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Omelie ed interventi di mons. Burke, cardinale

Ultimo Aggiornamento: 02/10/2017 11:08
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26/01/2010 23:40
 
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OMELIA DELL'ARCIV. BURKE NELLA MESSA PONTIFICALE CELEBRATA NELLA PARROCCHIA DI ARTALLO - IM PER LA FESTA DI S. SEBASTIANO




S. E. R. Mons. RAYMOND LEO BURKE
Arcivescovo Emerito di Saint Louis
Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica



Sia lodato Gesù Cristo.

San Sebastiano, l’amatissimo patrono della vostra Parrocchia, è uno dei più venerati Santi della Chiesa. Egli continua, come ha fatto nella sua breve vita, a condurre gli altri a Cristo, nostro unico Salvatore. Egli ha scelto la professione di soldato nelle legioni dell’Imperatore romano non per il suo proprio interesse, ma per un solo scopo, cioè per aiutare i confessori e martiri, i membri della Chiesa perseguitati per la loro fedeltà a Cristo. La testimonianza della sua vita e i favori straordinari concessi dal Signore per le mani di San Sebastiano, hanno dato coraggio e forza ai fratelli cristiani sotto persecuzione e, in più, hanno attratto molti a diventare cristiani, membri della Chiesa. Quando la persecuzione della Chiesa a Roma diventava più feroce, San Sebastiano, per volontà del Romano Pontefice, è rimasto al suo posto dando incoraggiamento e sostegno a quelli arrestati e soggetti a varie forme di tortura perché rifiutavano di tradire il loro amore per Cristo. Avendo aiutato tanti fratelli ad essere fedeli fino alla morte, come martiri, San Sebastiano stesso è stato arrestato e condannato a morte. Dopo il suo martirio, i pii cristiani hanno cercato il suo corpo e lo hanno seppellito nelle catacombe che oggi portano il suo nome. Nelle Catacombe di San Sebastiano il nostro patrono continua a condurre pellegrini a Cristo e a manifestare a loro i segni dell’amore misericordioso del Signore.

Nella Lettera agli Ebrei, il Signore ci insegna che i Suoi fedeli amici, come i grandi profeti dell’Antico Testamento, per la loro fede “Conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trassero forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri” ( Eb. 11, 33-34). Il Signore ci insegna che i Suoi amici rifiutarono una liberazione passeggera, offerta a loro in questo mondo, “per ottenere una migliore risurrezione” nel mondo che verrà ( Eb. 11, 35). Seguendo l’esempio dei grandi amici del Signore, che hanno fedelmente ed eroicamente aspettato l’adempimento delle Sue promesse, San Sebastiano erede della salvezza promessa per i profeti, ha rifiutato una liberazione materiale per conservare la sua libertà di coscienza e conseguire la liberazione perfetta ed eterna nel Regno dei Cieli. Nella vita di San Sebastiano vediamo la verità dell’insegnamento del Signore:

Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti (Lc. 6, 22-23).

San Sebastiano ha sofferto la passione e morte di martire per il suo fedele amore del Signore. I nemici del Signore hanno pensato di distruggere San Sebastiano e la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo. Invece, il Signore ha dato a lui la grazia della vita eterna, la grazia di partecipare nella risurrezione alla vita nella Comunione dei Santi nei cieli. Così, San Sebastiano rimane vivo nella Chiesa, continuando ad attrarci a Cristo e ad intercedere incessantemente per le nostre intenzioni.

Noi oggi ci troviamo in una situazione molto simile a quella di San Sebastiano. Non è che noi ci confrontiamo con una persecuzione sanguinosa della Chiesa di Cristo, ma certamente affrontiamo una forza terribili di secolarizzazione che ci indurrebbe a tradire Cristo e il nostro amore verso di Lui. Ogni giorno nei vari settori della nostra vita e specialmente con i mezzi della comunicazione, il mondo ci offre una falsa liberazione passeggera, che in verità è una schiavitù, in cambio della vera libertà che conseguiamo per l’obbedienza alla volontà di Dio, ai Suoi comandamenti, cioè per la sequela fedele e generosa di Cristo. La persecuzione della Chiesa oggi, se non è sanguinosa, non è meno pericolosa, perché trasforma la società cristiana in un popolo alienato da Dio e dalle fonti della vita eterna, specialmente la sana dottrina e i Sacramenti, che Dio ci offre incessantemente e senza limiti nella Chiesa. Nella situazione della secolarizzazione della società dobbiamo pregare per intercessione di San Sebastiano per la grazia che sia dato incoraggiamento e sostegno ai nostri fratelli nella Chiesa, perché rimangano fedeli nell’amore di Cristo e così adempiano la nuova evangelizzazione del nostro mondo. Il santo patrono ci da un esempio da seguire, essendo coraggiosi noi stessi ed aiutando i fratelli ad essere coraggiosi.

In modo speciale preghiamo oggi per la vostra Parrocchia di San Sebastiano come una grande famiglia di famiglie cristiane, perché tutte le case trovino l’aiuto in parrocchia per essere veri santuari di Dio, case nelle quali l’amore di Cristo anima tutti e si estende ai vicini e a tutti i fratelli della comunità più estesa. Nel mondo di oggi c’è una grande sete di Cristo e della libertà che Egli solo ci offre. Nelle case cristiane e nella parrocchia i nostri fratelli devono trovare le fonti di acqua viva, le fonti di grazia divina, le fonti del Magistero della Chiesa e dei Sacramenti, specialmente, la Penitenza e la Santa Eucaristia, che osso estinguere la sete spirituale di un mondo secolarizzato. Preghiamo perché voi parrocchiani cresciate nell’amore di Cristo e portiate questo amore in ogni settore della vostra attività quotidiana. Che San Sebastiano interceda per voi perché seguiate il suo esempio nel difendere e sostenere la vita della Chiesa contro tutto quanto può farla venir meno.

Adesso eleviamo i nostri cuori, per il Sacrificio Eucaristico, al glorioso Cuore trafitto di Gesù, aperto dalla lancia del centurione, e sempre pronto ad accoglierci affinché, nell’incontro col Signore Eucaristico, possiamo essere fortificati per divenire, con San Sebastiano, una fonte viva di incoraggiamento e sostegno nella sequela di Cristo per i nostri fratelli. Uniti interiormente al Cuore Eucaristico di Cristo, diventiamo con Cristo, come San Sebastiano, un’oblazione di puro e gratuito amore per i nostri fratelli. E’ nel Cuore Eucaristico di Cristo che troviamo l’ispirazione e la forza per essere, con San Sebastiano, forti e affidabili testimoni di Cristo e della Sua Chiesa, e così le vostre case e la vostra parrocchia diventeranno centri della nuova evangelizzazione, della trasformazione della nostra società secondi il Cuore di Cristo.

Cuore di Gesù, fonte di vita e di santità, abbi pietà di noi;
Cuore Immacolato di Maria, prega per noi;
San Giuseppe, prega per noi;
San Sebastiano, martire, prega per noi.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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30/12/2010 15:32
 
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di fra Francesco M. Iuliani FI
http://www.diocesiportosantarufina.it/home/news_det.php?neid=864

Domenica 26 dicembre 2010 abbiamo avuto una grande grazia, un bel regalo di Natale nella nostra Parrocchia di Santa Maria di Nazareth: è venuto a farci visita Sua Eminenza il Cardinale Raymond Leo Burke, Prefetto della Segnatura Apostolica, creato Cardinale di Santa Romana Chiesa appena un mese fa dal Santo Padre Benedetto XVI. Il prelato ha celebrato la Santa Messa nella forma straordinaria, dunque in latino, con un solenne pontificale davvero ricco di bellezza e di sacralità.

Con grande piacere possiamo dire che i fedeli hanno risposto con entusiasmo alla visita del Cardinale, hanno gremito la Chiesa parrocchiale sin dall’inizio della celebrazione eucaristica e hanno partecipato con attenzione alla lunga liturgia aiutati dai sussidi, con traduzioni in italiano delle letture e delle orazioni della Santa Messa.

All’ora stabilita Mons. Burke con il nostro Vescovo S.E. Mons. Gino Reali, i Fondatori dei Francescani dell’Immacolata P. Stefano M. Manelli e P. Gabriele M. Pellettieri e i ministri sacri sono entrati processionalmente nella Chiesa che per l'occasione era stata abbellita in modo particolare e dopo una breve adorazione del Santissimo Sacramento è iniziata la vestizione del Cardinale con i paramenti sacri; i ministranti, frati e giovani della Parrocchia, hanno portato gli abiti liturgici color oro per la vestizione del Cardinale al trono. Subito dopo è iniziato il rito della Messa con le suggestive preghiere ai piedi dell’altare e il confiteor.

Ad ornamento di tanta solennità c’è da sottolineare anche la bravura della corale composta da frati e suore che con le loro voci hanno aiutato a partecipare meglio al grande mistero del Sacrificio dell’Altare e a rendere evidente la magnifica solennità della liturgia. La Santa Messa è proseguita con l’Introito, il Kyrie, il Gloria in excelsis Deo, la lettura e la proclamazione del Vangelo domenicale; poi è arrivato il consueto momento dell’omelia in cui il Cardinale ha davvero toccato le menti e i cuori degli uditori con parole piene di sapienza. La Santa Famiglia di Nazareth è un modello anche nel mondo odierno, nella nostra città, nelle nostra parrocchia, per vivere profondamente e cristianamente il matrimonio e per rivitalizzare con Cristo la cellula fondamentale della società, la famiglia.

Illuminanti sono state anche le parole che Sua Eminenza ha espresso circa il mistero della Messa e sulla conseguente bellezza della liturgia antica che riesce ad esprimere in modo mirabile la fede della Chiesa nella presenza reale del Signore Gesù nel Sacramento dell'altare; ha inoltre esortato noi, Francescani dell’Immacolata, a far conoscere questo grande tesoro della Chiesa che ha radici millenarie e si è congratulato per la possibilità che si dà ai fedeli, in questa parrocchia, di poter partecipare anche alla liturgia antica (vai al testo completo dell'omelia).

La Santa Messa è proseguita nel modo consueto e ha avuto il suo momento più alto nella consacrazione; il suono dell’organo, l’incenso, l’orientamento alla Croce del celebrante, il silenzio, le genuflessioni hanno davvero reso pregnante il momento in cui si ripresenta il Sacrificio della Croce in modo reale e sostanziale sull’altare. Altro momento importante è stato quello della Comunione, in cui tra l’altro, i fedeli si sono accostati numerosi per ricevere il Corpo di Cristo con atteggiamento devoto e rispettoso, ricevendo il Signore in ginocchio e sulla lingua, come prescrive il Rito Romano Antico e come il Santo Padre insegna attraverso le Sue celebrazioni eucaristiche. Al termine della Messa è stato suggestivo il momento della svestizione del Cardinale avvenuta al trono. Infine, Sua Eminenza, dopo aver indossato la cappa magna (un lungo mantello rosso), segno della dignità dei Cardinali, principi della Chiesa, si è avviato processionalmente in sacrestia.

Nel teatro della Parrocchia, infine, c’è stata la foto di gruppo del Cardinale con il Vescovo, i Sacerdoti, i ministranti, i frati e le suore e il saluto con tanto di indulgenza plenaria; Sua Eminenza non ha mancato, prima di ritornare in Vaticano, di benedire tutte le famiglie della Parrocchia e di pregare per tutte le nostre necessità.

Ringraziamo il Signore e l’Immacolata per questo giorno di grazia e speriamo che il Cardinale possa tornare a visitarci.

P. Stefano M. Manelli e P. Gabriele M. Pellettieri, Fondatori dei Francescani dell'Immacolata
 

il coro composto dai Frati e dalle Suore della Congregazione

 la Chiesa gremita di fedeli

il parroco, P. Settimio Manelli, mentre assiste Sua Eminenza

  

solenne Benedizione al termine del rito

dopo la Messa, Mons. Gino Reali saluta il Card. Burke 

il Card. Burke imparte una speciale Benedizione ai Religiosi e alle Religiose
della Congregazione dei Francescani dell'Immacolata


OMELIA
di S.E.R. il Sig. Cardinale Raymond Leo Burke
Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica

ROMA - Casalotti, Parrocchia di Santa Maria di Nazareth
26 dicembre 2010, Festa della Santa Famiglia

Sia lodato Gesù Cristo!

Il mistero dell’amore divino verso di noi, che si esprime in modo perfetto e meraviglioso nella Natività del Nostro Signore Gesù Cristo, necessita, per la sua grandezza e profondità, una celebrazione di otto giorni. Durante l’ottava di celebrazione della Natività di Gesù, noi riceviamo la grazia di conoscere più compiutamente il mistero e di viverlo più ardentemente nelle circostanze della nostra vita quotidiana. Il mistero è che Dio si è fatto uomo per salvarci dai nostri peccati e per donarci la sua vita, il settiforme dono dello Spirito Santo. San Paolo ha descritto il mistero con queste parole della Lettera ai Galati che abbiamo appena ascoltato: "Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio" (Gal 4,4-7).

La realtà del mistero della Incarnazione Redentiva è che noi siamo figli di Dio nel Suo unico Figlio, Gesù Cristo, Seconda Persona della Santissima Trinità fatta carne, fatta uno di noi, nato dalla Vergine Maria a Betlemme.


Il Vangelo di oggi sottolinea per noi sia la realtà dell’Incarnazione sia il suo fine, la Redenzione. Quando Maria, la Madre di Gesù, e San Giuseppe, il suo Padre adottivo e Custode, presentarono il neonato Bambino Gesù nel tempio a Gerusalemme, il sant’uomo Simeone e la santa donna Anna, hanno subito parlato del destino del Divino Bambino, un destino che non sarebbe nient’altro che la battaglia definitiva contra il Maligno e le sue forze sul Calvario, riuscendo in una vittoria di vita, la Risurrezione, Ascensione e Pentecoste, l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa e nell’anima di ogni membro della Chiesa. Simeone, prendendo il Bambino Gesù tra le braccia, ha pregato il Signore in termini chiarissimi e incontrovertibili: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la sua salvezza, ...” (Lc 2,29-30). E la profetessa Anna, vedendo il Bambino Gesù nelle braccia di Simeone “si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (Lc 2,38).

Il Vangelo ci dice che, dopo la Presentazione, Gesù, nel quale lo Spirito Santo era presente in tutta la Sua potenza, “cresceva e si fortificava, pieno di sapienza” (Lc 2,40). Queste parole si applichino alla nostra vita di figli nel Figlio unico di Dio. Grazie all’Incarnazione Redentiva, lo Spirito Santo è stato riversato nelle nostre anime, purificandoci e fortificandoci per fare le cose di Dio, per vivere una vita santa in questo mondo per arrivare alla fine del nostro pellegrinaggio terreno, cioè la vita eterna nel Regno dei Cieli.

Nel contesto di questa celebrazione della Santa Messa nella forma straordinaria del Rito Romano, vorrei sottolineare l’aspetto più elevato e perfetto della nostra vita in Cristo, cioè la nostra partecipazione nel culto divino, specialmente per la celebrazione del Sacrificio Eucaristico. L’unione del cielo e della terra, compiuta per la Natività del Nostro Signore Gesù Cristo, per Sua Morte sulla Croce e per Sua Risurrezione, si realizza sempre di nuovo per noi nella Santa Messa. Per il Sacrificio Eucaristico, Gesù fa sempre presente il Sacrificio di Calvario, dandoci il dono del Suo Corpo e del Suo Sangue, con l’anima e la divinità, come cibo spirituale per sostenerci nel nostro pellegrinaggio sulla terra e per portarci certamente alla nostra dimora duratura in Cielo (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1374).

La realtà dell’Incarnazione Redentiva che ci stupisce in questi giorni deve stupirci di nuovo e sempre più profondamente ogni volta che assistiamo alla Santa Messa. Il Rito della Messa, sviluppato nella Chiesa sotto la guida dello Spirito Santo, in ogni suo dettaglio volge i nostri occhi a vedere il grande Mistero dell’amore di Dio per noi, amore incommensurabile e incessante, compiuto nell’azione della Santa Messa.

Dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, ma non in ragione del Concilio, la modalità di riforma del Rito della Messa per certi versi ha abbastanza oscurato l’azione divina nella Santa Messa, unendo cielo e terra, e ha indotto alcuni al pensiero erroneo che la Santa Liturgia è una nostra attività, che in qualche senso noi abbiamo inventato e con la quale allora noi possiamo fare esperimenti.

La verità della Sacra Liturgia è ben diversa. Infatti, la Sacra Liturgia è l’azione di Gesù Cristo, vivo nel Suo Corpo Mistico per l’effusione dello Spirito Santo; è il Suo dono a noi, che dobbiamo ricevere, apprezzare e salvaguardare secondo le indicazioni dei nostri Pastori e specialmente del Santo Padre, il Vicario di Cristo sulla terra, e perciò Pastore della Chiesa Universale. Siamo chiamati così nel tempo attuale ad accogliere l’insegnamento e la disciplina che il nostro Santo Padre Benedetto XVI ci ha dato nella sua Lettera Apostolica Summorum Pontificum, per la quale egli ha voluto restaurare la forma del Rito della Messa per esprimere più pienamente ed efficacemente la verità della Sacra Liturgia.

Stabilendo “il Messale Romano promulgato da San Pio V e nuovamente edito dal Beato Giovanni XXIII” come “forma straordinaria della Liturgia della Chiesa”, il Santo Padre ha voluto tenere questa forma del Rito “nel debito onore per il suo uso venerabile e antico”, che risale al pontificato di San Gregorio Magno e che è stato sempre rispettato e salvaguardato lungo la plurisecolare vita della Chiesa (“Missale autem Romanum a S. Pio V promulgatum et a beato Ioanne XXIII denuo editum ... extraordinaria expressio eiusdem «Legis orandi» Ecclesiae ... ob venerabilem et antiquum eius usum debito gaudeat honore”: Benedictus PP. XVI, Lettera Apostolica «Motu proprio data», Summorum Pontificum, “De usu extraordinario antiquae formae Ritus Romani”, 7 Iulii 2007, Acta Apostolicae Sedis, 99 [2007], p. 779, art. 1).

Le due forme, cioè la forma ordinaria e la forma straordinaria, dell’unico Rito Romano non significano nessuna divisione nella Chiesa ma rispecchiano l’unità organica del culto divino lungo i secoli cristiani ed infatti provvede per il mutuo arricchimento delle due forme per esprimere più fedelmente la realtà del culto divino, l’azione di Dio che viene a incontrarci con il dono incomparabile del Suo amore verso di noi, il dono del Figlio di Dio fatto uomo, soprattutto nella Santissima Eucaristia.

Così il nostro Santo Padre, al tempo della promulgazione della Lettera Apostolica Summorum Pontificum, ha scritto queste parole ai Vescovi di tutto il mondo: "Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e dar loro il giusto posto" (Benedictus PP. XVI, Epistula “Ad Episcopos Catholicae Ecclesiae Ritus Romani”, 7 Iulii 2007, Acta Apostolicae Sedis, 99 [2007], p. 798).

Seguendo il magistero del Santo Padre, molto giustamente celebriamo il Rito Romano secondo la forma straordinaria oggi per aiutarci ad entrare più pienamente nella conoscenza del Mistero della Fede, il mistero dell’amore di Dio verso di noi, ed rispondere al mistero con amore puro e disinteressato verso Dio ed il prossimo.

Visitando la vostra parrocchia oggi, vorrei, in modo particolare, ringraziare l’Eccellentissimo e Reverendissimo Monsignor Gino Reali, Vescovo di questa Diocesi di Porto - Santa Rufina, che mi ha invitato a celebrare questa Santa Messa e ci onora con la sua presenza, e i Frati dell’Immacolata che hanno la cura della Parrocchia, per la loro cura a provvedere per la più fedele, e perciò ricca, celebrazione possibile del Rito Romano per i parrocchiani. In modo particolare, ringrazio loro per la fede cattolica autentica e devota che esprimono in tutte le celebrazioni della Sacra Liturgia e che nutrono con la regolare celebrazione della forma straordinaria del Rito Romano.

Venendo in mezzo a voi in questo santo tempo della Natività del Nostro Signore Gesù Cristo, prego, in modo speciale, per la vostra parrocchia di Santa Maria di Nazareth, quale grande famiglia di famiglie cattoliche, perché tutte le case nella parrocchia trovino aiuto nella parrocchia per essere veri santuari di Dio, case nelle quali l'amore di Cristo, ricevuto in modo più pieno e perfetto per la partecipazione alla Santa Messa, animi tutti e si estenda ai vicini e a tutti i fratelli della comunità più estesa. Nel mondo di oggi c'è grande sete di Cristo e della libertà che Egli solo ci offre. Nelle case cattoliche e nella parrocchia i nostri fratelli devono trovare le fonti di acqua viva, le fonti di grazia divina, le fonti del Magistero della Chiesa e dei Sacramenti, specialmente, la Penitenza e la Sacra Eucaristia, che possono estinguere la sete spirituale di un mondo tristemente secolarizzato.

Preghiamo perché voi parrocchiani, per la vostra partecipazione alla Sacra Liturgia, celebrata in fedeltà al magistero del Santo Padre, cresciate nell'amore di Cristo e portiate questo amore in ogni settore della vostra attività quotidiana. Che Santa Maria di Nazareth, Madre di Dio, interceda per voi perché seguiate il suo esempio nel donare i vostri cuori a Gesù, trovando nel Suo Sacratissimo Cuore la fonte della purificazione da ogni peccato e della fortificazione dell’anima per una vita cattolica fedele e generosa.

Adesso, nel Sacrificio Eucaristico eleviamo i nostri cuori, uniti con il Cuore Immacolato di Maria, al glorioso Cuore trafitto di Gesù, aperto dalla lancia del centurione e sempre pronto ad accoglierci, affinché, nell’incontro col Signore Eucaristico, possiamo essere purificati e fortificati per divenire, con Santa Maria di Nazareth, una fonte viva di incoraggiamento e sostegno nella sequela di Cristo per i nostri fratelli. Uniti con il Cuore Eucaristico di Cristo, diventiamo con Cristo, come fu Santa Maria, Madre di Dio, un’oblazione di puro e gratuito amore per i nostri fratelli.

È nel Cuore Eucaristico di Cristo che troviamo l'ispirazione e la forza per essere, con Santa Maria, forti e affidabili testimoni di Cristo e della Sua Chiesa, e così le vostre case e la vostra parrocchia diventeranno centri della nuova evangelizzazione, della trasformazione della nostra società secondo il Cuore di Gesù.

Cuore di Gesù, formato dallo Spirito nel seno della Vergine Madre, abbi pietà di noi;

Cuore Immacolato di Maria, prega per noi;
San Giuseppe, prega per noi.
San Francesco d’Assisi, prega per noi.
San Massimiliano Kolbe, prega per noi.
San Pio di Pietrelcina, prega per noi.

*     *     *

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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26/05/2012 12:23
 
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Burke: «Cattolici, non è tempo di tacere»

 
Dall’aborto alla riforma liberticida di Obama, «il male è scatenato».
Il cardinal Burke e la scelta di marciare in difesa della vita. Con la testimonianza e con i piedi

 
Il 13 maggio scorso 15 mila persone hanno sfilato nella capitale per chiedere l’abolizione della legge 194/78 che legalizza l’aborto. Fra i cartelli che denunciavano la morte di 5 milioni di bambini e l’impossibilità di tollerare anche un solo aborto legale, spuntava una faccia capace di rendere ancora più significativa la svolta del mondo pro life italiano. Quella di Raymond Leo Burke, il cardinale statunitense prefetto della Segnatura Apostolica che ha marciato silenziosamente per due ore secondo il suo stile umile ma mai remissivo. Infatti, la sola presenza del capo del supremo tribunale vaticano, noto per essere fra i porporati più vicini sia per formazione sia per impostazione al papa teologo e pastore Benedetto XVI, ha segnato una novità non indifferente nella linea d’azione indicata dalla Chiesa cattolica per far fronte alla violazione dei cosiddetti “princìpi non negoziabili”.

Eminenza, è la prima volta che una fetta così consistente del mondo pro life, con il plauso di molti vescovi, intraprende la via dell’opposizione senza compromessi. Fino ad ora si era scelto di combattere per l’applicazione integrale della legge 194 quale via per ridurre gli aborti, come se non fosse possibile chiedere di più. Il numero degli aborti, però, non ha fatto che aumentare. È realistico percorrere la strada più audace ora che siamo ancora più assuefatti alla mentalità abortista?

È necessario prendere la via audace. L’unica accettabile e indicata da sempre da Giovanni Paolo II prima e da Benedetto XVI poi davanti alla negazione dei princìpi non negoziabili. L’aborto è la violazione di un diritto inviolabile della persona. Non si può rimanere silenziosi di fronte a una legge che lo permette, non ha senso parlare di male minore davanti a un omicidio. Per quanto riguarda l’esito politico di tale azione è difficile fare previsioni, ma se non si comincia non lo sapremo mai. Comunque sia abbiamo il dovere di parlare chiaro per tenere deste le coscienze, testimoniando fino in fondo la santità inviolabile della vita umana, tutelandola dal concepimento fino alla morte naturale.

In America lo Stato si sta spingendo più in là. Nell’ambito della sua riforma sanitaria Obama ha approvato un regolamento che vìola la clausola di coscienza: qualsiasi istituzione deve offrire ai propri dipendenti, studenti o fruitori la copertura assicurativa di contraccettivi e aborto. La Chiesa cattolica, spronata dal Papa, si sta mobilitando, attraverso incontri pubblici, interventi mediatici, manifestazioni e preghiere comunitarie per chiarire alla gente che il governo non sta minacciando la Chiesa ma la libertà religiosa in generale. La stampa laicista parla di ingerenza.

Questo lavoro è assolutamente necessario: la Chiesa cattolica non può rimanere integra senza impegnarsi per continuare ad agire nella società. Assistiamo a una secolarizzazione totale che vuole zittire la coscienza umana. Perciò, i vescovi non solo possono ma devono protestare e fare tutto il possibile per risvegliare le coscienze della popolazione, anche perché il mondo mediatico, tutto a favore della secolarizzazione, sta cercando di confondere i cittadini mascherando quello che sta accadendo. Dice: “Sì, voi avete la libertà di culto nella vostra chiesa ma poi, fuori dalle sue mura, non avete quella religiosa”. Accettare di vivere così è tradire la natura cattolica del cristianesimo. Pertanto mi conforta molto vedere che tutti i vescovi americani sono uniti per protestare contro un governo che minaccia le sue stesse fondamenta: il primo emendamento della Costituzione. Sono sicuro che ogni americano che si renderà conto che l’attacco non è rivolto alla sola Chiesa cattolica, ma alla libertà religiosa in generale, si opporrà al presidente.

C’è chi teorizza che il mondo non capisce più quello che la Chiesa ha da dire, perciò l’unica via sarebbe quella della testimonianza di vita.

Non si può stare in silenzio. In questo caso accontentarsi della testimonianza personale sarebbe come affermare che si è d’accordo con quanto il governo sta facendo. Il silenzio non è ammissibile di fronte alle ingiustizie più gravi. Tradiremmo la missione che il Signore ci ha affidato: difendere la dignità di ogni essere umano. Parlano di ingerenza e poi rimproverano il silenzio della Chiesa di fronte al nazismo. Chi parla così, almeno per coerenza, dovrebbe auspicare l’intervento della Chiesa, perché siamo di fronte a un pericolo simile.

In Italia si cerca di fare apparire la Chiesa come un’istituzione potente e corrotta a cui porre fine. L’attacco viene anche dall’interno e arriva fino al Santo Padre, con la pubblicazione della sua corrispondenza personale.

Questa è una cosa che la Chiesa deve affrontare anche al suo interno. Il segreto pontificio non esiste per mascherare le ingiustizie, ma perché viga il rispetto della coscienza personale. Bisogna poi ricordare che quanto è destinato a un uso personale, non avendo lo scopo di un annuncio generale, ha una forma che non è pensata per essere comprensibile al pubblico. Mi auguro un ripristino immediato del segreto e della riservatezza dei documenti pontifici, che la Chiesa deve ricomprendere. Perché quanto avvenuto è una violazione gravissima.

Anche la stessa Costituzione italiana, all’articolo 11, tutela la segretezza della corrispondenza privata.
Sarà la Segreteria di Stato ad occuparsi di questa violazione per far valere i propri diritti anche all’esterno.

Davanti agli scandali si vede anche il rischio di dividere la “Chiesa dei buoni” da quella “dei cattivi”.

La Chiesa, che è il corpo mistico di Cristo, è una ed è il mezzo attraverso cui il Signore ha scelto di restare con noi: la Chiesa, dunque, è una realtà santa composta da uomini che rimangono peccatori e che talvolta non rispondono alla grazia ricevuta dallo Spirito. Una grazia continuamente necessaria per la conversione della vita, per il rigetto del peccato e per abbracciare la via della Croce e della donazione di sé. Così la Chiesa resta una realtà non coerente, santa e meretrice insieme. Perciò, chi prende solo un aspetto di essa è ideologico. Non ha scuse nemmeno chi assiste al compimento di peccati gravissimi che i suoi uomini possono commettere, perché chiunque ha a che fare con la Chiesa ha conosciuto anche la sua santità, magari più visibile in certi uomini che in altri.

Non pensa che ci sia anche un’amplificazione dei peccati, se non addirittura una distorsione della realtà della Chiesa?

È indubbio. I media, ad esempio, prendono le cose più normali e di per sé buone, come la conversazione del Santo Padre con un governatore, e ne distorcono il messaggio insinuando secondi fini. Mentre i fatti sono più semplici: da sempre la Chiesa, come qualsiasi altra istituzione, nel dialogo con altri esprime il proprio pensiero. E questo è bene, perché la sua missione è di salvare e difendere il mondo. Anche per questo un cattolico non può accettare una separazione assoluta tra Stato e Chiesa. I due piuttosto devono collaborare mantenendo la propria identità.

La cronaca dimostra che è in atto un tentativo di infangare chi cerca di applicare la dottrina sociale della Chiesa. Così i cattolici sono tentati di ritirarsi dal mondo non solo per paura della persecuzione, ma per quella di sporcarsi le mani.

Non è possibile per un cattolico accettare di farsi chiudere in sagrestia. Non possiamo ritirarci per paura di diventare come il mondo. Sì, ci sono anime che hanno la vocazione eremitica o monastica chiamate a lasciare il mondo per salvarlo abbracciando una vita di penitenza e preghiera. Ma per chi non ha questa vocazione è un dovere quello di agire nei vari campi dell’attività umana per testimoniare Cristo risorto. Certo è difficile, perché più la nostra testimonianza è forte più i nemici del Vangelo ci attaccano. È poi c’è sempre il rischio di cadere. Ma questa non può essere una ragione per lavarsene le mani. Non possiamo pensare che seguendo Gesù non saremo attaccati e nemmeno che non sbaglieremo. Proprio per questo si deve continuare ad agire stando attaccati alla vite. Dobbiamo essere tralci ben inseriti nella vite che è il Signore per trarre forza dall’Unico che ci può sostenere e farci rialzare. Altrimenti saremo perduti. Soprattutto ora che il male è scatenato, è solo con Cristo, nella Chiesa, e in Cristo, nell’Eucarestia e nella Confessione, che possiamo prevalere sulle forze di Satana, sui principati e le potestà, come dice san Paolo.

Perché Dio permette una prova simile, che allontana gli uomini dal Suo corpo che è la Chiesa? Che cosa sta chiedendo il Signore ai suoi discepoli?

La spiegazione si trova nella Passione di nostro Signore. Il Padre ha permesso che Lui soffrisse una passione crudele per salvare il mondo. Quindi dobbiamo vedere nelle nostre sofferenze la via misteriosa della purificazione, per amare ancor più Dio e il prossimo. Se tutto fosse facile la bellezza della vita cristiana si offuscherebbe. Al contrario, quando la vita cristiana è provata, la sua bellezza è misteriosamente più evidente. Io sono solo un sacerdote, ma mi pare che in questi tempi così duri il Signore ci stia chiedendo una testimonianza eroica: di soffrire per Lui e per la sua Chiesa.

Come sta vivendo il Santo Padre questa prova?

Mentre il corpo soffre anche il capo soffre con lui. Ma il Papa ha una fede ferma e forte: soffre ma è certo che tutto è nelle mani del Signore che ha già vinto ed è risorto. Perciò è sempre molto sereno e tranquillo e non si lascia scalfire dal mondo.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  Testo del cardinale Burke 24 marzo Discorso ai media cattolici Symposium
Prefetto della Segnatura Apostolica parla di media cattolici, la Nuova Evangelizzazione e la difesa della libertà a Roma conferenza ospitata dalla Alliance Difendere la libertà

Roma, 26 marzo 2014 ( Zenit.org ) 

Qui di seguito è il testo completo del cardinale Raymond Burke discorso di Alleanza Difendere la libertà di Cattolica mezzi Symposium, che si terrà a Roma, 24-27 marzo. Il discorso è intitolato "Il Vangelo della Vita e la difesa della libertà."


***

Introduzione

Prima di tutto, desidero ringraziare Alan Sears, Presidente, Amministratore Delegato e General Counsel di Alliance Difendere la libertà, per l'invito ad offrire il discorso per i cattolici media Simposio, che ha opportunamente iniziato con la celebrazione della Santa Messa presso la Basilica di Santa Maria Maggiore. Con la mia presenza e le mie parole vorrei sottolineare l'importanza critica di questi giorni per il futuro della nostra società e della cultura. Allo stesso tempo, desidero sostenere attivamente il lavoro che andrai a svolgere in questi giorni per migliorare e fortificare il lavoro essenziale dei media cattolici nel comunicare la verità, la bontà e la bellezza che sono il fondamento insostituibile della nostra vita individuale e della nostra vita sociale.

La verità, la bontà e la bellezza della vita umana, del matrimonio e della famiglia, culla della vita umana e della fede e della pratica religiosa come fonte di stabilità e la direzione per il matrimonio e la famiglia hanno la loro unica fonte in Dio, che è tutto vero, tutto il bene e tutto bello. Essi sono chiamati trascendentali perché sono una partecipazione alla vita stessa di Dio, nostro Creatore e Redentore. Sono proprio queste qualità trascendentali provenienti direttamente dalla mano di Dio, che sono chiamati in causa e anche calpestato sotto i piedi in una società e cultura che finge di essere fatto da sé, senza riferimento a Dio e alla sua Legge scritta in Creazione e, soprattutto, sul cuore dell'uomo, l'unica creatura terrestre che Dio ha creato a sua immagine e somiglianza.

In una tale società, la coscienza, il luogo privilegiato del cuore umano in cui la legge di Dio è conosciuto e rispettato, non conta più nulla. Se è riconosciuto a tutti, è limitata l'atmosfera di culto, tra le quattro mura di chiese e cappelle. Al di fuori di quelle mura, l'autorità sacra della coscienza è subordinato alla volontà di coloro che hanno il maggiore potere senza rispetto per l'ordine della realtà oggettiva, l'ordine scritto sul cuore umano. In una tale società e cultura, la verità, la bontà e la bellezza della vita umana, della famiglia e della coscienza religiosa sono violate dalla volontà di chi detiene il potere che fanno ogni sforzo, attraverso l'istruzione ei mezzi di comunicazione, a li oscurare dalla considerazione dei singoli membri della società.

Le mie osservazioni stasera prendono la loro ispirazione dalla Lettera Enciclica Evangelium Vitae , "Sulla inviolabile bene della vita umana", edito dal Beato Papa Giovanni Paolo II in occasione della festa dell'Annunciazione nel 1995. Le parole di apertura del punto Lettera enciclica l'importanza critica della Cattolica media Simposio per il futuro della nostra società:

Il Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù '. Giorno dopo giorno amorevolmente ricevuto dalla Chiesa, si va annunciato con coraggiosa fedeltà come una "buona notizia" per le persone di ogni età e cultura. [1]

I media cattolici, in modo potente, annunciano la "buona notizia" in una società totalmente secolarizzata.

Primo e fondamentale proclamazione della verità di Cristo

Il primo e più importante modo di irradiare la verità vivente che il Signore Gesù ci comunica nel suo Corpo mistico, la Chiesa, è una forte testimonianza della dignità inviolabile di ogni vita umana, dal momento del concepimento al momento della morte naturale , per l'integrità del matrimonio come unione per tutta la vita, fedele e procreativa di un uomo e una donna, e l'autorità sacra della coscienza rettamente formata, come la guida a destra gestione di tutta la creazione, in particolare la vita umana e il matrimonio. La conversione personale e la trasformazione del mondo, alla quale Cristo chiama tutti gli uomini è necessariamente diretto, prima di tutto, per la salvaguardia e la promozione di ogni vita umana, soprattutto di "l'ultimo di questi miei fratelli più piccoli," [2], in accordo con Parabola di Nostro Signore sul Giudizio, della fedeltà, indissolubilità e procreatività del matrimonio, e del rispetto incondizionato della coscienza giustamente formata.

Scrivendo sulla missione della Chiesa nel mondo, Giovanni Paolo II ha sottolineato la sua origine nella gloriosa Cuore di Gesù e, di conseguenza, la sua risonanza nei cuori di tutti i suoi discepoli. Egli dichiarò:

Ogni individuo proprio a motivo del mistero del Verbo di Dio che si è fatto carne (cf. Gv 1,14), è affidato alla sollecitudine materna della Chiesa. Perciò ogni minaccia alla dignità umana e della vita deve essere necessariamente sentita nel cuore stesso della Chiesa, non può non toccarla al centro della propria fede nell'incarnazione redentrice del Figlio di Dio, e coinvolgerla nella sua missione di annunciare il Vangelo della la vita in tutto il mondo e ad ogni creatura (cfr Mc 16,15). [3]

La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, al centro stesso del suo essere esprime l'incondizionato, incommensurabile e incessante amore di Dio Padre per ogni uomo. Il Cuore trafitto di Gesù e il sangue che scorreva da essa è un segno dei "fiumi di acqua viva", che non smettono mai di fluire dal glorioso Cuore di Gesù nei cuori di tutti i credenti, e dal loro cuore ai cuori di tutti gli uomini . [4]

Papa Giovanni Paolo II ha ricordato l'effetto profondo e duraturo del piercing del Cuore di Gesù dopo la sua morte sulla croce per la salvezza di tutti gli uomini:

Il sangue di Cristo, mentre rivela la grandezza dell'amore del Padre, mostra come l'uomo sia prezioso agli occhi di Dio e come inestimabile è il bene della sua vita . [5]

Ha continuato a spiegare come il sangue di Cristo rivela la chiamata di ogni uomo a prendersi cura senza riserve per i suoi simili:

Inoltre, il sangue di Cristo rivela all'uomo che la sua grandezza, e quindi la sua vocazione, consiste nel dono sincero di sé . Proprio perché viene versato come dono di vita, il sangue di Cristo non è più segno di morte, di separazione definitiva dai fratelli, ma strumento di una comunione che è ricchezza di vita per tutti. Chi nel sacramento dell'Eucaristia beve questo sangue e dimora in Gesù (cf. Gv 6:56) è redatto nel dinamismo del suo amore e dono della vita, per portare a pienezza l'originaria vocazione all'amore che appartiene a tutti (cfr Gn 1,27; 2:18-24). [6]

La partecipazione al Sacrificio eucaristico, l'espressione più alta e più perfetta della vita in Cristo, della comunione con la Santissima Trinità, è la fonte ultima e inesauribile di ispirazione e forza per salvaguardare e promuovere l'inviolabilità della vita umana, l'integrità del matrimonio e la famiglia, e l'autorità sacra della coscienza. Nelle parole di Papa Giovanni Paolo II,

E 'dal sangue di Cristo che tutti traggono la forza per impegnarsi a favore della vita. Proprio questo sangue che è la più potente fonte di speranza, anzi è il fondamento della certezza assoluta che nella vita il disegno di Dio la vittoria sarà . [7]

Il primo e più importante elemento di apostolato del rispetto della vita umana, il matrimonio e la famiglia, e per la libertà di coscienza è comunione con Cristo che è la Via, la Verità e la Vita, [8] attraverso la Santa Eucaristia e della Penitenza, e attraverso la loro estensione per mezzo della preghiera quotidiana e devozione. Come opportunamente avete iniziato la Cattolica media Simposio unendosi a Cristo nel Suo Sacrificio eucaristico.

Io ora riflettere brevemente sui media cattolici come principale mezzo di proclamare la verità di Cristo. Poi, mi metterò al lavoro dei media cattolici nel contesto della nuova evangelizzazione, come la forma della proclamazione della verità. Infine, vorrei soffermarmi su due concetti fondamentali della verità: la legge naturale e la coscienza.

Mezzi principali di proclamare la verità di Cristo

Il luogo fondamentale della proclamazione della verità di Cristo è la famiglia, in cui i bambini sono testimoni vivi della fede nel rapporto dei genitori tra di loro e nel rapporto dei genitori con loro. Tale testimonianza si riferisce principalmente alla inviolabilità della vita umana innocente e indifesa, per l'integrità del matrimonio e della famiglia, e, quindi, la corretta comprensione e di vivere della sessualità umana, e alla destra formazione della coscienza. Chiaramente, l'educazione è insostituibile legata alla vita familiare. Una società che non è attento alla sana educazione rischia il serio indebolimento della famiglia ruolo nella vita Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che " o cd permissivismo morale si basa su una erronea concezione della libertà umana "e che" la precondizione necessaria per lo sviluppo della vera libertà è quella di lasciarsi educare nella legge morale ". [9] Come emerge dalle considerazioni che precedono, la libertà individuale e la libertà della società in generale dipendono da una formazione fondamentale per la verità sulla vita umana e la sessualità e l'esercizio di quella verità in una vita pura e casta, secondo una coscienza giustamente formata. Il Catechismo della Chiesa Cattolica osserva poi: ". I responsabili della formazione può ragionevolmente aspettare per dare ai giovani un insegnamento rispettoso della verità, delle qualità del cuore e della dignità morale e spirituale dell'uomo» [10] Per il cristiano, questo comporta l'educazione nella santità di vita e il rispetto dovuto alla dignità inviolabile di sé, il corpo e l'anima, e di altri come se stessi.

Evangelium Vitae si riferisce a molti altri agenti e mediante l'annuncio del Vangelo della vita, come gli operatori sanitari, volontari, educatori, dirigenti civili e legislatori, ospedali, cliniche, case di cura, scuole e università cattoliche e di altre istituzioni e servizi che aiutare gli individui e le famiglie a vivere la verità del Vangelo della vita. [11]

Di suprema importanza in un'epoca che si caratterizza per i suoi mezzi di comunicazione è lo sviluppo e il sostegno di veramente pro-vita e pro-famiglia media, e di organizzare e sostenere manifestazioni pubbliche a sostegno della dignità inviolabile della vita umana innocente e l'integrità della famiglia. La cultura della morte avanza, in gran parte, a causa di una mancanza di attenzione e di informazioni tra il pubblico in generale. Per di più, l'anti-vita e anti-famiglia agenda fondo zincato del pervasive secolari confonde mass media e corrompe le menti ei cuori, e offusca le coscienze alla legge scritta da Dio ad ogni cuore umano. Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato:

Ciò che è urgentemente richiesto è una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per attivare una grande strategia a favore della vita. Tutti insieme, dobbiamo costruire una nuova cultura della vita : nuova, perché sarà in grado di affrontare e risolvere gli inediti problemi di oggi circa la vita umana, nuovo, perché sarà adottato con convinzione profonda e più dinamica da tutti i cristiani, nuova, perché sarà in grado di realizzare un dialogo culturale serio e coraggioso tra tutte le parti. Mentre l'urgente necessità di una trasformazione tale culturale è legata alla situazione storica, ma si radica nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Lo scopo del Vangelo, infatti, è quello di "trasformare l'umanità dal di dentro, rendere nuova l'." Come il lievito che fermenta tutta la pasta (cfr Mt 13,33), il Vangelo è destinato a permeare tutte le culture e dare loro la vita dal di dentro, in modo che possano esprimere la piena verità sulla persona umana e sulla vita umana. [12]

Papa Giovanni Paolo II non ha mancato di notare che tali sforzi devono iniziare con " il rinnovamento di una cultura della vita all'interno delle stesse comunità cristiane ". [13] La Chiesa stessa deve affrontare la situazione di tanti suoi membri che, pur può essere attiva alle attività della Chiesa ", finiscono per separare la fede cristiana e le sue esigenze etiche riguardanti la vita, e quindi cadere in soggettivismo morale ea taluni comportamenti inaccettabili". [14]

Una nuova evangelizzazione e la media cattolici

La nuova evangelizzazione è la forma fondamentale di proclamare la verità di Cristo nel nostro tempo. Papa Paolo VI, nella sua Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi , "On evangelizzazione nel mondo moderno" del 8 Dicembre 1975, descrive l'evangelizzazione come "... ispirazione più profonda della Chiesa, quella che le viene direttamente dal Signore: Per tutto il mondo! Per tutta la creazione! ! Fino agli estremi confini della terra " [15] Dopo aver riflettuto sul primo annuncio del Vangelo, che "... si rivolge a coloro che non hanno mai sentito la Buona Novella di Gesù, e ai figli," [16] ha dichiarato:

Ma, a causa delle situazioni di scristianizzazione frequenti ai nostri giorni, si rivela altrettanto necessaria per innumerevoli persone che sono stati battezzati ma che vivono la vita cristiana del tutto al di fuori, per la gente semplice che ha una certa fede ma una conoscenza imperfetta delle fondazioni di quella fede, per intellettuali che sentono il bisogno di conoscere Gesù Cristo in una luce diversa dall'insegnamento ricevuto nella loro infanzia, e per molti altri. [17]

Il grado di secolarizzazione di cui Papa Paolo VI, di cui con preoccupazione nel 1975, ha solo continuato ad aumentare in modo esponenziale, anche a causa di un impoverimento grave, o addirittura la mancanza di un'adeguata catechesi nella Chiesa nel corso degli ultimi quattro decenni.

Beato Papa Giovanni Paolo II ha affrontato la crescente gravità di questa situazione con vigore incrollabile. Il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, infatti, può essere giustamente descritto come un invito instancabile per riconoscere sfida della Chiesa per essere fedele alla sua divinamente donata missione in una società completamente secolarizzata e per rispondere alla sfida per mezzo di una nuova evangelizzazione. Una nuova evangelizzazione consiste nell'insegnare la fede attraverso la predicazione, la catechesi, l'educazione cattolica e tutte le forme di comunicazione, nel celebrare la fede nei sacramenti e nella preghiera e devozione che sono loro estensione, e nel vivere la fede con la pratica delle virtù - tutti come se per la prima volta, cioè, con l'impegno e l'energia dei primi discepoli e dei primi missionari del nostro luogo nativo.

Nel suo post-sinodale Christifideles Laici ", sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo," Papa Giovanni Paolo II ha descritto la situazione contemporanea della Chiesa in un mondo sempre più secolarizzato, contrassegnato da uno spread pervasiva e costante del relativismo, che "ispira e sostiene una vita vissuta 'come se Dio non esistesse'". [18] Non a caso, in Evangelium Vitae , affrontando la cultura della morte che segna tragicamente una società totalmente secolarizzata , ha fatto riferimento a un tale modo di vivere nell'ignoranza di Dio e l'ordine con cui Egli ha creato il mondo e, soprattutto, l'uomo. Egli dichiarò:

Per vivere "come se Dio non esistesse", l'uomo non solo perde di vista il mistero di Dio, ma anche del mistero del mondo e il mistero del proprio essere. [19]

Ha continuato a descrivere la situazione che "porta inevitabilmente ad un materialismo pratico , nel quale proliferano l'individualismo, l'utilitarismo e l'edonismo, " [20] e in cui l'uomo scambia il suo stesso essere per i beni materiali e dei piaceri, respinge la sofferenza come priva di senso, e vede il suo il corpo e la sessualità in astrazione dalla sua persona.

Per porre rimedio alla situazione di una cultura totalmente secolarizzata, il santo Pontefice ha osservato, "un rifare il tessuto cristiano della società umana è urgentemente necessaria in tutte le parti del mondo". [21] Si affrettò ad aggiungere che, se il rimedio è quello di essere effettuata, la Chiesa stessa deve essere evangelizzata nuovo. Fondamentale per comprendere la secolarizzazione radicale della nostra cultura è quello di capire anche quanto questo secolarizzazione è entrato nella vita della Chiesa stessa. Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato:

Ma per questo [la ricucitura del tessuto cristiano della società] a venire su ciò che è necessario è quello di rifare il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali presenti in questi paesi e nazioni. [22]

Beato Giovanni Paolo II, quindi, ha invitato i fedeli laici a compiere la loro particolare responsabilità, cioè, "per testimoniare come la fede cristiana costituisca l'unica risposta pienamente valida - coscientemente percepito e dichiarato da tutti in diversa misura - ai problemi e alle speranze che la vita pone ad ogni persona e della società ". [23] Rendere più specifica la chiamata, ha chiarito che l'adempimento della responsabilità dei fedeli laici richiede che "sanno come superare in se stessi la frattura tra il Vangelo dalla vita, a riprendere nella loro quotidiana attività in famiglia, sul lavoro e nella società, un approccio integrato alla vita che è completamente determinato dalla ispirazione e la forza del Vangelo ". [24] I mezzi di comunicazione, in modo particolare, con l'aiuto di la grazia di Dio, è diretto ad aiutare i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà per superare ogni separazione tra il Vangelo e la vita, specialmente in ciò che riguarda il cuore del Vangelo, compresa la salvaguardia e la promozione della vita umana, del matrimonio e della famiglia, e della libertà di coscienza. Media cattolici contribuiscono in modo più significativo al lavoro di una nuova evangelizzazione.

Due nozioni fondamentali

Mi rivolgo ora due nozioni fondamentali della turth di Cristo per essere annunciato al mondo. Il primo concetto fondamentale è la legge naturale, di cui i primi tre precetti riguardano la salvaguardia e la promozione della vita umana, il giusto ordine delle relazioni sessuali e del matrimonio, e la pratica della vera religione. [25] All'inizio del Evangelium Vitae , Papa Giovanni Paolo II ha chiarito il rapporto dell'insegnamento della Chiesa sulla vita umana alla legge morale che può essere conosciuto dalla ragione. [26]

Qual è allora il rapporto tra la legge morale naturale e l'insegnamento morale della Chiesa? Mentre Dio ha prima rivelato a ogni cuore umano la verità sulla vita umana, dalla creazione, Egli ha rivelato perfettamente la verità in tutto il suo splendore da parte redentrice del suo Figlio unigenito. Per di più, la venuta di Dio, il Figlio come uomo nel mondo, la sua salvifica passione, morte, risurrezione e ascensione, e la sua costante presenza nella Chiesa con l'effusione dello Spirito Santo dà all'uomo la grazia di vivere pienamente in accordo con la verità. Papa Giovanni Paolo II ha spiegato il rapporto così:

Attraverso le parole, le azioni e la persona stessa di Gesù, l'uomo è data la possibilità di "conoscere" la verità completa riguardante il bene della vita umana. Da questa "fonte" che riceve, in particolare, la capacità di "realizzare" perfettamente tale verità (cf. Gv 3,21), che è, di accettare e adempiere completamente la responsabilità di amare e servire, di difendere e promuovere la vita umana . In Cristo, il Vangelo della vita è annunciato definitivamente ed integralmente dato. Questo è il Vangelo che, già presente nella Rivelazione dell'Antico Testamento, ed anzi scritto nel cuore di ogni uomo e donna, risuona in ogni coscienza «dal principio", dal momento della creazione stessa, in modo tale che, nonostante le conseguenze negative del peccato, ma può anche essere conosciuto nei suoi tratti essenziali anche dalla ragione umana . [27]

La coscienza umana, se non è stato danneggiato da gravi confusione ed errore, riconosce naturalmente la dignità inviolabile di ogni vita umana e comanda che sia salvaguardata e promossa.

In sostanza connessa con la discussione della legge morale naturale è chiaramente la corretta comprensione della coscienza. Papa Giovanni Paolo II, relativo l'intento della sua Lettera Enciclica, ha richiamato particolare attenzione al rapporto tra il Vangelo della vita con la coscienza. Ha scritto:

Voglio meditare ancora una volta e annunciare il Vangelo della vita , splendore di verità che illumina le coscienze, limpida luce che risana lo sguardo ottenebrato, e la fonte inesauribile di costanza e coraggio per affrontare le sempre nuove sfide che incontriamo lungo il percorso. [28]

Ha riflettuto sulla situazione della coscienza che "è oggi sottoposta, anche per effetto dell'influenza penetrante dei media, a un pericolo gravissimo e mortale : quello della confusione tra il bene e il male , proprio in relazione al diritto fondamentale alla . vita » [29] Egli non ha mancato di mettere in guardia circa la gravità della situazione, dichiarando:

Quando la coscienza, questo luminoso dell'anima (cf. Mt 6:22-23), chiama «bene il male e male il bene" ( Is 5,20), è già sulla strada della corruzione più allarmante e più scuro morale cecità. [30]

Allo stesso tempo, l'esistenza della coscienza dà speranza di una trasformazione della situazione. Papa Giovanni Paolo II ha osservato:

Eppure tutti i condizionamenti e gli sforzi per imporre il silenzio non riescono a soffocare la voce del Signore che risuona nella coscienza di ogni uomo: è sempre da questo intimo sacrario della coscienza che un nuovo cammino di amore, di accoglienza e di servizio alla vita umana può iniziare. [31]

Nonostante la confusione pervasiva ed errori, le verità fondamentali della dignità inviolabile della vita umana, dell'integrità del matrimonio e della famiglia, e della sacra autorità della coscienza corrispondono sempre al desiderio più profondo dell'uomo, che è quello di conoscere e vivere il verità nella carità.

E 'la coscienza, la voce di Dio che parla alle anime, che è, nelle parole del Beato John Henry Newman, "l'aborigeno Vicario di Cristo". [32] In quanto tale, la coscienza è sempre in sintonia con Cristo stesso che istruisce e informa attraverso il suo Vicario, il Romano Pontefice, e dai Vescovi in comunione con il Romano Pontefice. Beato Cardinale Newman ha osservato che la coscienza "è un messaggero di lui, che, sia nella natura e nella grazia, ci parla dietro un velo, e insegna e ci governa da suoi rappresentanti". [33]

Oggi, bisogna essere attenti ad una falsa concezione della coscienza, che sarebbe in realtà usare la coscienza per giustificare atti peccaminosi. Nel suo indirizzo di Natale 2010 alla Curia romana, Benedetto XVI si è soffermato piuttosto a lungo sulla nozione di coscienza negli scritti del beato John Henry Newman, in contrasto con un falso concetto di coscienza, che è diffusa nel nostro tempo.

Ha descritto la comprensione della Chiesa di coscienza, come fedelmente e brillantemente insegnata dal Beato Cardinale Newman, con queste parole:

Nel pensiero moderno, la parola "coscienza" significa che per questioni morali e religiose, è la dimensione soggettiva, l'individuo, che costituisce l'autorità finale per la decisione. Il mondo è diviso in regni l'oggettivo e il soggettivo. Per il regno oggettivo appartengono cose che possono essere calcolati e verificati sperimentalmente. La religione e la morale non rientrano nel campo di applicazione di questi metodi e sono quindi considerati rientrare nell'ambito soggettivo. Qui, si dice, sono in ultima analisi senza criteri oggettivi. L'ultima istanza che può decidere ecco quindi solo il soggetto, e proprio questo è ciò che la parola "coscienza" esprime: in questo ambito solo l'individuo, con le sue intuizioni ed esperienze, può decidere. Comprensione della coscienza di Newman è diametralmente opposto a questo. Per lui "coscienza" significa la capacità di verità dell'uomo: la capacità di riconoscere proprio negli ambiti decisionali della sua vita - religione e morale - una verità, la verità. Allo stesso tempo, la coscienza - la capacità dell'uomo di riconoscere la verità - impone così su di lui l'obbligo di esporre lungo il percorso verso la verità, di cercarla e di sottomettersi ad essa laddove la trova. La coscienza è sia la capacità di verità e obbedienza alla verità che si manifesta a chi la cerca con cuore aperto. [34]

La coscienza, dunque, non impostare individui l'uno dall'altro come arbitri di ciò che è giusto e buono, ma li unisce nella ricerca di una verità, in ultima analisi, Nostro Signore Gesù Cristo, che è l'unico arbitro del giusto e buono, in modo che i loro pensieri, le parole e le azioni messe in pratica che la verità.

La proclamazione della verità di Cristo deve essere contrassegnato da una profonda fiducia nel cuore umano su cui la legge morale è stato iscritto. Al tempo stesso, dovrebbe essere pronto a confutare la falsa affermazione che la verità di Cristo è semplicemente una questione confessionale e per illustrare come è alla base stessa del bene comune.

Conclusione

La mia speranza è che questi pensieri, ispirati alla Lettera Enciclica Evangelium vitae , hanno contribuito a sottolineare l'importanza fondamentale della tua venuta insieme per riflettere sul luogo dei media cattolici nel bando delle verità della fede in una nuova evangelizzazione che trasformerà la vita della Chiesa e, attraverso la trasformazione della vita della Chiesa, la vita della società. Più di tutto, spero che saranno incoraggiare tutti coloro che sono coinvolti nel lavoro dei media cattolici di prendere nuovo coraggio e nuova energia dal Cuore di Gesù. Possa la Lettera Enciclica Evangelium Vitae essere fonte di ispirazione e guida per tutti i vostri lavori di comunicare il vero, il buono e il bello.

Prima che le terribili sfide della vita cristiana, di far progredire la causa della vita, la risposta è la collocazione di cuori totalmente entro il Cuore trafitto di Gesù glorioso. Egli trasformare la vita e, attraverso la conversione di vita, Egli trasformare il mondo. Cristo ha dato la Beata Vergine Maria, sua Madre, ai suoi discepoli come la loro madre. Lei è costantemente attirando i cuori al suo Cuore Immacolato, in modo che, con lei, discepoli fedeli possono dare i loro cuori totalmente e per sempre a Cristo. Vi assicuro la mia preghiera per voi, per intercessione di Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, che Dio benedica abbondantemente le vostre fatiche nei prossimi giorni per il beneficio di innumerevoli anime. Grazie. Dio vi benedica.

Raymond Leo BURKE Cardinale

[1] "Evangelium vitae penitus implicatum insidet in Iesu Nunzio. Ab Ecclesia Amanter Cotidie susceptum Animosa id oportet fidelitate enuntietur Velut redditum nuntium hominibus cuiusve Aetatis et cuiuslibet cultus humani formae. "Ioannes Paulus PP. II, Litterae encyclicae Evangelium vitae , "De Humanae vitae inviolabili bono", 25 Martii 1995, Acta Apostolicae Sedis 87 (1995), 401, n. 1. Traduzione [Hereafter, EV] Inglese: Papa Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium Vitae , "Sul valore e l'inviolabilità della vita umana", 25 Marzo 1995 (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1995), p. 3, n. 1. [Hereafter, EVEng]

[2] Cfr.. Mt 25:40, 45

[3] "Maternis Ecclesiae curis committitur idcirco quisque homo propter Verbi Dei mysterium quod est caro factum (cfr Gv 1, 14). Quam ob rem fieri non potest quin omnis hominum dignitatis vitaeque ipsius minatio tamquam vocis imaginem in Ecclesiae intimo excitet animo, quin eam intra propriam fidem de redimente Filii Dei incarnatione percutiat, quin implicet illam Suo in ufficio Evangelium vitae Universum per ORBEM omnique proferendi creaturae (cfr Mc 16, 15). EV ", 403, n. 3. Traduzione italiana: EVEng, p. 6, n. 3.

[4] Cfr.. Gv 7,38.

[5] "Sanguis Christi, dum permagnam Patris dilectionem revelat, ostendit simul Quemadmodum pretiosus sedersi ante oculos Dei homo et Inaestimabile sit eius vitae bonum. "EV, p. 429, n. 25. Traduzione italiana: EVEng, p. 45, n. 25. Nota: La traduzione in inglese è stato corretto in tutta dall'Autore in quello che riguarda la traduzione della parola " bonum ", che esprime la bontà metafisica della vita umana. La versione ufficiale inglese si traduce " bonum "con la parola inglese" valore ", che deriva dalla lingua di economia ed esprime un parente, valutazione soggettiva. Nel passo precedente, i termini "preziosi" e "inestimabili" sono state utilizzate dall'autore per tradurre il "Latin pretiosus "e" Inaestimabile ", che la versione ufficiale inglese rende come" prezioso "e" non ha prezzo ".

[6] "Sanguis Christi, praeterea, homini ipsi revelat eius granditatem, ideoque eius vocationem, in sincera sui donatione collocari. Propterea quod ut vitae donum funditur, sanguis Christi iam non est mortis signum, decretoriae un fratribus seiunctionis, sed Communionis instrumentum omnibus divitias afferentis. Qui in Eucharistiae sacramento sanguinem hunc Bibit et in Christo Manet (cfr Gv 6, 56) in ipsius eadem amoris vi vitaeque donatione conglobatur, ut primigeniam amoris vocationem consummet cuique homini propriam (cfr Gn 1, 27, 2, 18-24). " EV, 429, n. 25. Traduzione italiana: EVEng, pp 45-46, no. 25.

[7] "Ex eodem Christi sanguine hauriunt omnes homines vim, ut operam navent pro vita . Hic ipse Sanguis Spei est solidior causa, immo est fundamentum absolutae certitudinis ex Dei consilio vitae victoriam esse futuram. EV ", 429, n. 25. Traduzione italiana: EVEng, p. 46, n. 25.

[8]

[9] Catechismo della Chiesa Cattolica , n. 2526.

[10] Ibid ., n. 2526.

[11] Cfr.. EV, 499-505, nn. 87-91.

[12] "Quam primum inducantur necesse est generalis conscientiarum motus moralisque communis nisus , qui excitare Valeant validum sano opus ad vitam tuendam: omnibus nobis simul coniunctis nova exstuenda est vitae cultura : nova, quae Scilicet possit hodiernas de vita hominis ineditas quaestiones suscipere atque solvere , nova, utpote quae acriore et alacriore ratione omnium christianorum conscientiam permoveat; nova demum, quae accommodata sedersi ad gravem animosamque culturalem suscitandam comparationem cum omnibus. Huius culturalis conversionis necessitas coniungitur cum Aetatis nostrae historica rerum condicione, a praesertim inhaeret in ipso evangelizandi munere quod proprium est Ecclesiae. Evangelium enim eo spectat «ut perficiat interiorem mutationem» et «humanitatem NOVAM efficiat»; est Velut fermentum quo di pasta tota fermentatur (cfr Mt 13, 33), atque, qua racconto, perfundere debet omnes Culturas easque intus pervadere, ut integram declarent de homine deque eius vita veritatem. EV ", 509, n. 95. Traduzione italiana: EVEng, pp 168-169, n. 95.

[13] "... IPSAS vitae cultura renovanda intra christianas communitates. "EV, 509, n. 95. Traduzione italiana: EVEng, p. 169, n. 95.

[14] "... seiunctionem quandam inferunt tra christianam fidem eiusque Moralia circa vitam postulati, progredientes hac ratione annuncio moralem quendam subiectivismum adque vivendi Mores qui probari non possunt". EV, 509-510, n. 95. Traduzione italiana: EVEng, p. 169, n. 95

[15] "... altissimum mentis instinctum in sé excitat, qui ad eam proxime un divino Magistro proficiscitur, hisce verbis resonantibus: mundo Universo! omni creaturae! usque ad ultimum terrae "Paulus PP. VI, Adhortatio Apostolica Evangelii nuntiandi , "De Evangelizatione in mundo huius temporis", 8 decembris 1975, Acta Apostolicae Sedis 68 (1976), 40, n. 50. Traduzione [Hereafter, EN] Inglese: Papa Paolo VI, sull'evangelizzazione nel mondo contemporaneo (Washington, DC: United States Catholic Conference, nd), p. 35, n. 50. [Hereafter, ENEng]

[16] "... ad eos praesertim habetur, qui Bonum Iesu Nuntium numquam audierunt, aut pueris ..." EN, 40, n. 52. Traduzione italiana: ENEng, p. 35, n. 52.

[17] "... cum crebro Hodie eae invaluerint condiciones, quibus una lege christiana prorsus disceditur - plurimis hominibus, qui sacro quidem tincti sunt baptismate, sed quamvis supplementari formam vitae Christianae degunt, Plebi semplicità ele, quae quandam possidet fidem, sed eius fundamenta VIX cognoscit , viris studia colentibus, qui opus Sibi esse sentiunt, ut Iesum Christum agnoscant altro ratione sibi propositum quam institutione, quae puerili aetate tradizione Solet, necnon aliis multis. "EN, 40-41, n. 52. Traduzione italiana: ENEng, p. 36, n. 52.

[18] "... ac inhiant proclamant ita esse vivendum« etsi Deus non daretur »." Ioannes Paulus PP. II, Adhortatio Apostolica Christifideles Laici , "De vocatione et Missione Laicorum in Ecclesia et in mundo", 30 decembris 1988, Acta Apostolicae Sedis 81 (1989), 454, no. 34. [Hereafter, CL]. Traduzione italiana: Papa Giovanni Paolo II, Post-sinodale Christifideles laici , 30 dicembre 1988, "Sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo" (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, nd) , p. 95, n. 34. [Hereafter, CLEng].

[19] "Vivens reapse« perinde ac si Deus non sit », non un Modo Dei mysterio, verum etiam un mundi ipsius arcano suaeque vitae aberrat." EV, 426, n. 22. Traduzione italiana: EVEng, p. 40, n. 22.

[20] "... Necessario annuncio materialismum praticantato ducit, in quo Individualismus, Utilitarismus et hedonismus grassantur. "EV, 426, n. 23. Traduzione italiana: EVEng, p. 40, n. 23.

[21] "... consorzio humanum spiritu christiano ubique Denuo imbuendum est" CL, 455, no. 34. Traduzione italiana: CLEng, p. 96, n. 34.

[22] "Id [consorzio humanum spiritu christiano imbuendum] tamen possibile erit, SI christianus communitatum ipsarum ecclesialium contextus , quae sua in regionibus et nationibus degunt, renovetur . "CL, 455, no. 34. Traduzione italiana: CLEng, p. 96, n. 34.

[23] "... testari quomodo christiana fides responsum constituat UNICE plene validum, ab omnibus più minusve conscie Agnitum et invocatum, ad Quaestiones et exspectationes, Quas vita ipsa homini et societatibus imponit singulis." CL, 455, no. 34. Traduzione italiana: CLEng, p. 96, n. 34.

[24] "... hiatum tra l'Evangelium et vitam in seipsis superare Valeant, in quotidianis familiae navitatibus, in labore et in Societate componentes vitae unitatem, quae in Evangelio lucem et vim pro SUA plena Invenit adimpletione." CL, p. 455, n. 34. Traduzione italiana: CLEng, p. 96, n. 34.

[25] Cfr.. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae , I-II, q. 94, art. 2.

[26] Cfr.. EV, 402, n. 2. Traduzione italiana: EVEng, pp 4-5, n. 2.

[27] "Ideo ex verbo, ex operibus, ex ipsa Iesu persona facultas tribuitur homini ut omnem veritatem de Humanae vitae bono «cognoscere possit»; et ex illo «fonte» peculiari Modo provenit facultas adamussim talem veritatem faciendi (cfr Gv 3, 21 ), id est, suscipiendi necnon funditus exsequendi officium vitam humanam amandi, EI serviendi, eamque tuendi et promovendi. In Christo ENIM assoluto nuntiatur et plene traditur illud Evangelium vitae quod traditum iam in Revelatione Veteris testamenti, immo scriptum quodam Modo in ipso corde cuiusque hominis et Mulieris, in unaquaque conscientia morali resonat «ab initio», hoc est ab ipsa creatione, ita ut, Adversis Peccati vinculis non officientibus, suis in essentialibus rationibus humana quoque Mente percipi possit. "EV, 434, n. 29. Traduzione italiana: EVEng, p. 53, n. 24.

[28] "... iterum Evangelium vitae ponderare cupimus atque enuntiare , quod Veritatis splendor est conscientias irradians, praeclarum lumen sanans obscuratum prospectum, fons firmitudinis ac fortitudinis inexhaustus nos hortans ut Novis Semper obviam Procedamus Nostro in itinere occurrentibus provocationibus. "EV, 407, n . 6. Traduzione italiana: EVEng, p. 11, n. 6.

[29] "... etiam ob instrumentorum socialis communicationis praepotentes virtutes, pergravi mortiferoque periculo hodie subditur: permixtionis Scilicet boni Malique , quod attinet annuncio idem ius vitae fundamentale. "EV, 427, n. 24. Traduzione italiana: EVEng, p. 43, n. 24.

[30] "Cum conscientia, Lucens Scilicet animae oculo (cfr Mt 6, 22-23), dicit «malum bonum et malum bonum» ( È 5, 20), iter persollicitae depravationis et caliginosissimae moralis caecitatis iam est ingressa. "EV, 428, n. 24. Traduzione italiana: EVEng, p. 43, n. 24.

[31] "Verum et condiciones conatus annuncio silentium iniungendum Domini vocem includere non valente quae in cuiusque hominis conscientia insonat: hoc ipso ex intimo conscientiae sacrario novum amoris iter explicari potest, ad vitam humanam accipiendam et ministrandam." EV, 428, n. 24. Traduzione italiana: EVEng, p. 43, n. 24.

[32] John Henry Newman, "Lettera al Duca di Norfolk," V, in certe difficoltà provate da anglicani in Cattolica Didattica II, (London: Longmans verde, 1885), p. 248. Citato nel Catechismo della Chiesa Cattolica , n. 1778.

[33] Ibid ., p. 248.

[34] "Nel pensiero Moderno, La parola« Coscienza »significazione Che in materia di morale e di religione, la Dimensione Soggettiva, l'individuo, costituisce l'ultima istanza della decisione. Il mondo viene Diviso negligenza, perlopiù dell'oggettivo e del soggettivo. All'oggettivo appartengono Le cose Che SI possono calcolare e VERIFICARE Mediante l'Esperimento. La religione e la morale Sono sottratte un Questi, Metodi e percio Sono premuroso venire Ambito del soggettivo. Qui non esisterebbero, in ultima Analisi, dei criteri oggettivi. L'ultima istanza il Che qui si puo decidere sarebbe pertanto da solo il soggetto, e con La parola «Coscienza» SI esprime, appunto, QUESTO: in QUESTO Ambito puo decidere da solo il singolo, l'individuo con le querelare intuizioni ed Esperienze. La Concezione Che Newman ha della Coscienza E diametralmente opposta. Per lui «Coscienza» significazione la Capacità di Verità dell'Uomo: la Capacità di riconoscere Proprio negligenza, perlopiù decisivi della SUA Esistenza - religione e morale - Una Verità, la Verità. La coscienza, la Capacità dell'Uomo di riconoscere la Verità, Gli impone con CIO, al Stesso tempo, il dovere all'istruzione di incamminarsi verso la Verità, di cercarla e di sottomettersi ad ESSA laddove la Incontra. Conscienza E Capacità di Verità e obbedienza nda Confronti della Verità, il Che SI Mostra all'uomo Che cerca col cuore Aperto ". Benedictus PP. XVI, Allocutio, "Omina Nativitatis novique Anni Curiae Romanae significantur", 20 decembris 2010, Acta Apostolicae Sedis 103 (2011), 39-40. Traduzione italiana: Papa Benedetto XVI, "auguri di Natale di Benedetto XVI al Collegio dei Cardinali, la Curia Romana e del Governatorato: risolto nella fede e nel bene," L'Osservatore Romano , edizione settimanale in inglese, 22-29 dicembre 2010, p. 14.

(26 marzo 2014)





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  Omelia del Cardinale Burke in San Pietro durante il pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum 2014


 


L'eterna bellezza del Rito romano antico

 



Leggo su Paix Liturgique by Tradinews [qui] il testo dell'omelia pronunciata - in parte in italiano e in parte in inglese - da Sua Eminenza il Cardinale Burke, il 25 ottobre 2014, nel corso del Pontificale celebrato nella Basilica di San Pietro al termine della solenne processione del Coetus Summorum Pontificum
Pubblicheremo poi le edificanti riflessioni del CNSP a consuntivo del III Pellegrinaggio Internazionale recentemente conclusosi.
Traduco da quel testo francese, l'unico a disposizione, per poter condividere. 
Anche noi ringraziamo il Signore per i "grandi cardinali" che appoggiano e celebrano il Rito antiquior - come esprime Benedetto XVI nella sua lettera [qui] agli organizzatori del pellegrinaggio Summorum Pontificum - attraverso il quale la liturgia tradizionale è stata sdoganata dalla sua cattività Babilonese ed è ricomparsa dopo 40 anni anche a Roma e nella Basilica Vaticana. Anche se occorre pregare e continuare a promuoverla, come già si sta facendo nonostante i pesanti ostruzionismi, perché essa è e sarà la fonte di tutte le grazie di cui abbiamo bisogno noi e la Chiesa tutta.

«SALVE SANCTA PARENS»
MISSA DE SANCTA MARIA IN SABBATO
COETUS INTERNATIONALIS SUMMORUM PONTIFICUM
BASILICA SANCTI PETRI IN VATICANO
XXV OCTOBRIS MMXIV

Sir 24, 14-16
Lc 11, 27-28

Avete lasciato le vostre case e la vostra normale attività per venire in pellegrinaggio verso un luogo straordinario, la Sede di Pietro, motivati dalla gratitudine al Signore per il dono più bello per noi nella Chiesa, quello della Santa liturgia. Perché è il successore di Pietro, che ha la responsabilità di preservare e promuovere questo dono per tutto il gregge, sparso attraverso il mondo intero. Ringraziate in modo particolare il Signore, per la bellezza eterna della forma tradizionale dei riti liturgici della Chiesa latina, la « ricchezza della liturgia romana » che Papa Benedetto XVI, nella sua Lettera apostolica Summorum Pontificum motu proprio data del 7 Luglio 2007 [qui], « ha reso più accessibile alla Chiesa universale »(1). Con la Messa pontificale celebrata secondo la forma straordinaria del rito romano in questa magnifica basilica costruita sulla tomba di San Pietro, il vostro pellegrinaggio ha raggiunto il vertice.

Ricordando San Pietro e implorando la sua intercessione, onoriamo la cura animarum tutta speciale dei suoi successori, espressa nella maniera più nobile e più completa nella conservazione e nella promozione della sacra liturgia. Nella sua Lettera apostolica Summorum Pontificum, Papa Benedetto XVI ci ha ricordato che «I Sommi Pontefici fino ai nostri giorni ebbero costantemente cura che la Chiesa di Cristo offrisse alla Divina Maestà un culto degno, “a lode e gloria del Suo nome” ed “ad utilità di tutta la sua Santa Chiesa” ».(2)

In questa stessa Lettera apostolica, Benedetto XVI ha citato in particolare l'eccezionale attenzione riservata alla liturgia da Papa San Gregorio Magno, San Pio V e San Giovanni Paolo II. Da parte mia, tengo a ricordare oggi il contributo apportato, in continuità con quello dei grandi pontefici, da Papa Benedetto XVI nella conservazione e nella promozione della Sacra Liturgia, come espressione più perfetta e più alta della nostra vita in Cristo nella Sua Santa Chiesa.

Ora stiamo celebrando la Messa votiva della Beata Vergine in Sabbato, sapendo che la Madre di Dio ci accompagna sempre nei nostri pellegrinaggi. Con tutto il suo amore materno, la Madonna ci ha accompagnati in questo sacro Tempio per mostrarci la straordinaria natura della nostra vita ordinaria vissuta in Cristo attraverso la presenza dello Spirito Santo nelle nostre anime. Con il suo amore materno ha voluto rispondere alla nostra devozione, conducendoci all'incontro davvero straordinario col suo divin Figlio nella comunione nel suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. La Santa Comunione è il cibo vero e insostituibile del nostro pellegrinaggio terreno la cui destinazione è la vita eterna alla presenza di Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - in comunione con gli angeli e i santi. In ogni pio pellegrinaggio che facciamo sulla terra ogni volta scopriamo un po' di più la nostra identità profonda di pellegrini e pregustiamo un'anticipazione del banchetto di nozze dell'Agnello (3), meta del nostro pellegrinaggio terreno.

Il Signore ha permesso che Sua madre, come la Sapienza lodata nel libro del Siracide, dimori in ogni luogo sacro, che è unito a Gerusalemme, la città amata del Signore, per servire « al suo cospetto », dispensando le sue copiose grazie di verità e di luce ai pellegrini (4). In questa « casa santa », seguendo l'esempio della Madre di Dio e implorando la sua intercessione, scopriamo che il nostro unico «condividere» la nostra unica «eredità» è il Signore vivente per noi nella Chiesa e la nostra dimora permanente si trova in un popolo santo nella «comunione dei santi». (5)
 
In pellegrinaggio per celebrare il grande dono della Santa Liturgia, comprendiamo sempre meglio il senso profondo delle parole del Signore nel Vangelo. Quando «una donna tra la folla » che ascoltava la sua parola  «alzò la voce » per lodare Sua madre, «il grembo che ti ha portato, e il seno che ti ha allattato», il Signore ha indicato la vera fonte di felicità di Sua madre, cioè la sua perfetta obbedienza alla legge di Dio, alla quale era stata preparata in vista di diventare Sua madre. Il Signore disse: « Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano » (6). In questo pellegrinaggio, la Madre di Dio ci invita ad imitare la sua obbedienza, in modo che il Signore possa purificare i nostri cuori dagli affetti disordinati che ci condurrebbero al peccato ed alla morte, infiammandoci dell'amore della Sua Legge che ci porta ad una vita virtuosa e alla vita eterna.

Pellegrini in compagnia dell'augusta Madre di Dio, noi preghiamo, per sua intercessione per ottenere la grazia di imitarla pienamente offrendo interamente i nostri cuori a Cristo, in particolare con la nostra fedele partecipazione alla Santa Liturgia, fonte della sapienza e della forza divine, di cui abbiamo bisogno per seguire Cristo con tutto il nostro cuore. Col nostro cuore, unito al Cuore Immacolato di Maria, che riposa nel Santissimo Cuore di Gesù attraverso la nostra adorazione a Dio Padre, offriamo a Dio l'amore puro e disinteressato con cui Egli, per primo, ci ha amati. Riconosciamo la nostra unica «eredità» nel Cuore di Gesù e rimaniamo fermi sul cammino che ci porta alle dimore eterne «nel popolo glorificato»(7), nell'assemblea di tutti i santi, al banchetto di nozze dell'Agnello.
 
Uniti al Cuore Immacolato di Maria, eleviamo ora i nostri cuori al glorioso Cuore trafitto di Gesù. Raccolti insieme nel Cuore di Gesù, ci uniamo a Lui nel sacrificio eucaristico che egli oggi offre. Istruiti alla scuola di Maria, nostra Madre, offriamo con Cristo tutta la nostra vita a Dio Padre, con amore puro e disinteressato. Preghiamo che attraverso il nostro pellegrinaggio di oggi, la nostra Beata Madre ci aiuti a rispondere ogni giorno all'invito di Gesù di offrirgli il nostro cuore e di giungere con Lui, alla  nostra dimora eterna nei cieli.

Cuore di Gesù. dimora di Dio e porta del Cielo, abbi pietà di noi!
O Madre Immacolata, Madre della Divina Grazia, prega per noi!
San Pietro, Principe degli Apostoli, prega per noi!
Cardinale Raymond Leo BURKE
__________________
(1) Istruzione Universae Ecclesiae, §1 [qui]
(2) « Summorum Pontificum cura ad hoc tempus usque semper fuit, ut Christi Ecclesia Divinae Maiestati cultum dignum offerret, "ad laudem et gloriam nominis Sui" et "ad utilitatem totius Ecclesiae Suae sanctae". » Benedictus PP. XVI, Epistula Summorum Pontificum, “De usu extraordinario antiquae formae Ritus Romani”, 7 Iulii 2007, Acta Apostolicae Sedis 99 (2007)
(3) Cf. Ap 19, 7.
(4) Sir 24, 14-15.
(5) Sir 24, 16.
(6) Lc 11, 27-28.
(7) Sir 24, 16.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  venerdì 19 dicembre 2014

La più recente intervista del Cardinal Burke: rimaniamo uniti nel Signore.

 

Riprendo da Cristianesimo Cattolico by Benoit et moi una recente intervista al Cardinale Raymond Leo Burke, in occasione della consegna, avvenuta il 17 dicembre scorso nel santuario Nostra Signora di Guadalupe di La Crosse nel Winconsin, del libro contenente circa 30.000 firme della «petizione» che era stata lanciata un mese fa nel sito LifeSiteNews [qui nel blog]. L'intento, quello di ringraziarlo, nel momento in cui era stato rimosso dal papa, per tutto ciò che ha fatto finora per la Chiesa e per la Fede. Nel ricevere il libro che, insieme a tanti nomi contiene anche il mio, il Card. Burke ha dichiarato:
« Ora dobbiamo andare avanti, rimanere uniti nel Signore Gesù, difendendo la verità della nostra fede, particolarmente per quanto riguarda il matrimonio e la famiglia. Possiamo essere fiduciosi, anche se le cose possono sembrarci piuttosto oscure, che se collaboriamo con la grazia di Dio e se siamo veri difensori della fede e promotori della verità sul matrimonio e sulla famiglia, la grazia di Nostro Signore non ci mancherà ».
Nell'intervista non si parla solo del Sinodo, ma dei punti nodali della vita ecclesiale del nostro tempo. 

L'INTERVISTA

Il Vaticano II

Eminenza, lei è cresciuto prima del Concilio Vaticano II, come ricorda quel tempo?
- Sono cresciuto in un bellissimo tempo della Chiesa, siamo stati attentamente educati nella fede, sia a casa che presso la scuola cattolica, in particolare con il catechismo di Baltimora. Ricordo la grande bellezza della sacra Liturgia, anche nel nostro piccolo paese rurale, con belle Messe. E sono grato ai miei genitori che mi hanno solidamente educato a vivere come cattolico. Così, sono stati anni buoni.
 
Un mio amico che era nato dopo il Concilio ha detto: "Non era tutto bene ai vecchi tempi, ma tutto era meglio." Cosa ne pensa?
- Beh, dobbiamo vivere nel tempo che Dio ci dona. Certo, ho ottimi ricordi della mia epoca: sono cresciuto nel 1950 e all'inizio del 1960. Penso che la cosa più importante sia godersi la natura costitutiva della fede cattolica e apprezzare la tradizione a cui apparteniamo e  attraverso la quale ci è stata trasmessa.

Ha accolto con entusiasmo i grandi cambiamenti dopo il Concilio?
- Che cosa è successo subito dopo il Concilio  - al tempo ero in seminario e abbiamo seguito quello che stava accadendo in seno al Concilio - ma l'esperienza dopo il Concilio era così forte e in alcuni casi così violenta, che devo dire che anche da giovane cominciavo a chiedermi se ciò fosse davvero intenzione del Concilio, perché ho ​​visto sparire subitaneamente tante cose belle che erano nella chiesa, e non essere più considerate belle. Penso ad esempio alla grande tradizione del canto gregoriano o all'uso del latino nella celebrazione della sacra liturgia. E poi naturalmente, il cosiddetto "spirito del Concilio Vaticano II" ha influenzato anche altri ambiti - per esempio, la vita morale, l'insegnamento della fede - poi abbiamo visto tanti preti abbandonare il sacerdozio, e tanti religiosi abbandonare la vita religiosa. Quindi sicuramente ci sono stati aspetti del periodo post-conciliare tali da sollevare domande.

È stato ordinato sacerdote nel 1975. Pensa che qualcosa nella chiesa sia andato storto?
 - Sì, penso di sì. In una certa misura, abbiamo perso un forte senso della centralità della Sacra Liturgia e quindi dell'ufficio e del ministero sacerdotale nella Chiesa. Devo dire che sono stato cresciuto così fermamente nella fede, e avevo un così forte senso della vocazione, che non avrei mai potuto rifiutare ciò che chiedeva il Signore. Ma vedevo che c'era qualcosa che era sicuramente andato storto. Come un giovane sacerdote constatavo, per esempio, la vacuità della catechesi. I testi catechetici erano così poveri. E poi ho constatato le sperimentazioni liturgiche - alcune voglio solo dimenticarle - la perdita della vita di devozione, la partecipazione alla Messa domenicale cominciò a diminuire costantemente: erano tutti segnali che qualcosa era andato storto.

* * *
Le due forme della Messa

- Nel 1975 avrebbe mai potuto immaginare che un giorno avrebbe celebrato la Messa nel rito che era stato abbandonato in nome del rinnovamento? 
- No, non l'avrei mai immaginato. Anche se devo dire che lo trovo normalissimo, perché è una rito talmente bello che il fatto che la Chiesa lo abbia recuperato è un segno di buona salute. Ma al momento devo dire che la riforma liturgica, in particolare, è stata molto radicale e, come ho detto, anche violenta, così il pensiero di un restauro non sembrava possibile, davvero. Ma grazie a Dio è successo.
 
Legalmente, il Novus Ordo e la Messa tradizionale latina sono lo stesso rito. È questa anche la tua vera esperienza quando celebra una solenne messa pontificale nel nuovo e nel vecchio ordine?
- Sì, mi rendo conto che sono lo stesso rito, e credo che quando il cosiddetto Nuovo Rito o la Forma ordinaria è celebrata con grande cura e una forte consapevolezza che la sacra liturgia è azione di Dio, possiamo vedere più chiaramente l'unità delle due forme dello stesso rito. Spero anche che, con il tempo, alcuni elementi che erano stati incautamente eliminati dal rito della Messa, ormai diventata la forma ordinaria, possano essere ripristinati perché la differenza tra le due forme è impressionante.
 
In che senso? 
- La ricca articolazione della forma straordinaria, che mostra sempre il carattere teocentrico della liturgia, è praticamente ridotta al minimo nella forma ordinaria.

* * *
 Il Sinodo 2014 

Il Sinodo sulla Famiglia è stato uno shock e talvolta anche uno scandalo, soprattutto per le giovani famiglie cattoliche che sono il futuro della Chiesa. Hanno ragione di preoccuparsi?
- Sì. Penso che il rapporto che è stato prodotto a metà della sessione Sinodo, conclusasi il 18 ottobre, è forse il documento pubblico della Chiesa più scandaloso che io possa immaginare. Esso suscita una preoccupazione molto seria ed è particolarmente importante che le buone famiglie cattoliche che vivono la bellezza del sacramento del matrimonio rinnovino il loro consacrarsi ad una vita coniugale solida e che si servano di tutte le occasioni per testimoniare la bellezza della verità sul matrimonio, che sperimentano ogni giorno della loro vita di sposi.

Prelati di alto rango continuano a dare l'impressione che il "progresso" nella Chiesa consiste nella promozione del l'agenda Gay e dell'ideologia del divorzio. Pensano forse che queste cose porteranno una nuova primavera nella Chiesa?
 - Non so come possano pensare una cosa del genere, perché, ad esempio, il divorzio - che la Costituzione pastorale sulla Chiesa Gaudium e Spes chiama piaga della società - come si pososno promuovere gli atti omosessuali che sono intrinsecamente cattivi - quale potrebbe venire da uno di essi? E in effetti ciò che stiamo vedendo è che le due cose hanno in comune la distruzione della società, un crollo della famiglia, la decomposizione della struttura sociale e, naturalmente, in caso di atti contro natura nella corruzione della sessualità umana, che è destinata principalmente al matrimonio e alla procreazione dei figli.
 
Crede che il problema principale in grandi aree della Chiesa sia la mancanza di famiglie cattoliche e soprattutto la mancanza di bambini cattolici? Ciò non sarebbe stato l'attenzione del Sinodo?
- Io sono fermamente convinto. La Chiesa conta su una forte famiglia cattolica e dipende da forti famiglie cattoliche. Penso che quando la Chiesa soffre, anche il matrimonio e la vita familiare ne risentono. Vediamo che quando le coppie di sposi non sono generose nel dare al mondo una nuova vita umana, il loro stesso matrimonio deperisce, e la società stessa. Vediamo in molti paesi che la popolazione locale, che in molti casi sarebbe cristiana, sta scomparendo a causa del basso tasso di natalità. E in alcuni di questi luoghi - ad esempio, dove si trova anche una forte presenza di appartenenti all'Islam - vediamo che la vita musulmana subentra in paesi che in precedenza erano cristiani.

* * *
 La Fraternità San Pio X 

- In molte parti dell'Europa occidentale e degli Stati Uniti, le uniche parrocchie che hanno ancora bambini appartengono alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, mentre inrtere diocesi sono deserte. I vescovi sono consapevoli di ciò?
 - Credo di sì. Non ho esperienza diretta di ciò che lei descrive. Al tempo in cui ero vescovo di La Crosse, nel Wisconsin e come arcivescovo di St. Louis, nel Missouri, ho sentito dir questo delle diocesi in alcuni paesi europei in cui esse non sono praticamente più in grado di continuare e dove comunque vi è una forte presenza di coloro che appartengono alla Fraternità San Pio X. Non posso fare a meno di credere che i vescovi di questi luoghi stiano prendendo nota e ci riflettano.

* * *
 I giovani cattolici 

La maggioranza dei cattolici praticanti in una parrocchia media in Europa occidentale e negli Stati Uniti sono quelli che sono stati battezzati e catechizzati prima del Concilio. La Chiesa in questi paesi vive del suo passato?
- Penso che la mia generazione, per esempio, è stato benedetta di esser cresciuta in un'epoca in cui c'era una forte pratica della fede cattolica, una forte partecipazione alla Messa della Domenica e alla sacra Liturgia, una forte vita di devozione, un solido insegnamento della fede. Ma in qualche modo, credo, purtroppo, lo davamo per scontato e non c'è stata la stessa attenzione nel trasmettere la fede come noi la conoscevamo attraverso la successione delle generazioni. Ora vedo che molti giovani hanno fame e sete - e questo già da un po '- di conoscere la fede cattolica alle radici e di vivere molti aspetti della ricchezza della tradizione della Fede. Quindi penso che ci sia una giusta ripresa proprio di ciò che era stato perso per un certo tempo  o di cui non ci si era più occupati in modo appropriato. Penso che, al momento, questo risveglio è in atto tra i giovani cattolici.

Il Sinodo sulla Famiglia ha progetti per promuovere il matrimonio e per incoraggiare e sostenere le famiglie con molti figli? 
- Lo spero sinceramente. Non faccio parte della direzione centrale o dei cardinali e vescovi coinvolti nella organizzazione e direzione del Sinodo dei Vescovi. Ma certamente lo spero.

* * *
La proposta Kasper 

- Molte persone temono che alla fine il Sinodo userà un doppio linguaggio. Le ragioni "pastorali" vengono utilizzate per modificare la dottrina de facto. Tali timori sono giustificati?
Sì, lo sono. In effetti, uno degli argomenti più insidiosi utilizzati nel Sinodo per promuovere pratiche contrarie alla dottrina della fede è "noi non tocchiamo la dottrina, noi crediamo nel matrimonio come la Chiesa ha sempre creduto; facciamo solo cambiamenti nella disciplina (ndt: sembra l'argomento usato da Francesco nell'articolo su La Nation e nell'ultima udienza generale della scorsa settimana) ". Ma nella Chiesa cattolica che non può mai essere perché nella Chiesa cattolica  la disciplina è sempre correlata direttamente all'insegnamento In altre parole: la disciplina è al servizio della verità della fede e della vita in generale nella Chiesa cattolica. Quindi non si può dire che si cambia la disciplina e che questo non ha alcun effetto sulla dottrina che essa protegge, salvaguarda o promuove.
 
Il termine "misericordia" è usato per cambiare la dottrina della Chiesa e anche il Nuovo Testamento per perdonare il peccato. E' quest'uso disonesto del termine "misericordia" che è stgato esposto durante il Sinodo?
- Sì, lo è stato. I Padri sinodali hanno parlato del falso senso di misericordia che non tiene conto della realtà del peccato. Ricordo di un padre sinodale dire: "Il Peccato non esiste più? Non lo riconosciamo più?" Penso che ci sia stata una risposta molto forte da parte di alcuni Padri sinodali. Il pastore luterano tedesco, che morì durante la seconda guerra mondiale, Dietrich Bonhoeffer ha usato un'analogia interessante. Egli parlava di grazia "costosa" e  di grazia "a buon mercato". Quando la vita di Dio ci è data come si deve nella Chiesa, ciò richiede da parte nostra un nuovo modo di vita, una conversione quotidiana a Cristo, e conosciamo la misericordia di Dio, nella misura in cui aderiamo e ci sforziamo sempre di affidarci a Cristo e per vincere i nostri peccati e le nostre debolezze.

Perché il termine "misericordia" è utilizzato per gli adulteri e non per i pedofili? In altre parole: sono i media che decisono quando la Chiesa può utilizzare la parola "misericordia" e quando non lo può?
- Questo è un altro punto sollevato al Sinodo. La misericordia riguarda la persona che, per qualsiasi ragione, commette un peccato. Dovremmo sempre suscitare in questa persona il bene - in altre parole, chiamare questa persona ad essere quello che lui o lei è : un figlio di Dio. Ma nello stesso tempo, dobbiamo riconoscere i peccati che sono l'adulterio o la pedofilia, o il furto o l'omicidio - quali che siano - come grandi mali, come peccati mortali e quindi a noi contrari. Non possiamo accettarli. La più grande carità, la più grande misericordia che possiamo mostrare al peccatore è riconoscere il male delle azioni che lui o lei sta commettendo e chiamare quella persona alla verità.

* * *
Il potere e l'autorità del Papa 

Dobbiamo sempre credere che la Bibbia è l'autorità suprema nella Chiesa e non può essere manipolata, neppure dal Papa e dai vescovi?
 - Assolutamente. La parola di Gesù è la verità a cui siamo chiamati a obbedire e, in primo luogo, alla quale il Santo Padre deve obbedire. Durante il Sinodo, è stato talvolta fatto riferimento alla pienezza del potere del Santo Padre, dando la sensazione che il Santo Padre potrebbe anche, per esempio, sciogliere un matrimonio valido è stato consumato. E questo non è vero. La "pienezza del potere" non è assoluta. La "pienezza del potere" è fare ciò che ci comanda Cristo e farlo in obbedienza a Lui. Seguiamo il nostro Signore Gesù Cristo, a cominciare dal Santo Padre.
 
Un Arcivescovo recentemente ha detto: "Ovviamente seguiamo l'insegnamento della Chiesa sulla famiglia" e ha aggiunto, "fino a quando il Papa decida altrimenti. " Il Papa ha forse il potere di cambiare la dottrina?
- No, è impossibile. Sappiamo qual è sempre stato l'insegnamento della Chiesa. E 'stato espresso, per esempio, da Papa Pio XI nell'enciclica Casti connubii. E 'stato espresso da Papa Paolo VI nell'Humanae Vitae. E 'stata espressa in modo meraviglioso da Papa Giovanni Paolo II nellaFamiliaris Consortio. L'insegnamento è immutabile. Il Santo Padre dà il servizio di mantenere questo insegnamento e presentarlo con novità e freschezza, ma non di cambiarlo.

Si dice che i cardinali si vestono in porpora per significare il sangue dei martiri che sono morti per Cristo. Con l'eccezione di John Fisher, che è stato nominato cardinale quando era già in carcere, nessun cardinale è mai morto per la Fede. Qual è la ragione? 
- Non so, non posso spiegarlo. Alcuni cardinali hanno certamente sofferto molto per la fede. Penso al Cardinale Midszenty (1892-1975), ad esempio, in Ungheria o al Cardinale Stepinac (1898-1960) nella ex Jugoslavia. E pensiamo ad altri cardinali in altri periodi della storia della Chiesa che hanno sofferto molto per difendere la fede. Il martirio può assumere forme diverse da quella del sangue. Stiamo parlando di martirio rosso, ma c'è anche un martirio bianco che verte sul vero insegnamento della verità della fede e la sua difesa, forse per essere mandati in esilio come accaduto ad alcuni cardinali o per soffrire in altri modi. La cosa importante per il cardinale è difendere la Fede iusque ad effusionem sanguinis, fino allo spargimento di sangue. Il cardinale deve fare tutto il possibile per difendere la fede, anche se questo significa spargimento di sangue. Ma anche tutto ciò che viene prima.

* * *
Le cose che il cardinale Burke preferisce, i suoi ricordi più belli, e la paura del giudizio.

Eminenza, alcune osservazioni veloci. Chi è il suo Santo preferito?
 - Beh, la Beata Vergine è ovviamente il preferita per tutti noi.

Questo non conta! 
- [Ride] Ho una grande devozione per San Giuseppe. Ma un santo che mi ha aiutato molto durante la mia vita, da quando ero bambino e in seminario è Santa Teresa di Lisieux, il Piccolo Fiore. La sua Piccola Via continua ad essere, per me, di grande aiuto nella mia vita spirituale.

Qual è la sua preghiera preferita?
- Il Rosario.

Qual è il tuo libro preferito?
- Credo che il catechismo non conti. [Ride]

No, e nemmeno la Bibbia. 
- Mi piaccciono anche gli scritti del beato Columba Marmion (1858-1923), scritti spirituali, e mi piacciono anche gli scritti di Mons Fulton Sheen (1895-1979 ).
 
Qual è il suo momento più importante come sacerdote?
- La mia ordinazione sacerdotale. Io continuo a pensarci e tutto era lì e tutto si è dispiegato da lì. Ciò che ho trovato più bello nel sacerdozio è che nei primi cinque anni come prete, ho fatto un ministero sacerdotale molto intenso in una parrocchia con il Sacramento della Confessione, con molte confessioni e la celebrazione, naturalmente, della Santa Messa, e poi l'insegnamento della fede ai bambini. Questi ricordi - e successivamente, per un breve periodo di tre anni ho insegnato in una scuola cattolica - sono davvero i ricordi più belli del mio sacerdozio.
 
Ha paura del giudizio?
- Sì, naturalmente. Si pensi ad esempio a tutte le responsabilità che ho avuto, prima come sacerdote e ancor più come vescovo e cardinale, e ciò mi porta a esaminare la mia coscienza. So che ci sono cose che ho fatto, che avrei potuto fare molto meglio e questo mi fa paura. Ma spero che il Signore sarà misericordioso con me e prego per questo.

Grazie, Eminenza.
 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Omelia del Cardinale Raymond Leo BURKE — Messa votiva Matrimonio della Vergine 


Sabato 10 gennaio 2015, Roma – San Nicola in Carcere


Celebrando la Messa votiva del matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe, contempliamo nuovamente il grande mistero dell’amore incommensurabile ed incessante di Dio per noi.


Il card. Burke durante l'omelia della Messa votiva.

Il card. Burke durante l’omelia della Messa votiva.



Nel breve racconto del Vangelo di san Matteo, vediamo come Dio provvede che il suo Figlio unigenito sia incarnato nel seno immacolato della Vergine Maria e, allo stesso tempo, con la sua incarnazione, diventiamo parte della famiglia di Giuseppe e Maria.


In altre parole, anche se San Giuseppe e la Vergine Maria si erano sposati prima del concepimento verginale di Dio-Figlio nel grembo di Maria, lo hanno fatto con pieno rispetto per la consacrazione della verginità di Maria a Dio dalla sua giovinezza, l’offerta a Dio della sua verginità consacrata. Ed ancora, San Giuseppe aveva sposato Maria con l’intenzione di onorare, nel corso del loro matrimonio, la verginità consacrata.


Dal testo del Vangelo secondo San Matteo, è chiaro che Maria era già sposata con San Giuseppe, al momento dell’Annunciazione, ma che San Giuseppe ancora non l’aveva portata nella sua casa. Per questo motivo, dopo aver appreso della sua gravidanza, San Giuseppe, per decenza, ha pensato di divorziare da lei nel modo più discreto possibile. Per essere chiari, la parola Promessi Sposi non è giustamente intesa come impegnati, ma piuttosto come sposati omaritati, come chiarisce il resto del linguaggio testuale.


Qui, è importante ricordare il Rito ebraico del Matrimonio, che la Vergine Maria e San Giuseppe, come ebrei devoti, hanno osservato fedelmente. Il rito consisteva in due fasi: una prima fase con la quale il contratto di matrimonio è stato sigillato, rendendo le parti veramente marito e moglie, e una seconda fase con il quale il matrimonio è stato consumato dall’atto con cui la moglie è «portata» nella casa di suo marito. Nella sua Esortazione apostolica “Redemptoris Custos”, Papa San Giovanni Paolo II, ha descritto l’osservanza della pratica del matrimonio ebraico dalla Vergine Maria e San Giuseppe con queste parole:



Secondo l’usanza ebraica, il matrimonio si è svolto in due fasi: in primo luogo, il matrimonio legale, o vero è stato celebrato, e poi, solo dopo un certo periodo di tempo, il marito ha portato la moglie in casa sua. Così, prima di vivere insieme con Maria, Giuseppe era già suo marito.



Maria è infatti la sposa di San Giuseppe e, di conseguenza, il Divino Bambino concepito nel suo grembo sotto l’ombra dello Spirito Santo è un membro della famiglia di Giuseppe e Maria, e gode della divina maternità della Vergine Maria e della paternità-adottiva o tutela di San Giuseppe.


Padre René Laurentin, riferendosi alla decisione di Maria fin dalla sua giovinezza “di non appartenere a nessun uomo, ma solo a Dio”, descrive così il suo stato civile al momento dell’Annunciazione:


«La Bibbia traduce inesattamente impegnata, mentre Maria è veramente sposata con Giuseppe in linea con le due fasi del matrimonio ebraico: il consenso (qidushin) prima dell’Annunciazione, e la seconda fase, l’introduzione della moglie nella casa del marito (nissuin), in accordo con l’accordo di Giuseppe per un matrimonio verginale (non consumato). – (“Marie, fonte directe de l’Évangile de l’Enfance”)».


Padre Laurentin continua a spiegare come Maria, in ragione della sua condizione di moglie in un matrimonio verginale, credeva di aver rinunciato alla possibilità della maternità del Messia. Di conseguenza, al momento dell’annunciazione, ha chiesto l’Arcangelo Gabriele: «Come potrà accadere questo, dal momento che non conosco uomo». L’Arcangelo poi chiarisce che è proprio la sua verginità, che l’ha preparata ad essere la Madre di Dio. Padre Laurentin, riferendosi al suo voto di verginità, scrive:


«Ma questo voto ha portato, al contrario, l’unico mezzo per raggiungere questo privilegio unico. Tali sono i paradossi dell’Altissimo. Ella riceve, poi, la risposta che tutto rende nuovo e chiarisce. (Ibid.)».


La Chiesa, infatti, ha visto nel testo sulla sapienza eterna di Dio dal “Libro dei Proverbi” un’immagine della Vergine Maria, che Dio aveva scelto, fin dall’inizio, di essere la Madre del Redentore: «Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d’allora». Il testo ispirato ci introduce in una più profonda riflessione sul matrimonio di Maria con Giuseppe e la sua Divina Maternità nel grande mistero della fede, il mistero della nostra salvezza eterna. Cercando il suo significato più profondo, si comprende la verità dei versi finali:



Infatti chi trova me trova la vita e ottiene favore dal Signore; ma chi pecca contro di me danneggia se stesso; quanti mi odiano amano la morte.



Contemplando il matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe, vediamo come, proprio all’inizio dell’opera di salvezza, Dio Padre ha cura che la concezione del suo unigenito Figlio nella nostra carne umana sia verginale, come in effetti deve essere, ma, allo stesso tempo, del tutto legittima, in modo che manifesti pienamente la verità, bellezza e bontà di Dio. Dio-Figlio è verginalmente concepito nel grembo di Maria, moglie di San Giuseppe. Il Vangelo secondo Matteo è segnato, in particolare, dall’attenzione alla natura giuridica della nostra fede e della sua pratica, presentando Cristo come il nuovo Mosè, il nuovo legislatore, più eminentemente nel Discorso della Montagna. È inconcepibile che Dio-Figlio, nella sua Incarnazione, non rispetti pienamente, anzi non abbia portato alla perfezione, sia la verginità della Beata Vergine Maria che la santità del suo matrimonio con San Giuseppe.


La comprensione piena dello stato coniugale di San Giuseppe e della Vergine Maria, è importante per la nostra conoscenza più piena e per l’amore del Mistero della fede, ma è anche importante per evitare una confusione e un errore che sono comuni oggi. Alla grave situazione fa riferimento Padre John A. Hardon, SJ, nell’edizione riveduta “Corso base del Catechismo Cattolico”. Sarà utile citare una parte della sua trattazione del tema:


«Il fatto che Gesù sia stato concepito e nato verginalmente dopo il matrimonio di Maria e Giuseppe significa che Gesù è stato concepito e nato nel matrimonio. Ciò è contrario a quello che tanti, anche i preti, hanno da dire al momento, cioè, che Gesù è nato fuori dal matrimonio, come i bambini di tante donne non sposate di oggi, e dunque questa non è una situazione “anomala”. La gravidanza di una ragazza-madre si dice che sia, secondo queste persone, nella stessa condizione di Maria, che essi sostengono fosse anch’essa una ragazza-madre al momento in cui ha concepito Gesù. Questo è falso; è davvero una menzogna molto grave, perché mina la santità del matrimonio e le ragioni di questa santità. I difensori di questa posizione dicono che Gesù è stato concepito dopo che Maria e Giuseppe si sono impegnati, ma non ancora sposati. (“Padre John A. Hardon, SJ Corso base di Catechismo Cattolico, Manuale, edizione riveduta, ed. cardinale Raymond Leo Burke”)».


La posizione erronea sopra descritta viene assunta solo da coloro che consapevolmente dissentono dal costante insegnamento della Chiesa, ma anche da molte persone che semplicemente sono mal catechizzate e quindi cadono preda di tale falso insegnamento.


Il più santo e benedetto di tutti i matrimoni.

Il più santo e benedetto di tutti i matrimoni.



L’importanza della chiarezza per quanto riguarda il matrimonio della Beata Vergine maria con San Giuseppe è anche più significativa per le discussioni sul matrimonio intrapresa nel Sinodo dei Vescovi. Mentre il Sinodo dei Vescovi è chiamato a sostenere la bellezza del matrimonio, come Dio ha stabilito fin dall’inizio, vi è un forte tentativo di introdurre discussioni circa i cosiddetti “elementi positivi” nella convivenza di un uomo e di una donna, come marito e moglie, senza rispetto per il sacramento del santo matrimonio. Vediamo nel matrimonio di Maria e Giuseppe, in un modo più notevole, la bellezza del matrimonio, stabilito da Dio alla creazione e restituito alla sua perfezione originale dal Dio-Figlio incarnato per la Redenzione. Contemplando il matrimonio di Maria e Giuseppe, comprendiamo più pienamente e con più profonda fedeltà le parole di Cristo stesso, quando i farisei lo interrogano sulla verità della indissolubilità del matrimonio:



«Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» (sul Matteo 19, 4-6).



L’insegnamento di Cristo sul santo matrimonio brilla con particolare splendore nel matrimonio di sua madre Maria e del suo padre adottivo Giuseppe.


Stiamo per assistere alla grande vittoria della Croce, la grande opera di Dio Figlio che ha preso la nostra natura umana nel grembo immacolato della Vergine Maria. Cristo offre ora sacramentalmente il sacrificio del Calvario. Egli ci dà il frutto impareggiabile del suo sacrificio: il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Egli ci dà la medicina celeste e il Cibo con cui vincere il peccato nella nostra vita e vivere nella vera libertà per amore di Dio e del prossimo. Possa la nostra contemplazione del mistero della fede nel matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe ispirarci ad insegnare, a celebrare e vivere la verità sul santo matrimonio, come Dio lo ha stabilito fin dall’inizio e redento attraverso la sua passione salvifica, morte e risurrezione. Possiamo cercare sempre nel Mistero eucaristico la grazia per così insegnare, celebrare, e vivere.


Cardinale Raymond Leo BURKE
Roma, Sabato 19 gennaio 2015 – Basilica di San Nicola in Carcere
Messa votiva del matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe
_____________________________________
[Traduzione dall’originale inglese a cura di Chiesa e post-concilio]

Fonte: chiesaepostconcilio.blogspot.it



Fraternamente CaterinaLD

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03/03/2015 14:41
 
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lunedì 2 marzo 2015 

Intervista del Cardinal Burke da Rorate Caeli

 
Nostra traduzione della recente intervista rilasciata telefonicamente dal Card. Raymond Leo Burke a Rorate Caeli [qui], nella quale con grande generosità egli si è pronunciato col suo stile chiaro limpido ed essenziale sui temi più caldi del momento.

Funzionari vaticani che minacciano di denunciare i blogger

Rorate: Eminenza, la ringraziamo molto per aver accettato questa intervista. Come blog internazionale più letto dai cattolici tradizionali, pensiamo che ciò infonderà molta speranza sia ai nostri lettori che ai cattolici di ispirazione tradizionale sparsi ovunque.
Come nostra prima domanda: Il mondo tradizionale, di recente, è rimasto stordito dalla notizia che due funzionari del Vaticano hanno minacciato di citare in giudizio i blogger e giornalisti cattolici di ispirazione tradizionale. È d'accordo con questo approccio, e pensa che dovremmo aspettarci di vederne di più in futuro?
 
Burke:  A meno che il blogger non abbia calunniato ingiustamente il buon nome di qualcuno, io certo non credo che questo sia il modo in cui dovremmo affrontare questioni del genere come cattolici. Penso che ci dovrebbe essere un contatto. Presumo che il blogger cattolico sia in buona fede e, se c'è qualcuno nella gerarchia che ha problemi con lui, il miglior modo di affrontar la cosa dovrebbe essere in primo luogo rivolgersi direttamente alla persona e cercare di risolvere così la questione. Nostro Signore nel Vangelo e San Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi ci istruisce di non ricorrere ai tribunali. Dovremmo essere in grado, come cattolici, di risolvere tali questioni tra noi. (Cfr Mt 18:15; 1 Cor. 6: 1-6)

Confusione da parte di papa Francesco

Dopo otto anni di pontificato di Papa Benedetto XVI, il clero, i laici, anche i media erano abituati alla chiarezza. Con tanta confusione derivante dalle dichiarazioni quotidiane di Papa Francesco, confusione dal Sinodo, ecc. è meglio concentrarsi maggiormente a livello locale e parrocchiale e sulla tradizione della Chiesa, piuttosto che alla ricerca di una guida specifica da Roma sui temi del momento?
 
Sì, penso che, di fatto, lo stesso papa Francesco ha dato tale indicazione. Per esempio nella sua Esortazione Apostolica, Evangelii Gaudium, dice che non la ritiene un insegnamento magisteriale (N. 16). Mentre con Papa Benedetto XVI abbiamo avuto un maestro che ci dava catechesi estese su molteplici argomenti. Ora dico alla gente che, se ci si trova a vivere una certa confusione a causa del metodo di insegnamento di Papa Francesco, la cosa importante è rapportarlo al catechismo e a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, e insegnarlo, perché si diffonda  a livello parrocchiale, a partire dalla famiglia. Non possiamo disperdere le nostre energie nella frustrazione per qualcosa che pensiamo di dover ricevere e ciò non accade. Invece, sappiamo per certo ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, e abbiamo bisogno di fare affidamento su questo e di concentrare la nostra attenzione su questo.

Comunione per gli adulteri e attacco alla Dottrina

Parlando di questo insegnamento e di ciò che ascoltiamo, recentemente ha fatto scalpore la sua dichiarazione che si opporrà a qualsiasi insegnamento eterodosso sul matrimonio e, su un'altra domanda, sul fatto che i cattolici dovrebbero reagire. Quale dovrebbe essere la risposta dei fedeli cattolici, se ci fosse un cambiamento nella disciplina sulla Santa Comunione per gli adulteri divorziati risposati?
 
Stavo rispondendo ad una domanda ipotetica. Alcune persone hanno cercato di interpretarlo come un attacco contro Papa Francesco; il che non era assolutamente vero. Mi è stata posta una domanda ipotetica, e ho semplicemente detto: "Nessuna autorità ci può comandare di agire contro la verità, e, allo stesso tempo, quando la verità è sotto ogni tipo di minaccia, dobbiamo lottare per essa". Questo è quello che intendevo dire. E quando mi è stata posta l'altra domanda ipotetica: "E se questo progetto andasse fino in fondo?" Io ho risposto: "Beh, io semplicemente devo resistere. Questo è il mio dovere".

Come può reagire un fedele cattolico? A casa sua? E su un blog?

Io penso che si debba continuare a insegnare, in casa e nella vita personale, per rimanere nella verità della fede come la si conosce, e si debba anche parlarne e far conoscere al Santo Padre la profonda preoccupazione che si ha: che in realtà non si può accettare un cambiamento nella disciplina della Chiesa; il che equivarrebbe a cambiare il suo insegnamento sulla indissolubilità del matrimonio. A questo riguardo penso che sia molto importante affrontare la falsa dicotomia disegnata da alcuni che dicono: "Oh no, stiamo solo cambiando le discipline. Non stiamo toccando la dottrina della Chiesa". Ma se si modifica la disciplina della Chiesa per quanto riguarda l'accesso alla Santa Comunione da parte di coloro che vivono in adulterio, allora sicuramente si modifica la dottrina della Chiesa sull'adulterio. Se le persone possono vivere in adulterio e continuare a ricevere i sacramenti, si sta dicendo che, in alcune circostanze, l'adulterio è ammissibile ed è anche un bene. Il che è una cosa molto seria, e i cattolici devono insistere sul fatto che la disciplina della Chiesa non può essere modificata in alcun modo, perché di fatto, si indebolirebbe il nostro insegnamento su una delle verità più fondamentali, la verità sul matrimonio e la famiglia.

Vescovi dissenzienti & Summorum Pontificum

Ora veniamo a qualcosa che è nelle sue corde, Eminenza. Come possiamo mantenere la promessa e il mandato del Summorum Pontificum in questo particolare momento nella Chiesa, e quale ruolo ha il diritto canonico nel rendere la Messa tradizionale disponibile in ogni parrocchia ?
 
La legge si pone così com'è stata data da Papa Benedetto XVI, e non è stata modificata. Il documento per la sua attuazione è stato emesso dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei. Tutto questo resta valido. Tutto ciò sollecita a provvedere alla Messa tradizionale quando c'è questo desiderio in un gruppo di fedeli.
 
In adesione al Summorum, le famiglie i cui figli non hanno mai praticato il Novus Ordo, ma il cui Ordinario non soddisfi i mandati del Summorum concedendo loro la Confermazione tradizionale, esse devono portare i loro figli in una diocesi vicina o in una parrocchia personale come la Fraternità Sacerdotale San Pietro, FSSP, in modo da poterli cresimare nel rito tradizionale?
 
Esse hanno certamente il diritto di ricevere i sacramenti nel rito tradizionale in forma straordinaria. Se non possono riceverlo nella propria diocesi, allora certamente potrebbero chiedere al loro parroco una dichiarazione che il ragazzo è pronto per la cresima, perché possano riceverla in un altro luogo in cui è permesso.

Smantellamento dei Frati Francescani dell'Immacolata

Come probabilmente saprà, abbiamo notizie sconfortanti e spaventose sullo smantellamento dei Frati Francescani dell'Immacolata nel corso dell'ultimo anno. Sua Eminenza ritiene che il commissario, Padre Volpi, sia stato giusto? E cosa pensa della dichiarazione di mediazione nei confronti di padre Volpi per quanto riguarda la famiglia del fondatore?
 
Io non dispongo di informazioni dirette su cui esprimere un giudizio sulla vicenda. Come osservatore esterno, devo dire che Padre Volpi ha messo in atto con grande rapidità azioni molto forti.
Da quanto ho letto, egli ha dovuto ammettere che non era vera l'accusa di abuso dei beni temporali dei frati dell'Immacolata da lui rivolta contro Padre Stefano Manelli, fondatore dei Frati dell'Immacolata, ed i suoi familiari. Questo è certamente un fatto molto grave. Molti frati stanno abbandonando l'ordine, e l'intera situazione andrebbe affrontata in modo da non far crollare l'ordine stesso, perché essi erano solidi, avevano molte vocazioni e un ampio apostolato. Questo è ciò che trovo preoccupante.

Viene riferito, e francamente di questo abbiamo riscontri personali, di sacerdoti FFI che dicono di essere "in fuga", "nascosti": sono parole usate dalla corrente dei FFI in accordo con p. Volpi. Ci sono anche notizie di vescovi che accettano i sacerdoti FFI che cercano rifugio nelle loro diocesi. Lei, Eminenza, incoraggerebbe altri vescovi a fare lo stesso?
 
Se un prete vuole lasciare la sua comunità religiosa ed è un buon prete, non c'è nulla in contrario  a che il vescovo lo accetti, penso che un buon vescovo certamente debba accettare un tale sacerdote e cercare di aiutarlo a diventare sacerdote nella sua diocesi. C'è un processo; ci vuole tempo. Il sacerdote che intende lasciare la sua comunità religiosa deve avere un vescovo accogliente. Se è in grado di accogliere un tale sacerdote, credo che il vescovo dovrebbe essere felice di farlo, perché aiuta un buon sacerdote a poter continuare ad esercitare il suo ministero sacerdotale.

Sacerdoti tradizionali cacciati da vescovi dissenzienti

Qual è il suo parere, Eminenza, quando accade che buoni sacerdoti vengono cacciati dai loro vescovi? Conosciamo molti casi, anche se non li nominiamo pubblicamente. Alcuni ora si trovano senza incarichi, e vivono grazie alle donazioni e all'aiuto di familiari e amici. Alcuni trovano necessario unirsi in gruppi indipendenti. Qual è il consiglio di Vostra Eminenza a quei sacerdoti che semplicemente vogliono vivere, predicare e celebrare la Messa, come tutti i sacerdoti facevano prima del Concilio?
 
Vorrei semplicemente spingerli a cercare un vescovo che li accolga e cerchi di aiutarli, se può, o se non li può aiutare direttamente lui stesso, li aiuti a trovare un altro vescovo che consenta loro di condurre una buona vita sacerdotale. Questo è tutto ciò che si può fare. Ovviamente, c'è anche il ricorso alla Congregazione per il Clero. Se il sacerdote è consapevole di essere trattato ingiustamente, può chiedere alla Congregazione per il Clero di intervenire.

Ci risulta che, la soluzione del problema che abbiamo appena discusso possa trovarsi in una Amministrazione Apostolica per sacerdoti  e religiosi tradizionali in preparazione, al fine di risolvere molti di questi problemi nel senso di permettere loro di vivere la propria vocazione rigorosamente secondo il Summorum Pontificum. Sua Eminenza può commentare circa questo processo sul futuro concretizzarsi di una Amministrazione Apostolica?

Una cosa del genere è possibile. Io non sono a conoscenza di tutto quanto stia procedendo al riguardo. Forse è così ma io non ne ho sentito parlare. Certo che è una possibilità e sarebbe un modo per aiutare questi sacerdoti e i fedeli che sono uniti a loro a rimanere in comunione con la Chiesa.

Più sacerdoti sotto l'autorità del cardinale Burke

Ora, Eminenza, lei può avere una preclusione su questa questione, ma il Sovrano Militare Ordine di Malta potrebbe teoricamente essere in grado di funzionare come una Amministrazione Apostolica, offrendo possibilità a sacerdoti e religiosi tradizionali?

Ebbene, il Sovrano Militare Ordine di Malta, i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, ha sacerdoti incardinati. Ma come un ordine militare sovrano, non come Amministrazione Apostolica. L'Ordine ha un Prelato, nominato dal Santo Padre, che partecipa al governo dell'Ordine. Egli è chiaramente il legittimo superiore di eventuali sacerdoti incardinati nell'Ordine. In questo momento, stiamo studiando tutta la situazione perché abbiamo richieste da parte di altri sacerdoti che desiderano essere incardinati nell'Ordine. Ma certamente è successo in passato, e non c'è motivo per cui non possa continuare ad accadere, non in virtù della creazione di una Amministrazione Apostolica, ma in virtù della natura dell'Ordine.

Celibato sacerdotale

Intendevamo farle questa domanda mesi fa, quando abbiamo iniziato a preparare le domande dell'intervista, e poi ci è segnalato che il Papa proprio ieri ha detto che la questione dei preti sposati è "nella sua agenda". Il celibato sacerdotale per i sacerdoti occidentali è gravemente minacciato sotto questo pontificato?

Sarebbe un fatto molto grave, perché ha a che fare con l'esempio di Cristo stesso, e la Chiesa ha sempre fatto tesoro nei suoi sacerdoti della sequela sull'esempio di Cristo, anche nel Suo celibato. Ho sentito quanto segnalato, ma non sono stato in grado di verificare. Sarebbe, ovviamente, una questione molto seria. La questione è stata già affrontata da un sinodo mondiale dei vescovi alla fine degli anni '60, e in quel Sinodo c'è stata una solida riaffermazione della dottrina della Chiesa sul celibato dei sacerdoti. Non va fatto riferimento ad esso come ad una disciplina, perché ha a che fare con ciò che fin dai primi secoli della Chiesa è stato inteso più adatto per i suoi sacerdoti. È qualcosa di più di una disciplina, e quindi mi pare molto difficile immaginare che ci possa essere un cambiamento su questo.

Incoraggiamento per i cattolici tradizionali

Quali parole di incoraggiamento può dare sua Eminenza ai cattolici tradizionali che stanno lottando per salvare le loro anime e le anime dei loro figli in questo mondo moderno e senza, a volte sembra, alcun aiuto da Roma?

Mi capita spesso di dire a coloro che mi scrivono per esprimere tale scoramento o chiedono una indicazione in quella che appare una situazione molto travagliata, che quando, in momenti come questo, sembra che ci sia una certa confusione nel governo della Chiesa, allora dobbiamo, più che mai, radicarci nell'insegnamento costante della Chiesa e fare di tutto per porgerlo ai nostri figli e per rafforzarne la comprensione nelle nostre parrocchie e nelle nostre famiglie. E nostro Signore ci ha rassicurati. Non ci ha detto che non ci sarebbero stati attacchi alla Chiesa, anche dall'interno, ma ci ha assicurato che le porte dell'inferno non prevarranno mai sulla Chiesa.
In altre parole, Satana, con i suoi inganni, alla fine non potrà mai prevalere sulla Chiesa. Dobbiamo avere questa fiducia in noi e procedere con grande gioia e grande determinazione, nell'insegnare la fede, o nel testimoniare con le opere alle anime che non comprendono la fede o che non sono ancora diventate membri della Chiesa.
Sappiamo che le porte dell'inferno non prevarranno, ma nel frattempo, la nostra è la Via Crucis. E quando dobbiamo soffrire per amore di ciò che crediamo, ciò che sappiamo essere vero, possiamo abbracciare la sofferenza conoscendo il risultato finale: cioè, che Cristo è il Vincitore. Egli è colui che vince alla fine tutte le forze del male nel mondo e restituisce al Padre noi e il nostro mondo. Questo è il modo in cui cerco di incoraggiare i fedeli cattolici. Penso che sia importante, inoltre, che i cattolici devoti tradizionali si conoscano e si sostengano l'un l'altro, per portare i pesi gli uni degli altri, come dice la Scrittura. Dobbiamo essere pronti a farlo ed essere sensibili verso le famiglie che potrebbero trovarsi in qualche particolare difficoltà in questo senso, e cercare di essere il più vicini l'uno all'altro come possibile.

Vaticano terzo?

Grazie. Abbiamo solo un paio di domande. Ci sono alcune notizie in ordine sparso, ma da fonti credibili, che Francesco pensi di indire un Terzo Concilio Vaticano. Eminenza ha sentito nulla di tutto questo?

No, per niente.

Processo alla scelta dei vescovi

Le nomine Episcopali negli Stati Uniti con Benedetto XVI sono state, mediamente, orientate verso i conservatori. Il che non è accaduto ovunque. Da questo nasce l'evidente attuale fossato con quei sacerdoti e fedeli nella chiesa della nuova generazione che sono ampiamente conservatori, attaccati al vero catechismo, alla legge morale cattolica, a una riverente Sacra Liturgia. Sua Eminenza è favorevole ad un nuovo orientamento nella nomina dei vescovi negli Stati Uniti e altrove? Il metodo attuale per la selezione dei vescovi è buono, a suo avviso?

Penso che lo sia. Si tratta non solo di consultare altri vescovi e sacerdoti della diocesi, ma anche i fedeli laici. E c'è sempre la possibilità per i singoli membri del laicato o gruppi di fedeli laici di rendere note le loro preoccupazioni alla Congregazione per i Vescovi e al Nunzio. Penso che la cosa più importante sia che il Nunzio Apostolico sappia, quando c'è in vista la scelta di un vescovo per una diocesi, che ci sono molti cattolici fedeli che hanno esigenze particolari e che gliele esprimano.

Ruolo attuale nella Chiesa

Qual è il principale obiettivo di Sua Eminenza nell'impegno di questi giorni?

Il mio obiettivo principale è il Sovrano Militare Ordine di Malta, nell'aiutare il Gran Maestro nel governo dell'Ordine, soprattutto nella dimensione spirituale. L'Ordine ha un duplice scopo: la difesa della fede, e la cura dei poveri. Le due cose onestamente vanno molto insieme. Io lo sto aiutando con questioni circa la struttura dell'Ordine stesso, al fine di soddisfare più efficacemente questi due scopi, ma anche per affrontare le questioni che inevitabilmente sorgono in qualsiasi organizzazione cattolica per quanto riguarda la dottrina e per quanto riguarda la morale. Questo è il mio obiettivo principale. Inoltre sto spendendo tempo a studiare e scrivere su questioni importanti nella Chiesa di oggi.

Ripristino dei tradizionalisti nella Chiesa

Vede la possibilità per il futuro che i cattolici tradizionali acquistino maggiormente un ruolo di primo piano, per il restauro della Chiesa?
 
Penso di sì. Trovo sempre più e più famiglie cattoliche fedeli alla Messa tradizionale, e penso che quelle famiglie avranno sempre più influenza nel tempo a venire. Se quelle famiglie influenzano altre famiglie, poi, ovviamente, ci sarà uno slancio di crescita.

C'è qualcos'altro che non abbiamo toccato che Sua Eminenza vorrebbe aggiungere?

Solo incoraggiare tutti a esser fedeli alla Sacra Liturgia, che è la più alta espressione della nostra fede cattolica, la più alta espressione della nostra vita in Dio, e ad essere molto impegnati nello studio del Catechismo della Chiesa Cattolica, e nell'insegnamento della fede nelle nostre case e nelle nostre comunità locali.
La Chiesa ha sofferto terribilmente per decenni di cattiva catechesi, tant'è che i fedeli, bambini, giovani e anche adulti, non conoscono la loro fede, e abbiamo bisogno di affrontare questa realtà perché le due cose vanno insieme. Quando conosciamo bene la nostra fede, allora abbiamo un forte desiderio di adorare in conformità con la nostra fede, e al tempo stesso il nostro culto ci fa desiderare di conoscere maggiormente la nostra fede. E poi, ovviamente, tutto questo viene tradotto in azione dalla carità nella nostra vita, in particolare a favore di coloro che sono più bisognosi.
 
Ciò induce a un'ultima domanda. Sua Eminenza ha menzionato molte volte la famiglia in casa. Era profetico Giovanni Paolo II quando ha parlato della Chiesa Domestica?

Oh, sì. Egli ha detto che la Chiesa viene a noi attraverso la famiglia, e questo è vero. Cristo stesso viene attraverso la famiglia. Egli era profetico, nel senso che ha pronunciato di nuovo ciò che la Chiesa ha capito fin dall'inizio. Quel termine, Chiesa domestica, è molto antico, ed è stato ripetuto al Concilio Vaticano II. È una antica terminologia riguardo alla famiglia. Era profetico, nel senso che ha esposto ciò che Dio stesso ci insegna sulla famiglia.

Questo è tutto quello che abbiamo per Sua Eminenza. La ringrazio molto per il suo tempo oggi e per il suo incredibile servizio a Santa Madre Chiesa.
__________________
[Traduzione di Chiesa e post-concilio]
 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Omelia del Cardinal Burke a Ramsgate


 



Dall'originale inglese [qui]. Omelia del cardinale Raymond Leo Burke a Ramsgate il 9 marzo scorso, in occasione del Pontificale al trono - Feria II post Dom. Tertiam in Quadragesima, che è anche una stupenda catechesi con riferimenti inequivocabili all'ora presente.


Testo integrale dell'Omelia del Cardinal Burke a Ramsgate, in occasione della celebrazione della messa pontificale
Messa votiva a Sant’Agostino, Vescovo, Apostolo dell’Inghilterra
Santuario di Sant’Agostino
Chiesa cattolica di Ramsgate e Minster
Ramsgate, Inghilterra - 9 marzo 2015
1 Tes 2, 2-9
Lc 10, 1-9
OMELIA

Sia lodato Gesù Cristo, ora e sempre. Amen.

È una grande grazia poter offrire il Santo Sacrificio della Messa nel Santuario di Sant’Agostino, Apostolo dell’Inghilterra, così vicino al luogo in cui egli arrivò, nel 597, insieme a una quarantina di monaci, per svolgere una missione affidatagli dal Romano Pontefice, Papa Gregorio Magno: la seconda evangelizzazione delle Isole Britanniche. Qui ci è data la diretta testimonianza dell’infaticabile attività di Cristo glorioso nella Sua Chiesa. Sant’Agostino e i suoi compagni, in modo analogo ai 72 discepoli del Vangelo, sono stati inviati dal Vicario di Cristo in terra per portare il Cristo, che è vivo nella Chiesa, in una terra lontana. Venerando la tomba di Sant’Agostino riceviamo la grazia dello zelo missionario, che si esprime pienamente e in modo perfetto nell’offerta della Santa Messa.

Le fonti storiche riportano che Papa San Gregorio Magno desiderava ardentemente portare la verità e l’amore di Cristo alla nazione inglese. Aveva visto molti giovani inglesi mandati a Roma come schiavi, e il suo cuore era pieno di compassione per loro e per i loro compatrioti. Sentiva nel suo cuore l’intenzione del Signore che esortò i settantadue discepoli ad andare in missione con queste parole:
La messe è molta, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. (1)
Così, egli chiese ai monaci del Monastero Romano di Sant’Andrea – da cui era stato chiamato per salire al Soglio di Pietro e di cui Sant’Agostino era il priore – di intraprendere il lungo e difficile viaggio in Inghilterra e predicare il Vangelo in un luogo a loro completamente sconosciuto. (2)
 
Possiamo immaginare che le sue istruzioni a Sant’Agostino e agli altri monaci siano state sostanzialmente le stesse che il Signore dette ai discepoli:
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: “Si è avvicinato a voi il regno di Dio”. (3)
Grazie a Dio, Sant’Agostino e i suoi compagni hanno compiuto la loro missione con obbedienza assoluta. L’integrità con cui essi hanno realizzato la loro opera sacerdotale è ben descritta dalle parole di San Paolo nell’Epistola odierna:
E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. (4)
Non hanno mai messo in discussione il fatto che la loro opera fosse quella del Cristo e non la propria. La misura del loro ministero era infatti solamente Cristo, la Sua verità e il Suo amore. Così, la loro predicazione del Vangelo e il loro amministrare i sacramenti ha portato frutto incessantemente, durante i secoli, nelle Isole Britanniche e ben al di là di esse.
 
Prosper Guéranger, nel suo commento alla festa di Sant’Agostino, riflette sui frutti durevoli della loro opera missionaria con queste parole:
E così, la nuova razza che abitò allora l’isola ricevette la fede come l’avevano ricevuta i Britanni precedentemente: dalle mani di un Papa; i monaci furono i loro maestri nella scienza della salvezza. La parola di Agostino e dei suoi compagni rese frutto in questo suolo privilegiato. Ovviamente, ci volle tempo prima che egli potesse istruire l’intera isola, ma né Roma né i Benedettini abbandonarono l’opera iniziata. I membri superstiti dell’antica cristianità britannica si unirono ai nuovi convertiti e l’Inghilterra meritò il suo appellativo plurisecolare di “Isola dei Santi”. (5)
Si pensi, per esempio, a illustri figure come quelle di Beda il Venerabile e di San Tommaso Becket.
 
Contemplando i santi che sono stati il frutto del ministero apostolico di Sant’Agostino e dei suoi compagni, ricordiamo anche quanti hanno sofferto fino a spargere il loro sangue per essere fedeli alla fede apostolica loro tramandata in linea ininterrotta a partire dagli apostoli e, in particolare, a partire da Papa San Gregorio Magno, eroico Successore di San Pietro, e da Sant’Agostino di Canterbury, illustre successore degli apostoli. In modo eminente, ricordiamo le figure di San Tommaso Moro e San Giovanni Fisher, che hanno aderito tenacemente alla tradizione della fede ricevuta dal Vicario di Cristo sulla terra in un’epoca in cui tanti tradivano e abbandonavano la fede apostolica. Nel suo processo del 1 luglio 1535, San Tommaso Moro rimase fermamente fedele alla viva Tradizione della Chiesa, che gli proibiva, in coscienza, di riconoscere Re Enrico VIII come Capo Supremo della Chiesa. Quando il Cancelliere lo riprese citandogli l’accettazione del titolo da parte di tanti vescovi e nobili della nazione, Tommaso Moro replicò: “Milord, per ogni vescovo che condivide la vostra opinione, io ho cento santi che stanno dalla mia parte; e a cambio del vostro parlamento – Dio solo sa di che sorta – io ho tutti i Concili Generali di mille anni di storia...”. (6) I martiri inglesi hanno preferito dare le loro vite in martirio piuttosto che rinunciare al loro tesoro più grande e duraturo, la vita del Cristo vivo per noi nella Sua santa Chiesa. Molti altri – siano essi santi canonizzati o eroi sconosciuti della fede – hanno professato con abnegazione e costanza la fede cattolica che è stata portata nelle Isole Britanniche da Sant’Agostino e dai suoi compagni.

Siamo sicuramente coscienti delle grandi sfide inerenti al vivere la feda apostolica ai nostri giorni. Certamente, Satana – che è “un assassino sin dal principio” e “il padre di ogni menzogna” (7) – non può sopportare che la verità e l’amore di Cristo risplendano nella Sua santa Chiesa. Non riposa mai dalla sua opera d’odio e d’inganno. Cerca sempre di corrompere la verità, la bellezza e la bontà che Cristo non cessa di infondere nelle nostre anime cristiane dal Suo glorioso Cuore trafitto. Le insinuanti confusioni e i gravi errori sulle verità più fondamentali, sulle realtà più belle e sul bene durevole della vita umana e del suo nucleo, la famiglia umana, così come ci viene dato da Dio, sono i tragici segni della presenza di Satana tra di noi. Quando osserviamo fino a che punto sia riuscito a corrompere una cultura un tempo cristiana e a spargere i semi della confusione e dell’errore persino all’interno della stessa Chiesa, possiamo facilmente spaventarci e scoraggiarci.
 
Ma, come Sant’Agostino e i suoi compagni sapevano ed hanno predicato, c’è un’altra presenza che sconfigge sempre Satana. È la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo nella Sua santa Chiesa e – nel modo più pieno e perfetto – nel Santissimo Sacramento: la Sua Presenza Reale. Se aderiamo strettamente a Cristo, alla Sua verità e al Suo amore, anche di fronte alla persecuzione, la vittoria sul peccato, la vittoria della vita eterna sarà certamente nostra. Proprio Nostro Signore, quando ha collocato la Sua Chiesa sulle solide fondamenta dell’Ufficio Petrino, ci ha promesso che le forze del male non prevarranno contro di essa. (8) L’ultimo capitolo della storia della Chiesa è già scritto. È la storia della vittoria di Cristo, quando tornerà nella gloria per portare a termine la Sua opera di salvezza, per inaugurare “cieli nuovi e una terra nuova”. (9) Sta a noi scrivere i capitoli intermedi, insieme a Cristo e ai Suoi fedeli e generosi discepoli. Narreranno certamente la storia delle sofferenze per la verità e l’amore di Cristo, ma narreranno anche sempre la storia della grazia divina che opera in ogni anima cristiana, colmandola di gioia e pace anche di fronte a grandi sofferenze e alla stessa morte. Non ci lasciamo prendere dalla paura o dallo scoraggiamento, bensì rallegriamoci, insieme a San Paolo, di completare nella nostra epoca le sofferenze di Cristo per la gloria di Dio e per la salvezza del mondo. (10)

Venendo in pellegrinaggio a questo tempio, non posso mancare di far notare l’esempio dell’architetto cattolico Augustus Welby Northmore Pugin, che ha progettato questa bella chiesa in cui è anche sepolto. Augustus Pugin venne attratto alla verità della fede cattolica dalle sue riflessioni sulla bellezza delle grandiose architetture delle chiese medievali, e cercò a sua volta di esprimere e ispirare, tramite la sua architettura, la nobiltà e la bellezza della cultura cristiana in un’epoca in cui i fondamenti cristiani della società erano già seriamente minacciati dal secolarismo radicale del pensiero del cosiddetto Illuminismo. Celebrando la Santa Messa in questa chiesa, che a giusto titolo può essere definita sua, rendiamo grazie a Dio per lui e per il grande tesoro della bellezza della fede che ci ha dato.
 
Cristo fa ora presente sacramentalmente il Suo Sacrificio sul Calvario. Cristo ci offre ora il grande frutto del Suo Sacrificio, che ha offerto in primo luogo agli apostoli nell’ultima cena e che Sant’Agostino ha introdotto in Inghilterra nel 597: il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Cristo, unico Salvatore del mondo. Mentre Cristo glorioso discende sull’altare di questo grande santuario, innalziamo i nostri cuori al Suo glorioso Cuore trafitto. Mentre Egli offre la Sua vita per noi nel Sacrificio Eucaristico, offriamo le nostre vite insieme a Lui come un’oblazione d’amore a Dio Padre per la salvezza di tutti i nostri fratelli e sorelle. Con la Vergine Maria, Maria dell’Annunciazione venerata come Nostra Signora di Walsingham su quest’amata isola, formiamo un solo cuore con il Cuore Eucaristico di Gesù. Nel Cuore di Gesù i nostri cuori troveranno il coraggio e al forza di rimanere fedeli alla fede apostolica, per la gloria di Dio e per la salvezza dell’Inghilterra e di tutto il mondo.

Cuore di Gesù, salvezza di quanti hanno fede in Te, abbi pietà di noi.
Nostra Signora di Walsingham, prega per noi.
San Giuseppe, Sposo di Maria e Padre Putativo di Gesù, prega per noi.
San Gregorio Magno, prega per noi.
Sant’Agostino, Apostolo dell’Inghilterra, prega per noi.
-------
Raymond Leo Cardinal BURKE
______________________________
NOTE
1. Lc 10, 2.
2. Cfr. Prosper Guéranger, L’année liturgique, Le temps pascal, Tome III, 19ème éd. (Tours, Maison Alfred Mame et Fils, 1925), p. 571. [Qui sotto citato come Guéranger]. Traduzione inglese: Prosper Guéranger, The Liturgical Year, Paschal Time, Book II, tr. Laurence Shepherd (Fitzwilliam, NH, Loreto Publications, 2000), p. 606. [Qui sotto citato come GuérangerEng]. 
3. Lc 10, 8-9.
4. 1 Tes 2, 3-4.
5. “Ainsi la nouvelle race qui peuplait cette île recevait à son tour la foi par les mains d’un pape : des moines étaient ses initiateurs à la doctrine du salut. La parole d’Augustin et de ses compagnons germa sur ce sol privilégié. Il lui fallut, sans doute, du temps pour étendre à l’île tout entière ; mais ni Rome, ni l’ordre monastique n’abandonnèrent l’œuvre commencée ; les débris de l’ancien christianisme breton finirent par s’unir aux nouvelles recrues, et l’Angleterre mérita d’être appelée longtemps l’île des saints.” Guéranger, p. 570. Traduzione inglese: GuérangerEng, p. 605.
6. A cura di Gerard B. Wegemer e Stephen W. Smith, A Thomas More Source Book, Washington, D.C., The Catholic University of America Press, 2004, p. 354.
7. Gv 8, 44.
8. Cfr. Mt 16, 18.
9. Ap 21, 1. Cfr. 2 Pt 3, 13.
10. Cfr. Col 1, 24-26.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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25/03/2015 16:16
 
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Intervista con il cardinale RAYMOND LEO BURKE


 


Nel febbraio scorso abbiamo già pubblicato [qui] una importante intervista al cardinale Raymond Leo Burke. Ora, su LifeSiteNews [qui], troviamo ulteriori altrettanto importanti dichiarazioni alle quali contribuiamo a dar voce, per la nostra edificazione e di quella di chi è in attesa degli eventi significativi che sono in itinere.



— Dal Sinodo straordinario sulla famiglia, siamo entrati in un periodo di incertezza e confusione riguardo a diverse questioni « sensibili »: la comunione per le coppie divorziate e "risposate" un cambiamento di atteggiamento nei confronti delle unioni omosessuali e l'apparente allentamento verso le coppie che vivono insieme senza essere sposate. Sua Eminenza pensa che questa confusione produca già effetti negativi tra i cattolici?
— Sì, certamente. Ciò è quel che mi riferiscono i laici e che ho sentito da parte dei vescovi. Ci sono persone oggi che reclamano un « cambiamento » dell'insegnamento della Chiesa sulle relazioni sessuali fuori del matrimonio, o in rapporto alla natura intrinsecamente disordinata degli atti omosessuali. Ci sono anche persone che si trovano a vivere unioni coniugali irregolari che esigono ricevere la Santa Comunione, dicendo che questa è la volontà del Santo Padre. E ci troviamo di fronte a situazioni sconcertanti: tali le dichiarazioni del vescovo di Anversa sugli atti omosessuali, che passano senza essere sanzionate. Di modo che questa confusione si sta diffondendo in modo realmente allarmante.

— Mons. Bonny, vescovo di Anversa, ha detto tra l'altro che l'Humanae Vitae è stata contestata da molti, e ora dobbiamo portare la contestazione più lontano. Non siamo in un momento storico in cui l'insegnamento della Chiesa, è più contestato che in passato?
— Sembra che oggi le persone che non mettono in discussione l'insegnamento della Chiesa, perché, chiaramente, l'autorità della Chiesa proibiva alcune discussioni, si sentano ormai liberi di sfidare la legge morale naturale, per non parlare di un insegnamento come l'Humanae Vitae , che si limita a riprendere il costante insegnamento della Chiesa sulla contraccezione.
 
— Alcuni hanno detto, dopo la pubblicazione della relatio postdisceptationem, che c'è stata una manipolazione, consistente nell'introdurre nell'ambito sinodale questioni che in realtà non hanno niente a che fare con la famiglia.
— È chiaro una manipolazione c'è stata, nella misura in cui gli interventi dei membri del Sinodo non sono stati pubblicati, e che la relazione intermedia o relatio postdisceptationem così com'è stata pubblicata, non aveva davvero nulla a che vedere con ciò che era stato presentato. Quindi è chiaro che alcune persone che avevano una forte influenza sul processo sinodale hanno posto in essere un programma che non ha nulla a che vedere con la verità sul matrimonio come ce l'insegna Nostro Signore e come la Chiesa ce la trasmette. Questo programma mira a giustificare le relazioni sessuali prematrimoniali, gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso, e in qualche modo a relativizzare considerevolmente fino ad oscurare la bellezza dell'insegnamento della Chiesa sul matrimonio, che è l'unione fedele, indissolubile e procreatrice tra un uomo e una donna.

— A chi giova questa manipolazione?
— Non può giovare a nessuno, perché tutto ciò non è vero; ciò non è la verità. Così essa può solo far del male a tutti. Si può considerare benefica per le persone che per qualche motivo sono intrappolate in situazioni immorali. Qualcuno potrebbe vederla come un modo per giustificarle. Ma ciò non le può giustificare, in quanto i loro atti stessi non sono suscettibili di essere giustificati.

— In un'altra occasione, lei ha parlato della ferma resistenza opposta a questi punti da parte di molti Padri sinodali. Questa resistenza l'ha sorpresa?
— No, anche se ero molto grato di vederla manifestarsi perché quando la relatio postdisceptationem è stata resa pubblica, vista la direzione che era stata data al Sinodo, si poteva temere che forse i Padri sinodali non si esprimessero - ma essi lo hanno fatto. Molti di loro hanno parlato con forza, e per questo rendiamo grazie a Dio. Rimango fiducioso di vedere gli stessi Padri sinodali - mi auguro che saranno numerosi ad essere nominati in occasione della sessione di settembre 2015 - continuino a mostrarsi forti in questa occasione.
 
— Ripetutamente, gli stessi Padri sinodali che hanno imposto le questioni dei divorziati « risposati » e delle unioni omosessuali o irregolari hanno sostenuto che il problema non è dottrinale, ma pastorale.
— Questa è una falsa distinzione. Nulla può essere davvero salutare sul piano pastorale che non sia anche appartenente alla sana dottrina. In altre parole: è impossibile separare la verità dall'amore. In altre parole ancora: una vita fuori della verità non può essere una vita d'amore. È falso dire che non facciamo altro che cambiamenti pastorali che non hanno nulla a che fare con la dottrina. Se si dà l'accesso alla Santa Comunione a coloro che sono in unioni coniugali irregolari, si afferma nel momento stesso qualcosa circa l'indissolubilità del matrimonio, perché Nostro Signore ha detto: « Chi lascia sua moglie e ne sposa un'altra commette adulterio », Chi si trova in una unione matrimoniale irregolare è in uno stato di adulterio pubblico. Se gli si dà la Santa Comunione, si dice che in certo qual modo la sua è una situazione accettabile dottrinalmente. E ciò non può essere.

— Quindi, il semplice fatto di mettere la questione in discussione è già un errore.
— Sì. E io in realtà più di una volta ho chiesto che questi problemi siano rimossi dall'ordine del giorno del Sinodo. Se la gente vuole discutere, buon per loro, ma non hanno nulla a che fare con l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio. E vale anche per la questione degli atti sessuali tra persone dello stesso sesso, e così via.

— Un esorcista italiano, don Sante Babolin, ha recentemente affermato che durante un esorcismo, lo spirito maligno che tormentava la moglie di uno dei suoi amici ha detto, « Non sopporto che si amino! ». Non è un messaggio che le coppie sposate dovrebbero meditare?
— Assolutamente. Dopo l'Eucaristia, non c'è più grande forza contro il male nel mondo che l'amore di un uomo e una donna nel matrimonio. Ha un potere che va oltre qualsiasi cosa possiamo immaginare. Non conoscevo questa storia, ma non mi sorprende. E certamente, ogni volta che una coppia è entrata nel matrimonio con tutta la mente e con tutto il cuore, il diavolo inizierà a lavorare per cercare di distruggere questo focolare, perché esso è una culla di grazie in cui la  grazia è ricevuto non solo per la coppia, ma anche per i figli, e per ogni prossimo di questa famiglia.

* * *

— Come cattolici, sappiamo che il matrimonio impegna per tutta la vita; che il matrimonio è un « segno » dell'unione di Cristo e della Chiesa. Conosciamo anche il suo profondo legame con l'Eucaristia. La teologia del corpo di Giovanni Paolo II lo ha messo in risalto in modo molto particolare, ma i suoi lavori non sono stati citati nei documenti successivi del Sinodo. Come percepisce questa omissione? La diffusione di quest'opera non offrirebbe risposte concrete ai problemi di oggi?
— Assolutamente. L'insegnamento di Giovanni Paolo II è così luminoso, si è dedicato con tanta attenzione e intenzione alla questione della verità sulla sessualità umana e alla verità del matrimonio, cosa che siamo stati in diversi ad affermare durante discussioni nel corso del Sinodo e dei lavori nei gruppi linguistici: abbiamo sostenuto un ritorno a questo magistero di Giovanni Paolo II che è una riflessione su ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato. Ma in realtà, si aveva l'impressione che la Chiesa non avesse alcun insegnamento in questi campi. 

— È incredibile ...
— Decisamente straordinario. È da capogiro. Non riuscivo a crederlo mentre ne ero testimone. Penso che alcune persone si rifiutano di crederlo perché è assurdo.

— San Giovanni Paolo II ha risposto all'ideologia del genere prima che fosse conosciuta.
— Infatti. Ha affrontato tutti questi temi al livello più profondo: se ne è occupato rigorosamente sul piano della legge morale naturale, che la ragione ci insegna; e, sul piano della fede di ciò che essa ci insegna, evidentemente in unione con la ragione, ma elevando e illuminando quello che la ragione ci dice sulla sessualità umana e sul matrimonio.

— Tra i punti sviluppati dal cardinale Kasper, e più recentemente da Mons.Bonny, vescovo di Anversa, c'era l'idea che gli omosessuali « fedeli », i divorziati « risposati » e le coppie in una unione matrimoniale irregolare danno prova di doti di altruismo, generosità e dedizione che non si possono ignorare. Ma per le loro scelte di vita, essi si trovano in quello che dovrebbe essere considerato oggettivamente uno stato di peccato mortale: uno stato scelto e durevole di peccato mortale. Può ricordarci l'insegnamento della Chiesa sul valore e il merito della preghiera e delle buone azioni in questo stato?
— Per chi vive pubblicamente in uno stato di peccato mortale nessuna buona azione può essere addotta né può giustificare questa situazione: quella persona rimane in peccato grave. Noi crediamo che Dio ha creato tutti gli uomini buoni, e Dio vuole la redenzione di tutti gli uomini, ma questo può essere raggiunto solo attraverso una conversione di vita. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di richiamare alla conversione coloro che vivono in queste situazioni gravemente peccaminose. Voler dare l'impressione che in qualche modo ci sia qualcosa di buono nel fatto di vivere in uno stato di peccato grave è semplicemente contrario a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, ovunque.

— Così, quando l'uomo della strada dice che in effetti è vero che queste persone sono buone, devote, generose, non è sufficiente?
— Ovviamente no. È come una persona che commette un omicidio, ma che è comunque amabile con gli altri ...

— Quale vera pastorale consiglierebbe per le persone che vivono in queste situazioni, e cosa possono ottenere nella pratica della fede, per quanto possibile, mentre non possono ottenere l'assoluzione o ricevere la santa Comunione?
— Durante la mia esperienza pastorale ho lavorato con persone che si trovano in questa situazione e ho cercato di aiutarle, a cambiare nel tempo la loro vita, nel rispetto degli obblighi cui sono tenuti come atti di giustizia. Ad esempio, nel caso di coloro che sono in una unione matrimoniale invalida, si tratterà di aiutarle a separarsi, se possibile, o di vivere come fratello e sorella in un rapporto casto, se ci sono figli, e hanno l'obbligo di farli crescere.

— In caso di coppie risposate che hanno figli propri, ma anche i bambini da un precedente matrimonio, ciò non crea situazioni molto complicate?
— Naturalmente! Sono molto preoccupato per la discussione sulla nullità del procedimento di riconoscimento del matrimonio: dà l'impressione che solo una parte sia coinvolta, vale a dire la persona che richiede una dichiarazione di nullità. In realtà ci sono due parti in causa, ci sono bambini coinvolti, e tutta una serie di altre relazioni che qualsiasi matrimonio implica. E così la questione è estremamente complessa, non è mai suscettibile di una soluzione facile qualunque.

— Per le persone che vivono nel quadro di matrimoni non validi o impossibili, è stata sollevata la questione della comunione spirituale. Non comprendo bene come si possa fare una comunione spirituale in questo stato.
— Il termine è stato utilizzato in maniera imprecisa. Per effettuare una comunione spirituale è necessario avere tutte le disposizioni necessarie per l'attuale ricezione della Santa Comunione. La persona che fa una comunione spirituale è chi semplicemente si trova in una situazione in cui non ha accesso al Sacramento, ma è pienamente pronta a riceverlo, ed allora fa un atto di comunione spirituale. Penso che alcune persone che hanno usato questo termine volevano parlare della volontà della persona che si trova in una situazione di peccato di liberarsi da questa situazione, e prega Dio di aiutarla ad ottenere di mettere in sesto la propria vita, al cambiamento vita, a trovare un nuovo modo di vivere in modo perché possa essere in uno stato di grazia. Potremmo chiamarlo il desiderio della Santa Comunione, ma non è la comunione spirituale. Questo non è possibile. La Comunione spirituale è stata definita dal Concilio di Trento: è stato stabilito molto chiaramente che essa richiede tutte le disposizioni, e ciò è logico.

— Come può la Chiesa aiutare concretamente tutti coloro che sono coinvolti in queste situazioni: sposi abbandonati, bambini di matrimoni legittimi feriti dal divorzio dei genitori, persone che lottano con tendenze omosessuali e un modo o nell'altro si sono lasciate « intrappolare » in una unione illegittima? E quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento? L'atteggiamento dei fedeli?
— Ciò che la Chiesa può fare, e questo è il più grande atto d'amore che possa esserci da parte della Chiesa è quello di presentare a tutti l'insegnamento sul matrimonio, l'insegnamento che viene la parola di Cristo stesso e che è stato costante nella tradizione della Chiesa. È un segno di speranza per tutti. Essa può anche aiutare a riconoscere la natura peccaminosa della situazione in cui si trovano, e allo stesso tempo chiamarli ad uscire da questa situazione di peccato e trovare un modo di vivere secondo la verità. Questo è l'unico modo in cui la Chiesa può aiutare. Questa era stata la mia grande speranza per questo Sinodo: che esso possa mostrare al mondo la grande bellezza del matrimonio - e questa bellezza del matrimonio, è la verità sul matrimonio. Io dico sempre alla gente: l'indissolubilità non è una maledizione, è quello che fa la grande bellezza del rapporto coniugale. Ciò che rende la bellezza del rapporto tra l'uomo e la donna è che la loro unione è indissolubile, è fedele, è procreativa. Ma oggi abbiamo potuto quasi sentire che in un modo o nell'altro, la Chiesa si vergogna di questo bellissimo tesoro ci viene data nel matrimonio, conforme al modo con cui Dio creò l'uomo e la donna fin dall'inizio.
 
— Alcuni pastori sembrano ancora vergognarsi di parlare di peccato o parlare di castità.
— La questione è stata sollevata anche al sinodo. Uno dei Padri sinodali ha chiesto: «Non c'è più il peccato?». Questa è stata l'impressione. Purtroppo, dopo la caduta dei nostri progenitori, c'è sempre la tentazione al peccato, e il peccato è nel mondo, dobbiamo riconoscerlo e chiamarlo col suo nome e cercare di vincerlo.
 
— La Chiesa e i genitori cristiani non sono forse chiamati in modo particolare ad educare i figli alla modestia e alla decenza? Queste sono scomparse in molti ambiti.
— Sì, questo è così vero. Una parte del Vangelo della Vita comanda di insegnare ai figli sia a casa che a scuola, le virtù fondamentali che mettono in evidenza il rispetto per la nostra vita e per la vita degli altri come pure il rispetto per i nostri corpi: la modestia, la purezza, la castità. È necessario formare i bambini dai loro primi anni. Ma anche questo è in pericolo, semplicemente perché la catechesi della Chiesa è stata così debole, e in alcuni casi confusa ed erronea; e vi è stato un tale deterioramento della vita familiare che i bambini sono stati sottoposti a una formazione che li lascia disarmati quando si tratta di vivere la verità del matrimonio e la verità del proprio corpo, della propria vita umana.

— Qual è la cosa più urgente che dovremmo fare per evitare il caos del divorzio e di tutte le unioni disordinate?
— Credo davvero che ciò cominci nella famiglia. Abbiamo bisogno di rafforzare le famiglie, formando prima i coniugi a vivere la verità del matrimonio nella loro casa che diventa da qui - e non solo per loro - una fonte di redenzione, e contemporaneamente una luce per il mondo. Un matrimonio vissuto nella verità è così attraente e così bello che porta altre anime alla conversione. Per formare i figli in questo senso, soprattutto oggi, dobbiamo crescerli in modo che possano scegliere di essere « contro-culturali ». E che non possano ad esempio accettare che la teoria del genere che contamina la nostra società : bisogna dunque farli crescere in modo che respingano queste menzogne ​​e vivano nella verità.

— Esiste un legame tra contraccezione e il divorzio: dal 30 al 50% delle coppie sposate che utilizzano la contraccezione divorzieranno, mentre le coppie che non la usano - siano esse cristiane o no - o fanno ricorso al controllo delle nascite naturale, divorzieranno in una percentuale inferiore al 5%. È d'accordo che un linguaggio più chiaro e un maggiore impegno pastorale della Chiesa per la promozione della Humanae Vitae siano necessari per ottenere unioni più stabili?
— Assolutamente. Il Beato Papa Paolo VI lo ha ben messo in evidenza nell'enciclica Humanae Vitae: la pratica della contraccezione porterebbe alla distruzione della vita familiare e alla perdita del rispetto per le donne. Dobbiamo semplicemente riflettere sul fatto che all'interno di una coppia che fa ricorso alla contraccezione gli sposi non si donano più totalmente l'uno all'altro. Ciò già introduce un elemento di rottura nel matrimonio: se non viene corretto, se non  vi si pone rimedio, questo può facilmente portare al divorzio.

— Sulla questione della dimensione della famiglia e della libertà dei genitori, il movimento ecologista mondiale, con la promozione internazionale di pianificazione e controllo della popolazione famiglia è per lei motivo di preoccupazione?
— Sì, mi preoccupa molto perché le persone sono erroneamente portate a credere che debbano utilizzare una qualche forma di contraccezione per essere amministratori responsabili di questa terra. Infatti, il tasso di natalità in molti paesi è nettamente inferiore a quello necessario per garantire il rinnovo delle generazioni. E al di là di tutto, la verità è questa: se Dio chiama le coppie al matrimonio, le chiama anche ad essere generose nel ricevere il dono di una nuova vita umana. Quindi abbiamo bisogno oggi di molte famiglie numerose in più. Grazie a Dio, vedo tra alcuni giovani coppie di oggi notevole generosità in relazione ai figli.
Un'altra cosa di cui non sento parlare molto oggi, ma su cui si metteva sempre l'accento quando ero giovane, come si è sempre fatto nella tradizione della Chiesa, è che i genitori debbano essere generosi per quanto riguarda il numero dei figli in modo che alcuni di essi possano ricevere la chiamata al sacerdozio o alla vita consacrata, al servizio della Chiesa. E la generosità dei genitori certamente ispirerà al figlio che riceve questa vocazione una risposta generosa.

— Si dirà che il matrimonio monogamico è un gran bene per i cattolici, ma la « durezza del cuore » dei non cattolici fa sì che si accetti il divorzio e le nuove nozze nelle leggi civili. D'altra parte, le nazioni cristiane hanno fatto molto  per portare la stabilità sociale e la dignità del matrimonio naturale in molte parti del mondo. La venuta di Cristo ha cambiato la situazione degli uomini, ed è giusto promuovere, forse anche imporre questa visione del matrimonio naturale, anche nelle società non cattoliche?
— Penso che si debba sottolineare esattamente che l'insegnamento di Cristo sul matrimonio è un'affermazione, la conferma della verità del matrimonio fin dall'inizio - per usare le sue stesse parole - e questa verità del matrimonio che è iscritta in ogni cuore umano. E così la Chiesa, quando insegna il matrimonio monogamico, fedele, per la vita, insegna la legge morale naturale, ed ha ragione ad insistere su questi temi nella società in generale. Il Concilio Vaticano II ha qualificato il divorzio come la piaga della nostra società, e in effetti, lo è. La Chiesa deve essere sempre più forte nella sua opposizione alla diffusa pratica del divorzio.

— Pensa che gli studi sulla situazione e i migliori risultati finali osservati nei bambini cresciuti in famiglie monogame stabili debbano svolgere un ruolo più importante nella formazione per il matrimonio?
— Credo di si. È necessario sottolineare la bellezza del matrimonio come molte coppie oggi lo vivono con fedeltà e generosità, e la vita della famiglia come ne fanno esperienza i bambini che vivono in una famiglia amorevole ... Questo non significa che non ci siano problemi. Questo non vuol dire che non ci siano momenti difficili nella famiglia e nel matrimonio, ma solo con l'aiuto della grazia di Dio, la risposta è sempre, in definitiva, una risposta d'amore, di sacrificio, di accettazione di ogni sofferenza necessaria per essere fedeli all'amore.

— Ma la società moderna non accetta la sofferenza, sia alla fine della vita, o durante la gravidanza o nel matrimonio...
— Evidentemente! Perché non conosce il significato dell'amore. Cristo ha detto: Se qualcuno vuole venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua, e così l'essenza della nostra vita è quello di soffrire in nome dell'amore: l'amore di Dio e del prossimo.

— È d'accordo, come sostenuto da molti, nel dire che molti matrimoni cattolici di oggi, sia per mancanza di preparazione che per ignoranza per quanto riguarda il significato dei voti matrimoniali, sono invalidi? Qual è stata la sua esperienzasu questo specifico problema come prefetto della Tribunale supremo della Segnatura Apostolica?
— Penso che sia molto irresponsabile fare affermazioni generiche circa il numero dei matrimoni che sono validi o non validi. Ogni caso dovrebbe essere esaminato. Il fatto che le persone sono state mal catechizzati, e così via, può certamente renderle meno forti rispetto alla vita coniugale, ma non indica necessariamente che esse diano un consenso matrimoniale valido perché la natura stessa ci istruisce sulla verità del matrimonio. Questo è quello che abbiamo visto nella Segnatura Apostolica: Sì, ci sono state più dichiarazioni di nullità del matrimonio, ma esaminando tutti i casi, ce ne sono stati molti in cui non è stata stabilita la nullità del matrimonio, non è stata dimostrata.

— Nel libro Dimorare nella verità di Cristo ha dimostrato come la semplificazione della procedura non è la soluzione.
— Non lo è affatto, perché si tratta di situazioni molto complesse che esigono un processo accuratamente articolato per arrivare alla verità. Se la verità non è più importante per noi, qualsiasi procedura sarà accettabile, ma se abbiamo una preoccupazione per la verità, allora abbiamo una procedura come quella attualmente utilizzata dalla Chiesa.

— E la Chiesa ha fatto molto a favore delle procedure giudiziarie nel mondo civilizzato ...
— La Chiesa è stata ammirata nel corso dei secoli come uno specchio di giustizia il suo modo precipuo di amministrare la giustizia è stato un modello per le altre giurisdizioni. C'è già stata in seno alla chiesa una esperienza di modifica della procedura in tema di nullità del matrimonio: ha avuto luogo negli Stati Uniti dal 1971 al 1983. E' stata disastrosa a tal punto che la gente ha cominciato a parlare del « divorzio cattolico », non senza ragione. E' una causa di scandalo per coloro che lavorano nel campo della giustizia e per chi amministra la giustizia nell'ordine secolare perché quando vedono che la Chiesa non pratica la giustizia, che essa non ha più cura della verità, cosa possono poi significare la legge e la giustizia?

* * *

— Come possono le coppie valorizzare e proteggere il loro amore coniugale?
In primo luogo attraverso una vita di preghiera fedele, ogni giorno, e con la confessione regolare, perché tutti abbiamo bisogno di questo aiuto per vincere il peccato nella nostra vita: anche i piccoli peccati, i peccati veniali - ma anche per guardarci dai peccati più gravi. Certo, l'Eucaristia è il centro di ogni vita cristiana in un modo molto speciale. E' al centro della vita coniugale, perché è comunione con il Nostro Signore Gesù Cristo, per vivere di questo amore che Egli ha per la Chiesa, di cui il matrimonio è il sacramento: il segno del suo Amore nel mondo. Così, nell'Eucaristia, la coppia riceve, in maniera più abbondante e più potente, la grazia che permette loro di vivere il loro patto d'amore.

— Pensa che ci sia un collegamento tra la « morte del culto » - una liturgia antropocentrica che non adora - e la cultura della morte?
Sono convinto che gli abusi che hanno interferito nella pratica liturgica della Chiesa, abusi che riflettevano una visuale antropomorfa in cui il culto sacro ha cominciato ad essere presentato come attività umana, mentre è azione di Dio in mezzo a noi, hanno chiaramente portato i fedeli in una direzione sbagliata, e che questo ha avuto un impatto molto negativo sulla vita di ogni individuo e in modo particolare sulla vita coniugale. La bellezza della vita coniugale è percepita e confermata in modo particolare nel Sacrificio eucaristico.

— Come laici cattolici dobbiamo agire all'interno della società, compreso il piano politico. Ma in Francia nessun partito importante difende completamente il matrimonio, nessuno difende completamente la vita. Che cosa devono fare i cattolici: impegnarsi in un movimento che sanno posizionato contro i principi non negoziabili, o devono cercare di costruire qualcosa di diverso?
— Idealmente, essi dovrebbero cercare di costruire in seno alla società una forza politica che si impegna pienamente per la verità, per i beni non negoziabili in relazione alla vita umana e alla famiglia. E devono affermare molto chiaramente le loro posizioni, e insistere su esse, con i partiti politici esistenti, al fine di costituire una forza che spinga alla riforma di questi partiti. Ovviamente, non si può prendere parte a un movimento in contrasto con la legge morale. La stessa riflessione permette di sostenere un movimento politico che mostri segni di riforma, di voler aderire alla legge morale: andrebbe incoraggiato.

— Quali santi invocare oggi per la famiglia?
Soprattutto, la Sacra Famiglia di Nazaret: la Vergine Maria, San Giuseppe e Gesù Nostro Signore. Poi ci sono i grandi santi sposati. Un esempio potrebbero essere i genitori di Santa Teresa, i Beati Louis et Zélie Martin; e una grande santa come Gianna Molla qui in Italia; un grande santo morto martire per la famiglia, San Tommaso Moro, che era un uomo sposato e aveva pienamente compreso la vocazione al matrimonio. C'è anche la coppia Luigi  e Maria Beltrame Quattrocchi, beatificati qui in Italia. E ancora Santa Rita da Cascia, che era una madre molto devota, che ha pregato tanto per la conversione del marito, e dei suoi due figli. Questi sono solo alcuni esempi ... ce ne sono tanti altri.

— Il modo migliore per rimanere fedeli alla Chiesa e al Papa in questi tempi difficili?
— Attaccandoci con più chiarezza a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato: questa è la nostra àncora. La nostra fede non si attacca alle persone, la nostra fede è in Gesù Cristo. Lui solo è la nostra salvezza, e Lui è vivo per noi nella Chiesa attraverso i suoi insegnamenti, sacramenti e la sua disciplina. Volentieri dico a coloro, numerosi, che sono in contatto con me e che si trovano disorientati, preoccupati e perplessi: no, noi dobbiamo mantenere la calma, e dobbiamo rimanere pieni di speranza pervenendo a  gustare in maniera sempre più profonda la verità della nostra fede, e lì ci dobbiamo radicare. E' ciò che non cambia, ed è ciò che alla fine vincerà. Cristo disse a Pietro quando ha confessato la sua fede: « Le porte dell'inferno non prevarranno » contro la Chiesa. Sappiamo che questo è vero, e dobbiamo soffrire per la verità, in attesa, ma dobbiamo avere fiducia: il Signore sarà vittorioso alla fine.
____________________________________
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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02/04/2015 00:21
 
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INTERVISTA
 

«Non sono contro il Papa, non ho mai parlato contro il Papa, ho sempre concepito la mia attività come appoggio al ministero petrino. Io vorrei soltanto servire la verità». In questa intervista il cardinale Raymond Leo Burke smonta tutte le accuse.

di Riccardo Cascioli


«Non sono contro il Papa, non ho mai parlato contro il Papa, ho sempre concepito la mia attività come appoggio al ministero petrino. Io vorrei soltanto servire la verità».  È amareggiato il cardinale Raymond Leo Burke per la campagna negativa che si è scatenata nei suoi confronti. Sessantasei anni, ordinato vescovo da Giovanni Paolo II nel 1995, stimato esperto di Diritto canonico è chiamato a Roma da Benedetto XVI nel 2008 come prefetto del Tribunale della Segnatura apostolica, per poi essere nominato cardinale nel 2010. 

In questi mesi è stato dipinto come un fanatico ultraconservatore,anticonciliarista, complottista contro papa Francesco, addirittura pronto a uno scisma nel caso il Sinodo aprisse a cambiamenti sgraditi. La campagna è così forte che anche in Italia diversi vescovi si sono rifiutati di ospitare sue conferenze nelle proprie diocesi. E quando invece da qualche parte gli è consentito di tenere un incontro – come recentemente in alcune città del Nord Italia - trova immancabilmente dei sacerdoti che lo contestano, accusandolo di fare propaganda contro il Papa. «Sono tutte sciocchezze, proprio non capisco questo atteggiamento. Non ho mai detto una sola parola contro il Papa, mi sforzo solo di servire la verità, compito che abbiamo tutti. Ho sempre visto i miei interventi, le mie attività come un appoggio al ministero petrino. Le persone che mi conoscono possono testimoniare che non sono affatto un antipapista. Al contrario sono sempre stato molto leale e ho sempre voluto servire il santo Padre, cosa che faccio anche ora».
In effetti, incontrandolo nel suo appartamento a due passi da piazza San Pietro, con quei suoi modi affabili e il suo parlare molto spontaneo appare distante mille miglia dall’immagine di arcigno difensore della “fredda dottrina”, come viene descritto dalla grande stampa. 

Cardinale Burke, eppure nel dibattito che ha preceduto e seguito il primo Sinodo sulla famiglia certe sue dichiarazioni sono effettivamente suonate come una critica a papa Francesco, o almeno così sono state interpretate. Ad esempio, recentemente ha fatto molto rumore quel suo “Resisterò, resisterò” come risposta a una eventuale decisione del Papa a concedere la comunione ai divorziati risposati.
Ma è stata una frase travisata, non c’era alcun riferimento a papa Francesco. Io credo che siccome ho sempre parlato molto chiaramente sulla questione del matrimonio e della famiglia, c’è chi vuole neutralizzarmi dipingendomi come nemico del Papa, o addirittura pronto allo scisma, proprio usando quella risposta che ho dato in una intervista a una rete televisiva francese. 

E allora come va interpretata quella risposta?
È molto semplice. La giornalista mi ha chiesto cosa farei se ipoteticamente – non riferendosi a papa Francesco – un pontefice prendesse decisioni contro la dottrina e contro la prassi della Chiesa. Io ho detto che dovrei resistere, perché tutti siamo a servizio della verità, a cominciare dal Papa. La Chiesa non è un organismo politico nel senso del potere. Il potere è Gesù Cristo e il suo vangelo. Per questo ho risposto che resisterò e non sarebbe la prima volta che questo accade nella Chiesa. Ci sono stati nella storia diversi momenti in cui qualcuno ha dovuto resistere al Papa, a cominciare da San Paolo nei confronti di San Pietro, nella vicenda dei giudeizzanti, che volevano imporre la circoncisione ai convertiti ellenici. Ma nel mio caso io non sto affatto facendo resistenza a papa Francesco, perché lui non ha fatto nulla contro la dottrina. E io non mi vedo affatto in lotta contro il Papa, come vogliono dipingermi. Io non sto portando avanti gli interessi di un gruppo o di un partito, cerco solo come cardinale di essere maestro della fede. 

Un altro "capo di imputazione" nei suoi confronti è la sua presunta passione per “pizzi e merletti”, come si dice in modo spregiativo, cosa che il Papa non sopporta.
Il Papa non mi ha mai fatto sapere di essere dispiaciuto del mio modo di vestire, che peraltro è stato sempre entro la norma della Chiesa. Io celebro la liturgia anche nella forma straordinaria del rito romano e ci sono per questo paramenti che non esistono per la celebrazione nella forma ordinaria, ma io indosso sempre quello che la norma prevede per il rito che sto celebrando. Non faccio politica contro il modo di vestirsi del Papa. Poi si deve anche dire che ogni Papa ha un suo stile, ma non è che poi impone questo a tutti gli altri vescovi. Non capisco perché questo deve essere un motivo di polemica.

Però sui giornali spesso viene usata una foto in cui lei indossa un copricapo decisamente fuori tempo…
Ah, quella, ma è incredibile. Posso spiegarle. È una foto che si è diffusa dopo che il Foglio l’ha utilizzata per pubblicare una mia intervista durante il Sinodo. L’intervista era stata fatta bene, ma purtroppo hanno scelto una foto fuori contesto, e mi dispiace perché in questo modo hanno dato l’impressione sbagliata di una persona che vive nel passato. Era infatti successo che, dopo essere stato nominato cardinale, sono stato invitato in una diocesi del Sud Italia per una conferenza sulla liturgia. Per l'occasione l’organizzatore ha voluto darmi in dono un antico cappello cardinalizio che non so dove avesse trovato. Ovviamente lo tenevo in mano e non avevo alcuna intenzione di indossarlo regolarmente, ma lui mi ha chiesto di poter fare almeno una foto con il cappello indosso. Questa è stata l’unica volta che ho messo quel cappello sulla mia testa, ma purtroppo quella foto ha girato tutto il mondo e qualcuno la usa per dare l’impressione che io vado in giro così. Ma io non l’ho mai indossato, neanche a una cerimonia. 

Lei è stato anche indicato come l'ispiratore se non il promotore della “Supplica a papa Francesco sulla famiglia”, che è stata diffusa per la raccolta firme attraverso alcuni siti del mondo tradizionalista.
Io ho firmato quel documento, ma non è affatto una mia iniziativa o una mia idea. Tantomeno ho scritto o collaborato alla stesura del testo. Chi dice il contrario afferma il falso. Per quel che ne so è una iniziativa di laici, a me è stato mostrato il testo e l’ho firmato, come hanno fatto molti altri cardinali. 

Un’altra delle accuse che le viene rivolta è quella di essere anti-conciliarista, contro il Concilio Vaticano II.
Sono etichette che si applicano facilmente, ma non c’è alcun riscontro nella realtà. Tutta la mia educazione teologica nel seminario maggiore è stata basata sui documenti del Vaticano II, e mi sforzo ancora oggi di studiare più profondamente questi documenti. Non sono affatto contrario al Concilio, e se uno legge i miei scritti troverà che cito molte volte i documenti del Vaticano II. Quello su cui invece non sono d’accordo è il cosiddetto “Spirito del Concilio”, questa realizzazione del Concilio che non è fedele al testo dei documenti ma che ha la pretesa di creare qualcosa di totalmente nuovo, una nuova Chiesa che non ha niente da fare con tutte le cosiddette aberrazioni del passato. In questo io seguo pienamente la luminosa presentazione che ha fatto Benedetto XVI nel suo discorso alla Curia Romana per il Natale 2005. È il famoso discorso in cui spiega la corretta ermeneutica che è quella della riforma nella continuità, contrapposta all’ermeneutica della rottura nella discontinuità che tanti settori portano avanti. L'intervento di Benedetto XVI è davvero brillante e spiega tutto. Molte cose che sono successe dopo il Concilio e attribuite al Concilio non hanno niente a che fare con il Concilio. Questa è la semplice verità.

Però resta il fatto che papa Francesco l’ha “punita” rimuovendola dalla Segnatura apostolica e affidandole il patronato del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Il Papa ha dato un’intervista al quotidiano argentino La Nacion in cui ha già risposto a questa domanda spiegando le ragioni di questa scelta. Questo già dice tutto e non spetta a me commentare. Io posso solo dire, senza violare alcun segreto, che il Papa non mi ha mai detto né dato l’impressione che volesse punirmi per qualcosa.

Certo è che la sua “cattiva immagine” ha a che fare con quella che anche il cardinale Kasper, nei giorni scorsi, ha definito la “battaglia sinodale”. Che sembra crescere d’intensità man mano che ci si avvicina al Sinodo ordinario del prossimo ottobre. A che punto siamo?
Direi che adesso c’è una discussione molto più estesa sui temi trattati dal Sinodo e questo è un bene. C’è un numero maggiore di cardinali, vescovi e laici che stanno intervenendo e questo è molto positivo. Per questo non capisco tutto il rumore che è stato creato l’anno scorso attorno al libro “Permanere nella Verità di Cristo”, a cui io ho contribuito insieme ad altri 4 cardinali e 4 specialisti sul matrimonio. 

È lì che è nata la tesi del complotto contro il Papa, tesi ribadita recentemente da Alberto Melloni sulCorriere della Sera e che gli è costata una querela dall’editore italiano Cantagalli.
È semplicemente assurdo. Come è possibile accusare di complotto contro il Papa coloro che presentano quello che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato sul matrimonio e sulla comunione? È certo che il libro è stato scritto come aiuto in vista del Sinodo per rispondere alla tesi del cardinale Kasper. Ma non è polemico, è una presentazione fedelissima alla tradizione, ed è anche della più alta qualità scientifica possibile. Sono assolutamente disponibile a ricevere critiche sui contenuti, ma dire che noi abbiamo partecipato a un complotto contro il Papa è inaccettabile.

Ma chi è che sta fomentando questa caccia alle streghe?
Non ho alcuna informazione diretta ma sicuramente c’è un gruppo che vuole imporre alla Chiesa non solo questa tesi del cardinale Kasper sulla comunione per i divorziati risposati o per persone in situazioni irregolari, ma anche altre posizioni su questioni connesse ai temi del Sinodo. Penso ad esempio all’idea di trovare gli elementi positivi nei rapporti sessuali extramatrimoniali o omosessuali. È evidente che ci sono forze che spingono in questa direzione, e per questo vogliono screditare noi che stiamo tentando di difendere l’insegnamento della Chiesa. Io non ho nulla di personale contro il cardinale Kasper, per me la questione è solo presentare l’insegnamento della Chiesa, che in questo caso è legato a parole pronunciate dal Signore. 

Guardando ad alcuni temi emersi con forza al Sinodo, si è tornato a parlare di lobby gay.
Non sono in grado di individuare con precisione, ma vedo sempre di più che c’è una forza che va in questo senso. Vedo individui che, consciamente o inconsciamente, stanno portando avanti un’agenda omosessualista. Come questo sia organizzato non lo so, ma è evidente che c’è una forza di questo genere. Al Sinodo abbiamo detto che parlare di omosessualità non c’entrava nulla con la famiglia, piuttosto si sarebbe dovuto convocare un Sinodo apposito se si voleva parlare di questo tema. E invece abbiamo ritrovato nella Relatio post disceptationem questo tema che non era stato discusso dai padri.  

Una delle giustificazioni teologiche a sostegno del cardinale Kasper che oggi viene molto ripetuta è quella dello “sviluppo della dottrina”. Non un cambiamento, ma un approfondimento che può portare a una nuova prassi. 
Qui c’è un grande equivoco. Lo sviluppo della dottrina, come è stato per esempio presentato dal beato cardinale Newman o da altri buoni teologi, significa un approfondimento nell’apprezzamento, nella conoscenza di una dottrina, non il cambiamento della dottrina. Lo sviluppo in nessun caso porta al cambiamento. Un esempio è quello dell’esortazione post-sinodale sull’Eucarestia scritta da papa Benedetto XVI, la “Sacramentum Caritatis”, in cui è presentato lo sviluppo della conoscenza della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, espresso anche nell’adorazione eucaristica. Ci sono stati alcuni infatti contrari all’adorazione eucaristica perché l’Eucarestia è da ricevere dentro. Ma Benedetto XVI ha spiegato - anche citando s. Agostino - che se è vero che il Signore ci dà se stesso nell’Eucarestia per essere consumato, è anche vero che non si può riconoscere questa realtà della presenza di Gesù sotto le specie eucaristiche senza adorare queste specie. Questo è un esempio dello sviluppo della dottrina, ma non è che la dottrina sulla presenza di Gesù nell’Eucarestia è cambiata.

Uno dei motivi che tornano nelle polemiche sul Sinodo è la presunta contrapposizione tra dottrina e prassi, dottrina e misericordia. Anche il papa insiste spesso sull’atteggiamento farisaico di chi usa la dottrina impedendo che passi l’amore.
Credo che bisogna distinguere tra quello che il Papa dice in alcune occasioni e coloro che affermano una contrapposizione tra dottrina e prassi. Non si può mai ammettere nella Chiesa un contrasto tra dottrina e prassi perché noi viviamo la verità che Cristo ci comunica nella sua santa Chiesa e la verità non è mai una cosa fredda. È la verità che apre a noi lo spazio per l’amore, per amare veramente si deve rispettare la verità della persona, e della persona nelle situazioni particolari in cui si trova. Così stabilire un tipo di contrasto tra dottrina e prassi non rispecchia la realtà della nostra fede. Chi sostiene le tesi del cardinale Kasper – cambiamento della disciplina che non tocca la dottrina – dovrebbe spiegare come sia possibile. Se la Chiesa ammette alla comunione una persona che è legata in un matrimonio ma sta vivendo con un’altra persona un altro rapporto matrimoniale, cioè è in stato di adulterio, come si può permettere questo e ritenere nello stesso tempo che il matrimonio sia indissolubile? Quello tra dottrina e prassi è un falso contrasto che dobbiamo rigettare.

Però è vero che si può usare la dottrina senza amore.
Certo, ed è questo che il papa sta denunciando, un uso della legge o della dottrina per avanzare un’agenda personale, per dominare le persone. Ma questo non significa che c’è un problema con la dottrina e la disciplina; soltanto ci sono persone di cattiva volontà che possono commettere abusi per esempio interpretando la legge in un modo che danneggia le persone. O applicando la legge senza amore, insistere sulla verità della situazione della persona ma senza amore. Anche quando una persona si trova in peccato grave noi dobbiamo amare la persona e aiutare come ha fatto il Signore con l’adultera e la samaritana. Lui è stato molto chiaro nell’annunciare lo stato di peccato in cui loro stavano, ma nello stesso tempo ha dimostrato un grande amore invitandole a uscire da questa situazione. Ciò che non facevano i farisei, che invece dimostravano un legalismo crudele: denunciavano la violazione della legge ma senza dare nessun aiuto alla persona per uscire dal peccato, così da ritrovare pace nella sua vita.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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03/06/2015 11:43
 
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Card. Raymond Leo Burke, Oxford, Omelia nel centenario della nascita di San Filippo Neri


 



OMELIA del Card. RAYMOND LEO BURKE - SOLENNITÀ DI SAN FILIPPO NERI, FONDATORE E PATRONO DELL’ORATORIO DI OXFORD 
Pontificale nel V Centenario della sua nascita
OXFORD, INGHILTERRA, 26 MAGGIO 2015

[Traduzione dall'originale inglese a cura di Chiesa e post-concilio]
Sap 7, 7-14
Fil 4, 4-9
Gv 15, 1-8
Sia lodato Gesù Cristo, ora e sempre. Amen.

È fonte di immensa gioia per me il poter officiare la Santa Messa nella Solennità di San Filippo Neri, nel giorno del quinto centenario della sua nascita, nell’oratorio di cui è fondatore e patrono. Voglio esprimere la mia profonda gratitudine al Reverendissimo Padre Daniel Seward, prevosto e parroco, per avermi invitato a celebrare la Messa Pontificale per tale solennità; ringrazio anche tutti i Padri e Fratelli dell’oratorio per la loro calda e generosa ospitalità.
 
Ringrazio Dio per la straordinaria opportunità di implorare – per mezzo dell’intercessione di Nostra Signora e di San Filippo – le Sue abbondanti benedizioni sull’Oratorio di Oxford e su tutte le sue importantissime attività. In modo particolare, chiedo a Dio di benedire l’Università di Oxford, rinomato centro di formazione da molti secoli, e di renderlo generosamente ricettivo al ministero sacerdotale offerto qui sull’esempio e sotto la protezione di San Filippo Neri.
 

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14/07/2015 20:27
 
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Card. Raymond Leo Burke. Omelia durante la Conferenza liturgica Fota tenutasi a Cork, in Irlanda


 

Riprendiamo da New Liturgical Movement dell'11 luglio scorso.

Nel corso della Conferenza liturgica Fota tenutasi a Cork, in Irlanda, Sua Eminenza Raymond card. Burke ha predicato la seguente omelia durante una Messa Pontificale celebrata la Domenica nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Le letture della messa  a cui la predica si riferisce sono quelle della VI Domenica dopo Pentecoste, Romani 6, 3-11 e Marco 8, 1-9, il racconto della seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Possiamo ben identificarci con la folla che si era recata nel deserto per essere istruita da Cristo. Chiaramente, un gran numero di persone erano affamate della parola di verità che solo il Signore poteva dare loro, e, per questo motivo, avevano lasciato le ordinarie cerchie della loro vita quotidiana per trovarsi in un luogo straordinario con lui. Nelle parole di commento di Dom Prosper Guéranger sul Vangelo di oggi, il mondo era "andato sempre più in crescendo nella debolezza per gli effetti del peccato originale e quelli successivi" e aveva seguito "falsi maestri, che a poco a poco il suo ridotto la perdita della legge e dei doni naturali che, come dice sant'Ambrogio, era stati suo patrimonio vitale "La gente non era andata solo a vedere una figura popolare; era affamata della di verità parola di Cristo in una cultura segnata dalla confusione diffusa e dall'errore sulle realtà fondamentali della vita. Quelle persone sono rimaste con il Signore per tre giorni, e quindi non voleva lasciarli andare senza dar loro da mangiare. A quel punto, Cristo ha dimostrato che egli non stava solo parlando la parola di verità per loro, ma stava dando loro anche il cibo dell'amore divino. San Paolo ci istruisce sulla realtà della nostra vita in Cristo, che ha la sua sorgente nella sua incarnazione, nascita, vita nascosta a Nazaret e ministero pubblico che si conclude con la sua passione, morte, risurrezione e ascensione. Attraverso il sacramento del Battesimo, cominciamo a vivere in Cristo. Noi, come rami, siamo innestati nella vite che è Cristo, attingendo la nostra vita da Lui. Cristo riceve i nostri cuori nel suo cuore glorioso trafitto, dove li purifica dal peccato e li anima con l'effusione dello Spirito Santo, il fuoco del Divino Amore. Ascoltiamo le parole di san Paolo:
Fratelli, tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Il suo linguaggio non è solo figurato, anche se l'attrazione della folla a Cristo non nasce da un po' di populismo inconsistente. La vita in Cristo è una vera e propria partecipazione alla sua sofferenza e morte, un vero e proprio carico della Croce, che porta già ora a condividere la felicità perfetta, che è il destino sicuro e definitivo della Via della Croce. Dom Prosper Guéranger commenta con queste parole l'insegnamento ispirato di San Paolo sulla vita cristiana:
La santità, le sofferenze, e quindi la gloria del Signore Gesù, la sua vita che si prolunga nelle membra (2Cor 4,10-11), ecco per san Paolo la vita cristiana: semplice e sublime nozione, che riassume ai suoi occhi l'inizio, il progresso e il compimento dell'opera dello Spirito d'amore in ogni anima santificata. ...Se il primo atto della santificazione del fedele sepolto nel suo battesimo con Gesù Cristo ha per oggetto di rifarlo interamente, di crearlo di nuovo nell'Uomo-Dio (Ef 2,10), di innestare la sua nuova vita sulla vita stessa del Signore Gesù per produrne i frutti, non saremo affatto sorpresi che l'Apostolo rifiuti di tracciare ai cristiani altro metodo di contemplazione, altra regola di condotta che lo studio e l'imitazione del Salvatore. La perfezione dell'uomo (Col 1,28) alla sua ricompensa (ivi 2,10) risiedono in lui solo: secondo dunque la conoscenza che avete ricevuta da lui, camminate in lui (ivi, 6), poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (Gal 3,27). Il Dottore delle genti dice chiaramente che egli non conosce e non potrebbe predicare altra cosa (1Cor 2,2). Alla sua scuola, prendendo in noi i sentimenti che aveva Gesù Cristo (Fil 2,5), diventeremo altri Cristi, o piuttosto un solo Cristo con l'Uomo-Dio, mediante l'unione dei pensieri e la conformità delle virtù sotto l'impulso dello stesso Spirito santificatore. Quanto abbiamo bisogno di tornare al concetto semplice e sublime della santità di vita, per attingere la grazia del nostro battesimo, per rimanere sulla via della Croce, che sola ci porta la felicità!
L'anno liturgico, Tempo dopo la Pentecoste vol. 2 )
Quanto noi, membra del Corpo di Cristo vivente, abbiamo bisogno di essere più profondamente e saldamente uniti nel cuore con il Cuore di Gesù, in modo che la Chiesa possa portare la verità e l'amore di Cristo alla nostra cultura! Penso alla mia terra d'origine, gli Stati Uniti d'America, che ha celebrato ieri il Giorno dell'Indipendenza. La Dichiarazione di Indipendenza del 4 luglio 1776, invocando "le Leggi della Natura e il Dio della Natura" per giustificare la separazione del popolo al governo del re di Gran Bretagna, per fondare una nuova nazione, ha chiarito le verità su cosa la nuova nazione doveva essere fondata: "Noi riteniamo queste verità di per se stesse evidenti, che tutti gli uomini sono creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà, e la ricerca della felicità". Il documento osserva giustamente che tutto il governo esiste per garantire il rispetto e la tutela di questi diritti fondamentali. 
 
Ma quasi duecento anni più tardi, nel 1973, il più alto tribunale della nazione ha tolto il diritto alla vita dal innocenti e indifesi non ancora nati, e lo scorso 26 giugno, a dispetto delle "Leggi della Natura e del Dio della Natura", la stessa Corte di Cassazione ha ridefinito la natura del matrimonio e del suo frutto, la famiglia, la prima cellula della vita della società. La confusione micidiale e l'errore che tali decisioni rappresentano per gli Stati Uniti d'America, e simile confusione ed errore in altre nazioni, esige dalla Chiesa una chiara, coraggiosa e instancabile testimonianza della parola di Cristo, della verità scritta su ogni cuore umano, della verità dalla quale la felicità del singolo e del bene comune assolutamente dipendono. La Chiesa non può stare in silenzio o in inerzia mentre un popolo si sta distruggendo da illegalità, anche se l'illegalità dunque vestito di capo della più alta autorità giudiziaria. 
 
Dove trova la Chiesa trova la lucidità, il coraggio e la costanza di testimoniare la verità che trasforma la società per il bene di tutti? E' nel Cuore di Gesù: Egli effonde la grazia dello Spirito Santo nei nostri cuori, in particolare attraverso i sacramenti. Così siamo benedetti ancora una volta nel dedicare alcuni giorni nell'approfondimento della sacra liturgia e, in particolare, nello studio più approfondito della relazione della sacra Liturgia col sacerdozio regale dei battezzati; le letture di oggi dalle Sacre Scritture ci ricordano che i battezzati vengono consacrati per servire l'opera salvifica di Cristo nel mondo, a dare la vita, con Cristo, per la trasformazione del mondo. Papa San Giovanni Paolo II, nella sua prima Lettera enciclica, Redemptor hominis, riflettendo sulla missione regale dei battezzati, ci ha ricordato:
Ai nostri tempi, si ritiene talvolta, erroneamente, che la libertà sia fine a se stessa, che ogni uomo sia libero quando ne usa come vuole, che a questo sia necessario tendere nella vita degli individui e delle società. La libertà, invece, è un grande dono soltanto quando sappiamo consapevolmente usarla per tutto ciò che è il vero bene. Cristo c'insegna che il migliore uso della libertà è la carità, che si realizza nel dono e nel servizio. Per tale «libertà Cristo ci ha liberati» e ci libera sempre. La Chiesa attinge qui l'incessante ispirazione, l'invito e l'impulso alla sua missione ed al suo servizio fra tutti gli uomini. La piena verità sulla libertà umana è profondamente incisa nel mistero della Redenzione. La Chiesa serve veramente l'umanità, quando tutela questa verità con instancabile attenzione, con amore fervente, con impegno maturo, e quando, in tutta la propria comunità, mediante la fedeltà alla vocazione di ciascun cristiano, la trasmette e la concretizza nella vita umana. In questo modo viene confermato ciò a cui abbiamo fatto riferimento già in precedenza, e cioè che l'uomo è e diventa sempre la «via» della vita quotidiana della Chiesa.
Che questi giorni di studio della Sacra Liturgia ci conducano tutti a ritrovare nel Mistero della Fede, nel mistero eucaristico, il modello della nostra vita quotidiana per la nostra salvezza e per la salvezza del nostro mondo. Possiamo essere ispirati a cercare la verità di Cristo, unendo i nostri cuori al Suo nel sacrificio eucaristico. Così rafforzeremo sempre più la nostra vita in Lui nata dal Battesimo e porteremo frutti abbondanti per la nostra libertà e la libertà di tutti gli uomini. Vediamo ora innalziamo i nostri cuori, insieme con il Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, al Cuore trafitto gloriosa di Gesù, aperto dalla lancia del soldato sul Calvario e sempre aperta per noi nel Sacrificio eucaristico. Nel Cuore Eucaristico di Gesù, possano i nostri cuori essere purificati dal peccato e infiammati di amore puro e disinteressato. Così possiamo vivere la verità del mistero della fede, nella fedeltà alla nostra consacrazione battesimale, per la salvezza del mondo.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio].







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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  Card. Raymond Leo Burke. Il martirio per la fede nel nostro tempo per "resistere" agli errori


 


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Nei giorni precedenti la Marcia per la Vita, 6-7 maggio scorso, si è svolto a Roma, presso l'Hotel Columbus in Via della Conciliazione, il Rome Life Forum, durante il quale si sono alternati diversi illustri relatori: vedi Locandina (immagine a lato). Il Forum era aperto a tutta la leadership nel movimento della vita e della famiglia a livello sia internazionale che locale, per consentire l'incontro e il confronto dei rispettivi rappresentanti, ritenuto quanto mai necessario in questo momento critico per la Chiesa. allo scopo di difendere e promuovere la dottrina cattolica sulla famiglia.
Di seguito, nella nostra traduzione, l'intervento del Card. Raymond Leo Burke, all'inizio del quale egli esprime esplicitamente la sua posizione, che è quella diassistere i fedeli nella battaglia per "resistere"all'interno della Chiesa al 'clima' che cerca di minare le verità della fede cattolica sul'indissolubilità del matrimonio e sulla Presenza Reale di Cristo nell'Eucaristia. Il filo conduttore del discorso è Il martirio per la fede nel nostro tempo [originale inglese qui].
Noto una costante negli interventi del Cardinale Burke: egli coglie dalle personali esperienze della sua vita elementi incandescenti che condivide nella loro valenza universale.

Vedi anche, nella nostra traduzione, la Relazione di Matthew McCusker (Voice of the family):
Errori dottrinali di base ed ambiguità dell’Amoris Laetitia alla luce dell’insegnamento cattolico sulla famiglia [qui]

Il martirio per la fede nel nostro tempo

Sono lieto di poter parlare al Rome Life Forum e di esprimere la mia solidarietà a voi, che partecipate, nell'impegno di salvaguardare e promuovere la dignità inviolabile della vita umana degli innocenti e indifesi, e l'integrità della sua culla: il matrimonio e la famiglia. Soprattutto, desidero esprimere la mia più profonda gratitudine a voi. La mia speranza è che questo mio tempo e le mie parole siano una fonte di incoraggiamento nella battaglia pro-vita e pro-matrimonio, nella quale siamo tutti chiamati e in cui tutti noi siamo impegnati.

Provo particolare apprensione per la crescita, specialmente nella Chiesa, del punto di vista mondano, della prospettiva antropocentrica e mondo-centrica. Essa si esprime in una conoscenza laica delle realtà divine che sono parte integrante della nostra vita quotidiana. Per esempio, oggi nella Chiesa, c'è chi si riferisce alla realtà oggettiva della grazia del matrimonio come se fosse un semplice ideale a cui più o meno cerchiamo di conformarci. Visione mondana che, in quanto non vera, porta confusione e divisione all'interno del Corpo di Cristo, finisce per negare il principio fondamentale della retta ragione: il principio di non contraddizione, cioè la legge che una cosa non può essere e non essere nello stesso tempo. Ad esempio, non può essere che la Chiesa professa la fede nella indissolubilità del matrimonio, in accordo con la legge di Dio inscritta in ogni cuore umano e annunciata nella parola di Cristo, mentre nello stesso tempo ammette ai Sacramenti chi vive pubblicamente in violazione della indissolubilità del matrimonio. Se il fatto che una persona che vive pubblicamente in violazione del suo vincolo matrimoniale è ammessa ai Sacramenti, allora il matrimonio non è indissolubile e il sacramento della Santa Eucaristia non è il Corpo di Cristo e l'incontro con Cristo nel sacramento della Penitenza non richiede il fermo proposito di modifica della nostra vita, cioè l'obbedienza alla parola di Cristo,  "non peccare più"[1].
 
Il punto di vista mondano della nostra vita in Cristo comporta una visione politicizzata della Chiesa in cui i suoi membri sono divisi in campi opposti, quando siamo tutti cattolici, per definizione uniti dalla stessa fede, dagli stessi sacramenti e dallo stesso governo[ 2]. Allo stesso tempo, nella vita ecclesiale viene introdotta ogni sorta di falsa opposizione, ad esempio, l'opposizione tra ragione e fede, l'opposizione tra dottrina e pastorale, l'opposizione tra legge e amore, l'opposizione tra la giustizia e la misericordia. Poiché siamo vivi in Cristo nella Chiesa, vediamo tutte le cose in termini di vita eterna "nell'ottica dell'eternità (sub specie aeternitatis)", secondo l'espressione classica.

Siamo tutti tentati di lasciarci assorbire da tali correnti di pensiero. È mio auspicio assistervi nella battaglia per resistere a questo modo di pensare, per rimanere fedeli a Cristo che è vivo in voi per l'effusione dello Spirito Santo. Vi offro una riflessione sul martirio inerente alla nostra vita in Cristo. Tale riflessione ci aiuterà, spero, a vedere tutte le circostanze della nostra vita in Cristo in vista della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, la Sua vittoria della vita eterna nella nostra natura umana che condivide con noi già ora e condividerà con noi perfettamente nella Sua venuta definitiva.

Una nuova evangelizzazione: Padre John A. Hardon e Papa San Giovanni Paolo II

Vorrei richiamare in particolare l'attenzione sul lavoro del Servo di Dio Padre John Anthony Hardon della Compagnia di Gesù, morto il 30 dicembre del Grande Giubileo del 2000. Padre Hardon espresse eloquentemente, nelle sue parole e nei suoi scritti, la forte convinzione che i cattolici oggi, come i primi cristiani, devono essere pronti a dare una forte testimonianza della loro fede, nella sua integrità, sino allo spargimento di sangue. Penso, per esempio, al Manuale del catechista mariano, l'ultima pubblicazione del Servo di Dio, per il quale ho avuto l'onore di scrivere la prefazione. Nell'indicare la natura e la struttura dell'Apostolato del catechista mariano, uno dei numerosi apostolati che il Servo di Dio ha fondato o di cui ha contribuito alla fondazione, Padre Hardon ha scritto:
Il cattolicesimo è alle prese con la peggiore crisi della sua storia. A meno che i veri e fedeli cattolici non abbiano lo zelo e lo spirito dei primi cristiani, a meno che non siano disposti a fare quello che essi hanno fatto ed a pagare il prezzo che hanno pagato, i giorni dell'America sono contati. [3]
Quello che egli ha scritto sugli Stati Uniti d'America, sua patria, è vero per qualsiasi nazione soggetta alla secolarizzazione virulenta della società, una secolarizzazione penetrata anche nella Chiesa. Sapeva che l'unico modo per trasformare la società, cioè trasformare la società rivolti a Cristo e al suo Corpo Mistico, la santa Chiesa, per i singoli cattolici è vivere la propria fede con piena integrità, anche di fronte alla solitudine, al ridicolo, alla persecuzione e persino alla morte.

In altre parole, se compito della Chiesa ai nostri giorni è svolgere la sua missione di evangelizzazione del mondo, essa deve essere prima evangelizzata, deve essere prima purificata di tutto ciò che non è di Cristo, Che è chiamata a portare al mondo, in ogni momento e in ogni luogo. Nella sua Esortazione post-sinodale Christifideles laici, Papa san Giovanni Paolo II ha affrontato la necessità di una nuova evangelizzazione della società, che deve avere il suo inizio con una nuova evangelizzazione della comunità ecclesiale.

Per porre rimedio alla situazione di una cultura totalmente secolarizzata, il santo Pontefice ha osservato, "Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana". [4] Si è affrettato ad aggiungere che, se il rimedio è realizzare ciò, la Chiesa stessa deve essere nuovamente evangelizzata. Per comprendere fino in fondo la secolarizzazione radicale della nostra cultura occorre capire anche quanto questa secolarizzazione sia entrata nella vita della Chiesa stessa. Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato:
Ma la condizione [per rifare il tessuto cristiano della società umana] è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi paesi e in queste nazioni[5]. 
Egli, quindi, ha invitato i fedeli laici alla loro particolare responsabilità, cioè "testimoniare come la fede cristiana costituisca l'unica risposta pienamente valida, più o meno coscientemente da tutti percepita e invocata, dei problemi e delle speranze che la vita pone ad ogni uomo e ad ogni società".[6] Per rendere più specifica la chiamata, ha chiarito che l'adempimento della responsabilità dei fedeli laici richiede loro di "superare in se stessi la frattura tra il Vangelo e la vita, ricomponendo nella loro quotidiana attività in famiglia, sul lavoro e nella società, l'unità d'una vita che nel Vangelo trova ispirazione e forza per realizzarsi in pienezza". [7]

Catechesi: Fondamento della Nuova Evangelizzazione

In modo particolare, Padre Hardon sapeva che la necessaria forte testimonianza cattolica dipende essenzialmente dalla retta comprensione della fede e ciò esige che risuoni la catechesi. Egli si rendeva conto che decenni di catechesi insufficiente e anche falsa avevano determinato l'analfabatismo in materia di fede di molti cattolici. Ha visto quanti sono stati lasciati nella confusione e nell'errore sui principi fondamentali della fede cattolica e della legge morale scritta nel cuore umano e definitivamente articolati attraverso la parola di Cristo tramandata nella Chiesa. La fede nella Presenza Reale del Signore nostro Gesù nella Santa Eucaristia era drasticamente diminuita, con conseguente perdita pressoché totale della devozione eucaristica. Da un gran numero di cattolici la Messa domenicale non era più vista come un obbligo serio, sotto pena di peccato mortale, e l'accesso regolare al Sacramento della Penitenza era stato abbandonato. La mancanza di formazione nelle virtù, la confusione generale e gli errori sulla legge morale seminavano distruzione e morte nella vita di molte persone e di molte famiglie. I genitori e anche i parroci non vedevano più la catechesi come loro principale responsabilità verso i bambini. Come risultato, molti bambini e giovani cadevano in percorsi di peccato e corruzione morale senza che nessuno li correggesse o mostrasse loro la via di Cristo, la via della verità e dell'amore.

Padre Hardon ci ha ricordato che l'unico mezzo efficace per affrontare la gravità della situazione che minaccia il presente e il futuro della nostra società, è Dio, che "ci ha messi qui in questo momento e luogo consapevoli della gravità dei nostri tempi" e la sua grazia "è disponibile in sovrabbondanza."[8] Mi viene in mente la profonda riflessione sulla testimonianza cristiana nel nostro tempo del cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nel suo libro di recente pubblicazione, Dieu ou rien [9], uscito nella traduzione inglese con il titolo, God or nothing - Dio o niente. [10]

Come ha osservato padre Hardon, impegnarsi nell'apostolato della catechesi non richiede ad un cattolico di "abbandonare la [sua] professione, lasciare il [suo] lavoro, o assumere una nuova posizione" [11], ma di dedicarsi alla formazione spirituale e dottrinale necessaria per chi è chiamato a testimoniare la fede nel nostro tempo. Egli ha ricordato al lettore come i primi cristiani si nutrissero frequentemente della Santa Comunione e mediante i loro incontri nelle catacombe, che costituivano una sorta di scuola "per acquisire le conoscenze e costruire l'astuzia e lo zelo per vincere anime a Cristo". [12] Egli ha esortato i cattolici di oggi a partecipare alla Santa Messa e ricevere la Santa Comunione quotidiana, se possibile. Li ha inoltre esortati a rendere le loro case e le loro auto delle scuole "per infondere la conoscenza e la forza di volontà per evangelizzare"[13]. In altre parole, ha insegnato loro a non perdere ogni occasione, anche il tempo trascorso in viaggio da un posto ad un altro, per approfondire la comprensione della fede.

Testimonianza e martirio, e la Nuova Evangelizzazione

La testimonianza della catechesi in casa, in viaggio, al lavoro, nel fare affari, nell'esercitare una professione, in qualsiasi arena dello sforzo umano un cattolico sia coinvolto, è una forma eminente della testimonianza che i cattolici sono chiamati a dare in ogni momento, in particolare nei momenti critici in cui viviamo. La testimonianza costante, di cui la catechesi è la forma più importante, riguarda il martirio, come il Servo di Dio ci ha ricordato spesso.
 
Il Catechismo della Chiesa cattolica, infatti, tratta in due numeri successivi del  dovere dei cristiani di testimoniare la propria fede e quello della suprema testimonianza del martirio. Per quanto riguarda il dovere di testimoniare la fede, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:
Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire cometestimoni del Vangelo e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia che comprova o fa conoscere la verità [14]
Per quanto riguarda il martirio, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:
Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana. Affronta la morte con un atto di fortezza. [15]
Padre Hardon ha sviluppato il suo insegnamento sul martirio per mostrare la relazione essenziale di tutte le forme di testimonianza cristiana col martirio cristiano. Uno studio dell'insegnamento del Servo di Dio mostrerà come per tutti i testimoni sia necessario un certo morire a se stessi, una certa oblazione di sé a Cristo per la sua opera di salvezza. Nella sua massima espressione, ciò implica l'effusione del proprio sangue, dare la vita nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Il martirio è una manifestazione più convincente della realtà della vita di Cristo in noi, l'unità del nostro cuore con il suo glorioso Cuore trafitto.

Penso a tanti fedeli che mi esprimono le loro preoccupazioni profonde per la Chiesa del nostro tempo, in cui sembra che ci sia tanta confusione sulle verità dogmatiche e morali fondamentali. Nel rispondere alle loro preoccupazioni, li esorto ad approfondire la loro comprensione dell'insegnamento costante e della disciplina della Chiesa e di far sentire la propria voce, in modo che i pastori del gregge possano comprendere l'urgenza di annunciare di nuovo con chiarezza e coraggio le verità della fede ed applicare di nuovo con carità e fermezza la disciplina necessaria per salvaguardare le stesse verità.

Davanti alle sfide di vivere la fede cattolica nel nostro tempo, Papa Giovanni Paolo II ci ha ricordato l'urgenza del mandato di Cristo ai primi discepoli e consegnato ai missionari lungo i secoli cristiani e a noi oggi. Egli ha dichiarato:
Certamente l'imperativo di Gesù: «Andate e predicate il Vangelo» mantiene sempre vivo il suo valore ed è carico di un'urgenza intramontabile. Tuttavia la situazione attuale, non solo del mondo ma anche di tante parti della Chiesa, esige assolutamente che la parola di Cristo riceva un'obbedienza più pronta e generosa. Ogni discepolo è chiamato in prima persona; nessun discepolo può sottrarsi nel dare la sua propria risposta: «Guai a me, se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16). [16]
I cristiani si trovano spesso in una società e in una cultura che non conoscono Dio, sono dimentiche di Lui o addirittura ostili a Lui e alla sua legge scritta nella creazione, inscritta in ogni cuore umano, e insegnata nella sua pienezza da parte della Chiesa. In una tale situazione, la testimonianza chiara e coraggiosa della vita cristiana, dando gloria a Dio mediante l'obbedienza alla sua legge scritta nel cuore dell'uomo, è più importante che mai, non solo per il bene della salvezza dell'anima cristiana, ma anche per la trasformazione della cultura e della società, in modo da promuovere e servire realmente al bene di tutti.

L'obbedienza, fondamentale ed essenziale per la nuova evangelizzazione, è anche una virtù acquisita con grande difficoltà in una cultura che esalta l'individualismo e pone in discussione ogni autorità, tranne la propria. Tuttavia, essa è indispensabile per insegnare e vivere il Vangelo nel nostro tempo. Dobbiamo prendere esempio dai primi discepoli, dai primi missionari nella nostra patria, e dalla schiera di santi e beati che si sono dedicati completamente a Cristo, invocando l'aiuto e la guida dello Spirito Santo per purificarsi di ogni ribellione di fronte alla volontà di Dio e rafforzarsi nel fare la volontà di Dio in ogni cosa.

Padre Hardon ha assunto il lavoro della nuova evangelizzazione fedelmente e senza sosta. Suo unico desiderio era aiutare i suoi fratelli e sorelle nella Chiesa ad insegnare, celebrare e vivere la fede cattolica con l'entusiasmo e l'energia dei primi discepoli, dei grandi santi e dei missionari che per primi hanno portato la fede cattolica nella nostra patria. Egli ha espresso la chiamata alla nuova evangelizzazione più appropriatamente come una chiamata a testimoniare e, infine, al martirio. Così molti fedeli, me compreso, continuano a seguire l'ispirazione e la direzione che il Servo di Dio ci ha dato.


   continua



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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15/05/2016 23:50
 
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Il martirio secondo il Servo di Dio Padre Hardon

La più grande eredità spirituale che il Servo di Dio ci ha lasciato è la sua vita vissuta in Gesù Cristo, per "la maggior gloria di Dio". Ed anche come, nella sua vita sacerdotale, ha cercato di conoscere, amare e servire Gesù Cristo solo, così anche ha insegnato ad altri a fare altrettanto, secondo le esigenze della propria vocazione nella vita. Osservando la grande confusione e gli errori del tempo presente, anche all'interno della Chiesa, padre Hardon ha spesso ricordato a tutti i fedeli di prepararsi a soffrire molto, ed anche a subire il martirio, al fine di essere fedeli all'insegnamento di Cristo e della sua Chiesa. Padre Hardon ha conservato la fiducia nella costante presenza di Cristo nella Chiesa e nei suoi singoli membri, attraverso la presenza dello Spirito Santo. Anche se ha visto chiaramente la gravità della situazione e le enormi esigenze della vita cristiana nel nostro tempo, era sicuro che, con la grazia di Cristo, i cattolici sarebbero stati testimoni fedeli di Cristo, che trasforma le singole vite e il mondo.

Il Servo di Dio fornisce una presentazione sistematica del suo insegnamento sul martirio, nel suo libro, Santità nella Chiesa, ristampato nel 2000 da Eternal Life, l'apostolato da lui fondato con il santo laico, William Smith di Bardstown, Kentucky. Prima di tutto, padre Hardon fonda il suo insegnamento circa il martirio sulle parole di Nostro Signore prima di salire alla destra del Padre: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e allora mi sarete testimoni non solo a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra ".[17] Le parole di nostro Signore ci insegnano l'origine, la natura e il fine apostolico del martirio.

"La fonte della forza di soffrire per Cristo viene finalmente dallo Spirito Santo, che si dice ne da' il potere". [18] Come il Papa Giovanni Paolo II ci ha ricordato, è la vita dello Spirito Santo, che abita in noi attraverso i sacramenti del Battesimo e della Confermazione, che ispira in noi la santità della vita, la forza di soffrire per Cristo. Lo Spirito Santo, che abita nelle nostre anime, ci permette di testimoniare la verità che Cristo ci insegna nella sua Santa Chiesa. Il martirio è una espressione fondamentale della nostra relazione personale con Cristo. È, infatti, il rapporto personale con Cristo, che dà la gioia al martire nella sua sofferenza. Nelle parole del Servo di Dio, "infatti, uno dei paradossi del martirio è la felicità positiva che un seguace fortemente impegnato prova nella sofferenza per Cristo". [19] Padre Hardon si riferisce alla narrazione degli Atti degli Apostoli della fustigazione degli Apostoli, dopo che erano stati avvertiti di non parlare più nel nome di Gesù. Lo scrittore sacro ci dice che gli apostoli, "erano felici di aver avuto l'onore di soffrire umiliazioni per amore del nome" [20] di Gesù.
 
Padre Hardon, osserva che il martirio non è "teoria accademica", ma "un fatto palpabile di ogni vero seguace di Cristo"[21]. Distingue tre forme di martirio, di essere testimoni di Cristo davanti al mondo intero. Esse sono: il Martirio di Sangue, il Martirio di persecuzione, e il Martirio di testimonianza.
 
Il martirio di sangue, come il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna, è la "suprema testimonianza resa alla verità della fede"[22]. Davanti alla scelta di tradire Cristo o morire per Cristo, il martire di sangue rimane fedele e consegna la sua vita per amore di Cristo. Pensiamo ai molti martiri fra i primi cristiani, a cominciare da Santo Stefano e anche ai martiri nel corso dei secoli, ad esempio, San Pietro da Verona, San Tommaso Becket, San Bonifacio, i Santi Tommaso More e Giovanni Fisher, i martiri del Nord America, San Paolo Miki e compagni (martiri del Giappone), Sant'Andrea Kim e i suoi Compagni (Martiri della Corea), Saint Charles Lwanga e dei suoi Compagni (Martiri dell'Uganda), e una miriade di altri. Oggi, pensiamo ai cristiani decapitati o comunque uccisi in Iraq e in altri paesi dai terroristi islamici perché si rifiutano di rinnegare la loro fede in Gesù Cristo e di abbracciare l'Islam.

Padre Hardon ci ricorda i tanti martiri di sangue nel nostro tempo, che "si uniscono a Cristo in espiazione [per l'enormità dei peccati di oggi] e in un appello urgente alla misericordia di Dio"[23]. Padre Hardon ci ricorda anche che il martiri di sangue, che uniscono la loro sofferenza e che muoiono per la sofferenza e la morte di Cristo, applicano "i frutti della redenzione [del mondo] per l'umanità peccatrice". [24] E conclude: "Una cosa che non abbiamo l'adire di dimenticare è che questi martiri di oggi sono i nostri compagni membra del corpo mistico. Attraverso le loro sofferenze siamo resi tutti più ricchi, come attraverso i loro meriti tutta la Chiesa diventa più santa". [25]

La seconda forma di martirio è il Martirio di persecuzione o di opposizione. Attraverso il martirio di persecuzione, i fedeli soffrono molto anche se la loro sofferenza non finisce con la morte violenta. Si pensi, ad esempio, alla sofferenza di tanti cristiani sotto i vari regimi comunisti del nostro tempo. A volte questi martiri della persecuzione hanno trascorso anni nelle prigioni in Siberia o in Viet Nam. Il Servo di Dio ci ricorda che molti martiri della persecuzione "sono apparentemente liberi di camminare per le strade e vivere in una casa", ma "sono privati ​​di ogni libertà umana di praticare la loro religione e di servire Cristo secondo la loro fede". [ 26] Oggi, in Iraq e in altri paesi, i fedeli che si rifiutano di apostatare e non vengono uccisi preferiscono abbandonare tutti i loro beni, per andare esuli in un paese straniero, a loro sconosciuto, in cui possano vivere secondo la loro fede.

Non si può fare a meno di pensare alla situazione attuale in alcune nazioni. Un governo totalmente secolarizzato rende legali e promuove le violazioni più gravi della legge morale, ad esempio, l'aborto procurato, l'eutanasia, il cosiddetto "matrimonio omosessuale", la clonazione umana e la distruzione di embrioni umani per la ricerca, e ora sta cercando di forzare cattolici e altre persone di buona volontà a cooperare formalmente al male con atti che violano la loro coscienza. I cattolici sono chiamati oggi, più che mai, ad alzarsi in piedi per la verità che Cristo ci insegna, anche se questo significa la perdita di beni, vessazioni da parte del governo e detenzione. Penso, per esempio, alla minaccia di togliere l'esenzione fiscale, con i suoi effetti disastrosi su molti tipi di apostolato della Chiesa, che può essere il risultato necessario del rimanere fedeli alla nostra fede e alla legge morale. Non possiamo fare nulla di meno che rimanere fedeli a Nostro Signore Gesù Cristo e alla verità, che ci porge nella sua Santa Chiesa, non importa quale sia la sofferenza o la persecuzione che si debba affrontare.

Padre Hardon illustra la natura del martirio di persecuzione o di opposizione attraverso il testo del libro della Sapienza, capitolo 2, versetti da 6 a 19. Il testo ci insegna che ci sono due ragioni "per cui le persone mondane perseguitano coloro che cercano di servire Dio"[27]. Prima di tutto "gli empi (come vengono chiamati) dicono a se stessi con ragionamento fallace che tutto ciò che devono cercare è quello che questo mondo loro offre".[28] Nel libro della Sapienza si legge:
"Su, godiamoci i beni presenti, facciamo uso delle creature con ardore giovanile! inebriamoci di vino squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera. Nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza. Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia perché questo ci spetta, questa è la nostra parte".[29]
In secondo luogo, "rivolgono la loro attenzione ai fedeli credenti che sono un rimprovero permanente agli empi".[30] Nel libro della Sapienza si legge:
Spadroneggiamo sul giusto povero, non risparmiamo le vedove, nessun riguardo per la canizie ricca d'anni del vecchio. La nostra forza sia regola della giustizia, perché la debolezza risulta inutile. Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l'educazione da noi ricevuta. ". [31]
Come il testo chiarisce, il seguace della verità scritta da Dio in ogni cuore umano soffrirà persecuzioni per mano di chi preferisce la comodità immediata e il piacere delle bugie, anche la più grossolana delle bugie. La sofferenza è resa più dura dal tradimento della verità da parte di coloro che affermano di seguire Cristo e di essere membri della sua Chiesa, anche Vescovi, sacerdoti e consacrati.

Il Martirio di persecuzione è una partecipazione alla Passione di nostro Signore Gesù Cristo e, di conseguenza, porta al cristiano la gioia più profonda, nonostante l'intensità della sofferenza in cui è coinvolto. San Paolo che ha sofferto così tanto la persecuzione e infine la morte come martire per amore di Cristo e del suo Corpo mistico, la Chiesa, ci fornisce una profonda meditazione sul significato del martirio di persecuzione. Nella Lettera ai Colossesi, egli scrive:
Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola, cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria. È Lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza [32]
Le sofferenze di Cristo sono perfette. Quanto resta ancora per noi è unire noi stessi a Cristo nella Sua sofferenza per amore della salvezza del mondo. Cristo ha ottenuto la vittoria sul peccato, la vittoria della vita eterna, ma a noi rimane da vivere quella vittoria nelle circostanze della nostra vita quotidiana, anche di fronte alla persecuzione. In questo modo, la gloria di Cristo è visibile in noi e attira molti alla salvezza eterna.
 
La terza forma è il Martirio di testimonianza, che è il più comune. Nelle parole di Padre Hardon, "nessun seguace di Cristo vi può sfuggire." [33] Il martire di testimonianza non può affrontare l'opposizione attiva, ma deve affrontare l'opposizione passiva per mano di "coloro che mancano di una chiara visione del Salvatore o che, dopo averla avuta, hanno abbandonato il loro impegno per Cristo" [34]. Padre Hardon descrive la situazione con queste parole:
A questo punto il fermo credente nel magistero della Chiesa: il servo devoto del papato; il pastore convinto che insiste col suo gregge sulla sana dottrina; il religioso scrupoloso che vuol rimanere fedele ai voti di povertà autentica, castità schietta e obbedienza sincera; i genitori risoluti preoccupati per la formazione religiosa e morale dei figli e disposti a sacrificarsi generosamente per costruire e prendersi cura di una famiglia cristiana - naturale o adottiva - a tali persone non saranno risparmiate anche la critica attiva e l'aperta opposizione. Ma essi devono soprattutto essere pronti a vivere in un clima di freddezza rispetto alle loro convinzioni più profonde. [35]
Qui la sofferenza spesso deriva dalla "studiata indifferenza di persone che [i fedeli devoti] conoscono e amano, di persone della propria famiglia naturale o religiosa, di uomini e donne la cui intelligenza rispettano e il cui rispetto hanno a cuore." [36]

Nelle parole di Padre Hardon, il martirio "si trova nella privazione del buon esempio per noi da parte dei nostri contemporanei, ed è la pratica della virtù cristiana in solitudine, perché quelli che testimoniano ciò che facciamo sono la maggioranza - numericamente e psicologicamente - e sappiamo che sono a disagio a causa della testimonianza. Testimoniamo loro, è vero, ma essi non sono contenti di assistere a ciò che siamo, a ciò che rappresentiamo, a ciò che diciamo, o a ciò che facciamo »[37]. Tale martirio è la testimonianza giornaliera offerta da tutti i fedeli cattolici nella società totalmente secolarizzata, e nella Chiesa che subisce altrettanto la secolarizzazione.

Il cardinale Joseph Ratzinger ha affrontato la situazione del martirio di testimonianza nel nostro tempo nella sua omelia durante la Messa per l'elezione del Romano Pontefice, celebrata prima del conclave durante il quale è stato eletto alla Sede di Pietro. Ha parlato di come "il pensiero di molti cristiani" è stato sballottato, nel nostro tempo, da varie "correnti ideologiche", osservando che siamo testimoni dell' "inganno degli uomini, dell’astuzia che tende a trarre nell’errore" come san Paolo ha scritto nella sua Lettera agli Efesini[38]. Egli ha osservato che, nel nostro tempo, coloro che vivono secondo "una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa" sono visti come fondamentalisti, come estremisti, mentre il relativismo, cioè "lasciarsi portare 'qua e là da qualsiasi vento di dottrina'," viene esaltato[39]. Riguardo alla fonte dei gravi mali morali del nostro tempo, ha concluso: "Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie."[40]. Il clima della dittatura del relativismo rende il martirio di testimonianza sempre più urgente, mentre, allo stesso tempo, soggioga il cristiano che dà testimonianza di una particolare forma di sofferenza.

Padre Hardon conclude ricordando che il martirio della testimonianza non è affatto inutile. Egli ci ricorda che, mentre la nostra testimonianza sicuramente ci costerà molto in termini umani, "la grazia di Dio è sempre attiva nei cuori di tutti coloro il cui percorso si attraversa". [41] Anche se il sangue dei martiri ha prodotto notevole crescita nella Chiesa in ogni tempo e in ogni luogo, così anche il quotidiano martirio di testimonianza dei nostri fedeli non mancherà di portare grande frutto per la trasformazione della nostra società.

Riferendosi ai primi martiri della Chiesa, Padre Hardon ci insegna:
Ma la loro pazienza e mitezza, è infine prevalsa. Sì, ma solo perché è stata sostenuta dal coraggio senza limiti, nato non dalla propria forza, ma dal potere che Cristo ha promesso di dare a tutti i suoi seguaci per la testimonianza del suo nome in tutto il mondo. Questa promessa è altrettanto vera oggi. Tutto ciò che ci serve è avere fiducia nello Spirito che noi possediamo, e mai stancarci nel dare testimonianza alla grazia che abbiamo ricevuto. [42]
Non dobbiamo mai cessare di implorare il Signore di concederci utte le grazie di cui abbiamo bisogno per essere suoi testimoni fedeli nel mondo, in particolare la grazia del coraggio di pagare il prezzo della sofferenza per fare ciò che è giusto e buono.

Nel suo libro, La vita spirituale nel mondo moderno, in cui espone in modo chiaro il senso della nostra comunione con Cristo nella sua sofferenza, passione e morte, il Servo di Dio ha citato Sant'Ignazio di Loyola, suo "padre in Dio" circa la necessità di chiedere a Dio nella preghiera per chi soffre, in modo che l'amore di Dio possa crescere nei nostri cuori. Padre Hardon ha poi commentato:
Il problema con le citazioni di questo genere dei mistici è che siamo portati a pensare che essi siano differenti da noi. Non è così. Si riduce il sacrificio e la croce come piace a noi. Ma qui appunto è il segreto della santità. È possibile, per grazia divina, per l'amore di Dio raggiungere nei nostri cuori un livello in cui sperimentiamo la gioia nella sofferenza. Bene, davvero! Ed è un assaggio di questa gioia che il Salvatore ha promesso a tutti coloro che sinceramente si sforzano di diventare come Lui, abbracciando ciò che Egli ha abbracciato - la croce - Lui, per amore di suo Padre; noi, per amore di Padre, Figlio e Spirito Santo. Il costo di amare Dio è alto ma Dio vi passa attraverso. Il prezzo che paghiamo viene premiato con una esperienza della Sua presenza, il senso della sua intimità, e una gioia che, i santi ci dicono, è così dolce che non cambierebbero le loro sofferenze con tutti i piaceri del mondo. Chiediamo al nostro Salvatore non solo di ascoltare o avvertire ciò che coloro che hanno imparato ad amare Dio, ci dicono, ma di insegnarci con l'esperienza che questa grande saggezza è vera[43].
Il Servo di Dio era realista circa l'alto prezzo da pagare per rimanere fedeli a Cristo, ma nello stesso tempo si diceva fiducioso nell'aiuto della grazia di Dio per renderci saggi e forti nel pagare il prezzo, non importa quanto alto, mentre ci viene data anche la consolazione di una comunione sempre più profonda con Cristo nella sua sofferenza e morte, che porta alla sua resurrezione dai morti.

Conclusione

Nel contesto del Rome Life Forum, concludo esprimendo il mio profondo apprezzamento per il martirio che tanti di voi abbracciano per il bene della difesa della vita umana e della sua culla nella unione coniugale tra marito e moglie. La mia speranza è che queste poche riflessioni sul martirio cristiano nel pensiero del Servo di Dio Padre John A. Hardon, SJ, vi siano di qualche aiuto per giungere a una più profonda conoscenza di Cristo e della nostra vita in Lui nella Sua santa Chiesa. In modo particolare, spero che vi spingerà ad attingere sempre più la forte grazia dei sacramenti della Penitenza e della Santa Eucaristia, e dalla grazia del vostro stato di vita, soprattutto per i consacrati nei sacramenti del matrimonio e dell'Ordine, al fine di modellare la vostra vita in modo più pieno a Cristo, per consacrare più totalmente il vostro cuore, unito al Cuore Immacolato di Maria, al Sacro Cuore di Gesù.

Possa Maria Immacolata, Madre di Dio, alla quale il Servo di Dio si rivolse così spesso nelle sue preghiere, intercedere per noi ogni giorno, in modo che possiamo essere veri martiri per amore di Cristo e del suo Corpo mistico, la Chiesa. Quando i tempi sono difficili, il che può accadere spesso, trovo utile ricordare a me stesso la ragione della nostra testimonianza: l'amore di Cristo e del suo Corpo mistico che è la Chiesa. Amo Cristo, e amo il suo Corpo mistico che è la Chiesa, e così anche voi. Abbracciamo l'indifferenza, il ridicolo, il rifiuto, e altre forme di persecuzione perché amiamo il Signore e tutti i nostri fratelli e sorelle in Lui, nella Sua santa Chiesa.

Grazie. Dio vi benedica.
Cardinale Raymond Leo BURKE
__________________________________
[1] Gv 8, 11.
[2] Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 815. [CCC].
[3] John A. Hardon, SJ, Marian Catechist Manual (Bardstown: la vita eterna, 2000), p. xv. [MCM].
[4] "... consorzio humanum spiritu Christiano ubique Denuo imbuendum est." Ioannes Paulus PP. II, Adhortatio Apostolica Christifideles laici, "De vocatione et Missione Laicorum in Ecclesia et in Mundo," 30 Decembris 1988 Acta Apostolicae Sedis 81 (1989), p. 455, n. 34. [CL]. Traduzione italiana: Papa Giovanni Paolo II, post-sinodale Christifideles laici, il 30 dicembre 1988 "sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo" (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1988) , p. 96, no. 34. [CLEng].
[5] "Id [consorzio humanum spiritu Christiano imbuendum] tamen POSSIBILE erit, si christianus communitatum ipsarum ecclesialium contextus , quae sua in regionibus et nationibus degunt, renovetur ." CL, 455, n. 34. traduzione in inglese: CLEng, p. 96, no. 34.
[6] "... testari quomodo christiana fides responsum constituat UNICE plene validum, ab omnibus più minusve conscie Agnitum et invocatum, ad Quaestiones et exspectationes, Quas vita ipsa homini et societatibus imponit singulis." CL, 455, n. 34. traduzione in inglese: CLEng, p. 96, no. 34.
[7] "... hiatum tra l'Evangelium et vitam in seipsis Superare Valeant, in quotidianis familiae navitatibus, in labore et in societate Componentes vitae Unitatem, quae in Evangelio lucem et vim pro SUA plena Invenit adimpletione." CL, 455, n. 34. traduzione in inglese: CLEng, p. 96, no. 34.
[8] MCM, pp. Xv-xvi.
[9] Cfr Robert Sarah e Nicolas Diat, Dieu ou rien (Paris: Fayard, 2015).
[10] Cf. Robert Sarah e Nicolas Diat, God or nothing, tr. Michael J. Miller (San Francisco: Ignatius Press, 2015).
[11] MCM, p. xvii.
[12] MCM, p. xvi.
[13] MCM, p. xvi.
[14] CCC, n. 2472.
[15] CCC, n. 2473.
[16] "Equidem mandatum Iesu:« Euntes praedicate Evangelium »SUA vi perpetuo Viget ac inoccidue urget: verumtamen Praesens conditio rerum , non solummodo in mundo sed in pluribus quoque Ecclesiae partibus, omnino requirit ut Chrisi verbo promptius ac magis dilatato corde obtemperetur ; quivis discipulus ita in SUA ipsius persona interpellatur, ut Nullus se nel proprio responso eliciendo retrahere possit: «Vae mihi est enim, si non evangelizavero!» ( 1 Cor 9, 16). CL, 454, n. 33. traduzione in inglese: CLEng, p. 94, no. 33.
[17] Atti 1, 18.
[18] John A. Hardon, SJ, Santità nella Chiesa (Bardstown, KY: la vita eterna, 2000), p. 29. [santità].
[19] Santità, pag. 30.
[20] Atti 5, 40-41.
[21] Santità, pag. 31.
[22] CCC, n. 2473.
[23] Santità, pag. 32.
[24] Santità, pag. 33.
[25] Santità, pag. 33.
[26] Santità, pag. 33.
[27] Santità, pag. 35.
[28] Santità, pag. 35 .
[29] Sap 2, 6.
[30] Santità, pag. 35.
[31] Sap 2, 10-12.
[32] Col 1, 24-29.
[33] Santità, pag. 36.
[34] Santità, pag. 36.
[35] Santità, pag. 38.
[36] Santità, pag. 38.
[37] Santità, pag. 38.
[38] "... Correnti ideologiche ... pensiero di MOLTI Cristiani ... sull'inganno degli Uomini, sull'astuzia Che tende a trarre nell'errore." "Initium Conclavis," 18 Aprilis 2005, Acta Apostolicae Sedis 97 (2005), 687. [CIRCUITO INTEGRATO]. Traduzione italiana: Il cardinale Joseph Ratzinger, "Messa per l'elezione del Romano Pontefice: Lunedi, 18 aprile: Omelia del cardinale che divenne Papa," L'Osservatore Romano edizione settimanale in lingua inglese, il 20 aprile 2005 pag. 3. [ICEng]. Cf. Ef 4, 14.
[39] "... una fede chiara, Secondo il Credo della Chiesa ... Il lasciarsi Portare« qua e là da Qualsiasi vento di Dottrina »." IC, 687. traduzione in inglese: ICEng, p. 3.
[40] "Si va Costituendo Una dittatura del relativismo Che non riconosce nulla venire definitivo e il Che Lascia come ultima Misura solista il proprio io e le sue voglie". IC, 687. traduzione in inglese: ICEng, p. 3.
[41] Santità, pag. 38.
[42] Santità, pag. 39.
[43] John A. Hardon, SJ, Spiritual Life in the Modern World (Boston: Figlie di St. Paul, 1982), p. 99.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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19/05/2016 16:06
 
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  ESCLUSIVO: il cardinale Burke afferma che l'esortazione post-sinodale deve essere letta 'criticamente'

 
Testo molto interessante perché tocca anche alcuni punti non approfonditi dal Cardinale nell'ultima relazione, alla quale l'intervista fa seguito.
Sorvolo sulle numerose sottolineature dell'introduzione perché si trova tutto nel testo integrale dell'intervista da noi tradotta e pubblicata di seguito.
Ci sono molte osservazioni da fare. Ma esaminiamo prima attentamente i contenuti dell'intervista. Sarà mia cura inserire presto un articolo con le riflessioni che essi suscitano. 



ROMA, 18 Maggio 2016 ( LifeSiteNews ) - Due giorni dopo il Rome Life Forum nel corso del qualeha esortato i fedeli cattolici a prepararsi a subire il "Martirio di testimonianza" [qui] per la "difesa della vita umana e della sua culla nell'unione coniugale di marito e moglie", ho avuto il privilegio di ottenere un colloquio personale con il cardinale Raymond Burke per LifeSiteNews. Nell'occasione egli ha chiarito che a suo parere, Amoris Laetitia può esser letta "criticamente", ha parlato con gravità, deplorando anche purtroppo che molti cattolici oggi sono "ignoranti della loro fede cattolica" [...]

* * *
L'intervista:

Eminenza, lei ha parlato forte e chiaro sulla necessità di sostenere il vero insegnamento della Chiesa sul matrimonio, sulla famiglia e sulla sessualità umana. Questo insegnamento è sufficientemente noto ai cattolici?

No non lo è. Nella Chiesa ormai da diversi decenni abbiamo sofferto di una pessima catechesi e anche di una certa tendenza a predicare evitando una esposizione sistematica della fede, che ha lasciato molti cattolici ignoranti della loro fede cattolica come pure degli insegnamenti della legge morale, che è una parte importante della nostra fede cattolica. Quindi il nodo della questione è che in un mondo in cui cresce in maniera sempre più folle la ribellione contro Dio e la sua legge, i cattolici sono mal equipaggiati per rispondere e compiere il loro dovere in difesa della fede per la salvezza del mondo.

Cosa vorrebbe consigliare ai cattolici da leggere e meditare per entrare nella loro vita adulta e quali punti devono essere ben evidenziati durante la preparazione al matrimonio?

Esorto tutti i cattolici a leggere il Catechismo della Chiesa cattolica, che è il compendio della nostra fede cattolica e, se non hanno il tempo di leggere tutto il Catechismo, almeno leggano ilCompendio, e poi consultino il Catechismo intero per l'ulteriore illustrazione di punti che potrebbero non aver capito. Ciò è fondamentale per noi oggi. La nostra fede è la nostra salvezza, e se non conosciamo la nostra fede certamente corriamo il rischio di perdere la nostra salvezza. Ciò, per noi, significa la salvezza eterna, ma significa anche la nostra felicità su questa terra, che è un anticipo della pienezza della felicità nel mondo a venire. Ma per quanto riguarda la preparazione al matrimonio penso che si debbano sottolineare i maggiori valori fondamentali del matrimonio, in altre parole, l'unione tra un uomo e una donna, nella fedeltà. Dobbiamo insistere sulla fedeltà, che è una virtù, per molti aspetti spesso violata nella nostra cultura. In secondo luogo, che [l'unione] è permanente; e in terzo luogo, che è per sua natura generosamente procreativa. E dobbiamo sottolineare a coloro che si preparano al matrimonio che la vita coniugale è una particolare partecipazione alla vita di Dio. Essa riflette l'amore delle tre Persone della Santissima Trinità, fedele, durevole e vivificante. Di conseguenza, è opportuno sottolineare che l'amore del matrimonio è maggiormente compreso e più efficacemente nutrito dalla nostra comunione con Dio nella preghiera e attraverso i Sacramenti, soprattutto la Santissima Eucaristia. Quindi penso che queste sono le cose che dovrebbero essere maggiormente messe in risalto. Poi, mi sembra importante aiutare i giovani a riconoscere gli aspetti della nostra cultura, che minacciano particolarmente il valore del matrimonio, in modo che possano essere vigili e proteggersi contro questo tipo di influenze che li porterebbe a tradire la verità del loro matrimonio.

Non si potrebbe pensare che si possa rompere il legame tra una madre e suo figlio o un padre e il suo bambino: è lo stesso tipo di legame che esiste tra un uomo e una donna sposati?

Ovviamente. In effetti, il legame tra padre madre e figli è un legame costituito dall'amore del padre e della madre uno per l'altro. Un bambino non cresce e si sviluppa correttamente se il padre e la madre non comunicano l'amore che hanno l'uno per l'altro. Abbiamo assolutamente bisogno di questo per la nostra crescita e sviluppo: avere l'amore di un padre e di una madre, e la sua comunicazione da parte di entrambi i genitori.

In questa epoca di divorzio dilagante e fallimento matrimoniale, qual è la responsabilità della contraccezione artificiale, e pensa che la Chiesa possa cambiare il corso della mentalità contraccettiva?

Il ruolo svolto dalla contraccezione artificiale è fondamentale e letale, perché ha come effetto l'affievolimento dell'amore tra marito e moglie, eliminando la totalità dell'amore insita nell'unione coniugale, che include sempre il grande dono della procreazione: la corona del'unione matrimoniale è il dono dei figli. E così quando una mentalità contraccettiva vi entra, l'amore viene distorto. E infatti vediamo che c'è chi usa l'argomento che l'unione sessuale senza il suo aspetto  fecondo è di per sé coniugale nel discutere sull'attività sessuale tra due persone dello stesso sesso e così via, perché si dice: "Beh, si tratta di un atto d'amore, anche se non è fecondo". Ma questo è un uso illecito dell'unione coniugale: l'unione coniugale può essere solo tra un uomo e una donna uniti nell'amore. Così la mentalità contraccettiva è alla base di un certo numero di minacce più gravi per il matrimonio di oggi. E la Chiesa, a mia conoscenza, è l'unica istituzione che afferma il male insito nella contraccezione, e così oggi più che mai è chiamata a difendere la verità circa l'unione coniugale e la sua natura fondamentalmente feconda. Credo fermamente che il beato Papa Paolo VI lo riconobbe nel 1968, quando ci fu una pressione enorme su di lui da parte dei cosiddetti "teologi", teologi morali, per attenuare l'insegnamento della Chiesa, e in effetti per modificarlo. Egli ha difeso in maniera eroica l'insegnamento della Chiesa, e ringraziamo Dio per questo. E poi il suo successore, Papa Giovanni Paolo II, dopo il breve pontificato di Papa Giovanni Paolo I, ha speso tanto del suo magistero a illustrare la verità contenuta nella Lettera Enciclica del Beato Papa Paolo VI Humanae vitae.

Ci sono molti peccati ripetitivi e infedeltà abituali che ci tagliano fuori dalla grazia santificante, ma che possono essere assolti nella Confessione; potrebbe spiegare il motivo per cui i divorziati "risposati" non possono ottenere l'assoluzione senza decidere di separarsi o almeno di vivere "come fratello e sorella"?

Qui è importante distinguere tra un peccato individuale, ad esempio, un atto individuale in cui si non si riesce a rispettare la fedeltà e il vivere in uno stato pubblico che è in violazione di tale fedeltà. Prima di tutto si può sostenere che nell'atto individuale c'era una forza della passione, una pressione, qualunque essa sia che potrebbe costituire in qualche aspetto una diminuzione della colpa. Lo stesso non si può dire di uno status, perché si sceglie liberamente di vivere con un'altra persona come marito e moglie, anche se l'uno o l'altro è vincolato, o entrambi sono legati da un matrimonio precedente. Confondere queste due situazioni è molto dannoso. E così la persona che pecca e va a confessarsi, veramente pentita e con il fermo proposito di correzione di non farlo di nuovo, può essere assolta, ma chi va a confessare il peccato di infedeltà, quando ha l'intenzione di continuare a vivere in quella situazione, e quindi un elemento essenziale del pentimento - il fermo proposito di modifica - non c'è, quella persona non può essere assolta e, naturalmente, non può accostarsi a ricevere la Santa Comunione. Si parla di una soluzione in foro interno. In altre parole, una soluzione non oltre il sacramento della Penitenza. Esiste solo una soluzione, e cioè che, nel Sacramento della Penitenza l'uomo e la donna si impegnino a vivere come fratello e sorella, in altre parole, ad osservare la continenza ed a rispettare la fedeltà del rapporto matrimoniale a cui sono legati. Poi possono essere autorizzati a ricevere i sacramenti, ma solo in un luogo in cui questo non dà scandalo, cioè in un luogo dove la gente non conosce la loro situazione. Si riconosce in questa disciplina della chiesa - molto antica - come la verità sul matrimonio è enormemente importante per tutta la vita della Chiesa e come la Chiesa garantisce la verità. Conosco molte persone i cui matrimoni sono falliti che dedicano il resto della loro vita a vivere nella fedeltà alla loro unione matrimoniale, anche se il loro coniuge li ha abbandonati. Alla fine, mi dicono molto chiaramente, che è in questa fedeltà che trovano la loro felicità.

La sua prima reazione ad "Amoris laetitia" è stata quella di dire che bisogna ascoltare il Romano Pontefice con rispetto, ma che non tutti i suoi detti e scritti sono parte del "magistero infallibile". Questo significa che è possibile fare una rispettosa lettura critica della Esortazione post-sinodale o anche che alcuni dei suoi elementi sono aperti a un'interpretazione non ortodossa?

Non credo che possa essere altrimenti perché il Papa stesso dice che il documento è costituito dalle sue riflessioni dopo l'esperienza Sinodale, e quelle riflessioni sono personali. La Chiesa non ha mai affermato che tutto ciò che il Papa dice o tutte le sue riflessioni sono parte del magistero. L'insegnamento nella Chiesa è una questione molto seria, in cui si comprende che non il papa non parla personalmente, ma che sta parlando come Successore di Pietro. E dunque è così che questo documento deve essere letto . Alcune persone mi hanno criticato per aver detto che il documento non è magistero; essi sostengono che si tratta di una Esortazione post-sinodale e, pertanto, deve essere parte del magistero; ma non è il titolo del documento a conferire la qualifica di magistero. Occorre leggere i contenuti e quando lo si fa, ci si accorge che questo documento va letto criticamente alla luce del Catechismo e del Magistero della Chiesa. Quelle parti che supportano e danno piena espressione al Magistero della Chiesa vanno bene, ma ci possono essere altre cose che sono riflessioni del Santo Padre, ma non sono magistero.

Molti cattolici sono turbati dal testo, ma sono riluttanti a esprimere i loro dubbi e perplessità anche perché il suo autore è il Papa. Cosa vorrebbe consigliar loro di fare?

Non siamo stati abituati a questo tipo di scrittura da parte del Santo Padre. In passato il Santo Padre parlava molto di rado, o scriveva molto raramente, e lo faceva sempre con una grande attenzione al fatto che egli è il Vicario di Cristo in terra e che, quindi, ogni espressione della Fede deve essere aderente alla verità del magistero della Fede. Papa Francesco ha scelto di scrivere e parlare in un modo tale per cui vi è una sorta di commistione tra l’esposizione dell’insegnamento della Chiesa e l’espressione dei propri pensieri personali, e molte volte lo fa in un linguaggio molto colloquiale, nel quale a volte non è così facile capire esattamente che cosa intende dire. E quindi penso che dobbiamo renderci conto che qui abbiamo un diverso modo di scrivere del Papa, e noi possediamo tutti gli strumenti nella nostra nostra fede per comprendere correttamente questo modo di scrivere, ma non ci è familiare. Tuttavia è semplicemente non vero sostenere che questo documento sia parte del magistero come lo erano, ad esempio, le Lettere Encicliche Evangelium vitae, o Familiaris consortio – che era anch’essa una Esortazione Apostolica post-sinodale -, giacché questo documento non è scritto nello stesso modo di quelle. È scritto in stile molto differente. A tale proposito, inoltre, credo che la cosa importante sia che quando si legge criticamente il documento, si sia sempre rispettosi della persona del Papa. Indulgere nella mancanza di carità rispetto a qualsiasi compagno di fede, e in modo particolare verso il Romano Pontefice, è del tutto inappropriato e sbagliato.

In particolare, sembra essere stata messa da parte la questione della dannazione eterna : "Nessuno può essere condannato per sempre, perché non è la logica del Vangelo" anche se la misericordia di Dio vuole raggiungere ogni uomo, non è vero che è possibile per l'uomo rifiutare la grazia e scegliere l'inferno?

Ovviamente. La Chiesa ha sempre insegnato che Dio rispetta la nostra libertà e così si può essere duri di cuore anche nel momento della morte. Cristo stesso ha parlato nel Vangelo. La logica del Vangelo è: Dio vuole salvare tutti gli uomini, non c'è dubbio su questo. Ha mandato il suo unico Figlio per salvare tutti gli uomini. Ma gli uomini restano liberi e alcuni di loro rifiutano la salvezza, e se lo fanno, meritano la dannazione eterna: se si rifiuta la salvezza, come si può essere salvati?

Parlando dei divorziati risposati, alcuni sacerdoti vanno dicendo che in certe situazioni concrete, è difficile dire che vivono "nel peccato". L'Esortazione dice: "Quindi non si può più semplicemente dire che tutti coloro che si trovano in una situazione 'irregolare' vivono in uno stato di peccato mortale e sono privati ​​della grazia santificante". Come dobbiamo interpretare questo?

L'unico modo per interpretarlo è il seguente: se essi vivono in quello che sembra essere uno stato di peccato, ma in effetti non peccano, in altre parole, se vivono come fratello e sorella, allora è vero [che possono accostarsi alla santa Eucaristia]. Ma se si trovano in relazioni more uxorio, ciò è oggettivamente peccato e non può essere diversamente. Non può esserci peccato e non peccato allo stesso tempo. Oggettivamente, avere rapporti sessuali con una persona che non è il coniuge è fornicazione oppure adulterio.

In ogni caso l'unione deve essere benedetta.

Ovviamente! Per questo convivere al di fuori del matrimonio è erroneo e nega la possibilità di accedere ai sacramenti.

E, se la "colpevolezza morale" è attenuata, ciò è un motivo sufficiente per consentire a queste coppie di ricevere la comunione? O, per dirla in modo diverso: mentre la misericordia di Dio può operare la loro salvezza eterna, è saggio a livello ecclesiale consentire loro di ricevere la comunione?

Prima di tutto, torno alla distinzione tra circostanze attenuanti nei confronti di un atto individuale e circostanze attenuanti circa il vivere in uno stato di peccato: le circostanze attenuanti sono applicate a singoli atti, a chi rimane fedele: per un atto individuale ci può essere qualche circostanza che diminuisce il grado di colpevolezza. Ma per quanto riguarda il vivere pubblicamente in stato di peccato, dato che nostro Signore offre ad ogni persona sposata la grazia di vivere nella fedeltà al primo matrimonio, si può dire che, sì, essa può vivere in fedeltà al matrimonio, perché ha la grazia per farlo. Mentre ci possono essere tutti i tipi di considerazioni gravi, che i figli siano educati e assicurare loro una casa, tutte possono essere rispettate, pur restando fedele alla unione matrimoniale [la prima unione autentica, non quella in atto].

L'attuale ignoranza sulle regole e valori del matrimonio ha raggiunto un livello tale che molti matrimoni non sono validi?

Penso che la confusione che è nel mondo, ora è entrata anche nella Chiesa, e influisce su chi progettano di sposarsi. Ma penso anche che dobbiamo ricordare che il bene del matrimonio ci è insegnato dalla natura stessa. E così affermare, ad esempio, che il divorzio generalizzato, la promiscuità sessuale e via dicendo condizionano le persone in modo da non permetter loro di fare un matrimonio valido, non è corretto. Il giovane sa nel suo cuore ciò che è il matrimonio, ed in questo è aiutato anche da una buona preparazione. Quindi, anche se nella società ci sono tutti i tipi di pressioni contrarie al matrimonio, un giovane può anche scegliere il matrimonio come veramente è. L'unico modo per dire che il matrimonio non è valido è quello di dimostrare che una persona in particolare abbia applicato al suo consenso matrimoniale, il diritto al divorzio o all'infedeltà. In altre parole: nel dare il consenso a sposarsi una persona si è riservata il diritto di divorziare o quello di avere rapporti sessuali con un altro partner.

Fin da bambino mi è stato insegnato nel Catechismo che la chiamata verginale è oggettivamente superiore al matrimonio, che è lo stato ordinario dell'uomo. Ciò è cambiato?

No per niente. Questo è stato l'insegnamento costante della Chiesa. È nel Vangelo, è nei Padri della Chiesa. Non vi è alcun cambiamento per quanto riguarda il fatto che la continenza perfetta verginale rappresenta la perfezione dell'amore ed è, quindi, una fonte di ispirazione e anche di forza per i coniugi nel vivere la castità nel loro rapporto con l'altro. Questo è il significato del Signore anche quando Egli ci dice che nella vita a venire, non ci sposeremo né ci uniremo in matrimonio, perché non ci sarà che la perfezione dell'amore. No, l'insegnamento non è cambiato.

In questi tempi di confusione, non si presta troppa attenzione alla realizzazione di sé e al fatto di "essere parte" di una comunità, invece di rendersi conto che il nostro obiettivo finale e la felicità è in Cristo?

Certamente. La nostra attenzione dovrebbe essere completamente centrata sulla bontà in quanto Cristo, la nostra fedeltà, la nostra collaborazione con la sua grazia per crescere a Sua somiglianza, ed è in questo modo che rimaniamo uniti nella carità a tutti i nostri fratelli e sorelle. Ma se non concentriamo la nostra attenzione sulla grazia, visualizzando ogni cosa nella prospettiva dell'eternità, scadiamo ad un modo mondano di pensare, e così la nostra vita nella Chiesa diventa una sorta di realtà politica, associazionismo e via dicendo. Ma il nostro legame nella Chiesa, il legame tra di noi, che è il legame più profondo possibile, è la vita dello Spirito Santo in noi, è l'amore di Cristo in noi. Sono molto turbato oggi da un crescente linguaggio ecclesiale del tutto banale, che si riferisce ai membri della Chiesa, come più "conservatori" o più "liberali", e simili, come se fossimo un corpo formato da partiti politici . È una sola fede, che noi tutti condividiamo che ci unisce.

Sua Eminenza ha chiamato i cattolici a pregare il Rosario per la famiglia. Le piacerebbe interpellare anche i miei lettori di lingua francese per farlo?

Vi esorto a farlo! Non c'è dubbio che stiamo vivendo in tempi veramente difficili nella Chiesa di oggi, e noi come membra del Corpo di Cristo dobbiamo pregare con fervore per la Chiesa nel nostro tempo. E una delle preghiere più potenti che il Signore ci ha dato è il Rosario. Ecco perché sono stato così favorevole all'"Operazione Storm Heaven - Assalto al Cielo" [vedi il lancio - e l'ultima], come la chiamiamo in inglese, chiedendo alle persone di pregare un Rosario ogni mese per la Chiesa, e, naturalmente, sollecitandole a pregare ancora più frequentemente. Dunque si spera che durante questo mese, per così dire, "solenne", la preghiera del Rosario informi anche un atteggiamento quotidiano di preghiera così necessaria per la Chiesa.

E lei stesso celebra la Messa ...

Sì, ogni primo giorno del mese, celebro la Santa Messa per tutte le intenzioni di coloro che fanno parte della "Operazione Storm Heaven - Assalto al Cielo".


[Traduzione a cura di Chiesa e post concilio]
 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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11/01/2017 22:01
 
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Cardinale Burke. Amoris Laetitia: il pericolo per la fede sussiste. In mancanza di chiarimenti la correzione ci sarà. Non temo di perdere la porpora, ma il giudizio di Dio

 
 
Nella nostra traduzione, il testo integrale dell'intervista di Michael Matt al Cardinal Raymond Leo Burke apparsa nella versione cartacea di The Remnant il 25 dicembre scorso e l'altro ieri in quella on line.
Dopo le recenti affermazioni con le quali il Card. Müller escludeva pericoli per la dottrina e la fede, le accuse di ogni genere e le minacce del decano della Rota Romana sul rischio di  destituzione dei 4 cardinali dei dubia, il Cardinale ha confermato e meglio esplicitato precedenti dichiarazioni, dimostrando di essere sostenuto da una vera e salda fede e conseguente coerenza e fortezza di Pastore fedele al suo mandato. Ci sono molti spunti e approfondimenti da sviluppare dalle dichiarazioni che seguono, anche sul Concilio. Non li trascureremo. Il cardinale peraltro parla in modo sempre più chiaro seppur comprensibilmente prudente e giustamente rispettoso. Gli assicuriamo tutta la nostra preghiera e il nostro sostegno. 

Inserisco una prima notazione preliminare, di getto. Il cardinale, in una delle risposte, si riferisce alla nota apostrofe con cui ad Antiochia Paolo chiese a Pietro, il motivo per cui egli costringeva «i Gentili a far come i Giudei» (Gal 2,17). E quella era una domanda, una semplice domanda (anche se non nasconde un velato rimprovero), fatta «dal minimo degli Apostoli» (1 Cor 15,9) al proprio Capo, così come è quella dei 4 cardinali. In ogni caso Burke, riferendosi all’episodio di Antiochia allude alla formulazione dei «Dubia» ma non alla «correzione formale» che, se è correttiva, non può certo porsi con modalità interrogative, ma assertive, categoriche, e adeguatamente conclusive.

Richiamiamo, per gli approfondimenti, l'archivio degli articoli sull'AL.


MJMVorrei affrontare l’argomento che è il piatto forte del giorno, vale a dire la controversia che gira intorno all’esortazione post-sinodale di Papa Francesco, l’Amoris Laetitia (AL). Il documento – specialmente il paragrafo 305 – è stato definito da vari sacerdoti e teologi (per esempio, su EWTN e in altri siti) “pericoloso”, “assai sconcertante”, “molto problematico”, “un grande sbaglio”, “una contraddizione diretta della Familiaris Consortio di Papa Giovanni Paolo II”, e così via. Innanzitutto, Eminenza, quanta autorità possiede l’AL? Stiamo parlando semplicemente di qualcosa di scandaloso o vi sono paragrafi in odore di eresia?
 
Cardinal Burke: Innanzitutto, come ho dichiarato sin dal principio, la stessa forma dell’Amoris Laetitia – e quelle che sono in realtà solo le parole del papa contenute nel documento – indica che non si tratta di un esercizio del magistero papale. E il modo in cui è necessario leggere il documento, come nel caso di tutti gli altri, è alla luce dell’insegnamento e della pratica costanti della Chiesa. Quindi, le dichiarazioni dell’AL che sono conformi all’insegnamento e alla pratica costanti della Chiesa sono sicuramente valide. Ma vi sono alcune affermazioni che come minimo possono generare confusione e che devono essere chiarite: è per questo che quattro di noi cardinali abbiamo presentato, in conformità con la prassi tradizionale della Chiesa, cinque domande al Santo Padre sui fondamenti della vita morale e sull’insegnamento costante della Chiesa al riguardo. E una volta presentati i dubia e formulate queste domande, è chiaro che riteniamo che, qualora non venga fornita alcuna risposta, sorgerà un gran pericolo e si prolungherà la confusione che regna nella Chiesa, che sta inducendo nell’errore le anime su temi che hanno a che vedere con la loro stessa salvezza.
Pertanto è sicuro che senza una risposta chiarificatrice a queste domande esiste la possibilità del sorgere di uno scandalo. Per quanto riguarda la questione dell’eresia, bisogna prestare molta attenzione nel distinguere tra eresia materiale ed eresia formale. In altre parole, per quanto riguarda l’eresia materiale: vi sono realmente nel testo dichiarazioni materialmente eretiche? Sono contrarie alla fede cattolica? Per quanto riguarda l’eresia formale: chi l’ha scritto – in questo caso la persona del papa – aveva intenzione di proclamare insegnamenti eretici? Nemmeno io credo che si tratti di questo secondo caso. Per quanto riguarda invece il primo caso, il linguaggio del testo è molto confuso ed è difficile stabilire con certezza se le affermazioni confuse siano materialmente eretiche. Però devono essere chiarite, e rifiutare di fare chiarezza su di esse potrebbe indurre i fedeli nell’errore, in un pensiero radicale su temi molto seri.
 
MJMSe non cambierà nulla e se non arriverà alcuna chiarificazione, e dato che stiamo parlando dell’insegnamento della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio – matrimonio che è già tanto minacciato, con una percentuale sempre crescente di divorzi e adesso persino dal matrimonio gay –, che effetto prevede che avranno le applicazioni dell’AL, specialmente dei paragrafi 305 e 351, non solo sulla Chiesa ma sul mondo intero?
 
Cardinal Burke: Vi sarebbero conseguenze devastanti. Recentemente ho letto un editoriale di Ross Douthat sul New York Times che commentava l’applicazione dell’AL nella diocesi di San Diego. Il giornalista ha affermato correttamente che se tale interpretazione dell’AL fosse giusta e accettabile l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio avrebbe cessato di esistere. E ovviamente non possiamo pensare che sia così, poiché stiamo parlando della legge che Dio ha inscritto nei cuori umani sin dalla loro creazione; si tratta di quell’ordine e di quella legge che Cristo ha confermato nel Suo insegnamento nel modo più chiaro possibile, come viene narrato nel capitolo 19 del Vangelo secondo Matteo, in cui Egli gli conferisce lo status di sacramento cristiano. Si deve quindi rispondere ai dubia. Si deve rispondere alle domande in conformità con la tradizione della Chiesa, affinché la Chiesa stessa possa portare avanti la sua missione per la salvezza del mondo. Se la Chiesa dovesse semplicemente accettare il modo di pensare della cultura attuale sul matrimonio, tradirebbe se stessa e tradirebbe il suo Signore e Maestro, e ciò non possiamo assolutamente permetterlo.
 
MJMIn una lettera privata del 5 settembre ai vescovi di Buenos Aires, Papa Francesco ha scritto: “Non vi sono altre interpretazioni dell’Amoris Laetitia”, ossia “altre” rispetto a quella che sostiene che in certi casi i cattolici divorziati e risposati possano essere ammessi alla Santa Comunione. Francesco è molto trasparente su questo punto, Eminenza. Crede quindi possibile di poter immaginare uno scenario futuro in cui Lei scopra all’improvviso che Le era sfuggito qualcosa e che i quattro cardinali avevano frainteso l’AL, e in cui Lei debba ammettere di aver avuto torto? Voglio dire, nel caso in cui sia impossibile che uno scenario del genere si presenti, a che servono i dubia? Non conoscete già le risposte alle vostre cinque domande?
 
Cardinal Burke: È ovvio che le conosciamo. Ma il fatto importante è che il pastore della Chiesa universale, nel suo ministero di guardiano e promotore delle verità della fede, manifesti con chiarezza che sì, risponde a queste domande nello stesso modo in cui la Chiesa risponde ad esse. E che quindi quanto ha scritto in quella lettera rappresenta esclusivamente la sua comprensione personale della questione, ma che non può essere considerata un esercizio del magistero papale. È doloroso trovarsi in questa situazione, ma dobbiamo continuare a insistere affinché venga fatta chiarezza in merito.
 
MJMEminenza, in quest’epoca di dialogo, lo stesso Papa Francesco ha esortato a una “discussione aperta di varie questioni dottrinali” e ha affermato che il pensiero di pastori e teologi, nel caso in cui essi siano fedeli, onesti, realisti e creativi, “aiuterebbe davvero a fare maggiore chiarezza”. Cosa si può inferire quindi da questa decisione di non dialogare con voi nella vostra ricerca di chiarezza su questi punti di fondamentale importanza della teologia morale?
 
Cardinal Burke: Per parlare chiaro, la gente ha accusato noi quattro cardinali di mancare di rispetto al ministero papale o di avere un atteggiamento ostile nei confronti del papa. Non è affatto così. Siamo cardinali. Abbiamo una responsabilità molto seria, quella di assisterlo: è per questa ragione che presentiamo alla sua attenzione queste domande che riguardano un documento che reca la sua firma. E non potremmo agire diversamente; la Chiesa non può agire diversamente. Quindi, la questione dev’essere chiarita con certezza. Sollevando i dubia abbiamo dato inizio a un dialogo. Quando siamo stati informati del fatto che non ci sarebbe stata alcuna risposta ci siamo resi conto che il dialogo doveva essere presentato all’intera Chiesa perché troppi fedeli – troppi sacerdoti e vescovi – stanno manifestando una gran confusione in merito, e perché stanno sorgendo troppe divisioni in varie parti della Chiesa, tra vescovi e sacerdoti e fedeli laici, sugli insegnamenti fondamentali della fede. Ebbene, questa è opera del diavolo. Lo Spirito Santo genera unità e la conversione quotidiana della vita al Cristo che ci aiuta a vincere i nostri peccati e a vivere in conformità con la verità. Pertanto questa divisione deve essere affrontata e ricomposta. Non le sembra?
 
MJM: Assolutamente sì. E ovviamente, a tutti noi laici che guardiamo al futuro con fede, sembra che questo sia il vostro compito, il vostro dovere di fronte a Dio.
 
Cardinal Burke: Difatti, alcune persone mi hanno chiesto: “Ma perché avete pubblicato questi dubia? È il papa. Vi sarebbe dovuto bastare”. Ma no, non è sufficiente perché ovunque io vada – e ultimamente sto viaggiando molto – la gente mi dice: “Ma che succede a voi cardinali? Ci sono delle questioni molto serie che rimangono aperte e rimanete in silenzio. Non dite nulla”. E ha ragione. Se rimanessimo in silenzio indurremmo davvero i fedeli a credere che tutto vada bene. Ma non va bene per niente.
 
MJMRecentemente la situazione ha raggiunto una tensione tale che si è prospettata persino la possibilità che Lei possa perdere il Suo rango cardinalizio. Crede che si possa arrivare a questo?
 
Cardinal Burke: Non ci penso nemmeno. Voglio dire: certo, è possibile. Nella storia della Chiesa è già successo che un cardinale abbia perso il suo titolo. Ma adesso non ci penso, perché so qual è il mio dovere e non posso farmi distrarre da questo tipo di pensieri, non posso preoccuparmi se mi si perseguiterà in qualche modo per via del fatto che difendo la verità. Una persona mi ha chiesto: “Non ha paura di insistere su questi temi?”. E io ho risposto che ciò di cui ho paura è di comparire di fronte a Nostro Signore, il Giorno del Giudizio, e di doverGli dire: “No, non Ti ho difeso quando Ti attaccavano, quando la verità che Tu hai insegnato veniva tradita”. Pertanto, non ci penso affatto.
 
MJMEbbene, Eminenza, io prego affinché quanto Lei ha appena espresso diventi un atteggiamento contagioso nella vita della Chiesa e ai suoi più alti livelli. Ma Lei sa di godere di un supporto notevole. Difatti, esprimendo il loro appoggio a Lei e agli altri tre cardinali, poche settimane fa un certo numero di pastori, accademici e professori di alto profilo, tanto qui come in Europa, hanno firmato una lettera di sostegno in cui sottolineavano il fatto che, come risultato della confusione generale e della disunione provocata dalla promulgazione dell’AL, la Chiesa universale sta entrando ormai in un “momento gravemente critico della sua storia” che, a loro avviso, presenta delle somiglianze allarmanti con la grande crisi ariana del quarto secolo. Sono curioso di sapere se Lei è d’accordo. Pensa che questa situazione è di una tale gravità da poter diventare qualcosa di paragonabile alla crisi ariana?
 
Cardinal Burke: Ebbene sì, e sarà tanto più probabile quanto più a lungo continuerà a diffondersi la confusione su verità fondamentali della fede. Nel caso della crisi ariana, la questione girava intorno alle due nature nell’unica persona di Nostro Signore Gesù Cristo. Ma anche in questo caso abbiamo a che fare con una verità fondamentale, in realtà con due verità fondamentali: quella della natura del Santo Matrimonio e quella relativa alla Santa Eucaristia. E se questa confusione non cesserà di esistere ci troveremo in una situazione in cui all’interno della Chiesa una gran quantità di persone non crederanno più nella fede cattolica, come poté verificare per esempio Sant’Ambrogio quando divenne vescovo di Milano. Per cui lei vedrà che si tratta di una questione molto seria, e non penso che la gente esageri quando fa questo paragone (quello con l’arianesimo). Non lo penso affatto.
 
MJMNella sua lettera di sostegno ai quattro cardinali, il Vescovo Athanasius Schneider – che su questo punto sembra essere il suo copilota, per così dire, appoggiandoLa grazie a Dio – parla di una “reazione intollerante ai vostri dubia” e fa notare che i quattro cardinali sono stati castigati come se fossero “irragionevoli, ingenui, scismatici, eretici e persino comparabili agli eretici ariani”. Ciò La avrà ovviamente ferita a livello personale, Eminenza. Ma cos’è andato storto nella Chiesa tanto da far sì che una semplice richiesta di chiarezza su un tema di morale e dottrina susciti una reazione così viscerale da parte dei membri della gerarchia?
 
Cardinal Burke: Le dirò cos’è che è andato storto secondo me: un modo di pensare alquanto mondano è penetrato nella vita della Chiesa. La Chiesa si è divisa in partiti politici invece di perseguire l’unità di tutti i cattolici in Cristo. E questo modo di pensare mondano induce certe persone a sfogarsi in questo tipo di attacchi ad hominem sregolati e ridicoli. I dubia sono stati formulati in modo estremamente rispettoso; sono delle domande assai sincere e meritano delle risposte sincere. In queste reazioni esagerate io vedo un segno del fatto che le persone che non vogliono rispondere correttamente ai nostri dubia si rendano conto in realtà di non trovarsi su un terreno solido. Non possono rispondere correttamente ai dubia e così cercano di screditare la persona che ha sollevato queste questioni. Si tratta di una reazione umana molto vecchia ma mondana e secolare. Non deve aver posto nella Chiesa.
 
MJME quindi cosa succederà, Sua Eminenza? Se Papa Francesco rifiuterà di rispondere ai vostri dubia, quale sarà il prossimo passo da farsi? Lei ha menzionato la possibilità di far loro assumere lo status di una correzione formale. Ma cosa implica ciò esattamente?
 
Cardinal Burke: Non sarebbe qualcosa di molto differente dai dubia. In altre parole, la verità che sembra essere messa in questione dall’AL verrebbe semplicemente riaffermata sulla linea di quanto la Chiesa ha sempre insegnato, praticato e annunciato nel suo insegnamento ufficiale. E in questo modo tali errori sarebbero corretti. Le sembra chiaro?
 
MJMAssolutamente sì. Vado un po’ fuori tema, ma quando mi trovavo a Roma per riportare notizie sul Sinodo lo scorso anno, ho notato che emergeva costantemente un tema: l’idea dell’accompagnamento, la ‘Chiesa dell’accompagnamento’, come se la Santa Madre Chiesa non avesse saputo accompagnare i peccatori in passato. Ciò mi ha generato confusione, ma le cose sembrano essersi spinte oltre: il Cardinal Peter Turkson, per esempio, ci ha garantito durante la conferenza stampa vaticana che nel prossimo Sinodo questa ‘Chiesa dell’accompagnamento’ affronterà le cosiddette ‘unioni gay’. Lei prevede dei cambiamenti anche nel modo in cui questo pontificato ‘accompagna’ le persone implicate in unioni omosessuali? È possibile che il prossimo anno, di questi tempi, potremmo star qui discutendo di dubia su un’esortazione post-sinodale che sembrerà approvare la condotta omosessuale?
 
Cardinal Burke: Questo concetto di accompagnamento non ha certamente alcun significato teologico o dottrinale. E sicuramente non giustifica il fatto che vengano messe in questione le verità morali, specialmente per quanto riguarda azioni che sono sempre e comunque cattive. E se l’accompagnamento viene compreso in tal modo, Lei ha ragione: ciò potrebbe portarci a ogni tipo di dibattiti estremamente pericolosi che indurrebbero alla confusione più totale. Ma penso che questo falso concetto di accompagnamento, avendo già manifestato i suoi effetti dannosi nel contesto del dibattito su quanti si trovano in unioni matrimoniali irregolari, ci porterà o a chiarire ulteriormente cosa vuol dire esattamente accompagnamento o ad abbandonare definitivamente questa nozione. Tutto ciò ha le sue radici nel rapporto tra fede e cultura. Siamo chiamati dalla nostra fede a confrontarci con la cultura, ma quel che dobbiamo fare è confrontarci con la cultura alla luce delle verità della fede e fare in modo che si trasformi, ossia che si conformi sempre di più alla verità che Dio ha inscritto nella natura stessa e in particolare nel cuore dell’uomo. Ma se il concetto di confronto con la cultura non è illuminato teologicamente e non viene compreso correttamente, comincia a sembrare che la Chiesa stia correndo sempre di più dietro la cultura. In altre parole, che stia cercando di imitarla. Ora, se la cultura fosse perfettamente cristiana, ciò non sarebbe corretto ma la fede non sarebbe pregiudicata. Ma viviamo in una cultura che è nemica della vita, della famiglia, della religione: pertanto, dare l’impressione che la Chiesa appoggi una tale cultura è semplicemente una follia.
 
MJM: Sì, sembra proprio così. Voglio dire, il Santo Padre ha ammonito i sacerdoti invitandoli a non trasformare il confessionale in una “sala delle torture”; eppure sembrerebbe che la cultura – che è attualmente così Cristofoba, se così si può dire – non abbia mai avuto più bisogno di ascoltare la voce della Madre Chiesa in un modo correttivo rispetto a quanto non ne ha bisogno oggi… forse non di accompagnamento, ma quel che voglio dire è: l’atto di cercare di correggere e aiutare il peccatore non è forse il miglior modo di accompagnarlo?
 
Cardinal Burke: È proprio così! Tutto ciò con estrema carità. Non ci avviciniamo alla gente puntandole il dito contro, gridandole o agendo in modo isterico. La nostra fede ci rende sereni, ma allo stesso tempo ci rende anche fermi e retti. Per questo ci confrontiamo con la cultura con la verità della legge morale e con la verità che Cristo Stesso insegna. E in realtà ciò è proprio quanto la cultura desidera realmente. La cultura non può avere alcun rispetto nei confronti di una Chiesa che affermi: “Ma sì, va tutto bene” e che la appoggi. Questa cultura si aspetta di essere affrontata dalla Chiesa con delle sfide. Spesso mi sento di utilizzare il paragone della relazione che esiste tra genitori e figli. Quando i figli si comportano male, hanno bisogni di essere corretti e guidati. Se i genitori non fanno altro che viziarli e dire: “Ma sì, siete proprio bravi, va tutto bene”, i figli crescono in un modo estremamente disordinato e sviluppano gravi problemi. E per questo motivo non rispettano più i loro genitori.
 
MJM [ridacchiando]: Eminenza, Le posso dire che sono padre di sette figli e che non li ‘accompagno’ molto. Voglio loro bene e li correggo quando è necessario, ma ‘accompagnarli’? Cosa significa?
 
Cardinal Burke: Esatto. Anche come insegnante ho spesso corretto studenti che mi hanno gridato: “La odio”. Vede, ho conosciuto genitori che mi hanno raccontato che i loro figli sbattono la porta gridando: “Vi odio”. Ma alla fin fine io penso che i giovani siano grati delle correzioni che ricevono. La gratitudine può non essere un fatto immediato, ma la cosa importante è che abbiamo di fronte a noi l’eternità, il bene eterno dei nostri figli e anche il destino eterno della cultura, e pertanto possiamo attuare di conseguenza.
 
MJMGiusto. Sa, Eminenza, nell’ultimo decennio i cattolici ne hanno passate tante: dai vari scandali sacerdotali all’abdicazione di Papa Benedetto e ora a questo pontificato ben poco convenzionale di Papa Francesco. E adesso anche questo evento. So che abbiamo ancora poco tempo a disposizione, ma vorrei chiederLe: qual è il consiglio che Si sente di dare ai fedeli laici cattolici nel caso in cui Papa Francesco continui ad astenersi dal dare una risposta ai vostri dubia?
 
Cardinal Burke: Il mio consiglio è questo, ed è ispirato dalla verità, dalla realtà del fatto che Cristo è vivo per noi nella Chiesa, nell’insegnamento di quest’ultima, nei suoi sacramenti, nella sua vita di preghiera e di devozione e nella sua disciplina: continuate a rafforzarvi nella conoscenza della fede e nella conoscenza di Cristo che è vivo per noi all’interno della Chiesa. Studiate il Catechismo della Chiesa Cattolica e altre espressioni dell’insegnamento costante della Chiesa: per esempio, l’esortazione apostolica Familiaris Consortio di San Giovanni Paolo II. E poi continuate a approfondire la vostra partecipazione alla Sacra Liturgia, la vostra vita di preghiera in casa e la vostra vita devota. E allo stesso tempo, sforzatevi di conformare sempre di più le vostre vite alle verità della nostra fede, seguendo l’insegnamento morale della Chiesa e l’insegnamento della legge morale. Oggi, dopo la preghiera dopo la Comunione, abbiamo pregato, nella forma ordinaria, di diventare delle torce che diano il benvenuto a Cristo per mezzo delle nostre preghiere e della nostra testimonianza della Sua verità, ed è di questo che ci dobbiamo preoccupare. E se faremo questo ci sentiremo incoraggiati e non ci lasceremo abbattere da queste grandi difficoltà che stiamo patendo.
 
MJMEminenza, sono nato nel 1966, quindi sono sostanzialmente un figlio del Concilio Vaticano II, e mi sembra che tutta la mia vita sia stato un cammino di diminuzione graduale della Tradizione Sacra, che è stata rimpiazzata continuamente da novità. Mi riferisco alla Comunione data nelle mani o alle chierichette o all’annullamento facile di matrimoni e via dicendo. Papa Francesco si definisce una persona che agisce in fedele accordo col vero spirito del Secondo Concilio Vaticano Ecumenico. E mi chiedo: Lei non nutre la preoccupazione che quanto stiamo osservando attualmente sia di fatto il seguito di una sorta di continuità con quello spirito del Vaticano II che ha a che vedere più con un nuovo orientamento generale della Chiesa che con Francesco in particolare?
 
Cardinal Burke: È una preoccupazione legittima. E ogni volta che odo quell’espressione – lo ‘spirito del Vaticano II’ – mi allarmo immediatamente, perché è fuori di dubbio, è stato dimostrato ed è più che dimostrabile che quanto è successo all’interno della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, ciò che ha invocato il Concilio Vaticano II stesso per giustificarsi, non aveva nulla a che fare con quanto i padri conciliari hanno insegnato. Lo abbiamo visto nella devastazione della Sacra Liturgia e in altri ambiti. Pertanto ritengo che quel che dobbiamo fare è ritornare all’insegnamento costante della Chiesa così com’è espresso non solo nel Concilio Vaticano II ma in tutti i concili ecumenici e in tutti gli insegnamenti autentici della Chiesa nel corso dei secoli. Solo quando i cattolici saranno ben ferrati negli insegnamenti della fede saranno pronti a dare quella testimonianza di cui oggi c’è bisogno e ad essere membri forti della Chiesa, a mantenere la Chiesa forte. Patiamo ormai da decenni di catechesi povere o dell’assenza totale di catechesi, e stiamo pagando dazio per questo. Ma possediamo gli strumenti per affrontare questa situazione e dobbiamo utilizzarli. E oggi scorgo molti segni di persone che vogliono conoscere realmente la loro fede a approfondire la sua conoscenza. Queste persone vogliono che la Sacra Liturgia sia realmente quello che dev’essere: un incontro col Cielo in tutta la sua bellezza. Queste persone hanno anche un grande interesse nell’imparare come condurre una vita morale e buona.
 
MJMUn’ultima domanda, Eminenza, se vuole essere così cortese da dirmi una cosa che mi sarebbe di grande aiuto. Siamo membri della stampa cattolica, e molti di noi sostengono Lei e gli altri tre cardinali. Ma vogliamo anche essere parte della soluzione. Non vogliamo essere parte del problema. Cosa desidera da parte nostra durante lo sviluppo della vicenda connessa ai dubia? C’è qualcosa che Lei preferirebbe che non dicessimo? In altre parole: qual è il modo più efficace di aiutarLa nella posizione in cui si trova?
 
Cardinal Burke: Penso che la cosa migliore che potete fare per aiutarmi – e un gran numero di voi l’ha già fatto – è semplicemente riportare la verità, ma in modo sereno, per mantenere il rispetto assoluto per la Chiesa in tutti i suoi aspetti, incluso il ministero petrino, che è essenziale nella vita della Chiesa. Ma allo stesso tempo dire la verità chiaramente e in modo caritatevole. Se lo farete, così come molti di voi hanno già fatto, ciò sarà di grande aiuto. Non dobbiamo contribuire alla divisione assumendo atteggiamenti aggressivi e sboccati, che contribuirebbero solo a dividere la gente e a far sì che quanti non comprendono cosa stia succedendo si sentano scandalizzati. Questo è quel che vogliamo evitare. Ma penso che se esprimete le verità della nostra fede in modo sereno e caritatevole, ciò aiuterà tutti, compresi quanti ancora non comprendono la portata della difficoltà che stiamo affrontando.
 
MJM: Eminenza, La ringrazio di cuore per aver dedicato il Suo tempo a rispondere a queste domande. Penso che sappia molto bene che noi tutti preghiamo per Lei e che Le siamo profondamente grati per la posizione che ha preso. E se c’è qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, che possiamo fare per aiutarLa, La preghiamo di farcelo sapere. E non dubiti del nostro sostegno e delle nostre preghiere mentre continuerà ad agire.
 
Cardinal Burke: Grazie. Continuate a pregare per me: ve ne sono veramente grato. E sono stato molto contento di parlare con Lei oggi.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
 



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/04/2017 13:23
 
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INTERVISTA AL CARDINALE
 

Infovaticana intervista il porporato. Dubia e correzione? «Prima i cardinali dovrebbero parlare al Santo Padre per dirgli che il problema è così grave che dobbiamo correggerlo e io ho fiducia che il Papa risponderà»; Malta? «Sono stato estromesso»; «La Cdf dovrebbe intervenire col generale dei Gesuiti».

di Marco Tosatti
Il card Leo Burke

Il cardinale Raymond Leo Burke, Patrono dell’Ordine di Malta, ex Prefetto della Segnatura Apostolica e uno dei quattro cardinali dei Dubia, ha rilasciato una lunga intervista a Gabriel Ariza, pubblicata da Infovaticana. Moltissimi i temi trattati: dai Dubia alla presenza di esponenti discutibili al convegno organizzato dall’Accademia delle Scienze, alle dichiarazioni sui Vangeli dei Preposito Generale dei gesuiti, dall’Ordine di Malta alle dichiarazioni del card. Ravasi sui massoni. Ne abbiamo tradotto qualche brano.

Per quello che riguarda i suoi rapporti con l’amministrazione Trump, l’intervistatore ha chiesto:

Jason Horowitz ha detto al New York Times che lei ha avuto un incontro con Stephen K. Bannon. E’ accaduto realmente o una fake news?

“Mi dicono che me l’hanno presentato anni fa, ma di sicuro non abbiamo avuto un incontro all’epoca. In realtà non mi ricordo di averlo incontrato. Mi dicono che me lo hanno presentato, ma per essere onesti, non mi ricordo che faccia abbia…non ho mai avuto un incontro con lui”.

Così lei non ha un legame con l’amministrazione Trump…

“No, non ce l’ho”.

I Dubia. Quale è stata la principale ragione per cui voi quattro cardinali avete reso pubblici i dubia? 

“Perché c’è così tanta confusione nella Chiesa sui temi fondamentali che sono definiti per ciò che riguarda il male morale intrinseco, per ciò che riguarda la Santa Comunione e la giusta disposizione per ricevere la Santa Comunione e per ciò che riguarda l’indissolubilità del matrimonio. C’è così tanta confusione che noi, per prima cosa, abbiamo chiesto al Santo Padre per favore di chiarire queste questioni. Abbiamo limitato la nostra richiesta a quelle quattro questioni nei Dubia. Quando non c’è stata nessuna risposta, poiché molte persone ci dicevano: ‘Perché voi cardinali non fate il vostro dovere e insegnate con chiarezza su questi temi?’ abbiamo capito che dovevamo far sapere alla gente dei Dubia. Sì, stiamo facendo del nostro meglio, stiamo cercando di ottenere dal Santo Padre la direttiva di cui la Chiesa ha bisogno proprio ora. Perché c’è una confusione molto pericolosa e anche, con la confusione, vengono le divisioni”.

E ha continuato: “Preti contro preti e disaccordo fra cattolici intorno alla possibilità di ricevere i sacramenti se vivi in un legame matrimoniale che non è valido. Troviamo disaccordo persino fra i vescovi, e questo non dovrebbe succedere….questo non è per il bene della Chiesa”.

Perché solo quattro cardinali hanno firmato i Dubia?

“Le posso dire che ci sono più di quattro cardinali che appoggiamo i Dubia, ma per varie ragioni non vogliono dirlo pubblicamente. I quattro cardinali che hanno firmato i Dubia semplicemente sapevano che era il loro dovere, senza pensare che fosse necessario un certo numero di cardinali con noi. Noi quattro sapevamo che dovevamo farlo, e l’abbiamo fatto”.

Così avete l’appoggio privato di altri cardinali?

“Sì”.

Che cosa risponderebbe a chi dice che state sfidando il Papa?

“Che non c’è nessuna sfida di nessun tipo. In realtà l’uso di sottoporre Dubia o problemi al Papa è una pratica molto antica nella Chiesa, e il documento mostrava rispetto per il Papa che sta guidando la Chiesa in un momento critico o in un tempo di confusione o in un tempo persino di errore. Così, se lei legge i Dubia, vedrà che siamo molto rispettosi. Non accusiamo il Santo Padre di nulla. Gli chiediamo semplicemente per il bene della Chiesa di chiarire questi problemi”.

Lei ha parlato di qualche precedente di correzione formale del Papa nella storia della Chiesa….

“Penso per esempio a papa Giovanni XXII che stava insegnando in maniera erronea sulla Visione Beatifica. Alcuni vescovi e teologi glielo fecero notare. Dapprima ha resistito alla loro correzione, ma dopo, prima che morisse, ha ritrattato e ha detto di essere in errore”.

“Ci sono altri casi simili nella storia della Chiesa. Alcuni riguardano questioni pratiche di importanza, persino l’amministrazione dei beni temporali. Per esempio, cardinali che sono andati dal santo padre e gli hanno detto: ‘Secondo il nostro giudizio lei non sta amministrando bene i beni della Chiesa’, e il Papa allora si è corretto”.

Pensa che ci sarà una correzione formale di papa Francesco?

“Questo non è ancora chiaro. Parlando normalmente, prima di compiere quel passo, i cardinali dovrebbero parlare personalmente al Santo Padre per dirgli: ‘Santo Padre, il problema è così grave che dobbiamo correggerlo, e io ho fiducia che il Papa in quel momento risponderà’”.

Non pensa che nell’intervista a Il Timone il card. M?ller abbia risposto ai Dubia

“Credo di sì. Di sicuro ciò riguarda molto l’intera discussione, e rende molto chiaro che cosa la Chiesa insegna in questo campo. Io credo sia così, ma non lo so, dal momento che non ho parlato con il card. M?ller, che l’intervista sia uno sforzo pastorale, da parte sua, di presentare chiaramente il magistero della Chiesa”.

Ma il Papa non ha ancora risposto.

“Per quanto ne so non a me, e non credo neanche agli altri tre cardinali. Non credo che abbia dato nessuna risposta”.

E la correzione formale?

“Realmente non posso parlarne perché è una questione che deve essere affrontata con grande rispetto e delicatezza. E non voglio suggerire una data che potrebbe in qualche modo danneggiare la gestione del problema o potrebbe sembrare poco rispettosa verso chiunque vi fosse implicato”.

Prima e dopo aver pubblicato i Dubia  siete stati in contatto con il papa emerito?  

“No, non gli ho mai parlato dei Dubia”.

Per quanto riguarda la crisi nell’Ordine di Malta il cardinale Burke ha fatto capire di esserne totalmente estromesso: “Per il momento sono completamente rimosso da ogni implicazione con l’Ordine di Malta. Mantengo il titolo di Cardinale Patrono, ma il Papa ha reso chiaro che la sola persona che può trattare le questioni dell’Ordine di Malta a nome del Santo Padre è l’arcivescovo Becciu”.

Il porporato afferma che il Papa nella sua lettera del 1° dicembre gli manifestava “serie preoccupazioni”, che sembravano “certamente giustificate”, e che la nuova leadership dovrà rispondere a queste preoccupazioni. Per quanto riguarda infiltrazioni massoniche nell’Ordine, Burke ha risposto: “Il Papa è stato molto chiaro con me su questo, che un massone non può essere membro dell’Ordine. E così, mi ha detto, se ci sono cavalieri che continuano a essere membri della Massoneria, devono essere espulsi. Così stavo lavorando in questo senso, sì”.

Sulla commissione nominata dal Vaticano per indagare, e accusata di conflitto di interesse, in relazione a una importante donazione, il cardinale ha risposto: “Questo affare deve essere chiarito bene. Perché per ogni persona dotata di senso comune c’è qualche cosa di molto strano che sta succedendo. Per quanto riguarda questa grande donazione, una parte della quale almeno fu lasciata all’Ordine di Malta, non è completamente chiaro chi sia il donatore, quale sia la natura esatta del lascito, come deve essere amministrato, e questo non è giusto. Questi aspetti devono essere chiariti. E poi era molto strano che le tre persone direttamente coinvolte nell’affare del lascito dato all’Ordine debbano esse il cosiddetto ‘gruppo’ che ha investigato l’intera questione dell’espulsione del Gran Cancelliere e che ha raccomandato la sua riammissione”.

Il fratello di Von Boeselager è stato nominato allo IOR…

“Albrecht von Boeselager, il Gran Cancelliere, ha rifiutato di dimettersi ed è stato espulso. Pochi giorni dopo suo fratello Georg von Boeselager è stato nominato nella Commissione di Controllo dello IOR. Sembra strano”.

Dopo la nomina di Becciu, quale è il suo ruolo nell’organizzazione?

“Non ho nessun ruolo. Ho un titolo, ma nessuna funzione”.

Tutta la vicenda dell’Ordine di Malta non appare chiara neanche a qualcuno, come Burke, che la viveva in prima persona. Era lui il principale obiettivo di questa crisi: “Non lo so. Tutto lo sviluppo è così strano che mi è difficile capire quale fosse l’obiettivo finale. Certo, una cosa è chiara, che la ripresa in carica del Gran Cancelliere era un obiettivo principale. Se questo comportasse anche la mia rimozione da Cardinale Patrono non lo so”.

Richiesto di un giudizio sulle sue relazioni con il Papa, il porporato ha risposto:

“Non gli ho parlato dall’incontro che abbiamo avuto a Novembre l’anno scorso. L’ho salutato dopo l’incontro con il Collegio dei Cardinali e la Curia Romana prima di Natale, ma non gli ho parlato, e non mi ha dato udienza. Così non so che cosa pensa”.

Lei ha chiesto un’udienza?

“Sì”.

Per quanto riguarda le dichiarazioni del Preposito Generale dei gesuiti, sulla parole di Gesù e sui Vangeli, Burke ha detto:

“Questo è completamente sbagliato. In realtà trovo incredibile che possa aver fatto questo tipo di dichiarazioni. Anche esse devono essere corrette. E’ irragionevole pensare che le parole del Vangelo, che sono parole che dopo secoli di studio sono state riconosciute come le espressioni dirette di Nostro Signore, ora non sono le parole di Nostro Signore perché non erano registrate. Non riesco a comprenderlo”.

Il porporato ha suggerito che la Congregazione per la Dottrina della Fede si faccia carico di questo compito.


  TRADUZIONE A SEGUIRE, INTEGRALE, DI CHIESAEPOSTCONCILIO

Infovaticana Spagna ha incontrato il cardinale Burke nel suo appartamento, nei pressi della Città del Vaticano. Entrando, li accoglie un ritratto di Papa Francesco, che campeggia nella sala d’ingresso.
Raymond Leo Burke è nato nel Wisconsin il 30 giugno 1948. Nel 2003 è stato nominato arcivescovo di Saint Louis (Missouri), una delle più antiche e prestigiose diocesi degli Stati Uniti. La sua esperienza internazionale come canonista lo porta, nel 2008, ad essere nominato da Benedetto XVI nel ruolo di Prefetto della Segnatura Apostolica, dove rimase in carica finché, nel 2014, Francesco non gli affidò l’incarico di Patrono dell’Ordine di Malta.
Il giornalista di Infovaticana Spagna, Gabriel Ariza, lo ha intervistato sui Dubia, sulla crisi dell’Ordine di Malta, ma anche sui primi tre mesi della presidenza di Donald Trump e non solo.
I 'Dubia', la 'correzione...'

Qual è la principale ragione per cui voi quattro cardinali avete pubblicato i “Dubia”?
– Perché c’è troppa confusione nella Chiesa per quanto riguarda alcune questioni fondamentali, per quanto riguarda la Santa Comunione e le disposizioni per riceverla e anche in riferimento all’indissolubilità del matrimonio. Prima di tutto chiediamo al Santo Padre di chiarire queste domande fondamentali. Ci siamo limitati a queste quattro domande nei “Dubia” ma non c’è stata risposta. Molte persone ci hanno detto: “Perché voi cardinali non fate il vostro dovere e insegnate chiaramente su questi temi?”. Poi abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa in modo tale che la gente potesse capire. Stiamo cercando di fare del nostro meglio, stiamo cercando di ricevere dal Santo Padre l’indicazione di cui la Chiesa ha bisogno adesso. Anche perché c’è una confusione molto pericolosa e le confusioni generano divisioni. Sacerdoti contro sacerdoti e contrasti con gli altri membri della Chiesa su questioni di come ricevere i sacramenti se si vive un un’unione al di fuori del matrimonio o con un matrimonio invalido. Si incontrano anche questi disaccordi tra i vescovi e questo non dovrebbe essere così, non è una buona cosa per la Chiesa.

Perché i “Dubia” sono stati firmati solo da quattro cardinali?
– Posso dirle che ci sono più di quattro cardinali che sostengono i “Dubia”, ma per varie ragioni non vogliono parlarne pubblicamente. I quattro cardinali che abbiamo firmato i “Dubia” sapevamo che sarebbe stato un duro lavoro ottenere il sostegno di un certo numero di cardinali, sapevamo che dovevamo fare questo e lo abbiamo fatto.

Quindi c’è il sostegno privato di altri cardinali?
– Sì.

Cosa vorrebbe dire a chi dice che lei si mette contro il Papa?
– Nessuno sfida il Papa. In realtà presentare dei “Dubia” al Papa è una pratica antica nella Chiesa e i documenti firmati dimostrato rispetto per il Papa poiché è responsabile di guidare la Chiesa in un momento critico, in un tempo di grande confusione e anche di errore. Quindi, se si leggono i “Dubia” si vedrà che siamo molto rispettosi e non accusiamo il Papa di nulla, semplicemente chiediamo a lui, per il bene della Chiesa, di chiarire questi problemi.

Ha parlato di alcune correzioni formali al Papa nella storia della Chiesa…
– Credo che fu Giovannni XXII circa un insegnamento sbagliato sulla visione beatifica e alcuni vescovi e teologi glielo fecero presente. Inizialmente resistette alla correzione, ma prima di morire ritrattò ciò che aveva detto e disse che fu un errore. Ci sono altri casi simili nella storia della Chiesa, alcuni si riferiscono principalmente alle questioni pratiche, compresa l’amministrazione dei beni temporali. I cardinali dissero al Santo Padre: “a nostro avviso non si stanno gestendo correttamente i beni della Chiesa”, e il Papa ha poi rettificato.

Pensa che ci sarà una correzione pubblica forma a Papa Francesco?
– Non è ancora chiaro. Prima di fare questo passo vorrei andare ancora una volta dal Santo Padre per dirgli personalmente che la questione è talmente grave che dobbiamo correggere e confido che il Santo Padre risponderà in quel momento.

Non pensa che l’intervista del cardinale Müller a Il Timone sia stata una risposta ai “Dubia”?
– Penso che appartiene certamente a tutta questa discussione e rende molto chiaro ciò che la Chiesa insegna per quanto riguarda tali questioni. Non ho parlato con il cardinale Müller, ma penso che l’intervista sia stato chiaramente uno sforzo pastorale da parte sua per introdurre l’insegnamento della Chiesa.

Ma il Papa non ha ancora risposto …
– Per quanto ne so, non ha dato alcuna risposta, né a me, e penso neanche agli altri cardinali.

Si può parlare di una data precisa per la correzione formale al Papa?
– No proprio perché è una questione che deve essere affrontata con grande rispetto. E indicare una data significherebbe influenzare la gestione della cosa e una mancanza di rispetto per le parti coinvolte.

Prima e dopo la pubblicazione dei “Dubia”, lei ha avuto contatti con il Papa emerito?
– Non ho mai parlato con lui dei “Dubia”.

Ordine di Malta

Si è finalmente conclusa la crisi dell’Ordine di Malta?
– Questa è una domanda difficile a cui rispondere. Al momento sono del tutto lontano da qualsiasi coinvolgimenti nell’Ordine di Malta, ma mantengo il ruolo di Cardinale Patrono. Il Papa ha messo in chiaro che l’unica persona che può occuparsi della vicenda relativa all’Ordine di Malta a nome del Santo Padre è l’Arcivescovo Becciu, quindi non lo so. Nel mese di aprile ci dovrebbe essere l’elezione di un nuovo Gran Maestro e spero che il leader eletto tra i Cavalieri Professi possa cominciare a sistemare le cose e guidare l’Ordine nella giusta direzione. Il Santo Padre ha chiarito, nella lettera dello scorso 1° dicembre, delle preoccupazioni molto gravi sull’Ordine di Malta. Preoccupazioni a mio giudizio chiaramente giustificate, che il nuovo Gran Maestro dovrà affrontare.

Ha chiesto al Papa se manderà via i massoni dall’Ordine di Malta?
– Con me il Papa è stato molto chiaro a questo proposito: un massone non può essere membro dell’Ordine di Malta. E mi ha detto che ci sono persone che si ostinano con la loro appartenenza nella massoneria e che dovrebbero essere espulsi. Così sta lavorando su questo, sì.

C’è stato un conflitto di interessi tra i membri della commissione nominata dalla Santa Sede – come detto da alcuni vaticanisti come Edward Pentin o Sandro Magister – e anche il Gran Maestro…
– Questa è una cosa importante per la crisi dell’Ordine di Malta ed è una questione che dovrebbe essere molto chiara. Per tutti coloro che hanno il senso di ciò che sta accadendo è molto strano. Di questa grande donazione, di cui almeno una parte è stata lasciata all’Ordine di Malta, non vi è alcuna chiara comprensione di chi sia il donatore, quale sia la stessa natura della donazione, come si amministra e questo non è una cosa positiva. Queste cose devono essere chiare. E poi è stato molto strano che tre persone che sono state direttamente coinvolte nella questione della donazione fatta all’Ordine, l’indagine dovrebbe essere fatta nella “gruppo nominato” che ha indagato la questione della revoca del cancelliere e ha raccomandato che dovrebbe essere reintegrato.


Il fratello di Von Boesselager ha avuto un incarico allo IOR
– Sì. Il fratello di Philipp Boesselager – il Cancelliere a cui è stato chiesto di dimettersi e ha rifiutato – Georg Boesselager è stato nominato un paio di giorni dopo come membro della Commissione di Controllo dell’Istituto delle Opere Religiose, che chiamiamo banca vaticana. Tutto sembra molto sospetto.

Dopo la nomina di Becciu, qual è il Suo ruolo all’interno dell’Ordine?
– Non ho alcun ruolo in questo momento. Ho un titolo, ma non ho alcuna funzione.

Le mani legate…
– Sì, rispetto l’ordine del Santo Padre e non ho nulla a che fare con l’Ordine di Malta al momento.

Era Lei l’obiettivo principale di questa crisi?
– Non lo so. Tutto lo sviluppo è così strano per me che trovo difficile capire quale sia l’obiettivo finale. Tuttavia, una cosa è chiara, che il reintegro del Gran Cancelliere era un obiettivo principale, e che questo implicava la mia destituzione in quanto Cardinale Patrono, non lo so…

È stato detto che quando il Papa la inviò nell’Isola di Guam era una punizione per i “Dubia” o per la crisi nell’Ordine di Malta. Tuttavia la visita era stata programmata da mesi, anche prima della pubblicazione dei “Dubia”. È questo un esempio di notizie false che denuncia anche il Presidente Trump?
– Sì, questo è una falsa notizia o “fake news”. Credo sia stato nel mese di ottobre, quando mi chiesero di essere il Presidente del tribunale dei cinque giudici per giudicare quello che viene chiamato “caso Apuron” nella Chiesa: per determinare la verità circa le accuse contro l’arcivescovo emerito di Guam. Questo viaggio a Guam è stato progettato indipendentemente dalle difficoltà che aveva l’Ordine di Malta e ci sono andato per ragioni molto specifiche. Inoltre sono stati lì per tre giorni, quindi difficilmente può essere un esilio.

Come è il Suo rapporto con il Santo Padre?
– Non ho più parlato con lui dall’incontro di novembre. Lo scorso anno l’ho incontrato nel corso dell’incontro con i cardinali e la curia romana prima di Natale, ma non ho parlato con lui e non mi ha concesso una udienza, quindi non so cosa stia pensando.

Quindi ha chiesto un’udienza?
– Sì.

E durante la crisi dell’Ordine di Malta non ha potuto parlare con lui?
– Non ho avuto la possibilità o l’opportunità di parlare con lui su questo argomento.

Donald Trump

Come valuta i primi giorni di Donald Trump come presidente?
– Sono chiaramente tempi molto difficile, perché i cittadini americani hanno dimostrato che vogliono che il loro paese vada verso una nuova direzione e il presidente Trump sta cercando di realizzare quel desiderio, che le persone hanno espresso votandolo. Ma non è così facile, perché ci sono molto forze che si oppongono ed è anche un nuovo presidente che quindi deve trovare il modo migliore per raggiungere tutte le cose buone che vuole fare. Penso che le cose andranno bene, ma i primi cento giorno sono stati difficili. Non lo conosco personalmente, non ho mai parlato con lui, ma penso che sia molto determinato a realizzare il mandato che ha ricevuto da parte della popolazione degli Stati Uniti.

Lei pensa che c’è speranza per il movimento pro-life, come ha detto il vicepresidente Mike Pence alla Marcia per la Vita?
– Assolutamente. Il Presidente Trump è molto chiaro su questo. Anche se in passato non è stato molto chiaro, adesso ha dimostrato di comprendere l’inviolabilità della dignità degli innocenti e la difesa della vita umana, e che le leggi degli Stati Uniti dovrebbero proteggere chi non è ancora nato.

Quindi pensa che il Governo è davvero impegnato nella difesa della vita?
– Assolutamente. Il vicepresidente Pence è stato per lungo tempo uno dei leader più importanti del movimento pro-life.

La crescita dei movimenti “Altright” o di destra alternativa e la fine del globalismo sono una buona notizia per la libertà?
– Penso che la cosa importante è la Chiesa si impegni con i leader politici che hanno molte idee buone e parli con loro per offrire la guida della Dottrina Sociale della Chiesa, che è sempre il rispetto del bene comunque. Ogni programma politico può avere aspetti molto buoni, ma ci possono anche essere aspetti che non sono positivi o che devono essere migliorati e perfezionati. La cosa importante per noi, per la Chiesa, è non essere politicizzata e neanche partecipare ad un partito o ad un altro, ma parlare con questi leader che mostrano segnali positivi e contribuire alla loro visione e ai programmi che offrono, orientati nel miglior modo possibile verso il bene comune.

Il Vaticano sta costruendo dei ponti con l’amministrazione Trump o, al contrario, si sta creando una barriera?
– Non so nulla su questo perché non ho nessun contatto con la Segreteria di Stato, che si occupa di questo. Devo dire che trovo l’Osservatore Romani, il giornale ufficiale del Vaticano, piuttosto critico sul presidente Trump e non credo questo aiuti.

Il giornalista Jason Horowitz ha scritto sul New York Times che lei ha avuto un incontro con Steve Bannon nel 2014. Di cosa avete discusso in quell’incontro? E’ realmente avvenuto o era una “fake news”?
– Molti mi hanno detto che mi è stato presentato, ma in particolare non abbiamo avuto nessun incontro di questo tipo. Mi dicono che me lo hanno presentato, ma ad essere onesto con voi, non ricordo in che ci circostanza sia avvenuto e come. Non ho mai avuto un incontro con lui.

Quindi non ha nessun legame con l’amministrazione Trump?
– No, nessun legame

Il Superiore dei gesuiti

Cosa pensa delle recenti dichiarazioni del Padre Generale della Compagnia di Gesù, Arturo Sosa Abascal, che ha messo in discussione il rigore degli Evangelisti?
– E’ una cosa completamente sbagliata, in realtà trovo incredibile che possa aver fatto tali dichiarazioni, deve essere corretto. Ci sono una serie di persone che devono studiarlo e correggerlo. Non è ragionevole pensare che le parole dei Vangeli, che dopo centinaia di studi sono intesi come le parole dirette di nostro Signore, adesso non sono davvero le parole di Cristo solo perché in quel momento non c’era un registratore. Non capisco.

Ma non è un piccolo errore…
– Si tratta di un grave errore che deve essere corretto.

E chi può risolvere il problema?
– Direi che la Congregazione per la Dottrina della fede, l’organo che ha il Papa per proteggere la verità della fede e della morale.


Vatileaks

Vatileaks: le indiscrezioni parlano di oltre mille appartamenti della Santa Sede sparsi a Roma. Lei pensa che il fatto che la Chiesa sia il più grande proprietario immobiliare a Roma vada a indicare la credibilità del messaggio evangelico della Chiesa stessa?
– In primo luogo non so se questa sia la verità ma quello che vorrei dire è che non credo che se la Chiesa possiede tanti beni questo sottrae credibilità al nostro messaggio, ma quello che è influente è il modo in i beni sono gestiti. Infatti, avendo tutte queste proprietà la Chiesa le può usare per molti scopi buoni ma l’amministrazione deve essere rigorosa e disciplinata dalle legge della Chiesa. Non sto dicendo che non lo è, ma per me l’unico scandalo sarebbe se queste proprietà non vengono gestite correttamente.

Omosessualità

La diplomazia vaticana è cambiata molto. Come giudica il trattamento di “consorte” al compagno omosessuale del presidente del Lussemburgo?
– Credo che si debba fare qualcosa in riferimento all’immagine pubblica che si da in queste circostanze. In passato la Santa Sede semplicemente in modo discreto e rispettoso rifiutava di permettere queste cose e dobbiamo tornare a quel metodo. Consentendo e facendo apertamente ciò, l’impressione che è stata data è che adesso la Santa Sede approvi queste situazioni, quindi ci deve essere un chiarimento. Credo anche che si dovrebbe prestare attenzione ai termini e alle condizioni di nominare coloro i quali sono ufficialmente invitati ad andare in Vaticano o a parlare a conferenze o incontri della Santa Sede. Non capisco perché le persone che hanno apertamente sfidato la Chiesa e i suoi insegnamenti possano essere invitate in tali circostanze.

Come Paul Elrich…
– Esattamente, Paul Elrich… un esempio paradigmatico…

Massoneria

Sì, ma chi è stato responsabile di questo invito è stato il cardinale Ravasi, che ha scritto “Cari fratelli Massoni” su Il Sole 24 Ore…
– Sì, non ho letto il testo, ma chi è responsabile deve rispondere.

Non ha letto la lettera del cardinale Ravasi?
– Non ho letto quella lettera, probabilmente dovrei ma ne ho sentito parlare.

Fraternità San Pio X

Il Papa ha confermato che da ora saranno riconosciuti i matrimoni celebrati dai sacerdoti della Fraternità San Pio X.
– Non ho ancora letto, ma questa è una decisione molto significativa del Santo Padre e indica anche che in qualche modo ci deve essere una riconciliazione con la Fraternità San Pio X. In sostanza ciò che il Papa sta dicendo è che i sacerdoti di questa Fraternità, quando celebrano i matrimoni, esercitano la giurisdizione della Chiesa cattolica romana, quindi è molto interessante.

Pensa che la prelatura personale possa essere una buona strada per la riconciliazione?
– Sì, penso che potrebbe essere un modo molto efficace

Sarebbe una buona notizia?
– Sì. Io prego per questo e spero che accada. Ma la riconciliazione, naturalmente, deve essere basata su una comprensione comunque, di cui non possiamo fare a meno, perché altrimenti potrebbero esserci molti conflitti e difficoltà. Ci si deve assicurare che ci sia una comprensione comune per quanto riguarda tutti i dubbi che in passato la Fraternità San Pio X ha avuto nei confronti della Chiesa, della Santa Sede e del magistero della Chiesa Cattolica. E’ quindi una speranza per la famiglia della Chiesa.

Islam e ideologia gender

Il cardinale Sarah durante il Sinodo ha messo in guardia la Chiesa su due minacce: l’Islam e l’ideologia “gender”. Lei pensa che l’Islam possa convivere con l’Occidente?
– Sono d’accordo con il cardinale Sarah. Queste sono le due principali minacce di oggi e ho anche una forte convinzione che uno dei principali modi per affrontarle sia attraverso l’educazione. Abbiamo bisogno che nelle nostre scuole e nelle università venga insegnata la verità. Entrambi hanno a che fare con la stessa natura umana. Tutta la questione sul “gender”, che è una creazione del tutto artificiale di una certa ideologia, e anche che sia insegnata la verità sull’Islam. La natura dell’Islam è quella di una forma di governo che si basa sulle proprie condizioni o su principi che cercano di governare il mondo. E anche Allah, è una figura nel Corano così come altri scritti islamici, completamente diverso dal Dio della fede giudaico-cristiana.

Esortazioni alle famiglie cattoliche 
Quali ragioni di speranza ha una famiglia cattolica nel mondo di oggi, segnato dalla cultura della morte e dove l’ideologia di genere è considerata come l’unica verità circa l’essere umano?
– Naturalmente ci sono motivi di speranza, perché Cristo dà sempre grazia per le persone e per le famiglie. E questo può aiutare ed essere fonte di cambiamento per gli individui e le famiglie. Io sono in viaggio in molti paesi. In America e in tutto il mondo mi capita di incontrare i giovani e le giovani famiglie cattoliche, ma anche le meno giovani, tutti impegnati e questo mi fa ben sperare. Perché più siamo in grado di incoraggiarci a vicenda nell’essere fedeli in Gesù e più ci sarà possibilità di trasformare il mondo.

Che consiglio vuole dare alle famiglie cattoliche che vogliono crescere i loro figli in libertà?
– Il mio consiglio è quello di pregare, affinché si possa mettere al centro della vita familiare la preghiera e specialmente la Santa Eucaristia e la confessione. Bisogna poi prestare particolare attenzione nell’educare i figli con gli insegnamenti della Chiesa e i valori morali. In terzo luogo, lavorare e aiutarsi con le altre famiglie per incoraggiarsi a vicenda, così si trasforma la famiglia nella grande forza del mondo.




[Modificato da Caterina63 12/04/2017 13:33]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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30/09/2017 10:28
 
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    • CRISI DELLA CHIESA

La regola di Burke: Maria, catechismo e martirio

    • 30-09-2017





Come vivere da buon cattolico nell'attuale situazione della Chiesa. È questo il tema di un importante intervento del cardinale Raymond L. Burke: «Viviamo nei tempi più travagliati della storia della Chiesa, l'eresia dilaga e la sequela al Papa non è compresa. È vicina l'apocalisse? Può essere, ma quello che importa è altro: la conoscenza del catechismo, la devozione a Maria e ai santi, la preghiera per papa Francesco e l'accettazione della sofferenza».

- IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO

Come può un semplice cattolico vivere la propria fede in una situazione di crescente confusione quale quella attuale? È la domanda cui ha risposto il cardinale Raymond Leo Burke in una lezione magistrale svolta a Louisville (Kentucky) lo scorso 21 luglio, ma che vale la pena riprendere per la sua estrema attualità (QUI IL TESTO INTEGRALE). Senza fare sconti sulla verità dei pericoli presenti, Burke ha spiegato come sfuggire lo spirito mondano dello scisma, fino a chiedere la prontezza di donare la vita per la Chiesa.

«È un momento - ha cominciato il cardinale - che può semplicemente essere descritto come una confusione, una divisione e un errore». Poi ha parlato di un giovane sacerdote che lo aveva avvicinato chiedendogli: «Cardinale, pensa che siamo giunti alla fine dei tempi?». «L’espressione sul suo volto - ha detto Burke - mi ha fatto comprendere la sincerità della sua domanda e la preoccupazione profonda che lo animava. Non ho quindi esitato a rispondere: “Potrebbe essere”». Perché «viviamo nei tempi più travagliati del mondo ma anche della Chiesa». Poi Burke ha citato l’ideologia gender dilagante e distruttiva dell’uomo, la negazione della libertà religiosa per vietare ogni discorso pubblico su Dio, la contraccezione, l’eutanasia, l’indottrinamento dei bambini. Nello stesso tempo la ricerca spregiudicata «del piacere e del potere mentre il ruolo della legge, dettato dalla giustizia, viene calpestato», per cui vige «una legittima paura di uno scontro globale», perché «la situazione attuale del mondo non può proseguire se non portando ad un annientamento totale».

Per questo, ha continuato Burke, «il mondo mai come oggi ha avuto così bisogno dell’insegnamento solido e della direzione che Nostro Signore... vuole dare al mondo attraverso la Chiesa». Ma non si può non constatare che, «in modo diabolico, la confusione e l’errore…sono entrati anche anche nella Chiesa», che «non sembra conoscere più la sua identità e missione» né «avere la chiarezza e il coraggio di annunciare il Vangelo della Vita e del Divino Amore».

Quindi il ricordo del cardinal Meisner morto per un attacco di cuore come poi sarebbe deceduto anche il cardinal Caffarra: «So quanto ha sofferto per la continua e crescente confusione circa l’insegnamento della Chiesa all’interno della Chiesa stessa. Chiaramente lui aveva espresso a papa Benedetto XVI le stesse preoccupazioni, preoccupazioni che parevano comuni ad entrambi, mentre allo stesso tempo riaffermava, come la nostra fede ci insegna, la sua fiducia in Nostro Signore che ha promesso di rimanere nel Suo Corpo Mistico, “tutti i giorni, fino alla fine del mondo…" Quando io stesso parlai l’ultima volta con il cardinal Meisner a Colonia, il 4 marzo di quest’anno, era sereno ma, nello stesso tempo, mi espresse la sua determinazione a continuare la battaglia per Cristo e per le verità che Lui ci insegna, senza interruzioni, attraverso la Tradizione Apostolica». 

Purtroppo, ha proseguito il cardinale, «per diverse ragioni molti sacerdoti stanno in silenzio di fronte alla situazione in cui si trova la Chiesa, oppure abbandonano la chiarezza dell’insegnamento della Chiesa, scegliendo la confusione e l’errore». Inoltre, «l’approvazione dei media secolarizzati è per me un segno che la Chiesa sta fallendo miseramente nella sua testimonianza chiara e coraggiosa per la salvezza del mondo». Senza dimenticare che i media dipingono «coloro che parlano di quello che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato» come «i nemici del Papa». Quindi Burke ha spiegato che cosa significhi davvero seguire il Pontefice: «La pienezza del potere (plenitudo potestatis) essenziale all’esercizio dell’ufficio del successore di San Pietro è dipinta falsamente come un potere assoluto, tradendo così il Primato del successore di san Pietro», perché la pienezza del potere «serve precisamente per proteggerlo dal pensiero di tipo mondano e relativista che conduce alla confusione e alla divisione».

Purtroppo però, «riguardo alle dichiarazioni di papa Francesco, esiste una comprensione popolarmente sviluppata per cui ogni sua esternazione debba essere accettata come insegnamento papale o magisteriale…La questione è complicata, perché papa Francesco sceglie regolarmente di parlare in maniera colloquiale. Motivo per cui, quando qualcuno pone le sue osservazioni all’interno del contesto proprio dell’insegnamento e della pratica della Chiesa, può essere accusato di parlare contro il Santo Padre…Come risultato, si sarebbe tentati di rimanere in silenzio o di provare a spiegare dottrinalmente un linguaggio che confonde o persino contraddice la dottrina».

Di seguito, la spiegazione sul fatto che occorre «distinguere, come la Chiesa ha sempre fatto, le parole dell’uomo che è il Papa e le parole del Papa come vicario di Cristo in terra. Nel Medioevo, la Chiesa ha parlato dei due corpi del Papa: il corpo dell’uomo e il corpo del Vicario di Cristo…Attualmente, la Chiesa non era abituata ad un Pontefice Romano che parlasse pubblicamente in maniera colloquiale. Infatti, è sempre stata usata una grande prudenza, cosicché ogni parola pubblica del Papa fosse chiaramente in accordo con il Magistero». Papa Francesco, invece, «ha scelto di parlare spesso nel suo primo corpo, il corpo dell’uomo che è il Papa. Infatti, anche nei documenti che, in passato, rappresentavano un insegnamento più solenne, lui stesso ha detto chiaramente che non sta offrendo un insegnamento magisteriale ma il suo pensiero personale. Ma coloro che sono abituati ad una modalità differente di parlare del Papa, vogliono rendere ogni sua dichiarazione parte del Magistero». Anche se «ciò è semplicemente sbagliato e dannoso per la Chiesa».

Dire tutto questo non è «un atto di inimicizia nei confronti di papa Francesco». Al contrario, «senza questa distinzione perderemmo facilmente il rispetto per il papato o saremmo portati a pensare che, se non siamo d’accordo con le opinioni personali del Pontefice romano, allora dovremmo rompere la comunione con la Chiesa». Dunque, «mentre manteniamo fermamente la fede cattolica in ciò che concerne l’ufficio petrino, non possiamo cadere nell’idolatria del papato che renderebbe dottrina ogni parola pronunciata dal papa, anche se fosse interpretata in maniera contraria alla parola di Cristo stesso, ad esempio, riguardo all’indissolubilità del matrimonio (Mt 19, 9). Piuttosto, con il successore di Pietro, dovremmo sforzarci di comprendere sempre più a fondo la parola di Cristo, in modo da viverla sempre più perfettamente».

Poi Burke ha cominciato a parlare dell’antidoto alla confusione che è la devozione mariana, il Catechismo e il martirio. «Quale deve essere la nostra risposta al momento estremamente difficile in cui ci troviamo a vivere, momento che pare realisticamente apocalittico? Deve essere la risposta della fede, la fede in Nostro Signore Gesù Cristo che è vivo per noi nella Chiesa e che mai fallirà nell’insegnarci, santificarci e guidarci nella Chiesa, come anche Lui ha affermato, di rimanere con noi sempre fino al Suo ritorno». Ecco perché, «dobbiamo studiare più attentamente l’insegnamento della Fede contenuto nel Catechismo della Chiesa Cattolica ed essere preparati a difendere questi insegnamenti contro le falsità». Inoltre, «non dobbiamo mancare nel riconoscere anche i molti segni edificanti di fedeltà a Cristo nella Chiesa. Penso a molte belle case cattoliche…a molti bravi e saldi sacerdoti e vescovi che vivono la fede e ne danno esempio nella loro vita quotidiana».

Infine, «per rimanere completamente uniti a Cristo…dobbiamo ricorrere alla Beata Vergine Maria, la Madre di Cristo e la Madre della Chiesa…lei continua ad essere il canale di tutte le grazie che, senza misura e senza sosta sgorgano dal Cuore glorioso e trafitto del Suo Divin Figlio». Bisogna poi «invocare frequentemente durante il giorno l’intercessione di san Michele Arcangelo», perché «c’è un’azione decisamente diabolica nella così dilagante confusione, divisione, errore nella Chiesa». C’è poi «San Giuseppe, il patrono della Chiesa universale. Dovremmo pregarlo ogni giorno per la pace nella Chiesa…Non senza ragioni, uno dei titoli di san Giuseppe è “Terrore dei demoni"».

«La Beata Vergine Maria ci condurrà allo stesso modo a cercare l’intercessione di san Pietro per il suo successore, papa Francesco…Dovremmo anche invocare l’intercessione dei grandi papi santi che hanno guidato la Chiesa in tempi difficili». E, «in modo particolare, dovremmo pregare per i cardinali della Chiesa, che sono i principali consiglieri del Pontefice romano», perché «in tempi simili, il servizio dei cardinali richiede loro una particolare chiarezza e coraggio e la volontà di accettare qualsiasi sofferenza sia richiesta per essere fedeli a Cristo e alla sua Chiesa, “anche fino a versare il sangue”». 

Poi il cardinale ha chiarito che ciò non significa ignorare «la gravità della situazione», ma non «lasciar spazio alla disperazione mondana…La nostra sicurezza è in Cristo. Sì, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per difendere la nostra fede cattolica in ogni circostanza…ma dobbiamo sapere che la vittoria appartiene ultimamente e unicamente a Cristo». Infine, «non ci può essere spazio…per lo scisma che è sempre e in ogni luogo sbagliato», ma «dovremmo essere pronti ad accettare qualsiasi sofferenza possa venire per la salvezza di Cristo e del Suo Corpo Mistico, la nostra Madre Chiesa…accettare di essere ridicolizzati, incompresi, perseguitati, esiliati e anche di morire, per rimanere uno con Cristo nella Chiesa sotto la protezione materna della beata Vergine Maria». Anche perché «lo scisma è frutto di un modo di pensare mondano, per cui si crede che la Chiesa sia nelle nostre mani».

Poi, data la particolare natura di questi pericoli, «dobbiamo salvaguardare specialmente la nostra fede nell’ufficio petrino e il nostro amore per il successore di san Pietro, papa Francesco…Rinnoviamo ogni giorno la nostra fede nella Chiesa e nell’ufficio, divinamente elargito, del Pontifice romano e preghiamo in maniera fervente per il Pontefice romano che possa servire Cristo in tutta obbedienza e generosità». Ecco perché, ha concluso Burke,«non dovremmo preoccuparci se questi sono momenti apocalittici o meno, ma di rimanere fedeli alla fede, generosi e coraggiosi nel servire Cristo e il Suo Corpo Mistico, la Chiesa. Infatti sappiamo che il capitolo finale della storia di questi tempi è già scritto. È la storia della vittoria di Cristo sul peccato e sul suo frutto più mortale, la dannazione eterna. Ci resta da scrivere, insieme a Cristo, i capitoli intermedi attraverso la nostra fedeltà, coraggio e generosità come Suoi veri collaboratori, come veri soldati di Cristo».


 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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02/10/2017 11:08
 
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Pubblichiamo il testo integrale del discorso del cardinal Burke tenuto lo scorso 21 luglio a Louisville (Kentucky) all'incontro annuale del forum americano Church Teaches, da titolo "Il messaggio di Fatima: la pace del mondo".

Recentemente ho partecipato ad una conferenza di tre giorni sulla Sacra Liturgia a cui erano presenti molti giovani e bravi preti. Ci sono state diverse occasioni per parlare del loro ministero sacerdotale. Dal momento che la mia esperienza in molti luoghi che visito è quella di preti che esprimono una grande preoccupazione circa la situazione in cui il mondo e la Chiesa si trovano. È un momento che può essere semplicemente descritto come una confusione, una divisione e un errore. Alla fine della conferenza, un giovane sacerdote mi ha avvicinato chiedendomi: “Cardinale, pensa che siamo giunti alla fine dei tempi?”. L’espressione sul suo volto mi ha fatto comprendere la sincerità della sua domanda e la preoccupazione profonda che lo animava. Non ho quindi esitato a rispondere: “Potrebbe essere”.

Viviamo nei tempi più travagliati del mondo ma anche della Chiesa. La secolarizzazione ha distrutto la cultura di molte nazioni, specialmente in Occidente, separando la cultura dalla sua unica e vera fonte, Dio e il suo progetto per noi uomini e per il nostro mondo. C’è l’attacco quotidiano e diffuso agli innocenti e alla vita umana indifesa che sfocia in una violenza nella vita delle famiglie e della società in generale senza precedenti. C’è la più che mai virulenta ideologia gender che propaga una confusione circa l’identità di maschio e femmina e che conduce alla più profonda infelicità e addirittura all’autodistruzione di molti nella società. C’è anche la negazione della libertà religiosa che cerca di ostacolare, se non di soffocare completamente, ogni discorso pubblico su Dio e sulla necessità che abbiamo di avere un rapporto con Lui. Dalla negazione della libertà religiosa nasce il tentativo di forzare i timorati di Dio ad agire contro le loro coscienze ben formate, ossia contro la legge di Dio scritta nel cuore dell’uomo. In paesi che si dicono liberi, i governi impongono alle società pratiche come l’aborto, la sterilizzazione, la contraccezione, l’eutanasia e la mancanza di rispetto per la sessualità umana, fino al punto di indottrinare bambini piccoli con la peccaminosa “ideologia gender”.

Nello stesso tempo, l’ateismo materialista e il relativismo conducono alla ricerca spregiudicata della salute, del piacere e del potere mentre il ruolo della legge, dettato dalla giustizia, viene calpestato. In una condizione culturale così persuasivamente disordinata, c’è una legittima paura di uno scontro globale che potrebbe solo portare la distruzione e la morte di molti. Chiaramente, la situazione attuale del mondo non può proseguire se non portando ad un annientamento totale. 

Il mondo non ha mai come oggi avuto così bisogno dell’insegnamento solido e della direzione che Nostro Signore, nel Suo incommensurabile e incessante amore per l’uomo, vuole dare al mondo attraverso la Sua Chiesa e specialmente attraverso i suoi pastori:  il Pontefice romano, i vescovi in comunione con la cattedra di Pietro e i suoi principali collaboratori, i sacerdoti. Ma, in modo diabolico, la confusione e l’errore che hanno condotto la cultura umana in una via di morte e distruzione sono entrati anche anche nella Chiesa, in modo che cammina insieme alla cultura in un modo in cui non sembra conoscere più la sua identità e missione, in cui non sembra avere la chiarezza e il coraggio di annunciare il Vangelo della Vita e del Divino Amore ad una cultura radicalmente secolarizzata. Per esempio, dopo la decisione del parlamento tedesco del 30 giugno scorso di accettare il cosiddetto “matrimonio fra persone dello stesso sesso”, il presidente della Conferenza episcopale della Germania ha dichiarato che la decisione non rappresentava un grosso problema per la Chiesa che, secondo lui, dovrebbe essere più preoccupata dell’intolleranza verso le persone che soffrono delle attrazioni omosessuali. Chiaramente, in un approccio simile, non c’è la giusta e necessaria distinzione tra l’amore che, come cristiani, dobbiamo sempre avere per le persone coinvolte nel peccato e l’odio che dobbiamo anche e sempre avere per gli atti peccaminosi. 

Papa Benedetto XVI nel suo messaggio in occasione dei funerali del cardinal Joachim Meisner, vescovo emerito di Colonia, ha fatto riferimento alla situazione generale della Chiesa in relazione alla cultura. Avendo avuto il privilegio di conoscere piuttosto bene il cardinal Meisner e di lavorare con lui in difesa dell’insegnamento della Chiesa sul Santo Matrimonio, la Santa Comunione e la legge morale, so quanto ha sofferto per la continua e crescente confusione circa l’insegnamento della Chiesa all’interno della Chiesa stessa. Chiaramente, lui aveva espresso a papa Benedetto XVI le stesse preoccupazioni, preoccupazioni che parevano comuni ad entrambi, mentre allo stesso tempo riaffermava, come la nostra fede ci insegna, la sua fiducia in Nostro Signore che ha promesso di rimanere nel Suo Corpo Mistico, “tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. 

Riguardo alle profonde preoccupazioni poste dal cardinal Meisner, papa Benedetto XVI ha scritto:

Sappiamo che è stato duro per lui, appassionato pastore e guida di anime, lasciare il suo ufficio, e proprio in un momento in cui la Chiesa aveva un urgente bisogno di pastori capaci di opporsi alla dittatura dello spirito del tempo e pienamente risoluti ad agire e pensare da un punto di vista di fede. Ma mi ha ancor più impressionato che nell'ultimo periodo della sua vita egli abbia imparato a lasciar procedere le cose, e a vivere sempre più con la certezza profonda che il Signore non abbandona la sua Chiesa, anche se a volte la barca è quasi sul punto di naufragare.

Quando io stesso parlai l’ultima volta con il cardinal Meisner a Colonia, il 4 marzo di quest’anno, era sereno ma, nello stesso tempo, mi espresse la sua determinazione a continuare la battaglia per Cristo e per le verità che Lui ci insegna, senza interruzioni, attraverso la Tradizione Apostolica. 

La fedeltà del cardinal Meisner al suo ufficio di pastore del gregge, anche quando non era più arcivescovo di Colonia, era una enorme fonte di forza per molti altri sacerdoti della Chiesa che stanno soffrendo ogni giorno per condurre il gregge nella via di Cristo. Per diverse ragioni molti sacerdoti stanno in silenzioso di fronte alla situazione in cui si trova la Chiesa oppure abbandonano la chiarezza dell’insegnamento della Chiesa, scegliendo la confusione e l’errore, che si pensa erroneamente più efficace nell’affrontare il collasso totale della cultura cristiana. Il giovane prete che mi ha fatto la domanda sulla possibile natura apocalittica del momento presente nella Chiesa e nel mondo parla a partire dall’esperienza di sfide mai tanto grandi nell’insegnare le verità di fede in tutta la loro integrità e dall’assistere di un’apparente mancanza di chiarezza e coraggio da parte della più alta autorità ecclesiastica. 

Infatti, la cultura totalmente materialista e relativista, abbracciata e potentemente supportata dai mezzi di comunicazione secolarizzati e dalle lobby politiche dei ricchi secolarizzati, incoraggia la confusione e la divisione nella Chiesa. Tempo fa, un cardinale a Roma commentava quanto fosse bene che i media secolarizzati non attaccassero più la Chiesa, come facevano con tanta ferocia durante il pontificato di Benedetto XVI. La mia risposta fu che l’approvazione dei media secolarizzati, è per me, al contrario, un segno che la Chiesa sta fallendo miseramente nella sua testimonianza al mondo chiara e coraggiosa per la salvezza del mondo.

Andare a braccetto con gli interessi dei nemici della Chiesa nel lodare e promuovere la confusione e l’errore nella Chiesa significa anche dare una lettura politica e mondana del governo della Chiesa. Per gli architetti di una Chiesa secolarizzata e politicizzata, coloro che parlano di quello che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato sono ora i nemici del Papa. La dottrina e la disciplina, che insieme alla Sacro Culto, sono il dono essenziale di Cristo a noi nella Chiesa vengono ora visti come gli strumenti di presunti e rigidi fondamentalisti che stanno cercando di impedire la cura pastorale dei fedeli, come viene descritta da papa Francesco. Noi testimoniamo anche la triste situazione dei membri della gerarchia che si accusano l’un l’altro pubblicamente di scopi politici e mondani, così come i politici si attaccano fra di loro per avanzare il proprio programma politico. 

A questo proposito, la pienezza del potere (plenitudo potestatis) essenziale all’esercizio dell’ufficio del successore di San Pietro è dipinta falsamente come un potere assoluto, tradendo così il Primato del successore di san Pietro che è il primo fra noi nell’obbedienza a Cristo, vivo per noi nella Chiesa attraverso la Tradizione Apostolica. Le voci secolarizzate promuovono l’immagine del Papa come un riformatore rivoluzionario, ossia come uno che intraprende la riforma della Chiesa rompendo con la Tradizione, con la regola della fede (regula fidei) e con la corrispondente regola della legge (regula iuris). Ma l’ufficio di Pietro non ha nulla a che fare con la rivoluzione, che è principalmente un termine politico e mondano. Come insegna il Concilio Vaticano II, il successore di Pietro «è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli». La pienezza del potere, il non ostacolabile esercizio dell’ufficio del Romano Pontefice, serve precisamente per proteggerlo dal pensiero di tipo mondano e relativista che conduce alla confusione e alla divisione. Gli dà anche la capacità di annunciare e difendere la fede nella sua integrità. Descrivendo quello che sia reso noto come il “potere delle chiavi”, il catechismo della Chiesa cattolica ci ricorda che questo è fondato sulla confessione di san Pietro di Nostro Signore come Dio il Figlio Incarnato per la nostra salvezza eterna e dichiara: 

“Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli” (552).

Perciò è assurdo pensare che papa Francesco possa insegnare qualcosa che non sia in accordo con quello che i suoi predecessori, per esempio papa Benedetto XVI e papa san Giovanni Paolo II, hanno solennemente insegnato. Riguardo alle dichiarazioni di papa Francesco, si è diffuso un modo di intendere molto popolare per cui ogni sua esternazione debba essere accettata come insegnamento papale o magisteriale. I media hanno certamente trovato e scelto le dichiarazioni di papa Francesco in modo da dimostrare che la Chiesa Cattolica sta subendo una rivoluzione che sta cambiando radicalmente il suo insegnamento su certe questioni chiave della fede e specialmente della morale. La questione è complicata perché papa Francesco sceglie regolarmente di parlare in modo colloquiale, sia durante le interviste in aereo sia ai diffusori di notizie, o con commenti spontanei ai vari gruppi che incontra. Motivo per cui, quando qualcuno pone le sue osservazioni all’interno del contesto proprio dell’insegnamento e della pratica della Chiesa, può essere accusato di parlare contro il Santo Padre. Ricordo quando uno degli eminenti padri della sessione straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si teneva nell’ottobre del 2014, venne da me durante una pausa dicendomi: “Cosa sta succedendo? Quelli di noi che stanno sostenendo quello che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato vengono ora chiamati nemici del Papa?”. Come risultato, si sarebbe tentati di rimanere in silenzio o di provare a spiegare dottrinalmente un linguaggio che confonde o persino contraddice la dottrina.

Il modo in cui sono arrivato a comprendere il dovere di correggere la comprensione popolare circa l’insegnamento della Chiesa e le dichiarazioni del papa è di distinguere, come la Chiesa ha sempre fatto, le parole dell’uomo che è il papa e le parole del Papa come vicario di Cristo in terra. Nel Medioevo, la Chiesa ha parlato dei due corpi del Papa: il corpo dell’uomo e il corpo del Vicario di Cristo. Infatti, la veste tipica del papa, specialmente la mozzetta rossa con la stola che raffigura i santi apostoli Pietro e Paolo, rappresenta visibilmente il vero corpo del papa quando esprime l’insegnamento della Chiesa.

Attualmente, la Chiesa non era abituata a un Pontefice Romano che parla pubblicamente in maniera colloquiale. Infatti, è sempre stata adottata una grande prudenza, cosicché ogni parola pubblica del papa fosse chiaramente in accordo con il Magistero. Alcuni mesi fa, parlavo con un cardinale che, da giovane prelato, aveva lavorato vicino a papa Paolo VI. Paolo VI non avrebbe mai permesso la pubblicazione di uno dei suoi sermoni senza prima esaminare il testo scritto. Come disse al giovane prelato: sono il Vicario di Cristo in terra, e ho la più grande responsabilità di essere certo che nessuna mia parola possa essere interpretata in modo contrario all’insegnamento della Chiesa. 

Papa Francesco ha scelto di parlare spesso nel suo primo corpo, il corpo dell’uomo che è il papa. Infatti, anche nei documenti che, in passato, rappresentavano un insegnamento più solenne, lui stesso ha detto chiaramente che non sta offrendo un insegnamento magisteriale ma il suo pensiero personale. Ma coloro che sono abituati a un modo differente di parlare del Papa, vogliono rendere ogni sua dichiarazione parte del Magistero. Farlo è contrario alla ragione e a quello che la Chiesa ha sempre compreso. E' semplicemente sbagliato e dannoso per la Chiesa prendere ogni dichiarazione del Santo Padre come fosse un’espressione dell’insegnamento papale del magistero.

Fare una distinzione fra i due tipi di discorsi del Pontefice Romano non è, in nessun modo, irrispettoso dell’ufficio petrino. Ancor meno è un atto di inimicizia nei confronti di papa Francesco. Infatti, al contrario, dimostra un sommo rispetto per l’ufficio petrino e per l’uomo a cui Nostro Signore lo ha affidato. Senza questa distinzione, perderemmo facilmente il rispetto per il papato o saremmo portati a pensare che, se non siamo d’accordo con le opinioni personali del Pontefice Romano, allora dovremmo rompere la comunione con la Chiesa. 

In ogni caso, qualsiasi dichiarazione del Pontefice Romano deve essere compresa nel contesto dell’insegnamento e della pratica della Chiesa, affinché la confusione e la divisione circa l’insegnamento e la pratica della Chiesa non entrino nel Suo corpo a gran danno delle anime e a gran danno dell’evangelizzazione del mondo. Ricordiamo le parole di san Paolo all’inizio della lettera ai Galati, una comunità di primi cristiani in cui regnava la confusione e la divisione. Come buon pastore del gregge, san Paolo ha scritto le seguenti parole da utilizzare nelle situazioni più preoccupanti:

«Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo! (Gal 1, 6-10)»

Mentre manteniamo fermamente la fede cattolica in ciò che concerne l’ufficio petrino, non possiamo cadere nell’idolatria del papato che renderebbe dottrina ogni parola pronunciata dal papa, anche se fosse interpretata in maniera contraria alla parola di Cristo stesso, ad esempio, riguardo all’indissolubilità del matrimonio (Mt 19, 9). Piuttosto, con il successore di Pietro, dovremmo sforzarci di comprendere sempre più a fondo la parola di Cristo, in modo da viverla sempre più perfettamente. 

In modo scandaloso, alcuni mesi fa, il superiore generale dei gesuiti ha suggerito che non possiamo sapere quello che Cristo ha detto veramente di ogni cosa, dal momento che non abbiamo una registrazione dei suoi discorsi. A parte l’assurdità della sua dichiarazione, dà l’impressione che non ci sia più un insegnamento definitivo e una pratica di fede che ci pervenga, in maniera ininterrotta, dal tempo di Cristo e degli apostoli.

Ugualmente, non è una questione di un cosiddetto “pluralismo” legittimo nella Chiesa, ossia di una legittima differenza di opinione teologica. I fedeli non sono liberi di seguire opinioni teologiche che contraddicono la dottrina contenuta nelle Sacre Scritture e nella Tradizione Sacra, confermata dal magistero ordinario, anche se queste opinioni trovano un grande consenso nella Chiesa e non vengono corrette dai pastori della Chiesa come sarebbe loro obbligo fare. 

Guardando alle centennali apparizioni della Madonna di Fatima, dobbiamo ricordare quanto il Suo messaggio o, come qualcuno lo chiama, il Suo segreto, è principalmente inteso ad affrontare un’apostasia ampiamente diffusa nella Chiesa e il fallimento dei sacerdoti nel correggerla. Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria è, innanzitutto, il trionfo della fede che ci insegna la giusta relazione con Dio e con gli altri uomini.

Sicuramente, Cristo il Buon Pastore chiede che coloro che vengono ordinati per agire in Sua rappresentanza a fianco di tutto il gregge vadano in cerca delle pecore perdute. Ma quando il Buon Pastore ritrova la pecora perduta non la lascia nella sua condizione di perdizione ma se la pone sulle spalle per riportarla nell’ovile, a Cristo che solo può salvarci dal nostro peccato. Riferendosi alla gioia del pastore che ha riportato a casa la pecora smarrita, Nostro Signore conclude la Parabola della pecora smarrita con queste parole: 

«Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta”. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (Lc 15, 7-10).

Quale deve essere la nostra risposta al momento estremamente difficile in cui ci troviamo a vivere, momento che pare realisticamente apocalittico? Deve essere la risposta della fede, la fede in Nostro Signore Gesù Cristo che è vivo per noi nella Chiesa e che mai fallirà nell’insegnarci, santificarci e guidarci nella Chiesa, come anche Lui ha affermato, di rimanere con noi sempre fino al Suo ritorno nell’ultimo giorno per istituire “nuovi cieli e nuova terra”, per accogliere i fedeli alla Banchetto delle nozze dell’Agnello. Capiamo quello che Cristo ci insegna nella Chiesa. È contenuto nel Catechismo della Chiesa Cattolica, nell’insegnamento ufficiale della Chiesa. Il suo insegnamento non cambia. Nel mezzo della confusione della divisione presenti, dobbiamo studiare più attentamente l’insegnamento della Fede contenuto nel Catechismo della Chiesa Cattolica ed essere preparati a difendere questi insegnamenti contro le falsità che eroderebbero la fede e quindi l’unità della Chiesa.

Nello stesso tempo, nella nostra afflizione per le tante manifestazioni problematiche di confusione, divisione ed errore nella Chiesa non dobbiamo mancare nel riconoscere anche i molti segni edificanti di fedeltà a Cristo nella Chiesa. Penso a molte belle case cattoliche in cui la conoscenza, l’amore e il servizio a Cristo sono il centro della vita. Penso a molti bravi e saldi sacerdoti e vescovi che vivono la fede e ne danno esempio nella loro vita quotidiana. Nei tempi travagliati che stiamo attraversando è importante che i cattolici buoni e fedeli si uniscano insieme per approfondire la loro fede ed incoraggiarsi l’un l’altro. Vi prego di permettermi di osservare che il Church Teaches Forum fornisce un servizio molto importante a tutti noi nella Chiesa, specialmente in tempi in cui la Chiesa è in crisi.

Per rimanere completamente uniti a Cristo, per essere un cuore solo con il Sacro Cuore di Gesù, dobbiamo ricorrere alla Beata Vergine Maria, la Madre di Cristo e la Madre della Chiesa, così da imitare l’unione del Suo Cuore Immacolato con il glorioso Cuore ferito di Gesù e così da cercare la sua materna intercessione. Le parole finali della Vergine Madre del Redentore riportate nel Vangelo sono le parole che ha dato al sommelier delle Nozze di Canaa che andò da lei angosciato per la mancanza di vino per gli invitati del novello sposo. Lei diede una risposta a lui e alla situazione di grande disagio conducendoli al suo Divin Figlio, anche lui ospite della festa nunziale, e istruendoli così: “Fate quello che Lui vi dirà”. Queste semplici parole esprimono il mistero della Maternità Divina attraverso cui la Vergine Maria divenne la Madre di Dio, portando Dio il Figlio Incarnato nel mondo. Per lo stesso mistero, lei continua ad essere il canale di tutte le grazie che, senza misura e senza sosta sgorgano dal Cuore glorioso e trafitto del Suo Divin Figlio nei cuori dei Suo fedeli fratelli e sorelle nel pellegrinaggio terreno verso la dimora eterna con Lui nel Paradiso. Non meno di come fece per il sommelier delle Nozze di Canaa, la Beata Madre ci avvicinerà sempre a Cristo che solo ci dona la pace e nel mezzo delle nostre prove. 

Invocando l’intercessione della Vergine Maria, dobbiamo anche invocare frequentemente durante il giorno l’intercessione di san Michele Arcangelo. Non c’è dubbio che la Chiesa si trovi nel mezzo di un tempo particolarmente feroce della battaglia contro le forze del male, contro satana e la sua corte. C’è un’azione decisamente diabolica nella così dilagante confusione, divisione, errore nella Chiesa. Come ci ricorda san Paolo nella lettera agli Efesini “la nostra battaglia non è contro la carne il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo delle tenebre, contro gli spiriti del male cha abitano nelle regioni celesti”. San Michele è il nostro difensore nella battaglia, è il nostro “presidio contro le iniquità e le insidie del diavolo” che non dorme mai perché “si aggira per il mondo a perdizione delle anime” (preghiera a san Michele Arcangelo).

La beata Vergine Maria ci rende anche coscienti della nostra comunione con tutti i santi e, in particolare, con il più casto, suo sposo e padre putativo del Suo divino Figlio, San Giuseppe. San Giuseppe è il patrono della Chiesa universale. Dovremmo pregarlo ogni giorno per la pace nella Chiesa, per la Sua protezione contro ogni forma di confusione di divisione che sono da sempre le opere di satana. Non senza ragioni, uno dei titoli di san Giuseppe è “Terrore dei demoni”. Come buon padre, lui intercederà per la Chiesa, il Mistico Corpo di Cristo.

La Beata Vergine Maria ci condurrà allo stesso modo a cercare l’intercessione di san Pietro per il suo successore, papa Francesco, affinché sappia come meglio affrontare la gravosa situazione del mondo della Chiesa, insegnando fedelmente la parola di Cristo e portandola con l’amore e la fermezza di una vera guida delle anime nella situazione in cui si trova il mondo oggi. Dovremmo anche invocare l’intercessione dei grandi papi santi che hanno guidato la Chiesa in tempi difficili con santità eroica. Penso a papa san Leo il Grande, a papa san Gregorio il Grande, a papa san Gregorio VI, a papa san Pio V, a papa san Pio X e a papa san Giovanni Paolo II.

In modo particolare, dovremmo pregare per i cardinali della Chiesa, che sono i principali consiglieri del Pontefice romano, affinché diano una vera assistenza al Santo Padre nell’esercizio del suo ufficio come “perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli” (Lumen Gentium n°23). In tempi simili, il servizio dei cardinali richiede loro una particolare chiarezza e coraggio e la volontà di accettare qualsiasi sofferenza sia richiesta per essere fedeli a Cristo e alla sua Chiesa, “anche fino a versare il sangue”. 

Essendoci stretti vicini alla Madre di Dio che ci porta infallibilmente al Suo Divin Figlio dovremmo rimanere sereni per la nostra fede in Cristo che non permettere mai “alle porte degli inferi” di prevalere contro la Chiesa. La serenità non significa ignorare o negare la gravità della situazione in cui si trovano il mondo e la Chiesa. Significa piuttosto che siamo pienamente coscienti della serietà della situazione, mentre nello stesso tempo affidiamo tutti i bisogni del mondo e della Chiesa di Cristo nostro Salvatore attraverso l’intercessione della Beata Vergine Maria, di san Michele Arcangelo, di san Giuseppe e di tutta la compagnia dei santi. 

La serenità significa che non dobbiamo lasciar spazio alla disperazione mondana che si esprime in modo aggressivo e spietato. La nostra confidenza è in Cristo. Sì, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per difendere la nostra fede cattolica in ogni circostanza in cui è sotto attacco, ma dobbiamo sapere che la vittoria appartiene ultimamente e unicamente a Cristo. Quindi, quando abbiamo fatto tutto ciò che potevamo, stiamo in pace, anche riconoscendo di rimanere dei “servi inutili”. 

Non ci può essere spazio, nel nostro pensiero o nella nostra azione, per lo scisma che è sempre e in ogni luogo sbagliato. Dovremmo essere pronti ad accettare qualsiasi sofferenza possa venire per la salvezza di Cristo e del Suo Corpo Mistico, la nostra Madre Chiesa. Come sant’Atanasio e altri grandi santi che hanno difeso la fede in tempi di grande pericolo per la Chiesa, dovremmo essere pronti ad accettare di essere ridicolizzati, incompresi, perseguitati, esiliati e anche di morire,  per rimanere uno con Cristo nella Chiesa sotto la protezione materna della beata Vergine Maria: preghiamo che alla fine del nostro pellegrinaggio terreno saremo in grado di dire con san Paolo:

“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione”.

Lo scisma è frutto di un modo di pensare mondano, per cui si crede che la Chiesa sia nelle nostre mani, invece che nelle mani di Cristo. La Chiesa nei nostri tempi ha un grande bisogno di purificazione di ogni tipo di pensiero mondano. Perciò, insieme a san Paolo che ha sofferto così tanto per la predicazione della fede a tutte le nazioni, dovremmo gioire di portare nei nostri corpi le sofferenze di Cristo per la salvezza della Sua Sposa, la Chiesa. 

Data la particolare natura di questi pericoli per la Chiesa nei nostri tempi, dobbiamo salvaguardare specialmente la nostra fede nell’ufficio petrino e il nostro amore per il successore di san Pietro, papa Francesco. Nostro Signore ha costituito la Sua Chiesa sulle solide fondamenta di san Pietro e dei suoi successori. Il ministero di san Pietro è essenziale alla vita della Chiesa. Rinnoviamo ogni giorno la nostra fede nella Chiesa e nell’ufficio, divinamente elargito, del Pontificie Romano e preghiamo in maniera fervente per il Pontefice Romano che possa servire Cristo in tutta obbedienza e generosità. 

Per concludere, come risposta al giovane prete che ha espresso preoccupazione sul fatto che potremmo trovarci a vivere i tempi finali, dopo avergli detto che potrebbe anche essere, ho continuato dicendo che non dovremmo preoccuparci se questi sono momenti apocalittici o meno, ma di rimanere fedeli alla fede, generosi e coraggiosi nel servire Cristo e il Suo Corpo Mistico, la Chiesa. Infatti sappiamo che il capitolo finale della storia di questi tempi è già scritto. E’ la storia della vittoria di Cristo sul peccato e del suo frutto più mortale, la dannazione eterna. Ci resta da scrivere, insieme a Cristo, i capitoli intermedi attraverso la nostra fedeltà, coraggio e generosità come Suoi veri collaboratori, come veri soldati di Cristo.

E’ mia speranza che queste riflessioni possano aiutarvi nel vivere la fede cattolica il più pienamente e perfettamente possibile in questi tempi massimamente travagliati. In particolare modo, è mia speranza che vi aiuteranno a vivere vite di pace al seguito del Cuore Immacolato di Maria, per cui Dio Figlio ha assunto un cuore umano, in modo da ottenere sempre la pace per i nostri cuori. Facciamo nostro l’inno alla Vergine Madre di Dio più vecchio che abbiamo preservato, trovato su un papiro egizio del III Secolo: 

“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”. 

Ugualmente, preghiamo con le parole dell’antico inno dei vespri nelle feste della beata Vergine Maria,  Ave Stella del mare: 

“Mostrati come madre; che il Verbo divino, nato per noi, che ha scelto di essere tuo, accolga le nostre preghiere attraverso la tua intercessione”.

Non dubitavo mai del fatto che la beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Grazia Divina ci guidi a Suo Figlio, in modo che i nostri cuori, uno con quello dell’Immacolata Maria, possano risposare sempre nel Suo Cuore, l’unica sorgente di salvezza. Così troveremo pace. Noi conosceremo, ameremo e serviremo Cristo nella nostra vita quotidiana.

Grazie per la vostra gentile attenzione. Vi prego di pregare per me. Dio benedica voi, le vostre case e tutte le vostre fatiche. 

Raymond Leo Cardinal BURKE




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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