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Il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari compie 25 anni e i Messaggi del Papa per i Malati

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2013 19:35
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Celebrazioni per il giubileo d'argento del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari

Venticinque anni al servizio dei sofferenti


Costituito con il motu proprio di Giovanni Paolo ii Dolentium Hominum l'11 febbraio del 1985, il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) si accinge a celebrare il venticinquesimo anniversario della fondazione.

Il momento centrale sarà la partecipazione alla messa presieduta da Benedetto XVI, nella basilica di San Pietro, la mattina di giovedì 11 febbraio, nella ricorrenza della diciottesima Giornata mondiale del malato. "Una coincidenza - ci ha detto l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, chiamato lo scorso anno a succedere al cardinale Javier Lozano Barragán alla guida del dicastero - che, come aveva sottolineato il Papa nel suo messaggio per la Giornata 2010, costituisce un motivo ulteriore per ringraziare del cammino sinora compiuto nel settore della pastorale della salute. Da parte mia mi auguro che sia un'occasione per rinnovare il nostro slancio apostolico al servizio dei malati e di quanti se ne prendono cura".

Originariamente, lo ricordiamo, il Pontificio Consiglio era nato come Commissione allo scopo di "stimolare e promuovere l'opera di formazione, di studio e di azione, svolte dalle diverse organizzazioni internazionali cattoliche nel campo sanitario, nonché dagli altri gruppi, associazioni e forze che, a diversi livelli e in vari modi, operano in tale settore". A presiederlo fu chiamato monsignor Fiorenzo Angelini, elevato alla dignità cardinalizia il 28 giugno del 1991. Tra i compiti istituzionali del nuovo organismo vaticano c'erano anche quelli di coordinare le attività svolte dai dicasteri della Curia romana, sempre in relazione al mondo sanitario, diffondere e spiegare gli insegnamenti della Chiesa in materia di sanità e tenere i contatti con i vescovi di tutto il mondo per coordinare le diverse e possibili attività nelle Chiese locali.

Con la Costituzione Apostolica Pastor bonus del 28 giugno 1988 la Pontificia Commissione fui trasformata in Pontificio Consiglio. Infine, nel 1998, il Papa dispose un'ulteriore modifica alla denominazione che, da Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, divenne Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute). Per celebrare degnamente questo giubileo d'argento l'arcivescovo Zygmunt Zimowski ha indetto una tre giorni di solenni manifestazioni.
 
Si inizierà il 9 febbraio con l'inaugurazione di una mostra pittorica commemorativa, per concludersi nel pomeriggio di giovedì 11 febbraio con una solenne processione, al seguito della statua della Madonna di Lourdes, che percorrerà via della Conciliazione sino alla Basilica di San Pietro. Il programma prevede la partecipazione di numerose personalità religiose e civili che hanno condiviso questi anni di impegno. I lavori - si svolgeranno nell'Aula nuova del Sinodo in Vaticano - sono articolati su lezioni magistrali, testimonianze Tavole rotonde.

Tra le numerose relazioni da segnalare quella l'arcivescovo Gianfranco Ravasi su "Fondamento biblico e lettura teologico-pastorale della Salvifici Doloris"; quella dell'arciprete della Basilica Vaticana, cardinale Angelo Comastri, nella quale sarà proposta la domanda se "Ha senso il dolore, la sofferenza per l'uomo contemporaneo?"; mentre il cardinale Fiorenzo Angelini illustrerà il motu proprio Dolentium Hominum e il segretario del Pontificio Consiglio, il vescovo José Louis Redrado, parlerà della storia dei venticinque anni di impegno del dicastero.

Sono previsti poi interventi dei cardinali Tarcisio Bertone, Javier Lozano Barragán, Dionigi Tettamanzi, Paul Poupard e Gaetano Vallini. A completare il programma ci saranno testimonianze di numerosi protagonisti di questi anni di lavoro accanto ai sofferenti o per i malati, tre tavole rotonde e numerosi momenti di preghiera.


(©L'Osservatore Romano - 15 gennaio 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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05/02/2010 18:46
 
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Presentato il calendario delle manifestazioni per il giubileo del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari

Venticinque anni al servizio dei sofferenti


È stato illustrato giovedì mattina, 5 febbraio, nella Sala Stampa della Santa Sede, il nutrito programma delle manifestazioni organizzate dal Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari per celebrare il venticinquesimo anniversario della sua istituzione. Celebrazione che si svolgerà in concomitanza con la diciottesima Giornata mondiale del malato.
 
Folto il panel nell'Aula Giovanni Paolo II:  con l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del dicastero pontificio, erano il vescovo José Luis Redrado Marchite e monsignor Jean-Marie Musivi Mpendawatu, rispettivamente segretario e sottosegretario del medesimo dicastero, il vescovo di Tarbes e Lourdes Jacques Perrier - la cui partecipazione è legata alla presenza a Roma delle reliquie di santa Bernadette in occasione del giubileo - e il vice presidente nazionale dell'Unitalsi, Salvatore Pagliuca, cui è stata affidata l'organizzazione del trasporto dei malati e della loro partecipazione alle cerimonie di questi giorni.

L'arcivescovo Zimowski ha riproposto, per sommi capi, il messaggio del Papa per questa giornata. Ne ha sottolineato i concetti principali soprattutto per ribadire la necessità di riaffermare la centralità dell'uomo nella sollecitudine pastorale della Chiesa per il mondo della salute. Una sollecitudine, ha detto, espressa concretamente dagli oltre centodiciassettemila centri sanitari cattolici sparsi nel mondo, della quale si fa interprete concreto il Pontificio Consiglio da venticinque anni, assicurando la presenza della Chiesa nei più alti consessi internazionali dove si affronta il tema della salute.
 
E rispondendo a una domanda di un giornalista americano a proposito di possibili interventi del dicastero sulla diatriba in corso in questi tempi nell'America di Obama proprio a proposito della sanità, monsignor Zimowski ha ricordato come nella riunione dell'Organizzazione mondiale della sanità dello scorso anno, proprio sul diritto di tutti ad accedere gratuitamente alle cure, ha raccolto il "lamento di tanti ministri della sanità a proposito della scarsità delle risorse disponibili per affrontare nella sua completezza la questione dell'assistenza".

"Si tratta - ha aggiunto - di un problema politico e noi non abbiamo alcuna intenzione di implicarci in questioni politiche, nazionali o internazionali che siano. Noi cerchiamo solo di portare avanti il discorso dell'uomo, della sua centralità in ogni processo che lo riguardi, tanto più quando si tratta di un uomo che soffre. La salute è un diritto per tutti".

Monsignor Redrado Marchite ha poi ripercorso i venticinque anni di storia del dicastero, mentre monsignor Mpendawatu si è soffermato sulla illustrazione dei due avvenimenti culturali della manifestazione:  la mostra di pittura su Giovanni Paolo II e la sofferenza, e il concerto offerto dal duo di pianisti Rolf-Peter Wille e Lina Yeh, e dalla JuniOrchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, composta da 250 adolescenti. Monsignor Perrier ha ricordato che le reliquie di Bernadette che giungeranno a Roma sono costituite da alcuni frammenti ossei "estratti chirurgicamente dal corpo integro della santa durante la terza ricognizione, effettuata nel 1933 in occasione della canonizzazione" e conservate nella basilica santuario di Lourdes.

Infine, Pagliuca ha dato alcuni particolari sulla processione "aux flambeaux" che concluderà, nel tardo pomeriggio dell'11 febbraio, le manifestazioni celebrative. La processione percorrerà via della Conciliazione per giungere in piazza San Pietro e ricevere la benedizione del Papa.


(©L'Osservatore Romano - 6 febbraio 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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13/08/2010 20:54
 
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Venticinque anni del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari

Da Maria un sostegno ai sofferenti


Venticinque anni fa Giovanni Paolo II istituiva la Pontificia Commissione per gli Operatori Sanitari poi elevata nel 1988 a Pontificio Consiglio, con lo scopo di promuovere l'opera di formazione, lo studio e l'azione delle organizzazioni caritative attive nel campo sanitario, diffondere gli insegnamenti della Chiesa in materia di sanità e organizzare iniziative a livello internazionale utili alla pastorale della Chiesa. Fin dagli inizi il dicastero è stato posto sotto la protezione di Maria Salus infirmorum. In occasione della solennità mariana dell'Assunzione, diamo ampi stralci del documento pubblicato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari per i suoi venticinque anni di vita.


Sono passati cinque lustri da quando Giovanni Paolo II, l'11 febbraio 1985, con il motu proprio Dolentium hominum, istituì la Pontificia Commissione per la Pastorale degli Operatori Sanitari, che in seguito, con la costituzione apostolica Pastor Bonus del 28 giugno 1988, divenne Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari.

Nella sua omelia alla messa per gli ammalati dell'11 febbraio 1985, il Pontefice sottolineò:  "Occorre stimolare e promuovere l'opera di formazione e di studio che le diverse istituzioni cattoliche svolgono in campo sanitario; occorre diffondere e difendere gli insegnamenti della Chiesa in questa materia; occorre soprattutto suscitare e coordinare le energie vive presenti nella Chiesa, perché si volgano con rinnovato spirito di servizio verso le sorelle e i fratelli colpiti dalla malattia, vedendo in essi le membra di Cristo sofferente.

Con queste finalità nasce il nuovo organismo della Santa Sede, che muove proprio oggi i suoi primi passi, sotto la guida del cardinale Edoardo Pironio, presidente, e dell'arcivescovo Fiorenzo Angelini, pro-presidente. Vi invito a pregare perché la nuova Pontificia Commissione possa raggiungere pienamente il suo scopo, quello cioè di migliorare ed estendere l'assistenza materiale e spirituale che la Chiesa da sempre promuove in favore dei malati".

Molto è stato fatto, da allora, sotto i suoi tre presidenti:  il cardinale Fiorenzo Angelini prima, il cardinale Javier Lozano Barragán poi e attualmente l'arcivescovo Zygmunt Zimowski. Molto vi è tuttora da fare e, per celebrare il suo "Giubileo d'argento", quest'anno il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) ha realizzato e sta organizzando numerosi eventi:  una serie di iniziative che ha preso il via il 9 febbraio scorso con il simposio internazionale, la mostra di pittura e il concerto di musica classica, ispirati al messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale del malato 2010 e dunque intitolati "La Chiesa al servizio dell'amore per i sofferenti". Lo stesso Pontefice ha quindi presieduto la messa solenne celebrata l'11 febbraio, Giornata mondiale del malato, nella basilica di San Pietro.

Sono state inoltre compiute dall'arcivescovo Zimowski e dagli altri superiori del dicastero, il segretario, monsignor José Luis Redrado Marchite e il sotto-segretario, monsignor Jean-Marie Mupendawatu Mate Musivi, diverse visite pastorali ai malati ricoverati nei nosocomi romani. In aprile si è svolto quindi il pellegrinaggio, ad Ars e a Lourdes, dei cappellani ospedalieri - giunti da dodici Paesi e quattro continenti - a cui ha fatto seguito, fra le altre attività, il viaggio compiuto dal personale del dicastero, in Polonia a cavallo tra aprile e maggio, "sui passi del suo fondatore, il servo di Dio Giovanni Paolo II". Lo stesso itinerario è stato quindi percorso a inizio luglio da circa sessanta pellegrini, non udenti e agenti di pastorale del settore, originari di oltre dieci diocesi italiane, dell'Irlanda, del Brasile e del Perú. Il gruppo ha anche preso parte all'incontro internazionale per persone sorde che si tiene annualmente, nella città polacca di Kalkow, il primo sabato di luglio.

È giusto a questo proposito ricordare, inoltre, il xxiii congresso mondiale della Federazione mondiale dei medici cattolici (Fiamc), a Lourdes dal 6 al 9 maggio 2010 a cui ha preso parte anche l'arcivescovo Zimowski.
Tutte iniziative durante le quali i partecipanti si sono sentiti avvolti come non mai dalla presenza materna di Maria. "La maternità di Maria, iniziata a Nazaret e vissuta sommamente a Gerusalemme sotto la croce, sarà sentita come affettuoso e pressante invito rivolto a tutti i figli di Dio, perché facciano ritorno alla casa del Padre, ascoltando la voce materna di Maria". Una protezione materna che ha certamente accompagnato cinque lustri di lavoro e di attenzione del dicastero al contesto presente, alla globalizzazione e di fedeltà all'obiettivo generale che Giovanni Paolo II così sintetizzò:  mostrate "il volto di Cristo dolente e glorioso, per illuminare con il vangelo il mondo della salute e della malattia, santificare l'ammalata e i professionali della salute e fare il coordinamento della pastorale della salute nella Chiesa".

La lettera apostolica Salvifici doloris, sul significato cristiano della sofferenza umana, al pari del dicastero per la Pastorale degli Operatori Sanitari rappresenta in effetti un'iniziativa personale, coraggiosa e incisiva di Giovanni Paolo  ii. Egli, riproponendo la piena attualità della predilezione di Gesù per coloro che soffrono, ha lanciato anche, nel nostro mondo globalizzato, tormentato e diviso, un fattore decisivo di dialogo, di incontro, di solidarietà e di cooperazione.

L'idea di istituire una Giornata mondiale del malato è quindi maturata nel corso dell'assemblea generale del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari del febbraio 1992. Nella lettera indirizzata il 13 maggio 1993 al cardinale Fiorenzo Angelini, primo presidente del Pontificio Consiglio, Giovanni Paolo II spiegò il perché della scelta dell'11 febbraio come data della Giornata mondiale del malato. L'11 febbraio "pubblicai, nel 1984, la lettera apostolica Salvifici doloris sul significato cristiano della sofferenza umana e, l'anno successivo, ebbi ad istituire codesto Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, così ritengo significativo fissare la medesima ricorrenza per la celebrazione della Giornata mondiale del malato". Infatti "insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la croce, ci fermiamo accanto a tutte le croci dell'uomo di oggi". E Lourdes, santuario mariano tra i più cari al popolo cristiano, è luogo e insieme simbolo di speranza e di grazia nel segno dell'accettazione e dell'offerta della sofferenza salvifica.

Il cardinale Fiorenzo Angelini dirà, in seguito, in un suo discorso:  "Su mia speciale richiesta, Giovanni Paolo II" l'ha istituita il 13 maggio 1992, "xi anniversario dell'attentato alla sua vita in piazza San Pietro, con una speciale lettera autografa a me inviata". Venticinque anni di vita e di attività, dunque, legati alla data dell'11 febbraio e alla Madonna Salus infirmorum. Il tema della Vergine Maria salute degli infermi è in effetti di grande incidenza pastorale e la coincidenza con l'11 febbraio della ricorrenza è stata voluta da Giovanni Paolo II. Una data nella quale, in anni diversi, il Pontefice ha pubblicato la Salvifici doloris e la Dolentium hominum e che ha voluto, costituisse la Giornata mondiale del malato. Una scelta dunque non casuale né solamente devozionale e che sottolinea il rapporto vivo e imprescindibile che la Vergine di Lourdes ha con il mondo dei malati e con le istituzioni in favore dei medesimi.

Nel 1908, a cinquant'anni dagli eventi di Massabielle, Pio X decretò che l'11 febbraio, primo giorno di apparizione della Vergine a santa Bernadette Soubirous, si celebrasse la festa di Nostra Signora di Lourdes in tutta la Chiesa. Una memoria liturgica di grande rilevanza anche dopo la riforma post-conciliare.

In effetti, forse talvolta non ci si sofferma sufficientemente sul fatto che la relazione tra il dicastero e Maria, Madre degli infermi, è stata frutto di un'ispirazione e dell'iniziativa di Giovanni Paolo II:  ispirazione divina, iniziativa pontificia, che lui ha pagato con il suo amore, e con la sua sofferenza. Perché certamente, anche la Giornata mondiale del malato non porta solo l'ispirazione e l'iniziativa di Giovanni Paolo II, porta come fondamento della sua opera anche il suo sacrificio.

È il Pontefice che, anche vivendo un'intensa spiritualità mariana, ha saputo cogliere con intuizione carismatica il nesso tra Maria e i malati e ha guidato la Chiesa in questa prospettiva. La sua è stata, nella vita e nella dottrina, un'esistenza teologica mariana. Giovanni Paolo II ha avuto con il mondo della sofferenza un rapporto singolare e preferenziale. Indubbiamente, dopo il tragico attentato del 13 maggio 1981, il Papa avvertì subito che la mano di Maria aveva segnato la sua vita facendo deviare il proiettile micidiale. Una vita nella quale emerge Maria, si rivela e si rende presente, con forza e convinzione, come in un'icona mariana attraverso il Pontefice del Totus tuus.

È stato inoltre di grande rilievo il suo legame con il santuario di Lourdes. Lo ha visitato due volte nel corso del suo pontificato e, durante uno degli ultimi suoi viaggi apostolici, nel mese di agosto del 2004, ha voluto commemorare il 150° anniversario della proclamazione del dogma dell'Immacolata, che Maria confermò durante le sue apparizioni a santa Bernadette.

Lourdes è ormai da molto tempo un luogo d'incontro nella carità tra le persone in buona salute e gli ammalati, un ambito dove la fede ispira molteplici iniziative e la pastorale è tutta tesa alla formazione della fede, alla conversione esistenziale dopo il pellegrinaggio. Ecco perché alla luce della devozione speciale del Papa per la Vergine Maria possiamo capire il suo desiderio di legare e di affidare il Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari a Maria Salus infirmorum.
Nelle omelie e nei messaggi della Giornata mondiale del malato dal 1993 fino al 2005, Giovanni Paolo II ha sempre mostrato il ruolo di Maria Salus infirmorum per i malati. In questi omelie e messaggi appaiono le diverse dimensioni della presenza di Maria accanto ai sofferenti.

Possiamo anche dire che dal suo esempio, dalla sua personale impronta abbiamo ereditato in gesti, esempio, scritti, una autentica spiritualità mariana, espressa dal Papa specialmente nell'enciclica Redemptoris Mater. Ma si tratta di una sua evidente nota di spiritualità in comunione costante con la Madre del Signore, fatta di preghiera, di contemplazione, di costante familiarità e di tenera figliolanza.

Benedetto XVI sulla scia del suo predecessore ha continuato a mostrare l'importanza della Vergine Maria nella vita dei malati:  "Da quattordici anni, l'11 febbraio, memoria liturgica della Madonna di Lourdes, è diventata anche la Giornata mondiale del malato. Tutti sappiamo che, presso la grotta di Massabielle, la Vergine ha manifestato la tenerezza di Dio per i sofferenti. Questo amore premuroso si fa sentire in modo particolarmente vivo nel mondo proprio nel giorno della festa di santa Maria di Lourdes, riattualizzando nella liturgia, e specialmente nell'Eucaristia, il mistero di Cristo Redentore dell'uomo, di cui la Vergine Immacolata è la primizia.

Presentandosi a Bernadette come l'Immacolata Concezione, Maria Santissima è venuta a ricordare al mondo moderno, che rischiava di dimenticarlo, il primato della Grazia divina, più forte del peccato e della morte. Ed ecco che il luogo di quella apparizione, la grotta di Massabielle di Lourdes, è diventato un punto di attrazione per tutto il Popolo di Dio, specialmente per quanti si sentono oppressi e sofferenti nel corpo e nello spirito. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò, ha detto Gesù. A Lourdes Egli continua a ripetere questo invito, con la mediazione materna di Maria a tutti coloro che vi accorrono con fiducia". Se gli operatori sanitari, professionali e pastorali, sapranno visitare i malati sul modello della Vergine della Visitazione, essi porteranno a quanti soffrono i doni dello Spirito:  la gioia, la pace e la salvezza. È dal cuore di ciascuno sgorgherà il cantico mariano della lode:  L'anima mia magnifica il Signore".

Con il suo consenso all'Incarnazione del Figlio di Dio, Maria si pone alla radice dell'opera della salvezza universale. La salute è connessa con la salute, che implica il dovere di conservare la vita come un dono di Dio a servizio del suo Regno. Il mistero della partecipazione della Vergine addolorata alla passione e morte del Figlio, la sua "com-passione", è un evento evangelico che ha trovato intesa e vasta risonanza nella religiosità popolare. L'invocazione litanica che definisce Maria come "salute degli infermi ha un ricco retroterra biblico, patristico e liturgico". Da secoli; i cristiani la invocano come Consolatrice degli afflitti e Salute degli infermi.

Giovanni Paolo II l'ha definita "Icona vivente del Vangelo della sofferenza". Il prefazio della messa in onore di Maria Vergine Salute degli infermi lo esprime chiaramente:  "Partecipe in modo singolare del mistero del dolore, risplende come segno di salvezza e di speranza a quanti nell'infermità invocano il suo patrocinio; a tutti i sofferenti che guardano a lei, offre il modello di perfetta adesione al tuo volere, e di piena conformità al Cristo, che nel suo immenso amore per noi ha portato le nostre debolezze e si è caricato dei nostri dolori".

Nell'introduzione alla messa di Maria Vergine Salute degli infermi sono date le motivazioni e la storia della celebrazione stessa:  "La salvezza di Dio riguarda tutto l'uomo, il suo corpo, la sua anima, il suo spirito, sia quando è pellegrino sulla terra, sia, soprattutto, quando diventa cittadino del cielo. In forza della salvezza ottenutaci da Cristo nello Spirito Santo, la condizione dell'uomo viene completamente cambiata:  l'oppressione diventa libertà, l'ignoranza conoscenza del vero, l'infermità salute, l'afflizione gioia, la morte vita, e la schiavitù del peccato si muta in partecipazione alla natura divina. Tuttavia quaggiù l'uomo non può godere pienamente della salvezza:  la sua vita infatti conosce ancora il dolore, la malattia, la morte. "Salvezza di Dio" è lo stesso Cristo, che il Padre mandò nel mondo come Salvatore dell'uomo e medico dei corpi e delle anime".



(©L'Osservatore Romano - 14 agosto 2010)

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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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15/07/2011 19:00
 
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Monsignor Mupendawatu parla dell'impegno della fondazione Il Buon Samaritano

Farmaci gratuiti e assistenza adeguata
per i malati di Aids

di MARIO PONZI

Alla fine del 2010 erano oltre trentaquattro milioni le persone affette nel mondo dal virus dell'Aids. Di queste soltanto il 5 per cento ricevono assistenza adeguata. Il progetto allo studio dell'Organizzazione mondiale della sanità è quello di ridurre entro il 2015 drasticamente il numero dei bambini contagiati. Proprio in questi giorni l'International Aids society (Ias) ha convocato a Roma i massimi esperti in tema di patogenesi, trattamento e prevenzione dell'Hiv-Aids per cercare di mettere a punto nuove strategie. Il problema rimane però quello dell'allargamento dell'assistenza al maggior numero dei Paesi colpiti dall'infezione. In prima linea in questa lotta senza frontiere c'è la fondazione Il Buon Samaritano, emanazione diretta del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Ne abbiamo parlato con monsignor Jean-Marie Mupendawatu, proprio ieri nominato segretario del dicastero vaticano dopo esserne stato officiale dal 1991 e sotto-segretario dal 2009.

Quando e perché è nata la fondazione?


È stato il beato Giovanni Paolo II a istituire la fondazione il 12 settembre 2004. Poi l'ha affidata al Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Le sue finalità si riassumono nel sostegno economico agli infermi più bisognosi, in particolare agli affetti da Hiv-Aids, che chiedono un gesto di amore solidale alla Chiesa. Nell'istituirla il Papa invitò "tutti gli uomini di buona volontà, in modo speciale quelli dei Paesi economicamente più avanzati, a volere contribuire", riproponendo quello che aveva già scritto nella lettera apostolica Novo Millennio ineunte: "È l'ora di una nuova "fantasia della carità" che si dispieghi non tanto e non solo nell'efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione". L'impegno della fondazione e di chi opera nel suo ambito si basa sulla consapevolezza che la cooperazione missionaria parte da Gesù, il Buon Samaritano per eccellenza; e come destinatario ha il malato, che ha il volto di Gesù stesso. L'organismo è nato dunque per fare del bene, come Cristo ha fatto, e per servire il Signore nell'"altro" sofferente.

Cosa fa in concreto?

Oggi la fondazione è impegnata nel fronteggiare l'emergenza dovuta alla diffusa e grave carenza di medicinali nei Paesi economicamente svantaggiati. Ciò è stato reso possibile da una partnership con il Catholic medical mission board (Cmmb), un'organizzazione non governativa statunitense con matrice religiosa impegnata da cento anni in favore delle popolazioni più povere. Nella pratica, si inviano gratuitamente prodotti farmaceutici a presidi sanitari, cioè a ospedali, centri di cura e dispensari della Chiesa cattolica attivi nel mondo, con particolare riguardo a quelli che si occupano della prevenzione e della cura dell'Hiv-Aids.

Chi finanzia la fondazione?


Si tratta soprattutto di donazioni. La cosa importante è che tutte le somme raccolte giungono integralmente a destinazione. Non dobbiamo affrontare spese logistiche e gestionali grazie dalla responsabilizzazione dei referenti e delle realtà ecclesiali presenti nei diversi territori: nunziature, conferenze episcopali, singole diocesi, e così via.

Chi decide in concreto come impegnare i fondi?


Le linee operative sono dettate da un consiglio di amministrazione, composto da sette membri presieduto dal presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Ci sono poi due delegati del dicastero e quattro vescovi provenienti da alcuni fra i Paesi maggiormente colpiti dall'Hiv-Aids, nominati d'intesa con la Segreteria di Stato.

In che cosa si differenzia da altri organismi similari?


La sua peculiarità deriva innanzitutto dal fatto di essere un'espressione concreta della sollecitudine della Chiesa per i malati. Nei suoi quasi sette anni di attività, ha già prestato assistenza a centinaia di migliaia di bisognosi in tutti i continenti, attraverso l'erogazione di sostegni economici. Non parliamo di cifre imponenti ma di un sostegno ben mirato e destinato soprattutto a progetti già attivi, principalmente nel settore dell'assistenza sanitaria.

Nel maggio scorso la fondazione ha organizzato il convegno di studio dedicato a "La centralità della persona nella prevenzione e nel trattamento delle malattie causate da Hiv-Aids". Anche questo tipo di attività rientra nella sua ottica?


Sì ed è un aspetto importante. La fondazione, insieme al contributo fattivo nell'area assistenziale e progettuale, vuole favorire la conoscenza e il dibattito intorno alle problematiche sanitarie di più stringente attualità, alle emergenze sanitarie, alle esigenze di particolari categorie di malati, a questioni etiche sulle quali la Chiesa sente l'urgenza di offrire un orientamento. Tutto ciò richiamando sempre alla centralità della persona e alla necessità irrinunciabile di difendere la vita, in ogni sua fase. Obiettivi che essa persegue sollecitando l'incontro fra operatori sanitari, istituzioni, enti di studio e ricerca, e associazioni, in occasione di conferenze, seminari e convegni.

Quali erano gli obiettivi del convegno?


In primo luogo ha costituito un'articolazione attuativa della conferenza internazionale che il dicastero, ispirandosi alla più recente enciclica di Benedetto XVI, ha organizzato nel novembre dello scorso anno sul tema "Caritas in veritate. Per una cura della salute equa ed umana". D'altra parte, è stata occasione per fare il punto sulla drammatica situazione nella quale versano coloro che hanno contratto il virus dell'Hiv in molte aree del pianeta e per riproporla all'attenzione della comunità internazionale. Importante è stato soprattutto ribadire che una delle regioni in cui la situazione rimane altamente drammatica è certamente l'Africa subsahariana, dove vi sono zone nelle quali solamente il 5 per cento dei contagiati riceve assistenza e cure adeguate.

Nel suo intervento in quel convegno lei ha auspicato un "salto di qualità" nelle attività della fondazione. Può spiegarci meglio cosa intendeva dire?


Per meglio adempiere al mandato della fondazione Il Buon Samaritano credo sia necessario promuovere ulteriormente la sinergia già esistente fra la Chiesa, nelle sue diverse articolazioni, e il mondo della sanità e delle aziende produttrici di medicinali. A tal fine abbiamo messo a punto un "Modello di azione integrato" che, nel rispetto e nella valorizzazioni dei diversi ruoli e competenze, ha importanti obiettivi.

Quali sono?


In attesa di poter organizzare un auspicabile tavolo di lavoro congiunto al quale dovrebbero partecipare tutte le realtà di settore - ecclesiali e non - in grado di contribuirvi, credo che in primo luogo si debba riuscire ad assicurare, anche tramite l'impegno dei Governi locali, la distribuzione gratuita di farmaci antiretrovirali agli infettati. Consentendo così di raddoppiare - secondo quanto riferito anche dal Joint United Nations programme on Hiv/Aids (Unaids) - la speranza di vita delle persone affette da Hiv, che passerebbe da 11 a 22 anni. In questo senso ritengo fondamentale promuovere la formazione del personale medico e infermieristico anche dirigenziale. Sarebbe anche necessario trasferire presso le popolazioni locali più conoscenze e competenze possibili, attraverso percorsi di formazione tesi a creare figure professionali in grado di operare in contesti sanitari strutturalmente carenti come quelli della maggior parte dei Paesi economicamente svantaggiati. Di enorme valenza strategica potrebbe essere poi la diffusione capillare dei laboratori di analisi, diagnosi e trattamento. L'ideale, dunque, sarebbe realizzare una rete efficiente, nonostante le difficoltà, in molte aree, legate alla mancanza di infrastrutture essenziali, quali per esempio vie di trasporto e comunicazione effettivamente percorribili. D'altro canto, è basilare migliorare costantemente la prevenzione al contagio da Hiv-Aids, soprattutto per quanto riguarda la trasmissione del virus da madre a figlio e, più in generale, tra i componenti di uno stesso nucleo familiare. Si tratta, in sostanza, di estendere e promuovere il più possibile - in primo luogo attraverso le scuole cattoliche - un'educazione in grado di far comprendere i valori della vita, della famiglia e della sessualità responsabile. Non potrà infine mancare un sostegno socioeconomico, quale la diffusione di progetti di sviluppo rurale e di microcredito appositamente studiati e in grado di consentire alle famiglie e alle comunità di autosostentarsi e risolvere le problematiche e le aggravanti legate alla povertà e all'esclusione.

La sua nomina a segretario è il coronamento di un impegno iniziato nel 1991. Con quali motivazioni e quali obiettivi?


In effetti lavoro da oltre un ventennio al Pontificio Consiglio per la Salute, il dicastero pontificio che manifesta la sollecitudine della Chiesa per gli infermi, aiutando coloro che scelgono il servizio verso i malati e sofferenti. Guardando alla storia dei venticinque anni trascorsi dalla sua istituzione, devo dire che non solo presso le comunità cristiane locali, ma anche presso le collettività politiche nazionali e internazionali, la Chiesa si è affermata con il suo magistero autorevole sulla vita e la salute al servizio dell'uomo malato, in tutte le parti del mondo. Tanto che il suo operato assistenziale a favore degli infermi, realizzato attraverso i suoi 120.000 ospedali e centri di salute, viene riconosciuto da tutti come un contributo importante nel settore. E fa della Chiesa uno dei maggiori protagonisti e dispensatori delle cure sanitarie nel mondo. Cure che riguardano l'uomo nella sua interezza psicofisica, morale e spirituale.

Quali sono i progetti futuri del dicastero ai quali si dedicherà nel suo nuovo ruolo di segretario?


Per il futuro il Pontificio Consiglio potenzierà la sua attività con il concorso delle istituzioni e delle associazioni e organizzazioni cattoliche del settore, affinché gli operatori sanitari possano ricevere quella formazione morale, quella assistenza spirituale di cui hanno bisogno nel loro lavoro. Va in questa direzione la Carta degli operatori sanitari pubblicata dal dicastero, un sussidio per chi opera nel settore, che è in corso di revisione e aggiornamento. L'anno prossimo sarà ultimata. Ma non è tutto. Oggi i vescovi di tutto il mondo si trovano ad affrontare sul piano legislativo progetti di legge non sempre condivisibili sul piano morale e pastorale, che non sono in linea con il magistero della Chiesa riguardo alla vita, alla salute e alla famiglia. Tra i compiti del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari c'è dunque anche quello di seguire costantemente le novità in campo legislativo e scientifico che riguardano la salute, perché se ne tenga conto nell'opera pastorale della Chiesa. Nei prossimi mesi insieme ai membri, consultori e officiali del dicastero, saremo impegnati anche in questa direzione.



(©L'Osservatore Romano 16 luglio 2011)
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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19/07/2011 23:08
 
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Le parole di Pio XII ai medici

Quante sofferenze
sono state evitate

 

di JOSÉ MARÍA SIMÓN CASTELLVI
Presidente della Federazione internazionale delle associazioni mediche cattoliche

Noi medici abbiamo un grande debito di riconoscenza nei confronti di Pio XII e del suo magistero. Papa Pacelli, infatti, è stato una persona di grande sensibilità, che ha dedicato molto tempo e altrettanti sforzi a favore dei medici cattolici e degli altri operatori della salute e della vita.

Personalmente, come molti, sono sempre rimasto colpito dalle sue doti intellettuali, dalla consolazione che seppe dare alle vittime dei bombardamenti di Roma durante la guerra, con la sua tonaca bianca e la sua intimità con Dio.

Dispongo di informazioni di prima mano grazie a un medico di Barcellona, ormai anziano, che assistette a Roma a molti degli incontri di quel grande Papa con i medici. Ancora sono vivi in lui i consigli saggi che egli offriva.

Una volta, in una sala per le conferenze vicino a San Pietro, centinaia di medici si accalcarono per ascoltarlo e per formulargli domande di ogni tipo. A tal proposito ho letto un volume curato dal cardinale Fiorenzo Angelini, che fu suo collaboratore e poi presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. In esso si trovano raccolti quei grandi insegnamenti che abbiamo anche trasferito sulla pagina web della Federazione internazionale delle associazioni mediche cattoliche.

Ben noto è l'insegnamento di Pio XII sull'anestesia e sull'analgesia: essa si può e si deve applicare, se è necessario, sebbene indirettamente possa abbreviare la vita a causa di effetti secondari indesiderati. Le sue parole hanno evitato sofferenze a milioni di persone.

Per quanto riguarda la trasmissione della vita, egli ha anticipato, in sostanza, il contenuto della Humanae vitae, sottolineando che noi medici possiamo e dobbiamo essere d'aiuto in caso di infertilità, ma mai possiamo sostituirci ai coniugi.

Ci ha poi lasciato una preziosa Preghiera del medico che fu letta in pubblico per la prima volta da padre Pio l'8 maggio 1958, all'ottavo Congresso italiano di medici cattolici: "O medico divino delle anime e dei corpi, Redentore Gesù, che durante la tua vita mortale prediligesti gl'infermi" iniziava. La sua vita fu piena di attenzioni verso i medici e gli infermi.

Discorsi ai membri delle associazioni di san Luca (uno dei patroni dei medici), allocuzioni a gruppi di specialisti diversi (oftalmologi, otorini, chirurghi) ai donatori di sangue, a coloro che hanno a che fare con i problemi biologici del cancro, messaggi radio agli infermi, ecc. Il 29 settembre 1949 tenne un discorso al quarto Congresso internazionale dei medici cattolici. Rivolse parole rimaste celebri anche alle infermiere, alle balie, ai pellegrini malati, alle associazioni familiari di diversi Paesi, agli psicoterapeuti, ai genetisti, ai microbiologi, ai farmacisti, ai tecnici, ai religiosi ospedalieri. E non dimenticò i politici, anche per la prevenzione degli incidenti.

Il suo magistero è stato tenuto presente e apprezzato dai suoi successori. Per questo gòli siamo grati e ripetiamo con la Preghiera da lui composta: "Come medici che ci gloriamo del tuo nome, promettiamo che la nostra attività si muoverà costantemente nell'osservanza dell'ordine morale e sotto l'impero delle sue leggi".



(©L'Osservatore Romano 20 luglio 2011)

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Nel messaggio per la Giornata mondiale il Papa raccomanda ai sacerdoti i sacramenti di guarigione

Accanto a ogni vita debole e malata

 

L'invito ai sacerdoti "all'accoglienza generosa e amorevole di ogni vita umana, soprattutto di quella debole e malata" e l'accento posto sul valore dei "sacramenti di guarigione" quali la penitenza, la riconciliazione e l'unzione degli infermi: sono i contenuti principali del messaggio di Benedetto XVI in occasione della ventesima Giornata mondiale del malato, che si celebra l'11 febbraio prossimo.

"Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!" (Lc 17, 19)

Cari fratelli e sorelle!
In occasione della Giornata Mondiale del Malato, che celebreremo il prossimo 11 febbraio 2012, memoria della Beata Vergine di Lourdes, desidero rinnovare la mia spirituale vicinanza a tutti i malati che si trovano nei luoghi di cura o sono accuditi nelle famiglie, esprimendo a ciascuno la sollecitudine e l'affetto di tutta la Chiesa. Nell'accoglienza generosa e amorevole di ogni vita umana, soprattutto di quella debole e malata, il cristiano esprime un aspetto importante della propria testimonianza evangelica, sull'esempio di Cristo, che si è chinato sulle sofferenze materiali e spirituali dell'uomo per guarirle.

1. In quest'anno, che costituisce la preparazione più prossima alla Solenne Giornata Mondiale del Malato che si celebrerà in Germania l'11 febbraio 2013 e che si soffermerà sull'emblematica figura evangelica del samaritano (cfr. Lc 10, 29-37), vorrei porre l'accento sui "Sacramenti di guarigione", cioè sul Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, e su quello dell'Unzione degli Infermi, che hanno il loro naturale compimento nella Comunione Eucaristica.
L'incontro di Gesù con i dieci lebbrosi, narrato nel Vangelo di san Luca (cfr. Lc 17, 11-19), in particolare le parole che il Signore rivolge ad uno di questi: "Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!" (v. 19), aiutano a prendere coscienza dell'importanza della fede per coloro che, gravati dalla sofferenza e dalla malattia, si avvicinano al Signore. Nell'incontro con Lui possono sperimentare realmente che chi crede non è mai solo! Dio, infatti, nel suo Figlio, non ci abbandona alle nostre angosce e sofferenze, ma ci è vicino, ci aiuta a portarle e desidera guarire nel profondo il nostro cuore (cfr. Mc 2, 1-12).
La fede di quell'unico lebbroso che, vedendosi sanato, pieno di stupore e di gioia, a differenza degli altri, ritorna subito da Gesù per manifestare la propria riconoscenza, lascia intravedere che la salute riacquistata è segno di qualcosa di più prezioso della semplice guarigione fisica, è segno della salvezza che Dio ci dona attraverso Cristo; essa trova espressione nelle parole di Gesù: la tua fede ti ha salvato. Chi, nella propria sofferenza e malattia, invoca il Signore è certo che il Suo amore non lo abbandona mai, e che anche l'amore della Chiesa, prolungamento nel tempo della sua opera salvifica, non viene mai meno. La guarigione fisica, espressione della salvezza più profonda, rivela così l'importanza che l'uomo, nella sua interezza di anima e di corpo, riveste per il Signore. Ogni Sacramento, del resto, esprime e attua la prossimità di Dio stesso, il Quale, in modo assolutamente gratuito, "ci tocca per mezzo di realtà materiali ..., che Egli assume al suo servizio, facendone strumenti dell'incontro tra noi e Lui stesso" (Omelia, S. Messa del Crisma, 1 aprile 2010). "L'unità tra creazione e redenzione si rende visibile. I Sacramenti sono espressione della corporeità della nostra fede che abbraccia corpo e anima, l'uomo intero" (Omelia, S. Messa del Crisma, 21 aprile 2011).
Il compito principale della Chiesa è certamente l'annuncio del Regno di Dio, "ma proprio questo stesso annuncio deve essere un processo di guarigione: "... fasciare le piaghe dei cuori spezzati" (Is 61, 1)" (ibid.), secondo l'incarico affidato da Gesù ai suoi discepoli (cfr. Lc 9, 1-2; Mt 10, 1.5-14; Mc 6, 7-13). Il binomio tra salute fisica e rinnovamento dalle lacerazioni dell'anima ci aiuta quindi a comprendere meglio i "Sacramenti di guarigione".

2. Il Sacramento della Penitenza è stato spesso al centro della riflessione dei Pastori della Chiesa, proprio a motivo della grande importanza nel cammino della vita cristiana, dal momento che "tutto il valore della Penitenza consiste nel restituirci alla grazia di Dio stringendoci a lui in intima e grande amicizia" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1468). La Chiesa, continuando l'annuncio di perdono e di riconciliazione fatto risuonare da Gesù, non cessa di invitare l'umanità intera a convertirsi e a credere al Vangelo. Essa fa proprio l'appello dell'apostolo Paolo: "In nome di Cristo ... siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio" (2 Cor 5, 20). [SM=g1740721] 

Gesù, nella sua vita, annuncia e rende presente la misericordia del Padre. Egli è venuto non per condannare, ma per perdonare e salvare, per dare speranza anche nel buio più profondo della sofferenza e del peccato, per donare la vita eterna; così nel Sacramento della Penitenza, nella "medicina della confessione", l'esperienza del peccato non degenera in disperazione, ma incontra l'Amore che perdona e trasforma (cfr. GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. postsin. Reconciliatio et Paenitentia, 31).
Dio, "ricco di misericordia" (Ef 2, 4), come il padre della parabola evangelica (cfr. Lc 15, 11-32), non chiude il cuore a nessuno dei suoi figli, ma li attende, li cerca, li raggiunge là dove il rifiuto della comunione imprigiona nell'isolamento e nella divisione, li chiama a raccogliersi intorno alla sua mensa, nella gioia della festa del perdono e della riconciliazione. Il momento della sofferenza, nel quale potrebbe sorgere la tentazione di abbandonarsi allo scoraggiamento e alla disperazione, può trasformarsi così in tempo di grazia per rientrare in se stessi e, come il figliol prodigo della parabola, ripensare alla propria vita, riconoscendone errori e fallimenti, sentire la nostalgia dell'abbraccio del Padre e ripercorrere il cammino verso la sua Casa. Egli, nel suo grande amore, sempre e comunque veglia sulla nostra esistenza e ci attende per offrire ad ogni figlio che torna da Lui, il dono della piena riconciliazione e della gioia.

3. Dalla lettura dei Vangeli, emerge chiaramente come Gesù abbia sempre mostrato una particolare attenzione verso gli infermi. Egli non solo ha inviato i suoi discepoli a curarne le ferite (cfr. Mt 10, 8; Lc 9, 2; 10, 9), ma ha anche istituito per loro un Sacramento specifico: l'Unzione degli Infermi. [SM=g1740722] La Lettera di Giacomo attesta la presenza di questo gesto sacramentale già nella prima comunità cristiana (cfr. 5, 14-16): con l'Unzione degli Infermi, accompagnata dalla preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché allevi le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spiritualmente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del Popolo di Dio. Tale Sacramento ci porta a contemplare il duplice mistero del Monte degli Ulivi, dove Gesù si è trovato drammaticamente davanti alla via indicatagli dal Padre, quella della Passione, del supremo atto di amore, e l'ha accolta. In quell'ora di prova, Egli è il mediatore, "trasportando in sé, assumendo in sé la sofferenza e la passione del mondo, trasformandola in grido verso Dio, portandola davanti agli occhi e nelle mani di Dio, e così portandola realmente al momento della Redenzione" (Lectio divina, Incontro con il Clero di Roma, 18 febbraio 2010). Ma "l'Orto degli Ulivi è ... anche il luogo dal quale Egli è asceso al Padre, è quindi il luogo della Redenzione ... Questo duplice mistero del Monte degli Ulivi è anche sempre "attivo" nell'olio sacramentale della Chiesa ... segno della bontà di Dio che ci tocca" (Omelia, S. Messa del Crisma, 1 aprile 2010). Nell'Unzione degli Infermi, la materia sacramentale dell'olio ci viene offerta, per così dire, "quale medicina di Dio ... che ora ci rende certi della sua bontà, ci deve rafforzare e consolare, ma che, allo stesso tempo, al di là del momento della malattia, rimanda alla guarigione definitiva, alla risurrezione (cfr. Gc 5, 14)" (ibid.).
Questo Sacramento merita oggi una maggiore considerazione, sia nella riflessione teologica, sia nell'azione pastorale presso i malati. Valorizzando i contenuti della preghiera liturgica che si adattano alle diverse situazioni umane legate alla malattia e non solo quando si è alla fine della vita (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1514), l'Unzione degli Infermi non deve essere ritenuta quasi "un sacramento minore" rispetto agli altri. L'attenzione e la cura pastorale verso gli infermi, se da un lato è segno della tenerezza di Dio per chi è nella sofferenza, dall'altro arreca vantaggio spirituale anche ai sacerdoti e a tutta la comunità cristiana, nella consapevolezza che quanto è fatto al più piccolo, è fatto a Gesù stesso (cfr. Mt 25, 40).

4. A proposito dei "Sacramenti di guarigione" S. Agostino afferma: "Dio guarisce tutte le tue infermità. Non temere dunque: tutte le tue infermità saranno guarite... Tu devi solo permettere che egli ti curi e non devi respingere le sue mani" (Esposizione sul Salmo 102, 5: PL 36, 1319-1320). Si tratta di mezzi preziosi della Grazia di Dio, che aiutano il malato a conformarsi sempre più pienamente al Mistero della Morte e Risurrezione di Cristo. Assieme a questi due Sacramenti, vorrei sottolineare anche l'importanza dell'Eucaristia. Ricevuta nel momento della malattia contribuisce, in maniera singolare, ad operare tale trasformazione, associando colui che si nutre del Corpo e del Sangue di Gesù all'offerta che Egli ha fatto di Se stesso al Padre per la salvezza di tutti. L'intera comunità ecclesiale, e le comunità parrocchiali in particolare, prestino attenzione nell'assicurare la possibilità di accostarsi con frequenza alla Comunione sacramentale a coloro che, per motivi di salute o di età, non possono recarsi nei luoghi di culto. In tal modo, a questi fratelli e sorelle viene offerta la possibilità di rafforzare il rapporto con Cristo crocifisso e risorto, partecipando, con la loro vita offerta per amore di Cristo, alla missione stessa della Chiesa. In questa prospettiva, è importante che i sacerdoti che prestano la loro delicata opera negli ospedali, nelle case di cura e presso le abitazioni dei malati si sentano veri ""ministri degli infermi", segno e strumento della compassione di Cristo, che deve giungere ad ogni uomo segnato dalla sofferenza" (Messaggio per la XVIII Giornata Mondiale del Malato, 22 novembre 2009).
La conformazione al Mistero Pasquale di Cristo, realizzata anche mediante la pratica della Comunione spirituale, assume un significato del tutto particolare quando l'Eucaristia è amministrata e accolta come viatico. In quel momento dell'esistenza risuonano in modo ancora più incisivo le parole del Signore: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv 6, 54). L'Eucaristia, infatti, soprattutto come viatico è - secondo la definizione di sant'Ignazio d'Antiochia - "farmaco di immortalità, antidoto contro la morte" (Lettera agli Efesini, 20: PG 5, 661), sacramento del passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre, che tutti attende nella Gerusalemme celeste.


5. Il tema di questo Messaggio per la XX Giornata Mondiale del Malato, "Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!", guarda anche al prossimo "Anno della fede", che inizierà l'11 ottobre 2012 , occasione propizia e preziosa per riscoprire la forza e la bellezza della fede, per approfondirne i contenuti e per testimoniarla nella vita di ogni giorno (cfr. Lett. ap. Porta fidei, 11 ottobre 2011). Desidero incoraggiare i malati e i sofferenti a trovare sempre un'ancora sicura nella fede, alimentata dall'ascolto della Parola di Dio, dalla preghiera personale e dai Sacramenti, mentre invito i Pastori ad essere sempre più disponibili alla loro celebrazione per gli infermi. Sull'esempio del Buon Pastore e come guide del gregge loro affidato, i sacerdoti siano pieni di gioia, premurosi verso i più deboli, i semplici, i peccatori, manifestando l'infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza (cfr. S. AGOSTINO, Lettera 95, 1: PL 33, 351-352).
A quanti operano nel mondo della salute, come pure alle famiglie che nei propri congiunti vedono il Volto sofferente del Signore Gesù, rinnovo il ringraziamento mio e della Chiesa, perché, nella competenza professionale e nel silenzio, spesso anche senza nominare il nome di Cristo, Lo manifestano concretamente (cfr. Omelia, S. Messa del Crisma, 21 aprile 2011).

A Maria, Madre di Misericordia e Salute degli Infermi, eleviamo il nostro sguardo fiducioso e la nostra orazione; la sua materna compassione, vissuta accanto al Figlio morente sulla Croce, accompagni e sostenga la fede e la speranza di ogni persona ammalata e sofferente nel cammino di guarigione dalle ferite del corpo e dello spirito.
A tutti assicuro il mio ricordo nella preghiera, mentre imparto a ciascuno una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 20 novembre 2011, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell'Universo.



(©L'Osservatore Romano 4 gennaio 2012)



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14/02/2012 09:38
 
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[SM=g1740717] [SM=g1740720] Benedetto XVI spiega i Sacramenti della Guarigione
Amici, dopo avervi offerto il cuore del Messaggio del santo Padre sulla Correzione fraterna: www.gloria.tv/?media=255533 vogliamo offrirvi ora il cuore del Messaggio ai Malati che ci invita a riflettere sui Sacramenti della Guarigione la Riconciliazione e l'Unzione degli Infermi, Sacramento da rivalutare, riscoprire e che non è, come erroneamente si pensa,"solo" il sacramento "dei moribondi". Certo è anche il Sacramento per chi muore, detto Viatico, ma chi fra di noi, apparentemente sani, non sentiamo il bisogno di ricorrere al Medico per eccellenza?
www.gloria.tv/?media=256937

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740717]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]

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UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA XXVII CONFERENZA INTERNAZIONALE ORGANIZZATA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI (PER LA PASTORALE DELLA SALUTE) (15-17 NOVEMBRE 2012)

Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti alla XXVII Conferenza Internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) sul tema: "L’Ospedale, luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale" (15-17 novembre 2012).

Sono presenti all’Udienza anche i partecipanti al XXV Congresso congiunto dell’Associazione dei Medici Cattolici Italiani e della Federazione Europea delle Associazioni Mediche Cattoliche che, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, hanno riflettuto sul tema "Bioetica ed Europa cristiana"; membri dell’UNITALSI e di altre associazioni, studenti delle Facoltà di Medicina e Chirurgia e dei Corsi di laurea delle Professioni Sanitarie.

Dopo l’indirizzo di omaggio di S.E. Mons. Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, il Papa rivolge ai presenti il discorso che pubblichiamo di seguito:

  • DISCORSO DEL SANTO PADRE 

     

    Signori Cardinali,
    venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
    cari fratelli e sorelle!

    Vi do il mio caloroso benvenuto! Ringrazio il Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, Mons. Zygmunt Zimowski, per le cortesi parole; saluto gli illustri relatori e tutti i presenti. Il tema della vostra Conferenza - «L’Ospedale, luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale» - mi offre l’occasione di estendere il mio saluto a tutti gli operatori sanitari, in particolare ai membri dell’Associazione dei Medici Cattolici Italiani e della Federazione Europea delle Associazioni Mediche Cattoliche, che, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, hanno riflettuto sul tema «Bioetica ed Europa cristiana». Saluto inoltre i malati presenti, i loro familiari, i cappellani e i volontari, i membri delle associazioni, in particolare dell’UNITALSI, gli studenti delle Facoltà di Medicina e Chirurgia e dei Corsi di laurea delle Professioni Sanitarie.

    La Chiesa si rivolge sempre con lo stesso spirito di fraterna condivisione a quanti vivono l’esperienza del dolore, animata dallo Spirito di Colui che, con la potenza dell’amore, ha ridato senso e dignità al mistero della sofferenza. A queste persone il Concilio Vaticano II ha detto: non siete «né abbandonati, né inutili», perché, uniti alla Croce di Cristo, contribuite alla sua opera salvifica (cfr Messaggio ai poveri, ai malati e ai sofferenti, 8 dicembre 1965). E con gli stessi accenti di speranza, la Chiesa interpella anche i professionisti e i volontari della sanità. La vostra è una singolare vocazione, che necessita di studio, di sensibilità e di esperienza.
    Tuttavia, a chi sceglie di lavorare nel mondo della sofferenza vivendo la propria attività come una «missione umana e spirituale» è richiesta una competenza ulteriore, che va al di là dei titoli accademici. Si tratta della «scienza cristiana della sofferenza», indicata esplicitamente dal Concilio come «la sola verità capace di rispondere al mistero della sofferenza» e di arrecare a chi è nella malattia «un sollievo senza illusioni»: «Non è in nostro potere – dice il Concilio – procurarvi la salute corporale, né la diminuzione dei vostri dolori fisici... Abbiamo però qualche cosa di più prezioso e di più profondo da darvi... Il Cristo non ha soppresso la sofferenza; non ha neppure voluto svelarcene interamente il mistero: l’ha presa su di sé, e questo basta perché ne comprendiamo tutto il valore» (ibid.). Di questa «scienza cristiana della sofferenza» siate degli esperti qualificati! Il vostro essere cattolici, senza timore, vi dà una maggiore responsabilità nell’ambito della società e della Chiesa: si tratta di una vera vocazione, come recentemente testimoniato da figure esemplari quali San Giuseppe Moscati, San Riccardo Pampuri, Santa Gianna Beretta Molla, Santa Anna Schäffer e il Servo di Dio Jérôme Lejeune.

    È questo un impegno di nuova evangelizzazione anche in tempi di crisi economica che sottrae risorse alla tutela della salute. Proprio in tale contesto, ospedali e strutture di assistenza debbono ripensare il proprio ruolo per evitare che la salute, anziché un bene universale da assicurare e difendere, diventi una semplice «merce» sottoposta alle leggi del mercato, quindi un bene riservato a pochi. Non può essere mai dimenticata l’attenzione particolare dovuta alla dignità della persona sofferente, applicando anche nell’ambito delle politiche sanitarie il principio di sussidiarietà e quello di solidarietà (cfr Enc. Caritas in veritate, 58). Oggi, se da un lato, a motivo dei progressi nel campo tecnico-scientifico, aumenta la capacità di guarire fisicamente chi è malato, dall’altro appare indebolirsi la capacità di «prendersi cura» della persona sofferente, considerata nella sua integralità e unicità. Sembrano quindi offuscarsi gli orizzonti etici della scienza medica, che rischia di dimenticare come la sua vocazione sia servire ogni uomo e tutto l’uomo, nelle diverse fasi della sua esistenza. E’ auspicabile che il linguaggio della «scienza cristiana della sofferenza» - cui appartengono la compassione, la solidarietà, la condivisione, l’abnegazione, la gratuità, il dono di sé - diventi il lessico universale di quanti operano nel campo dell’assistenza sanitaria. È il linguaggio del Buon Samaritano della parabola evangelica, che può essere considerata - secondo il Beato Papa Giovanni Paolo II - «una delle componenti essenziali della cultura morale e della civiltà universalmente umana» (Lett. ap. Salvifici doloris, 29). In questa prospettiva gli ospedali vanno considerati come luogo privilegiato di evangelizzazione, perché dove la Chiesa si fa «veicolo della presenza di Dio» diventa al tempo stesso «strumento di una vera umanizzazione dell’uomo e del mondo» (Congr. per la Dottrina della Fede, Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione, 9). Solo avendo ben chiaro che al centro dell’attività medica e assistenziale c’è il benessere dell’uomo nella sua condizione più fragile e indifesa, dell’uomo alla ricerca di senso dinanzi al mistero insondabile del dolore, si può concepire l’ospedale come «luogo in cui la relazione di cura non è mestiere, ma missione; dove la carità del Buon Samaritano è la prima cattedra e il volto dell’uomo sofferente il Volto stesso di Cristo» (Discorso all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, 3 maggio 2012).

    Cari amici, questa assistenza sanante ed evangelizzatrice è il compito che sempre vi attende. Ora più che mai la nostra società ha bisogno di «buoni samaritani» dal cuore generoso e dalle braccia spalancate a tutti, nella consapevolezza che «la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente» (Enc. Spe salvi, 38). Questo «andare oltre» l’approccio clinico vi apre alla dimensione della trascendenza, verso la quale un ruolo fondamentale è svolto dai cappellani e dagli assistenti religiosi. A loro compete in primo luogo di far trasparire nel variegato panorama sanitario, anche nel mistero della sofferenza, la gloria del Crocifisso Risorto.

    Un’ultima parola desidero riservare a voi, cari malati. La vostra silenziosa testimonianza è un efficace segno e strumento di evangelizzazione per le persone che vi curano e per le vostre famiglie, nella certezza che «nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio» (Angelus, 1° febbraio 2009). Voi «siete i fratelli del Cristo sofferente; e con lui, se lo volete, voi salvate il mondo!» (Conc. Vat. II, Messaggio).

    Mentre affido voi tutti alla Vergine Maria, Salus Infirmorum, perché guidi i vostri passi e vi renda sempre testimoni operosi e instancabili della scienza cristiana della sofferenza, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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23/11/2013 19:35
 
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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALLA XXVIII CONFERENZA INTERNAZIONALE
PROMOSSA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI
(PER LA PASTORALE DELLA SALUTE)

Aula Paolo VI
Sabato, 23 novembre 2013


http://d4.yimg.com/sr/img/1/d27afd53-2a38-37da-882b-1b0aa9fbc083 

 

Cari fratelli e sorelle,
Grazie per la vostra accoglienza! Vi saluto tutti cordialmente.

Vorrei ripetere oggi che le persone anziane sono sempre state protagoniste nella Chiesa, e lo sono tuttora. E oggi più che mai la Chiesa deve dare esempio a tutta la società del fatto che esse, malgrado gli inevitabili “acciacchi”, a volte anche seri, sono sempre importanti, anzi, indispensabili. Esse portano con sé la memoria e la saggezza della vita, per trasmetterle agli altri, e partecipano a pieno titolo della missione della Chiesa. Ricordiamo che la vita umana conserva sempre il suo valore agli occhi di Dio, al di là di ogni visione discriminante.

Il prolungamento delle aspettative di vita, intervenuto nel corso del XX secolo, comporta che un numero crescente di persone va incontro a patologie neurodegenerative, spesso accompagnate da un deterioramento delle capacità cognitive. Queste patologie investono il mondo socio-sanitario sia sul versante della ricerca, sia su quello dell’assistenza e della cura nelle strutture socio-assistenziali, come pure nella famiglia, che resta il luogo privilegiato di accoglienza e di vicinanza.

E’ importante il supporto di aiuti e di servizi adeguati, volti al rispetto della dignità, dell’identità, dei bisogni della persona assistita, ma anche di coloro che la assistono, familiari e operatori professionali. Ciò è possibile solo in un contesto di fiducia e nell’ambito di una relazione vicendevolmente rispettosa. Così vissuta, quella della cura diventa un’esperienza molto ricca sia professionalmente sia umanamente; in caso contrario, essa diventa molto più simile alla semplice e fredda “tutela fisica”.

Si rende necessario, pertanto, impegnarsi per un’assistenza che, accanto al tradizionale modello biomedico, si arricchisca di spazi di dignità e di libertà, lontani dalle chiusure e dai silenzi, quella tortura dei silenzi! Il silenzio tante volte si trasforma in una tortura. Queste chiusure e silenzi che troppo spesso circondano le persone in ambito assistenziale. In questa prospettiva vorrei sottolineare l’importanza dell’aspetto religioso e spirituale. Anzi, questa è una dimensione che rimane vitale anche quando le capacità cognitive sono ridotte o perdute. Si tratta di attuare un particolare approccio pastorale per accompagnare la vita religiosa delle persone anziane con gravi patologie degenerative, con forme e contenuti diversificati, perché comunque la loro mente e il loro cuore non interrompono il dialogo e la relazione con Dio.

Vorrei terminare con un saluto agli anziani. Cari amici, voi non siete solo destinatari dell’annuncio del messaggio evangelico, ma siete sempre, a pieno titolo, anche annunciatori in forza del vostro Battesimo. Ogni giorno voi potete vivere come testimoni del Signore, nelle vostre famiglie, in parrocchia e negli altri ambienti che frequentate, facendo conoscere Cristo e il suo Vangelo, specialmente ai più giovani. Ricordatevi che sono stati due anziani a riconoscere Gesù al Tempio e ad annunziarlo con gioia, con speranza. Vi affido tutti alla protezione della Madonna, e vi ringrazio di cuore per le vostre preghiere. Adesso, tutti insieme, preghiamo la Madonna per tutti gli operatori sanitari, per gli ammalati, per gli anziani, e poi riceviamo la benedizione (Ave Maria...).

 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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