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In che modo l'Islam sfida la Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 03/01/2010 15:01
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03/01/2010 14:51
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 06/06/2002 11.56
Il Corano aiuta alla comprensione.......

Dialogate con belle maniere con la Gente della Scrittura( Cristiani ed Ebrei), eccetto quelli di loro che sono ingiusti. Dite loro: “Crediamo in quello che estato fatto scendere su di noi ed in quello che estato fatto scendere su di voi, il nostro Dio e il vostro sono lo stesso Dio, ed ea Lui che ci sottomettiamo”. (Corano 29:46)

Si intuisce come il cristianesimo abbia influito nella fede islamica della prima ora, basti pensare a Muhammed ed allsua tenerezza nei confronti di Gesù e di Maria, è tradizione musulmana, infatti, attribuire al profeta la conservazione di una icona raffigurante la Madre con il Bambino in braccio, descrivendo di lui una affetto filiale commevente. E' quindi evidente che qualcosa, nel corso degli anni, non è andata per il verso giusto, qualcosa che ha distolto anche l'Islam dalla sua vera radice, dal Corano apprendiamo:

Leggendo il Corano si è subito colpiti dalla bellezza e dalla profondità con cui sono espresse le lodi della purezza di Maria e l'esaltazione di Gesù. Da questo punto di vista i quattro Vangeli non reggono certo il paragone.

Il Corano, adducendo prove convincenti, difende Maria dalle accuse rivolte dagli ebrei che non credevano nella sua virtù verginale e nella sua santità. Quanto a Gesù, ne riconosce il miracoloso operare che è stato possibile con il consenso divino. Per dimostrare la grandezza e la santità di questo puro Profeta, dedica a lui, a sua Madre Maria (la benedetta) e ai discepoli un numero considerevole di versetti --- esattamente centosettantacinque per un totale di tremilacentosessantatre parole -- vale a dire il 4,1% di tutte le parole contenute nel Corano.

I Musulmani rispettano e onorano Gesù e aspettano la sua seconda venuta. Lo considerano uno dei più grandi messaggeri divini. Un Musulmano non si riferisce mai a lui chiamandolo semplicemente Gesù, ma aggiungendo sempre le parole "la pace sia con lui". Il Corano conferma la sua nascita da una donna vergine (un capitolo del Corano si intitola Maria), e Maria è considerata la donna più pura dell'universo. Cosi' il Corano descrive l'Annunciazione:

"In verità!" disse l'Angelo, "O Maria! Dio ti ha prescelta, ti ha purificata e ti ha eletta fra le donne di tutte le nazioni. "In verità!" disse l'Angelo, "O Maria! Dio ti annunzia la buona novella di una Parola che viene da Lui, il suo nome sarà il Messia, Gesù figlio di Maria,  eminente in questo mondo e nell'altro, ed uno di coloro che sono più vicini a Dio. "Egli parlerà al popolo dalla culla alla maturità,  ed egli sarà tra i giusti." Ella disse: "O mio Signore! Come potro' avere un figlio se nessun uomo mi ha toccata? Egli disse: " E' cosi', Dio crea cio' che Egli vuole. Allorché ha deciso una cosa non ha che da dire:"Sii, ed essa è". (Corano 3:42-45-46-47)

Appare quindi inesorabile l'influenza di testi apocrifi che hanno alterato il senso autentico del ruolo dell'Incarnazione divina che comunque viene negata. Nel Corano ci sono, effettivamente, molti elementi che tendono ad una adorazione di Gesù ed alla venerazione di Maria, ma è altrettanto palese l'incompletezza di tale messaggio che negando la divinità del Cristo, non fanno ben comprendere il suo ruolo che appare una semplicemente una voce in più fra i profeti di Dio! 

Tale contraddizione che spiega quanto detto fino adesso è data da questo verso del Corano che, in definitiva, nega però l'Incarnazione divina della Parola:

"La somiglianza di Gesù di fronte a Dio è come quella di Adamo: Dio lo creo' dalla polvere e poi gli disse: Sii. Ed egli fu." (Corano 3:59)

Altro verso da approfondire dice:

Né Muhammad, né Gesù sono venuti a cambiare la dottrina fondamentale del credere in un Unico Dio, annunciata da profeti precedenti, bensi a confermare e dare nuova linfa a tale dottrina. Nel Corano è scritto che Gesù ha detto di essere venuto:"Io sono (venuto) per confermare la Legge che esisteva prima di me. E per rendere lecito parte di cio' che vi era stato proibito; Io son venuto da voi con un Segno dal vostro Signore. Dunque siate timorati di Dio e seguite le mie istruzioni".

quindi: "seguite le mie istruzioni"

ma qualcosa non è andata per il verso giusto, poichè da questo punto si discostano "queste istruzioni"

Buona meditazione....fraternamente C.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 06/06/2002 13.41

Qualche particolarità del Corano.

Il Corano è suddiviso in 114 Sura (Capitolo), ognuna di queste è composta da un numero variabile di Ayat (Versetti). Cerchiamo di vedere in breve in che cosa si differenzia il Corano dagli altri testi sacri e non in uno spirito di confronto, ma per approfondire la nostra conoscenza. Dio dice, Aya n.47 della Sura n.5 Al-Mâ'ida (La Tavola Imbandita):

" E su di te abbiamo fatto scendere il Libro con la Verità, a conferma della Scrittura che era scesa in precedenza e lo abbiamo preservato da ogni alterazione. Giudica tra loro secondo quello che Dio ha fatto scendere, non conformarti alle loro passioni allontanandoti dalla verità che ti è giunta…".

Il Corano si presenta quindi come una conferma dei libri rivelati precedentemente e questo va sottolineato, ma non si comprende come in certi passi anche logici se vediamo i Vangeli, abbia prevalso su di essi, pretendendo di essere (il Corano) venuto a ristabilire, a riproporre il loro più autentico messaggio che, naturalmente, a metà strada si discosta completamente dalla rivelazione dei Vangeli.

Il Corano è stato rivelato a Muhammad in lingua araba. Questa lingua è tuttora una lingua viva ed è ancora parlata e compresa da milioni di persone. Il messaggio coranico è quindi alla portata di ogni persona che padroneggia l'arabo anche se una perfetta comprensione del senso dei versetti richiede uno studio approfondito. E anche questo differenzia il Corano dalle altre scritture, inizialmente scritte in lingue che da molto tempo non vengono più parlate.
Il Corano riporta numerosissimi dati storici precisi sulle circostanze in cui è avvenuta la Rivelazione dei versetti. Si può facilmente constatare come spesso vengono riferite le circostanze esatte, il luogo e persino il momento in cui i versetti sono stati rivelati. Fatto unico e straordinario.

Il Corano si è presentato fin dall'origine come Messaggio finale rivelato da Dio, quindi chiamato ad esistere fino a Yaum Al-Quiyama (Giorno del Giudizio); ma si è presentato anche come guida per l'intera umanità e non come testo rivelato ad un'elite, a un popolo, a un paese particolare. Il Corano è un messaggio universale e per questo, studiandolo, ci si accorge innanzitutto che tratta ogni aspetto della vita e dell'attività dell'uomo. Evidentemente il Corano guida l'uomo in senso spirituale, ma enuncia anche principi giuridici, economici, dà direttive sociali e anche politiche.Per questo uno Stato nel quale vive il musulmano non può scindere dalla propria fede, ecco che è indispensabile lo Stato-confessionale.  In breve enuncia grandi principi orientativi in ogni campo che, pur essendo stati rivelati in un contesto specifico, sono per loro natura, applicabili ad ogni epoca e in ogni luogo.

Il Corano indubbiamente presenta degli aspetti straordinari, si potrebbe dire miracolosi, ad esempio la protezione del testo nei secoli. Eppure non si può far finta di non notare l'incidenza di taluni testi apocrifi evanmgelici che lo caratterizzano per quanto riguarda la questione specifica del Cristo e della sua morte e risurrezione, leggibilmente contraffatta.

 Quattordici secoli fa al tempo della Rivelazione, Dio assicura che conserverà il libro intatto. Possiamo verificare, effettivamente,  come il Corano non abbia mai subito alcuna modificazione da allora; non una parola, né una lettera è mai stata tolta o aggiunta. Ciò che fu scritto, fu scritto, anche a discapito della stessa Verità Rivelata in Cristo Gesù, dal momento che i musulmani non accettano una sola parola detta dagli Apostoli da dopo la morte del Cristo, che per il Corano non morì, ma venne abilmente sostituito, mentre si accetta l'Ascensione di Lui al cielo, portando così a termine la missione, ma a questo punto, quale era questa missione?

Troppe domande restano senza risposta. A partire dalla vita delle prime comunità cristiane e fino all'anno 600, nulla si dice dei musulmani, mentre i quali non riconoscono l'autenticità degli apostoli e la loro specifica missione.

Anche nelle Lettere Apostoliche tutto è minuziosamente riportato: date, nomi e luoghi, eppure non vengono riconosciuti dai musulmani! è come se tutto fosse stato annullato e il mondo si sia fermato dal giorno dell'Ascensione di Gesù, fino alla comparsa del Corano, eppure non si comprende, a questo punto, la dovizia di notizie tratte dai Vangeli e dagli apocrifi e dagli stessi racconti tramandati a voce sul Cristo.

Questa protezione impenetrabile del Corano è avvenuta in diversi modi. In particolare uno si distingue dagli altri: la memorizzazione del Testo Sacro. Dall'epoca del Profeta fino ai nostri giorni centinaia di milioni di persone hanno memorizzato l'intero testo sacro diventando cosi i custodi della Parola di Dio e sarà ancora cosi, Insha'Allah (se Dio vuole), fino alla fine dei tempi.


 


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 06/06/2002 15.05
L’Islam è nato dalla predicazione del profeta Maometto, vissuto tra il 570 e il 632 d.C., iniziata nel 612 alla Mecca. In Arabia allora la società era organizzata in tribù nomadi che professavano un politeismo indigeno amministrato da una potente casta sacerdotale. Alla Mecca la setta di coreisciti venerava la Kaaba, la pietra nera di probabile origine meteoritica, mantenendo uno stretto controllo sulla popolazione. Maometto e i suoi seguaci furono quindi presto perseguitati e costretti, nel 622, alla fuga, che in arabo si dice ègira (che però vuol più propriamente significare ‘distacco’), nome con il quale è chiamata l’era musulmana che si cominciò a contare appunto da quell’anno. Maometto fu accolto nella vicina città di Yatrib, da allora in poi chiamata Medina, ‘città del Profeta’.
 Qui divenne il capo del nuovo stato islamico che inizialmente si sostenne grazie alle razzie operate ai danni delle tribù politeiste. Maometto proclamò, con una fatwa cioè un editto, nel 623 il nuovo stato stabilendo che i non convertiti potevano professare la loro religione dietro pagamento di una tassa, anche se probabilmente questo valeva solo per gli uomini. Strinse una stretta alleanza con gli ebrei, ben visti dal profeta che li riteneva i portatori del suo stesso credo, seppure meno perfezionato. L’alleanza però durò poco, perché i giudei disattesero il patto, Maometto allora, profondamente deluso e amareggiato, iniziò contro di loro una durissima campagna di rappresaglie. Alla morte del Profeta l’Islam era già un potente e agguerrito stato teocratico-militare, che in meno di un secolo assoggettò un territorio che comprendeva la Spagna, tutto il nord Africa, l’Arabia e il Medio Oriente fino all’India, entrando presto in conflitto con la cristianità. L’insieme di leggi e di dottrine che regolavano la vita del nuovo stato era contenuto in gran parte nel Corano, l’insieme delle rivelazioni avute da Maometto e redatte da lui in arabo, e nelle fatwa da questi proclamate, ma anche nelle memorie dei discepoli del Profeta la cui vita divenne l’esempio da seguire per tutto ciò che non era espressamente regolato dai testi sacri. 
Da qui ebbe origine la stretta osservanza della tradizione araba, che Maometto innovò ma certo non modificò radicalmente: in essa erano previsti ad esempio l’uso del velo per le donne ed era ammessa la razzia e la pirateria a danno degli infedeli, già praticata dalle tribù beduine preislamiche. Dal punto di vista strettamente teologico iniziò invece presto una ricca speculazione filosofica, con fruttuose contaminazioni elleniche, insieme a un impressionante progresso nelle conoscenze scientifiche: la matematica, con l’invenzione dei numeri e dell’algebra, la geometria, l’astronomia. La teologia islamica considera il mondo non come una creatura di Dio, ma come una sua costante creazione, tutto ciò che viene fatto è quindi opera sua e l’uomo non può che sottomettersi al suo volere. Per i musulmani la lotta tra il bene e il male si esplica in gran parte nel conflitto tra fedeli e infedeli........
a questo proposito riportiamo integralmente la Sura delle torri (una sura è ciascuno dei ‘capitoli in cui è diviso il Corano) che suona vagamente profetico dei fatti accaduti lo scorso 11 settembre:
- Nel nome di Dio, clemente misericordioso! Pel cielo dalle molte torri! - Per il Giorno promesso! - Pel testimoniante e ’l testimoniato! - Periscano quelli della fossa - quelli del fuoco acceso - quando essi vi sedevano attorno - a guardare i tormenti che facevan soffrire ai credenti! - E si vendicaron di loro solo perché credevano in Dio, potente degno di lode, - al quale appartiene il Regno dei cieli e della terra e d’ogni cosa è testimone. - In verità, coloro che avran tormentato i credenti e le credenti e non si pentiranno, avranno il tormento d’Inferno, avranno il tormento del Fuoco bruciante. - Ma coloro che avran creduto e operato il Bene avranno Giardini alla cui ombra scorrono i fiumi: questo è il Supremo Successo. - In verità, la violenza del Signore è tremenda. - Egli è colui che produce e riconduce - ma è colui che perdona e che ama, - troneggiante glorioso - che fa quel ch’Ei vuole. - Non t’è giunta la storia delle armate - di Faraone e di Tamud? - Eppure quei che non credono smentiscono tutto - mentre Dio silenzioso li circonda alle spalle, - e questa è Lettura Santissima - preservata su tavole pure. -
Il testo, tradotto da Alessandro Bausani (Il Corano, BUR 1988, p.468), si apre con una invocazione alle torri del cielo, cioè le costellazioni, al Giorno del Giudizio, al Profeta e al Corano. ‘Quelli della fossa’ sono gli infedeli, descritti come coloro che perseguitano i credenti, e nell’episodio narrato si fa riferimento ad alcuni martiri torturati da un re ebreo, o filo-ebreo, nel 523 d.C. 
 
E’ chiaro che Maometto intendesse ben altro quando scriveva ma, come a ragione sostenne Platone, i testi se interrogati non rispondono e chiunque può farne l’uso che ne vuole.
A differenza di quanto si potrebbe pensare però l’Islam considera la divisone tra fedeli e infedeli nel territorio, non nelle persone: questo garantisce un’ampia tolleranza religiosa. Ciò che invece genera conflitto all’interno degli stati islamici, e in particolare in quelli arabi, è il conflitto sociale.
In una relazione fatta alcuni anni fa dalla sociologa magrebina Fatema Mernissi veniva tracciata un’illuminante analisi del fenomeno dell’emigrazione e del fondamentalismo. I paesi arabi sono tra i più ricchi al mondo ma questa enorme ricchezza viene stornata in occidente anziché investita in loco per creare sviluppo. Il cittadino arabo medio pensa così che i suoi governanti non lo tutelano, ma anzi rubano parte della sua ricchezza per creare una macchina burocratica e militare volta a garantire il mantenimento dello statu quo. La gran massa di disoccupati che questa situazione produce si orienta in due direzioni: o l’emigrazione o l’adesione alle cosiddette ‘scuole coraniche’. Queste scuole sono in realtà dei collegi severissimi dove vengono formati giovani votati all’odio dell’Occidente, ritenuto complice, se non addirittura la causa, dei governi arabi corrotti e antidemocratici.
Il fondamentalismo è quindi andato crescendo con l’aumento della disoccupazione, degli acquisti di armi e di tecnologie occidentali e con la minore possibilità di emigrare data agli arabi. Se si osservano nell’insieme gli elementi che ho tentato qui di raccogliere credo si possa capire meglio la complessità dell’origine del fondamentalismo islamico che nasce su un terreno ideologicamente e socialmente fertile: come spesso accade nella storia ciò che nasce come rimedio a un a situazione di disagio porta a una situazione ancora peggiore, è questo purtroppo è stato il destino di molte rivoluzioni.
di Mario Bernardi "LE ORIGINI DEL CONFLITTO  CON IL FONDAMENTALISMO ISLAMICO"

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 06/06/2002 15.27

Forse era la prima versione del Libro, cancellata perché non più "ammissibile"... Gli imam hanno tentato di distruggere i microfilm "sacrileghi"; ma qualche teologo inizia a studiarli con metodo storico.

Il Caso

Il ritrovamento di antichi manoscritti nello Yemen rilancia il dibattito sull'origine del sacro testo dell'islam
Parigi. Maometto sapeva leggere e scrivere? La maggior parte dei musulmani credono che il Profeta, del tutto illetterato, abbia ricevuto il suo messaggio direttamente da Dio, in accordo con la tradizione islamica che lo rappresenta mentre recita le sure ai suoi prossimi o mentre le detta agli scribi, man mano che gli vengono rivelate.
Del resto l'espressione da cui deriva il termine Corano sembra esprimere l'idea di "comunicazione orale", di "messaggio", trasmesso sotto forma di "recitazione ad alta voce". Secondo la Sunna, intorno al 610, Muhammad ibn'Abdallah, il Profeta, si preparava a passare la notte in una grotta del monte Hira, vicino alla Mecca, quando ricevette l'apparizione dell'arcangelo Gabriele che gli ordinò: "Leggi! (secondo le diverse traduzioni: "recita", oppure "prega"). Nel nome del tuo Signore che ha creato, creato l'uomo da un grumo di sangue…". A questa prima "rivelazione" ne seguirono tante altre, distribuite su 23 anni, dal 612 al 632, data della morte del Profeta.

Nella forma riconosciuta e immutabile, il Corano è composto da 114 capitoli, o sure, suddivisi in versetti e classificati secondo un ordine di lunghezza decrescente, tipico di raccolte poetiche o filologiche del mondo semitico. Per i musulmani il Corano è dunque  la parola stessa di Dio, dettata in una lingua araba "inimitabile". Ma alcune recenti scoperte rimettono in discussione un dogma accettato ciecamente dall'islam più conservatore. La più interessante riguarda un'antichissima copia del Corano scoperta a Sanaa, capitale dello Yemen, di cui parlava il quotidiano Le Monde in un lungo articolo di qualche giorno fa.

Nel 1972, durante i lavori di restauro della grande moschea Jama'a al-Kabir, uno dei più antichi monumenti dell'islam, alcuni operai trovarono in un nascondiglio ricavato sotto il tetto un ammasso di vecchie pergamene consumate dal tempo. Si trattava di una "tomba delle carte", cioè una "sepoltura" di vecchi testi religiosi ormai in disuso e che per il loro carattere sacro non è permesso distruggere: una pratica in uso anche nel mondo ebraico.

Per invito del presidente delle Antichità yemenite, il ricercatore universitario tedesco Gerard Rudigen Puin potè esaminarle a fondo ed anche riprodurle su microfilm. Si trattava senza dubbio di antichissimi manoscritti arabi del Corano: la scrittura, semplice e senza fioriture, contrasta con la versione ufficiale del Corano, il cui testo viene presentato senza varianti e circondato da una cornice decorata che ne sottolinea il carattere unico. La scrittura è in stile hedjazien, in uso alla fine del VII secolo nella regione di Hedijaz, tra la Mecca e Medina.

Gerard Puin spiega: "Più esattamente risalirebbe al 680 circa, sotto la dinastia degli Ommiadi di Damasco. In questo tipo di scrittura non esiste ancora il segno che indica le vocali corte e neppure i segni diacritici, quei puntini posti sotto o sopra le lettere che permettono di differenziarne il suono, e distinguere per esempio la "b", la "n", la"y" e la "t"". Le conseguenze sono importanti, come spiega lo studioso: "Per questo la parola "ql" può leggersi sia "di'", sia "egli diceva". Tutto ciò presuppone che la scrittura servisse di supporto alla tradizione orale. In ogni pagina le differenze con la vulgata coranica sono una decina. Più interessante ancora la scoperta di un documento che era stato scritto su una pergamena già utilizzata per un altro testo. La prima scrittura, che appare nettamente benché fosse stata lavata, è anch'essa un testo del Corano, tracciato nello stesso stile arcaico". "Senza dubbio ci troviamo di fronte al più antico testo coranico conosciuto - spiega il ricercatore tedesco - che è stato cancellato perché forse non era più ammissibile…".

Le ipotesi di Puin sono semplicemente sacrileghe per i musulmani sunniti, per i quali il Corano è in qualche modo "il Verbo di Dio" disceso in terra. Non stupisce che i microfilm di Sanaa siano stati esposti alla luce (per fortuna senza gravi conseguenze) quando le autorità dello Yemen si sono rese conto delle conseguenze di una simile scoperta. Secondo la tradizione islamica, per evitare che il testo sacro scomparisse dalle memorie, una prima raccolta di tutti i frammenti della rivelazione fu compiuta da uno degli scribi di Maometto tra il 632 e il 634. Ma secondo gli specialisti non musulmani (per i quali i problemi storici non hanno nulla a che a fare con quelli relativi alla fede) non esistono le prove archeologiche che il Corano esistesse già alla fine del VII secolo: nessun testo scritto di quelle epoche è arrivato fino a noi.
Secondo Jacqueline Chabbi, professore a Parigi VIII, autore di Le Seigneur des tribus (1977), il Corano è stato messo per iscritto la prima volta sotto il califfo Abd-al Malik a Damasco all'inizio dell'VIII secolo: a partire da frammenti orali è stato dunque compilato il "Corano islamico", che si è arricchito di dettagli nel corso dei due secoli successivi; nel corso dei quali però ha perduto gran parte del suo colore e della sua forza.

Nonostante il problema della storicità del Corano si ponga in termini molto più delicati per i ricercatori musulmani, alcuni di loro incominciano ad infrangere il tabù. Un professore universitario tunisino, che gode della fama di demolitore di tutte le certezze (ex marxista, ha pubblicato alcuni articoli in cui nega perfino l'esistenza delle camere a gas), è autore di un libro uscito in Francia di recente e intitolato Il Corano è autentico? (editore Sfar). Benchè credente convinto, Mondher Sfar accetta le conclusioni dei ricercatori tedeschi e francesi: per lui il Corano è il frutto di "evoluzioni e variazioni nel tempo"; il che nulla toglie alla sua origine divina.
Nel mondo di Maometto, intorno al VII secolo - sottolinea lo storico tunisino - il concetto di autenticità letteraria non era quella contemporanea: il profeta e lo scriba compiono ognuno la sua funzione e dalla loro collaborazione nasce l'autenticità. Per lui Maometto "non ha ricevuto la rivelazione sotto la forma della dettatura, ma dell'ispirazione". La sua sintesi tra tradizione e ricerca dimostra che gli studi coranici potrebbero oggi trovare un nuovo ossigeno e recuperare il tempo perduto, due secoli, rispetto agli studi biblici.

Queste osservazioni non fanno altro che confermare ciò che anche alcuni santi cattolici già affermavano in epoche non sospette, e cioè che il Corano subì gli influssi di vangeli apocrifi e di racconti tradizionali distorti della vita di Gesù Cristo. La stessa amicizia agli inizi di questa avventura islamica, con molti ambienti eruditi di ebrei, porta gli storici ad asserire come Muhammed fosse stato influenzato negativamente sulla figura del Cristo il quale, nel corso degli anni, perdeva di credibilità agli occhi del dello stesso Muhammed. In sostanza, sostengono gli studiosi, gli ebrei avevano influito sul Profeta, dal momento che godevano presso di lui una certa stima circa l'interpretazione dei Sacri Testi che noi oggi conserviamo nell'A.T.

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