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La VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM E I DISCORSI DEL PONTEFICE AI VESCOVI

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2013 13:10
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Con il termine Visita ad limina (Ad limina apostolorum) si intende indicare la "visita" che, ogni cinque anni, i vescovi di tutto il mondo fanno in Vaticano per illustrare al Pontefice quali siano le particolarità che contraddistinguono la loro Regione ecclesiastica (diocesi) dal punto di vista religioso, sociale e culturale, quali siano i nodi maggiormente problematici dal punto di vista pastorale e culturale e come interviene la Chiesa "particolare" su questi problemi.....

La prima visita ad limina è evidenziata nella lettera di san Paolo ai Galati (1,18):

 « In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni. (Gal 1,18) » 
 

Durante questa visita, Paolo ebbe modo di illustrare a Pietro (e a Giacomo) le difficoltà incontrate nell'evangelizzazione in alcune zone della Giudea. Questo può essere considerato il primo incontro di aiuto reciproco e di confronto su tematiche particolari.

Per quanto riguarda il termine visite ad limina apostolorum, risale ai primi secoli della storia della Chiesa; infatti, nel linguaggio canonico, con limina apostolorum erano indicate le tombe degli apostoli Pietro e Paolo e quindi le visite ad limina erano tutti quei pellegrinaggi compiuti dai fedeli che avevano come meta quelle stesse tombe. Lo stesso termine indicò la visita che tutti i vescovi dovevano fare a Roma, secondo quanto stabilito nel Concilio di Roma, nel 743, sotto papa Zaccaria.

Nel corso dei secoli tale pratica si andò affievolendo, ritrovando vigore solo nel 1585, sotto papa Sisto V che, con la costituzione Romanus Pontifex del 20 dicembre, ripristinò l'obbligo di tali visite dandogli cadenza triennale; le "visite" vennero riconfermato successivamente da papa Benedetto XIV con la costituzione Quod sancta del 23 novembre 1740.

Nel 1909, con il decreto della Congregazione concistoriale A remotissima (31 dicembre), la cadenza delle visite ad limina apostolorum fu portata a 5 anni (10 per gli Ordinari delle sedi extraeuropee), e fu stabilito che vi erano tenuti non solo i vescovi diocesani, ma anche tutti i soggetti ad essi equiparati (prelati e abati territoriali, amministratori e vicari apostolici).

Nel 1975, la Congregazione per i vescovi riordinò ulteriormente le "visite" con il decreto Ad Romanam Ecclesiam del 29 giugno, ridistribuendo le zone per i quinquenni.

Nel Codice di diritto canonico del 1983 le visite ad limina apostolorum sono prescritte da due canoni (399 e 400):

 «  Il Vescovo diocesano è tenuto a presentare ogni cinque anni una relazione al Sommo Pontefice sullo stato della diocesi affidatagli, secondo la forma e il tempo stabiliti dalla Sede Apostolica. (...) Il Vescovo diocesano nell'anno in cui è tenuto a presentare la relazione al Sommo Pontefice, se non è stato stabilito diversamente dalla Sede Apostolica, si rechi nell'Urbe per venerare le tombe dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e si presenti al Romano Pontefice. »


Il senso delle visite ad limina è trattato nel Direttorio della Congregazione dei vescovi, pubblicato nel 1988, e afferma che queste non sono un "semplice atto giuridico-amministrativo consistente nell'assolvimento di un obbligo rituale, protocollare e giuridico". Esse portano un "arricchimento di esperienze" al ministero del Papa e al suo "servizio di illuminare i gravi problemi della Chiesa e del mondo", diversi a seconda dei "luoghi, dei tempi e delle culture".

Giovanni Paolo II, parlando all'assemblea straordinaria dei vescovi italiani il 26 febbraio 1986, disse di "annettere grande importanza" alle visite ad limina: "Esse costituiscono un'occasione privilegiata di comunione pastorale: il dialogo pastorale con ciascuno di voi mi consente di partecipare alle ansie e alle speranze che si vivono nelle Chiese da voi guidate in atteggiamento di ascolto per i suggerimenti dello Spirito".

Tali affermazioni sono state ribadite da Benedetto XVI, nell'intervista concessa in lingua tedesca, il 5 agosto 2006, a tre testate televisive tedesche e alla Radio Vaticana, in preparazione al viaggio apostolico in Germania: "Le visite ad limina, che ci sono sempre state, vengono ora valorizzate molto di più, per parlare veramente con tutte le istanze della Santa Sede e anche con me. Io parlo personalmente con ogni singolo vescovo. (...) In questi incontri, in cui appunto centro e periferia si incontrano in uno scambio franco, cresce il corretto rapporto reciproco in una tensione equilibrata".

                      Bishops attend Pope Benedict XVI's weekly audience in the Paul VI hall at the Vatican December 16, 2009.
(vescovi in una udienza del Mercoledì e che attendono di essere ricevuti dal Papa dopo l'udienza)

                      Pope Benedict XVI delivers his blessing as he arrives for his weekly general audience in the Pope Paul II hall at the Vatican, Wednesday, Dec. 16, 2009.


In questi cinque anni di Pontificato Benedetto XVI ha potuto incontrare praticamente tutti i Vescovi della Chiesa sparsa nel Mondo, in tutti i Continenti, ascoltare i loro problemi, condividere e consigliare, quest'anno si apre con la visita dei Vescovi della Gran Bretagna.





L’arcivescovo Nichols dal Papa:

i cattolici impegnati a testimoniare la fede nella complessa società britannica





Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, il primo gruppo di vescovi di Inghilterra e Galles, in visita “ad Limina”. Un evento particolarmente significativo anche in vista del viaggio apostolico che Benedetto XVI compirà in Gran Bretagna il prossimo settembre. La Chiesa locale conta 5 arcidiocesi e 17 diocesi. I cattolici sono poco più di 5 milioni, pari all'8,9 % della popolazione. A guidare il gruppo di presuli in udienza, stamani, dal Papa è stato l’arcivescovo di Westminster, mons. Vincent Gerard Nichols, presidente dell’episcopato inglese e gallese. A mons. Nichols, Philippa Hitchen ha chiesto di soffermarsi sulle sfide attuali per la Chiesa cattolica d’Inghilterra:
 
R. - The research, that was carried out recently, ...
Una recente ricerca fa vedere una comunità più composita e registra un aumento numerico di cui non eravamo pienamente consapevoli. Un’altra cosa che salta all’occhio in questo momento è che la vita di fede è molto più intensa nelle città più grandi che nelle aree rurali del Paese, dove i numeri sono in calo e i sacerdoti stanno invecchiando e ci sono serie difficoltà. Penso anche che questa ricerca abbia mostrato che rispetto al resto della popolazione i cattolici sono molto più impegnati nella causa della giustizia sociale. E questo è per noi incoraggiante, perché è un’espressione concreta dell’insegnamento sociale della Chiesa e perché dimostra che oltre alle note difficoltà abbiamo anche una serie di storie di successo da raccontare.

 
D. - La Chiesa accoglie molti immigrati in particolare dalla Polonia e dalle Filippine. Questa Chiesa multietnica rappresenta indubbiamente una sfida. Come la state affrontando?

 
R. - Many of the communities that have come ...
Devo dire che molte delle comunità immigrate di fatto portano nuova vita e vigore al nostro cattolicesimo inglese. Ci sono certo difficoltà con quei gruppi nazionali che - comprensibilmente - vogliono conservare la loro identità e i loro riti liturgici. Ma nella maggior parte dei casi la situazione è gestita abbastanza bene e stiamo trovando un equilibrio tra l’integrazione in un’unica comunità liturgica e il riconoscimento del profondo bisogno spirituale dei fedeli di esprimere la fede nella loro lingua madre.

 
D. - La Gran Bretagna è forse oggi una delle società più secolarizzate in Europa. Lei ha detto recentemente che essa “ha venduto la sua anima al sapere scientifico e al materialismo a scapito della religione”. Eppure c’è anche una forte sete di spiritualità…

 
R. - British society is quiet complex and ...
La società britannica è abbastanza complessa. Alcune istituzioni chiave, spesso le università e a volte apparati di governo nella loro attività legislativa, si concentrano quasi esclusivamente su dati fattuali e non penso che questo rifletta il sentire comune. Penso che in questo Paese stia emergendo un’incertezza sul tipo di società che vogliamo, su quali sono i veri valori da perseguire o su quale identità profonda costruire e sostenere. La fede religiosa ci aiuta a vivere in questa incertezza, perché ci dà un’apertura al trascendente e la piena consapevolezza che non conosciamo e controlliamo tutto. Come Chiesa cerchiamo di giocare a pieno la nostra parte nel dibattito pubblico su questi temi. Questo significa che a volte dobbiamo parlare con le statistiche alla mano. A volte, invece, dobbiamo provare ad entrare nel dibattito con il ragionamento razionale, piuttosto che di fede: è il caso dell’attuale dibattito sul suicidio assistito. Altre volte ancora dobbiamo cercare di mostrare il ruolo della fede religiosa nell’arena pubblica. Quindi dobbiamo operare a diversi livelli.

 
D. - Come sono i rapporti con la Comunione anglicana dopo la recente approvazione della Costituzione apostolica “Anglicanorum Coetibus”?

 
R. - Now, the reaction to "Anglicanorum Coetibus" ...
Adesso la reazione alla “Anglicanorum Coetibus” è, in un certo senso, misurata. C’è stata una forte reazione all’inizio, che i media hanno in parte gonfiato. Adesso siamo in una fase di assestamento e di riflessione nella preghiera. Per una valutazione completa dell’iniziativa del Papa, occorre considerare l’importante annuncio dell’avvio della terza fase di colloqui dell’ARCIC, la Commissione Internazionale Anglicana Cattolica romana. A mio avviso, si tratta di due cose collegate. La risposta del Santo Padre ha dato uno stimolo positivo ai dibattiti dell’ARCIC e la concomitanza tra il lancio dell’ARCIC III e la Costituzione apostolica “Anglicanorum Cetibus” non è una coincidenza. Infatti, nella nostra dichiarazione congiunta, l’arcivescovo anglicano di Canterbury ed io abbiamo detto che questo passo della Santa Sede porterà alla fine di un periodo di incertezze e ritengo che sia stato un contributo positivo a un dialogo più vasto tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana nel suo insieme che avrà riflessi anche in questo Paese.



La Chiesa Cattolica in Inghilterra L'arcivescovo di Westminster



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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05/03/2010 18:28
 
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Benedetto XVI ai vescovi dell'Uganda in visita "ad limina"

Sostegno a quanti si prendono cura
di profughi, orfani e malati di Aids



Sostegno a coloro che in Uganda si prendono cura di profughi e orfani nelle zone lacerate dalla guerra. Allo stesso tempo incoraggiamento a quanti assistono le persone afflitte da povertà, Aids e altre malattie. Li ha chiesti il Papa ai vescovi del Paese africano, ricevuti venerdì mattina, 5 marzo, in occasione della visita ad limina Apostolorum.

Your Eminence,
Dear Brother Bishops,
I am pleased to greet you, the Bishops of Uganda, on your Ad Limina visit to the tombs of the Apostles Peter and Paul. I thank Bishop Ssekamanya for the gracious sentiments of communion with the Successor of Peter which he expressed on your behalf. I willingly reciprocate and assure you of my prayers and affection for you and for the People of God entrusted to your care. In a particular way my thoughts go to those who have been affected by the recent landslides in the Bududa region of your country. I offer prayers to Almighty God, the Father of all mercies, that he may grant eternal rest to the souls of the deceased, and give strength and hope to all who are suffering the consequences of this tragic event.
The recently celebrated Second Special Assembly for Africa of the Synod of Bishops was memorable in its call for renewed efforts in the service of a more profound evangelization of your continent (cf. Message to the People of God, 15). The power of the word of God and the knowledge and love of Jesus cannot but transform people's lives by changing for the better the way they think and act. In the light of the Gospel message, you are aware of the need to encourage the Catholics of Uganda to appreciate fully the sacrament of marriage in its unity and indissolubility, and the sacred right to life. I urge you to help them, priests as well as the lay faithful, to resist the seduction of a materialistic culture of individualism which has taken root in so many countries. Continue to call for lasting peace based on justice, generosity towards those in need and a spirit of dialogue and reconciliation. While promoting true ecumenism, be especially close to those who are more vulnerable to the advances of sects. Guide them to reject superficial sentiments and a preaching that would empty the cross of Christ of its power (cf. 1 Cor 1: 17); in this way you will continue, as responsible Pastors, to keep them and their children faithful to the Church of Christ. In this regard I am pleased to learn that your people find spiritual consolation in popular forms of evangelization such as the organized pilgrimages to the Shrine of the Ugandan Martyrs at Namugongo, where the active pastoral presence of Bishops and numerous priests guides the piety of the pilgrims towards renewal as individuals and communities. Continue to sustain all who with generous hearts assist displaced persons and orphans from war-torn areas. Encourage those who care for people afflicted by poverty, Aids and other diseases, teaching them to see in those whom they serve the suffering face of Jesus (cf. Mt 25: 40).
Renewed evangelization gives rise in turn to a deeper Catholic culture which takes root in the family. From your Quinquennial Reports I am aware that programmes of education in parishes, schools and associations, and your own interventions on topics of common interest, are indeed spreading a stronger Catholic culture. Great good can come from well-prepared lay people who are active in the media, in politics and culture. Courses for their adequate formation, especially in Catholic Social Doctrine, should be provided, taking advantage of resources at Uganda Martyrs University or other institutions. Encourage them to be active and outspoken in the service of what is just and noble. In this way, society as a whole will benefit from trained and zealous Christians who take up leadership roles in the service of the common good. Ecclesial movements also deserve your support for their positive contribution to the life of the Church in many sectors.
Bishops, as the first agents of evangelization, are called to bear clear witness to the practical solidarity born of our communion in Christ. In a spirit of Christian charity Dioceses that enjoy more resources, both materially and spiritually, should assist those that have less. At the same time, all communities have a duty to strive for self-sufficiency. It is important that your people develop a sense of responsibility towards themselves, their community and their Church, and become more deeply imbued with a Catholic spirit of sensitivity to the needs of the universal Church.
Your priests, as committed ministers of evangelization, already benefit greatly from your fatherly concern and guidance. In this Year for Priests offer them your assistance, your example and your clear teaching. Exhort them to prayer and vigilance, especially in regard to self-centred, worldly or political ambitions, or excessive attachment to family or ethnic group. Continue promoting vocations, providing for due discernment of candidates and for their proper motivation and formation, especially their spiritual formation. Priests must be men of God, capable of guiding others, through wise counsel and example, in the Lord's ways.
Religious men and women in Uganda are called to be an example and a source of encouragement to the whole Church. By your advice and prayers, assist them as they strive for the goal of perfect charity and bear witness to the Kingdom. Priests and religious require constant support in their lives of celibacy and consecrated virginity. By your own example, teach them of the beauty of this way of life, of the spiritual fatherhood and motherhood with which they can enrich and deepen the love of the faithful for the Creator and Giver of all good gifts. Your catechists likewise are a great resource. Continue to be attentive to their needs and formation, and place before them, for their encouragement, the example of martyrs such as Blessed Daudi Okello and Blessed Jildo Irwa.
Dear Brother Bishops, with the Apostle Paul, I exhort you:  "always be steady, endure suffering, do the work of an evangelist, fulfil your ministry" (2 Tim 4: 5). In the Blessed Ugandan Martyrs you and your people have models of great courage and endurance in suffering. Count on their prayers and strive always to be worthy of their legacy. Commending you and those entrusted to your pastoral care to the loving protection of Mary, Mother of the Church, I affectionately impart to all of you my Apostolic Blessing.

Questa è una traduzione italiana del discorso del Pontefice.

Eminenza,
Cari Fratelli Vescovi,
sono lieto di salutarvi, Vescovi dell'Uganda, in occasione della vostra visita ad limina sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Ringrazio il Vescovo Ssekamanya per i sentimenti affettuosi di comunione con il Successore di Pietro che ha espresso a vostro nome.

Li ricambio volentieri e vi assicuro delle mie preghiere e del mio affetto per voi e per il Popolo di Dio affidato alla vostra sollecitudine. In particolar modo, rivolgo i miei pensieri a quanti sono stati colpiti dalle recenti frane nella regione Bududa del vostro Paese. Prego Dio Onnipotente, Padre di ogni misericordia, affinché possa concedere l'eterno riposo alle anime dei defunti e forza e speranza a tutti coloro che soffrono per le conseguenze di questo evento tragico.

La seconda Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, di recente celebrazione, è stata memorabile per la sua esortazione a compiere rinnovati sforzi al servizio di una più profonda evangelizzazione nel vostro continente (cfr. Messaggio al Popolo di Dio, n. 15). La forza della parola di Dio e la conoscenza e l'amore di Gesù non possono che trasformare la vita delle persone, migliorando il loro modo di pensare e di agire. Alla luce del messaggio evangelico, siete consapevoli della necessità di incoraggiare i cattolici dell'Uganda ad apprezzare pienamente il sacramento del matrimonio nella sua unità e indissolubilità e il diritto sacro alla vita.

Vi raccomando di aiutare sacerdoti e laici a resistere alla seduzione della cultura materialistica dell'individualismo che ha messo radici in così tanti Paesi. Continuate a esortare a una pace duratura, basata sulla giustizia e sulla generosità verso i bisognosi, in uno spirito di dialogo e riconciliazione. Promuovendo un ecumenismo autentico, siate vicini in particolare a quanti sono più vulnerabili alla diffusione delle sette. Spingeteli a rifiutare sentimenti superficiali e una predicazione che renderebbe vana la croce di Cristo (cfr. 1 Cor 1, 17).

In questo modo, continuerete, come Pastori responsabili, a mantenere loro e i loro figli fedeli alla Chiesa di Cristo. A questo proposito, sono lieto di apprendere che il vostro popolo trova conforto spirituale in forme popolari di evangelizzazione come i pellegrinaggi organizzati al Santuario dei Martiri ugandesi a Namugongo, dove l'attiva presenza pastorale dei Vescovi e di numerosi sacerdoti guida la pietà dei pellegrini verso un rinnovamento come individui e comunità. Continuate a sostenere tutti coloro che, con cuore generoso, si prendono cura dei profughi e degli orfani delle zone lacerate dalla guerra. Incoraggiate quanti assistono le persone afflitte dalla povertà, dall'Aids e da altre malattie, insegnando loro a vedere in chi servono il volto sofferente di Gesù (cfr. Mt 25, 40).

Un'evangelizzazione rinnovata crea a sua volta una cultura cattolica più profonda che si radica nella famiglia. Grazie ai vostri resoconti quinquennali so che i programmi educativi nelle parrocchie, nelle scuole e nelle associazioni e i vostri interventi su materie di interesse comune, di fatto, stanno diffondendo una cultura cattolica più forte. Un grande bene può derivare da laici ben preparati e attivi nei mezzi di comunicazione sociale, nella politica e nella cultura. Dovrebbero essere offerti corsi per una formazione adeguata, in particolare nella dottrina sociale cattolica, avvalendosi delle risorse dell'Università dei Martiri ugandesi o di altre istituzioni. Incoraggiateli a essere attivi ed espliciti al servizio di ciò che è nobile e giusto. In questo modo, tutta la società beneficerà di cristiani ferventi e ben preparati, che assumeranno ruoli guida al servizio del bene comune. Anche i movimenti ecclesiali meritano il vostro sostegno per il loro contributo positivo alla vita della Chiesa in molti settori.

I Vescovi, quali primi agenti di evangelizzazione, sono chiamati a rendere testimonianza della solidarietà concreta scaturita dalla nostra comunione con Cristo. In spirito di carità cristiana, le Diocesi che hanno maggiori risorse, sia materialmente sia spiritualmente, dovrebbero assistere quanti hanno di meno. Nello stesso tempo, tutte le comunità hanno il dovere di adoperarsi per l'autosufficienza. È importante che il vostro popolo sviluppi un senso di responsabilità verso di sé, verso la sua comunità e la sua Chiesa, e approfondisca ulteriormente uno spirito cattolico di sensibilità verso le necessità della Chiesa universale.

I vostri sacerdoti, come devoti ministri di evangelizzazione, già beneficiano grandemente della vostra sollecitudine e della vostra guida fraterne. In questo Anno Sacerdotale offrite loro il vostro aiuto, il vostro esempio e il vostro chiaro insegnamento. Esortateli alla preghiera e alla vigilanza, in particolare a proposito di ambizioni egoistiche, materiali o politiche, o di un attaccamento eccessivo alla famiglia o al gruppo etnico. Continuate a promuovere le vocazioni, provvedendo al necessario discernimento dei candidati e delle loro motivazioni, e alla loro formazione, in particolare alla formazione spirituale. I sacerdoti devono essere uomini di Dio, in grado di guidare gli altri lungo le vie del Signore attraverso l'esempio e sagge raccomandazioni.

In Uganda, i religiosi, uomini e donne, sono chiamati a essere esempio e fonte di incoraggiamento per tutta la Chiesa. Con i vostri consigli e le vostre preghiere assisteteli mentre si adoperano per raggiungere lo scopo della perfetta carità e per rendere testimonianza del Regno.

Sacerdoti e religiosi richiedono un sostegno costante nella loro vita di celibato e di verginità consacrata. Con il vostro esempio insegnate loro la bellezza di questo stile di vita, della paternità e della maternità spirituali con cui possono arricchire e rendere più profondo l'amore dei fedeli per il Creatore e datore di ogni bene. Anche i vostri catechisti sono una grande risorsa. Continuate a prestare attenzione alle loro necessità e alla loro formazione, e, per incoraggiarli, portate loro l'esempio di martiri quali il beato Daudi Okello e il beato Jildo Irwa.

Cari fratelli Vescovi, con l'Apostolo Paolo, vi esorto:  "Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero" (2 Tm 4, 5). I Martiri ugandesi sono per voi e per il vostro popolo modelli di grande coraggio e sopportazione nella sofferenza. Contate sulle loro preghiere e lottate sempre per essere degni della loro eredità. Affidando voi e quanti sono a loro volta affidati alla vostra sollecitudine pastorale alla protezione amorevole di Maria, Madre della Chiesa, vi imparto la mia Benedizione Apostolica.


(©L'Osservatore Romano - 6 marzo 2010)





Qui il thread dedicato:

Notizie dalla Chiesa in Africa



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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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20/03/2010 19:23
 
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Il discorso del Papa ai vescovi di Burkina Faso e Niger in visita "ad limina"

Per i sacerdoti solida formazione
e rinnovamento interiore



Il sacerdote è prima di tutto un uomo di Dio che cerca di rispondere con sempre maggiore coerenza alla sua vocazione e alla sua missione al servizio del popolo che gli è stato affidato. Lo ha detto il Papa ai vescovi di Burkina Faso e Niger ricevuti in udienza nella mattina di sabato 20 marzo, in occasione della visita ad limina Apostolorum.

Chers Frères dans l'Épiscopat,
C'est avec une grande joie que je vous accueille, vous qui avez reçu la charge pastorale de l'Église qui est au Burkina Faso et au Niger. Je salue particulièrement le Président de votre Conférence épiscopale, Mgr Séraphin Rouamba, Archevêque de Koupéla, et je le remercie de ses aimables paroles. À vos diocésains et à tous les habitants de vos pays, particulièrement aux malades et aux personnes qui sont dans l'épreuve, apportez les encouragements et les salutations affectueuses du Pape. La visite ad limina que vous accomplissez est un signe concret de communion entre vos Églises particulières et l'Église universelle, qui se manifeste de manière significative dans votre lien avec le Successeur de Pierre. Je souhaite que le renforcement de cette unité entre vous et au sein de l'Église, fortifie votre ministère et augmente la crédibilité du témoignage des disciples du Christ.
Après plus d'un siècle, l'évangélisation a déjà porté des fruits abondants, visibles à travers tant de signes de la vitalité de l'Église-famille de Dieu dans vos pays. Qu'un nouvel élan missionnaire anime vos communautés, afin que le message évangélique soit pleinement accueilli et fidèlement vécu ! La foi a toujours besoin de consolider ses racines pour ne pas revenir à des pratiques anciennes ou incompatibles avec la suite du Christ et pour résister aux appels d'un monde parfois hostile à l'idéal évangélique. Je salue les efforts entrepris depuis de nombreuses années pour une saine inculturation de la foi. Vous veillerez à ce qu'ils se poursuivent grâce au travail de personnes compétentes, dans le respect des normes et en référence aux structures appropriées. Par ailleurs, je vous encourage à continuer le bel effort missionnaire de solidarité que vous avez entrepris avec générosité à l'égard des Églises-soeurs de votre continent!
La récente Assemblée synodale pour l'Afrique a invité les communautés chrétiennes à faire face aux défis de la réconciliation, de la justice et de la paix. Je me réjouis de savoir que dans vos diocèses, l'Église continue, de diverses façons, la lutte contre les maux qui empêchent les populations de parvenir à un authentique développement. Ainsi, les graves inondations de septembre dernier ont-elles été l'occasion de promouvoir la solidarité envers tous et notamment envers les plus démunis. Cette solidarité enracinée dans l'amour de Dieu doit être un engagement permanent de la communauté ecclésiale:  vos fidèles l'ont encore généreusement exprimée à l'égard des victimes du récent séisme d'Haïti, malgré les grandes nécessités qui sont les leurs. Je les en remercie vivement. Et je voudrais enfin saluer particulièrement ici l'oeuvre accomplie par la Fondation Jean-Paul ii pour le Sahel qui, l'an dernier, a célébré à Ouagadougou son vingt-cinquième anniversaire.
Chers Frères dans l'Épiscopat, l'année sacerdotale contribue à mettre en valeur la grandeur du sacerdoce et à promouvoir un renouveau intérieur dans la vie des prêtres, afin que leur ministère soit toujours plus intense et fécond. Le prêtre est avant tout un homme de Dieu, qui cherche à répondre avec toujours plus de cohérence à sa vocation et à sa mission au service du peuple qui lui est confié et qu'il doit guider vers Dieu. Pour cela il est nécessaire de lui assurer une solide formation, non seulement au temps de la préparation à l'ordination, mais tout au long de son ministère. Il est en effet indispensable que le prêtre puisse prendre le temps d'approfondir sa vie sacerdotale afin d'éviter de tomber dans l'activisme. Que l'exemple de saint Jean-Marie Vianney suscite dans le coeur de vos prêtres, dont je salue l'engagement missionnaire courageux, une conscience renouvelée de leur donation totale au Christ et à l'Église, nourrie d'une fervente vie de prière et de l'amour passionné du Seigneur Jésus! Puisse leur exemple susciter de nombreuses vocations sacerdotales!
Les catéchistes sont les collaborateurs indispensables des prêtres dans l'annonce de l'Évangile. Ils ont un rôle essentiel non seulement dans la première évangélisation et pour le catéchuménat mais aussi dans l'animation et le soutien de vos communautés, en lien avec les autres agents pastoraux. Par votre intermédiaire, je voudrais les saluer chaleureusement et les encourager dans leur tâche d'évangélisateurs de leurs frères. Vos diocèses font des efforts importants en vue de garantir leur formation humaine, intellectuelle, spirituelle et pastorale, leur permettant ainsi d'assurer leur service avec foi et compétence, je m'en réjouis et je vous encourage à aller de l'avant, tout en pourvoyant à leurs nécessités matérielles pour qu'ils puissent mener une vie digne.
Pour que les laïcs puissent trouver la place qui leur revient dans vos communautés et dans la société, il est nécessaire d'accroître les moyens de consolider leur foi. En développant les institutions de formation, vous leur donnerez la possibilité de prendre des responsabilités dans l'Église et dans la société, pour y être d'authentiques témoins de l'Évangile. Je vous invite à porter une attention particulière aux élites politiques et intellectuelles de vos pays, souvent affrontées à des idéologies opposées à une conception chrétienne de l'homme et de la société. Une foi assurée, fondée sur une relation personnelle avec le Christ, exprimée dans la pratique habituelle de la charité, et soutenue par une communauté vivante, est un appui dans le développement de la vie chrétienne. Donnez aussi aux jeunes, souvent pleins de générosité, le goût d'aller à la rencontre du Christ! Le renforcement des aumôneries scolaires et universitaires les aidera à trouver en Lui la Lumière capable de les guider tout au long de leur vie et de leur donner le vrai sens de l'amour humain.
Le bon climat qui existe habituellement dans les relations interreligieuses permet d'approfondir les liens d'estime et d'amitié ainsi que la collaboration entre toutes les composantes de la société. L'enseignement aux jeunes générations des valeurs fondamentales de respect et de fraternité favorisera la compréhension mutuelle. Puissent les liens qui unissent notamment chrétiens et musulmans continuer à se renforcer afin de faire progresser la paix et la justice et de promouvoir le bien commun en rejetant toute tentation de violence ou d'intolérance!
Chers frères dans l'Épiscopat, au moment de conclure notre rencontre, je confie chacun de vos diocèses à la protection maternelle de la Vierge Marie. En ces temps marqués par l'incertitude, qu'elle vous donne la force de regarder l'avenir avec confiance! Qu'elle soit pour les peuples du Burkina Faso et du Niger un signe d'espérance! De grand coeur, je vous adresse une affectueuse Bénédiction Apostolique, ainsi qu'aux prêtres, aux religieux, aux religieuses, aux catéchistes et à tous les fidèles de vos diocèses.

Di seguito una nostra traduzione italiana del discorso del Papa.

Cari Fratelli nell'Episcopato,

È con grande gioia che vi accolgo, voi che avete ricevuto la responsabilità pastorale della Chiesa che è nel Burkina Faso e nel Niger. Saluto in particolare il Presidente della vostra Conferenza episcopale, Monsignor Séraphin Rouamba, Arcivescovo di Koupéla, e lo ringrazio per le sue cordiali parole. Ai vostri diocesani e a tutti gli abitanti dei vostri Paesi, in particolare ai malati e alle persone che sono nella prova, portate l'incoraggiamento e il saluto affettuoso del Papa.

La visita ad limina che state realizzando è un segno concreto della comunione fra le vostre Chiese particolari e la Chiesa universale, che si manifesta in modo significativo nel vostro legame con il Successore di Pietro. Auspico che il rafforzamento di questa unità fra voi e in seno alla Chiesa fortifichi il vostro ministero e accresca la credibilità della testimonianza dei discepoli di Cristo.

Dopo oltre un secolo, l'evangelizzazione ha già recato frutti abbondanti, visibili attraverso tanti segni della vitalità della Chiesa-famiglia di Dio nei vostri Paesi. Che un nuovo slancio missionario animi le vostre comunità, affinché il messaggio evangelico sia pienamente accolto e fedelmente vissuto! La fede ha sempre bisogno di consolidare la sue radici per non ritornare a pratiche antiche o incompatibili con la sequela di Cristo e per resistere agli appelli di un mondo a volte ostile all'ideale evangelico.

Saluto gli sforzi che da molti anni si stanno compiendo per una sana inculturazione della fede. Vegliate affinché proseguano grazie al lavoro di persone competenti, nel rispetto delle norme e facendo riferimento alle strutture adeguate. D'altro canto, vi incoraggio a continuare il bello sforzo missionario di solidarietà generosamente intrapreso nei riguardi delle Chiese-sorelle del vostro continente!

La recente Assemblea sinodale per l'Africa ha invitato le comunità cristiane a far fronte alle sfide della riconciliazione, della giustizia e della pace. Mi rallegro di sapere che nelle vostre diocesi la Chiesa continua, in diversi modi, la lotta contro i mali che impediscono alle popolazioni di giungere a un autentico sviluppo. Così, le gravi inondazioni dello scorso settembre sono state l'occasione per promuovere la solidarietà verso tutti e in particolare verso i più bisognosi. Questa solidarietà radicata nell'amore di Dio deve essere un impegno permanente della comunità ecclesiale:  i vostri fedeli l'hanno generosamente espresso anche nei confronti delle vittime del recente terremoto ad Haiti, nonostante i loro grandi bisogni. Li ringrazio vivamente per questo. Infine, vorrei salutare qui in particolare l'opera svolta dalla Fondazione Giovanni Paolo ii per il Sahel che, lo scorso anno, ha celebrato a Ouagadougou il suo venticinquesimo anniversario.

Cari Fratelli nell'Episcopato, l'anno sacerdotale contribuisce a mettere in evidenza la grandezza del sacerdozio e a promuovere il rinnovamento interiore nella vita dei sacerdoti, affinché il loro ministero sia sempre più intenso e fecondo. Il sacerdote è prima di tutto un uomo di Dio, che cerca di rispondere con sempre maggiore coerenza alla sua vocazione e alla sua missione al servizio del popolo che gli è stato affidato e che deve guidare verso Dio.

Per questo è necessario assicurargli una solida formazione, non solo durante la sua preparazione all'ordinazione, ma per tutto il suo ministero. È in effetti indispensabile che il sacerdote possa dedicare del tempo ad approfondire la sua vita sacerdotale al fine di evitare di cadere nell'attivismo. Che l'esempio di Giovanni Maria Vianney susciti nel cuore dei vostri sacerdoti, al cui coraggioso impegno missionario rendo omaggio, una rinnovata consapevolezza del loro dono totale a Cristo e alla Chiesa, alimentato da una fervente vita di preghiera e dall'amore appassionato del Signore Gesù! Possa il loro esempio suscitare numerose vocazioni sacerdotali!

I catechisti sono i collaboratori indispensabili dei sacerdoti nell'annuncio del Vangelo. Essi hanno un ruolo fondamentale non solo nella prima evangelizzazione e per il catecumenato, ma anche nell'animazione e nel sostegno delle vostre comunità, in unione con gli altri agenti di pastorale. Attraverso di voi, vorrei salutarli calorosamente e incoraggiarli nel loro compito di evangelizzatori dei loro fratelli. Le vostre diocesi stanno facendo sforzi considerevoli per garantire la loro formazione umana, intellettuale, spirituale e pastorale, permettendo loro così di assicurare il servizio con fede e competenza; me ne rallegro e vi incoraggio ad andare avanti, provvedendo allo stesso tempo ai loro bisogni materiali perché possano condurre una vita dignitosa.

Affinché i laici possano trovare il posto che corrisponde loro nelle vostre comunità e nella società, è necessario accrescere i mezzi atti a consolidare la loro fede. Sviluppando le istituzioni di formazione, darete loro la possibilità di assumere responsabilità nella Chiesa e nella società, per essere in esse autentici testimoni del Vangelo.
 
Vi invito a rivolgere un'attenzione particolare alle élite politiche e intellettuali dei vostri Paesi, che si devono spesso confrontare con ideologie opposte a una concezione cristiana dell'uomo e della società. Una fede sicura, fondata su una relazione personale con Cristo, espressa nella pratica abituale della carità e sostenuta da una comunità viva, è un sostegno allo sviluppo della vita cristiana. Infondete anche nei giovani, spesso pieni di generosità, il piacere di andare incontro a Cristo! Il rafforzamento delle cappellanie scolastiche e universitarie li aiuterà a trovare in Lui la Luce capace di guidarli nel corso dell'intera vita e di trasmettere loro il vero significato dell'amore umano.

Il bel clima che normalmente esiste nelle relazioni interreligiose permette di approfondire i vincoli di stima e di amicizia, come pure la collaborazione fra tutte le componenti della società. L'insegnamento alle giovani generazioni dei valori fondamentali del rispetto e della fraternità favorirà la comprensione reciproca. Possano i vincoli che uniscono soprattutto cristiani e musulmani continuare a rafforzarsi al fine di far progredire la pace e la giustizia e di promuovere il bene comune, rifiutando ogni tentazione di violenza o d'intolleranza!

Cari Fratelli nell'Episcopato, al momento di concludere il nostro incontro, affido ognuna delle vostre diocesi alla protezione materna della Vergine Maria. In questi tempi segnati dall'incertezza, che Ella vi dia la forza di guardare al futuro con fiducia! Che sia per i popoli del Burkina Faso e del Niger un segno di speranza! Di tutto cuore, vi imparto un'affettuosa Benedizione Apostolica, che estendo ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli delle vostre diocesi.


(©L'Osservatore Romano - 20-21 marzo 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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25/03/2010 18:46
 
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Il discorso di Benedetto XVI ai vescovi scandinavi in visita "ad limina Apostolorum"

I bambini hanno diritto a nascere
e crescere in una famiglia



"I bambini hanno il diritto di essere concepiti e portati in grembo, messi al mondo e cresciuti nell'ambito del matrimonio". Lo ha ribadito Benedetto XVI parlando ai vescovi scandinavi, ricevuti in udienza giovedì mattina, 25 marzo, in occasione della visita "ad limina Apostolorum".

Dear Brother Bishops,
I welcome you to Rome on the occasion of your visit "to the threshold of the Apostles" and I thank Bishop Arborelius for the words he has addressed to me on your behalf. You exercise pastoral governance over the Catholic faithful in the far north of Europe and you have travelled here to express and renew the bonds of communion between the people of God in those lands and the Successor of Peter at the heart of the universal Church. Your flock is small in number, and scattered over a wide area. Many have to travel great distances in order to find a Catholic community in which to worship. It is most important for them to realize that every time they gather around the altar for the Eucharistic sacrifice, they are participating in an act of the universal Church, in communion with all their fellow Catholics throughout the world. It is this communion that is both exercised and deepened through the quinquennial visits of Bishops to the Apostolic See.
I am pleased to note that a Congress on the Family is due to be held at Jönköping in May of this year. One of the most important messages that the people of the Nordic lands need to hear from you is a reminder of the centrality of the family for the life of a healthy society. Sadly, recent years have seen a weakening of the commitment to the institution of marriage and the Christian understanding of human sexuality that for so long served as the foundation of personal and social relations in European society. Children have the right to be conceived and carried in the womb, brought into the world and brought up within marriage:  it is through the secure and recognized relationship to their own parents that they can discover their identity and achieve their proper human development (cf. Donum Vitae, 22 February 1987). In societies with a noble tradition of defending the rights of all their members, one would expect this fundamental right of children to be given priority over any supposed right of adults to impose on them alternative models of family life and certainly over any supposed right to abortion. Since the family is "the first and indispensable teacher of peace" (Message for the 2008 World Day of Peace), the most reliable promoter of social cohesion and the best school of the virtues of good citizenship, it is in the interests of all, and especially of governments, to defend and promote stable family life.
While the Catholic population of your territories constitutes only a small percentage of the total, it is nevertheless growing, and at the same time a good number of others listen with respect and attention to what the Church has to say. In the Nordic lands, religion has an important role in shaping public opinion and influencing decisions on matters concerning the common good. I urge you, therefore, to continue to convey to the people of your respective countries the Church's teaching on social and ethical questions, as you do through such initiatives as your 2005 pastoral letter "The Love of Life" and the forthcoming Congress on the Family. The establishment of the Newman Institute in Uppsala is a most welcome development in this regard, ensuring that Catholic teaching is given its rightful place in the Scandinavian academic world, while also helping new generations to acquire a mature and informed understanding of their faith.
Within your own flock, pastoral care of families and young people needs to be pursued with vigour, and with particular care for the many who have experienced difficulties in the wake of the recent financial crisis. Due sensitivity should be shown to the many married couples in which only one partner is Catholic. The immigrant component among the Catholic population of the Nordic lands has needs of its own, and it is important that your pastoral outreach to families should include them, with a view to assisting their integration into society. Your countries have been particularly generous to refugees from the Middle East, many of whom are Christians from Eastern Churches. For your part, as you welcome "the stranger who sojourns with you" (Lev 19: 34), be sure to help these new members of your community to deepen their knowledge and understanding of the faith through apposite programmes of catechesis - in the process of integration within their host country, they should be encouraged not to distance themselves from the most precious elements of their own culture, particularly their faith.
In this Year for Priests, I ask you to give particular priority to encouraging and supporting your priests, who often have to work in isolation from one another and in difficult circumstances in order to bring the sacraments to the people of God. As you know, I have proposed the figure of Saint John Vianney to all the priests of the world as a source of inspiration and intercession in this year devoted to exploring more deeply the meaning and indispensable role of the priesthood in the Church's life. He expended himself tirelessly in order to be a channel of God's healing and sanctifying grace to the people he served, and all priests are called to do likewise:  it is your responsibility, as their Ordinaries, to see that they are well prepared for this sacred task. Ensure too that the lay faithful appreciate what their priests do for them, and that they offer them the encouragement and the spiritual, moral and material support that they need.
I would like to pay tribute to the enormous contribution that men and women religious have made to the life of the Church in your countries over many years. The Nordic lands are also blessed with the presence of a number of the new ecclesial movements, which bring fresh dynamism to the Church's mission. In view of this wide variety of charisms, there are many ways in which young people may be attracted to devote their lives to the service of the Church through a priestly or religious vocation. As you carry out your responsibility to foster such vocations (cf. Christus Dominus, 15), be sure to address yourselves to both the native and the immigrant populations. From the heart of any healthy Catholic community, the Lord always calls men and women to serve him in this way. The fact that more and more of you, the Bishops of the Nordic lands, originate from the countries in which you serve is a clear sign that the Holy Spirit is at work among the Catholic communities there. I pray that his inspiration will continue to bear fruit among you and those to whom you have dedicated your lives.
With  great confidence in the life-giving power of the Gospel, commit your energies to promoting a new evangelization among the people of your territories. Part and parcel of this task is continued attention to ecumenical activity, and I am pleased to note the numerous tasks in which Christians from the Nordic lands come together to present a united witness before the world.
With these sentiments, I commend all of you and your people to the intercession of the Nordic saints, especially Saint Bridget, co-patron of Europe, and I gladly impart my Apostolic Blessing as a pledge of strength and peace in the Lord.

Ecco una nostra traduzione italiana del discorso del Papa.

Cari Fratelli Vescovi,
vi do il benvenuto a Roma in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum e ringrazio il Vescovo Arborelius per le parole che mi ha rivolto a vostro nome. Esercitate il governo pastorale sui fedeli cattolici nell'estremo Nord dell'Europa e avete viaggiato fin qui per esprimere e rinnovare i vincoli di comunione fra il popolo di Dio in quei Paesi e il Successore di Pietro, nel cuore della Chiesa universale. Il vostro gregge è numericamente piccolo e sparso su un'area molto vasta. Molti devono percorrere grandi distanze per trovare una comunità cattolica in cui praticare il culto. È molto importante per loro comprendere che ogni volta che si riuniscono intorno all'altare per il sacrificio eucaristico, partecipano a un atto della Chiesa universale, in comunione con tutti i loro fratelli cattolici del resto del mondo. È questa comunione a essere sia esercitata sia approfondita attraverso le visite quinquennali dei Vescovi alla Sede Apostolica.

Sono lieto di apprendere che un Congresso sulla Famiglia si svolgerà a Jönköping nel maggio di quest'anno. Uno dei messaggi più importanti che le persone delle terre nordiche devono ascoltare da voi è un monito a proposito della centralità della famiglia per la vita di una società sana. Purtroppo, gli ultimi anni hanno assistito a un indebolimento dell'impegno per l'istituto del matrimonio e dell'idea cristiana di sessualità umana, che per tanto tempo è stata il fondamento di relazioni personali e sociali nella società europea.

I bambini hanno il diritto di essere concepiti e portati in grembo, messi al mondo e cresciuti nell'ambito del matrimonio:  è attraverso il rapporto certo e riconosciuto dei loro genitori che possono scoprire la propria identità e raggiungere il proprio adeguato sviluppo umano (cfr. Donum vitae, 22 febbraio 1987).

In società con una nobile tradizione di difesa dei diritti di tutti i loro membri, ci si aspetterebbe che questo diritto fondamentale dei figli avesse la priorità su qualsiasi altro presunto diritto degli adulti a imporre loro modelli alternativi di vita familiare e, di certo, su qualsiasi presunto diritto all'aborto. Poiché la famiglia è "la prima e insostituibile educatrice alla pace" (Messaggio in occasione della Giornata mondiale della Pace 2008), la promotrice più affidabile di coesione sociale e la migliore scuola delle virtù di buona cittadinanza, è nell'interesse di tutti, e in particolare dei governi, difendere e promuovere una vita familiare stabile.

Sebbene la popolazione cattolica nei vostri territori costituisca solo una piccola percentuale di quella totale, essa sta crescendo e, nello stesso tempo, un buon numero di altre persone ascolta con rispetto e attenzione quel che la Chiesa ha da dire. Nelle terre nordiche, la religione ha un ruolo importante nel plasmare l'opinione pubblica e nell'influenzare le decisioni su questioni relative al bene comune. Vi esorto, quindi, a continuare a trasmettere alle persone dei vostri rispettivi Paesi l'insegnamento della Chiesa su questioni etiche e sociali, come fate attraverso iniziative quali la lettera pastorale "L'amore per la vita" e il prossimo Congresso sulla Famiglia. L'apertura dell'Istituto Newman a Uppsala è un progresso molto positivo a questo proposito, che garantisce che l'insegnamento cattolico abbia il proprio giusto posto nel mondo accademico scandinavo, aiutando anche le nuove generazioni ad acquisire una comprensione matura e informata della loro fede.

Nel vostro gregge, la sollecitudine pastorale per le famiglie e per i giovani deve essere perseguita con vigore, e con particolare cura per i molti che hanno vissuto difficoltà a causa della recente crisi finanziaria. Bisognerebbe mostrare la dovuta sensibilità alle numerose coppie sposate nelle quali uno solo dei coniugi è cattolico.

La parte della popolazione cattolica delle terre nordiche costituita da immigrati ha necessità proprie ed è importante che il vostro approccio pastorale alle famiglie includa queste persone e le aiuti a integrarsi nella società. I vostri Paesi sono stati particolarmente generosi con i rifugiati del Medio Oriente, molti dei quali sono cristiani di Chiese orientali. Da parte vostra, mentre accogliete "il forestiero dimorante fra voi" (Lev 19, 34), siate certi di aiutare questi nuovi membri della vostra comunità per approfondire la loro conoscenza e la loro comprensione della fede attraverso programmi appositi di catechesi. Nel processo di integrazione nel loro Paese ospite, dovrebbero essere incoraggiati a non allontanarsi dagli elementi più preziosi della propria cultura, in particolare della loro fede.

In questo Anno Sacerdotale, vi chiedo di dare particolare priorità all'incoraggiamento e al sostegno dei vostri sacerdoti, che spesso devono operare lontani gli uni dagli altri e in circostanze difficili per portare i sacramenti al popolo di Dio. Come sapete, ho proposto la figura di san Giovanni Maria Vianney a tutti i sacerdoti del mondo quale fonte di ispirazione e di intercessione in questo anno dedicato a esplorare in modo più profondo il significato e il ruolo indispensabile del sacerdozio nella vita della Chiesa. Si è prodigato instancabilmente a essere un canale della grazia santificante e taumaturgica di Dio per il popolo che serviva, e tutti i sacerdoti sono chiamati a fare lo stesso:  è vostro dovere, in quanto loro Ordinari, fare in modo che siano bene preparati per questo sacro compito.

Assicuratevi anche che i fedeli laici apprezzino quello che i sacerdoti fanno per loro e offrano loro l'incoraggiamento e il sostegno spirituale, morale e materiale di cui hanno bisogno.

Desidero rendere onore all'enorme contributo che religiosi, uomini e donne, hanno apportato alla vita della Chiesa nei vostri Paesi per molti anni. Le terre nordiche sono anche benedette dalla presenza di un numero di nuovi movimenti ecclesiali, che portano rinnovato dinamismo alla missione della Chiesa. Di fronte a questa varietà di carismi, ci sono molti modi in cui i giovani possono essere esortati a dedicare la propria vita al servizio della Chiesa attraverso una vocazione sacerdotale o religiosa.

Poiché avete la responsabilità di promuovere queste vocazioni (cfr. Christus Dominus, n. 15), siate certi di rivolgervi sia alle popolazioni native sia a quelle immigrate. Dal centro di qualsiasi comunità cattolica sana, il Signore chiama sempre uomini e donne a servirlo in questo modo. Il fatto che sempre più di voi, Vescovi delle terre nordiche, provenite dai Paesi stessi in cui servite, è un chiaro segno del fatto che lo Spirito Santo è all'opera nelle vostre comunità cattoliche. Prego affinché la sua ispirazione continui a recare frutti fra voi e coloro ai quali avete dedicato la vostra vita.

Con grande fiducia nella forza donatrice di vita del Vangelo, adoperate le vostre energie per promuovere una nuova evangelizzazione fra le persone dei vostri territori. Parte integrante di questo compito è l'attenzione costante all'attività ecumenica e sono lieto di osservare le numerose incombenze in cui i cristiani delle terre nordiche si riuniscono per recare una testimonianza unita al mondo.

Con questi sentimenti, affido tutti voi e il vostro popolo all'intercessione dei santi nordici, in particolare santa Brigida, compatrona d'Europa e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di forza e di pace nel Signore.


(©L'Osservatore Romano - 26 marzo 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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15/04/2010 18:41
 
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Il Papa ai vescovi della regione Norte 2 della Conferenza episcopale del Brasile in "visita ad limina"

L'Eucaristia centro e fonte del ministero petrino


Il culto non può mai nascere dalla fantasia

Nella celebrazione della messa Cristo è realmente vivo, per questo "il culto non può mai nascere dalla nostra fantasia". Lo ha ribadito il Papa rivolgendosi ai presuli della regione Norte2 della Conferenza episcopale del Brasile ricevuti in udienza, nella mattina di giovedì 15 aprile, in occasione della visita "ad limina". Nella liturgia, ha aggiunto Benedetto XVI, non si possono aggiungere, in nome dell'inculturazione, riti propri di altre religioni o particolarismi culturali senza correre il rischio di cadere nel sincretismo.

Amados Irmãos no Episcopado!
A vossa visita ad Limina tem lugar no clima de louvor e júbilo pascal que envolve a Igreja inteira, adornada com os fulgores da luz de Cristo Ressuscitado. Nele, a humanidade ultrapassou a morte e completou a última etapa do seu crescimento penetrando nos Céus (cf. Ef 2, 6). Agora Jesus pode livremente retornar sobre os seus passos e encontrar-Se como, quando e onde quiser com seus irmãos. Em seu nome, apraz-me acolher-vos, devotados pastores da Igreja de Deus peregrina no Regional Norte 2 do Brasil, com a saudação feita pelo Senhor quando se apresentou vivo aos Apóstolos e companheiros:  "A paz esteja convosco" (Lc 24, 36).
A vossa presença aqui tem um sabor familiar, parecendo reproduzir o final da história dos discípulos de Emaús (cf. Lc 24, 33-35):  viestes narrar o que se passou no caminho feito com Jesus pelas vossas dioceses disseminadas na imensidão da região amazônica, com as suas paróquias e outras realidades que as compõe como os movimentos e novas comunidades e as comunidades eclesiais de base em comunhão com o seu bispo (cf. Documento de Aparecida, 179). Nada poderia alegrar-me mais do que saber-vos em Cristo e com Cristo, como testemunham os relatórios diocesanos que me enviastes e que vos agradeço. Reconhecido estou de modo particular a Dom Jesus Maria pelas palavras que acaba de me dirigir em nome vosso e do povo de Deus a vós confiado, sublinhando a sua fidelidade e adesão a Pedro. No regresso, assegurai-o da minha gratidão por tais sentimentos e da minha Bênção, acrescentando:  "Realmente o Senhor ressuscitou e apareceu a Simão" (Lc 24, 34).
Nesta aparição, palavras - se as houve - diluíram-se na surpresa de ver o Mestre redivivo, cuja presença diz tudo:  Estive morto, mas agora vivo e vós vivereis por Mim (cf. Ap 1, 18). E, por estar vivo e ressuscitado, Cristo pode tornar-Se "pão vivo" (Jo 6, 51) para a humanidade. Por isso sinto que o centro e a fonte permanente do ministério petrino estão na Eucaristia, coração da vida cristã, fonte e vértice da missão evangelizadora da Igreja. Podeis assim compreender a preocupação do Sucessor de Pedro por tudo o que possa ofuscar o ponto mais original da fé católica:  hoje Jesus Cristo continua vivo e realmente presente na hóstia e no cálice consagrados.
Uma menor atenção que por vezes é prestada ao culto do Santíssimo Sacramento é indício e causa de escurecimento do sentido cristão do mistério, como sucede quando na Santa Missa já não aparece como proeminente e operante Jesus, mas uma comunidade atarefada com muitas coisas em vez de estar recolhida e deixar-se atrair para o Único necessário:  o seu Senhor. Ora, a atitude primária e essencial do fiel cristão que participa na celebração litúrgica não é fazer, mas escutar, abrir-se, receber... É óbvio que, neste caso, receber não significa ficar passivo ou desinteressar-se do que lá acontece, mas cooperar - porque tornados capazes de o fazer pela graça de Deus - segundo "a autêntica natureza da verdadeira Igreja, que é simultaneamente humana e divina, visível e dotada de elementos invisíveis, empenhada na ação e dada à contemplação, presente no mundo e, todavia, peregrina, mas de forma que o que nela é humano se deve ordenar e subordinar ao divino, o visível ao invisível, a ação à contemplação, e o presente à cidade futura que buscamos" (Const. Sacrosanctum Concilium, 2). Se na liturgia não emergisse a figura de Cristo, que está no seu princípio e está realmente presente para a tornar válida, já não teríamos a liturgia cristã, toda dependente do Senhor e toda suspensa da sua presença criadora.
Como estão distantes de tudo isto quantos, em nome da inculturação, decaem no sincretismo introduzindo ritos tomados de outras religiões ou particularismos culturais na celebração da Santa Missa (cf. Redemptionis Sacramentum, 79)! O mistério eucarístico é um "dom demasiado grande - escrevia o meu venerável predecessor o Papa João Paulo ii - para suportar ambiguidades e reduções", particularmente quando, "despojado do seu valor sacrificial, é vivido como se em nada ultrapassasse o sentido e o valor de um encontro fraterno ao redor da mesa" (Enc. Ecclesia de Eucharistia, 10). Subjacente a várias das motivações aduzidas, está uma mentalidade incapaz de aceitar a possibilidade duma real intervenção divina neste mundo em socorro do homem. Este, porém, "descobre-se incapaz de repelir por si mesmo as arremetidas do inimigo:  cada um sente-se como que preso com cadeias" (Const. Gaudium et spes, 13). A confissão duma intervenção redentora de Deus para mudar esta situação de alienação e de pecado é vista por quantos partilham a visão deísta como integralista, e o mesmo juízo é feito a propósito de um sinal sacramental que torna presente o sacrifício redentor. Mais aceitável, a seus olhos, seria a celebração de um sinal que corresponda a um vago sentimento de comunidade.
Mas o culto não pode nascer da nossa fantasia; seria um grito na escuridão ou uma simples auto-afirmação. A verdadeira liturgia supõe que Deus responda e nos mostre como podemos adorá-Lo. "A Igreja pode celebrar e adorar o mistério de Cristo presente na Eucaristia, precisamente porque o próprio Cristo Se deu primeiro a ela no sacrifício da Cruz" (Exort. ap. Sacramentum caritatis, 14). A Igreja vive desta presença e tem como razão de ser e existir ampliar esta presença ao mundo inteiro.
"Fica conosco, Senhor!" (cf. Lc 24, 29):  estão rezando os filhos e filhas do Brasil a caminho do XVI Congresso Eucarístico Nacional, daqui a um mês em Brasília, que deste modo verá o jubileu áureo da sua fundação enriquecido com o "ouro" da eternidade presente no tempo:  Jesus Eucaristia. Que Ele seja verdadeiramente o coração do Brasil, donde venha a força para todos homens e mulheres brasileiros se reconhecerem e ajudarem como irmãos, como membros do Cristo total. Quem quiser viver, tem onde viver, tem de que viver. Aproxime-se, creia, entre a fazer parte do Corpo de Cristo e será vivificado! Hoje e aqui, tudo isto desejo à esperançosa parcela deste Corpo que é o Regional Norte 2, ao conceder a cada um de vós, extensiva a quantos convosco colaboram e a todos os fiéis cristãos, a Bênção Apostólica.

Di seguito una nostra traduzione italiana del discorso del Papa.

Amati Fratelli nell'Episcopato,
La vostra visita ad limina ha luogo nel clima di lode e giubilo pasquale che avvolge la Chiesa intera, adornata dalla luce sfolgorante di Cristo Risorto. In lui, l'umanità ha superato la morte e ha completato l'ultima tappa della sua crescita entrando nei Cieli (cfr Ef 2, 6). Ora Gesù può liberamente ritornare sui suoi passi e incontrare, come, quando e dove vuole, i suoi fratelli. In suo nome, sono lieto di accogliervi, devoti pastori della Chiesa di Dio che peregrina nella Regione Norte 2 del Brasile, con il saluto fatto dal Signore quando si presentò risorto agli Apostoli e compagni:  "Pace a voi" (Lc 24, 36).

La vostra presenza qui ha un sapore familiare, poiché sembra riprodurre il finale della storia dei Discepoli di Emmaus (cfr Lc 24, 33-35):  siete venuti per narrare quello che è accaduto lungo il cammino fatto con Gesù dalle vostre diocesi disseminate nell'immensità della regione amazzonica, con le loro parrocchie e le altre realtà che le compongono, come i movimenti, le nuove comunità e le comunità ecclesiali di base in comunione con il loro vescovo (cfr Documento di Aparecida, n. 179). Nulla potrebbe rallegrarmi maggiormente del sapervi in Cristo e con Cristo, come testimoniano i resoconti diocesani che avete inviato e per i quali vi ringrazio. Sono riconoscente in modo particolare a monsignor Jesus Maria Cizaurre per le parole che mi ha appena rivolto a nome vostro e del popolo di Dio a voi affidato, sottolineando la sua fedeltà e la sua adesione a Pietro. Al vostro ritorno, assicuratelo della mia gratitudine per questi sentimenti e della mia benedizione, aggiungendo:  "davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!" (Lc 24, 34).

In quell'apparizione, le parole - se ci sono state - sono sfumate nella sorpresa di vedere il Maestro redivivo, la cui presenza dice tutto:  ero morto, ma ora sono vivo e voi vivrete attraverso di me (cfr Ap 1, 18). E, essendo vivo e risorto, Cristo può divenire "pane vivo" (Gv 6, 51) per l'umanità. Per questo sento che il centro e la fonte permanente del ministero petrino sono nell'Eucaristia, cuore della vita cristiana, fonte e culmine della missione evangelizzatrice della Chiesa. Potete così comprendere la preoccupazione del Successore di Pietro per tutto ciò che può offuscare il punto più originale della fede cattolica:  oggi Gesù Cristo continua a essere vivo e realmente presente nell'ostia e nel calice consacrati.

La minore attenzione che a volte si presta al culto del Santissimo Sacramento è indice e causa dell'oscuramento del significato cristiano del mistero, come avviene quando nella Santa Messa non appare più preminente e operante Gesù, ma una comunità indaffarata in molte cose, invece di essere raccolta e di lasciarsi attrarre verso l'Unico necessario:  il suo Signore. Ora l'atteggiamento principale e fondamentale del fedele cristiano che partecipa alla celebrazione liturgica non è fare, ma ascoltare, aprirsi, ricevere... È ovvio che, in questo caso, ricevere non significa restare passivi o disinteressarsi di quello che lì avviene, ma cooperare - poiché di nuovo capaci di farlo per la grazia di Dio - secondo "la genuina natura della vera Chiesa. Questa ha infatti la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; tutto questo, in modo tale, però, che ciò che in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati" (Sacrosanctum Concilium, n. 2).

Se nella liturgia non emergesse la figura di Cristo, che è il suo principio ed è realmente presente per renderla valida, non avremmo più la liturgia cristiana, completamente dipendente dal Signore e sostenuta dalla sua presenza creatrice.

Quanto sono distanti da tutto ciò coloro che, a nome dell'inculturazione, incorrono nel sincretismo introducendo nella celebrazione della Santa Messa riti presi da altre religioni o particolarismi culturali (cfr Redemptoris Sacramentum, n. 79)!

Il mistero eucaristico è un "dono troppo grande - scriveva il mio venerabile predecessore Papa Giovani Paolo ii - per sopportare ambiguità e diminuzioni", in particolare quando, "spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno" (Ecclesia de Eucharistia, n. 10).

Alla base delle varie motivazioni addotte, vi è una mentalità incapace di accettare la possibilità di un reale intervento divino in questo mondo in soccorso dell'uomo. Questi, tuttavia, "si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si senta come incatenato" (Costituzione Gaudium et spes, n. 13).

La confessione di un intervento redentore di Dio per cambiare questa situazione di alienazione e di peccato è vista da quanti condividono la visione deista come integralista, e lo stesso giudizio è dato a proposito di un segnale sacramentale che rende presente il sacrificio redentore. Più accettabile, ai loro occhi, sarebbe la celebrazione di un segnale che corrispondesse a un vago sentimento di comunità.

Il culto però non può nascere dalla nostra fantasia; sarebbe un grido nell'oscurità o una semplice autoaffermazione.

La vera liturgia presuppone che Dio risponda e ci mostri come possiamo adorarlo. "La Chiesa può celebrare e adorare il mistero di Cristo presente nell'Eucaristia proprio perché Cristo stesso si è donato per primo ad essa nel sacrificio della Croce" (Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, n. 14). La Chiesa vive di questa presenza e ha come ragion d'essere e di esistere quella di diffondere tale presenza nel mondo intero.

"Resta con noi, Signore!" (cfr Lc 24, 29):  così pregano i figli e le figlie del Brasile in vista del XVI Congresso eucaristico nazionale, che si terrà fra un mese a Brasilia e che in tal modo vedrà il giubileo aureo della sua fondazione arricchito con l'"oro" dell'eternità presente nel tempo:  Gesù Eucaristia. Che egli sia veramente il cuore del Brasile, da dove proviene la forza per tutti gli uomini e le donne brasiliani di riconoscersi e di aiutarsi come fratelli, come membri del Cristo totale. Chi vuole vivere, ha dove vivere, ha di che vivere. Si avvicini, creda, entri a far parte del Corpo di Cristo e sarà vivificato! Oggi, e qui, tutto questo auguro a quella porzione speranzosa di questo Corpo che è la Regione Norte 2, nell'impartire a ognuno di voi, a quanti collaborano con voi e a tutti i fedeli cristiani, la Benedizione Apostolica.


(©L'Osservatore Romano - 16 aprile 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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29/04/2010 19:04
 
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Il Papa ai vescovi del Gambia, della Sierra Leone e della Liberia in visita "ad limina"

La lotta alla povertà inizia
dal rispetto della dignità dell'uomo


Pace, giustizia e riconciliazione per sconfiggere la povertà nel rispetto dei diritti di tutti e della dignità delle persone:  le ha indicate il Papa ai vescovi della conferenza inter-territoriale di Gambia e Sierra Leone, ricevuti in udienza giovedì mattina 29 aprile, in occasione della visita "ad limina", compiuta insieme con i presuli della Liberia.

Dear Brother Bishops,
I am pleased to welcome you, the Bishops of Liberia, The Gambia and Sierra Leone on your Ad Limina visit to the tombs of the Apostles Peter and Paul. I am grateful for the sentiments of communion and affection expressed by Bishop Koroma on your behalf, and I ask you to convey my warm greetings and encouragement to your beloved people as they strive to lead a life worthy of their calling (cf. Eph 4: 1).
The Second Special Assembly for Africa of the Synod of Bishops was a rich experience of communion and a providential occasion for renewing your own episcopal ministry and reflecting on its essential task, namely, "to help the People of God to give to the word of revelation the obedience of faith and to embrace fully the teachings of Christ" (Pastores Gregis, 31). I am pleased to see from your Quinquennial Reports that, while dedicated to the administration of your Dioceses, you personally strive to preach the Gospel at confirmations, in your visits to parishes, when meeting with groups of priests, religious or lay people and in your pastoral letters. Through your teaching the Lord preserves your people from evil, ignorance and superstition, and transforms them into children of his Kingdom. Strive to build vibrant and expansive communities of men and women strong in their faith, contemplative and joyful in the liturgy, and well instructed on "how to live in the way that pleases God" (1 Th 4: 1). In an environment marked by divorce and polygamy, promote the unity and well-being of the Christian family built on the sacrament of marriage. Initiatives and associations dedicated to the sanctification of this basic community deserve your full support. Continue to uphold the dignity of women in the context of human rights and defend your people against attempts to introduce an anti-birth mentality disguised as a form of cultural progress (cf. Caritas in Veritate, 28). Your mission also requires that you give attention to the adequate discernment and preparation of vocations and to the ongoing formation of priests, who are your closest collaborators in the task of evangelization. Continue to lead them by word and example to be men of prayer, sound and clear in their teaching, mature and respectful in their dealings with others, faithful to their spiritual commitments and strong in compassion towards all in need. Likewise do not hesitate to invite missionaries from other countries to assist the good work being done by your clergy, religious and catechists.
In your countries the Church is held in high regard for her contribution to the good of society especially in education, development and health care, offered to all without distinction. This tribute speaks well of the vitality of your Christian charity, that divine legacy given to the Universal Church by her founder (cf. Caritas in Veritate, 27). I appreciate in a special way the assistance you offer to refugees and immigrants and I urge you to seek, when possible, pastoral cooperation from their countries of origin. The struggle against poverty must be carried out with respect for the dignity of all concerned by encouraging them to be the protagonists of their own integral development. Much good can be done through small-scale community engagements and microeconomic initiatives at the service of families. In developing and sustaining such strategies, improved education will always be a decisive factor. Hence I encourage you to continue providing school programmes that prepare and motivate new generations to become responsible citizens, socially active for the good of their community and their country. You rightly encourage people in positions of authority to lead in the struggle against corruption by calling attention to the gravity and injustice of such sins. In this regard, the spiritual and moral formation of lay men and women for leadership, through specialized courses in Catholic Social Doctrine, is an important contribution to the common good.
I commend you for your attention to the great gift which is peace. I pray that the process of reconciliation in justice and truth, which you have rightly supported in the region, may produce lasting respect for all God-given human rights and defuse tendencies to retaliation and vengeance. In your service to peace continue to promote dialogue with other religions, especially with Islam, so as to sustain the existing good relations and forestall any form of intolerance, injustice or oppression, detrimental to the promotion of mutual trust. Working together in the defence of life and in the struggle against disease and malnutrition will not fail to build understanding, respect and acceptance. Above all, a climate of dialogue and communion must characterize the local Church. By your own example, lead your priests, religious and lay faithful to grow in understanding and cooperation, in listening to one another and in sharing initiatives. The Church as the sign and instrument of the one Family of God must bear clear witness to the love of Jesus our Lord and Saviour that extends beyond ethnic frontiers and embraces all men and women.
Dear Brother Bishops, I know that you find inspiration and encouragement in the words of the Risen Christ to his Apostles:  "Peace be with you. As the Father has sent me, even so I send you" (Jn 20: 21). On your return home to continue your mission as successors of the Apostles, please convey my affectionate and prayerful good wishes to your priests, religious, catechists and all your beloved people. To each of you, and to those entrusted to your pastoral care, I cordially impart my Apostolic Blessing.

Del discorso pronunciato dal Papa pubblichiamo di seguito una nostra traduzione in italiano.

Cari fratelli vescovi,
sono lieto di accogliervi, vescovi della Liberia, del Gambia e della Sierra Leone in occasione della vostra visita ad limina sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo. Sono grato per i sentimenti di comunione e di affetto espressi dal vescovo Koroma a nome vostro e vi chiedo di trasmettere i miei affettuosi saluti e il mio incoraggiamento al vostro amato popolo che lotta per una vita degna della sua chiamata (cfr. Ef 4, 1).

La seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi è stata un'esperienza ricca di comunione e un'occasione provvidenziale per rinnovare il vostro ministero episcopale e per riflettere sul suo compito essenziale, ovvero, "aiutare il Popolo di Dio a rendere alla parola della rivelazione l'obbedienza della fede e ad abbracciare integralmente l'insegnamento di Cristo" (Pastores gregis, n. 31). Sono lieto di appurare dai vostri resoconti quinquennali che, pur dedicandovi all'amministrazione delle vostre diocesi, vi siete anche adoperati per predicare il vangelo nelle confermazioni, nelle visite alle parrocchie, negli incontri con gruppi di sacerdoti, religiosi e laici e nelle lettere pastorali. Attraverso il vostro insegnamento il Signore preserva i membri del vostro popolo dal male, dall'ignoranza e dalla superstizione e le trasforma in figli del suo Regno. Lottate per edificare comunità vibranti e aperte di uomini e donne saldi nella fede, contemplativi e gioiosi nella liturgia e ben istruiti sul "modo di comportarsi e di piacere a Dio" (1 Ts 4, 1). In un ambiente segnato dal divorzio e dalla poligamia, promuovete l'unità e il benessere della famiglia cristiana basata sul sacramento del matrimonio.

Iniziative e associazioni dedicate alla santificazione di questa comunità fondamentale meritano il vostro pieno sostegno. Continuate a sostenere la dignità delle donne nel contesto dei diritti umani e difendete il vostro popolo contro i tentativi di introdurre una mentalità antinatalista mascherata da forma di progresso culturale (cfr. Caritas in veritate, n. 28). La vostra missione richiede anche che prestiate attenzione all'adeguato discernimento e alla preparazione delle vocazioni e alla formazione permanente di sacerdoti che sono i vostri più stretti collaboratori nel compito dell'evangelizzazione.

Continuate a guidarli con le parole e con l'esempio affinché siano uomini di preghiera, sani e chiari nell'insegnare, maturi e rispettosi nei loro rapporti con gli altri, fedeli ai propri impegni spirituali, forti nella compassione verso tutti i bisognosi. Nello stesso modo, non esitate a invitare missionari di altri Paesi per contribuire alla buona opera compiuta dal vostro clero, dai vostri religiosi e catechisti
.
Nei vostri Paesi, la Chiesa è tenuta in alta considerazione perché contribuisce al bene della società, in particolare nell'educazione, nello sviluppo e nell'assistenza sanitaria, offerta a tutti senza distinzioni. Questo contributo descrive bene la vitalità della vostra carità cristiana, quell'eredità divina offerta alla Chiesa universale in maniera speciale (cfr. Caritas in veritate, n. 27).

Apprezzo in modo particolare l'assistenza prestata ai rifugiati e agli immigrati e vi esorto a cercare, quando possibile, la cooperazione pastorale dei loro Paesi d'origine. La lotta contro la povertà deve essere condotta nel rispetto della dignità di tutti gli interessati, incoraggiandoli a essere protagonisti del proprio sviluppo integrale. Si può fare molto con impegni comunitari su piccola scala e iniziative di microeconomia al servizio delle famiglie. Nello sviluppare e sostenere queste strategie, un'educazione migliorata sarà sempre un fattore decisivo.

Quindi vi incoraggio a continuare a offrire programmi scolastici che preparino e motivino le nuove generazioni a divenire cittadini responsabili e socialmente attivi per il bene della loro comunità e del loro Paese. Giustamente incoraggiate chi occupa posizioni di autorità a lottare contro la corruzione, richiamando l'attenzione sulla gravità e sull'ingiustizia di questi peccati. A questo proposito, un contributo importante al bene comune è la formazione morale e spirituale alla leadership di laici, uomini e donne, attraverso corsi specializzati in Dottrina Sociale cattolica.

Vi lodo per l'attenzione che prestate al grande dono della pace. Prego affinché il processo di riconciliazione nella giustizia e nella verità, che avete giustamente sostenuto nella regione, possa produrre un rispetto duraturo per tutti i diritti umani dati da Dio e neutralizzare le tendenze alla rappresaglia e alla vendetta. Nel servire la pace continuate a promuovere il dialogo con altre religioni, in particolare con l'Islam per sostenere i buoni rapporti esistenti e prevenire qualsiasi forma di intolleranza, ingiustizia e oppressione, dannosa per la promozione della fiducia reciproca.

Cooperare alla difesa della vita e contro la malattia e la malnutrizione non mancherà di suscitare comprensione, rispetto e accettazione. Soprattutto, un clima di dialogo e comunione deve caratterizzare la Chiesa locale. Con il vostro esempio, portate sacerdoti, religiosi e laici ad accrescere comprensione e cooperazione, ascolto reciproco e condivisione di iniziative. La Chiesa, segno e strumento dell'unica famiglia di Dio, deve recare una chiara testimonianza dell'amore di Gesù, nostro Signore e Salvatore, che va al di là dei confini etnici e comprende tutti gli uomini e tutte le donne.

Cari fratelli vescovi, so che trovate ispirazione e incoraggiamento nelle parole del Cristo risorto ai suoi apostoli:  "Pace a voi. Come il padre ha mandato me, anche io mando voi" (Gv 20,21). Al vostro ritorno a casa, continuate la vostra missione di successori degli apostoli. Vi prego di trasmettere i miei affettuosi e ferventi buoni auspici ai sacerdoti, ai religiosi, ai catechisti e a tutto il vostro amato popolo. A ognuno di voi e a quanti sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale imparto di cuore la mia benedizione apostolica.




Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo

Come ricostruire il tessuto sociale
di un Paese ancora in guerra



Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di giovedì 29 aprile, alle ore 11, in solenne udienza, Sua Eccellenza il Signor Jean-Pierre Hamuli Mupenda, nuovo ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo presso la Santa Sede, il quale ha presentato le Lettere con le quali viene accreditato nell'alto ufficio. Rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, l'ambasciatore è giunto alle 10.45 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori. Al ripiano degli ascensori, era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove il Diplomatico veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l'arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata. Dopo la presentazione delle Credenziali da parte dell'ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato. Dopo l'udienza, nella Sala Clementina l'ambasciatore prendeva congedo dal prefetto della Casa Pontificia e si recava a far visita al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Al termine del colloquio il Diplomatico discendeva nella Basilica Vaticana:  ricevuto da una delegazione del Capitolo, si recava dapprima nella Cappella del Santissimo Sacramento per un breve atto di adorazione; passava poi a venerare l'immagine della Beatissima Vergine e, quindi, la tomba di San Pietro. Al termine della visita l'ambasciatore prendeva congedo dalla delegazione del Capitolo, quindi, alla Porta della Preghiera, prima di lasciare la Basilica, si congedava dai dignitari che lo avevano accompagnato e faceva ritorno alla sua residenza. Questo è il testo del discorso del Papa.

Monsieur l'Ambassadeur,
il m'est agréable de Vous recevoir à l'occasion de la présentation des Lettres qui vous accréditent en qualité d'Ambassadeur extraordinaire et plénipotentiaire de la République Démocratique du Congo près le Saint-Siège. Je vous remercie de vos aimables paroles, par lesquelles vous me transmettez l'hommage respectueux du Président de la République, Son Excellence Monsieur Joseph Kabila Kabange, et du peuple congolais. J'ai eu le plaisir de rencontrer Votre Président en juin 2008. Je vous saurai gré de bien vouloir lui transmettre les voeux que je forme pour sa personne et pour l'accomplissement de sa tâche au service de la Nation. Que Dieu le guide dans les efforts pour arriver à la paix, garante d'une existence digne et d'un développement intégral. Je salue aussi avec cordialité les différents Responsables et tous les habitants de votre pays.
Votre présence, Monsieur l'Ambassadeur, à la tête de votre ambassade, après de longues années de vacance, manifeste le désir du Chef de l'Etat et du Gouvernement de fortifier les relations avec le Saint-Siège et je les en remercie. Je relève également que cette décision se situe en l'année du 50 anniversaire de l'indépendance de votre patrie. Puisse ce jubilé permettre à la Nation de prendre un nouveau départ.
Votre pays a connu durant ces mêmes années des moments particulièrement difficiles et tragiques. La violence s'est abattue, aveugle et sans pitié, sur une large frange de la population, la faisant plier sous son joug brutal et insupportable en semant ruines et morts. Je pense particulièrement aux femmes, aux jeunes et aux enfants dont la dignité a été bafouée à outrance par la violation de leurs droits. Je voudrais leur exprimer ma sollicitude et les assurer de ma prière. L'Eglise catholique, elle-même, a été blessée dans beaucoup de ses membres et dans ses structures. Elle désire favoriser la guérison intérieure et la fraternité. La Conférence Episcopale en a largement parlé dans son Message de juin dernier. Il conviendrait donc maintenant d'employer tous les moyens politiques et humains pour mettre fin à la souffrance. Il conviendrait également de faire réparation et de rendre justice, comme les mots justice et paix inscrits dans la devise nationale y invitent. L'engagement pris à Goma en 2008 et l'application des accords internationaux, plus particulièrement le Pacte sur la sécurité, la stabilité et le développement de la Région des Grands Lacs, sont certes nécessaires, mais plus urgent encore est d'oeuvrer aux conditions préalables de leur application. Elle ne pourra se réaliser qu'en reconstruisant peu à peu le tissu social si gravement blessé, en encourageant la première société naturelle qui est la famille, et en consolidant les rapports interpersonnels entre Congolais fondés sur une éducation intégrale, source de paix et de justice. L'Eglise catholique, Monsieur l'Ambassadeur, désire continuer à apporter sa contribution à cette noble tâche à travers l'ensemble des structures dont elle dispose grâce à sa tradition spirituelle, éducative et sanitaire.
J'invite les Pouvoirs publics à ne rien négliger pour mettre fin à la situation de guerre qui, hélas, existe encore dans certaines provinces du pays, et à se dédier à la reconstruction humaine et sociale de la nation dans le respect des droits humains fondamentaux. La paix n'est pas uniquement l'absence de conflits, elle est aussi un don et une tâche qui obligent les citoyens et l'Etat. L'Eglise est convaincue qu'elle ne peut se réaliser que dans "le respect de la "grammaire" écrite dans le coeur de l'homme par son divin Créateur", c'est-à-dire dans une réponse humaine en harmonie avec le plan divin. "Cette "grammaire", à savoir l'ensemble des règles de l'agir individuel et des relations mutuelles entre les personnes, selon la justice et la solidarité, est inscrite dans les consciences, où se reflète le sage projet de Dieu" (Cf. Message pour la Journée Mondiale pour la Paix, 2007, n. 3). J'appelle la Communauté internationale, impliquée à divers degrés dans les conflits successifs que votre nation a connus, à se mobiliser pour contribuer efficacement à ramener en République Démocratique du Congo la paix et la légalité.
Après tant d'années de souffrances, Excellence, votre pays a besoin de s'engager résolument dans la voie de la réconciliation nationale. Vos Evêques ont déclaré cette année anniversaire pour la nation, une année de grâce, de renouveau et de joie, une année de réconciliation pour construire un Congo solidaire, prospère et uni. L'un des meilleurs moyens pour y parvenir est de promouvoir l'éducation des jeunes générations. L'esprit de réconciliation et de paix, né dans la famille, s'affermit et s'élargit à l'école et à l'université. Les Congolais désirent une bonne éducation pour leurs enfants, mais la charge de son financement direct par les ménages est lourde voire même insupportable pour beaucoup. Je suis certain qu'une juste solution pourra être trouvée. En aidant économiquement les parents et en assurant le financement régulier des éducateurs, l'Etat fera un investissement qui sera profitable à tous. Il est essentiel que les enfants et les jeunes soient éduqués avec patience et ténacité, surtout ceux qui ont été privés d'instruction et entraînés à tuer. Il convient non seulement de leur inculquer un savoir qui les aidera dans leur future vie adulte et professionnelle, mais il faut leur donner de solides bases morales et spirituelles qui les aideront à rejeter la tentation de la violence et du ressentiment pour choisir ce qui est juste et vrai. A travers ses structures éducatives et selon ses possibilités, l'Eglise peut aider et compléter celles de l'Etat.
Les importantes richesses naturelles dont Dieu a doté votre terre et qui sont devenues malheureusement une source de convoitise et de profits disproportionnés pour beaucoup à l'intérieur et à l'extérieur de votre pays, permettent largement, grâce à une juste répartition des gains, d'aider la population à sortir de la pauvreté et à pourvoir à sa sécurité alimentaire et sanitaire. Les familles congolaises et l'éducation des jeunes en seront les premiers bénéficiaires. Ce devoir de justice promu par l'Etat consolidera la réconciliation et la paix nationale, et permettra à la population de goûter une vie sereine, base nécessaire à la prospérité.
Par votre intermédiaire, je désire également adresser des voeux chaleureux aux membres de la communauté catholique de votre pays, plus particulièrement aux Evêques, les invitant à être des témoins généreux de l'amour de Dieu et à contribuer à l'édification d'une nation unie et fraternelle où chacun se sente pleinement aimé et respecté.
Au moment où commence votre mission, je vous offre, Monsieur l'Ambassadeur, mes souhaits les meilleurs pour la noble tâche qui vous attend, vous assurant que vous trouverez toujours un accueil attentif et une compréhension cordiale auprès de mes collaborateurs.
Sur Votre Excellence, sur Votre famille, sur l'ensemble du peuple congolais et sur ses Dirigeants, j'invoque de grand coeur l'abondance des Bénédictions divines.

Questa è la traduzione del discorso del Papa all'ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo

Signor ambasciatore,
Sono lieto di riceverla in occasione della presentazione delle Lettere che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Democratica del Congo presso la Santa Sede. La ringrazio per le sue cordiali parole, attraverso le quali mi ha trasmesso l'omaggio rispettoso del presidente della Repubblica, Sua Eccellenza il signor Joseph Kabila Kabange, e del popolo congolese. Ho avuto il piacere d'incontrare il suo presidente nel giugno 2008. Le sarei grato se volesse trasmettergli i voti che formulo per la sua persona e per lo svolgimento del suo compito al servizio della nazione. Che Dio lo guidi nei suoi sforzi per giungere alla pace, garante di un'esistenza degna e di uno sviluppo integrale! Saluto anche con cordialità i vari responsabili e tutti gli abitanti del suo paese.

La sua presenza, signor ambasciatore, a capo della sua ambasciata, dopo lunghi anni di sede vacante, mostra il desiderio del Capo di Stato e di Governo di rafforzare le relazioni con la Santa Sede e per questo lo ringrazio. Osservo anche che questa decisione si situa nell'anno del cinquantesimo anniversario dell'indipendenza della sua patria. Possa questo giubileo permettere alla nazione di ripartire su nuove basi.

Il suo Paese in questi stessi anni ha conosciuto momenti particolarmente difficili e tragici. La violenza si è abbattuta, cieca e spietata, su una larga frangia della popolazione, piegandola sotto il suo giogo brutale e insostenibile e seminando rovine e morti. Penso in particolare alle donne, ai giovani e ai bambini, la cui dignità è stata schernita a oltranza attraverso la violazione dei loro diritti. Desidero esprimere loro la mia sollecitudine e assicurare loro la mia preghiera. La Chiesa cattolica stessa è stata ferita in molti suoi membri e nelle sue strutture. Essa desidera favorire la guarigione interiore e la fraternità. La Conferenza episcopale ne ha ampiamente parlato nel suo Messaggio dello scorso giugno. Sarebbe dunque ora opportuno impiegare tutti i mezzi politici e umani per porre fine alla sofferenza. Sarebbe altresì opportuno riparare e rendere giustizia, come invitano a fare le parole giustizia e pace scritte nel motto nazionale.

L'impegno assunto a Goma nel 2008 e l'applicazione degli accordi internazionali, in particolare del Patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo della Regione dei Grandi Laghi, certamente sono necessari, ma è ancora più urgente lavorare alle condizioni preliminari alla loro applicazione. Questa non potrà realizzarsi se non ricostruendo poco a poco il tessuto sociale così gravemente leso, incoraggiando la prima società naturale, che è la famiglia, e consolidando i rapporti interpersonali tra congolesi fondati su un'educazione integrale, fonte di pace e di giustizia. La Chiesa cattolica, signor ambasciatore, desidera continuare a dare il suo contributo a questo nobile compito attraverso l'insieme delle strutture di cui dispone grazie alla sua tradizione spirituale, educativa e sanitaria.
 
Invito le autorità pubbliche a non tralasciare nulla per porre fine alla situazione di guerra che, purtroppo, ancora persiste in alcune province del Paese, e a dedicarsi alla ricostruzione umana e sociale della nazione nel rispetto dei diritti umani fondamentali. La pace non significa solo assenza totale di conflitti, ma è anche un compito che impegna i cittadini e lo Stato. La Chiesa è convinta che essa non può realizzarsi che nel "rispetto della "grammatica" scritta nel cuore dell'uomo dal divino suo Creatore", vale a dire attraverso una risposta umana in armonia con il disegno divino. Questa ""grammatica", vale a dire l'insieme di regole dell'agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone secondo giustizia e solidarietà, è iscritta nelle coscienze, nelle quali si rispecchia il progetto sapiente di Dio" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2007, n. 3). Invito la comunità internazionale, implicata in diverso grado nei conflitti successivi vissuti dalla sua nazione, a mobilitarsi per contribuire in modo efficace a riportare nella Repubblica Democratica del Congo la pace e la legalità.

Dopo tanti anni di sofferenze, Eccellenza, il suo Paese ha bisogno di impegnarsi in modo risoluto sulla via della riconciliazione nazionale. I vostri vescovi hanno dichiarato quest'anno di anniversario della nazione, anno di grazia, di rinnovamento e di gioia, anno di riconciliazione per costruire un Congo solidale, prospero e unito. Uno dei mezzi migliori per realizzare ciò è di promuovere l'educazione delle giovani generazioni. Lo spirito di riconciliazione e di pace, nato nella famiglia, si afferma e si estende alla scuola e all'università.
 
I congolesi desiderano una buona educazione per i propri figli, ma il peso del finanziamento diretto da parte delle famiglie è grande e addirittura insostenibile per molti. Sono certo che si potrà trovare una giusta soluzione. Aiutando economicamente i genitori e assicurando il finanziamento regolare degli educatori, lo Stato farà un investimento proficuo per tutti. È fondamentale che i bambini e i giovani vengano educati con pazienza e tenacia, soprattutto quelli che sono stati privati dell'istruzione e addestrati a uccidere. È opportuno non solo inculcare in loro un sapere che li sosterrà nella futura vita adulta e professionale, ma anche dare loro basi morali e spirituali che li aiuteranno a respingere la tentazione della violenza e del risentimento per scegliere ciò che è giusto e vero. Attraverso le sue strutture educative e secondo le sue possibilità, la Chiesa può aiutare e completare quelle dello Stato.

Le importanti ricchezze naturali di cui Dio ha dotato la sua terra e che purtroppo sono diventate fonte di avidità e di profitti sproporzionati per molti all'interno e al di fuori del suo Paese, permettono largamente, grazie a una giusta ripartizione dei guadagni, di aiutare la popolazione a uscire dalla povertà e di provvedere alla sua sicurezza alimentare e sanitaria. Le famiglie congolesi e l'educazione dei giovani ne saranno i primi beneficiari. Questo dovere di giustizia promosso dallo Stato consoliderà la riconciliazione e la pace nazionale e permetterà alla popolazione di condurre una vita serena, base necessaria alla prosperità.

Attraverso lei, desidero anche esprimere voti cordiali ai membri della comunità cattolica del suo Paese, in modo particolare ai Vescovi, invitandoli a essere testimoni generosi dell'amore di Dio e a contribuire all'edificazione di una nazione unita e fraterna in cui ognuno si senta pienamente amato e rispettato.

Nel momento in cui ha inizio la sua missione, le esprimo, signor Ambasciatore, i miei migliori auguri per il nobile compito che l'attende, assicurandole che troverà sempre una accoglienza attenta e una comprensione cordiale presso i miei collaboratori.
Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia, su tutto il popolo congolese e sui suoi governanti, invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni divine.


Il Papa indica i criteri del rispetto dei diritti umani e della riconciliazione nazionale



(©L'Osservatore Romano - 30 aprile 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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08/05/2010 19:18
 
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Benedetto XVI ai presuli della Conferenza episcopale in visita "ad limina"

Una nuova coscienza cristiana per il Belgio


Necessaria una formazione solida affinché i sacerdoti vivano con fedeltà la loro consacrazione

È necessario impegnarsi sempre di più in una seria opera di formazione sacerdotale affinché i preti abbiano la forza di vivere una vita santa e in piena fedeltà alla loro consacrazione a Dio. Lo ha detto il Papa sabato mattina, 8 maggio, ai vescovi del Belgio ricevuti in occasione della visita "ad limina".

Chers Frères dans l'Episcopat,
Je suis heureux de vous souhaiter très cordialement la bienvenue à l'occasion de votre visite ad Limina Apostolorum qui vous conduit en pèlerinage sur la tombe des Apôtres Pierre et Paul. Cette visite est un signe de la communion ecclésiale qui unit la Communauté catholique de Belgique au Saint-Siège. Elle est aussi une occasion heureuse de renforcer cette communion dans l'écoute réciproque, dans la prière commune et dans la charité du Christ surtout en ces temps où votre Eglise elle-même a été éprouvée par le péché. Je remercie vivement Monseigneur André-Joseph Léonard des paroles qu'il m'a adressées en votre nom et au nom de vos communautés diocésaines. Il m'est agréable d'avoir une pensée particulière pour le Cardinal Godfried Danneels qui, pendant plus de trente ans, a conduit l'archidiocèse de Malines-Bruxelles et votre Conférence épiscopale.
A la lecture de vos rapports sur l'état de vos diocèses respectifs, j'ai pu mesurer les transformations qui se poursuivent dans la société belge. Il s'agit de tendances communes à beaucoup de pays européens mais qui ont, chez vous, des caractéristiques propres. Certaines d'entre elles, déjà relevées lors de la précédente visite ad Limina, se sont accentuées. Je me réfère à la diminution du nombre de baptisés qui témoignent ouvertement de leur foi et de leur appartenance à l'Eglise, à l'élévation progressive de la moyenne d'âge du clergé, des religieux et religieuses, à l'insuffisance des personnes ordonnées ou consacrées engagées dans la pastorale active ou dans les domaines éducatif et social, au nombre restreint de candidats au sacerdoce et à la vie consacrée. La formation chrétienne, surtout celle des jeunes générations, les questions relatives au respect de la vie et à l'institution du mariage et de la famille constituent d'autres points sensibles. On peut encore mentionner les situations complexes et souvent préoccupantes liées à la crise économique, au chômage, à l'intégration sociale des immigrés, à une coexistence apaisée des diverses communautés linguistiques et culturelles de la Nation.
J'ai pu relever combien vous êtes conscients de telles situations et de l'importance d'insister sur une formation religieuse plus solide et plus profonde. J'ai pris connaissance de votre Lettre pastorale, La belle profession de la foi, inscrite dans le cycle Grandir dans la foi. Par cette Lettre, vous avez voulu inciter l'ensemble des fidèles à redécouvrir la beauté de la foi chrétienne. Grâce à la prière et à la réflexion en commun autour des vérités révélées exprimées par le Credo, on redécouvre que la foi ne consiste pas uniquement à accepter un ensemble de vérités et de valeurs, mais d'abord à se confier à Quelqu'un, à Dieu, à L'écouter, à L'aimer, et à Lui parler, enfin à s'engager à son service (cf. p. 5).
Un événement significatif, pour aujourd'hui et pour demain, a été la canonisation du p. Damien De Veuster. Ce nouveau saint parle à la conscience des Belges. N'a-t-il pas été désigné comme le fils de la nation le plus illustre de tous les temps? Sa grandeur, vécue dans le don total de lui-même à ses frères lépreux, au point d'être contaminé et d'en mourir, réside dans sa richesse intérieure, dans sa prière constante, dans son union au Christ qu'il voyait présent dans ses frères et à qui, comme lui, il se donnait sans réserve. En cette Année sacerdotale, il est bon de proposer son exemple sacerdotal et missionnaire, particulièrement aux prêtres et aux religieux. La diminution du nombre de prêtres ne doit pas être perçue comme un processus inévitable. Le Concile Vatican ii a affirmé avec force que l'Eglise ne peut se passer du ministère des prêtres. Il est donc nécessaire et urgent de lui donner sa juste place et d'en reconnaître le caractère sacramentel irremplaçable. Il en résulte par conséquent la nécessité d'une ample et sérieuse pastorale des vocations, fondée sur l'exemplarité de la sainteté des prêtres, sur l'attention aux germes de vocation présents chez beaucoup de jeunes et sur la prière assidue et confiante, selon la recommandation de Jésus (cf. Mt 9, 37).
J'adresse un salut cordial et reconnaissant à tous les prêtres et aux personnes consacrées, souvent surchargés de travail et désireux du soutien et de l'amitié de leur Evêque et de leurs confrères, sans oublier les prêtres plus avancés en âge qui ont consacré toute leur vie au service de Dieu et de leurs frères. Je n'oublie pas non plus l'ensemble des missionnaires. Que tous - prêtres, religieux, religieuses et laïcs de Belgique - reçoivent mes encouragements et l'expression de ma gratitude et qu'ils n'oublient pas que c'est le Christ seul qui apaise toute tempête (cf. Mt 8, 25-26) et qui redonne force et courage (cf. Mt 11, 28-30 et Mt 14, 30-32) pour mener une vie sainte en pleine fidélité à leur ministère propre, à leur consécration à Dieu et au témoignage chrétien.
La Constitution Sacrosanctum concilium souligne que c'est dans la liturgie que se manifeste le mystère de l'Eglise, dans sa grandeur et sa simplicité (cf. n. 2). Il est donc important que les prêtres prennent soin des célébrations liturgiques, en particulier de l'Eucharistie, pour qu'elles permettent une communion profonde avec le Dieu Vivant, Père, Fils et Saint-Esprit. Il est nécessaire que les célébrations se déroulent dans le respect de la tradition liturgique de l'Eglise, avec une participation active des fidèles, selon le rôle qui correspond à chacun d'eux, s'unissant au mystère pascal du Christ.
Dans vos rapports, vous vous montrez attentifs à la formation des laïcs, en vue d'une insertion toujours plus effective dans l'animation des réalités temporelles. C'est là un programme louable, qui naît de la vocation de tout baptisé configuré au Christ prêtre, prophète et roi. Il est bon de discerner toutes les possibilités qui émanent de la vocation commune des laïcs à la sainteté et à l'engagement apostolique, dans le respect de la distinction essentielle entre le sacerdoce ministériel et le sacerdoce commun des fidèles. Tous les membres de la Communauté catholique, mais d'une façon particulière les fidèles laïcs, sont appelés à témoigner ouvertement de leur foi et à être un ferment dans la société, en respectant une saine laïcité des institutions publiques et les autres confessions religieuses. Un tel témoignage ne peut être limité à la seule rencontre personnelle, mais doit aussi assumer les caractéristiques d'une proposition publique, respectueuse mais légitime, des valeurs inspirées par le message évangélique du Christ.
La brièveté de cette rencontre ne me permet pas de développer d'autres thèmes qui me sont chers et que vous avez aussi mentionnés dans vos rapports. Je terminerai donc en vous priant de bien vouloir transmettre à vos Communautés, aux prêtres, aux religieux, aux religieuses et à tous les catholiques de Belgique mes salutations affectueuses, les assurant de ma prière pour eux devant le Seigneur. Que la Vierge Marie, vénérée en de si nombreux sanctuaires de Belgique, vous assiste dans votre ministère et vous protège tous dans sa tendresse maternelle. A vous et à tous les catholiques du Royaume, j'accorde de grand coeur la Bénédiction apostolique.

Pubblichiamo qui di seguito una traduzione in italiano del discorso pronunciato dal Papa.

Cari Fratelli nell'Episcopato,

sono lieto di porgervi il mio cordiale benvenuto in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum che vi ha condotto in pellegrinaggio sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo.

Questa visita è un segno della comunione ecclesiale che unisce la Comunità cattolica del Belgio alla Santa Sede. È anche una lieta occasione per rafforzare tale comunione nell'ascolto reciproco, nella preghiera comune e nella carità di Cristo, soprattutto in questo tempo in cui la vostra Chiesa è stata essa stessa messa alla prova dal peccato. Ringrazio vivamente Monsignor André-Joseph Léonard per le parole che mi ha rivolto a nome vostro e a nome delle vostre comunità diocesane. Mi è grato avere un pensiero speciale al Cardinale Godfried Danneels che, per oltre trent'anni, ha guidato l'arcidiocesi di Malines-Bruxelles e la vostra conferenza episcopale.

Leggendo i vostri resoconti sullo stato delle vostre rispettive diocesi, ho potuto valutare le trasformazioni in corso nella società belga. Si tratta di tendenze comuni a molti Paesi europei ma che, nel vostro, hanno caratteristiche proprie. Alcune di esse, già rilevate nella precedente visita ad Limina, si sono accentuate. Mi riferisco alla diminuzione del numero dei battezzati che testimoniano apertamente la loro fede e la loro appartenenza alla Chiesa, all'aumento progressivo dell'età media del clero, dei religiosi e delle religiose, al numero insufficiente di persone ordinate o consacrate impegnate nella pastorale attiva o negli ambiti educativo e sociale, al numero limitato dei candidati al sacerdozio e alla vita consacrata.

La formazione cristiana, soprattutto quella delle giovani generazioni, le questioni relative al rispetto della vita e all'istituzione del matrimonio e della famiglia, costituiscono altri punti delicati. Si possono altresì menzionare le situazioni complesse e spesso preoccupanti legate alla crisi economica, alla disoccupazione, all'integrazione sociale degli immigrati, alla coesistenza pacifica delle diverse comunità linguistiche e culturali della Nazione.
 
Ho potuto rilevare come voi siete consapevoli di tali situazioni e dell'importanza d'insistere su una formazione religiosa più solida e più profonda. Ho preso atto della vostra Lettera pastorale, La belle profession de la foi, inscritta nel ciclo Grandir dans la foi. Attraverso questa Lettera, avete voluto incoraggiare tutti i fedeli a riscoprire la bellezza della fede cristiana. Grazie alla preghiera e alla riflessione comuni attorno alle verità rivelate, espresse dal Credo, si riscopre che la fede non consiste solo nell'accettare un insieme di verità e di valori, ma innanzitutto nell'affidarsi a Qualcuno, a Dio, nell'ascoltarlo, nell'amarlo, nel parlargli, al fine di impegnarsi al suo servizio (cfr. p. 5).

Un evento significativo, per il presente e per futuro, è stata la canonizzazione di padre Damiano De Veuster. Questo nuovo santo parla alla coscienza dei Belgi. Non viene forse designato come il figlio della nazione più illustre di tutti i tempi? La sua grandezza, vissuta nel dono totale di sé ai fratelli lebbrosi, al punto da venire contagiato e morire, risiede nella sua ricchezza interiore, nella sua preghiera costante, nella sua unione con Cristo che vedeva presente nei propri fratelli e ai quali, come lui, si donava senza riserve.

In questo anno sacerdotale, è bene proporre il suo esempio di sacerdote e missionario, in particolare ai sacerdoti e ai religiosi. La diminuzione del numero dei sacerdoti non deve essere percepita come un processo inevitabile. Il Concilio Vaticano ii ha affermato con forza che la Chiesa non può fare a meno del ministero dei sacerdoti. È dunque necessario e urgente conferirgli il suo giusto posto e riconoscerne il carattere sacramentale insostituibile. Ne deriva la necessità di un'ampia e seria pastorale delle vocazioni, fondata sull'esemplarità della santità dei sacerdoti, sull'attenzione ai germi di vocazione presenti in molti giovani e sulla preghiera assidua e fiduciosa, secondo la raccomandazione di Gesù (cfr. Mt 9, 37).
 
Rivolgo un saluto cordiale e riconoscente a tutti i sacerdoti e alle persone consacrate, spesso sovraccarichi di lavoro e desiderosi del sostegno e dell'amicizia del loro Vescovo e dei loro confratelli, senza dimenticare i sacerdoti più anziani che hanno dedicato tutta la loro vita al servizio di Dio e dei loro fratelli. Non dimentico neppure i missionari. Che tutti - sacerdoti, religiosi, religiose e laici del Belgio - ricevano il mio incoraggiamento e l'espressione della mia gratitudine e che non si dimentichino che è solo Cristo che può placare ogni tempesta (cfr. Mt 8, 25-26) e che ridà forza e coraggio (cfr. Mt 11, 28-30 e Mt 14, 30-32), per condurre una vita santa in piena fedeltà al loro ministero, alla loro consacrazione a Dio e alla testimonianza cristiana.

La Costituzione Sacrosanctum concilium sottolinea che è nella liturgia che si manifesta il mistero della Chiesa, nella sua grandezza e nella sua semplicità (cfr. n. 2). È dunque importante che i sacerdoti curino le celebrazioni liturgiche, in particolare dell'Eucaristia, affinché esse permettano una comunione profonda con il Dio vivente, Padre, Figlio e Spirito Santo. È necessario che le celebrazioni si svolgano nel rispetto della tradizione liturgica della Chiesa, con una partecipazione attiva dei fedeli, secondo il ruolo che corrisponde a ognuno di essi, unendosi al mistero pasquale di Cristo.

Nei vostri resoconti, vi mostrate attenti alla formazione dei laici, in vista di un inserimento sempre più effettivo nell'animazione delle realtà temporali. È un programma lodevole, che nasce dalla vocazione di ogni battezzato configurato a Cristo sacerdote, profeta e re. È bene discernere tutte le possibilità che scaturiscono dalla vocazione comune dei laici alla santità e all'impegno apostolico, nel rispetto della distinzione fondamentale fra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei fedeli.

Tutti i membri della comunità cattolica, ma in modo particolare i fedeli laici, sono chiamati a testimoniare apertamente la loro fede e a essere fermento nella società, rispettando la sana laicità delle istituzioni pubbliche e le altre confessioni religiose. Una simile testimonianza non può essere limitata al solo incontro personale, ma deve anche assumere le caratteristiche di una proposta pubblica, rispettosa ma legittima, dei valori ispirati dal messaggio evangelico di Cristo.

La brevità di questo incontro non mi permette di sviluppare altri temi che mi sono cari e che anche voi avete menzionato nei vostri resoconti. Concluderò dunque pregandovi di trasmettere alle vostre comunità, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i cattolici del Belgio, i miei saluti affettuosi, assicurandoli della mia preghiera per loro dinanzi al Signore. Che la Vergine Maria, venerata in tanti santuari del Belgio, vi assista nel vostro ministero e vi protegga tutti con la sua tenerezza materna! A voi e a tutti i cattolici del Regno, imparto di cuore la Benedizione apostolica.


(©L'Osservatore Romano - 9 maggio 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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20/06/2010 17:52
 
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Benedetto XVI raccomanda ai vescovi della regione Leste 2 del Brasile l'integrità e la purezza della fede trasmessa

La credibilità morale favorisce
l'accoglienza del Vangelo



In quanto maestri della fede i vescovi devono trasmetterla in forma autentica, preservandole integrità e purezza. Lo ha ricordato il Papa ai presuli della regione Leste 2 del Brasile ricevuti in udienza sabato mattina, 19 giugno, in occasione della loro visita "ad limina apostolorum". Il Papa ha anche ricordato che la credibilità morale degli evangelizzatori predispone le menti all'accoglienza del Vangelo.

Queridos Irmãos no Episcopado,
"Chamados a ser santos, junto com todos os que, em qualquer lugar, invocam o nome de Nosso Senhor Jesus Cristo, Senhor deles e nosso:  para vós, graça e paz, da parte de Deus, nosso Pai, e do Senhor Jesus Cristo" (1 Cor 1, 2-3). Com estas palavras, acolho a todos vós, amados Pastores do Regional Leste 2 em Visita ad Limina, e vos saúdo com grande afeto na consciência do laço colegial que une o Papa com os Bispos no vínculo da unidade, da caridade e da paz. Agradeço a Dom Walmor as amáveis palavras com que interpretou os vossos sentimentos de homenagem à Sé de Pedro e ilustrou os desafios e problemas que são objeto do vosso empenho a bem da grei que Deus vos confiou nos Estados do Espírito Santo e Minas Gerais.
Vejo que amais profundamente as vossas dioceses e também eu participo intimamente deste vosso amor, acompanhando-vos com a oração e a solicitude apostólica. A nossa é uma bela história com início palpável nas Bulas expedidas pelo Sucessor de Pedro para a ordenação episcopal e naquele "Eis-me aqui" proferido por cada um no início da cerimônia da sua sagração e consequente ingresso no Colégio dos Bispos. Dele começastes a fazer parte "em virtude da sagração episcopal e pela comunhão hierárquica com a Cabeça e com os membros" (Nota Explicativa Prévia, anexa à Const. dogm. Lumen gentium), tornando-vos sucessores dos Apóstolos com a tríplice função de ensinar, santificar e governar o povo de Deus.
Enquanto mestres e doutores da fé, tendes a missão de ensinar com audácia a verdade que se deve crer e viver, apresentando-a de forma autêntica. Como vos disse em Aparecida, "a Igreja tem a grande tarefa de conservar e alimentar a fé do povo de Deus, e recordar também aos fiéis (...) que, em virtude do seu batismo, são chamados a ser discípulos e missionários de Jesus Cristo" (Discurso inaugural da v Conferência Geral do Episcopado Latino-Americano e do Caribe, 13/5/2007, 3). Ajudai, pois, os fiéis confiados aos vossos cuidados pastorais a descobrirem a alegria da fé, a alegria de serem pessoalmente amados por Deus, que entregou o seu Filho para nossa salvação. Como bem sabeis, crer consiste sobretudo em abandonar-se a este Deus que nos conhece e ama pessoalmente, aceitando a Verdade que Ele revelou em Jesus Cristo com a atitude que nos leva a ter confiança nele como revelador do Pai. Queridos irmãos, tende grande confiança na graça e sabei infundir esta confiança no vosso povo, para que a fé sempre seja guardada, defendida e transmitida na sua pureza e integridade.
Como administradores do supremo sacerdócio, haveis de procurar que a liturgia seja verdadeiramente uma epifania do mistério, isto é, expressão da natureza genuína da Igreja, que ativamente presta culto a Deus por Cristo no Espírito Santo. De todos os deveres do vosso ministério, "o mais imperioso e importante é a responsabilidade pela celebração da Eucaristia", competindo-vos "providenciar para que os fiéis tenham a possibilidade de aceder à mesa do Senhor, sobretudo ao domingo que é o dia em que a Igreja - comunidade e família dos filhos de Deus - descobre a sua peculiar identidade cristã ao redor dos presbíteros" (João Paulo ii, Exort. ap. Pastores gregis, 39). O múnus de santificar que recebestes impõe-vos ainda ser promotores e animadores da oração na cidade humana, frequentemente agitada, rumorosa e esquecida por Deus:  deveis criar lugares e ocasiões de oração, onde no silêncio, na escuta de Deus, na oração pessoal e comunitária, o homem possa encontrar e fazer a experiência viva de Jesus Cristo que revela o rosto autêntico do Pai. É preciso que as paróquias e os santuários, os ambientes de educação, de sofrimento e as famílias se tornem lugares de comunhão com o Senhor.
Enfim, como guias do povo cristão, deveis promover a participação de todos os fiéis na edificação da Igreja, governando com coração de servo humilde e pastor afetuoso tendo em vista a glória de Deus e a salvação das almas. Em virtude do múnus de governar, o Bispo está chamado também a julgar e disciplinar a vida do povo de Deus confiado aos seus cuidados pastorais, através de leis, diretrizes e sugestões, como previsto na disciplina universal da Igreja. Este direito e dever é muito importante para que a comunidade diocesana permaneça unida no seu interior e caminhe em sincera comunhão de fé, de amor e de disciplina com o Bispo de Roma e com toda a Igreja. Para isso, não vos canseis de alimentar nos fiéis o sentido de pertença à Igreja e a alegria da comunhão fraterna.
Entretanto o governo do Bispo só será pastoralmente proveitoso "se gozar do apoio duma boa credibilidade moral, que deriva da sua santidade de vida. Tal credibilidade predisporá as mentes para acolherem o Evangelho anunciado por ele na sua Igreja e também as normas que ele estabelecer para o bem do povo de Deus" (Ibid., 43). Por isso, plasmado interiormente pelo Espírito Santo, cada um de vós faça-se "tudo para todos" (cf. 1 Cor 9, 22), propondo a verdade da fé, celebrando os sacramentos da nossa santificação e testemunhando a caridade do Senhor. Acolhei de coração aberto quantos batem à vossa porta:  aconselhai-os, confortai-os e apoiai-os no caminho de Deus, procurando guiar a todos para aquela unidade na fé e no amor da qual, por vontade do Senhor, deveis ser princípio e fundamento visível nas vossas dioceses (cf. Const. dogm. Lumen gentium, 23).
Queridos Irmãos no Episcopado! Ao concluir este nosso encontro, desejo renovar a cada um de vós os meus sentimentos de gratidão pelo serviço que prestais à Igreja com viva dedicação e amor. Por intercessão da Virgem Maria, "exemplo daquele afeto maternal de que devem estar animados todos quantos cooperam na missão apostólica que a Igreja tem de regenerar os homens" (Ibid., 65), invoco de Cristo, Sumo e Eterno Sacerdote, sobre o vosso ministério a abundância dos dons e consolações celestes e concedo-vos, extensiva aos sacerdotes e diáconos, aos consagrados e consagradas, aos seminaristas e aos fiéis leigos das vossas comunidades diocesanas, uma particular Bênção Apostólica.

Pubblichiamo qui di seguito una traduzione in italiano del discorso.

Cari fratelli nell'Episcopato
"chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro:  grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1 Cor 1, 2-3). Con queste parole accolgo tutti voi, amati, pastori della regione Leste 2 in visita ad limina e vi saluto con grande affetto nella coscienza del legame collegiale che unisce il Papa ai Vescovi nel vincolo dell'unità, della carità e della pace. Ringrazio Dom Walmor per le amabili parole con le quali ha interpretato i vostri sentimenti di omaggio alla Sede di Pietro e ha illustrato le sfide e i problemi oggetto del vostro impegno per il bene della chiesa che Dio vi ha affidato negli Stati dello Espíritu Santo e Minas Gerais.

Vedo che amate profondamente le vostre diocesi e anch'io partecipo intimamente a questo vostro amore, accompagnandovi con la preghiera e la cura apostolica. La nostra è una bella storia con un inizio tangibile nelle Bolle emanate dal Successore di Pietro per l'ordinamento episcopale e in quel "eccomi qui" proferito da ciascuno all'inizio della cerimonia della sua consacrazione e conseguente ingresso nel Collegio dei Vescovi. Di esso cominciate a far parte "in virtù della consacrazione episcopale e della comunione gerarchica con la Testa e le Membra" ( Nota Esplicativa Previa, allegata alla Const. Dogm. Lumen gentium), diventando successori degli Apostoli con la triplice funzione di insegnare, santificare e governare il popolo di Dio.
 
In quanto maestri e dottori di fede, avete la missione di insegnare con audacia la verità che si deve credere e vivere, presentandola in modo autentico. Come vi ho detto ad Aparecida, "la Chiesa ha il grande compito di conservare e nutrire la fede del popolo di Dio, e anche ricordare ai fedeli (...) che, in virtù del loro battesimo, sono chiamati ad essere discepoli e missionari di Gesù Cristo" (Discorso inaugurale della v Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-Americano e dei Caraibi, 13/5/2007, 3).


Aiutate, dunque, i fedeli affidati alle vostre cure pastorali a scoprire la gioia della fede, la gioia di essere personalmente amati da Dio, che ha offerto il Figlio Suo per la nostra salvezza. Come sapete, credere consiste soprattutto nell'abbandonarsi a questo Dio che ci conosce ed ama personalmente, accettando la Verità che Egli ha rivelato in Gesù Cristo con l'atteggiamento che ci porta ad avere fiducia nella grazia e sappiate infondere questa fiducia nel vostro popolo, affinché la fede sempre sia custodita, difesa e trasmessa nella sua purezza e integrità.

Come amministratori del supremo sacerdozio, dovrete far sì che la liturgia sia veramente una epifania del mistero, ossia, espressione della natura genuina della Chiesa che attivamente offre il culto a Dio per Cristo nello Spirito Santo. Di tutti i doveri del vostro ministero, "il più imperativo e importante è responsabilità della celebrazione dell'Eucaristia", e spetta a voi "provvedere affinché i fedeli possano accedere alla mensa del Signore, soprattutto la domenica che è il giorno in cui la Chiesa - comunità e famiglia dei figli di Dio - scopre la sua peculiare identità cristiana intorno ai presbiteri" (Giovanni Paolo ii, Esort. ap. Pastores gregis, 39).

Il compito di santificare che avete ricevuto vi impone, inoltre, di essere promotori e animatori della preghiera nella città umana, spesso agitata, rumorosa e dimentica di Dio:  dovete creare luoghi e occasioni, dove nel silenzio, nell'ascolto di Dio, nella preghiera personale e comunitaria, l'uomo possa trovare e fare l'esperienza viva di Gesù Cristo che rivela il viso autentico del Padre. È necessario che le parrocchie e i santuari, gli ambienti di educazione e sofferenza, le famiglie diventino luoghi di comunione con il Signore.

Infine, come guide del popolo cristiano, dovete promuovere la partecipazione di tutti i fedeli nell'edificazione della Chiesa, governando con cuore di servo umile e pastore affettuoso, mirando alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. In virtù del compito di governare il Vescovo è chiamato anche a giudicare e disciplinare la vita del popolo di Dio affidato alle sue cure pastorali, attraverso leggi, direttive e suggerimenti, come previsto nella disciplina universale della Chiesa. Questo diritto e dovere è molto importante affinché la comunità diocesana rimanga unita al suo interno e cammini in sincera comunione di fede, di amore e di disciplina con il Vescovo di Roma e con tutta la Chiesa. Perciò non stancatevi di alimentare nei fedeli il senso di appartenenza alla Chiesa e la gioia della comunione fraterna.

Tuttavia il governo del Vescovo sarà fruttuoso pastoralmente solo se "godrà del sostegno di una buona credibilità morale, che deriva dalla santità della sua vita.
Questa credibilità predisporrà le menti ad accogliere il Vangelo annunciato da lui nella sua Chiesa e anche le norme che egli stabilirà per il bene del popolo di Dio" (Ibid., 43). Perciò, plasmato interiormente dallo Spirito Santo, ciascuno di voi diventi "tutto per tutti" (cfr. 1 Cor 9, 22), proponendo la verità della fede, celebrando i sacramenti della nostra santificazione e testimoniando la carità del Signore. Accogliete con il cuore aperto quanti bussano alla vostra porta:  consigliateli, confortateli e sosteneteli nel cammino di Dio, cercando di guidarli tutti verso quell'unità nella fede e nell'amore del quale, per volontà del Signore, dovete essere principio e base visibile nelle vostre diocesi (cfr. Const. dogm. Lumen gentium, 23).

Cari Fratelli nell'Episcopato! Nel concludere questo nostro incontro, desidero rinnovare a ciascuno di voi i miei sentimenti di gratitudine per il servizio che offrite alla Chiesa con viva dedizione e amore. Per intercessione della Vergine Maria, "esempio di quell'affetto materno di cui devono essere animati tutti coloro che cooperano nella missione apostolica che ha la Chiesa di rigenerare gli uomini" (Ibid., 65), invoco Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, che conceda al vostro ministero abbondanza di doni e consolazioni celesti, e vi concedo, estensiva ai sacerdoti e diaconi, ai consacrati e consacrate, ai seminaristi e ai fedeli laici delle vostre comunità, una speciale Benedizione Apostolica.


(©L'Osservatore Romano - 20 giugno 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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04/10/2010 19:10
 
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VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (REGIONI "NORTE I" E "NOROESTE"), 04.10.2010

Alle ore 12 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile (Regioni Norte 1e Noroeste), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli nell'Episcopato,

È con grande soddisfazione che vi do il benvenuto, pastori dei Regionali Norte 1 e Noroeste della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile, in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum.
Ringrazio monsignor Moacyr Grechi per le cordiali parole e per i sentimenti che mi ha espresso a nome vostro, e allo stesso tempo vi assicuro che vi tengo presenti ogni giorno nelle mie preghiere, chiedendo al Cielo di sostenere e di rendere fecondi gli sforzi che fate — molto spesso senza i mezzi adeguati — per portare la Buona Novella di Gesù in tutti gli angoli della foresta amazzonica, consapevoli che Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4).

Dio può realizzare questa salvezza lungo vie straordinarie che solamente Lui conosce. Tuttavia, se suo Figlio è venuto, è stato proprio per rivelarci, attraverso la sua parola e la sua vita, i cammini ordinari della salvezza; ed Egli ci ha poi inviati a trasmettere agli altri questa rivelazione, con la sua stessa autorità. Noi non possiamo quindi sottrarci a questo pensiero: gli uomini potranno salvarsi per altre vie, grazie alla misericordia di Dio, se non annunciamo loro il Vangelo; ma potrò io salvarmi se per negligenza, paura e vergogna e per seguire idee false, smettessi di annunciarlo?

A volte ci viene sollevata questa obiezione: imporre una verità, sebbene sia la verità del Vangelo, imporre una via, sebbene sia la salvezza, non può che essere una violenza alla libertà religiosa.

Mi compiaccio di trascrivere qui la risposta pertinente e chiarificatrice che diede Papa Paolo VI: «Sarebbe certo un errore imporre qualcosa alla coscienza dei nostri fratelli. Ma proporre a questa coscienza la verità evangelica e la salvezza in Gesù Cristo con piena chiarezza e nel rispetto assoluto delle libere opzioni che essa farà — senza «spinte coercitive o sollecitazioni disoneste o stimoli meno retti» — lungi dall'essere un attentato alla libertà religiosa, è un omaggio a questa libertà, alla quale è offerta la scelta di una via, che gli stessi non credenti stimano nobile ed esaltante... Questo modo rispettoso di proporre il Cristo e il suo Regno, più che un diritto, è un dovere dell'evangelizzatore. Ed è parimenti un diritto degli uomini suoi fratelli di ricevere da lui l'annuncio della Buona Novella della salvezza» (Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, n. 80).

«Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9, 16), esclamava l'Apostolo delle genti. Il desiderio di annunciare il Vangelo nasce da un cuore innamorato di Gesù, che vuole ardentemente che più persone possano ricevere l'invito a partecipare al banchetto di nozze del Figlio di Dio (cfr Mt 22, 8-10).

Di fatto, la missione è il diffondersi della fiamma d'amore che arde nel cuore dell'essere umano, che, aprendosi alla verità del Vangelo e lasciandosi trasformare da essa, passa a vivere la sua vita — come diceva san Paolo — «nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2, 20). Di conseguenza, la chiamata alla missione non è qualcosa di destinato esclusivamente a un ristretto gruppo di membri della Chiesa, ma è un imperativo rivolto a ogni battezzato, un elemento essenziale della sua vocazione. Come ha affermato il concilio Vaticano II: «la vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all'apostolato» (Decreto Apostolicam actuositatem, n. 2). In tal senso, uno degli impegni centrali della v Conferenza dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, che ho avuto la gioia di aprire ad Aparecida, nel 2007, è stato quello di risvegliare nei cristiani la consapevolezza di essere discepoli e missionari; ha così riscattato la dimensione missionaria della Chiesa convocando una «Missione Continentale».

Nel pensare alle sfide che questa proposta di rinnovamento comporta per voi, prelati brasiliani, mi viene in mente la figura del Beato José de Anchieta. Di fatto la sua instancabile e generosissima attività apostolica, non esente da gravi pericoli, che fece sì che la Parola di Dio si diffondesse sia fra gli indios sia fra i portoghesi — ragion per cui dal momento della sua morte ricevette l'epiteto di Apostolo del Brasile — può servire da modello per aiutare le vostre Chiese particolari a trovare i cammini per intraprendere la formazione dei discepoli missionari nello spirito della Conferenza di Aparecida (cfr. Documento di Aparecida, n. 275).

Ciononostante, le sfide del momento attuale potrebbero condurre a una visione riduttiva del concetto di missione. Questa non si può limitare a una semplice ricerca di nuove tecniche e forme che rendano la Chiesa più attraente e capace di vincere la concorrenza di altri gruppi religiosi o di ideologie relativiste.

La Chiesa non lavora per se stessa: è al servizio di Gesù Cristo; esiste per far sì che la Buona Novella sia accessibile a tutte le persone. La Chiesa è cattolica proprio perché invita ogni essere umano a sperimentare la nuova esistenza in Cristo. La missione, pertanto, non è altro che la conseguenza naturale dell'essenza stessa della Chiesa, un servizio del ministero di unione che Cristo ha voluto operare nel suo corpo crocifisso.

Ciò deve portare a riflettere sul fatto che l'indebolimento dello spirito missionario forse non si deve tanto a limitazioni e a carenze nelle forme esterne dell'azione missionaria tradizionale, quanto all'aver dimenticato che la missione deve alimentarsi a partire da un nucleo più profondo. Tale nucleo è l'Eucaristia. Questa, come presenza dell'amore umano-divino di Gesù Cristo, presuppone continuamente il passaggio da Gesù agli uomini che saranno sue membra, che saranno essi stessi Eucaristia. In sintesi, per essere realmente efficace, la Missione Continentale deve partire dall'Eucaristia e condurre all'Eucaristia.

Amati Fratelli, una volta tornati alle vostre diocesi e prelature, vi chiedo di trasmettere ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, catechisti e fedeli, il saluto affettuoso del Papa, che pensa a tutti e prega per tutti con grande affetto e ferma speranza. All'intercessione del Beato José de Anchieta, che trovava nell'Eucaristia il segreto della sua efficacia apostolica, affido le vostre persone, le vostre intenzioni e i vostri propositi pastorali, affinché il nome di Cristo sia sempre presente nel cuore e sulle labbra di ogni brasiliano. Con questi sentimenti vi accompagnano la mia preghiera e la mia Benedizione Apostolica.

[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 4-5 ottobre 2010]

                                          Pope Benedict XVI speaks with bishops in Saint-Peter's square at the Vatican during his weekly general audience on September 22, 2010.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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28/10/2010 18:07
 
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Il Papa ai vescovi della regione Nordeste 5 della Conferenza episcopale del Brasile in visita "ad limina"

Diritto alla vita e bene comune
terreno d'incontro tra fede e politica



Quando si tratta di difendere la vita e la dignità della persona i cittadini hanno il diritto-dovere di usare liberamente lo strumento del voto politico per la promozione del bene comune. Anzi, diritto alla vita e bene comune costituiscono terreno d'incontro tra fede e politica. Lo ha detto il Papa ai vescovi brasiliani della regione Nordeste 5 ricevuti giovedì mattina, 28 ottobre, in occasione della visita "ad limina".

Amados Irmãos no Episcopado!

Amati Fratelli nell'Episcopato,
"Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (2 Cor 1, 2). Desidero innanzitutto ringraziare Dio per il vostro zelo e per la vostra dedizione a Cristo e alla sua Chiesa che cresce nel regionale Nordeste 5. Leggendo le vostre relazioni, mi sono potuto rendere conto dei problemi di carattere religioso e pastorale, oltre che umano e sociale, con i quali vi dovete misurare ogni giorno. Il quadro generale ha le sue ombre, ma ha anche segnali di speranza, come monsignor Xavier Gilles mi ha appena riferito nel saluto che mi ha rivolto, esprimendo i sentimenti di tutti voi e del vostro popolo.

Come sapete, negli incontri che si sono succeduti con i diversi regionali della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, ho sottolineato i diversi ambiti e i rispettivi fattori del multiforme servizio evangelizzatore e pastorale della Chiesa nella vostra grande nazione; oggi vorrei parlarvi di come la Chiesa, nella sua missione di fecondare e di fermentare la società umana con il Vangelo, insegna all'uomo la sua dignità di figlio di Dio e la sua vocazione all'unione con tutti gli uomini, dalle quali derivano le esigenze della giustizia e della pace sociale, conformemente alla sapienza divina.

Intanto il dovere immediato di lavorare per un ordine sociale giusto è proprio dei fedeli laici che, come cittadini liberi e responsabili, s'impegnano a contribuire alla retta configurazione della vita sociale, nel rispetto della sua legittima autonomia e dell'ordine morale naturale (cfr. Deus caritas est, n. 29). Il vostro dovere come vescovi, insieme al vostro clero, è mediato, in quanto vi compete contribuire alla purificazione della ragione e al risveglio delle forze morali necessarie per la costruzione di una società giusta e fraterna. Quando però i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono, i pastori hanno il grave dovere di emettere un giudizio morale, persino in materia politica (cfr. Gaudium et spes, n. 76).

Nel formulare tali giudizi, i pastori devono tener conto del valore assoluto di quei precetti morali negativi che dichiarano moralmente inaccettabile la scelta di una determinata azione intrinsecamente cattiva e incompatibile con la dignità della persona; tale scelta non può essere riscattata dalla bontà di nessun fine, intenzione, conseguenza o circostanza. Pertanto, sarebbe totalmente falsa e illusoria qualsiasi difesa dei diritti umani politici, economici e sociali che non comprendesse l'energica difesa del diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale (cfr. Christifideles laici, n. 38). Inoltre, nel quadro dell'impegno a favore dei più deboli e dei più indifesi, chi è più inerme di un nascituro o di un malato in stato vegetativo o terminale? Quando i progetti politici contemplano, in modo aperto o velato, la decriminalizzazione dell'aborto o dell'eutanasia, l'ideale democratico - che è solo veramente tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana - è tradito nei suoi fondamenti (cfr. Evangelium vitae, n. 74). Pertanto, cari Fratelli nell'episcopato, nel difendere la vita "non dobbiamo temere l'ostilità e l'impopolarità, rifiutando ogni compromesso ed ambiguità, che ci conformerebbero alla mentalità di questo mondo" (Ibidem, n. 82).

Inoltre, per aiutare meglio i laici a vivere il loro impegno cristiano e socio-politico in modo unitario e coerente, come vi ho detto ad Aparecida, è "necessaria una catechesi sociale ed un'adeguata formazione nella dottrina sociale della Chiesa, essendo molto utile per ciò il Compendio della dottrina sociale della Chiesa". (Discorso inaugurale della V Conferenza generale dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, n. 3). Ciò significa anche che, in determinate occasioni, i pastori devono pure ricordare a tutti i cittadini il diritto, che è anche un dovere, di usare liberamente il proprio voto per la promozione del bene comune (cfr. Gaudium et spes, n. 75).

Su questo punto politica e fede s'incontrano. La fede ha, senza dubbio, la natura specifica di incontro con il Dio vivo che apre nuovi orizzonti ben al di là dell'ambito proprio della ragione. "Senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall'ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana" (Viaggio apostolico nel Regno Unito, Incontro con le autorità civili, 17- ix- 2010).
Una società può essere costruita solo rispettando, promuovendo e insegnando instancabilmente la natura trascendente della persona umana.  Così Dio deve trovare "un posto anche nella sfera pubblica, con specifico  riferimento  alle dimensioni  culturale, sociale, economica e, in particolare, politica" (Caritas in veritate, n. 56). Per questo, amati Fratelli, unisco la mia voce alla vostra in un vivo appello a favore dell'educazione religiosa, e più concretamente dell'insegnamento confessionale e diversificato della religione, nella scuola pubblica statale.

Desidero anche ricordare che la presenza di simboli religiosi nella vita pubblica è allo stesso tempo memoria della trascendenza dell'uomo e garanzia del suo rispetto. Essi hanno un valore particolare nel caso del Brasile, dove la religione cattolica è parte integrante della sua storia. Come non pensare in questo momento all'immagine di Gesù Cristo con le braccia tese sulla baia di Guanabara che rappresenta l'ospitalità e l'amore con cui il Brasile ha sempre saputo aprire le sue braccia a uomini e donne perseguitati e bisognosi provenienti da tutto il mondo? Fu in questa presenza di Gesù nella vita brasiliana che essi s'integrarono armoniosamente nella società, contribuendo all'arricchimento della cultura, alla crescita economica e allo spirito di solidarietà e di libertà.

Amati Fratelli, affido alla Madre di Dio e Nostra Madre, invocata in Brasile con il titolo di Nossa Senhora Aparecida, questi auspici della Chiesa cattolica nella Terra della Santa Croce e di tutti gli uomini di buona volontà in difesa dei valori della vita umana e della sua trascendenza, insieme con le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne della provincia ecclesiastica del Maranhão. Affido tutti alla Sua materna protezione e a voi e al vostro popolo imparto la mia benedizione apostolica.


(©L'Osservatore Romano - 29 ottobre 2010)


Pope Benedict XVI kisses a baby after leading his Weekly General Audience in St. Peter's Square at the Vatican before addressing his weekly general audience on October 27, 2010. Pope Benedict XVI called upon the international comunity to aid the people of Indonesia and Benin hit by natural disasters.


 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/02/2011 10:54
 
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La Lettera di Paix Liturgique

Sommario della nostra lettera 18 del 12 Febbraio 2011


http://www.it.paixliturgique.org/?force=1

E' pronto l'episcopato francese per le prossime visite ad limina?
 
I vescovi di Francia saranno a Roma a fine anno per le loro visite ad limina. Una delle questioni che verranno affrontate, non la più importante di tutte ma certamente una delle più problematiche, sarà quella relativa all'applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum. Nel corso delle ultime visite ad limina dei prelati francesi, effettuate nel 2004, i membri della Curia avevano potuto notare che questi prelati, noti per essere abitualmente piuttosto loquaci e sicuri di sé, perdevano rapidamente la loro capacità dialettica ogni volta che veniva evocata la questione liturgica.

Si può capire allora come una certa inquietudine possa assalire i membri della CEF (conferenza episcopale francese), fortunatamente non tutti, alla vigilia di questo soggiorno romano anche se, grazie al Summorum Pontificum, né il contesto né il clima del 2011 somigliano a quelli dell'ormai lontano 2004. Oggi, infatti, basterebbe loro applicare quel testo pontificio per arrivare a Roma con l'anima in pace sul fronte della questione liturgica.


I - Le inquietudini dei vescovi francesi

Riguardano essenzialmente una certa cattiva coscienza.

a) Anzitutto, come faranno ad addolcire la pillola amara della catastrofica situazione pastorale francese? Certo, lo stato del cattolicesimo in numerose altre nazioni europee non è meno disastroso, tanto da giustificare la creazione di un dicastero per la nuova evangelizzazione da parte del Santo Padre. Salvo che la Francia è la “figlia primogenita della Chiesa” e questa figlia maggiore non è proprio in buona salute. Vocazioni, catechismo, finanze, presenze alla messa, tutti i conti sono in rosso. Certo, pian piano, alcuni vescovi cominciano ad assumere posizioni pubbliche più ortodosse sulle questioni morali – vedi il sostegno dato da una quindicina di loro alla Marcia per la Vita del 17 gennaio scorso – e a trasmettere più volentieri l'insegnamento quotidiano del Sovrano Pontefice. Sarà sufficiente questa reazione tardiva a mascherare il fallimento pastorale della CEF?

b) A questa prima inquietudine razionale se ne aggiunge un'altra, più irrazionale. Molti vescovi temono le “denunce” che i “malvagi integralisti” fanno pervenire a Roma e che i membri della Curia avrebbero, secondo i prelati francesi, un po' troppo la tendenza a considerare favorevolmente. In realtà, se in Vaticano gli uffici preposti hanno un certo numero di fascicoli sulle loro scrivanie, non è soltanto perché gli abusi, in particolare di tipo liturgico, da parte di alcuni vescovi transalpini, sono abusi lampanti e reiterati, ma anche perché, nella maggior parte dei casi, le lamentele provengono da sacerdoti diocesani esasperati dal loro comportamento.

c) Un altro elemento, di carattere meramente oggettivo, pesa poi sull'umore dei vescovi di Francia. Al loro bilancio disastroso si contrappone quello delle comunità tradizionali che, in seguito al Motu Proprio da un verso, e all'apertura dei colloqui con la Fraternità San Pio X dall'altro, non rappresentano più un tabù a Roma. Si contano quest'anno 140 seminaristi francesi per la forma straordinaria (istituti Ecclesia Dei e FSSPX insieme) contro appena 700 nei seminari diocesani. I numeri parlano da soli: Trasposto nella situazione italiana (*) questo rapporto darebbe 600 seminaristi tradizionalisti!


II - Quale accoglienza avranno a Roma?

Oltretevere i prelati francesi sono attesi. Senza alcun dubbio alcuni si faranno rimproverare più o meno severamente, negli uffici di alcuni Prefetti o Segretari, riguardo un abuso fatto o tollerato. Senza dubbio alcuni avranno difficoltà a rispondere quando il Santo Padre, durante il breve colloquio che avrà con ognuno di loro, gli porrà delle domande sulla situazione liturgica nella loro diocesi.

Nonostante ciò, non ci illudiamo, la relazione sull'applicazione del Motu Proprio per i vescovi di Francia rischia di non essere che un momento un po' difficile, nulla più. Perché i prelati francesi sanno bene che non rischiano nulla, allo stato attuale delle cose. Per molteplici ragioni...

a) Perché il testo di applicazione del Motu Proprio, che è in preparazione dal 2007 e che, da molto tempo, viene regolarmente annunciato in imminente uscita, non si è purtroppo ancora visto e gli avversari del MP prendono questo come la prova che la pace liturgica non è stata ancora messa in pratica a Roma.

b) Perché i vescovi che hanno ignorato un eventuale monito della Commissione Ecclesia Dei in seguito ad un loro rifiuto di applicazione del MP, sanno bene che questo non ha poi dato luogo ad alcuna conseguenza. Semplicemente perché, fino a prova contraria, la Commissione Ecclesia Dei non dispone di alcun mezzo di pressione efficace affinché l'articolo 7 del Motu Proprio non resti lettera morta.

c) Perché da parte di Roma, per il momento, non è stata data nessuna rilevanza al criterio di fedeltà al Motu Proprio nel processo di designazione dei vescovi. Ora, da quando le conferenze episcopali si sono di fatto sostituite alle nunziature per la formazione delle terne, sono davvero rari i candidati proposti dalla Conferenza dei vescovi di Francia in accordo con il nuovo movimento liturgico voluto dal Santo Padre, o, ancor di più, con il Motu Proprio stesso.

d) Perché la Segreteria di Stato sembra indifferente agli affari liturgici e Benedetto XVI è diverso da Pio XI o da San Pio X. Entrambi infatti riuscirono a far appoggiare le loro decisioni – l'uno in materia di scomunica dell'Action francaise e l'altro di lotta al modernismo – sulla solida base di una politica di nomine episcopali coerenti.

e) Perché, in fin dei conti, alcuni, purtroppo abbastanza numerosi nell'episcopato francese, sono a tutt'oggi convinti che la riforma liturgica avviata da Benedetto XVI durerà quanto il suo pontificato.


III - Porte che non si chiuderanno più

Pur non dubitando neanche un solo istante del profondo desiderio e della stessa volontà del Papa di stabilire durevolmente la pace liturgica e la riconciliazione fra i cattolici, non possiamo però non constatare l'arroganza, dagli effetti dolorosi, con la quale, in Francia, i fedeli e i sacerdoti legati alla tradizione liturgica della Chiesa sono trattati dai loro pastori. Noi non chiediamo al Santo Padre di fare del Motu Proprio il criterio fondamentale per l'apprezzamento dell'azione dei vescovi di Francia, ma non possiamo rassegnarci a che il rifiuto di unirsi alla sua giusta e generosa iniziativa rimanga impunito.

Chiediamo semplicemente che la Commissione Ecclesia Dei, l'organo canonico competente per trattare questa materia, sia dotata dei necessari poteri giuridici e disciplinari. La sua nuova squadra, coesa attorno al suo attuale Segretario, è particolarmente competente e ben disposta in materia di liturgia tradizionale. Noi ci auguriamo, niente più niente meno, che essa abbia finalmente la mano libera per far applicare il testo del 7 luglio 2007. Non sarebbe allora forse particolarmente sensato stabilire una collaborazione più stretta con la Congregazione per il culto divino? Dopo tutto, dal 7 luglio 2007, la liturgia tradizionale non è più una questione di dottrina ma di culto...

Se pure ci lamentiamo delle opposizioni episcopali al Motu Proprio in Francia e della loro impunità, noi sappiamo bene che la Cristianità non si riduce alla sola Francia e sappiamo anche che l'atto d'amore e d'unità del Santo Padre ha aperto alla liturgia tradizionale delle porte che non potranno mai essere richiuse tanto numerosi sono i sacerdoti, i seminaristi, i fedeli, le comunità, e gli stessi vescovi che le hanno già oltrepassate con entusiasmo e speranza.


(*) "Nel nostro Paese i seminaristi risultano essere in tutto 3.006, afferma don Nico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni della Conferenza episcopale italiana."  Famiglia Cristiana, 14 maggio 2010



Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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18/02/2011 18:38
 
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l Papa a vescovi della Conferenza episcopale delle Filippine in visita "ad limina Apostolorum"

Le implicazioni del Vangelo
nella vita personale e nella società

Separare autosufficienza e libertà dalla loro dipendenza da Dio e dal loro compimento in Lui, significa creare per l'uomo "un falso destino" e perdere di vista la gioia eterna per la quale, invece, egli è creato. Lo ha detto il Papa al secondo gruppo di vescovi delle Filippine ricevuti in udienza venerdì mattina, 18 febbraio, in visita ad limina.

My dear Brother Bishops,

I am pleased to receive you today on the occasion of your ad limina visit, and I offer my sincere good wishes and prayers for yourselves and for all those entrusted to your pastoral care. Your presence at the tombs of the Apostles Peter and Paul strengthens the profound unity that already exists between the Church in the Philippines and the Holy See. As the deep links which Catholics enjoy with the Successor of Peter have always been a significant characteristic of faith in your country, I pray that this communion will continue to grow and flourish as you consider the present challenges of your apostolate.
While the Philippines continues to face many challenges in the area of economic development, we must recognize that these obstacles to a life of happiness and fulfilment are not the only stumbling blocks that must be addressed by the Church. Filipino culture is also confronted with the more subtle questions inherent to the secularism, materialism, and consumerism of our times. When self-sufficiency and freedom are severed from their dependence upon and completion in God, the human person creates for himself a false destiny and loses sight of the eternal joy for which he has been made. The path to rediscovering humanity's true destiny can only be found in the re-establishment of the priority of God in the heart and mind of every person. Above all, to keep God at the center of the life of the faithful, the preaching of you and your clergy must be personal in its focus so that each Catholic will grasp in his or her innermost depths the life-transforming fact that God exists, that he loves us, and that in Christ he answers the deepest questions of our lives. Your great task in evangelization is therefore to propose a personal relationship with Christ as key to complete fulfilment. In this context, the second Plenary Council of the Philippines continues to have beneficial effects, the result being that many dioceses have formed pastoral programs focused on conveying the good news of salvation. At the same time, it must be recognized that new initiatives in evangelization will only be fruitful if, by the grace of God, those proposing them are people who truly believe and live the message of the Gospel themselves.
This is surely one of the reasons why basic ecclesial communities have had such a positive impact throughout the country. When formed and guided by people whose motivating force is the love of Christ, these communities have proven themselves to be worthy tools of evangelization as they work in conjunction with local parishes. Similarly, the Church in the Philippines is fortunate to have a number of lay organizations which continue to draw people to the Lord. In order to confront the questions of our times, the laity need to hear the Gospel message in its fullness, to understand its implications for their personal lives and for society in general, and thus be constantly converted to the Lord. I therefore urge you to take special care in shepherding such groups, so that the primacy of God may remain in the forefront.
This primacy is of particular importance when it comes to the evangelization of youth. I am happy to note that, in your country, the faith plays a very important role in the lives of many young people, a fact that is due in large part to the patient work of the local Church to reach out to the youth at all levels. I encourage you to continue to remind young people that the glamour of this world will not satisfy their natural desire for happiness. Only true friendship with God will break the bonds of loneliness from which our fragile humanity suffers and will establish a true and lasting communion with others, a spiritual bond that will readily prompt within us the wish to serve the needs of those we love in Christ. Care must also be given to showing young people the importance of the sacraments as instruments of God's grace and assistance. This is particularly true of the sacrament of matrimony, which sanctifies married life from its very beginning, so that God's presence may sustain young couples in their struggles.
The pastoral care of young people which aims to establish the primacy of God in their hearts, tends inherently to result not only in vocations to Christian marriage but also in plentiful callings of all kinds. I am pleased to note the success of local initiatives in fostering numerous vocations to the priesthood and the religious life. However, the need for ever more dedicated servants of Christ both at home and abroad is still pressing. From your quinquennial reports, it appears that in many dioceses the number of priests and the corresponding number of parishes is not yet sufficient to meet the spiritual needs of the large and growing Catholic population. With you, I therefore pray that young Filipinos who feel called to the priesthood and the religious life will respond generously to the promptings of the Spirit. May the Church's mission of evangelization be sustained by the wonderful gifts which the Lord offers to those whom he calls! In your turn, as Pastors you will wish to offer these young vocations a well-developed and carefully applied plan of integral formation so that their initial inclination towards a life of service to Christ and his faithful may come to full spiritual and human maturity.
Dear brothers in the episcopate, with these thoughts I assure you of my prayers and commend you to the intercession of Saint Lorenzo Ruiz. May his example of steadfast faithfulness to Christ be an encouragement to you in your apostolic labors. To you, to the clergy and religious, and to all the faithful entrusted to your care, I cordially impart my Apostolic Blessing as a pledge of grace and peace.

Di seguito una nostra traduzione italiana del discorso ai presuli filippini.

Cari Fratelli Vescovi,

Sono lieto di ricevervi oggi, in occasione della vostra visita ad Limina, e vi offro i miei sinceri e buoni auspici e le mie preghiere per voi e per tutti coloro che sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale. La vostra presenza presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo rafforza la profonda unità già esistente tra la Chiesa nelle Filippine e la Santa Sede.

Poiché i profondi legami tra i cattolici e il Successore di Pietro sono sempre stati una caratteristica importante della fede nel vostro Paese, prego affinché questa comunione continui a crescere e a prosperare mentre affrontate le sfide presenti del vostro apostolato. Mentre le Filippine continuano ad affrontare molte sfide nell'ambito dello sviluppo economico, dobbiamo riconoscere che questi ostacoli a una vita di gioia e di realizzazione non sono gli unici sassi d'inciampo che la Chiesa deve fronteggiare. La cultura filippina deve anche confrontarsi con le questioni più complesse relative al secolarismo, al materialismo e al consumismo dei nostri tempi.

Quando l'autosufficienza e la libertà vengono separate dalla loro dipendenza da Dio e dal loro compimento in Lui, la persona umana crea per se stessa un falso destino e perde di vista la gioia eterna per la quale è stata creata.

Il cammino verso la riscoperta del destino autentico dell'umanità può essere trovato solo ristabilendo la priorità di Dio nel cuore e nella mente di ogni persona. Soprattutto, per mantenere Dio al centro della vita dei fedeli, la vostra predicazione e quella del vostro clero devono essere mirate, affinché ogni cattolico comprenda nel profondo il fatto, capace di trasformare la vita, che Dio esiste, che ci ama e che in Cristo risponde alle domande più profonde della nostra vita. Il vostro grande compito nell'evangelizzazione è quindi di proporre un rapporto personale con Cristo come chiave per la completa realizzazione.

In questo contesto, il secondo Concilio Plenario delle Filippine continua ad avere effetti benefici, facendo sì che molte diocesi abbiano realizzato programmi pastorali incentrati sulla trasmissione della buona novella della salvezza. Allo stesso tempo, occorre riconoscere che le nuove iniziative nell'ambito dell'evangelizzazione saranno feconde solo se, per grazia di Dio, coloro che le propongono sono persone che credono veramente nel messaggio del Vangelo e lo vivono personalmente.

Questo è certamente uno dei motivi per cui le comunità ecclesiali di base hanno avuto un impatto tanto positivo in tutto il Paese. Laddove sono state costituite e guidate da persone motivate dalla forza dell'amore di Cristo, tali comunità si sono dimostrate degni strumenti di evangelizzazione operando insieme alle parrocchie locali. In modo analogo, la Chiesa nelle Filippine è fortunata ad avere numerose organizzazioni laiche che continuano ad attirare persone verso il Signore.

Al fine di rispondere alle domande del nostro tempo, i laici devono ascoltare il messaggio del Vangelo nella sua pienezza, comprenderne le implicazioni per la loro vita personale e per la società in generale, e quindi essere costantemente convertiti al Signore.

Vi esorto, pertanto, ad avere particolare cura nel guidare tali gruppi, affinché il primato di Dio possa rimanere in primo piano. Questo primato è particolarmente importante quando si tratta di evangelizzare i giovani. Sono lieto di constatare che nel vostro Paese la fede svolge un ruolo molto importante nella vita di molti giovani, fatto dovuto in larga parte al paziente lavoro della Chiesa locale per avvicinarsi ai giovani a tutti i livelli.

Vi incoraggio a continuare a ricordare ai giovani che le seduzioni di questo mondo non soddisferanno il loro desiderio naturale di felicità. Solo la vera amicizia con Dio spezzerà le catene della solitudine della quale soffre la nostra fragile umanità e creerà una comunione autentica e duratura con gli altri, un legame spirituale che prontamente susciterà in noi il desiderio di servire i bisogni di coloro che amiamo in Cristo. Occorre anche preoccuparsi di mostrare ai giovani l'importanza dei sacramenti come strumenti della grazia e dell'aiuto di Dio. Ciò vale in modo particolare per il sacramento del matrimonio, che santifica la vita coniugale sin dai suoi inizi, affinché la presenza di Dio possa sostenere le giovani coppie nelle loro difficoltà.

La cura pastorale dei giovani volta a stabilire il primato di Dio nel loro cuore tende, per sua natura, a produrre non solo vocazioni al matrimonio cristiano, ma anche numerose altre chiamate. Sono lieto di constatare il successo di iniziative locali atte a promuovere numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Tuttavia, il bisogno di servitori di Cristo sempre più impegnati sia in patria sia all'estero è ancora pressante.

Dai vostri resoconti quinquennali emerge che in molte diocesi il numero di sacerdoti e il corrispondente numero di parrocchie non sono ancora sufficienti a rispondere ai bisogni spirituali della grande e crescente popolazione cattolica. Insieme a voi, dunque, prego affinché i giovani filippini che si sentono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa rispondano con generosità ai suggerimenti dello Spirito.

Possa la missione evangelizzatrice della Chiesa essere sostenuta dai meravigliosi doni che il Signore offre a coloro che chiama! Da parte vostra, come Pastori desidererete offrire a queste giovani vocazioni un piano di formazione integrale ben sviluppato e attentamente applicato, di modo che la loro inclinazione iniziale verso una vita di servizio a Cristo e ai suoi fedeli possa giungere a una piena maturazione spirituale e umana. Cari Fratelli nell'Episcopato, con queste riflessioni vi assicuro delle mie preghiere e vi affido all'intercessione di san Lorenzo Ruiz. Possa il suo esempio d'incrollabile fedeltà a Cristo essere per voi un incoraggiamento nel vostro impegno apostolico. A voi, al clero e ai religiosi e a tutti i fedeli affidati alle vostre cure imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica come pegno di grazia e pace.



(©L'Osservatore Romano - 19 febbraio 2011)




UDIENZA ALLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO COLLEGIO FILIPPINO IN ROMA, 19.02.2011


Il Papa: Esorto tutti voi a ritornare nelle Filippine con affetto incrollabile per il Successore di Pietro e con il desiderio di rafforzare e conservare la comunione che unisce la Chiesa intorno a lui nella carità



Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza la Comunità del Pontificio Collegio Filippino in Roma, in occasione del 50° anniversario di istituzione.
Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa rivolge ai presenti:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Eminenza,
Cari Fratelli Vescovi e Sacerdoti
,

Sono lieto di salutarvi, studenti e docenti del Pontificio Collegio Filippino, in quest'anno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario della sua istituzione da parte del mio predecessore, il beato Giovanni XXIII. Mi unisco a voi nel rendere grazie a Dio per il contributo che il vostro Collegio ha dato alla vita dei vostri concittadini filippini sia in patria sia all'estero negli ultimi cinque decenni.

Come casa di formazione situata qui, presso le tombe dei grandi Apostoli Pietro e Paolo, il Collegio Filippino ha svolto la missione che gli è stata affidata in diversi modi. Il suo primo e più importante compito resta quello di assistere gli studenti nella loro formazione nelle scienze sacre. Il Collegio lo ha svolto bene, poiché centinaia di sacerdoti sono ritornati a casa con titoli di studio superiori ottenuti nelle diverse università e negli istituti pontifici della città e sono andati a servire la Chiesa nel mondo, alcuni distinguendosi. Permettetemi d'incoraggiarvi, voi che siete l'attuale generazione di studenti del Collegio, a crescere nella fede, a cercare l'eccellenza negli studi e a cogliere ogni opportunità che vi viene offerta per raggiungere la maturità spirituale e teologica, al fine di essere equipaggiati, preparati e intrepidi per qualunque cosa vi attenda in futuro.

Come sapete, una formazione sacerdotale completa non comprende solo l'aspetto accademico: al di là e al di sopra della componente intellettuale che viene loro offerta, gli studenti del Collegio Filippino vengono formati anche spiritualmente attraverso la storia vivente della Chiesa di Roma e il radioso esempio dei suoi martiri, il cui sacrificio li configura perfettamente alla persona di Gesù Cristo stesso.

Sono fiducioso che ognuno di voi verrà ispirato dalla loro unione con il mistero di Cristo e accoglierà la chiamata del Signore alla santità che, da voi come sacerdoti, esige niente di meno che il dono totale a Dio della vostra vita e del vostro lavoro. Facendo ciò in compagnia di altri giovani sacerdoti e seminaristi riuniti qui da tutto il mondo, ritornerete a casa, come quelli prima di voi, con un senso permanente e grato della storia della Chiesa di Roma, delle sue radici nel mistero pasquale di Cristo e della sua meravigliosa universalità.

Nel periodo della vostra permanenza a Roma, i bisogni pastorali non devono essere trascurati e quindi è giusto, anche per i sacerdoti che stanno studiando, tener conto delle necessità delle persone che li circondano, compresi i membri della comunità filippina che vive a Roma e nei dintorni. Nel dedicarvi a questo, fate in modo che nell'uso del vostro tempo vi sia sempre un sano equilibrio tra le preoccupazioni pastorali locali e le esigenze accademiche del vostro soggiorno, a beneficio di tutti.

Infine, non dimenticate l'affetto che il Papa nutre per voi e per la vostra terra natale.
Esorto tutti voi a ritornare nelle Filippine con affetto incrollabile per il Successore di Pietro e con il desiderio di rafforzare e conservare la comunione che unisce la Chiesa intorno a lui nella carità. In tal modo, dopo aver completato gli studi, certamente sarete un lievito del Vangelo nella vita della vostra amata nazione.

Invocando l'intercessione di Nostra Signora della Pace e del Buon Viaggio, come pegno di grazia e pace nel Signore, imparto volentieri a tutti voi la mia benedizione apostolica.








[Modificato da Caterina63 19/02/2011 16:28]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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03/03/2011 18:33
 
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La visita "ad limina" del terzo gruppo di vescovi filippini

In dialogo con le religioni
per il bene comune dell'umanità


Nel dialogare con le altre religioni la Chiesa "opera per la comprensione reciproca e per il progresso del bene comune dell'umanità". Lo ha affermato il Papa nel discorso rivolto stamane, giovedì 3 marzo, al terzo gruppo di vescovi filippini in visita ad limina Apostolorum, ricevuti in udienza nella Sala del Concistoro.

My dear Brother Bishops,

It is with joy that I welcome you as you make your visit ad Limina Apostolorum. I extend my cordial greetings through you to the priests, religious, and faithful of your various dioceses.
Our meeting today affords me the opportunity to thank you collectively for the pastoral work you carry out with love for Christ and for his people. As St Paul says, "Let us not grow weary of doing good; if we do not relax our efforts, in due time we shall reap our harvest" (Gal 6:9). With these words, the Apostle encourages his readers to do good to all, but especially to those of the household of the faith. He presents us with a double imperative, one which is most appropriate to your ministry as bishops in the central and southern islands of the Philippine archipelago. You must labor in doing good among Christians and non-Christians alike. Regarding "those of the household of the faith" who require your apostolic care, the Church in your respective regions naturally shares many of the pastoral challenges confronting the rest of the country. Among them, one of the most important is the task of ongoing catechetical formation. The deep personal piety of your people needs to be nourished and supported by a profound understanding of and appreciation for the teachings of the Church in matters of faith and morals. Indeed, these elements are required in order for the human heart to give its full and proper response to God. As you continue to strengthen catechesis in your dioceses, do not fail to include in it an outreach to families, with particular care for parents in their role as the first educators of their children in the faith. This work is already evident in your support of the family in the face of influences which would diminish or destroy its rights and integrity. I appreciate that providing this kind of catechetical formation is no small task, and I take the opportunity to salute the many religious sisters and lay catechists who assist you in this important work.
Indeed, as diocesan bishops you never face any challenge alone, being assisted first and foremost by your clergy. Along with you, they have devoted their lives to the service of God and his people, and require in their turn your fatherly care. As you are aware, you and your fellow bishops have a particular duty to know your priests well and to guide them with sincere concern, while priests are always to be prepared to fulfill humbly and faithfully the tasks entrusted to them. In such a spirit of mutual cooperation for the sake of the Kingdom of God, surely "in due time we shall reap our harvest" of faith.
Many of your dioceses already have in place programs of continuing formation for young priests, assisting them in their transition from the structured schedule of the seminary to the more independent setting of parish life. Along these lines, it is also helpful for them to be assigned mentors from among those older priests who have proven themselves to be faithful servants of the Lord. These men can guide their younger confrères along the path toward a mature and well-balanced way of priestly living.
Moreover, priests of all ages require ongoing care. Regular days of recollection, yearly retreats and convocations, as well as programs for continuing education and assistance for priests who may be facing difficulties, are to be promoted. I am confident that you will also find ways to support those priests whose assignments leave them isolated. It is gratifying to note how the Second National Congress for the Clergy, held during the Year for Priests, was just such an occasion for renewal and fraternal support. In order to build upon this momentum, I encourage you to profit from the yearly celebration of Holy Thursday, during which the Church commemorates the priesthood in a special way. In accordance with their solemn promises at ordination, remind your priests of their commitment to celibacy, obedience, and an ever greater dedication to pastoral service. In living out their promises, these men will become true spiritual fathers with a personal and psychological maturity that will grow to mirror the paternity of God.
With respect to St Paul's command to do good to those not of the household of the faith, dialogue with other religions remains a high priority, especially in the southern areas of your country. While the Church proclaims without fail that Christ is the way, the truth, and the life (cf. Jn 14:6), nevertheless she respects all that is true and good in other religions, and she seeks, with prudence and charity, to enter into an honest and amicable dialogue with the followers of those religions whenever possible (cf. Nostra Aetate, 2). In doing so, the Church works toward mutual understanding and the advancement of the common good of humanity. I commend you for the work you have already done and I encourage you, by means of the dialogue that has been established, to continue to promote the path to true and lasting peace with all of your neighbors, never failing to treat each person, no matter his or her beliefs, as created in the image of God.
Finally, as we strive not to "grow weary of doing good," we are reminded that the greatest good that we can offer those whom we serve is given to us in the Eucharist. In the Holy Mass, the faithful receive the grace needed to be transformed in Jesus Christ. It is heartening that many Filipinos attend Sunday Mass, but this does not leave room for complacency on your part as shepherds. It is your task, and that of your priests, never to grow weary in pursuing the lost sheep, making sure that all the faithful draw life from the great gift given to us in the Sacred Mysteries.
Dear Brother Bishops, I thank the Lord for these days of your visit to the City of Peter and Paul, during which God has strengthened our bonds of communion. Through the intercession of the Blessed Virgin Mary, may the good Lord bring your work to completion. I assure you of a remembrance in my prayers and willingly impart to you and to the faithful entrusted to your care my Apostolic Blessing as a pledge of grace and peace.

Di seguito una nostra traduzione italiana del discorso del Papa

Miei cari fratelli Vescovi,

è con gioia che vi porgo il benvenuto in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. Tramite voi estendo i miei cordiali saluti ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli delle vostre varie diocesi. Il nostro incontro oggi mi offre l'opportunità di ringraziarvi collettivamente per l'opera pastorale che con amore svolgete per Cristo e per il suo popolo.

Come afferma san Paolo: "E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo" (Gal 6, 9). Con queste parole, l'Apostolo incoraggia i suoi lettori a operare il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede. Egli ci presenta un doppio imperativo, che è molto appropriato al vostro ministero nelle isole centrali e meridionali dell'arcipelago delle Filippine. Dovete adoperarvi per fare il bene fra i cristiani, nonché fra i non cristiani. A proposito dei "fratelli nella fede" che richiedono la vostra sollecitudine apostolica, la Chiesa nelle vostre rispettive regioni condivide naturalmente molte delle esigenze pastorali del resto del Paese.

Fra queste, una delle più importanti è costituita dal compito della formazione catechetica permanente. La profonda pietà personale del vostro popolo deve essere alimentata e sostenuta da una comprensione profonda e dall'apprezzamento per gli insegnamenti della Chiesa in materia di fede e di morale
.

Infatti, questi elementi sono richiesti affinché il cuore umano dia la sua risposta esaustiva e opportuna a Dio. Mentre continuate a rafforzare la catechesi nelle vostre diocesi, non mancate di includere in essa la prossimità alle famiglie, con particolare attenzione ai genitori nel loro ruolo di primi educatori dei figli nella fede. Quest'opera è già evidente nel sostegno che offrite alla famiglia di fronte a influenze che potrebbero diminuirne o distruggerne i diritti e l'integrità. So che offrire questo tipo di formazione catechetica non è compito da poco e colgo l'opportunità per salutare le numerose suore e i catechisti laici che vi assistono in quest'importante opera.

Infatti, come Vescovi diocesani non affrontate mai alcuna sfida da soli, perché siete assistiti anzitutto dai membri del vostro clero. Insieme con voi, hanno dedicato la propria vita al servizio di Dio e del suo popolo, e a loro volta hanno bisogno della vostra sollecitudine paterna. Come ben sapete, voi e i vostri confratelli Vescovi avete il dovere particolare di conoscere bene i vostri sacerdoti e di guidarli con sincera premura, mentre i sacerdoti devono essere sempre preparati a svolgere con umiltà e fedeltà i compiti loro affidati. Con questo spirito di cooperazione reciproca per il bene del Regno di Dio, di certo "a tempo debito raccoglieremo la nostra messe" di fede.

Molte delle vostre diocesi hanno elaborato programmi di formazione permanente per i giovani sacerdoti, aiutandoli nel passare dal sistema strutturato del seminario a quello più indipendente della vita parrocchiale. Sulla stessa linea, è anche utile assegnare loro mentori scelti fra i sacerdoti più anziani, che si sono dimostrati fedeli servitori del Signore. Questi uomini possono guidare i confratelli più giovani lungo il cammino verso uno stile di vita sacerdotale maturo e ben equilibrato.
Inoltre, sacerdoti di tutte le età esigono una sollecitudine costante.

Bisogna promuovere regolari giornate di raccoglimento, ritiri e convocazioni annuali nonché programmi per una educazione e una assistenza costanti per i sacerdoti che possono incontrare difficoltà.
Ho fiducia nel fatto che elaborerete anche modalità per sostenere quei sacerdoti i cui incarichi li portano a essere isolati. È gratificante constatare come il Secondo Congresso Nazionale per il Clero, svoltosi durante l'Anno Sacerdotale, sia stato un'occasione di rinnovamento e di sostegno fraterno. Al fine di trarre vantaggio da questo impeto, vi incoraggio ad approfittare della celebrazione annuale del giovedì santo, in cui la Chiesa commemora il sacerdozio in modo speciale. Secondo le loro promesse solenni nell'ordinazione, ricordate ai vostri sacerdoti il loro impegno al celibato, all'obbedienza e a una dedizione sempre maggiore al servizio pastorale. Nel vivere tali promesse, questi uomini diverranno autentici padri spirituali con una maturità personale e psicologica che si svilupperà per rispecchiare la paternità di Dio.

A proposito del comandamento di san Paolo di fare il bene a quanti non sono fratelli nella fede, il dialogo con altre religioni resta una priorità alta, in particolare nelle aree meridionali del vostro Paese.

Sebbene la Chiesa proclami senza posa che Cristo è la via, la verità e a vita (cfr. Gv 14, 6), rispetta tutto ciò che è vero e buono nelle altre religioni, e cerca, con prudenza e carità, di instaurare un dialogo onesto e amichevole, con i seguaci di quelle religioni, laddove è possibile (cfr. Nostra aetate, n. 2).

Nel fare questo, la Chiesa opera per la comprensione reciproca e per il progresso del bene comune dell'umanità. Vi lodo per l'opera che avete già svolto e vi incoraggio, per mezzo del dialogo che è stato instaurato, a continuare a promuovere il cammino verso la pace autentica e duratura con il vostro prossimo, senza smettere di trattare ogni persona, indipendente dal suo credo, come creata a immagine e somiglianza di Dio.

Infine, mentre lottiamo per non "stancarci di fare del bene", ci viene ricordato che il bene più grande che possiamo offrire a coloro che serviamo, ci viene dato nell'Eucaristia. Nella Santa Messa i fedeli ricevono la grazia necessaria per essere trasformati in Gesù Cristo.
È incoraggiante il fatto che molti filippini partecipino alla Messa domenicale, ma questo non lasci spazio al vostro compiacimento di Pastori. È vostro compito, nonché dei vostri sacerdoti, non stancarsi mai di cercare la pecorella smarrita, garantendo che tutti i fedeli traggano vita dal grande dono offertoci nei Misteri Sacri.

Cari Fratelli Vescovi, rendo grazie al Signore per queste giornate della vostra visita nella Città di Pietro e di Paolo, durante la quale Dio ha rafforzato i nostri vincoli di comunione. Con l'intercessione della Beata Vergine Maria, possa il Signore misericordioso portare a compimento la vostra opera. Vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e imparto volentieri a voi e ai fedeli affidati alla vostra sollecitudine la mia Benedizione Apostolica, quale pegno di grazia e di pace.



(©L'Osservatore Romano - 4 marzo 2011)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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16/05/2011 19:28
 
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Il Papa a vescovi indiani di rito latino ricevuti in occasione della visita "ad limina"

La Chiesa per i diritti dei seguaci
di tutte le religioni

 

"Anche quando il cristiano incontra opposizione, la sua carità e la sua sopportazione dovrebbero servire a convincere gli altri della giustezza della tolleranza religiosa, dalla quale possono trarre beneficio i seguaci di tutte le religioni". Lo ha detto il Papa a vescovi indiani di rito latino ricevuti nella Sala del Concistoro lunedì mattina, 16 maggio, in visita ad limina.

Cari Fratelli Vescovi,
è per me una grande gioia darvi il benvenuto mentre svolgete la vostra visita ad limina Apostolorum in questo tempo di Pasqua. Attraverso voi estendo i miei saluti a tutti i fedeli affidati alle vostre cure, e ringrazio il Cardinale Telesphore Placidus Toppo per i gentili sentimenti di comunione con il Successore di Pietro che ha espresso a nome vostro.

La presenza di Cristo Risorto tra i suoi discepoli è stata per loro fonte di profonda consolazione, confermandoli nella fede e approfondendo il loro amore per lui; e al momento della sua Ascensione, ha affidato loro un mandato dicendo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28, 19-20).


Oggi, come in ogni tempo, il mandato apostolico trova la sua fonte e il suo centro nella proclamazione del Figlio di Dio Incarnato, che è la pienezza della rivelazione divina e "la via, la verità e la vita" (Gv 14, 6). Salvatore di tutto il creato, egli è il portatore della Buona Novella per tutti e il compimento delle aspirazioni più profonde dell'uomo. La rivelazione ultima di Dio che ci giunge in Gesù Cristo e che i credenti in tutto il mondo proclamano con gioia viene espressa in modo particolare nelle Sacre Scritture e nella vita sacramentale della Chiesa. Il potere salvifico di Cristo viene proclamato anche nella vita dei santi che hanno accolto con tutto il cuore il messaggio evangelico e lo hanno vissuto fedelmente tra i loro fratelli e le loro sorelle. La rivelazione cristiana, se accolta in libertà e per opera della grazia di Dio, trasforma gli uomini e le donne dal di dentro e stabilisce una straordinaria relazione redentrice con Dio, nostro Padre celeste, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo. Questo è il cuore del messaggio che insegniamo, è il grande dono che offriamo al prossimo nella carità: la partecipazione alla vita stessa di Dio.

Nella Chiesa, i primi passi dei credenti sulla via di Cristo devono essere sempre accompagnati da una solida catechesi che consenta loro di prosperare nella fede, nell'amore e nel servizio. Alcuni di voi mi hanno raccontato le sfide che affrontate a questo riguardo e vi sostengo nel vostro impegno a offrire una formazione di qualità in tale ambito. Riconoscendo che la catechesi è una cosa distinta dalla speculazione teologica, i sacerdoti, i religiosi e i catechisti laici devono sapere come comunicare con chiarezza e amorevole devozione la bellezza trasformatrice di vita dell'esistenza e dell'insegnamento cristiani, che consentirà e arricchirà l'incontro con Cristo stesso. Ciò vale in modo particolare per la preparazione dei fedeli per incontrare nostro Signore nei sacramenti.

Per quanto riguarda il mondo in generale, l'impegno cristiano di vivere e di dare testimonianza del Vangelo pone sfide distinte in ogni tempo e luogo. Questo vale certamente per il vostro Paese, che è la patria di diverse religioni antiche, compreso il cristianesimo. La vita cristiana in queste società esige sempre onestà e sincerità circa le proprie credenze e il rispetto di quelle del prossimo. La presentazione del Vangelo in tali circostanze, quindi, comporta il delicato processo dell'inculturazione.

Si tratta di un'impresa che rispetta e conserva l'unicità e l'integrità della rivelazione divina donata alla Chiesa come sua eredità, mostrando allo stesso tempo che è intelligibile e attraente per coloro ai quali viene proposta. Il processo d'inculturazione esige che i sacerdoti, i religiosi e i catechisti laici, nel presentare la Buona Novella, utilizzino con attenzione le lingue e le usanze proprie delle persone che servono. Mentre cercate di affrontare le impegnative circostanze di proclamare il messaggio nei vari ambienti culturali nei quali vi trovate, voi, cari fratelli Vescovi, siete chiamati a vegliare su questo processo in fedeltà al deposito di fede che ci è stato consegnato perché lo custodissimo e lo trasmettessimo. Combinate questa fedeltà con la sensibilità e la creatività, affinché possiate dare conto in modo convincente della speranza che è in voi (cfr. 1 Pt 3, 15).

Per quanto riguarda il dialogo interreligioso, sono consapevole delle difficili circostanze che molti di voi devono affrontare mentre portate avanti un dialogo con gli appartenenti a altre fedi religiose, incoraggiando sempre un clima di tollerante interazione. Il vostro dialogo dovrebbe essere caratterizzato da una considerazione costante di ciò che è vero, al fine di favorire il rispetto reciproco, evitando però apparenze di sincretismo.

Inoltre, mentre i cristiani dell'India cercano di vivere in pace e in armonia con i loro vicini di altre credenze, la vostra guida prudente sarà importante nel compito civile e morale di operare per tutelare i diritti umani fondamentali della libertà di religione e della libertà di culto. Come sapete, questi diritti si fondano sulla dignità comune di tutti gli esseri umani e sono riconosciuti nel concerto delle nazioni.

La Chiesa cattolica cerca di promuovere questi diritti per tutte le religioni nel mondo intero. Vi incoraggio, quindi, a operare con pazienza per creare quella base comune necessaria perché tutti possano armoniosamente godere di tali diritti fondamentali nelle vostre comunità. Anche quando il cristiano incontra opposizione, la sua carità e la sua sopportazione dovrebbero servire a convincere gli altri della giustezza della tolleranza religiosa, dalla quale possono trarre beneficio i seguaci di tutte le religioni. Le mie preghiere vi accompagnino mentre continuate ad affrontare tale delicata e importante questione.

Fratelli nell'Episcopato, sono grato di questa opportunità di rinnovare i nostri vincoli di comunione. Possa la beata Teresa di Calcutta, il cui servizio personale e paziente al prossimo era mosso dall'amore di Cristo, impetrare per voi l'abbondanza delle grazie celesti per garantire la fecondità spirituale del vostro lavoro pastorale. Assicuro voi e tutti coloro che servite del costante ricordo nelle mie preghiere e vi imparto volentieri la mia Benedizione Apostolica.

Questo comando ha spinto il vostro grande patrono san Tommaso, gli altri apostoli e tutti coloro che li seguirono a predicare il Vangelo tra i popoli; e attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei sacramenti, la vita divina della Santissima Trinità è stata trasmessa a molte anime cristiane.



(©L'Osservatore Romano 16-17 maggio 2011)

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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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19/09/2011 22:49
 
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Benedetto XVI a vescovi dell'India in visita "ad limina"

La Chiesa è amica dei poveri


Cristiani e seguaci di altre religioni insieme per i diritti e la dignità di ogni persona

Un incoraggiamento "a portare avanti gli sforzi della Chiesa per promuovere il benessere della società indiana" è stato rivolto da Benedetto XVI a un gruppo di vescovi giunti dall'India per la visita ad limina Apostolorum. Il Papa li ha ricevuti stamane, lunedì 19 settembre, a Castel Gandolfo.

Dear Brother Bishops,
I offer you a warm fraternal welcome on the occasion of your visit ad Limina Apostolorum, a joyful opportunity to strengthen the bonds of communion shared between the Church in India and the See of Peter. I wish to thank the Most Reverend Vincent Concessao for his kind words offered on your behalf and in the name of those entrusted to your pastoral care. My cordial greetings also go to the priests, the men and women religious, and laity of your various Dioceses. Please assure them of my prayers and spiritual solicitude.
The most significant concrete resources of the Churches that you lead are not to be found in their buildings, schools, orphanages, convents or rectories, but in the men, women and children of the Church in India who bring the faith to life, who bear witness to the loving presence of God through lives of holiness. As part of its ancient and rich heritage, India has a long and distinguished Christian presence which has contributed to Indian society and benefited your culture in innumerable ways, enriching the lives of countless fellow citizens, not just those who are Catholic. The enormous blessing of faith in God and in his Son, Jesus Christ, to which the members of the Church bear witness in your country, motivates them to acts of selflessness, kindness, love and charity (cf. 2 Cor 5:14). Most importantly, the Church in India proclaims its faith and love to society at large, and puts these into action through a concern for all people, in every aspect of their spiritual and material lives. Whether her members be rich or poor, old or young, male or female, of ancient Christian heritage or newly welcomed into the faith, the Church cannot but see in the faith of her members, individually and collectively, a great sign of hope for India and for its future.
In particular, the Catholic Church is the friend of the poor. Like Christ, she welcomes without exception all who approach her to hear the divine message of peace, hope and salvation. Moreover, in obedience to the Lord, she continues to do so without regard for "tribe and tongue and people and nation" (cf. Rev 5:9), for in Christ, we "are one body" (cf. Rom 12:5). It is thus imperative that the clergy, religious and catechists in your dioceses be attentive to the diverse linguistic, cultural and economic circumstances of those whom they serve.
Furthermore, if the local churches ensure that an appropriate formation is given to those who, genuinely motivated by a love of God and neighbour, wish to become Christians, they will remain faithful to Christ's command to "make disciples of all nations" (cf. Mt 28:19). Even though you, dear brothers, must take into account the challenges that the missionary nature of the Church entails, you must always be prepared to spread the Kingdom of God and to walk in the footsteps of Christ, who was himself misunderstood, despised, falsely accused and who suffered for the sake of truth. Do not be deterred when such trials arise in your own ministry, and in that of your priests and religious. Our belief in the certainty of Christ's Resurrection gives us confidence and courage to face all that may come and to press forward, building the Kingdom of God, aided as always by the grace of the sacraments and through prayerful meditation on the Scriptures. God welcomes everyone, without distinction, into union with him through the Church. So too, I pray that the Church in India will continue to welcome everyone, above all the poor, and to be an exemplary bridge between men and God.
Finally, my dear brother Bishops, I note with gratitude the various efforts the local churches in India have made in commemoration of the twenty-fifth anniversary of the first Apostolic Visit of Pope John Paul II to your country. During those memorable days, he had several notable encounters with leaders of other religious traditions. Manifesting his personal respect for his interlocutors, this blessed Pope gave an authentic witness to the value of interreligious dialogue. I renew the sentiments he expressed so well, "To work for the attainment and preservation of all human rights, including the basic right to worship God according to the dictates of an upright conscience and to profess that faith externally, must become ever more a subject of interreligious collaboration at all levels" (John Paul II, Meeting with Representatives of the different religious and cultural traditions and with the youth at the Indira Gandhi Stadium, 2 February 1986). I encourage you, dear brothers, to carry forward the Church's efforts to promote the well-being of Indian society through continued attention to the promotion of basic rights - rights shared by all humanity - and by inviting your fellow Christians and the followers of other religious traditions to take up the challenge of affirming the dignity of each and every human person. This dignity, expressed in respect for and promotion of the innate moral, spiritual and material rights of the person, is not merely a concession granted by any earthly authority. It is the gift of the Creator, and stems from the fact that we are created in his image and likeness. I pray that the followers of Christ in India will continue to be promoters of justice, bearers of peace, people of respectful dialogue, and lovers of the truth about God and about man.
With these thoughts, dear brother Bishops, I renew to you my sentiments of affection and esteem. I commend all of you to the intercession of Blessed Pope John Paul, who surely brings his affection for India before the throne of our heavenly Father. Assuring you of my prayers for you and for those entrusted to your pastoral care, I am pleased to impart my Apostolic Blessing as a pledge of grace and peace in the Lord.

Ecco una nostra traduzione italiana del discorso del Papa.

Cari Fratelli Vescovi,
vi porgo un affettuoso e fraterno benvenuto in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum, una gioiosa opportunità per rafforzare i vincoli di comunione fra la Chiesa in India e la Sede di Pietro. Desidero ringraziare il Reverendissimo Vincent Concessao per le gentili parole pronunciate in vece e a nome di quanti sono affidati alla vostra cura pastorale. Rivolgo i miei cordiali saluti ai sacerdoti, ai religiosi, uomini e donne, e ai laici delle vostre varie Diocesi. Vi prego di assicurarli delle mie preghiere e della mia sollecitudine spirituale.

Le più significative risorse concrete delle Chiese che guidate non sono gli edifici, le scuole, gli orfanotrofi, i conventi o le canoniche, ma gli uomini, le donne e i bambini della Chiesa in India che fanno vivere la fede, che rendono testimonianza della presenza amorevole di Dio attraverso vite di santità. Come parte di un patrimonio ricco e antico, l'India vanta una presenza cristiana antica e ragguardevole, che ha contribuito alla società indiana e ha recato beneficio alla vostra cultura in innumerevoli modi, arricchendo la vita di tantissimi cittadini, non solo cattolici. L'enorme benedizione della fede in Dio e nel suo Figlio, Gesù Cristo, di cui i membri della Chiesa recano testimonianza nel vostro Paese, li motiva ad agire in modo altruistico, gentile, amorevole e caritatevole (cfr. 2 Cor 5, 14). Ancor più importante è che la Chiesa in India proclama la sua fede e il suo amore alla società in generale, li realizza attraverso l'interesse per tutte le persone, in ogni aspetto della loro vita spirituale e materiale. Che essi siano ricchi o poveri, anziani o giovani, maschi o femmine, di antica tradizione cristiana o accolti nella fede di recente, la Chiesa non può non vedere nella fede dei suoi membri, individualmente e collettivamente, un grande segno di speranza per l'India e per il suo futuro.

In particolare, la Chiesa cattolica è amica dei poveri. Come Cristo, essa accoglie senza eccezioni tutti coloro che le si avvicinano per ascoltare il messaggio divino di pace, speranza e salvezza. Inoltre, in obbedienza al Signore, continua a farlo senza considerare "tribù, lingua, popolo e nazione" (cfr. Ap 5, 9), perché in Cristo, siamo "un solo corpo" (cfr. Rm 12, 5). È dunque indispensabile che il clero, i religiosi e i catechisti nelle vostre Diocesi siano attenti alle diverse circostanze linguistiche, culturali ed economiche di quanti servono.

Inoltre, se le Chiese locali garantiscono l'offerta di una formazione appropriata a coloro che, motivati in modo autentico dall'amore verso Dio e verso il prossimo, desiderano diventare cristiani, esse resteranno fedeli al comandamento di Cristo di ammaestrare "tutte le nazioni" (cfr. Mt 28, 19). Sebbene voi, cari Fratelli, dobbiate prendere in considerazione le sfide implicite nella natura missionaria della Chiesa, dovete sempre essere pronti a diffondere il Regno di Dio e a seguire le orme di Cristo che fu egli stesso incompreso, disprezzato, falsamente accusato e soffrì per amore della verità.

Non lasciatevi scoraggiare quando sorgono problemi nel vostro ministero e in quello dei vostri sacerdoti e religiosi. La nostra fede nella certezza della resurrezione di Cristo ci dà la fiducia e il coraggio per affrontare tutto ciò che può accadere e per andare avanti, edificando il Regno di Dio, aiutati, come sempre, dalla grazia dei sacramenti e dalla meditazione orante delle Scritture. Dio accoglie tutti, senza distinzione, nell'unione con Lui, attraverso la Chiesa. Così anche io prego affinché la Chiesa in India continui ad accogliere tutti, specialmente i poveri, e a essere un ponte esemplare fra gli uomini e Dio.

Infine, miei cari fratelli Vescovi, osservo con gratitudine i vari sforzi che le Chiese locali in India hanno fatto per commemorare il venticinquesimo anniversario della prima visita apostolica di Papa Giovanni Paolo II nel vostro Paese. Nel corso di quelle giornate memorabili, tenne vari incontri con responsabili di altre tradizioni religiose. Manifestando il suo rispetto personale per gli interlocutori, quel Papa benedetto diede una testimonianza autentica del valore del dialogo interreligioso. Rinnovo i sentimenti che espresse così bene: "Operare per il raggiungimento e la difesa di tutti i diritti umani, ivi incluso il diritto fondamentale ad adorare Dio secondo i dettami di una retta coscienza e di professare esteriormente questa fede, deve divenire ancor più tema di collaborazione tra religioni a tutti i livelli. (Giovanni Paolo II, Incontro con i Rappresentanti delle diverse tradizioni religiose e culturali, 2 febbraio 1986).

Vi incoraggio, cari Fratelli, a portare avanti gli sforzi della Chiesa per promuovere il benessere della società indiana attraverso l'attenzione costante alla promozione dei diritti fondamentali, diritti condivisi da tutta l'umanità, e invitando i cristiani e i seguaci di altre religioni ad accettare la sfida di affermare la dignità di ogni persona umana. La dignità, espressa nel rispetto per i diritti materiali, spirituali, morali innati della persona e nella loro promozione, non è soltanto una concessione di una qualsiasi autorità terrena. È il dono del Creatore e deriva dal fatto che siamo creati a sua immagine e somiglianza. Prego affinché i seguaci di Cristo in India continuino a essere promotori di giustizia, portatori di pace, persone di dialogo rispettoso e amanti della verità su Dio e sull'uomo.

Con queste riflessioni, cari fratelli Vescovi, vi rinnovo i miei sentimenti di affetto e di stima. Vi affido tutti all'intercessione del beato Papa Giovanni Paolo II, che di certo porta il suo affetto per l'India davanti al trono del nostro Padre celeste. Assicurandovi delle mie preghiere per voi e per quanti sono affidati alla vostra cura pastorale, sono lieto di impartire la mia Benedizione Apostolica quale pegno di grazia e di pace nel Signore.



(©L'Osservatore Romano 19-20 settembre 2011)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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20/10/2011 19:19
 
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Benedetto XVI ai vescovi australiani in visita "ad limina Apostolorum"

Gli errori del passato
non devono condizionare il presente. Il valore della Liturgia

Gli errori di alcuni in passato non devono condizionare il presente, anzi è necessario continuare a porvi rimedio "al fine di costruire un futuro migliore per tutte le persone coinvolte". Lo ha detto il Papa ai vescovi dell'Australia ricevuti in udienza giovedì mattina, 20 ottobre, in occasione della visita "ad limina".

Dear Brother Bishops,

I am pleased to offer you a warm welcome on the occasion of your visit ad limina Apostolorum. This pilgrimage to the tombs of Saints Peter and Paul provides you with an important occasion to strengthen the bonds of communion in the one Church of Christ. This moment is therefore a privileged opportunity to reaffirm our unity and the fraternal affection which must always characterize relations in the College of Bishops, with and under the Successor of Peter. I wish to thank Archbishop Wilson for his kind words on your behalf. My cordial greetings go to the priests, the men and women religious, and lay faithful of Australia, and I ask you to assure them of my prayers for their peace, prosperity and spiritual well-being.
As His Grace pointed out in his address, the Church in Australia has been marked by two special moments of grace in recent years. Firstly, World Youth Day was blessed with great success and, together with you, I saw how the Holy Spirit moved the young people gathered on your home soil from all over the world. I have also learned from your reports of the continued impact of that celebration. Not just Sydney but Dioceses throughout the country welcomed the world's young Catholics as they came to deepen their faith in Jesus Christ along with their Australian sisters and brothers. Your clergy and faithful saw and experienced the youthful vitality of the Church to which we all belong and the perennial relevance of the Good News which must be proclaimed afresh to every generation. I understand that one of the outstanding consequences of the event is still to be seen in the numbers of young people who are discerning vocations to the priesthood and the religious life. The Holy Spirit never ceases to awaken in young hearts the desire for holiness and apostolic zeal. You should therefore continue to foster that radical attachment to the person of Jesus Christ, whose attraction inspires them to give their lives completely to him and to the service of the Gospel in the Church. By assisting them, you will help other young people to reflect seriously upon the possibility of a life in the priesthood or the religious life. In so doing, you will strengthen a similar love and single-minded fidelity among those men and women who have already embraced the Lord's call.
The canonization last year of Saint Mary of the Cross MacKillop is another great event in the life of the Church in Australia. Indeed, she is an example of holiness and dedication to Australians and to the Church throughout the world, especially to women religious and to all involved in the education of young people. In circumstances that were often very trying, Saint Mary remained steadfast, a loving spiritual mother to the women and children in her care, an innovative teacher of the young and an energetic role model for all concerned with excellence in education. She is rightly considered by her fellow Australians to be an example of personal goodness worthy of imitation. Saint Mary is now held up within the Church for her openness to the promptings of the Holy Spirit and for her zeal for the good of souls which drew many others to follow in her footsteps. Her vigorous faith, translated into dedicated and patient action, was her gift to Australia; her life of holiness is a wonderful gift of your country to the Church and to the world. May her example and prayers inspire the actions of parents, religious, teachers and others concerned with the good of children, with their protection from harm and with their sound education for a happy and prosperous future.
Saint Mary MacKillop's courageous response to the difficulties she faced throughout her life can also inspire today's Catholics as they confront the new evangelization and serious challenges to the spread of the Gospel in society as a whole. All the members of the Church need to be formed in their faith, from a sound catechesis for children, and religious education imparted in your Catholic schools, to much-needed catechetical programmes for adults. Clergy and religious must also be assisted and encouraged by an ongoing formation of their own, with a deepened spiritual life in the rapidly secularizing world around them. It is urgent to ensure that all those entrusted to your care understand, embrace and propose their Catholic faith intelligently and willingly to others. In this way, you, your clergy and your people will give such an account of your faith by word and example that it will be convincing and attractive. People of good will, seeing your witness, will respond naturally to the truth, the goodness and the hope that you embody.
It is true that yours is a pastoral burden which has been made heavier by the past sins and mistakes of others, most regrettably including some clergy and religious; but the task now falls to you to continue to repair the errors of the past with honesty and openness, in order to build, with humility and resolve, a better future for all concerned. I therefore encourage you to continue to be pastors of souls who, along with your clergy, are always prepared to go one step further in love and truth for the sake of the consciences of the flock entrusted to you (cf. Mt 5:41), seeking to preserve them in holiness, to teach them humbly and to lead them irreproachably in the ways of the Catholic faith.
Finally, as Bishops, you are conscious of your special duty to care for the celebration of the liturgy. The new translation of the Roman Missal, which is the fruit of a remarkable cooperation of the Holy See, the Bishops and experts from all over the world, is intended to enrich and deepen the sacrifice of praise offered to God by his people. Help your clergy to welcome and to appreciate what has been achieved, so that they in turn may assist the faithful as everyone adjusts to the new translation. As we know, the sacred liturgy and its forms are written deeply in the heart of every Catholic. Make every effort to help catechists and musicians in their respective preparations to render the celebration of the Roman Rite in your Dioceses a moment of greater grace and beauty, worthy of the Lord and spiritually enriching for everyone. In this way, as in all your pastoral efforts, you will lead the Church in Australia towards her heavenly home under the sign of the Southern Cross.
With these thoughts, dear Brother Bishops, I renew to you my sentiments of affection and esteem, and I commend all of you to the intercession of Saint Mary MacKillop. Assuring you of my prayers for you and for those entrusted to your care, I am pleased to impart my Apostolic Blessing as a pledge of grace and peace in the Lord. Thank you.

Pubblichiamo qui di seguito una nostra traduzione in italiano del discorso.

Cari Fratelli Vescovi,

Sono lieto di porgervi un cordiale benvenuto in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. Il pellegrinaggio sulle tombe dei Santi Pietro e Paolo VI offre un'importante occasione per rafforzare i vincoli di comunione dell'unica Chiesa di Cristo. Questo momento è quindi un'opportunità privilegiata per riaffermare la vostra unità e l'affetto fraterno che deve sempre caratterizzare le relazioni nel Collegio episcopale, con e sotto il Successore di Pietro. Desidero ringraziare l'arcivescovo Wilson per le gentili parole pronunciate a nome vostro. I miei cordiali saluti vanno ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose e ai fedeli laici dell'Australia, e vi chiedo di assicurarli delle mie preghiere per la loro pace, la loro prosperità e il loro benessere spirituale.

Come Sua Eccellenza ha evidenziato nel suo discorso, la Chiesa in Australia è stata segnata da due momenti di grazia speciali negli ultimi anni. Prima di tutto, la Giornata Mondiale della Gioventù è stata benedetta da un grande successo e, insieme a voi, ho visto come lo Spirito Santo ha mosso i giovani riuniti da tutto il mondo sul vostro suolo natale. Ho anche appreso dai vostri resoconti dell'impatto persistente di quella celebrazione. Non solo Sydney, ma anche le diocesi di tutto il Paese hanno accolto i giovani cattolici del mondo, venuti ad approfondire la loro fede in Gesù Cristo insieme alle loro sorelle e ai loro fratelli australiani.

Il vostro clero e i vostri fedeli hanno visto e sperimentato la vitalità giovanile della Chiesa, della quale tutti facciamo parte, e l'importanza perenne della Buona Novella, che deve essere proclamata di nuovo a ogni generazione. Mi pare di capire che una delle straordinarie conseguenze di tale evento possa essere ancora constatata nel numero dei giovani che stanno maturando la loro vocazione al sacerdozio e alla vita religiosa. Lo Spirito Santo non cessa mai di risvegliare nei giovani cuori il desiderio di santità e lo zelo apostolico. Dovrete pertanto continuare a promuovere questo attaccamento radicale alla persona di Gesù Cristo, la cui attrazione li ispira a dedicare la loro vita totalmente a lui e al servizio del Vangelo nella Chiesa. Assistendoli, aiuterete altri giovani a riflettere seriamente sulla possibilità di una vita religiosa o nel sacerdozio. Così facendo, rafforzerete un amore analogo e una fedeltà decisa tra gli uomini e le donne che hanno già accolto la chiamata del Signore.

La canonizzazione, lo scorso anno, di santa Maria della Croce MacKillop, è un altro grande evento nella vita della Chiesa in Australia. Di fatto, lei è un esempio di santità e di dedizione per gli australiani e per la Chiesa in tutto il mondo, specialmente per le religiose e per tutti coloro che si occupano dell'educazione dei giovani. In circostanze spesso difficili, santa Maria rimase salda, madre spirituale amorevole per le donne e i bambini affidati alle sue cure, insegnante innovativa per i giovani ed esempio energico per tutti quanti si preoccupavano dell'eccellenza nell'educazione. Dai suoi connazionali australiani viene giustamente considerata un esempio di bontà personale, degno d'imitazione. Santa Maria viene ora proposta come esempio nella Chiesa per la sua apertura ai suggerimenti dello Spirito Santo e per il suo zelo a favore del bene delle anime, esempio che spinse molti altri a seguirne le orme. La sua fede forte, tradotta in azione devota e paziente, è stata il dono che ha fatto all'Australia; la sua vita di santità è un dono straordinario al vostro Paese, alla Chiesa e al mondo. Possano il suo esempio e le sue preghiere ispirare le azioni di genitori, religiosi, insegnanti e di quanti si preoccupano del bene dei bambini, di proteggerli dal male e di dare loro una solida educazione per un futuro felice e prospero.

La risposta coraggiosa di santa Maria MacKillop alle difficoltà presentatesi nel corso della sua vita può ispirare anche per i cattolici oggi, mentre si confrontano con la nuova evangelizzazione e con le gravi sfide alla diffusione del Vangelo nella società nel suo insieme. 

Tutti i membri della Chiesa devono essere formati nella fede, a partire da una solida catechesi per i bambini e dall'educazione religiosa impartita nelle vostre scuole cattoliche, fino ai tanto necessari programmi catechetici per gli adulti. Anche il clero e i religiosi devono essere assistiti e incoraggiati attraverso una formazione costante, con una vita spirituale approfondita nel mondo che li circonda e che si sta rapidamente secolarizzando.

È urgente assicurare che tutti coloro che sono affidati alle vostre cure comprendano, abbraccino e propongano la loro fede cattolica agli altri con intelligenza e disponibilità. In tal modo, voi, il vostro clero e il vostro popolo racconterete la vostra fede attraverso le parole e l'esempio in modo convincente e attraente. Le persone di buona volontà, vedendo la vostra testimonianza, risponderanno in modo naturale alla verità, alla bontà e alla speranza che incarnate.

È vero che il vostro impegno pastorale è stato reso più gravoso dai peccati e dagli errori del passato di altri, tra i quali purtroppo anche alcuni sacerdoti e religiosi; ma ora avete il compito di continuare a riparare agli errori del passato con onestà e apertura, al fine di costruire, con umiltà e decisione, un futuro migliore per tutte le persone coinvolte. Pertanto, vi incoraggio a continuare ad essere pastori di anime che, insieme al loro clero, siano sempre pronti a compiere un passo in più nell'amore e nella verità per il bene delle coscienze del gregge che vi è stato affidato (cfr. Mt 5, 41), cercando di preservarlo nella santità, di istruirlo nell'umiltà e di guidarlo in modo irreprensibile sulle vie della fede cattolica.

Infine, come Vescovi siete consapevoli del vostro particolare dovere di preoccuparvi della celebrazione della liturgia.

La nuova traduzione del Messale Romano, frutto di un'importante cooperazione tra Santa Sede, Vescovi ed esperti di tutto il mondo, è volta ad arricchire e ad approfondire il sacrificio di lode offerto a Dio dal suo popolo. Aiutate il vostro clero ad accogliere e ad apprezzare ciò che è stato fatto, affinché possa a sua volta assistere i fedeli mentre tutti si adeguano alla nuova traduzione. Come sappiamo, la sacra liturgia e le sue forme sono iscritte profondamente nel cuore di ogni cattolico. Realizzate ogni sforzo necessario per aiutare i catechisti e i musicisti nella loro rispettiva preparazione, per rendere la celebrazione del Rito Romano nelle vostre diocesi un tempo di maggior grazia e bellezza, degno del Signore e spiritualmente edificante per ciascuno. In tal modo, come in tutti i vostri sforzi pastorali, guiderete la Chiesa in Australia verso la sua patria celeste sotto il segno della Croce del Sud.


Con queste riflessioni, cari Fratelli Vescovi, vi rinnovo i miei sentimenti di affetto e di stima e vi affido tutti all'intercessione di santa Maria MacKillop. Assicurandovi delle mie preghiere per voi e per quanti sono affidati alle vostre cure, sono lieto di impartire la mia benedizione apostolica come pegno di grazia e di pace nel Signore. Grazie.



(©L'Osservatore Romano 21 ottobre 2011)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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30/10/2011 20:15
 
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Il Papa ai vescovi dell'Angola: I Cristiani respirano lo spirito del loro tempo e subiscono la pressione dei costumi della società in cui vivono: ma, attraverso la grazia del battesimo, sono chiamati a rinunciare alle tendenze dannose imperanti e a camminare controcorrente, guidati dallo spirito delle Beatitudini

VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ANGOLA E SÃO TOMÉ ,29.10.2011

Alle ore 11.45 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Angola e São Tomé (C.E.A.S.T.), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum" e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Cardinale,
Amati Fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio
,

Nella gioia della fede, il cui annuncio è il nostro servizio comune di Pastori, vi do il benvenuto a questo nostro incontro in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. Questa ha luogo dopo la mia visita a Luanda, nel marzo 2009, durante la quale ho potuto stare con voi e con voi celebrare Gesù Cristo in mezzo a un popolo che non si stanca di cercarlo, amarlo e servirlo con generosità e gioia. Serbo quel popolo nel cuore e, in un certo senso, attendevo la vostra visita per avere sue notizie. Ringrazio monsignor Gabriele Mbilingi, Arcivescovo di Lubango e Presidente della Conferenza Episcopale, per la presentazione delle vostre comunità, con le loro sfide e le loro speranze al momento presente e con la forza e i favori di cui il Cielo le la dotate. Il vostro aiuto reciproco e fraterno, la sollecitudine per il popolo di Dio in Angola e a São Tomé e Príncipe, l'unione con il Papa e il desiderio di restare fedeli al Signore sono per me fonte di profonda gioia e sentita azione di rendimento di grazie.

Voi, amati Fratelli, in virtù della missione apostolica ricevuta, siete in grado di introdurre il vostro popolo nel cuore del mistero della fede, incontrando la persona viva di Gesù Cristo. Nella speranza di «mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell'incontro con Cristo» (Motu proprio Porta fidei, n. 2), ho deciso di proclamare un Anno della Fede, affinché l'intera Chiesa possa offrire a tutti un volto più bello e credibile, trasparenza più limpida del volto del Signore. Come giustamente ha sottolineato la Seconda Assemblea per l'Africa del Sinodo dei vescovi, i cui frutti, sotto la consueta forma di Esortazione Apostolica, spero di poter affidare a tutto il popolo di Dio nella mia prossima visita in Benin, «il primo e specifico contributo della Chiesa ai popoli d'Africa è la proclamazione del Vangelo di Cristo. Siamo perciò impegnati a continuare vigorosamente la proclamazione del Vangelo ai popoli d'Africa, perché «la vita in Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo ... Infatti l'impegno a favore dello sviluppo proviene da quel cambiamento del cuore che deriva dalla conversione al Vangelo» (Messaggio conclusivo, n. 15). Non si tratta di annunciare «una parola consolatoria, ma dirompente, che chiama a conversione, che rende accessibile l'incontro con Lui, attraverso il quale fiorisce un'umanità nuova» (Esortazione Apostolica Verbum Domini, n. 93).

In verità, i cristiani respirano lo spirito del loro tempo e subiscono la pressione dei costumi della società in cui vivono: ma, attraverso la grazia del battesimo, sono chiamati a rinunciare alle tendenze dannose imperanti e a camminare controcorrente, guidati dallo spirito delle Beatitudini. In questa ottica, vorrei affrontare tre scogli, dove naufraga la volontà di molti abitanti dell'Angola e di São Tomé che hanno aderito a Cristo.

Il primo è il cosiddetto «amigamento» (concubinato), che contraddice il piano di Dio per la procreazione e la famiglia umana. Il ridotto numero di matrimoni cattolici, nelle vostre comunità, indica un'ipoteca che grava sulla famiglia, della quale conosciamo il valore insostituibile per la stabilità dell'edificio sociale. Consapevole di questo problema, la vostra Conferenza Episcopale ha scelto il matrimonio e la famiglia come priorità pastorali del triennio in corso. Che Dio ricopra di frutti le iniziative per il bene di questa causa! Aiutate le coppie sposate ad acquisire la maturità umana e spirituale necessaria per assumere in modo responsabile la loro missione di coniugi e di genitori cristiani, ricordando loro che l'amore sponsale deve essere unico e indissolubile, come l'alleanza fra Cristo e la sua Chiesa. Questo tesoro prezioso deve essere salvaguardato, a ogni costo.

Un secondo scoglio nella vostra opera di evangelizzazione è il cuore dei battezzati ancora diviso fra il cristianesimo e le religioni tradizionali africane. Afflitti dai problemi della vita, non esitano a ricorrere a pratiche incompatibili con la sequela di Cristo (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2117). Effetto abominevole di ciò è l'emarginazione e persino l'uccisione di bambini e anziani, a cui sono condannati da falsi dettami di stregoneria. Ricordando che la vita umana è sacra in tutte le sue fasi e situazioni, continuate, cari vescovi, a alzare la vostra voce a favore delle sue vittime. Ma, trattandosi di un problema regionale, è opportuno uno sforzo congiunto delle comunità ecclesiali provate da questa calamità, cercando di determinare il significato profondo di tali pratiche, d'identificare i rischi pastorali e sociali da esse veicolati e di giungere a un metodo che conduca al suo definitivo sradicamento, con la collaborazione dei governi e della società civile.

Infine, vorrei parlare dei residui del tribalismo etnico percepibili negli atteggiamenti di comunità che tendono a chiudersi, non accettando persone originarie di altre parti della nazione. Esprimo il mio apprezzamento per quelli di voi che hanno accettato una missione pastorale fuori dai confini del proprio gruppo regionale e linguistico, e ringrazio i sacerdoti e le persone che vi hanno accolto e aiutato.


Nella Chiesa, come nuova famiglia di tutti coloro che credono in Cristo (cfr. Mc 3, 31-35), non c'è posto per nessun tipo di divisione. «Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo» (Giovanni Paolo II, Lettera Novo Millennio ineunte, 43). Attorno all'altare, si riuniscono gli uomini e le donne di tribù, lingue e nazioni diverse che, condividendo lo stesso corpo e lo stesso sangue di Gesù Eucaristia, diventano fratelli e sorelle realmente consanguinei (cfr. Rom 8, 29). Questo vincolo di fratellanza è più forte di quello delle nostre famiglie terrene e di quello delle vostre tribù.

Vorrei concludere queste mie considerazioni con alcune parole che ho pronunciato all'arrivo a Luanda, nella suddetta visita: «Dio ha concesso agli esseri umani di volare, al di sopra delle loro tendenze naturali, con le ali della ragione e della fede. Se vi fate sollevare da queste ali, non vi sarà difficile riconoscere nell'altro un fratello, che è nato con gli stessi diritti umani fondamentali». Sì, amati pastori dell'Angola e di São Tomé e Príncipe, formate un popolo di fratelli, che da qui abbraccio e saluto.

Portate il mio saluto affettuoso a tutti i membri delle vostre Chiese particolari: ai vescovi emeriti, ai sacerdoti e ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e agli animatori dei movimenti e a tutti i fedeli laici. Mentre vi affido alla protezione della Vergine Maria, tanto amata nelle vostre nazioni soprattutto nel santuario di Mamã Muxima, di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Papa teologo e giurisperito. Perché anche Obama intenda

Postato in General il 23 gennaio, 2012

rota

Benedetto XVI legislatore“. È il titolo insolito di un libro edito da Cantagalli che raccoglie gli atti di un convegno tenuto lo scorso 21 maggio all’Università di Pavia da illustri studiosi del diritto, tra i quali l’arcivescovo e neocardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del pontificio consiglio per i testi legislativi.

Definire papa Joseph Ratzinger “legislatore” sembra azzardato. Ma a sostegno di questa tesi ci sono gli argomenti riassunti in un servizio di www.chiesa dello scorso 1 luglio:

> Sei anni sulla cattedra di Pietro. Un’interpretazione

Nei giorni scorsi due importanti discorsi di Benedetto XVI sono arrivati a confermare la fondatezza di questa interpretazione.

Sabato 21 gennaio, nell’inaugurare il nuovo anno giudiziario del tribunale della Rota Romana, il papa ha sostenuto il nesso intrinseco tra gli aspetti giuridici della Chiesa e la dottrina della fede. Tra la “lex agendi” e la “lex credendi” che la prima ha il dovere di rispecchiare.

Citando il suo discorso nel Reichstag di Berlino, Benedetto XVI ha ribadito che “il vero diritto è inseparabile dalla giustizia”, cioè da “quel nucleo di diritto naturale e divino positivo, con il quale deve essere in armonia ogni norma per essere razionale e veramente giuridica”.

“Ne segue – ha proseguito – che l’interpretazione della legge canonica deve avvenire nella Chiesa”. E quindi “va applicata anche alla legge canonica quell’ermeneutica del rinnovamento nella continuità di cui ho parlato in riferimento al Concilio Vaticano II”.

Con ciò, papa Ratzinger ha criticato le correnti di pensiero che, accusando la Chiesa di “legalismo”, praticano una “creatività giuridica” che si risolve in una “arbitrarietà” di sentenze anche opposte alla lettera delle norme canoniche, in nome di una “misericordia”, di una “equità”, di una “oikonomia così cara alla tradizione orientale”, che in realtà svuotano il diritto oggettivo subordinandolo alla volatilità della “singola situazione”.

Il testo integrale del discorso del papa alla Rota Romana:

> “Cari componenti del tribunale…”

L’altro importante discorso è quello che Benedetto XVI ha rivolto il 19 gennaio a un gruppo di vescovi degli Stati Uniti in visita “ad limina apostolorum”.

Il papa ha così esordito:

“Al centro di ogni cultura, percepito o no, vi è un consenso riguardo alla natura della realtà e del bene morale, e quindi sulle condizioni per la prosperità umana. In America tale consenso, così come racchiuso nei documenti fondanti della nazione, si basava su una visione del mondo modellata non soltanto dalla fede, ma anche dall’impegno verso determinati principi etici derivanti dalla natura e dal Dio della natura. Oggi tale consenso si è ridotto in modo significativo dinanzi a nuove e potenti correnti culturali, che non solo sono direttamente opposte a vari insegnamenti morali centrali della tradizione giudaico-cristiana, ma anche sempre più ostili al cristianesimo in quanto tale”.

E più avanti ha richiamato così il dovere della Chiesa di contrastare queste correnti culturali:

“La nostra tradizione non parla a partire da una fede cieca, bensì dalla [...] certezza fondamentale che l’universo possiede una logica interna accessibile alla ragione umana. La difesa della Chiesa di un ragionamento morale basato sulla legge naturale si fonda sulla sua convinzione che questa legge non è una minaccia alla nostra libertà, bensì una ‘lingua’ che ci permette di comprendere noi stessi e la verità del nostro essere, e di modellare in tal modo un mondo più giusto e più umano. [...] La testimonianza della Chiesa, dunque, è per sua natura pubblica: essa cerca di convincere proponendo argomenti razionali nella pubblica piazza. [...] Particolarmente preoccupanti sono certi tentativi fatti per limitare la libertà più apprezzata in America, la libertà di religione. Molti di voi hanno sottolineato che sono stati compiuti sforzi concertati per negare il diritto di obiezione di coscienza degli individui e delle istituzioni cattolici per quanto riguarda la cooperazione a pratiche intrinsecamente cattive”.

Il testo integrale del discorso:

> “Cari fratelli vescovi…”

È interessante notare che Benedetto XVI ha deciso di rivolgere questo discorso a un gruppo scelto di vescovi degli Stati Uniti, tra i quali l’arcivescovo di Washington, il cardinale Donald W. Wuerl.

È come se il papa, parlando ai vescovi di Washington D.C., abbia voluto parlare anche all’amministrazione americana.

Il suo cenno all’impedimento dell’obiezione di coscienza “per quanto riguarda la cooperazione a pratiche intrinsecamente cattive” allude a una decisione dell’amministrazione Obama che fa obbligo a qualsiasi organizzazione, anche cattolica, di pagare per i propri dipendenti un’assicurazione sanitaria comprensiva di contraccezione e aborto: decisione criticata dalla conferenza episcopale degli Stati Uniti come una gravissima “offesa alla libertà religiosa” e contestata duramente anche da una rivista progressista e “obamiana” come il “National Catholic Reporter“.


[SM=g1740722] 

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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09/03/2012 18:58
 
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MONUMENTALE INTERVENTO DEL PAPA  ai Vescovi americani in Visita ad Limina

IL PAPA AI VESCOVI U.S.A. SU CRISI MATRIMONIO E FAMIGLIA

Città del Vaticano, 9 marzo 2012 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto un gruppo di Presuli della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d'America (Regioni VII-IX), al termine della Visita "ad Limina Apostolorum". Di seguito riportiamo estratti del discorso del Pontefice.

"Vorrei soffermarmi (...) sulla contemporanea crisi del matrimonio e della famiglia, e più in generale, sulla visione cristiana della sessualità umana. È sempre più evidente che un indebolimento nell'apprezzare l'indissolubilità dell'alleanza matrimoniale, e il diffuso rifiuto di una etica sessuale responsabile e matura fondata sulla pratica della castità, hanno condotto a gravi problemi sociali, con immense conseguenze umane ed economiche".

"Al riguardo occorre particolarmente menzionare le potenti correnti politiche e culturali che cercano di alterare la definizione giuridica del matrimonio. Il coscienzioso sforzo della Chiesa di resistere a tale pressione richiede una difesa ragionata del matrimonio quale istituzione naturale che consiste in una specifica comunione delle persone, essenzialmente radicata nella complementarità dei sessi ed orientata alla procreazione. Le differenze sessuali non possono essere messe da parte come irrilevanti nella definizione del matrimonio. Difendere l'istituzione del matrimonio come una realtà sociale è in definitiva una questione di giustizia, poiché comporta la salvaguardia del bene dell'intera comunità umana e dei diritti dei genitori e dei figli".

"Nei nostri colloqui, alcuni di voi hanno sottolineato con preoccupazione le crescenti difficoltà incontrate nel comunicare l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia nella sua integrità, e della diminuzione nel numero dei giovani che si accostano al sacramento del matrimonio. Certamente dobbiamo riconoscere delle deficienze nella catechesi degli ultimi decenni, che a volte hanno mancato di comunicare il ricco patrimonio dell'insegnamento cattolico sul matrimonio, istituzione naturale elevata da Cristo alla dignità di sacramento, vocazione degli sposi cristiani nella società e nella Chiesa, e pratica di castità coniugale".

"A livello paratico, i programmi di preparazione al matrimonio devono essere attentamente riveduti per garantire una maggiore concentrazione sulla loro componente catechetica e sulla presentazione delle responsabilità sociali ed ecclesiali che il matrimonio cristiano comporta. In tale contesto non possiamo trascurare il grave problema pastorale presentato dalla diffusa pratica della coabitazione, spesso di coppie che sembrano inconsapevoli di commettere un grave peccato, per non tacere il danno apportato alla stabilità della società. Incoraggio i vostri sforzi di promuovere una pastorale chiara e norme liturgiche per la degna celebrazione del matrimonio che incarnino una testimonianza senza ambiguità alle esigenze oggettive della moralità cristiana, mentre mostrano sensibilità e sollecitudine per le giovani coppie".

"In tale grande sforzo pastorale si presenta l'urgente necessità per tutta la comunità cristiana di recuperare l'apprezzamento della virtù della castità. (...) Non è meramente una questione di presentare degli argomenti, ma di far piacere una visione integrata, coerente ed elevata della sessualità umana. La ricchezza di questa visione è più solida e interessante delle ideologie permissive esaltate in certi ambienti; questi infatti costituiscono una potente e distruttiva forma di contro-catechesi per i giovani".

La castità, come ci ricorda il Catechismo, richiede "l'acquisizione del dominio di sé, che è pedagogia per la libertà umana". In una società che sempre più tende a fraintendere e perfino ridicolizzare la dimensione essenziale dell'insegnamento di Cristo, i giovani devono essere rassicurati che 'se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi, se ci apriamo totalmente a lui, nella nostra vita, non perdiamo nulla, assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande'".

"Concludo ricordando che tutti i nostri sforzi in quest'ambito sono diretti al bene dei minori, che hanno il diritto fondamentale di crescere con una sana comprensione del posto della sessualità nelle relazioni umane. I bambini sono il più grande tesoro e il futuro di ogni società: curarsi davvero di loro significa riconoscere la nostra responsabilità di insegnamento e difesa, e di vivere le virtù morali che sono la chiave della realizzazione umana. Auspico che la Chiesa negli Stati Uniti, quantunque mortificata dagli eventi dello decennio scorso, perseveri nella storica missione di educare i giovani e contribuire così al consolidamento di quella sana vita familiare che è la più sicura garanzia di solidarietà intergenerazionale e di sanità della società nel suo complesso.


 

 VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI CATTOLICI DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (REGIONI VII-IX), 09.03.2012

Alle ore 11.30 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d’America, che sta ricevendo in questi mesi, in separate udienze, in occasione della Visita "ad limina Apostolorum" (Regioni VII, VIII e IX).
Dopo l’indirizzo di omaggio di S.E. Mons. John Clayton Nienstedt, Arcivescovo di Saint Paul and Minneapolis, a nome dei Vescovi dell’VIII Regione, il Papa rivolge ai presenti il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli Vescovi,

Saluto tutti voi con affetto fraterno in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. Come sapete, quest'anno desidero riflettere con voi su alcuni aspetti dell'evangelizzazione della cultura americana alla luce delle sfide intellettuali ed etiche del momento presente.

Negli incontri precedenti ho riconosciuto la nostra preoccupazione per le minacce alla libertà di coscienza, di religione e di culto che devono essere affrontate con urgenza, affinché tutti gli uomini e le donne di fede, e le istituzioni che essi ispirano, possano agire in conformità alle loro convinzioni morali più profonde. In questa occasione vorrei parlare di un'altra questione grave che mi avete esposto durante la mia visita pastorale in America, vale a dire la crisi attuale del matrimonio e della famiglia, e più in generale della visione cristiana della sessualità umana. Di fatto, è sempre più evidente che un minor apprezzamento dell'indissolubilità del contratto matrimoniale e il diffuso rifiuto di un'etica sessuale responsabile e matura, fondata nella pratica della castità, hanno portato a gravi problemi sociali che comportano un costo umano ed economico immenso.

Tuttavia, come ha osservato il beato Giovanni Paolo II, il futuro dell'umanità passa per la famiglia (cfr. Familiaris consortio n. 85). Di fatto, «troppo grande è il bene che la Chiesa e l'intera società s'attendono dal matrimonio e dalla famiglia su di esso fondata per non impegnarsi a fondo in questo specifico ambito pastorale. Matrimonio e famiglia sono istituzioni che devono essere promosse e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato ad esse è di fatto una ferita che si arreca alla convivenza umana come tale» (Sacramentum caritatis n. 29).

A questo riguardo occorre menzionare in modo particolare le potenti correnti politiche e culturali che cercano di alterare la definizione legale del matrimonio. Lo sforzo coscienzioso della Chiesa di resistere a queste pressioni esige una difesa ragionata del matrimonio come istituzione naturale costituita da una comunione specifica di persone, fondamentalmente radicata nella complementarietà dei sessi e orientata alla procreazione. Le differenze sessuali non possono essere respinte come irrilevanti per la definizione del matrimonio.

Difendere l'istituzione del matrimonio come realtà sociale è, in ultima analisi, una questione di giustizia, poiché comporta la tutela del bene dell'intera comunità umana, nonché dei diritti dei genitori e dei figli.

Nelle nostre conversazioni, alcuni di voi hanno parlato con preoccupazione delle crescenti difficoltà riscontrate nel trasmettere l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia nella sua integrità, e della diminuzione del numero di giovani che si avvicinano al sacramento del matrimonio.

Certamente dobbiamo riconoscere alcune carenze nella catechesi degli ultimi decenni, che talvolta non è riuscita a comunicare la ricca eredità dell'insegnamento cattolico sul matrimonio come istituzione naturale elevata da Cristo alla dignità di sacramento, la vocazione degli sposi cristiani nella società e nella Chiesa e la pratica della castità coniugale.

A questo insegnamento, ribadito con crescente chiarezza dal magistero post-conciliare e presentato in modo completo sia nel Catechismo della Chiesa Cattolica sia nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, deve essere restituito il suo posto nella predicazione e nell'insegnamento catechetico.

A livello pratico, i programmi di preparazione al matrimonio devono essere attentamente rivisti per assicurare che vi sia una maggiore concentrazione sulla loro componente catechetica e sulla presentazione delle responsabilità sociali ed ecclesiali che il matrimonio cristiano comporta. In questo contesto non possiamo ignorare il grave problema pastorale rappresentato dalla diffusa pratica della convivenza, spesso da parte di coppie che sembrano essere inconsapevoli che è un grave peccato, per non dire che rappresenta un danno alla stabilità della società. Incoraggio i vostri sforzi volti a sviluppare norme pastorali e liturgiche chiare per la degna celebrazione del matrimonio, che rappresentino una testimonianza inequivocabile delle esigenze oggettive della moralità cristiana, mostrando allo stesso tempo sensibilità e sollecitudine per le giovani coppie.

Anche qui desidero esprimere il mio apprezzamento per i programmi pastorali che state promovendo nelle vostre diocesi e, in particolare, per la chiara e autorevole presentazione della dottrina della Chiesa nella vostra Lettera del 2009 Marriage: Love and Life in the Divine Plan. Apprezzo anche ciò che le vostre parrocchie, le vostre scuole e i vostri enti caritativi fanno ogni giorno per sostenere le famiglie e per aiutare quanti si trovano in situazioni matrimoniali difficili, specialmente le persone divorziate e separate, i genitori singoli, le madri adolescenti e le donne che pensano all'aborto, come pure i bambini che subiscono gli effetti tragici della disgregazione familiare.

In questo grande impegno pastorale è urgentemente necessario che l'intera comunità cristiana torni ad apprezzare la virtù della castità. La funzione integrativa e liberatrice di questa virtù (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2338-2343) deve essere sottolineata da una formazione del cuore che presenti la comprensione cristiana della sessualità come fonte di libertà autentica, di felicità e di realizzazione della nostra vocazione fondamentale e innata all'amore. Non si tratta solo di presentare argomenti, ma anche di fare appello a una visione integra, coerente ed edificante della sessualità umana. La ricchezza di questa visione è più solida e attraente delle ideologie permissive esaltate in alcuni ambiti; queste, di fatto, costituiscono una forma potente e distruttiva di contro-catechesi per i giovani.

I giovani devono conoscere l'insegnamento della Chiesa nella sua integrità, per quanto possa essere impegnativo e contro-culturale; cosa ancora più importante, devono vederlo incarnato da coppie sposate fedeli che danno una testimonianza convincente della sua verità. Devono anche essere sostenuti mentre lottano per compiere scelte sagge in un tempo difficile e confuso della loro vita. La castità, come ci ricorda il Catechismo, comporta «l'acquisizione del dominio di sé, che è pedagogia per la libertà umana» (n. 2339). In una società che tende sempre più a fraintendere e perfino a irridere questa dimensione essenziale dell'insegnamento cristiano, occorre rassicurare i giovani che «chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla -- assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande» (Omelia, Santa Messa per l'inaugurazione del ministero petrino, 24 aprile 2005).

Vorrei concludere ricordando che tutti i nostri sforzi in questo ambito in fondo sono tesi al bene dei bambini, che hanno il diritto fondamentale di crescere con una sana comprensione della sessualità e del posto che le corrisponde nei rapporti umani. I bambini sono il tesoro più grande e il futuro di ogni società: preoccuparsi veramente di loro significa riconoscere la nostra responsabilità d'insegnare, difendere e vivere le virtù morali che sono la chiave della realizzazione umana. È mia speranza che la Chiesa negli Stati Uniti, per quanto frenata dagli eventi dell'ultimo decennio, perseveri nella sua missione storica di educare i giovani e, in tal modo, di contribuire al consolidamento di quella sana vita familiare che è la garanzia più sicura della solidarietà intergenerazionale e della salute della società nel suo insieme.

Raccomando ora voi e i vostri fratelli Vescovi, insieme al gregge affidato alle vostre cure pastorali, all'amorevole intercessione della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. A tutti voi imparto volentieri la mia Benedizione Apostolica come pegno di saggezza, forza e pace nel Signore.

 

 

[Modificato da Caterina63 10/03/2012 09:38]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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11/03/2012 21:47
 
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[SM=g1740733] Benedetto XVI invita a riscoprire la vocazione al Matrimonio (testo sopra)

Cari Amici, dopo avervi offerto il Messaggio del santo Padre ai Fidanzati e che trovate qui: www.gloria.tv/?media=263072
vi offriamo ora il meraviglioso insegnamento che il Papa ha recenteme offerto alla Chiesa per riscoprire la vocazione al Matrimonio, ed impostare le catechesi e le pastorali sull'importanza di una corretta sessualità e la riscoperta della castità per valorizzare il vero ed autentico amore....
Buona meditazione.
it.gloria.tv/?media=266744

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740717]

[SM=g1740738]
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05/05/2012 22:46
 
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Il Papa ai vescovi degli Usa: Non è esagerato dire che fornire ai giovani una solida educazione nella fede costituisce la sfida interna più urgente che la comunità cattolica nel vostro Paese deve affrontare. Il deposito della fede è un tesoro incommensurabile che ogni generazione deve trasmettere a quella successiva, conquistando i cuori a Gesù Cristo e formando le menti nella conoscenza, nella comprensione e nell'amore per la sua Chiesa





VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI CATTOLICI DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (REGIONI X-XIII) , 05.05.2012
 
Alle ore 11.30 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra un gruppo di Ecc.mi Presuli della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d’America, che sta ricevendo in questi mesi, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum" (Regioni X, XI, XII e XIII).
Dopo l’indirizzo di omaggio di S.E. Mons. Michael Jarboe Sheehan, Arcivescovo di Santa Fe, a nome dei Vescovi della XIII Regione, il Papa rivolge ai presenti il discorso che pubblichiamo di seguito:

 
DISCORSO DEL SANTO PADRE



Cari Fratelli Vescovi,


Saluto tutti voi con affetto nel Signore e vi porgo i miei oranti auguri per un pellegrinaggio ad limina Apostolorum colmo di grazia. Durante i nostri incontri ho riflettuto con voi e con i vostri Fratelli Vescovi sulle sfide intellettuali e culturali della nuova evangelizzazione nel contesto della società americana contemporanea. Oggi desidero affrontare la questione dell'educazione religiosa e della formazione nella fede della prossima generazione di cattolici nel vostro Paese.

Prima di ogni altra cosa, desidero esprimere apprezzamento per i grandi progressi compiuti negli ultimi anni nel migliorare la catechesi, rivedere i testi e renderli conformi al Catechismo della Chiesa cattolica. Sono stati inoltre compiuti sforzi importanti per preservare il grande patrimonio delle scuole, primaria e secondaria, cattoliche americane, che sono state profondamente condizionate dai cambiamenti demografici e dall'aumento dei costi, pur assicurando che l'educazione fornita rimanga alla portata di tutte le famiglie, qualunque sia la loro situazione finanziaria. Come è stato spesso osservato durante i nostri incontri, queste scuole continuano a essere una risorsa fondamentale per la nuova evangelizzazione, e l'importante contributo che danno alla società americana in generale dovrebbe essere più apprezzato e sostenuto con maggiore generosità.

A livello dell'educazione superiore, molti di voi hanno indicato un crescente riconoscimento, da parte dei college e delle università cattolici, del bisogno di riaffermare la loro identità distintiva nella fedeltà ai loro ideali fondanti e alla missione della Chiesa nel servizio al Vangelo. Rimane però ancora molto da fare, soprattutto in ambiti fondamentali quali la conformità al mandato stabilito dal canone 812 per quanti insegnano discipline teologiche. L'importanza di questa norma canonica, quale espressione tangibile di comunione ecclesiale e di solidarietà nell'apostolato educativo della Chiesa, diventa ancor più evidente se consideriamo la confusione creata da casi di apparente dissenso tra alcuni rappresentanti delle istituzioni cattoliche e la guida pastorale della Chiesa: simili disaccordi danneggiano la testimonianza della Chiesa e, come ha dimostrato l'esperienza, possono essere facilmente sfruttati per compromettere la sua autorità e la sua libertà.

Non è esagerato dire che fornire ai giovani una solida educazione nella fede costituisce la sfida interna più urgente che la comunità cattolica nel vostro Paese deve affrontare. Il deposito della fede è un tesoro incommensurabile che ogni generazione deve trasmettere a quella successiva, conquistando i cuori a Gesù Cristo e formando le menti nella conoscenza, nella comprensione e nell'amore per la sua Chiesa. È gratificante rendersi conto che, anche oggi, la visione cristiana, presentata nella sua ampiezza e nella sua integrità, si dimostra immensamente attraente per l'immaginazione, l'idealismo e le aspirazioni dei giovani, che hanno il diritto di conoscere la fede in tutta la sua bellezza, la sua ricchezza intellettuale e le sue esigenze radicali.

Qui vorrei semplicemente proporre alcuni punti che, ritengo, potranno rivelarsi utili al vostro discernimento nell'affrontare questa sfida.
Anzitutto, come sappiamo, il compito fondamentale di un'educazione autentica a ogni livello non è semplicemente quello di trasmettere conoscenze, per quanto ciò sia essenziale, ma anche quello di formare i cuori. Esiste il bisogno costante di bilanciare il rigore intellettuale nel comunicare in modo efficace, attraente e integrale la ricchezza della fede della Chiesa, con la formazione dei giovani nell'amore di Dio, nella pratica della morale cristiana e della vita sacramentale e, non ultimo, nel coltivare la preghiera personale e liturgica.

Ne consegue che la questione dell'identità cattolica, non ultimo a livello universitario, implichi molto di più del mero insegnamento della religione o della mera presenza di una cappellania nel campus. Troppo spesso, pare, le scuole e i college cattolici non sono riusciti a sfidare gli studenti a riappropriarsi della loro fede come parte delle stimolanti scoperte intellettuali che caratterizzano l'esperienza dell'educazione superiore. Il fatto che tanti nuovi studenti si trovino separati dalla famiglia, dalla scuola e dai sistemi di sostegno comunitari che in precedenza facilitavano la trasmissione della fede, dovrebbe spronare costantemente le istituzioni d'insegnamento cattoliche a creare reti di sostegno nuove ed efficaci. In ogni altro aspetto della loro educazione, gli studenti devono essere incoraggiati ad articolare una visione dell'armonia tra fede e ragione capace di guidare una ricerca della conoscenza e della virtù che duri per tutta la vita. Come sempre, un ruolo essenziale in questo processo viene svolto dagli insegnanti che ispirano gli altri con il loro amore evidente per Cristo, la loro testimonianza di solida devozione e il loro impegno verso quella sapientia Christiana che integra la fede e la vita, la passione intellettuale e il rispetto per lo splendore della verità, sia divina sia umana.
Di fatto, per sua stessa natura la fede esige una conversione costante e integrale alla pienezza della verità rivelata in Cristo. È lui il Logos creativo nel quale ogni cosa è stata creata e nel quale tutte le realtà «sussistono» (Col1, 17); è il nuovo Adamo che rivela la verità ultima sull'uomo e sul mondo in cui viviamo. In un tempo di grandi cambiamenti culturali e di dislocamenti sociali non dissimile dal nostro, Agostino indicava questo collegamento intrinseco tra fede e impresa intellettuale umana ricorrendo a Platone, il quale affermava che, secondo lui, «amare la sapienza è amare Dio» (cfr. De Civitate Dei, VIII, 8). L'impegno cristiano a favore dell'apprendimento, che ha dato vita alle università medievali, si fondava su questa convinzione che l'unico Dio, come fonte di ogni verità e bontà, è anche fonte del desiderio ardente dell'intelletto di conoscere e dell'anelito della volontà di realizzarsi nell'amore.

Solo in questa luce possiamo apprezzare il particolare contributo dell'educazione cattolica, che svolge una «diakonia della verità» ispirata da una carità intellettuale consapevole del fatto che guidare gli altri verso la verità in fondo è un atto di amore (cfr. Discorso agli educatori cattolici, Washington, 17 aprile 2008). Il riconoscere, da parte della fede, la fondamentale unità di ogni conoscenza, costituisce un baluardo contro l'alienazione e la frammentazione che avviene quando l'uso della ragione è separato dalla ricerca della verità e della virtù; in tal senso, le istituzioni cattoliche hanno un ruolo specifico da svolgere nell'aiutare a superare oggi la crisi delle università. Saldamente radicato in questa visione dell'interrelazione intrinseca tra ragione e ricerca dell'eccellenza umana, ogni intellettuale cristiano, e tutte le istituzioni educative della Chiesa, devono essere convinti, e desiderosi di convincere gli altri, che nessun aspetto della realtà rimane estraneo o non sfiorato dal mistero della redenzione e dal dominio del Signore Risorto su tutto il creato.
Durante la mia visita pastorale negli Stati Uniti ho parlato della necessità per la Chiesa in America di coltivare «una “cultura” intellettuale che sia genuinamente cattolica» (Omelia nel Nationals Stadium, Washington, 17 aprile 2008).

Assumere questo compito certamente comporta un rinnovamento dell'apologetica e un'enfasi sui tratti distintivi cattolici; in ultimo, però, deve essere volto a proclamare la verità liberatrice di Cristo e a stimolare un dialogo e una cooperazione più ampi nell'edificare una società sempre più saldamente radicata in un umanesimo autentico, ispirato dal Vangelo e fedele ai valori più alti dell'eredità civica e culturale americana. Nel momento presente della storia della vostra nazione, è questa la sfida e l'opportunità che attende tutta la comunità cattolica e che per prime tutte le istituzioni educative della Chiesa dovrebbero riconoscere e abbracciare.

Nel concludere queste brevi riflessioni, desidero esprimere ancora una volta la mia gratitudine, e quella di tutta la Chiesa, per il generoso impegno, spesso accompagnato dal sacrificio personale, dimostrato da tanti insegnanti e amministratori che operano nella vasta rete di scuole cattoliche nel vostro Paese. A voi, cari Fratelli, e a tutti i fedeli affidati alla vostra cura pastorale, cordialmente imparto la mia Benedizione Apostolica, come pegno di sapienza, gioia e pace nel Signore Risorto.



[SM=g1740722]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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21/09/2012 18:41
 
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Il Papa ai vescovi francesi: Le sfide di una società largamente secolarizza invitano ora a ricercare con coraggio e ottimismo, una risposta proponendo con audacia e inventiva la novità permanente del Vangelo. È in questa prospettiva, per spronare i fedeli del mondo intero, che ho proposto l'Anno della Fede, segnando in tal modo il cinquantesimo anniversario dell'apertura dei lavori del Concilio Vaticano II

VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI FRANCIA (1° GRUPPO), 21.09.2012

Alle ore 12.15 di oggi, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Presuli della Conferenza Episcopale di Francia (1° gruppo: province ecclesiastiche di Rouen, Rennes, Poitiers, Tours e Bordeaux), che sta ricevendo in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai Vescovi presenti, dopo l’indirizzo di omaggio del Card. Jean-Pierre Ricard, Arcivescovo di Bordeaux:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Signor Cardinale,
Cari Fratelli nell'Episcopato,

Grazie, Eminenza, per le sue parole. È la prima volta che ci ritroviamo insieme dalla mia visita apostolica del 2008 nel vostro bel Paese, caro al mio cuore.

Avevo allora tenuto a sottolineare le radici cristiane della Francia che, fin dalle origini, ha accolto il messaggio del Vangelo. Questa antica eredità costituisce un basamento solido sul quale potete fondare i vostri sforzi per continuare instancabilmente ad annunciare la Parola di Dio, nello spirito che anima la nuova evangelizzazione, tema della prossima Assemblea sinodale. La Francia possiede una lunga tradizione spirituale e missionaria, al punto da poter essere definita dal beato Giovanni Paolo II «educatrice dei popoli» (Omelia, Le Bourget, 30 giugno 1980).

Le sfide di una società largamente secolarizza invitano ora a ricercare con coraggio e ottimismo, una risposta proponendo con audacia e inventiva la novità permanente del Vangelo. È in questa prospettiva, per spronare i fedeli del mondo intero, che ho proposto l'Anno della Fede, segnando in tal modo il cinquantesimo anniversario dell'apertura dei lavori del Concilio Vaticano II: «L'Anno della fede è un invito ad un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo» (Porta fidei, n. 6).

La figura del Buon Pastore che conosce le sue pecore, parte alla ricerca di quella che si è persa, e le ama fino a dare la propria vita per loro, è una delle più suggestive del Vangelo (cfr. Gv 10). Si applica in primo luogo ai Vescovi nella loro sollecitudine per tutti i fedeli cristiani, ma anche ai sacerdoti, loro cooperatori. Il sovraccarico di lavoro che grava sui vostri sacerdoti crea un obbligo maggiore di vegliare sul «loro benessere materiale e soprattutto spirituale» (Presbyterorum ordinis, n. 7), poiché voi avete ricevuto la responsabilità della santità dei vostri sacerdoti, sapendo bene che, come vi ho detto a Lourdes «la loro vita spirituale è il fondamento della loro vita apostolica» e, di conseguenza, garante della fecondità di tutto il loro ministero. Il vescovo diocesano è dunque chiamato a manifestare una sollecitudine particolare verso i suoi sacerdoti (cfr. cic, can. 384), e più in particolare verso quanti hanno ricevuto l'ordinazione di recente e quanti sono nel bisogno o anziani. Non posso non incoraggiare i vostri sforzi per accoglierli senza mai stancarvi, per agire verso di loro con un cuore di padre e di madre e considerarli «come figli e amici» (Lumen gentium, n. 28).

Vi starà a cuore mettere a loro disposizione i mezzi di cui hanno bisogno per alimentare la loro vita spirituale e intellettuale e per trovare anche il sostegno della vita fraterna. Apprezzo le iniziative che avete preso in tal senso e che si presentano come un prolungamento dell'Anno sacerdotale, posto sotto il patrocinio del santo Curato d'Ars. È stata un'eccellente occasione per contribuire a sviluppare questo aspetto spirituale della vita del sacerdote. Proseguire in tale direzione non può che recare grande beneficio alla santità dell'intero Popolo di Dio. Ai nostri giorni, indubbiamente, gli operai del Vangelo sono pochi. È dunque urgente chiedere al Padre d'inviare operai per la sua messe (cfr. Lc 10, 2). Occorre pregare e far pregare a tal fine e v'incoraggio a seguire con maggiore attenzione la formazione dei seminaristi.

Voi volete che i gruppi parrocchiali che vi trovate a organizzare consentano una migliore qualità delle celebrazioni e una ricca esperienza comunitaria, facendo al contempo appello a una nuova valorizzazione della domenica. L'avete evidenziato nella vostra nota sui «laici in missione ecclesiale in Francia». Io stesso ho avuto l'opportunità di sottolineare in diverse occasioni questo punto essenziale per ogni battezzato. Tuttavia, la soluzione dei problemi pastorali diocesani che si presentano non dovrebbe limitarsi a questioni organizzative, per quanto importanti esse siano. Si rischia di porre l'accento sulla ricerca dell'efficacia con una sorta di «burocratizzazione della pastorale», concentrandosi sulle strutture, sull'organizzazione e sui programmi, che possono diventare «autoreferenziali», a uso esclusivo dei membri di quelle strutture.
Queste ultime avrebbero allora scarso impatto sulla vita dei cristiani allontanatisi dalla pratica regolare.

L'evangelizzazione richiede, invece, di partire dall'incontro con il Signore, in un dialogo stabilito nella preghiera, poi di concentrarsi sulla testimonianza da dare al fine di aiutare i nostro contemporanei a riconoscere e a riscoprire i segni della presenza di Dio. So anche che un po' ovunque nel vostro Paese vengono proposti ai fedeli tempi di adorazione. Me ne rallegro profondamente e v'incoraggio a fare di Cristo presente nell'Eucaristia la fonte e il culmine della vita cristiana (cfr. Lumen gentium, n. 11).

È dunque necessario che nella riorganizzazione pastorale sia sempre confermata la funzione del sacerdote che «in quanto strettamente vincolata all'ordine episcopale, partecipa della autorità con la quale Cristo stesso fa crescere, santifica e governa il proprio corpo» (Presbyterorum ordinis, n. 2).

Rendo omaggio alla generosità dei laici chiamati a partecipare a uffici e a incarichi nella Chiesa (cfr. cic, can. 228 § 1), dando così prova di una disponibilità per la quale quest'ultima è profondamente riconoscente.
È però opportuno, d'altra parte, ricordare che il compito specifico dei fedeli laici è l'animazione cristiana delle realtà temporali all'interno delle quali agiscono di propria iniziativa e in modo autonomo, alla luce della fede e dell'insegnamento della Chiesa (cfr. Gaudium et spes, n. 43). È dunque necessario vegliare sul rispetto della differenza esistente tra il sacerdozio comune di tutti i fedeli e il sacerdozio ministeriale di quanti sono stati ordinati al servizio della comunità, differenza non solo di grado ma anche di natura (cfr. Lumen gentium, n. 10). D'altro canto occorre restare fedeli al deposito integrale della fede così come è insegnata dal Magistero autentico e professata da tutta la Chiesa.
In effetti, «la stessa professione della fede è un atto personale ed insieme comunitario.

È la Chiesa, infatti, il primo soggetto della fede» (Porta fidei, n. 10). Tale professione di fede trova nella liturgia la sua espressione più alta. È importante che questa collaborazione si situi sempre nel quadro della comunione ecclesiale attorno al Vescovo, che ne è il garante, comunione per la quale la Chiesa si manifesta come una, santa, cattolica e apostolica.

Quest'anno celebrate il sesto centenario della nascita di Giovanna d'Arco. A tale proposito ho sottolineato che «uno degli aspetti più originali della santità di questa giovane è proprio questo legame tra esperienza mistica e missione politica. Dopo gli anni di vita nascosta e di maturazione interiore segue il biennio breve, ma intenso, della sua vita pubblica: un anno di azione e un anno di passione» (Udienza generale, 26 gennaio 2011).
Avete in lei un modello di santità laica al servizio del bene comune.

Vorrei inoltre sottolineare l'interdipendenza esistente tra «il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo della stessa società» (Gaudium et spes, n. 25), dal momento che la famiglia «è il fondamento della società» (Ibidem, n. 52).
Quest'ultima è minacciata in molti luoghi, come conseguenza di una concezione della natura umana che si dimostra manchevole.
Difendere la vita e la famiglia nella società non è assolutamente un atto retrogrado, ma piuttosto profetico, poiché significa promuovere valori che permettono il pieno sviluppo della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1, 26). Abbiamo qui di fronte una vera sfida da raccogliere. In effetti, «grande è il bene che la Chiesa e l'intera società s'attendono dal matrimonio e dalla famiglia su di esso fondata per non impegnarsi a fondo in questo specifico ambito pastorale. Matrimonio e famiglia sono istituzioni che devono essere promosse e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato ad esse è di fatto una ferita che si arreca alla convivenza umana come tale» (Sacramentum caritatis, n. 29).

D'altro canto, al Vescovo diocesano spetta il dovere di «difendere l'unità della Chiesa universale» (cic, can. 392 § 1), nella porzione del Popolo di Dio che gli è stata affidata, anche se al suo interno si esprimono legittimamente sensibilità diverse che meritano di essere oggetto di un'eguale sollecitudine pastorale. Le attese particolari delle nuove generazioni esigono che venga proposta loro una catechesi adeguata, affinché trovino il proprio posto nella comunità dei credenti. Mi ha fatto piacere di aver incontrato un numero considerevole di giovani francesi nella Giornata mondiale della gioventù a Madrid, con molti loro pastori, segno di un nuovo dinamismo della fede, che apre la porta alla speranza. Vi incoraggio a continuare nel vostro impegno tanto promettente, nonostante le difficoltà.

Per finire, vorrei ancora una volta rivolgere il mio incoraggiamento per l'iniziativa Diaconia 2013, mediante la quale volete esortare le vostre comunità diocesane e locali, e anche ogni fedele, a rimettere al centro del dinamismo ecclesiale il servizio al fratello, in particolare a quello più fragile. Che il servizio al fratello, radicato nell'amore di Dio, susciti in tutti voi diocesani la preoccupazione di contribuire, ognuno secondo le proprie possibilità, a fare dell'umanità, in Cristo, un'unica famiglia, fraterna e solidale!

Cari Fratelli nell'Episcopato, conosco il vostro amore e il vostro servizio alla Chiesa, e rendo grazie a Dio per gli sforzi che realizzate ogni giorno per annunciare e rendere efficace nelle vostre comunità la Parola di vita del Vangelo. Che, per intercessione della Beata Vergine Maria, patrona del vostro caro Paese, e quella delle sante co-patrone Giovanna d'Arco e Teresa di Lisieux, Dio vi benedica e benedica la Francia!


 2012 - Libreria Editrice Vaticana


(Traduzione Osservatore Romano)

[SM=g1740758] Vi ricordiamo e raccomandiamo di visitare anche l'area dedicata ai Messaggi del Papa ai Vescovi cliccando qui



[SM=g1740766]

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19/11/2012 14:42
 
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IL PAPA AI VESCOVI FRANCESI: ESERCITATE LA DIMENSIONE PROFETICA DEL VOSTRO MINISTERO

Città del Vaticano, 17 novembre 2012 (VIS).-“Il vostro Paese è ricco di una lunga storia cristiana che non può essere ignorata o sminuita, e che testimonia con eloquenza questa verità, che mostra, anche ai nostri giorni, la sua vocazione singolare”, ha detto il Papa ricevendo i prelati della Conferenza Episcopale della Francia nella sua quinquennale visita “ad Limina”.

“L'Anno della fede - ha osservato il Pontefice- ci permette di crescere nella fiducia, nella forza e nella ricchezza intrinseca del messaggio del Vangelo. Quante volte abbiamo visto che sono le parole di fede, le parole semplici e dirette, cariche della saggezza della Parola di Dio, quelle che più toccano i cuori e le menti e illuminano le decisioni? In quelle parole ed in quelle realtà vi sono le convinzioni fondamentali e i modi di pensare che possono dare speranza ad un mondo assettato di essa”.

Nei dibattiti chiave della società, la voce della Chiesa deve farsi ascoltare senza fragilità e con determinazione. Si fa ascoltare rispettando la tradizione francese in materia di distinzione tra le sfere di competenza della Chiesa e quelle dello Stato. In questo contesto, precisamente, l'armonia che esiste tra la fede e la ragione vi dà una sicurezza: il messaggio di Cristo e della sua Chiesa non è solo portatore di una identità religiosa che richiede di essere rispettata come tale; apporta una saggezza che permette di percepire con rettitudine quali sono le risposte concrete alle domande più pressanti, e a volte angoscianti dell'epoca attuale. Esercitando, come già fate, la dimensione profetica del vostro ministero episcopale, apportate a questi dibattiti una parola indispensabile di verità che libera e apre il cuore alla speranza”.

A seguire, il Papa ha elogiato i numerosi intellettuali francesi, credenti e non credenti, i quali “sono coscienti delle enormi sfide della nostra epoca, e per i quali il messaggio cristiano è un punto di riferimento insostituibile”; e ha ricordato la vitalità delle comunità religiose, in particolar modo quelle monastiche, che “arricchiscono la società intera e non solo la Chiesa” di questo Paese. Ha fatto riferimento alla liturgia, attraverso la quale la Chiesa “contribuisce all'opera civilizzatrice”, puntualizzando che in questo ambito “il rispetto delle norme stabilite esprime l'amore e la fedeltà alla Chiesa; la bellezza delle cerimonie costituisce un'opera durevole ed efficace di evangelizzazione, molto più delle innovazioni e degli aggiustamenti soggettivi,”.

Benedetto XVI ha toccato anche la questione della trasmissione della fede alle nuove generazioni, un tema di cui i vescovi “non ignorano le sfide; sia che si tratti della difficoltà relativa al passaggio della fede ricevuta – in famiglia, nella società -, sia che si tratti della fede personalmente assunta alle porte dell'età adulta, o ancora di più, della difficoltà legata ad una vera rottura nella trasmissione della fede, quando le successive generazioni vivono lontane da essa. Vi è anche l'enorme sfida di vivere in una società che non sempre condivide gli insegnamenti di Cristo, e che, a volte, ridicolizza o emargina la Chiesa cercando di confinarla esclusivamente nella sfera privata. Per fare fronte a queste enormi sfide, la Chiesa ha bisogno di testimoni credibili”.

“Coscienti della forza dell'esempio -ha detto il Papa ai vescovi- saprete trovare le parole e i gesti per incoraggiare i fedeli ad incarnare questa “unità di vita”. Devono sentire che la loro fede li impegna, che rappresenta per loro una liberazione e non un peso, che la coerenza è fonte di allegria e fecondità. Questo attiene anche al suo legame e alla sua fedeltà all'insegnamento morale della Chiesa come, ad esempio, mostrando il valore delle loro convinzioni cristiane, senza arroganza, ma con rispetto, nelle differenti circostanze in cui operano. Coloro che si dedicano alla vita pubblica hanno, in questo ambito, una responsabilità speciale. Insieme ai vescovi, devono prestare attenzione ai progetti delle leggi civili che possono mettere in pericolo l'istituzione del matrimonio tra l'uomo e la donna, il valore della vita dal concepimento fino alla morte, e il corretto orientamento della bioetica nella fedeltà ai documenti del magistero. E' oggi più necessario che mai che siano numerosi i cristiani che intraprendono il cammino del servizio al bene comune, approfondendo la Dottrina Sociale della Chiesa”.







DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AL GRUPPO DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE DI FRANCIA,
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sala del Concistoro
Sabato, 17 novembre 2012

 

Signor Cardinale, cari fratelli nell’episcopato,

La ringrazio, Eminenza, per le sue parole; conservo un ricordo molto vivo del mio soggiorno a Parigi nel 2008, che ha permesso intensi momenti di fede e un incontro con il mondo della cultura. Nel messaggio che le ho rivolto in occasione del raduno a Lourdes che lei ha organizzato lo scorso marzo, ho ricordato che «il concilio Vaticano II è stato e rimane un autentico segno di Dio per il nostro tempo». Ciò è particolarmente vero nell’ambito del dialogo tra la Chiesa e il mondo, questo mondo «con il quale vive e agisce» (cfr. Gaudium et spes, n. 40 § 1) e sul quale vuole diffondere la luce che la vita divina irradia (Ibidem, § 2). Come lei sa, più la Chiesa è consapevole del suo essere e della sua missione, più è capace di amare questo mondo, di volgere su di esso uno sguardo fiducioso, ispirato da quello di Gesù, senza cedere alla tentazione dello sconforto o del ripiegamento. E «la Chiesa, compiendo la sua missione già con questo stesso fatto stimola e dà il suo contributo alla cultura umana e civile» (Ibidem, n. 58, 4), dice il concilio.

La vostra nazione è ricca di una lunga storia cristiana che non può essere ignorata o sminuita, e che testimonia con eloquenza questa verità, che configura ancora oggi la sua singolare vocazione. Non solo i fedeli delle vostre diocesi, ma i fedeli di tutto il mondo, si aspettano molto, siatene certi, dalla Chiesa che è in Francia. Come pastori, noi siamo naturalmente consapevoli dei nostri limiti; ma, confidando nella forza di Cristo, sappiamo anche che spetta a noi essere «gli araldi della fede» (Lumen gentium, n. 50), che devono, con i sacerdoti e i fedeli, testimoniare il messaggio di Cristo «in modo tale che tutte le attività terrene dei fedeli siano pervase dalla luce del Vangelo» (Gaudium et spes, n. 43 § 5).

L’Anno della fede ci permette di accrescere la nostra fiducia nella forza e nella ricchezza intrinseche del messaggio evangelico. In quante occasioni abbiamo constatato che sono le parole della fede, parole semplici e dirette, cariche della linfa della Parola divina, a toccare meglio i cuori e le menti e ad apportare le luci più decisive? Non dobbiamo quindi aver paura di parlare con un vigore tutto apostolico del mistero di Dio e del mistero dell’uomo, e di mostrare instancabilmente le ricchezze della dottrina cristiana. In essa ci sono parole e realtà, convinzioni fondamentali e modi di ragionare che sono i soli a poter portare la speranza di cui il mondo ha sete.

Nei dibattiti sociali importanti, la voce della Chiesa deve farsi sentire senza posa e con determinazione. E lo fa nel rispetto della tradizione francese in materia di distinzione tra le sfere di competenza della Chiesa e quelle di competenza dello Stato. In tale contesto, proprio l’armonia che esiste tra la fede e la ragione vi dà una certezza particolare: il messaggio di Cristo e della sua Chiesa non è solo portatore di un’identità religiosa che esigerebbe di essere rispettata come tale; esso contiene anche una saggezza che permette di esaminare con rettitudine le risposte concrete alle questioni pressanti, e talvolta angoscianti, del tempo presente. Continuando a esercitare, come voi fate, la dimensione profetica del vostro ministero episcopale, portate in questi dibattiti una parola indispensabile di verità, che rende liberi e apre i cuori alla speranza. Questa parola, ne sono convinto, è attesa. Essa trova sempre un’accoglienza favorevole quando viene presentata con carità, non come il frutto delle nostre riflessioni, ma prima di tutto come la parola che Dio vuole rivolgere a ogni uomo.

A tale proposito, mi torna in mente l’incontro che ha avuto luogo nel Collège des Bernardins. La Francia può fregiarsi di annoverare tra i suoi figli e le sue figlie numerosi intellettuali di alto livello, alcuni dei quali guardano alla Chiesa con benevolenza e rispetto. Credenti o non credenti, essi sono consapevoli delle immense sfide della nostra epoca, in cui il messaggio cristiano è un punto di riferimento insostituibile. Può essere che altre tradizioni intellettuali o filosofiche si esauriscano, ma la Chiesa trova nella sua missione divina la sicurezza e il coraggio di predicare, in ogni occasione opportuna e non opportuna, la chiamata universale alla Salvezza, la grandezza del disegno divino per l’umanità, la responsabilità dell’uomo, la sua dignità e la sua libertà, — e malgrado la ferita del peccato — la sua capacità di discernere in coscienza ciò che è vero e ciò che è buono, e la sua disponibilità alla grazia divina. Nel Collège des Bernardins ho voluto ricordare che la vita monastica, interamente orientata alla ricerca di Dio, il quaerere Deum, risulta fonte di rinnovamento e di progresso per la cultura. Le comunità religiose, e soprattutto quelle monastiche, del vostro Paese, che conosco bene, possono contare sulla vostra stima e sulla vostra attenta sollecitudine, nel rispetto del carisma proprio di ciascuna. La vita religiosa, al servizio esclusivo dell’opera di Dio, alla quale nulla può essere preferito (cfr. Regola di san Benedetto), è un tesoro nelle vostre diocesi. Essa offre una testimonianza radicale sul modo in cui l’esistenza umana, proprio quando si pone interamente nella sequela di Cristo, realizza appieno la vocazione umana alla vita beata. L’intera società, e non solo la Chiesa, viene profondamente arricchita da tale testimonianza. Offerta nell’umiltà, nella dolcezza e nel silenzio, essa apporta per così dire la prova che nell’uomo c’è di più dell’uomo stesso.

Come ricorda il Concilio, l’azione liturgica della Chiesa fa anche parte del suo contributo all’opera civilizzatrice (cfr. Gaudium et spes, n. 58, 4). La liturgia è in effetti la celebrazione dell’evento centrale della storia umana, il sacrificio redentore di Cristo. Per questo testimonia l’amore con il quale Dio ama l’umanità, testimonia che la vita dell’uomo ha un senso e che egli è per vocazione chiamato a condividere la vita gloriosa della Trinità. L’umanità ha bisogno di questa testimonianza. Ha bisogno di percepire, attraverso le celebrazioni liturgiche, la consapevolezza che la Chiesa ha della signoria di Dio e della dignità dell’uomo. Ha diritto di poter discernere, al di là dei limiti che segneranno sempre i suoi riti e le sue cerimonie, che Cristo «è presente nel sacrificio della Messa, e nella persona del ministro» (cfr. Sacrosanctum concilium, n. 7). Conoscendo le cure di cui cercate di circondare le vostre celebrazioni liturgiche, v’incoraggio a coltivare l’arte di celebrare, ad aiutare i vostri sacerdoti in tal senso, e di lavorare senza posa alla formazione liturgica dei seminaristi e dei fedeli. Il rispetto delle norme stabilite esprime l’amore e la fedeltà alla fede della Chiesa, al tesoro di grazia che essa custodisce e trasmette; la bellezza delle celebrazioni, molto più delle innovazioni e degli accomodamenti soggettivi, fa opera duratura ed efficace di evangelizzazione.

Grande è oggi la vostra preoccupazione per la trasmissione della fede alle giovani generazioni. Molte famiglie nel vostro Paese continuano a garantirla. Benedico e incoraggio di tutto cuore le iniziative che prendete per sostenere queste famiglie, per circondarle della vostra sollecitudine, per favorire la loro assunzione di responsabilità nell’ambito educativo. La responsabilità dei genitori in questo ambito è un bene prezioso, che la Chiesa difende e promuove sia come una dimensione inalienabile e fondamentale del bene comune di tutta la società, sia come un’esigenza della dignità della persona e della famiglia. Sapete anche che in questo ambito le sfide non mancano: siano esse la difficoltà legata alla trasmissione della fede ricevuta, — familiare, sociale — quella della fede accolta personalmente alla soglia dell’età adulta, o ancora, la difficoltà costituita da una vera rottura nella trasmissione, quando si succedono diverse generazioni ormai allontanatesi dalla fede viva. C’è anche l’enorme sfida di vivere in una società che non sempre condivide gli insegnamenti di Cristo, e che a volte cerca di ridicolizzare o di emarginare la Chiesa, volendo confinarla nella sola sfera privata. Per accogliere queste immense sfide, la Chiesa ha bisogno di testimoni credibili. La testimonianza cristiana radicata in Cristo e vissuta nella coerenza di vita e con autenticità, è multiforme, senza alcun schema preconcetto. Nasce e si rinnova incessantemente sotto l’azione dello Spirito Santo. A sostegno di questa testimonianza, il Catechismo della Chiesa cattolica è uno strumento molto utile, perché mostra la forza e la bellezza della fede. V’incoraggio a farlo ampiamente conoscere, in particolare in questo anno in cui celebriamo il ventesimo anniversario della sua pubblicazione.

Nel posto che vi corrisponde, voi rendete altresì testimonianza attraverso la vostra dedizione, la vostra semplicità di vita, la vostra sollecitudine pastorale, e al di sopra di tutto, attraverso l’unione tra di voi e con il Successore dell’Apostolo Pietro. Consapevoli della forza dell’esempio, saprete così trovare le parole e i gesti per incoraggiare i fedeli a incarnare questa «unità di vita». Essi devono sentire che la loro fede li impegna, che è per loro una liberazione e non un fardello, che la coerenza è fonte di gioia e di fecondità (cfr. Esortazione apostolica Christifideles laici, n. 17). Ciò vale sia per il loro attaccamento e la loro fedeltà all’insegnamento morale della Chiesa, sia, ad esempio, per il coraggio di manifestare le loro convinzioni cristiane, senza arroganza ma con rispetto, nei diversi ambiti in cui operano. Quelli fra loro che sono impegnati nella vita pubblica hanno una responsabilità particolare in questo ambito. Con i Vescovi, avranno a cuore di prestare attenzione ai progetti di leggi civili che possono attentare alla tutela del matrimonio tra un uomo e una donna, alla salvaguardia della vita umana dal concepimento fino alla morte, e al giusto orientamento della bioetica in fedeltà ai documenti del Magistero. È più che mai necessario che siano in molti i cristiani che intraprendano il cammino del servizio al bene comune, approfondendo in particolare la Dottrina sociale della Chiesa.

Potete contare sulla mia preghiera affinché i vostri sforzi in questo ambito rechino frutti abbondanti. Per concludere, invoco la benedizione del Signore su di voi, sui vostri sacerdoti e i vostri diaconi, sui religiosi e le religiose, sulle altre persone consacrate che operano nelle vostre diocesi, e sui vostri fedeli. Che Dio vi accompagni sempre! Grazie.

[SM=g1740738]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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01/12/2012 12:06
 
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[SM=g1740758]  VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI FRANCIA (3° GRUPPO), 30.11.2012
 
Alle ore 11 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Presuli della Conferenza Episcopale di Francia (3° gruppo: province ecclesiastiche di Clermont, Lyon, Marseille, Montpellier e Toulouse), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".
 Riportiamo di seguito il testo del discorso che il Papa rivolge ai Vescovi presenti nel corso dell’incontro:
 
DISCORSO DEL SANTO PADRE
 

Signor cardinale,
 cari fratelli nell'episcopato,
 
Conservo sempre vivo il ricordo del mio viaggio apostolico in Francia in occasione delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario delle apparizioni a Lourdes dell'Immacolata Concezione. Siete l'ultimo dei tre gruppi di vescovi di Francia venuti in visita ad limina. La ringrazio, eminenza, per le sue cordiali parole. Rivolgendomi a quanti vi hanno preceduto, ho aperto una sorta di trittico la cui indispensabile predella potrebbe essere il discorso che vi ho rivolto a Lourdes nel 2008. L'esame di questo insieme inscindibile vi sarà certamente utile e guiderà le vostre riflessioni.

 Voi siete responsabili di regioni in cui la fede cristiana si è radicata molto presto e ha recato frutti ammirevoli. Regioni legate a nomi illustri che si sono adoperati tanto per il radicamento e la crescita del Regno di Dio in questo mondo: martiri come Potino e Blandina, grandi teologi come Ireneo e Vincenzo di Lérins, maestri della spiritualità cristiana come Bruno, Bernardo, Francesco di Sales e tanti altri. La Chiesa in Francia s'iscrive in una lunga stirpe di santi, dottori, martiri e confessori della fede. Siete gli eredi di una grande esperienza umana e di un'immensa ricchezza spirituale, che, senza alcun dubbio, sono quindi per voi fonte d'ispirazione nella vostra missione di pastori.

 Queste origini e questo passato glorioso, sempre presenti nel nostro pensiero e tanto cari al nostro spirito, ci permettono di nutrire una grande speranza, insieme salda e audace, al momento di raccogliere le sfide del terzo millennio e di ascoltare le aspettative degli uomini della nostra epoca, alle quali Dio solo può dare una risposta soddisfacente. La Buona Novella che abbiamo il compito di annunciare agli uomini di tutti i tempi, di tutte le lingue e di tutte le culture, si può riassumere in poche parole: Dio, creatore dell'uomo, in suo figlio Gesù ci fa conoscere il suo amore per l'umanità: «Dio è amore» (cfr. i Gv), Egli vuole la felicità delle sue creature, di tutti i suoi figli. La costituzione pastorale Gaudium et spes (cfr. n. 10) ha affrontato le questioni chiave dell'esistenza umana, sul senso della vita e della morte, del male, della malattia e della sofferenza, così presenti nel nostro mondo. Ha ricordato che, nella sua bontà paterna, Dio ha voluto dare delle risposte a tutti questi interrogativi e che Cristo ha fondato la sua Chiesa affinché tutti gli uomini potessero conoscerle. Perciò uno dei problemi più seri della nostra epoca è quello dell'ignoranza pratica religiosa in cui vivono molti uomini e donne, compresi alcuni fedeli cattolici (cfr. esortazione apostolica Christifideles laici, capitolo v).

 Per questo motivo la nuova evangelizzazione, nella quale la Chiesa si è risolutamente impegnata dal concilio Vaticano II e della quale il motu proprio Ubicumque et semper ha delineato le principali modalità, si presenta con un'urgenza particolare, come hanno sottolineato i padri del Sinodo che si è da poco concluso. Essa chiede a tutti i cristiani di rendere ragione della speranza che è in loro (cfr. 1 Pt 3, 15), consapevole che uno degli ostacoli più temibili della nostra missione pastorale è l'ignoranza del contenuto della fede.
Si tratta in realtà di una duplice ignoranza: un disconoscimento della persona di Gesù Cristo e un'ignoranza della sublimità dei suoi insegnamenti, del loro valore universale e permanente nella ricerca del senso della vita e della felicità. Questa ignoranza provoca inoltre nelle nuove generazioni l'incapacità di comprendere la storia e di sentirsi eredi di questa tradizione che ha modellato la vita, la società, l'arte e la cultura europee.


 Nell'attuale Anno della fede, la Congregazione per la Dottrina della Fede, nella nota del 6 gennaio 2012, ha dato le indicazioni pastorali auspicabili per mobilitare tutte le energie della Chiesa, l'azione dei suoi pastori e dei suoi fedeli, al fine di animare in profondità la società. È lo Spirito Santo che, «con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente la rinnova» (Lumen gentium, 4).
 Questa nota ricorda che «ogni iniziativa per l'Anno della fede vuole favorire la gioiosa riscoperta e la rinnovata testimonianza della fede. Le indicazioni qui offerte hanno lo scopo di invitare tutti i membri della Chiesa ad impegnarsi perché quest'Anno sia occasione privilegiata per condividere quello che il cristiano ha di più caro: Cristo Gesù, Redentore dell'uomo, Re dell'Universo, “autore e perfezionatore della fede” (Eb 12, 2)».

Il Sinodo dei vescovi ha proposto di recente a tutti e a ognuno i mezzi per condurre a buon fine questa missione. L'esempio del nostro divino Maestro è sempre il fondamento di tutta la nostra riflessione e della nostra azione. Preghiera e azione, questi sono i mezzi che il nostro Salvatore ci chiede ancora e sempre di utilizzare.

 La nuova evangelizzazione sarà efficace se coinvolgerà a fondo le comunità e le parrocchie. I segni di vitalità e l'impegno dei fedeli laici nella società francese sono già una realtà incoraggiante. Molti sono stati in passato gli impegni dei laici; penso a Pauline-Marie Jaricot, della cui morte abbiamo celebrato il centocinquantesimo anniversario, e alla sua opera per la diffusione della fede, così determinante per le missioni cattoliche nel XIX e XX secolo.

I laici, con i loro vescovi e i sacerdoti, sono protagonisti nella vita della Chiesa e nella sua missione di evangelizzazione. In diversi suoi documenti (Lumen gentium, Apostolicam actuositatem, tra gli altri), il concilio Vaticano II ha sottolineato la specificità della loro missione: permeare le realtà umane dello spirito del Vangelo. I laici sono il volto del mondo nella Chiesa e allo stesso tempo il volto della Chiesa nel mondo. Conosco il valore e la qualità del multiforme apostolato dei laici, uomini e donne. Unisco la mia voce alla vostra per esprimere loro i miei sentimenti di stima.


 La Chiesa in Europa e in Francia non può restare indifferente dinanzi alla diminuzione delle vocazioni e delle ordinazioni sacerdotali, e neppure degli altri tipi di chiamate che Dio suscita nella Chiesa. È urgente mobilitare tutte le energie disponibili, affinché i giovani possano ascoltare la voce del Signore. Dio chiama chi vuole e quando vuole. Tuttavia, le famiglie cristiane e le comunità ferventi restano terreni particolarmente favorevoli. Queste famiglie, queste comunità e questi giovani sono dunque al centro di ogni iniziativa di evangelizzazione, malgrado un contesto culturale e sociale segnato dal relativismo e dall'edonismo.

 Essendo i giovani la speranza e il futuro della Chiesa e del mondo, non voglio tralasciare di menzionare l'importanza dell'educazione cattolica. [SM=g1740722]
Questa svolge un compito ammirevole, spesso difficile, reso possibile dall'instancabile dedizione dei formatori: sacerdoti, persone consacrate o laici. Al di là del sapere trasmesso, la testimonianza di vita dei formatori deve permettere ai giovani di assimilare i valori umani e cristiani al fine di tendere alla ricerca e all'amore del vero e del bello (cfr. Gaudium et spes, 15). Continuate a incoraggiarli e ad aprire loro nuove prospettive affinché beneficino anche dell'evangelizzazione. Gli istituti cattolici sono chiaramente al primo posto nel grande dialogo tra la fede e la cultura. L'amore per la verità che irradiano è di per sé evangelizzatore. Sono ambiti d'insegnamento e di dialogo, e anche centri di ricerca, che devono essere sempre più sviluppati, più ambiziosi.


 Conosco bene il contributo che la Chiesa in Francia ha apportato alla cultura cristiana. So della vostra attenzione -- e vi incoraggio in tal senso -- a coltivare il rigore accademico e a tessere legami più intensi di comunicazione e di collaborazione con università di altri Paesi, sia perché beneficino degli ambiti in cui eccellete, sia perché impariate da loro, al fine di servire sempre meglio la Chiesa, la società, l'intero uomo. Sottolineo con gratitudine le iniziative prese in alcune vostre diocesi per favorire l'iniziazione teologica di giovani studenti di discipline profane.

 La teologia è una fonte di sapienza, di gioia, di meraviglia che non può essere riservata solo ai seminaristi, ai sacerdoti e alle persone consacrate. Proposta a numerosi giovani e adulti, essa li conforterà nella fede e farà di loro, senza alcun dubbio, apostoli audaci e convincenti. È dunque una prospettiva che potrebbe essere ampiamente proposta agli istituti superiori di teologia, come espressione della dimensione intrinsecamente missionaria della teologia e come servizio della cultura nel suo significato più profondo.

 Quanto alle scuole cattoliche che hanno modellato la vita cristiana e culturale del vostro Paese, esse hanno oggi una responsabilità storica. Ambito di trasmissione del sapere e di formazione della persona, di accoglienza incondizionata e di apprendimento della vita in comune, godono spesso di un meritato prestigio. È necessario trovare i percorsi affinché la trasmissione della fede resti al centro del loro progetto educativo. La nuova evangelizzazione passa per queste scuole e per la multiforme opera dell'educazione cattolica che sottende numerose iniziative e movimenti, per la qual cosa la Chiesa è riconoscente.
L'educazione ai valori cristiani è la chiave della cultura del vostro Paese.
Aprendo alla speranza e alla libertà autentica, essa continuerà ad apportarle dinamismo e creatività. L'ardore conferito alla nuova evangelizzazione sarà il nostro contributo migliore allo sviluppo della società umana e la risposta migliore alle sfide di ogni tipo che tutti devono affrontare in questo inizio del terzo millennio.

Cari fratelli nell'episcopato, affido voi, come pure il vostro lavoro pastorale e l'insieme delle comunità che vi sono state affidate, alla sollecitudine materna della Vergine Maria che vi accompagnerà nella vostra missione nel corso degli anni a venire!
E come ho affermato prima di lasciare la Francia nel 2008: «Da Roma vi resterò vicino e quando sosterò davanti alla riproduzione della Grotta di Lourdes, che da oltre un secolo si trova nei Giardini Vaticani, penserò a voi. Che Dio vi benedica!».




Fraternamente CaterinaLD

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07/01/2013 11:43
 
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[SM=g1740733] Papa/ Nel 2013 incontra solo vescovi italiani in visita ad limina

Concluso il primo ciclo di incontri del pontificato Ratzinger


Città del Vaticano, 5 gen. (TMNews)


Benedetto XVI ha concluso lo scorso novembre, con l'udienza ai vescovi della Francia, il suo primo ciclo di incontri con i vescovi di tutto il mondo per le visite 'ad limina apostolorum'.


Nel 2013 incontrerà soltanto i presuli della Conferenza episcopale italiana.

"In questo 2013 - spiega all''Osservatore romano' l'arcivescovo Lorenzo Baldisseri, segretario della Congregazione per i Vescovi - saranno i vescovi italiani a recarsi in pellegrinaggio alle tombe degli apostoli e a incontrare il successore di Pietro.
E' una visita, la loro, molto significativa, perché il Papa è il vescovo di Roma quindi ha un legame molto stretto con i vescovi d'Italia: potremmo dire che il Papa è 'vescovo italiano'.

Lo svolgimento dell'Anno della fede non permetterà la visita di altre Conferenze episcopali, considerata anche l'ampiezza della Conferenza episcopale italiana".


"Visita ad limina apostolorum significa 'visita alle soglie degli Apostoli', nel senso che i vescovi sono periodicamente invitati ad andare a Roma per videre Petrum, compiere un pellegrinaggio alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, fondatori della Chiesa di Roma ed esprimere e rafforzare l'unità e la collegialità della Chiesa", ricorda il presule. 

"I canoni 399 e 400 del Codex iuris canonici in effetti prescrivono le visite a scadenza quinquennale, ma per eventi e circostanze particolari tale scadenza spesso non viene osservata".

**************************        
  
[SM=g1740758] Card. Ouellet: così in sette anni il Papa ha ascoltato tutti i vescovi del mondo

Benedetto XVI sta incontrando in questi giorni i vescovi italiani in visita ad Limina. Un evento che segue al completamento, in questi sette anni di Pontificato, delle visite di tutti i vescovi del mondo alla Sede Apostolica. Un traguardo su cui si sofferma il prefetto della Congregazione dei Vescovi, il cardinale Marc Ouellet, intervistato da Olivier Bonnel:

R. - La Visita “ad Limina” è di origini antichissime. La prima traccia si trova nella Lettera di San paolo ai Galati. Con la venuta dei vescovi a Roma, si rende visibile l’universalità della Chiesa, nella sua unità e nella sua diversità. Colpisce, infatti, l’universalità che proviene dalla pluralità delle culture, ma in profondità la sua universalità deriva da Cristo, l’unico salvatore.

D. - Quali sono i principali frutti di questi incontri?

R. - I frutti sono innanzitutto spirituali, perché venendo a Roma ogni vescovo conferma la professione della propria fede sulla tomba di San Pietro. Attraverso l’incontro del vescovo con il Papa, si rafforza l’unità e la collegialità tra i vescovi e il successore di Pietro e la Chiesa stessa si rinsalda nella comunione e nello slancio missionario.

D. - Ci sono, ovviamente, in tante diocesi situazioni difficili, a volte drammatiche: pensiamo ai tanti Paesi che vivono situazioni di guerra, come la Siria, o emergenze umanitarie, come l’Africa. La Chiesa si fa vicina particolarmente a chi è in difficoltà…

R. - Quando un vescovo giunge a Roma, porta in sé le gioie, le speranze e le sofferenze della sua Chiesa. Nella fraternità della Chiesa, si condividono le sofferenze provocate da tante situazioni negative e in questa condivisione ogni vescovo si sente sostenuto dal Papa e dai vescovi a svolgere la sua missione, a favore della giustizia e della pace.

D. - Il Papa, per quanto riguarda le diocesi in Occidente, è preoccupato in particolare per la questione antropologica: la famiglia, la tutela della vita, la libertà educativa ed ora anche l’obiezione di coscienza…

R. - Nell’incontro personale con i vescovi, il Papa si mostra padre di tutti e indica la via per ritrovare i fondamenti della persona, della famiglia, della tutela della vita e del senso autentico della libertà.

D. - Grande attenzione è anche rivolta dal Santo Padre alle Chiese che subiscono persecuzioni violenze, che non godono libertà religiosa…

R. - Non può essere diversamente, perché la libertà di professare la propria fede è stata introdotta nel mondo dal cristianesimo. Quest’anno, ricordiamo il 17.mo Centenario dell’Editto di Costantino, con il quale l’imperatore concesse la libertà di culto. Tale libertà appartiene alla persona in quanto tale ed è il fondamento di ogni altra libertà. Questo diritto deve essere riconosciuto e sancito dagli ordinamenti civili di ogni nazione e questo diritto della persona compete anche alle comunità religiose, che devono potersi organizzare e svolgere le loro attività culturali, educative ed assistenziali, secondo il proprio credo. La libertà religiosa - di cui il Beato Giovanni Paolo II è stato apostolo e pioniere - deve essere riconosciuta e promossa per tutti, come il Santo Padre insegna.

D. - Tutti i vescovi, commentando i colloqui con il Papa, restano colpiti dalla sua capacità di ascolto…

R. - Quello dell’ascolto è un tratto caratteristico della personalità del Papa. Questo ascolto si approfondisce con domande che il Santo Padre rivolge ai vescovi, che riguardano situazioni particolari e la vita stessa delle diocesi, in un dialogo fraterno e sincero, come si addice ai responsabili della Chiesa. Il Papa offre ad ogni vescovo l’esempio di come ascoltare, per poi guidare la Chiesa sulla via del Signore.

D. - Quali sono le impressioni del Santo Padre dopo questi incontri?

R. - Oserei rispondere con quanto disse Benedetto XVI, nell’omelia della Messa per l’inizio del suo Pontificato: “La Chiesa è viva. La Chiesa è giovane. Essa porta in sé il futuro del mondo e perciò mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro”. Questa realtà, credo che il Santo Padre abbia potuto costatarla nei sette anni durante i quali ha incontrato i vescovi del mondo, riscontrando la vitalità della Chiesa su tutta la terra, che - tra le sofferenze del mondo - è continuamente ringiovanita e resa bella dallo Spirito Santo, con la forza del Vangelo.

da Radio Vaticana


[SM=g1740771]


[Modificato da Caterina63 30/01/2013 13:10]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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