadra nella storia di Roma tra gli ultimi anni dell'impero di Augusto e larga parte dell'impero di Tiberio. Gesu' visse fino a trent'anni a Nazareth, poi, seguito da un gruppo di discepoli, cominciò a percorrere tutta la Palestina predicando l'amore verso Dio e verso il prossimo, ovunque accolto con favore dal popolo.
Dopo la sua morte, gli apostoli e soprattutto Paolo di Tarso ne diffusero la dottrina fuori della Palestina e a Roma. Qui soprattutto gli umili ne raccolsero il messaggio e uno spirito nuovo pervase il mondo romano proprio mentre la religione pagana si svuotava sempre più di contenuti idolatri; quello che mancava era una profonda spiritualità interiore.
Dapprima i cristiani furono tollerati e poterono moltiplicarsi indisturbati. Ma poi la loro fede sembro' potesse turbare l'ordine su cui era fondata la società romana e iniziarono le persecuzioni. La prima fu quella ordinata da Nerone dopo l'incendio di Roma, avvenuto nel 64 d.C. A questa ne seguirono altre, sempre più gravi, via via che l'importanza del cristianesimo andava crescendo.

L'impero romano cristiano


I Severi avevano impostato sulla forza il proprio potere e questo segnò il loro destino: tutti finirono vittime di congiure militari. Dopo di loro un tragico periodo d'anarchia si aprì per l'impero: ogni esercito elesse il suo imperatore e gli scontri si moltiplicarono insanguinando l'Italia e le province. Inetti governatori o e altrettanto inetti generali approfittarono della situazione per ribellarsi al potere centrale di Roma; più che i veri e propri nemici furono queste guerre intestine con le loro devastazioni a dare origine a una grave crisi prima politica poi economica, e quest'ultima che accellerò ulteriormente la prima..
Questa situazione durò per quasi cinquant'anni, fino a quando divenne imperatore Diocleziano, che modifico l'impero non seguendo nè il modello augusteo nè quello che aveva solo teorizzato Marco Aurelio; quella di Diocleziano era una monarchia più vicina a quella orientale. Per riorganizzare l'impero, ormai in disfacimento, invece di cercare di unirlo Diocleziano lo divise in due. Nominò Massimiano suo collaboratore e gli affidò la parte occidentale dell'impero con capitale Milano e tenne per sè l'oriente con capitale Nicomedia. Era il primo passo verso la distruzione.

Infatti, l'impero fu poi ulteriormente suddiviso in altre due parti, con a capo Costanzo e Galerio, ma subordinati ai due imperatori. Se da un lato questa suddivisione rendeva più controllabili i confini e i popoli vinti, dall'altro preparava di fatto la divisione dell'impero e quindi la sua rovina.
Diocleziano fece inoltre importanti riforme agrarie e civili che andranno a stravolgere l'intera società: legò i contadini alla terra e costrinse i discendenti (figli e nipoti) a continuare il mestiere paterno, nasceva così la plebe vita natural durante. Infine scatenò una violenta campagna contro i cristiani proprio nel momento in cui Roma aveva tanta necessità di religioni spirituali.

Ritiratisi Diocleziano e Massimiano, seguirono lunghi contrasti tra i nuovi sovrani, finchè arriveremo a alla fine di questo secolo, quando appare Costantino e nel 312 arrivò al potere. Non solo fece cessare le persecuzioni contro i cristiani ma anzi con un preciso progetto politico cercò di unire stato e religione. Il cristianesimo pote' quindi uscire dalla clandestinità per andare a iniziare il suo secolare cammino. L'estrema reazione dell'imperatore Giuliano, che cercò di restaurare il paganesimo, naufragò rapidamente. Nulle poteva più impedire alla Chiesa di assumere nella storia il ruolo a cui era destinata.



LA DELINQUENZA A ROMA e in Italia -


Se la situazione politica dava ai cittadini gli esempi che abbiamo visto sopra, non c'è da meravigliarsi che nascessero delle cellule impazzite in ogni strato sociale della vita romana sia sul proprio territorio che nelle varie province.
Chi aveva in mano le amministrazioni e il governo delle varie città si arricchiva spesso alle spalle dell'imperatore (magari ottimo generale ma pessimo amministratore) e riusciva a rubare o a farsi dare compensi sottobanco, promettendo favori e cariche pubbliche, come abbiamo letto ultimamente quel funzionario che era riuscito a vendere una carica pubblica addirittura 25 volte.
Chi non aveva questi grandi poteri, ma ne aveva inferiori come quello di riscuotere le tasse, allora opprimeva i cittadini o con un fiscalismo eccessivo per ricavarsi la sua parte o li vessava in altri modi. Se i malcapitati non avevano proprio piu' nulla da dare per tanti motivi, di carestia, di disgrazie, i funzionari di questo tipo andavano a creare una condizione tale di disagio e di rabbia, tanto da ritrovarsi subito dopo alle prese con dei briganti prodotti dal loro stesso operato. Perchè perfino gli onesti dovevano rubare per andare a pari di quanto veniva a loro rubato.

Sembrava in questi anni che nessuno volesse piu' lavorare, darsi da fare, produrre, ma che tutti mirassero all'occasione per fare con sotterfugi e la disonestà il colpo gobbo; l'arrampicata sociale o economica con il minimo dispendio di energie. Tutti volevano avere soldi in tasca ma nessuno faceva qualcosa per ottenerli. Questi rampanti senza scrupoli che vestivano bene e conducevano apparentemente una vita perbene pensavano solo alla corruzione. Poi ad aggiungersi a loro c'erano i diseredati, i disertori di certe guerre stupide dove non ne capivano l'utilita'; e questi possono ricorrere a una sola tecnica organizzarsi in piccole bande di scippatori, di rapinatori, di ladri, e di banditi che ormai a Roma e dintorni aumentavano ogni giorno.

Roma in questi anni e in quelli che seguiranno è ormai una capitale abbandonata a se stessa, con certi quartieri in ginocchio. La delinquenza inizia prima a dilagare col singolo, poi va a formare grosse bande. La piu' famosa quest'anno è quella di un certo Felix Bulla (di cui parleremo ancora nell'anno 207). Ha una banda di 600 uomini, 600 briganti che bloccano nelle strade che conducono i viaggiatori a Roma; assaltano i carri merci, svuotano le isolate ville dei signori
Si spostano da un posto all'altro con rapidità, e semineranno il terrore per ben due anni, diventando inafferrabili. E non sono solo loro, anche se in gruppi meno numerosi, ci sono quelli formati dai disertori, quelli formati dai profughi arrivati a Roma senza un mestiere, senza una attività, un tetto; provengono da ogni parte, e per sopravvivere prima si adattano a fare lavori umili poi conosciuto il benessere opulento, entrano nella malavita che diventa sempre più organizzata, che conosce i ricchi, i benestanti, l'ambiente, sa dove ci sono magazzini dove rubare, dove sono i gioiellieri, i mercanti di seta, o gli strozzini che prestano soldi a chi vive al di sopra dei propri mezzi mentre loro si arricchiscono

Tutto questo, in questo inizio del terzo secolo, poi ancora un altro passo, e via verso la decadenza.

La situazione era densa di pericoli e il pericolo era "dentro e fuori", era rappresentato quest'ultimo dalle irruzione dall'est, dal nord, dal sud, dagli stranieri; delle forze estranee per cultura, idee e per differenti forme e stili di vita. E i primi fra tutti che iniziarono a essere estraneo erano i nuovi imperatore, poi gli altri, i loro funzionari, i loro generali e perfino i loro servi.
Dall'altro invece - il male che stava covando dal di dentro - era la città . Una città che non reagiva. La minaccia più grossa era proprio questa, il ristagno, le tendenze all'individualismo. Che divenne endemico fino a quando ogni cura fu vana.


**********


(apro solo una parentesi per poterci poi più avanti ricollegare alla Chiesa. ..la situazione che avete appena letto COSTRINSE... la Chiesa, più avanti con Costantino, a PRENDERE IN MANO LE REDINI DELLA GIUSTIZIA.....la Chiesa, come vedremo avanti, pazienterà per trovare LEGITTIMI GIUDICI, soprattutto per Roma, città in completo abbandono e dove gli unici quartieri che funzionavano erano quelli CRISTIANI che si davano evangelicamente un ordine ed una disciplina per vivere senza daneggiare gli altri....Come abbiamo letto la situazione GIURIDICA era una catastrofe...e non certo per colpa della Chiesa...
Va dunque inserito in tutto il contesto storico l'opera stessa di ogni singolo Pontefice.... )



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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